Certo che non smettiamo mai di inventarci scemenze. Non paghi di aver devastato inutilmente la montagna con una colata di cemento che, dopo un paio di gare, è rimasta totalmente “abbandonata” da allora (2006), come i vicini trampolini di Pragelato in Val Chisone, adesso andiamo a rincarare la dose. Altro cemento, altri disastri, altri danni ambientali. Inoltre è ormai assodato che, d’estate, non c’è acqua a sufficienza per irrigare i campi in pianura e che si fa? La si imbriglia maggiormente in montagna per sparare neve artificiale anche d’estate! L’idea di produrre elettricità con pannelli fotovoltaici mi sa tanto di uno specchietto per allodole e sono certo che, a impianto eventualmente in funzione, si “scoprirà (oh, ma che caso!) che il sole non basta e occorrerà “puppare” energia dal sistema generale… Non parliamo poi dell’insensato spreco di risorse finanziarie pubbliche che ormai sono al lumicino: la coperta è troppo corta anche senza questi sprechi e, non paghi, andiamo ad aggiungere queste idee “sensazionali”. Complimenti! (Carlo Crovella)
A Cesana si vuole sciare anche d’estate
(al via Ski Dome, progetto da 50 milioni)
di Maurizio Tropeano
(pubblicato su lastampa.it/torino il 17 gennaio 2023)
Una pista da sci al coperto tra le più lunghe del mondo al posto dell’impianto del bob di Cesana Torinese. Potrebbe essere questo il futuro del territorio di Pariol su cui puntano il sindaco Roberto Vaglio e la sua giunta contrari all’ipotesi di riqualificare il serpentone dove nel 2006 Armin Zoeggeler vinse l’oro olimpico nello slittino per ospitare – in caso di necessità – le gare di Milano-Cortina 2026.
L’amministrazione comunale valsusina ha commissionato una prima bozza di fattibilità del progetto che prevede lo smantellamento della pista – si salverebbero in alto il pistino di spinta e in basso le strutture di servizio con il rilancio degli spazi per la ristorazione – il suo interramento e la realizzazione di uno Ski Dome lungo 870 metri e largo 60 con due piste per la discesa.
Spesa stimata, circa 50 milioni compresa la copertura che grazie a pannelli fotovoltaici in silicio amorfo, non riflettente, dovrebbe permettere di produrre l’energia necessaria per garantire il condizionamento della struttura, la messa in servizio di un impianto di risalita e di un tapis roulant e la produzione della neve artificiale.
Chi ha visto il progetto racconta anche della possibilità, soprattutto in estate, di vendere a terzi l’energia prodotta. Ipotesi tutta da verificare, comunque.
Già, ma chi metterà quei soldi necessari alla riconversione? Chi ha seguito il dossier racconta di un gruppo di imprenditori convinti della possibilità di recuperare l’investimento attraverso un flusso di appassionati per 360 giorni l’anno ma anche, e forse soprattutto, delle squadre agonistiche e delle nazionali.
La lunghezza della pista, infatti, permetterebbe anche di organizzare le gare. E ad oggi, poi, non esiste una struttura simile in Italia mentre nel resto d’Europa sono 36 ma pochissime hanno una pista lunga per gli allenamenti sportivi. Ad oggi chi le usa paga un costo giornaliero per la risalita compreso tra i trenta e i 69 euro con un media di cinquanta.
Quel che è certo, però, è che nelle scorse settimane la bozza sulla fattibilità dello Ski Dome è stata illustrata a Stefano Lo Russo. La pista, infatti, è di proprietà della città metropolitana ma è affidata in gestione da Parcolimpico spa che guarderebbe con interesse a questa possibilità.
E da ieri (16 gennaio 2023, NdR), poi, l’ipotesi, potrebbe aver fatto un passo in avanti. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, infatti, ha annunciato che la gara d’appalto per la costruzione dell’impianto di Cortina sarà aggiudicata nelle prossime ore.
Se così stanno le cose, allora, la strada dello smantellamento del serpentone di Pariol indicata dal sindaco metropolitano alla fine di dicembre dovrebbe diventare realtà.
Lo Russo, infatti, era stato netto: «La pista da bob di Cesana e il trampolino per il salto di Pragelato hanno criticità tali per cui in caso di mancato riutilizzo per Milano-Cortina occorrerà pensare a una eventuale riconversione che produca una cessazione della funzione sportiva per come l’abbiamo conosciuta».
L’operazione di smantellamento e interramento dovrebbe costare alcuni milioni di euro. Resta da capire se le risorse del tesoretto olimpico potranno essere usate non solo perle operazioni di bonifica ma anche per avviare il progetto Ski Dome.
Chi segue il dossier racconta che una delle maggiori criticità, a parte trovare le risorse per la sua costruzione, è legata alle valutazioni di impatto ambientale.
La Regione, nei mesi scorsi avrebbe bloccato sul nascere ipotesi di realizzazione di analoghe strutture in provincia di Alessandria.
Nella bozza di fattibilità commissionata dal comune di Cesana si parla della costruzione di un tunnel a forma di L alto 12 metri mezzo e largo 60. La sua realizzazione all’interno degli avvallamenti di Pariol potrebbe ridurne l’impatto. Resta ancora da valutare la fattibilità economica dell’intervento.
La coperta è troppo corta, non sprechiamo acqua
di Daniele Cat Berro
(pubblicato su La Stampa, 19 gennaio 2023)
C’è un concetto che in ogni campo delle nostre attività facciamo fatica ad accettare, ed è quello del “limite”. Eppure, piaccia o no, in un pianeta dalle risorse limitate non possiamo fare quel che ci pare. Non è infinita l’acqua, e non lo sono i minerali, il legname, il suolo coltivabile, il pesce nei mari, la possibilità di produrre energia e di smaltire i nostri rifiuti senza devastare clima e ambiente, e così via. Che l’acqua disponibile per gli usi umani sia una risorsa limitata in Piemonte lo abbiamo toccato con mano proprio durante la siccità epocale dell’ultimo anno: è così emersa la nostra fragilità di fronte a eventi climatici estremi attesi sempre più spesso in un futuro troppo caldo, accendendo conflitti tra usi idrici civili, agricoli, idroelettrici e industriali, difficili da gestire quando la coperta è ormai troppo corta. Anche se la quantità totale delle precipitazioni non cambierà, la fusione precoce della neve in primavera e la più rapida evaporazione dai suoli per le temperature più elevate renderanno soprattutto l’estate una stagione in cui la magra risorsa idrica dovrà essere centellinata con intelligenza. Insistere con grandi opere voraci di acqua ed energia ci pone dunque sulla traiettoria sbagliata, opposta a quel che serve per essere preparati e resilienti di fronte a un mondo in radicale trasformazione. La montagna ha bisogno di capillari azioni di adattamento ai cambiamenti climatici e salvaguardia del territorio: manutenzione delle reti idriche esistenti, raccolta delle acque di pioggia e fusione nivale (dai tetti tramite cisterne, e dai versanti montuosi in bacini di taglia medio-piccola) ad uso agricolo e antincendi, riparazione di muretti a secco, argini e briglie contro il dissesto idrogeologico, gestione oculata del patrimonio forestale, stop al consumo di suolo e all’ampliamento di impianti sciistici e di innevamento programmato. Questi, a fronte di grandi costi economici e ambientali, faranno fatica a sopperire alla riduzione di nevosità imposta dal riscaldamento atmosferico, come un recente studio apparso sull’International Journal of Biometeorology (Snowmaking in a warmer climate) ha dimostrato perfino per i comprensori di Andermatt-Sedrun-Disentis, nei ricchi e nevosi Grigioni. Figuriamoci sulle Alpi italiane, dove già negli ultimi cinquant’anni la durata del manto nevoso si è accorciata di un mese ed è ai minimi da almeno sei secoli. Non basta, poi, installare pannelli fotovoltaici per rendere sostenibile qualunque cosa. L’enorme quantità di energia “grigia” impiegata per il mastodontico cantiere, sommata a quella per la produzione di neve e la refrigerazione estiva degli ambienti, non potrà mai essere bilanciata dall’auto-produzione solare. La preziosa energia pulita prodotta dalle fonti rinnovabili va impiegata per soddisfare i bisogni fondamentali di una civiltà sobria ed efficiente, non per rincorrere il continuo incremento di consumi superflui che ci allontanano dall’obiettivo irrinunciabile di affiancarci dalla trappola dei combustibili fossili.
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Perché dovreste costruire uno skidome al coperto in un luogo che offre già ampie possibilità di sciare durante l’inverno? Chi sceglierebbe attivamente di sciare all’interno della cupola invece che sulla montagna durante l’inverno?Le cupole di neve per interni sono più adatte per essere chiuse nelle grandi città che non hanno montagne nelle vicinanze. In questo modo, la cupola verrà effettivamente utilizzata 365 giorni all’anno e farà effettivamente crescere l’industria dello sci aiutando coloro che non hanno mai considerato lo sci in precedenza a vedere la bellezza di questo sport.
La pista da bob dovrebbe assolutamente essere riproposta per qualcosa, ma una cupola di neve al coperto non è la soluzione qui.
Perchè non utilizzare invece l’attuale pista di bob inserendo rotaie per farne uno simile all’impianto esistente a Bardonecchia campo Smith molto frequentato sia in estate che in inverno ?
Sinceramente un ingenuo potrebbe pensare che sarebbe un’idea fantasmagorica: sciare tutto l’anno 24h se 24h e in qualsiasi condizione meteo. In fondo, nel nostro piccolo, siamo tutti un po’ ingenui.
Detto questo immaginarmi un capannone tipo allevamento intensivo di maiali (e purtroppo me lo sto realmente immaginando così) su una qualsiasi montagna dell’arco alpino mi rabbrividisce…
Si ama la montagna in tutte le sue forme: in inverno con la neve e sci o ciaspole ai piedi, in estate in bike o a piedi, la notte a godersi il firmamento lontano da luci artificiali. Ogni cosa a suo tempo e ora.
Se si ha l’esigenza o la necessità di sciare l’estate, per ora, ci sono i ghiacciai di alta quota con vista impareggiabile.
Non accetto i “negazionisti a prescindere” e purtroppo di cemento in montagna ne faranno ancora. Ma se per scopi collettivi e di vitale importanza con uno studio serio su impatto ambientale ben venga.
Per il momento i capannoni lasciamoli in pianura. Fanno pena anche lì ma purtroppo ora sono necessari.
Valerio
Sfortunatamente il destino del pianeta non dipenderà da un ecomostro in Val di Susa.. visto tanto non si farà. Nonostante ciò, pioggia e neve non aumenteranno per i prossimi 50 anni almeno, anche se prendessimo provvedimenti immediati. Nel frattempo, però i paesi dell’alta Valle, che hanno puntato tutto su sci intensivo e speculazione edilizia, agonizzeranno più di quello che già fanno adesso. Visti gli animi locali, difficilmente si metteranno d’accordo per una soluzione condivisa che non sia nel bloccare tutte le idee degli altri. Per non parlare del fatto che chi frequenta quelle zone ci va proprio perché è una montagna molto cittadina e cammina solo se ci sono vetrine accanto..ah, no scusate.. adesso fa shopping on line.
Quindi, che lo facciano pure questo ski-dome così non lo fanno da altre parti dove le valli sono ancora incontaminate e magari questi paesi troveranno le idee per far arrivare i turisti di città anche d’estate, visto che gli inverni saranno sempre più corti.
…è come un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani…a ogni piano continua a ripetersi: fin qui tutto bene, fin qui tutto bene…. Il problema non è la caduta……. ma l’atterraggio! Citaz. film “l’odio”. mathieu kassovitz 1995
# 1 ahh i bei tempi alpinistici, quelli dove i troll erano imbraghi e non imbriaghi in rete.
Il progetto è un orrore, sia dal lato ambientale che paesaggistico. Una inutile, costosa, insostenibile cattedrale nel deserto peggiore di quella che già c’è. Ci sarebbero molte cose più belle da fare per migliorare l’offerta turistica, valorizzando risorse naturali che già esistono. Manca l’intelligenza.
https://gognablog.sherpa-gate.com/linterpretazione-dei-bonini/
il mondo immafìginato da loro mi fa orrore
Già, invece vivere dove ci sono le montagne più belle del pianeta e sciare dentro ad un parallelepipedo di cemento è una meraviglia!
Mi sa che hai un concetto di orrore un po’ distorto.
Finalmente qualche buona idea!!!! Speriamo che i no a tutti non mettano i bastoni fra le ruote, stiano a casa loro e lascino lavorare. Siamo stufi di questi fautori del no autto e della descrescita felice, il mondo immafìginato da loro mi fa orrore