A Greystones, vicino a Dublino, otto associazioni di genitori si sono messe d’accordo per vietare lo smartphone ai figli fino alla scuola secondaria. L’obiettivo è quello di costituire una “massa critica”, secondo i genitori spesso la richiesta di uno smartphone nasce dalla paura dei bambini di rimanere esclusi dai loro amici.
A Greystones no smartphone ai figli
A cura di Valerio Berra
(pubblicato su fanpage.it il 5 giugno 2023)
“L’infanzia si sta accorciando sempre di più”. Rachel Harper è la direttrice della St. Patrick’s school di Greystones, in Irlanda. Poco più di 18.000 abitanti appena sotto Dublino. È lei che sta guidando un esperimento sociale su vasta scala che riguarda l’uso degli smartphone tra i bambini. A Greystones le associazioni dei genitori di otto scuole hanno stretto un patto contro gli smartphone. O almeno, contro gli smartphone per i loro figli. Secondo l’accordo nessuno di loro potrà avere in mano uno smartphone prima della scuola secondaria. In Irlanda l’accesso a questo livello di istruzione avviene tra i 12 e i 13 anni.
La strategia seguita da queste associazioni è allentare il confronto tra i bambini e quindi la paura dei genitori di fare scelte che portino i loro figli a restare isolati. A spiegarlo al The Guardian è Laura Bourne, una delle madri che hanno sottoscritto il patto: “Rende molto più facile dire di no. Se tutti lo fanno, non ti senti come se fossi quello strano. Più a lungo possiamo preservare la loro innocenza, meglio è”.
Come viene applicato il patto anti smartphone
Più che una norma, siamo davanti a una moratoria. Non esistono punizioni per chi vuole regalare uno smartphone ai figli o per i genitori che lasciano in mano ai figli i loro dispositivi. Le scuole avevano provato a imporre questa norma in termini più pratici, semplicemente vietando l’utilizzo dello smartphone all’interno degli edifici scolastici. Un blocco che però era risultato inefficace. Il patto firmato dai genitori si chiama It take a Village ed è diventato un progetto più ampio dedicato al rapporto tra tecnologia e infanzia. Secondo i genitori che hanno parlato con il quotidiano britannico The Guardian, al momento il patto sembra funzionare.
Lo spiega anche Nikkie Barrie, madre di un bambino di 11 anni: “Questo codice fa una grande differenza nella mia vita. Se so che il 90% della classe è d’accordo, mi facilita il lavoro nel dire di no”. Nikkie ha spiegato anche l’impatto che sua figlia ha avuto con lo smartphone: “È stata la rovina della mia vita, ho perso mia figlia. Quando è coinvolta la tecnologia, si siede lì come un robot inghiottito da tutto questo mondo di TikTok”.
La proposta della ministra irlandese
Questa moratoria potrebbe essere scalabile. Stephen Donnelly, ministra della Sanità irlandese, ha pubblicato il suo commento sull’Irish Times, dove suggerisce che il percorso intrapreso a Greystones potrebbe essere solo l’inizio: “L’Irlanda può essere, e deve essere, un leader mondiale nel garantire che i bambini e i giovani non siano presi di mira e non vengano danneggiati dalle loro interazioni con il mondo digitale. Dobbiamo rendere più facile per i genitori limitare i contenuti a cui sono esposti i loro figli”. Una scelta anti tecnologica che comunque sembra almeno inedita per un governo che da anni ha sostenuto una politica di dumping fiscale per portarsi a casa le sedi delle Big Tech.
In Italia il tema era stato toccato lo scorso autunno, ma in termini diversi. Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara aveva proposto di vietare gli smartphone in tutte le scuole: “Io dico che non si deve entrare in classe con il cellulare. Lo si può lasciare all’ingresso o comunque fuori dalla lezione: a scuola si va per studiare, non per chattare”. La linea era stata sottoscritta anche da una circolare, pubblicata a dicembre.
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Scusate, ma allora pure noi siamo rincoglioniti?
In verità, dice il saggio: “C’è un tempo per vivere e un tempo per morire, un tempo per amare e un tempo per battibeccare sul GognaBlog”.
Carlo, visti gli studi effettuati che danno prova della difficoltà crescente di avere contezza del proprio corpo e delle realtà vissute, è indubbio che i risultati saranno eccellenti.
Conosco molte famiglie che limitano l’uso di tutti i dispositivi ed è davvero incredibile la differenza con i bimbi che ne fanno uso: sono più solari, più affettuosi, più attenti, creativi, sereni, più attivi sia intellettualmente che fisicamente, non sono soggetti a competizioni fuori luogo e a pressioni provenienti da internet, sono presenti.
iniziativa lodevole!
Lo smartphone per i giovani è come la TV: se l’accendi ti spegni, se lo spegni ti accendi.
Iniziativa interessante, da seguire con attenzione. Speriamo che dia risultati soddisfacenti e spinga a lasciar stare tranquilli i bambini dall’ inquinamento informatico…
I genitori dovrebbero farla finita di parcheggiare i propri figli davanti ad uno schermo.
Era l’ora, avranno tempo per diventare grandi e schiavi rincoglioniti.