E’ assai probabile che nel tempo aumenteranno le situazioni di conflitto come quella che oggi ammorba l’ambiente arrampicatorio veronese: ciò a causa della crescente popolarità che in tutta Italia sta acquisendo l’arrampicata. Alcune cifre: nel 2019 gli iscritti alla FASI (Federazione Arrampicata Sportiva Italiana) erano 40.000. Oggi i tesserati hanno superato i 100.000. Se a questo aggiungiamo la numerosa schiera di non tesserati e gli arrampicatori iscritti al CAI o ad altre associazioni, possiamo cominciare a intravvedere le dimensioni del fenomeno.
“A qualchedun ghe piase pì ròto che intèro”
La schiodatura
Mi perdoneranno gli amici veneti se mi permetto di tradurre nel loro stupendo e variegato dialetto un vecchio proverbio genovese “A quarchedun ghe ciù cao rutu che intregu”: è solo una constatazione obbligatoria al cospetto di litigiosità perenni e di rifiuti al dialogo, in qualunque campo.
Nell’estate 2024 era apparsa la scritta Tourists go home: uno sfregio ad un masso di calcare dolomitico bene in vista delle colonne di escursionisti e turisti che dal rifugio Auronzo camminano verso il rifugio Lavaredo.
Ai primi di novembre 2024 è la volta di un Climbers go home che appare alla base di una via di arrampicata in Val d’Adige.
Il primo a darne notizia è il sito www.bergsteigen.com, che tratta le ultime novità alpinistiche austriache, tedesche e italiane. Ciò in quanto questa deturpazione si accompagna alla notizia che, di quella via (Mamma li Turchi), sono stati asportati i primi spit.
Mamma li Turchi è una via molto ripetuta perché di difficoltà contenute e di facile accesso: l’attacco è a pochi minuti dall’abitato di Canale di Rivoli. Aperta nel dicembre 2016 dalla cordata di Christian Confente, Simone Gianesini e Manuel Leorato, la via consta di 6 lunghezze con difficoltà mai superiori al 5c+. Dotata di spit ravvicinati aveva tutti i numeri per diventare una via di successo.
E’ curioso osservare come il nome di questa via richiamasse (ma non si sa quanto involontariamente) l’invasione della zona negli ultimi anni: dovuta alla vicinanza del casello autostradale di Affi (punto cruciale delle direttive Venezia, Milano, Brennero e Italia Centrale) e al ridicolo avvicinamento a piedi. Si arriva, si parcheggia e, anche prendendosela comoda, si può scalare già dopo una decina di minuti. Una situazione perfetta per i corsi (del CAI, delle guide alpine e di qualunque altro tipo di associazione più o meno abilitata), ma ovviamente anche per gli scalatori “della domenica” e “no big” amanti delle difficoltà blande e delle chiodature sicure.
La notizia della schiodatura si diffonde in rete molto rapidamente. Negli anni precedenti c’era stato in zona veronese qualche caso di schiodatura parziale, ma questa volte ne viene data per iscritto una motivazione per certi versi sibillina.
“In difesa della Valdadige
A fronte dei fenomeni di sovraffollamento turistico che hanno stravolto la vita dell’abitato di Tessari, l’acritica riproposizione di modelli turistici dovuti a un’inflazionata “valorizzazione del territorio” da parte di alcune lobbies dei trapani veronesi impone il bisogno di mitigare la non-gestione dei flussi turistici attraverso azioni politiche a tutela delle comunità locali.
Nessuno di noi è infatti interessato al turismo che oggi siamo costretti a vivere a causa di un’inerzia decennale, di pensiero e di azione, che ha permesso il dilagare di iniziative individuali da parte di alcuni scalatori. Soprattutto attraverso la rete, Tessari è stata oltremodo pubblicizzata imboccando una strada per scelta, ovvero quella della promozione indiscriminata: noi non vogliamo che i nostri paesi vengano invasi ogni fine settimana e per questo vi recapitiamo la prima di una lunga serie di schiodature con l’invito a riflettere sulla non-gestione del turismo che ci state propinando, un invito esteso sia alle amministrazioni comunali, ma anche ai privati che in tutti questi anni con le loro azioni non hanno fatto altro che fomentare l’assalto a questi luoghi.
Confidiamo in un coinvolgimento attivo della popolazione, e non dei portatori d’interesse (guide alpine, operatori turistici, certa politica, ecc.), in scelte future a salvaguardia dei nostri piccoli paesi.
Sicuri del vostro ascolto, Nucleo Abitanti Rivoluzionari”.
Al di là dell’evidente richiamo (anche se non si sa quanto voluto) ai Nuclei Armati Rivoluzionari degli anni di piombo, organizzazione terroristica di estrema destra, il volantino non cita né Mamma li turchi né Canale di Rivoli: cita invece Tessari, la vicina località dove in effetti nei weekend si verificano i più significativi episodi di sovraffollamento data la presenza di una grande quantità di itinerari facili o di media difficoltà chiodati in stile plaisir.
Questo, all’osservatore, fa porre la prima domanda: “Ai Tessari si potrebbe capire, magari vedendo oltre 100 automobili parcheggiate tra i vigneti, ma a Canale… perché?”. Una prima risposta potrebbe essere che Canale è molto meno esposto di Tessari allo sguardo di chi avrebbe potuto accorgersi della schiodatura in atto.
La motivazione è per certi versi sibillina perché non si comprende come la schiodatura di un itinerario in una zona non sovraffollata possa appoggiare ragionevolmente le rivendicazioni ambientaliste e sociali di cui parla il volantino.
Intanto le notizie al riguardo della schiodatura si precisano in fretta. L’11 novembre 2024 è ormai chiaro che su Mamma li Turchi manca la prima sosta e sono state asportate le piastrine della seconda lunghezza: così viene segnalato sul gruppo Facebook del Gruppo Rocciatori Valdalpone, con l’avvertimento che “la via non sarà percorribile fino a ripristino” (la Val d’Alpone è una valle veronese che confina con la provincia di Vicenza, NdR).
Non manca chi fa notare che l’itinerario è comunque agibile con una normale dotazione di protezioni veloci: vero, ma così si cambia sport…
Questa precisazione impone la certezza (non che prima ce ne fosse molto bisogno) che l’azione sia stata intrapresa non da sprovveduti abitanti di Tessari o Canale bensì da esperti arrampicatori.
Il più grosso nodo di discussione nei primi giorni si fonda proprio sulla ricerca dei responsabili anonimi che hanno dato corpo visibile ad un malcontento, per decidere se questo è dovuto a un attrito tra climber e comunità locali oppure tra climber e climber.
I commenti-1
Solo restando nell’ambito degli scritti apparsi a commento dell’articolo di Manuel Leorato Vandali vs Turchi, esponiamo una rapida carrellata di quelli più significativi precedenti al 5 gennaio 2025. I commenti presenti sono 265 (ma è stata cancellata senza pietà una dozzina di quelli più insopportabilmente aggressivi). Tra questi 265 ci sono comunque molti sfoghi rabbiosi con molteplici insulti reciproci tra le fazioni: però si può comunque desumere un dialogo, anche se con molta fatica. La scelta di queste citazioni è dettato dal puro desiderio di cronaca, con una selezione degli interventi che rispecchi la situazione, senza la pretesa di deviare la discussione in una direzione precisa. Molti commenti indulgono sulla non sopportazione dell’anonimato, qui intesa come assenza di firma agli scritti, non di sigla alla schiodatura. Per inciso, diciamo qui che l’Amministratore nulla può contro l’anonimato, perché chiunque può crearsi un account e-mail con nomi fittizi, raggirando con successo qualunque pretesa di accesso controllato.
“Sarà stato qualche saggio uomo ormai stanco delle pericolose (nel senso anche letterale del termine) chiodature del gruppetto della Valdalpone.
Già: sono proprio loro i principali autori di questi over-climbing nella bassa valle dell’Adige, grazie alle loro chiodature sistematiche, a metro, di un numero sconsiderato di vie incredibilmente inutili e lontane solo pochi metri l’una dall’altra.
I ragazzotti dovrebbero fare un passo indietro e rendersi conto che stanno arrecando danno a tutta la comunità arrampicatoria (Unopolemico, 13 novembre 2024, ore 7.58)”.
“L’affiancamento deliberato delle scritte dei vaccini – si sa benissimo chi le ha fatte, un orsetto lavatore anche lui complice di aperture seriali “per tutti” in stile Valdalpone – con questo atto politico e lecito (come è lecito aprire, lo è anche schiodare!) la dice lunga sulla malafede di Leoretto, che invece di fare un passo indietro come suggerisce il buon Unopolemico, o comunque di riflettere sull’accaduto, si indigna e promette di ripristinare la via (ma lo paga qualcuno?). Inoltre, si capisce molto delle sue doti alpinistiche quando ipotizza una schiodatura in corda doppia: Leoretto, ci spiegheresti come si fa a togliere ogni singola sosta calandosi dall’alto? Magari in Valdapone avete sviluppato nuove tecniche di discesa, tipo che ne so, l’anchor-jumping? (Gelido 3.0 , 13 novembre 2024, ore 10.27)”.
“Egregio Gelido 3.0 rispondo a te ma anche a Unopolemico, che vedo siete pappa-e-ciccia.
Si parla di chiodature sistematiche, a metro, di vie incredibilmente inutili.
Posto che tutte le vie sono inutili, nel senso etimologico (non servono a nulla, come l’arrampicarta e l’alpinismo), che differenza c’è con le vie della placconata di Desiderio Sofferto o di Castel Presina? Con ciò intendo due posti storici, a 1 km di distanza dove si passa agevolmente da una via all’altra.
Cosa avrebbero di più pericoloso le vie dei Valdalponi da quelle storiche, talora cementate/consolidate/sikate anche abbondantemente (e qualche volta malamente)?
Perché qualcuno, provocatoriamente definito “ragazzotto”, arrecherebbe danno a tutta la comunità arrampicatoria e dovrebbe fare un passo indietro?
Schiodare falesie/vie/tiri/soste senza accordo e senza dirlo pubblicamente non è atto da saggi, anzi. E’ da stronzi, anche in caso di palesi brutture (e non è certo questo).
E’ vigliacco e pericoloso, soprattutto se si tratta di vie lunghe entry level.
Nel caso in oggetto è il frutto dell’antagonismo becero e livoroso di chi, ritenendosi investito per volontà divina del sacro compito di guru di un luogo, vede apparire un foresto che pretende di chiodare in quello che ritiene sua proprietà.
E della sua conventicola di fedeli seguaci, cui non frega un cazzo del over-tourism, della sicurezza altrui né della valle, ma solo che vengano riveriti e ammirati i loro guru e per riflesso loro, gli adepti e veri credenti.
La stessa, solita storia che è capitata ad Arco con Heinz Grill (Matteo, 13 novembre ore 11.51)”.
“Non giustifico ma provo a comprendere: per quale motivo ci indigniamo di una schiodatura e non di una chiodatura? Pensate all’impatto che hanno avuto su quei luoghi le vie dei vari Leoretti, eppure nessuno si è mai indignato perché tanto ci si va il fine settimana divertendosi e non si parla mai di quanto ferro ci sia in parete, delle centinaia di auto parcheggiate, del disturbo della flora e della fauna, del danno alla popolazione (che non ci guadagna nulla se non disturbo della quiete). E anzi ci si prodiga a pubblicizzare sui social in maniera indiscriminata (vedi vari gruppi tipo “Arrampicata in Valdadige” e così via) e ignara delle conseguenze a medio e a lungo termine in nome di una non meglio definita “libertà”. Ma invece, se uno o più schiodano, indignazione popolare! […] (Gelido 3.0, 13 novembre 2024 ore 14.24)”.

C’è anche chi, non perfettamente al corrente, non sa che al gesto una motivazione è stata comunque data:
“Sono anch’io critico verso la modalità con cui le aperture sono state divulgate (d’altronde purtroppo oggi funziona così), ma penso che se gli schiodatori avessero voluto fare un gesto davvero “politico” e dare un segnale, allora avrebbero dovuto motivare la schiodatura, perché altrimenti senza alcuna rivendicazione/spiegazione/motivazione questa azione corre il rischio di restare un dispettuccio, o “appropriazione indebita” (esagero, eh) di materiale, e non generare alcun effetto/riflessione, oltre all’“indignazione popolare” che comunque avrebbe sollevato.
Correndo il rischio di volare troppo alto, dico che “gesto politico” è quello di Mountain Wilderness del 1988 con lo striscione sulla funivia del Monte Bianco, o di Hayden Kennedy e Jason Kruk che schiodano la Via del Compressore al Cerro Torre e lo rivendicano… mentre azioni come questa, con un generico “climbers go home” lasciato a mo’ di sberleffo, secondo me lasciano il tempo che trovano (Placido Mastronzo, 13 novembre ore 14.50)”.
C’è pure chi (in genere estraneo all’ambiente veronese) è animato da genuina voglia di risolvere il dissidio con il dialogo:
“Il problema del sovraffollamento delle falesie “di tendenza” è un problema reale.
Ormai le falesie belle e ben attrezzate fanno, anche giustamente, da ritrovo a centinaia di arrampicatori, soprattutto per il livelli medio bassi, che si sono moltiplicati negli ultimi anni e che frequentano certi siti come si frequenta una palestra o un locale alla moda che però sono attrezzati per accoglierli come invece non succede in ambienti outdoor.
Si pone quindi il problema di regolare questi flussi sia per non arrecare disturbo ai residenti ma anche per gestire i parcheggi o più semplicemente per nascondere le olezzanti deiezioni umane di gruppi ravvicinati anche di cento persone.
Questa è la vera sfida del domani per le falesie più popolari che sono ormai assimilabili ad impianti sportivi a cielo aperto.
Gestire numericamente gli ingressi e i parcheggi? Forse.
Mettere e rendere obbligatorio l’utilizzo di wc chimici? Sicuramente.
Per la specifica questione e trattandosi della schiodatura di una via multipitch credo che il fatto si possa ascrivere alla solite beghe territoriali tra piccoli gruppi mentre la rimozione dei primi spit avvenuta in molte altre falesie penso possa essere più facilmente riconducibile al fastidio che può dare ai residenti la massiccia ed incontrollata presenza umana nelle vicinanze (Giovanni Massari, 14 novembre ore 8.59)”.
C’è chi insiste a presentare il gesto come un’azione voluta dagli abitanti (ma piccole sfumature gli sfuggono: è credibile?):
“Vedo che il punto continua a non essere colto da tutti (eccetto Unopolemico e Gelido che come al solito si rivelano perspicaci): qui non si tratta di offrire servizi (bagni, parcheggi, ecc.), bensì di operare scelte turistiche lungimiranti, non a favore di un’attività praticata principalmente da semiaccattoni che girano in furgoni camperizzati consumando il territorio senza dare niente in cambio (ammesso che si voglia qualcosa in cambio da loro). Si tratta insomma di progettualità: che futuro vogliamo per i nostri paesi? Non di certo questa logica di progresso acritico ed esasperato con cui negli anni pagine FB tipo “Arrampicata in Valdadige” o gruppi di stelle alpine veronesi e austriache hanno indiscriminatamente promosso le scalate in valle (lucrandoci sopra), favorendo il proliferare delle vie dei Leoretti (con il mito di Arco in testa), vie che hanno ridotto Tessari a quello che è: si tratta ovviamente di persone dalle vedute molto ristrette, dei sempliciotti: e chi è contrario è doveroso che si faccia sentire, magari non si otterrà nulla, ma tant’è! Oppure il diritto ad esprimersi è solo degli scalatori? (Andrea Gelmetti, 14 novembre 2024)”.
A questo punto intervengono “pompieri” (quella è la loro natura…) come Roberto Pasini che cerca di mediare suggerendo modalità sensate di dialogo:
“Purtroppo anche su questo tema paghiamo la nostra endemica mancanza di senso di comunità e la diffusa litigiosità. Se ci fosse una maggiore focalizzazione su ciò che unisce e non su ciò che divide si creerebbero associazioni locali e nazionali che potrebbero raccogliere risorse, condividere regole comuni, coordinare i lavori di chiodatura e manutenzione. Cosa che accade in altri paesi. Anche da noi ci sono esempi positivi ma sono limitati e tende a prevalere il liberi tutti e tutti contro tutti. Per condividere bisogna che ognuno rinunci a qualche cosa e questo a molti appare un sacrificio troppo grande per la propria individualità è libertà. Così è: vantaggi e svantaggi di vivere e pure arrampicare nel nostro Bel Paese. Il blog è uno specchio interessante delle variegate tendenze che animano anche questa piccola sotto-comunità della comunità montagnarda: basta osservare e confrontare questa discussione a quella sull’esperienza di volontariato in Sardegna: tipo di interlocutori, stile di comunicazione, emozioni emergenti… (Roberto Pasini, 14 novembre 2024 ore 10.27)”.
“Da quello che ricordo la LAAC (Libera Associazione Alpinisti Chiodatori, NdR), che ora non so nemmeno se sia ancora attiva, durante le prime chiodature dei Valdalpone aveva provato a sensibilizzarli e in tutta risposta loro li avevano scanzonati aprendo vie come Mamma li Turchi e Balla coi Becchi, rispondendo sostanzialmente che facevano ciò che volevano avendo il favore del popolo arrampicatorio. Proprio a causa di frizioni sulle nuove aperture, alcuni “storici” tipo Sergio Coltri e la sua compagna Giuliana Steccanella si erano allontanati dall’associazione perché fervidi sostenitori della libertà dei Valdalpone di fare ciò che volevano. Ad oggi le osservazioni fatte al tempo, che non riguardavano certo la gelosia per l’invasione del proprio giardino come molti credevano, ma appunto le dinamiche che negli anni si sono poi avverate, appaiono molto più ragionate di tante altre e sarebbe interessante sapere cosa ne pensa oggi quella stessa LAAC, che a conti fatti non aveva tutti i torti e, a suo modo, ha avuto una visione lungimirante. Che questa schiodatura sia un’occasione di confronto? (Francesco Robol, 14 novembre 2024 ore 12.35)”.
“Io sono stato un socio dell’associazione LAAC. So che ora i pochi soci rimasti hanno tirato i remi in barca delusi dal codardo tradimento di APS e sembra si siano rotti le scatole di impegnarsi nel sociale quando poi ti tirano pesci in faccia (Arrampicata Verona APS, in modo colloquiale APS, è un’associazione di promozione sociale attiva sul territorio veronese con l’intento di promuovere l’arrampicata sportiva prendendosi cura del patrimonio “verticale” esistente che si è creato in 40 anni di attività, NdR).
Ricordo bene la questione di apertura dei nuovi facili itinerari sul Monte Cordespino. Ricordo bene l’incontro con Confente e Leorato, era stato suggerito loro di aprire vie nello stesso territorio con etica diversa, rispettando l’ambiente e evitando chiodature seriali di facili percorsi che avrebbero portato quello che hanno portato. Io sono totalmente convinto che la scelta più stupida da seguire sarebbe quella di addomesticare le pareti, rendendole preda di orde di principianti con tutti i rischi connessi: soccorso alpino sempre in allerta, abusi di parcheggio, sporcizia, poco spazio per gli animali selvatici e infine l’etica che viene a mancare. Ma sembra che ormai l’etica sia cosa antica e dimenticata… Aperture seriali, falesie con linee cambiate senza interpellare i chiodatori originali, chiodature seriali. E APS in questo moderno modus operandi è capofila, ne va orgogliosa grazie al suo potere. Quindi ai poveri alpinisti romantici non resta che schiodare di nascosto. Hanno il mio appoggio totale. Chi non si presta al confronto viene ripagato con azioni, avete poco da lamentarvi e sostenere che era meglio uno striscione o una conferenza. Si risponde al ferro con il ferro. Non so chi sia stato ma lo sostengo di brutto (Niccoló, 14 novembre 2024 ore 13.29)”.
“[…] Vi riporto giusto un commento ormai datato dei Valdalponi nei confronti della LAAC, commento che potete tranquillamente trovare anche voi su fb: ‘i Rocciatori Val d’Alpone vogliono pubblicamente prendere le distanze dall’associazione LAAC di Caprino non condividendone l’etica e l’operato in Valdadige. Vie di difficoltà classiche in stato di abbandono e ricavato dei proventi delle guide che tutti noi abbiamo acquistato destinate per la maggior parte all’apertura di itinerari per soli big. Pensiamo che lo sviluppo dell’arrampicata e soprattutto dell’alpinismo sia diametralmente opposto all’operato avvenuto in questi anni, e che il fenomeno Valle del Sarca sia un esempio da seguire e non da ripudiare, come già pubblicamente esposto con i rappresentanti della sopra citata libera associazione. Cordialmente, gli apritori del GRV (Gruppo Rocciatori Val d’Alpone)’. Perché a volte si pensa che la gente sia gelosa o non sappia quello di cui sta parlando, ma per fortuna ci sono ancora quelli che non dimenticano, e per fortuna i social almeno in questo aiutano! (Riccardo Verzè, 14 novembre 2024 ore 14.27)”.
Ancora buona volontà da parte di Giovanni Massari che insiste:
“L’arrampicata è diventata una pratica sportiva di massa con tutti i pregi e difetti che la cosa comporta. Perché quindi non dare la possibilità a chi esce da una sala di arrampicata di ritrovare le stesse modalità all’aperto?
Falesie assimilabili ad impianti sportivi con roccia sana, chiodatura rassicurante, gradi europei e infrastrutture che ne consentano la fruibilità a carico dei comuni ospitanti credo potranno essere in futuro uno sbocco importante per questa attività in modo che tutti possano accedere facilmente all’arrampicata e, perché no, incidere anche sull’offerta turistica.
Allo stesso tempo ci sono e ci saranno sempre falesie o pareti più selettive dove si seguirà più fedelmente il solco della tradizione e dove andrà chi non troverà consona l’altra possibilità.
A ciascuno la scelta se praticare una o l’altra possibilità o magari entrambe; la schiodatura anche se legittima (io chiodo, tu schiodi) non può portare da nessuna parte…
Oppure qualcuno vuole dire agli altri cosa possono o non possono fare? (Giovanni Massari, 15 novembre 2024 ore 11.21)”.
Gli risponde Unopolemico e non gli concede alcuno spazio:
“[…] Il problema delle già citate associazioni è che non lasciano nessuna libertà di scelta a nessuno: omologano TUTTO. Hanno stilato delle linee guida unilaterali, senza nessun confronto. Non coinvolgono gli apritori nelle richiodature. Non c’è più la libertà di creare o frequentare “pareti o falesie selettive, nel solco della tradizione”, per il semplice fatto che per APS non dovrebbero nemmeno esistere e si stanno prodigando per eliminarle con sistematiche spittature.
Massimo Bursi ha provato a fare il Pilato di turno, lavandosi le mani con degli articoli (qui e qui) a dir poco ipocriti (e sappiamo benissimo che lui ce l’ha con Verona rock per altri motivi, più economici che altro), ma ci ha fatto solo una bruttissima figura. Il ragionamento di Massari avrebbe senso se APS, King Rock (la sala di arrampicata di Verona, NdR) e Valdalponi fossero disponibili a mantenere certe aree inalterate… Ma così non è (Unopolemico, 15 novembre 2024 ore 11.28)”.
Rivolgendosi a Roberto Pasini, commenta in modo pessimistico anche Andrea Lanzoni:
“A quanto so confronti fra le parti sono stati più volte richiesti, ma salvo qualche incontro fra chi ha le palle (e le ha sempre avute) di metterci la faccia e i pochi che a stento reggono il confronto, non si è cavato un ragno dal buco. A Verona, come anni fa successe con la pubblicazione della guida Monte Baldo Rock di Eugenio Cipriani e Cristiano Pastorello (https://kingboulderblog.blogspot.com/2012/11/lettera-aperta.html), si perpetrano le medesime dinamiche: muro di gomma, arrocco nel King Rock, intorbidimento delle acque al limite della diffamazione e ricerca di proseliti fra chi non sa. Il presidente attuale della LAAC, associazione che non è morta come molti credono ma vive ancora sul territorio (ovviamente per chi concepisce la sola attività trapanatoria è morta, ma vabbè li perdoniamo per il semplicismo) ha chiesto più volte un confronto pubblico fra i vari attori della scalata veronese, ovviamente senza ricevere risposta alcuna. Se finalmente avvenisse questo auspicato dibattito, se ne vedrebbero delle belle, ma a questo punto credo che la richiesta di chiarimenti debba venire dal popolo arrampicatorio, dalle centinaia di soci che pagano le rispettive quote ignari. Ma io, da semplice praticante che ha la fortuna di conoscere le persone giuste, mi sono convinto che purtroppo le cose andranno avanti così e nessuno sarà mai costretto a rendere conto delle proprie azioni (Andrea Lanzoni, 15 novembre 2024)”.
Ultimo della serie, un commento di Roberto Pasini, che riassume efficacemente la disputa:
“Direi che dopo la lettura del comunicato su FB e dei commenti che vi hanno fatto seguito le cose sono abbastanza chiare. C’è un gruppo che ritiene sia ormai scaduto il tempo della ricerca della mediazione e ha deciso di passare all’azione con interventi di demolizione a forte impatto simbolico e comunicativo. L’obiettivo è fermare la spinta alle chiodature abbondanti di vie diciamo intermedie che attirano un numero elevato di arrampicatori con impatto significativo e non gestito sulle comunità locali. Il gruppo in questa sua azione si fa paladino e rappresentante degli abitanti o almeno di una parte più sensibile e reattiva al tema del sovraffollamento.
Su questa base poi si innestano elementi secondari e un po’ spuri da parte di qualcuno: disprezzo per i tapascioni dell’arrampicata, ostilità verso i foresti cittadini, riferimenti a piattaforme ideologiche che riecheggiano slogan del passato, forse anche rancori personali e locali… ma la sostanza resta quella: una risposta dura ad un processo che si ritiene in costante crescita e che viene giudicato come pesantemente negativo. I terreni di confronto sono dunque due:
1. la valutazione del processo in atto, quello che ho chiamato l’esondazione che si sta verificando in molti luoghi, soprattutto di comodo accesso dai centri urbani;
2. l’efficacia della strategia degli atti simbolici distruttivi al fine del raggiungimento degli obiettivi di contenimento del processo. Il resto sono questioni di colore a forte impatto emotivo (giramenti reciproci di palle) ma secondari (Roberto Pasini, 20 novembre 2024 ore 11.59)”.
Nota
Nella sequela dei commenti abbiamo citato varie sigle, per le quali forse occorre fare un po’ di chiarezza.
Parlando di monotiri, ad oggi esiste un’associazione APS Verona che fa capo al King Rock, che si è presa l’onere e l’onore, non sempre condiviso, di richiodare vie a loro discrezione. Non essendo quest’attività condivisa con gli apritori e gli “storici” spesso è vissuta come imposizione piuttosto che altruismo. La LAAC ha fatto il possibile negli anni sul territorio, ma essendo priva di soci paganti e moneta sonante si è dovuta confrontare con dei limiti evidenti. APS Verona invece conta più di 200 soci paganti che nel loro tornaconto usufruiscono di scintillanti spit inox con tasselli del 12 già posizionati in maniera ascellare per la gioia di tutti. Sulle multipich il discorso è diverso: essendo terreno di avventura, sta all’apritore intervenire dove è necessario.
Il ripristino di Mamma li Turchi
Sulla pagina fb Arrampicata in Val d’Adige Manuel Leorato il 5 gennaio 2025 esulta:
“Mamma Li Turchi è risorta! Ci abbiamo messo un po’ ma alla fine siamo riusciti a riunire il gruppo di lavoro nato dalla solidarietà sopraggiunta dopo i fatti che ben conoscete. Ora Mamma li Turchi è stata ripristinata completamente, nulla è stato aggiunto o tolto ed è conforme alla relazione pubblicata su Val d’Adige Plaisir (di Manuel Leorato e Christian Confente, Idea Montagna, 2024 – NdR).
Sono state posizionate inoltre nuove corde fisse dopo il canale di discesa ed una nuova cassetta per il libro di via comune a tutte le vie della parete.
Si ringrazia Giovanni Preghiera e il CAI Ferrara per il materiale donato, la cordata Gianesini-Brighente-Dal Cerè per la costruzione della nuova cassetta e la pulizia-spittatura di CatulloV. Daniele Dal Pozzolo di Viefacilipertutti e i ragazzi del team “Valdalponi”. Non ultimo Davide Melchiori a rappresentanza della proprietà e degli abitanti di Canale e Tessari, vera parte lesa della vicenda. Per concludere, ringraziamo Gelido e il fantomatico gruppo NAR per aver regalato non solo una grande visibilità a queste vie, ma anche una splendida giornata di amicizia e condivisione.
A nessuno sfugge la finale punta d’ironia, neppure a ildolomiti.it che lo stesso 5 gennaio 2025 osserva “Fare, disfare e poi rifare ancora. La richiodatura di Mamma li Turchi metterà il punto su questa storia?”.
No, non l’ha messo.
La schiodatura del Leone di Nemea
L’8 gennaio 2025 compare un altro volantino dei NAR (Nucleo Abitanti Rivoluzionari) che ci comunica la schiodatura di un altro itinerario di successo, questa volta sito sopra Tessari anche se non tra i più comodissimi da raggiungere (non pochi minuti bensì “ben” 40’). Si tratta del Leone di Nemea, una via aperta tra l’ottobre 2017 e il gennaio 2019 da Mario Brighente, Christian Confente e Manuel Leorato.
Si tratta di 11 lunghezze di bella arrampicata con difficoltà non superiori al 6b e con 6a obbligatorio.
Ecco il testo integrale del volantino:
“La deriva populista dell’arrampicata
I danni ambientali sono reversibili, quelli sulla vita delle comunità irreparabili. L’oppio occidentale del tempo libero ci impone la perdita di identità a favore del benessere delle masse. L’unica via per le piccole comunità è decidere del proprio destino.
In seguito alla schiodatura della ‘via’ Mamma Li Turchi abbiamo assistito a un’isteria checcomane-collettiva da parte del popolo tessariano, particolarmente nutrito di caioti e arrampicatori dell’ultim’ora tremolanti per qualche piastrina mancante, affrettati nell’emettere giudizi sui probabili responsabili, vani conoscitori della storia della scalata in Valdadige, men che meno delle dispute fra gruppi di rocciatori nel corso degli anni. Vogliamo quindi rassicurare questi arrampicatori esaltati e fanatici: le piastrine che mancano qua e là non le abbiamo tolte noi, tutt’al più [è responsabilità] dei vostri colleghi rumegari.
I NAR si contraddistinguono infatti per opere di schiodatura totale di vie di arrampicata scelte per i motivi già esposti, i quali vanno oltre le antipatie personali; è dunque inutile che continuiate ad arrovellarvi il cervello sull’identità dei nostri fantomatici membri, non la scoprirete mai: per scomodare un noto adagio, ci muoviamo su questo territorio come pesci nell’acqua, ne conosciamo ogni piega e anfratto, agiamo quando meno ve l’aspettate prendendo tutte le precauzioni necessarie: la nostra identità coincide totalmente con l’azione di schiodatura degli itinerari prescelti. Attraverso tale atto sociale intendiamo ridurre, con l’auspicio di estirpare, le metastasi del mondo scalatorio veronese che da tempo cercano di estendersi anche in Valdadige e nel caprinese: lobby dei trapani, guide alpine, portatori di interesse, promotori del territorio: consideriamo questi soggetti degli usurpatori, la nostra antitesi, il nostro obiettivo.
Stavolta è toccato al Leone Nemeo, un ‘itinerario’ che tormenta da anni la popolazione di Tessari e i cui apritori, al pari dell’animale mitologico, possiedono una pelliccia insensibile al dialogo: pertanto, ugualmente a Eracle, solo la forza dei nostri martelli e chiavi ha portato alla sua definitiva sottomissione.
Presto colpiremo nel profondo del cuore, e ancor più duramente, coloro che pensano di agire indisturbati e intoccabili. Nel frattempo, cogliamo l’occasione per augurare a tutti un felice anno nuovo!”.
Segue la firma “Nucleo Abitanti Rivoluzionari”.
In calce al volantino i NAR tengono ulteriormente a tratteggiare la loro identità, definendosi:
“Gruppo apolitico e nonviolento, umile servitore del pensiero critico. Oppositore delle combutte fra guide alpine e portatori di interesse. Avverso al dogma della standardizzazione. Antagonista delle lobby dei trapani. Ostile all’ignavia e al democratismo prét-à-porter. Promotore di una gestione consapevole e previdente del territorio e dei flussi turistici”.
Ciò che si ricava da questa lettura è la certezza che la storia non è chiusa per niente, perché c’è la promessa di ulteriori schiodature e ulteriore “pulizia etica”.
Nell’articolo Degenera la situazione a Tessari apparso su pareti.it l’8 gennaio 2025, Andrea Gennari Daneri ce ne dà una lucida visione riassuntiva, anche se secondo noi si presta eccessivamente alla visione dei fantomatici NAR, prendendo acriticamente per buona la versione per la quale “In quel momento era risultato evidente che la misura era colma e che i residenti, evidentemente non alieni al mondo dell’arrampicata, avevano deciso di prendere in mano la situazione per riprendere in mano un po’ del proprio territorio”.
Gennari Daneri osserva anche che le chiodature seriali avrebbero potuto anche essere accettate se ci fosse stata “una pianificazione e un accordo con gli abitanti della zona, che finora avevano subito questa invasione dei terreni coltivati, passando dalle poche vie che c’erano negli anni ‘90, frequentate da poca gente, a questa ragnatela di spit piantati ovunque, andando a cercare la roccia tra una pianta e l’altra”.
Infine, dichiarandosi comprensivo verso quei “chiodatori storici del veronese che hanno visto crescere questa cosa a dismisura, certamente non approvando lo stile e le scelte dei luoghi, ma tollerando la cosa in nome della tradizionale anarchia che regola il mondo delle aperture alpinistiche o pseudo alpinistiche”. Una tolleranza decisamente esaurita, proprio come recentemente è successo nella zona di Rovereto alla falesia di Castellano (e questo non lo sapevamo) dove “schiodatori roveretani hanno recentemente fatto piazza pulita in soli due giorni di tutte le vie della falesia, incautamente pubblicata su una importante guida austriaca”.
I commenti-2
Incominciamo con un commento firmato dalla new entry Apoca Tastasi, indirizzato soprattutto a Matteo (di cui ai precedenti commenti):
“Non siamo troll, siamo in tanti o comunque molti di più di quelli che pensate (credi che certe cose si riescano a fare facilmente da soli?) e il nostro obiettivo è proprio prevenire una Valdadige-Monte Baldo in pasto agli interessi politici ed economici di molti attori che non proprio lentamente stanno cercando di inserirsi, forti dei numeri alle loro spalle (non c’è solo il caso Tessari ovviamente, basta guardare a certi rifugi in quota o alla promozione turistica che si sta tentando di fare, o ancora alle guide alpine che lentamente si ergono a cultori e custodi del luogo, alle neonate associazioni “che-esistono-da-sempre-e-siamo-noi-a-non-essercene-mai-accorti”). Se sapessi leggere l’avresti capito dal manifesto, e non sono cazzate ecologiste come pensi tu. Solo che noi ci vediamo lungo, come altri prima di noi ci avevano visto lungo anni fa e sono rimasti inascoltati. Ma finché ci sono quelli come te che ritengono tutto una cazzata e una scusa per nascondere beghe tra chiodatori non andiamo avanti. D’altronde sei nato e cresciuto nell’era dell’individualismo sconsiderato, non puoi certo capire se qualcuno è in grado di agire senza un tornaconto personale… (Apoca Tastasi, 8 gennaio 2025 ore 14.30)”.
Gli risponde Matteo:
“Tu ti esprimi in maniera ben differente dalla serie di troll fin qui intervenuta… o almeno da alcuni di questi (nota che per almeno tre sono certo che siano la stessa persona). Detto questo, ti confesso (di malavoglia) che non sono certo nato e cresciuto nell’era dell’individualismo sconsiderato, ma sono decisamente un boomer, cioè semmai un’era di classi, lotte e ideali (più o meno malriposti).
Non era assolutamente mia intenzione definire cazzate le lotte in generale e quelle ecologiste in particolare e anzi una qualche parte l’ho fatta anch’io.
Ma invocare l’ecologia o la salvaguardia dell’ambiente per Tessari e la bassa Valdadige riguardo all’impatto di Mamma li Turchi o del Leone di Nemea, francamente, mi pare una cazzata.
Così come paragonare i rifugi in quota con la Valdadige, realtà incomparabili e sulle quali l’impatto della frequentazione e le fonti di inquinamento e degrado sono incomparabilmente diverse.
Ripeto, finora nessuno ha chiarito il reale motivo del contendere ed è per questo che l’ipotesi della beghe tra i galletti del pollaio appare piuttosto credibile. Se sbaglio correggimi, ne sarò felice. Ma usa argomenti adeguati per essere convincente (Matteo,8 gennaio 2025 ore 15.24)”.
Gli risponde Apoca Tastasi:
“Nel gruppo non siamo tutti uguali e ognuno si esprime come può, ma ti assicuro che il 65% degli anonimi è una persona diversa dall’altra. Su ciò che chiedi penso di averti già risposto: noi facciamo la nostra battaglia, che come obiettivo ha una battaglia più grande, sebbene la nostra competenza sia limitata alle vie d’arrampicata o al mondo montagna più in generale, e lì ci muoviamo. Siamo infatti in molti, ma non così tanti da riuscire a occuparci dei grandi problemi: sono cose però già dette e ridette nei commenti precedenti, siamo stati chiari. Quindi il reale motivo del contendere è la visione miope di un futuro per le comunità valligiane che stanno vedendo la longa manus della non gestione del territorio, ben nota sul Garda e su certa montagna, avvicinarsi anche dalle loro parti. Questo mi pare chiarissimo. I toni impiegati e i nomi sono intenzionalmente provocatori, ce la ridiamo insomma consapevoli della miriade di commenti sui NAR e sugli anni di piombo. Ci siamo dichiarati apolitici e questo siamo, ma il nome ci piaceva. Punto. Cosa non è chiaro? sinceramente fatico a capirlo…
Poi: non siamo ecologisti, ma ci teniamo a preservare la vita e i ritmi delle piccole comunità, non volgiamo essere costretti a trasferirci dal caprinese, rivolese o dove che sia mettendo in affitto la nostra casa perché fra 15-20 anni la mentalità turistico-lacustre sarà arrivata anche da noi. Quindi non siamo ecologisti, stiamo solo lottando per i nostri diritti contro chi, come i Valdalponi, se n’è sempre fregato del dialogo prendendoci per il culo e facendosi forti dei numeri dei loro seguaci, la stessa dinamica che sta portando avanti APS Verona, che guarda caso si è legata con loro (sebbene a molti dei suoi membri i Leoretti siano invisi, ma la legge del consenso impone questo e pertanto si sono mangiati l’ennesima merda) (Apoca Tastasi, 8 gennaio 2025 ore 15.37 e 15.46)”.
L’autorevole opinione di Beppe Vidali
L’ultimo aggiornamento di questa diatriba è un’intervista fatta il 14 gennaio 2025 a Beppe Vidali da Andrea Gennari Daneri, cui rimandiamo per la versione completa. Ricordiamo che Vidali è uno dei padri storici della arrampicata libera e sportiva della parte veronese della Val d’Adige, assieme a pochissimi altri come Eugenio Ciprian, Sergio Coltri o il non veronese Alberto Rampini, quelli già attivi al tempo in cui nasceva, grazie a Manolo, Roberto Bassi e Heinz Mariacher il gigantesco comprensorio di arrampicata sportiva di Arco di Trento e della Valle del Sarca.
Come premessa Gennari Daneri riferisce che di certo nell’intervista il dialogo poteva essere sbilanciato in favore dell’arrampicata tradizionale, quella senza dubbio caldeggiata da Vidali; e che, quindi, aveva interpellato Manuel Leorato, in rappresentanza della parte avversa, ma questi aveva declinato l’invito, “non riconoscendo Pareti come tribunale adatto per mettere sul piatto le loro argomentazioni”. Eppure le domande a Leorato erano semplici, spaziavano dalla storia del loro gruppo, ai chiarimenti sulle tecniche da loro usate, fino ai possibili piani di manutenzione del loro operato (si sa che le chiodature la richiedono).

All’inizio dell’intervista Vidali ricorda che la prima via ad essere aperta sulla bastionata di Tessari è stata Danza Celtica, di concezione alpinistica anche se chiodata a spit. In zona esistevano le via aperte sul Trapezio da Eugenio Cipriani: anche queste, se pur facili (al motto ‘facile è bello’), erano caratterizzate da una limitata chiodatura, dunque oggi non adatte alle esigenze degli arrampicatori sportivi.
Dopo un rapido riepilogo di come il trapano elettrico abbia necessariamente cambiato le cose, procedendo da un tipo di via dove i passaggi non erano regalati data la relativa lontananza degli spit fino a vie sempre più difficili ma ben protette, Gennari Daneri gli chiede un parere sulle aperture al limite tra roccia e bosco, dove vengono rimossi quintali di piante e di terra per mettere in luce il buon calcare.
Per Beppe la parola “rumego” usata in senso dispregiativo (soprattutto nel vicentino, mentre a Verona si usa di più “scaranto o scrozo”), si presta bene a definire quei tipi di itinerari. “Se applicata alle pareti indica settori friabili, vegetati, ingrovigliati, ma viene usata anche nell’intercalare dialettale: ‘ravanar sul rumego’ significa ‘ma in che casino ti sei infilato?’, per evidenziare una situazione a dir poco evitabile”.
Vidali fa risalire questa pratica alla squadra coordinata da Heinz Grill in Valle del Sarca: “Non è detto che tutto quello che c’è sotto le piante è bello, e se Grill e soci hanno azzeccato itinerari degni di nota e resi popolari, non è così per i Tessari e la Roda del Canal”. Qui riaffiora la vecchia polemica tra Grill e Gennari Daneri/Rolando Larcher, ma Vidali non se ne cura e insiste sul fatto che non è possibile “chiodare facile per tutti” perché i fruitori hanno percorsi ed esperienze diverse, dal principiante, a quello appena uscito dalla sala indoor, dall’allievo di corsi a colui che pretende la sicurezza come se gli fosse dovuta.
Afferma con certezza che il principiante oggi non possa essere approcciato al mondo dell’arrampicata in questo modo, invero assai comodo per gli organizzatori e quasi privo dei rischi relativi alla responsabilità. Così gli allievi tendono a confondere i propri limiti (che non conoscono) con i limiti della loro prestazione sportiva misurata solo su itinerari addomesticati.
Nel seguito dell’intervista Vidali nega che gli abitanti abbiamo mai espresso del malcontento, al massimo la richiesta di spostare una macchina per far entrare un trattore nella vigna… Il disagio si registra di più in coloro che frequentano quelle pareti, che però sono gli stessi che creano il problema…
E’ probabile che Vidali conosca le identità degli schiodatori, ma non si sbottona: si limita ad osservare che, dopo tutto questo casino suscitato, “il comune di Rivoli Veronese si è preso a cuore la questione e si è messo a capo di un progetto di outdoor che coinvolga anche l’arrampicata, costruendo le infrastrutture necessarie, ma rispettando le normali regole di tutela del territorio (proprietà private, siti di interesse naturalistici ambientali, ecc.)”. E aggiunge: “Vediamo ora se i trapani selvaggi si fermeranno!”.
Vidali poi prosegue con un interessante “distinguo” tra i chiodatori seriali (tralasciando però i professionisti). Ci sono i “falsi altruisti”, o egocentrici inconsapevoli: questi “non sanno cosa è la qualità” e sono “spinti dalla bramosia e dalla folla che dietro di loro li acclama come benefattori”. Poi ci sono gli “egocentrici dichiarati”, quelli che non rispettano le vie già esistenti pensando che la loro opera sia solo valore aggiunto. Il loro ego smisurato gli fa mitragliare di spit anche gli unici corridoi di roccia rimasti liberi. Infine ci sono i “visionari” che, irrequieti, sono continuamente sospinti alla ricerca di qualcosa di nuovo, qualche volta riuscendoci: ma quelle vie rimarranno tali o diventeranno altri siti popolari e affollati?
Vidali conclude il suo intervento affermando che, tutto sommato, la zona di Tessari è abbastanza limitata al confronto dell’enormità di terreno disponibile che offre l’intera bassa Val d’Adige, sia pur a prezzo di avvicinamenti più lunghi. Perciò auspica che la situazione non degeneri ulteriormente e che il fenomeno si arresti allo stato attuale.
Il commento
di Drugo Lebowsky
(pubblicato sulla pagina fb Arrampicata in Val d’Adige il 14 gennaio 2025)
Comunque, a monte di tutto, l’intervista a Vidali è una chiacchierata con uno che ha esperienza di quasi cinquant’anni d’arrampicata alpinistica e sportiva e che ha creato vie secondo i diversi stili in tutta la valle e non solo. Ovvero uno con tanta esperienza alle spalle che intervistato ha espresso garbatamente le proprie idee, frutto di una esperienza di croda diversa da chi ha iniziato da molto meno tempo. Queste idee ovviamente possono essere condivise o meno, ma mi pare gratuitamente volgare che alcuni di fatto lo taccino di saccenza, di voler imporre un pensiero unico o di essere rimasto a un tempo che fu. Sinceramente non ravvedo gli estremi per tali critiche e mi pare che ormai al solito si ragioni, o meglio sragioni, da tifosi. Se non accogli con favore le mie tesi ti contesto a priori. Manicheismo di campagna. Tifo da stadio paesano. E infatti in tanti subito a spostare l’attenzione sull’opinabile schiodatura, che palesemente ha dato il La all’intervista, ma santiddio le idee espresse vanno oltre al singolo fatto.
Anche Leorato si è espresso in merito secondo il proprio metro. Peccato non abbia colto l’occasione per esporre più estesamente le proprie idee accettando l’intervista. Poi, de gustibus…
17Scopri di più da GognaBlog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
La Roda non c’è più paradiso arrampicata per noi gente normale che non provoca alcun fenomeno di sovraffollamento solo benessere e indotto per territorio valorizzato l’hanno schiodata soliti quattro esaltati di merda se li becco ci penso io peccato lo sceriffo di Canale non è riuscito a beccarli e sì che lui gira per il suo paese con imbrago spit ecc sempre pronto anche di notte eppure questi stronzi non li becca ma come fa??? con le sue incredibili capacità dovrebbe già esserci riuscito e invece??? faccio appello a quelli come me gente che vuole solo scalare senza rotture di palle e pensieri su sovraffollamento ecc frega un cazzo non esiste come dicono i molti teorici del sovraffollamento solo cazzate beghe di quartiere come facciamo a fermarli dai coalizziamoci ‘dalponi e “vie facili per crucchi” facciamo gruppo e prendiamoli Gelido for tourism
Adesso è tutto chiaro: nel rustico sul Biffis ci faranno le calze delle corde.
mi intrufolo – esilarante Gelido, farsa pedagogica che mette in ridicolo i molti esponenti della fazione tessariota che così si esprimono per davvero, in alcuni casi pure peggio minacciando di violenze fisiche gli oppositori (chi sarebbero i fasci?) – con una chicchetta: il gruppo Calzedonia ha comprato il rustico con annessi poderi dove ora molti tessarioti parcheggiano: immaginate per fare cosa (oasi LIPU? regno di pace per i veri tessaresi? non credo…). Mi chiedo la convinzione di un alcuni nel continuare a considerarle beghe di quartiere da cosa derivi…
Infatti incoerenza totale va bene solo dove dicono loro e poi scusa questi credono di mettere in evidenza un problema quale problema a Tessari non è cambiato niente sempre uguale stesso paese e poi se non si lamentano gli abitanti va tutto bene secondo me sono gli unici a potersi esprimere loro e comune di rivoli che infatti vuole fare progetto outdoor per portare ancora più gente loro cosa c’entrano??? mi pare che la ragione sta dove sono i numeri no chiacchiere da professoroni qua sono solo egoisti che vogliono il loro giardinetto per sé come dice matteo gente che crede di avere il diritto ma il diritto di cosa contano solo i numeri e il consenso e l’approvazione del comune i problemi che pongono loro hanno rilevanza zero di fronte al consenso dei numeri secondo me
Per essere ancora più chiari : Meglio Mammaliturchi o il Leone o uno a caso dei sentieri di attacco e rientro , fruiti anche da escursionisti e clean climbers ?-Lì il bosco è meno verticale e non sono un problema ?
hai ragione expo e poi questi parlano di turismo i problemi della vita come dici tu sono altri queste sono pippe etiche degli invidiosi non valgono niente uno spit ciento spith che differenza fa??? e poi cosa c’entra se le vie sono tanto ripetute vorrà dire che sono belle no?? questo unico metro di paragone secondo me poi non so come la vedete voi a me comunque non me ne frega basta che mi lascino scalare e meno pippeeee andate a Gaza la si che ci sono problemi grezie
Dal mio punto di vista non è benaltrismo , è cercare di elencare i problemi e metterli in ordine di importanza : è più importante una fila di fittoni su MammaLi turchi , un merdaio di rifiuti a forte San Marco , o un altro merdaio fra la baia delle sirene e Torri ?-Nel mio piccolo lo spit mi disturba di meno , e forse disturba meno anche la natura e la selvaggina..Però può disturbare l’Ego di qualche eroe dell’arrampicata.
esatto expo di che vadino a rompere a quelli della a22 invece che a noi che portiamo solo valore aggiunto al territorio invece che queste seghe mentali sconclusionate da finti residenti chissà chi sono gente che si crede più forte di chi non si sa invece di pensare ha divertirsi e stare bene nella propria casetta sul lago come fai tu a Castion senza rotture di c….. giusto??? ora per colpa di questi c….ni l’unico vero abitante di Canale e scalatore rispettabilissimo si è trovato costretto ha mettere cartelli con divieto di arrampicata su MLT e lui è uno che si è sempre dato da fare per tutti bravissimo gira per il suo paese con imbrago chiave e spit appesi per ogni evenienza cosa gliene frega a questi invece di rompere che vadano a fare i 7a da un’altra parte
Perchè ha ragione Matteo : intelligenza o non intelligenza , persone belle o brutte , sono sicuro che ai residenti dei climbers rispettosi dei posteggi e delle vigne e di tutti i loro spint gliene fotta poco e nulla , anzi forse fanno anche lavorare il BB dei Tessari ..Invece nella generale confusione mentale di chi rivendica i NAR esce di tutto tranne che una linea coerente : nemici degli “scarsi” , clean climbing vs ferraglia , difensori delle ragioni dei residenti , odiatori del King Rock e dei Valdalponi , e chi ha protetto la via con che cosa , e se era o non era una guida alpina , e chi campeggia sul prato e scala clean che non inquina e non disturba “I becchi” ….Intanto escursionisti , ciclisti , cacciatori , falesisti , dagli anni di Pippo camminano , scalano rumoreggiano cagano e inquinano sulla dorsale Ma quante vaccate tutte insieme !
Interessante notare come la discussione qui sul blog continui a tornare su due punti davvero ridicoli che fanno poco onore all’intelligenza di chi scrive:
1. i 50 abitanti di Canale e Tessari
2. le beghe di quartiere
Si vocifera di un’alleanza in corso tra non-residents e non-abitanti che approfittano della copertura…però continuate pure a parlare della vecchia di Tessari
Gabriele, perdona, ma sei tu che per primo hai provato a cambiare il piano di questa conversazione collegando implicitamente “quelli di Tessari” con “due vie schiodate”.
Per primi lo avevano fatto gli scandalosi Nar e i sedicenti Rad (che mi gioco le scarpette non sono per nulla residenti…)
Io continuo a vederci solo una lite livello portineria di primedonne offese dall’invasione dell’orticello che presumono essere esclusivamente riservato a loro (per diritto divino, credo)
Ahaha! Ma siete seri a rispondere a Gelido? Non avete ancora capito che recita una parte per prenderla in giro?
grande gelido! Ho riso molto
Expo, cosa non era chiaro in “non è quello il punto” e “chi lo abbia fatto non lo so e non mi interessa”? si è incantato il disco? Devi essere proprio una personcina gradevole 🙂
Ma poi anche fosse come dici, perdonami, ma a me che me ne frega? Stai continuando a cambiare piano di conversazione senza un motivo, avendotelo già detto prima e avendomi tu ignorato, direi che o sei stupido o lo fai apposta. Tenuto conto che vai a caccia dei commenti che ti danno la possibilità di fare lo sceriffo senza avere la stelletta, forse propendo più per la seconda ipotesi. In ogni caso non è interessante conversare con te, sei noioso e fuori tema, spero sia l’unico argomento su cui sei così inappropriato.
Ti lascio ai tuoi deliri, stammi bene 🙂
Quindi i 50 abitanti di Tessari e Canal per 20 anni non si sarebbero mai lamentati con nessuno in comune, con la Polizia Locale , con cartelli , sbarre , o direttamente di persona dell’afflusso degli arrampicatori, del posteggio sulle vie di accesso , ed oggi avrebbero assoldato un killer per accoppare il cinghiale….
.
Non fa una grinza..
Matteo #60: come ho scritto nel commento precedente, non è quello il punto. La mia polemica era su chi dice che “a quelli di tessari non frega niente mai lamentato nessuno”, quando la verità è che ovviamente non ha chiesto niente a nessuno dei diciassette, e il fatto che nessuno dei diciassette abbia detto niente, perdipiù a lui nello specifico, non ti consente di dire che a loro non frega niente. Ma è un grande classico, soprattutto quando si tende a giustificare un proprio atteggiamento egoistico. E io ce l’ho con st’atteggiamento qui.
Poi non sarà difficile parlare con tutti visto il numero esiguo, ma ad occhio nessuno è andato mai a parlarci a tutti quanti uno a uno, scommetto. Quindi andiamo tutti a supposizioni, tu o chiunque altro puoi dirmi che ci sei andato e io non ho prove contrarie e son costretto a crederti. Ma io non mi riferivo a te, nel #56, quanto a una persona specifica.
E ribadisco ancora quel che ho detto sotto con un aneddoto vero: mio padre ha un orto e nell’orto ogni tanto gli entrava il cinghiale e distruggeva tutto. Esasperato, ha detto: potessi lo ucciderei, ma non so cacciare e non ho un fucile. Però in effetti c’è l’amico di gianni che…
Poi per un bel po’ nell’orto non ne sono più entrati, chissà. Sicuramente mio padre non gli ha sparato, d’altra parte lui non ha un fucile…
“occupati delle domande che ti faccio” ahahahah, mi fai scassare, anche arrogante, sembri il pubblico ministero, ma dandomi del tu. Ma non mi fai neanche arrabbiare, mi fai quasi tenerezza, perchè io sto parlando d’altro.
Ma visto il tuo tono intimidatorio, impauritissimo rispondo candidamente che ne so un cazzo, io. Non sono neanche mai stato nella parete in questione e nemmeno per sbaglio nel paesino, se è per questo. E…?
Cosa ho scritto nei miei messaggi precedenti? il punto è il tono e la saccenza/arroganza di chi difende le cose perchè gli han tolto il giocattolino. Infantili ed egoisti, son gli stessi che porteranno a vietare l’arrampicata in vari posti…vedrai cosa ci riserverà il futuro. Ho scritto per quello, perchè a me gli arrampicatori così han rotto il cazzo. Vuoi esempi di cosa porta questo menefreghismo nei confronti della collettività? Ne ho quanti ne vuoi, e il futuro ce ne riserverà parecchi.
Tornando al caso in questione, chi lo abbia fatto non lo so e non mi interessa. Ho letto quello che han letto tutti, non sono local, ma non per questo non devo avere un’opinione. È inutile che ti impunti su dieci parole su duecento, arrivando nel prossimo messaggio a sostenere la tua tesi: perché poi, rileggendo tutti i miei messaggi precedenti, ti accorgerai che non ho mai scritto che sia interessante chi lo ha fatto, mi interessa perché e mi interessa che alla fine non l’abbiano vinta i bambini; quelli che stanno di qua, quelli che stanno di là.
Come non essere d’accordo con Gabriele #56?
Tranne che per il finalino
“Perchè immagino che per dire questo tu abbia parlato con tutti [gli abitanti di Tessari]…in effetti nessuno ti ha mai detto niente, probabilmente, ma ti hanno schiodato due intere vie”
E solo per far notare che in effetti non dovrebbe essere poi così difficile parlare con tutti i 17 abitanti di Tessari, che mi sento di scommettere, non hanno schiodato proprio niente!
@ Gabriele
.
Occupati delle domande che ti faccio e non del commento : sono i 20 abitanti di Tessari e i vecioti di Canal che stanno schiodando vie fra proclami che definire confusi è un eufemismo ?
Expo, non far finta di non aver capito il messaggio precedente, dai. Non dare risposte cretine per il solo gusto di darle, dai.
Che anche se io non so nuotare e odio quelli che vanno in barca a vela, se voglio rubargli la boa non preoccuparti che la boa sparisce. Non facciamo i finti tonti, e soprattutto, non travisare quello che ho scritto prendendone mezza riga. Non è elegante, e non fai una gran figura
Era chiara l’ironia, e se non lo era è perchè sei in malafede, dai.
Tu Gabriele hai una lista di Tessariani e Preabocchesi che odiano gli arrampicatori scarsi e sanno schiodare una via dal basso ?.Parliamone dai …
Gelido, se la politica non ti interessa e non la capisci, evita di dar dei fascisti a cazzo, dai. Che passi dall’essere ininfluente al dar fastidio. Che il fascismo è malauguratamente una faccenda seria, non certo legata a sti quattro deficienti che sono gli arrampicatori (faccio parte della categoria, lo dico a scanso di equivoci). E sparar sentenze a caso come stai facendo mi sembra francamente ridicolo. Sei indifendibile, e non per quello che dici che a me non cambia la vita manco di un millimetro, ma nel modo di porti.
Visto che non metti manco il nome, cosa perdi tempo a rispondere (a chi poi non è chiaro) a queste che tu definisci “prediche”? Tu continua a ringraziare i tuoi amici -che io non so chi siano, per cui lungi da me prenderne le difese visto che san benissimo come arrangiarsi da soli direi- in ogni singolo commento, sembri un religioso a Lourdes che ringrazia la madonna. Anche meno, Gelido, anche meno. Hanno fatto dei buchi sulla roccia, non hanno portato soccorsi a Gaza.
Anzi, ammetto che con questo atteggiamento mi stai facendo venire voglia di partecipare alla prossima schiodatura: è un po’ distante da me, ma ne potrebbe valer la pena. È per via di atteggiamenti del genere, che poi succedono i casini, per l’arroganza e l’incapacità di sostenere un dialogo, trincerandosi dietro al “a me non me ne frega un cazzo, voglio solo scalare”. Come i bambini, tipo. Dopo i 18 si dovrebbe riuscire a parlare di qualcosa che non sia solo scalata, ma evidentemente non è il tuo forte. Ma direi che siamo tutti abbastanza grandi e vaccinati, e visto che non vuoi la politica e non te ne frega un cazzo di nulla, propendi per l’anarchia. Molto bene, prendi però il bello e il brutto dell’anarchia: che come i tuoi amici si divertono a chiodare e tu a scalare, altri si divertiranno a schiodare. È un gioco per tutti, fino a quando non si fa sul serio. D’altra parte a te va tutto bene finchè ti lasciano il tuo giochino, poi te lo tolgono e fai i capricci.
Ah, per chiudere: “a quelli di tessari frega niente” è proprio una chicca, molto divertente. Perchè immagino che per dire questo tu abbia parlato con tutti…un grande classico degli arrampicatori, quello di parlare con i locali per chiedergli se arrecano disturbo prima di inoltrarsi nelle loro lande, fermandosi casa per casa. O mi stai dicendo che hai tratto questa conclusione perchè nessuno ti ha mai detto niente…? No, in effetti nessuno ti ha mai detto niente, probabilmente, ma ti hanno schiodato due intere vie. Tranquillo, sarà un caso.
Ma d’altra parte, eri arrogante in un verso (quello contro), lo sei anche ora nell’altro (quello a favore). Complimenti, abbiamo trovato qualcosa in cui sei coerente!
Se la canta e se la suona.
Siamo alla farsa.
a me non frega un cazzo di politica e beghe tra fazioni dispettucci di gente invidiosa io non sono nè di destra ne di sinistra mi interessa solo scalare e che nessuno mi faccia la predica spit no spit e cagate varie e per questo ringrazio sempre chi si prodiga per aprire vie per tutti a costo zero così con i miei soci io salgo da modena l’altro scende da trento ci troviamo a mezza via che arco è troppo distante e ci divertiamo a quelli di tessari non frega niente mai lamentato nessuno e comune di rivoli contento e pronto a investire per progetto outdoor ho parlato con un abitante molto attivo in zona e promotore delle vie dei GRV lui si che ne sa e si prodiga per la scalata in valle grazie anche a lui
“[…] se sei fascista anche tu […].”
Gelido, prima di insinuare o ipotizzare che gli altri siano fascisti, bisogna domandarsi: “E io lo sono o no?”.
guarda fabio non capisco a cosa tu ti riferisca il mio commento mi sembra chiarissimo se sei fascista anche tu non so cosa dirti io sono per il “vivi e lascia vivere” ognuno è libero di scalare come può aprire come può e passare il proprio tempo libero come meglio crede per questo grazie sempre ai ragazzi Gruppo Rocciatori Valdalpone per il grandissimo lavoro di disgaggio chiodatura potatura per aprire itinerari adatti a tutti anche a chi come me data età e condizione fisica non potrebbe scalare normalmente grazie
Tiro fuori dal cilindro un vecchio dibattito, visto che tanti vorrebbero indagare le ragioni che innescano queste faide, ma ve la ricordate la questione finalese? All’epoca uscì un titolone basato su dichiarazioni del CAI e associazioni locali che invitavano alla chiodatura responsabile, immediata la reazione dei finaleros che gridavano ad un “infelice decrescita” (per usare un eufemismo) che minava le opportunità di turismo fondato sulle chiodature realizzate gratuitamente dai locals, persino Gallo intervenne accusando, tra gli altri, il sindaco. Ora, sembra sempre che l’esito del dibattito debba andare a favore su chi esercita meglio il proprio ruolo, ovvero i climber forti hanno ragione, quelli amatoriali no; i chiodatori hanno ragione, i fruitori no, come se a stabilire dove penda la ragione debba essere sempre il più forte. IL punto è che, volendo essere intellettualmente onesti, sebbene la dedizione (ovvero il tempo, le energie e i soldi investiti) ci permetta di pesare il valore di un individuo, questo non lo esime da rispettare il vigente ordinamento e/o dei solidi principi (tipo la sostenibilità ambientale e sociale) e visto che la chiodatura è una materia non regolamentata che viene in genere realizzata su suolo pubblico o privato di terzi col solo benestare degli enti locali e dei residenti mi sembra difficile che qualcuno, per quanto forte o bravo che sia, possa rivendicare questi spazi e stabilire chi e come possa frequentarli. Andrea Gallo, per fare un esempio, ha chiuso un 8b+ ma non potrà mai permettersi di dire al CAI “voi le vostre scuole non le potete portare sui settori di Finale” (che poi un giorno qualcuno mi dovrà spiegare perché le scuole CAI no, ma quelle FASI, UISP, Guide alpine, persone senza alcuna competenza e/o titoli sì). La schiodatura non è forse l’esito di problemi rimasti trascurati? Se deturpo il paesaggio (nella falesia dell’edera qualcuno ha avuto la grande trovata di rimuoverla), abbandono rifiuti, dulcis in fundo intaso il territorio, ergo lo tratto come fosse un parco giochi, presto o tardi qualcuno sceglierà di agire mediante vie formali o, come in questo caso, sostanziali. L’arrampicata è nata da una rivoluzione culturale, che accantonava gerarchie e formalità a favore del gesto atletico, i risultati sono stati strabilianti, ma questo non esime anche i più bravi dal dialogare con chi ha a cuore la conservazione dell’ambiente e delle comunità, a volte è proprio l’arrampicata a fornire nuova linfa vitale per queste ultime (l’ambiente invece, a dispetto di chi sostiene che l’erba vada tagliata, gli alberi potati o abbattuti e i sentieri battuti, è capace di amministrarsi da sè, chiedetelo a qualunque dottore forestale) tutto sta ad una frequentazione civile e consapevole, tolta quella resta l’anarchia.
——— IL DEMOCRATICO ———
“[…] questi fascisti bisognerebbe ammazzarli tutti o spaccare gambe se si trovassero in fragrante.”
P.S. Gelido, la “fragranza” non ha nulla a che fare con la flagranza.
😀 😀 😀
Mi sembra sia stia un po’ esagerando coi toni. Piu che drogato di arrampicata ne sono schiavo….ho provato a smettere più volte attraverso matrimonio/lavoro/ case ecc…..anche riuscendo a smettere ma poi c’è sempre l’amico che ti invita a fare un tiretto e tac…. è una attimo ci ricaschi dentro…..
Comunque sia …..ho pagato e pago un prezzo alto per seguire questa vita sacrificando quasi tutto famiglia carriera ecc ecc…..
Sul tema schiodature rimango contrario soprattutto se ci sono motivazioni e rivendicazioni del tenore di climbers go home….però ripeto sono opinioni….relative discutibili e personali….ora vado che devo fare un’altra serie al trave
non capisco che problemi avete con una via come Leone di Nemea secondo me bellissima eppure schiodata anche se valore aggiunto per Tessari e in generale la valdadige sempre grazie al GRV per tutto quello che avete fatto negli anni per noi a tessari e non solo permettendo a tutti di divertirsi in tranquillità senza preoccupazioni spit vicini arrampicata facile comodo avvicinamento grazie! io non ho parole davvero questi fascisti bisognerebbe ammazzarli tutti o spaccare gambe se si trovassero in fragrante!
“voi ce l’avete con chi non fa il 7a”
Ma voi chi, Gelido?!?
Ok che ti interessa solo scalare e che hai cambiato idea, ziobbono, però un minimo di italiano, logica e risposte sensate se vuoi interloquire con altri farebbero piacere…
Guarda io partivo da un’idea ma mi sono totalmente ricreduto e ora la penso così e non ho tempo sinceramente da perdere con questi filosofeggiamenti voi ce l’avete con chi non fa il 7a e quindi volete schiodare tutte le vie facili siete io non voglio saperne niente lasciatemi in pace ok? totale solidarietà al GRV per l’immenso lavoro di chiodatura di itinerari alla portata di tutti che ci permettono di divertirci e staccare la spina nei fine settimana, il nostro “giocattolino”, se così possiamo chiamarlo. A voi che vi frega andate a fare il 7a da un’altra parte oppure saltate gli spit. Totale condanna alle schiodature di questi terroristi fascisti!!!
Gelido3.0…veramente ti sei tirato in ballo da solo, visto che hai scritto che concordi pienamente con il pensiero di un altro, e che “queste schiodature sono da condannare senza se e senza ma”. Se non volevi tirarti in ballo potevi startene nel tuo direi, e continuare a strizzare tacche. Che c’entro io? Tanto quel che hai scritto conferma quello che ho detto, che ti interessa solo scalare, e che siamo tutti (“noi”…?!) degli esaltati.
In ogni caso direi che “a me interessa solo scalare” non conferma altro che quello che ho scritto, una visione decisamente egoistica del mondo. Niente di nuovo nel mondo dell’arrampicata (e probabilmente estendibile al resto). Peccato però che partecipiate a discussioni in cui non portate nulla se non quell’egoismo lì, che non mi pare un valido argomento a supporto di alcuna teoria. Ma è bello che perdiate prezioso tempo che invece potreste dedicare a chiuderle basse, encomiabili!
“a me interessa solo scalare … e non voglio rotture di coglioni o gente che mi parla di etica e di massimi sistemi”
ma tu sei lo stesso Gelido 3.0 che applaudiva alle schiodature in nome scrivendo:
“Pensate all’impatto che hanno avuto su quei luoghi le vie dei vari Leoretti, eppure nessuno si è mai indignato perché tanto ci si va il fine settimana divertendosi e non si parla mai di quanto ferro ci sia in parete, delle centinaia di auto parcheggiate, del disturbo della flora e della fauna, del danno alla popolazione”
Chiedo per un amico….
ciao Gabriele visto che mi tiri in ballo delle tue battaglie non mi interessa nulla a me interessa solo scalare ho altro a cui pensare nella vita tipo lavoro ecc e il fine settimana mi diverto e cerco di staccare la spina e non voglio rotture di coglioni o gente che mi parla di etica e di massimi sistemi siete tutti degli esaltati secondo me. Andate a scalare che è meglio!
Il fetido (e magari anche gelido3.0 che dice di concordare in pieno), “sottrarre tempo alla scalata e all’allenamento” è la chiara definizione di chi è drogato di arrampicata.
Che va bene, fatti tuoi. Ma esistono altre cose nella vita che non siano solo le tacche e le scarpette, che ne so, te ne butto lì un paio: l’etica? un senso di comunità? il rispetto? gli ideali?
Trovo più intelligente chi si prende la briga di “perder del tempo” (questa è la tua visione del mondo) per pensare anche un po’ oltre la scalata, per vedere un poco cosa c’è aldilà di un pezzo di roccia e degli spit, che non chi scala, e se non scala si allena per scalare.
Ma tu non ti limiti a dire cosa faresti tu…tu vai oltre, tu punti al meglio! E così chi prova a non avere un pensiero ristretto alle reglettes e alle sditate -giusto o sbagliato che sia quel pensiero aggiuntivo- viene etichettato come “subumano, frustrato e depresso”. Sarei curioso di sapere tu come ti definiresti se parliamo nei confronti della vita vera (e non della scalata, troppo facile così), ma posso anche vivere senza saperlo.
A me verrebbe da dire che, forse, in quelle etichette ci stanno meglio quelli che non riescono a pensare ad altro che ad usare il mondo per il loro puro interesse personale. Non quelli che provano ad avere un’idea di mondo e a “perdere” delle giornate di scalata per difenderla, quell’idea.
E questo lo dico, nota, aldilà della ragione o del torto di chi fa questo, cosa della quale non ho detto mezza parola: pensa un po’.
Concordo in pieno @fetido: queste schiodature sono da condannare senza se e senza ma! Pessimo il commento 35, soliti galletti che alzano la cresta solo sul blog ma se li trovi poi in parete…bah!
Ad ogni modo sono giunto a queste conclusioni: 1.prendersi la briga ( fatica e tempo) di schiodare delle vie per me è inconcepibile ( sottrarre tempo alla scalata o all’allenamento). 2. Se non fossi uno scalatore volessi allontanare e dissuadere le folle da certi siti ( troppe auto, troppo casino ecc ecc )agirei diversamente….
Quindi a mio avviso in tutti i casi sopra citati si tratta di persone subumane frustrate depresse e probabilmente anche un pochino ignoranti…….
Luciano
parto dal fondo, si nonostante il fango alzato qualche bella perla qui sul GB si riesce ancora a intravedere e pescare.
Probabilmente hai ragione i chiodi li hanno sempre tolti ma le ragioni erano poche e diverse ,me ne vengono in mente 2 ; per tanti era un negozio da espropriare dai sempre ( costosi )chiodi e ad altri invece era dato mansione di tenere “pulito”e il più possibile vicino al nr.dei chiodi dei primi salitori mai comunque nelle palestre,ancora non ribatezzate ” chicchamente “falesie.
L eco per la divulgazione come dici giustamente non era mediatico era quello dato dalle pareti ,gli incontri nei rifugi i bar simbolo e chi le frequentava le sedi sezionali…altri tempi ,altre ere , meno strepiti.
Se la seconda e terza ernia non mi bloccassero come un opinel arrugginito nei tentativi e accenni di presunte e presuntuose Dülfer dove scopro un nervo sconosciuto dal nome crurale che già la dice lunga sul dolore che provoca starei come te distante dai social ma attaccato ancora un pochino al verticale.
Ciao
“sono contento di non vivere questa social arrampicata ,alla deriva di oggi.”
Non mi è chiaro se non arrampichi più per questo motivo o per altri, ma indipendentemente da ciò nessuno ti obbliga a vivere l’arrampicata in modalità social, io vado ad arrampicare oggi esattamente come negli anni 80 e 90, social o no. Dopodichè la questione schiodature è sempre esistita, solo che ad amplificarla c’erano le riviste con le loro tempistiche. Oggi il danno credo venga più da chi dà troppa importanza a queste beghe, più se ne parla e più i galletti alzano la cresta, vedi 35, rendendosi sempre più ridicoli.
Riflettere, gente, riflettere.
Tra i vari commenti, non vedo sufficientemente sottolineato l’ovvio: distruggere il lavoro altrui e lasciare manifesti vagamente inneggianti a pratiche ‘rivoluzionarie’ (cioè lesive della libertà altrui) in modo anonimo è da infami. Se vuoi farlo, lo fai assumendoti le tue responsabilità (come avvenuto in caso di schiodature ben più famose e rilevanti, a partire da quella della via del Compressore sul Cerro Torre). Se non ti assumi la responsabilità mettendoci il nome, primo: sei consapevole che stai commettendo qualcosa di scorretto; secondo: qualunque appiccicata ragione etica viene di per sé squalificata.
Vista l’intensità numerica e il presunto tenore intellettuale dei commenti ai Turchi arrampicatori, commento da qui citando ciò che è appena successo in una falesia sarda
https://www.lanuovasardegna.it/nuoro/cronaca/2025/01/20/news/sorpresi-mentre-bucano-una-falesia-sanzionati-1.100648894?_gl=1*1e0rijx*_up*MQ..*_ga*MTkxOTkzMzQ2Ny4xNzM3MzczNzQ2*_ga_SNT7BDLZXJ*MTczNzM3Mzc0NS4xLjAuMTczNzM3Mzc0NS4wLjAuMA
Questi babbei agiscono senza sapere cosa stanno facendo, addirittura attraverso un corpo di polizia volontaria.
Mamma li Turchi è da dilettanti.
Il leone si è addormentatoPaura più non faAi Tessari la grande paceFra poco scenderà
Il leone si è addormentatoLo spit più non nuoceràIl caiota nella pianuraPuò correre a richiodar
Corri, corri, caiota
Il leone si è addormentatoE più non tedieràOgni sasso che ha trematoGiustizia presto avrà
Da quando il leone dorme c’è pace nei nostri cuor
pur i nostri animi ancor sazi non son 😉
Avevo letto un po di giorni fa della falesia dell’isla bonita paterna e mi sembrava strano non venisse data voce al fatto , cose che avvengono leggo un po ovunque anche dalle parti Piemontesi. Da qualche parte dentro me provo le stesse strane emozioni/contrastanti poco fa citate dal mio omonimo Migheli,non sei poi così strano,origini e conservazione sono ottime e comuni doti.
Avviene e avverrà sempre più spesso visti i numeri seriali di chiodatori che per propri presunti spazi di libertà si appropriano di migliaia di itinerari con un appetito di falesia inspiegabile e quel che peggio insanabile.
Se l’arrampicata fosse un gioco (ma lo è?)da tavolo sarebbe un “arrampicopoli” e la cartella imprevisti della schiodatura sarebbe presente,come quella delle probabilità e che avvenga un giorno un incidente procolpa imputabile ai sabotaggi(spero vivamente mai) è umano e statistico.
A qualcuno piace rotto è frase vera; ,mi ricorda quel contadino che aveva un bellissimo tiglio che però veniva bucato dal picchio e per risolvere lo tagliò.
Libera ,sportiva ,classica ,artificiale,trad o in qualsiasi modo la vogliamo chiamare era un mondo e modo che per vent’anni mi ha regalato tanto ,sono contento di non vivere questa social arrampicata ,alla deriva di oggi.
Migheli. Eh sì la nost-algia del “nido” fisico, sociale, emotivo è un sentimento bello e molto umano. Ancestrale, dolce, anche se un po’ malinconico, come un giorno di pioggia. Ma se la perdita è vissuta come un’invasione del nido allora la reazione più probabile è l’aggressività difensiva. Dall’altra parte la reazione è simmetrica: ma come, guarda cosa ti ho portato e regalato e tu reagisci così, maledetto ingrato! Ti assicuro di averla provata ogni tanto come emigrato quando ho visto rigettati quelli che io consideravo non “invasioni” ma regali. Se scatta questa “escalation simmetrica” come la chiamano gli psicologi sociali e’ finita, finché uno dei due non fa un passo indietro o almeno di lato, ma nel frattempo i danni collaterali possono essere pesanti. Ciao
Quello che intendo dire è che non ho mai sentito nessun ciclista o nuotatore o tennista lamentarsi come si lamentano i climbers del sovraffollamento…. è chiaro Che certe domeniche non vado nei posti con 1 Min di avvicinamento….. Giusto per correttezza di linguaggio arrampicata libera non significa sportiva. L’arrampicata sportiva è per definizione libera cioè non si tirano i rinvii e non si appoggiano i piedi sugli spit…
Ad ogni modo penso che l’arrampicata sportiva tra poco passerà di moda……ma figuriamoci a chi verrebbe mai in mente di farsi venire l’artrite alle mani ,stare al freddo a fare sicura, rinunciare a carriera, famiglia , pranzi aperitivi….dormire in furgone……per tirare 2 tacche di merda…..dai non ci credo che i giovani d’oggi ambiscano a questo ….. almeno spero
Fare tutto in “Total trad” ( perchè poi non fare senza corda o a piedi nudi ? ) , vuole dire che le vie a spit si rimboschiscono e i simil sentieri ben protetti o superproteggibili diventano immondezzai ?.La ggente in ambiente dà fastidio anche se “trada” , campeggia , posteggia caga e sporca lo stesso , ed arricchisce i paesi vicini allo stesso modo..Per me ha ragione il fetido , si stà menando il can per l’aia.
IlFetido, se frequenti le Apuane é ovvio che queste cose non le vedi. Non puoi compararle con il Nord Italia. Non dico per bellezza, si intenda, io amo le Apuane. Ma la loro frequentazione é fortunatamente limitata ai piú curiosi o amici di chi conosce bene queste montagne
Placido, sono sterili, perchè non c’è la volantà di venirsi incontro, rispettando i reciprochi campi d’azione. Ognuno vorrebbe imporre la propria mentalità agli altri. E quello che oggi è evidente, è la tendenza a voler omologare tutto per far fare tutto a tutti, chiaramente in sicurezza. La sicurezza il dogma della società di oggi.
Quanto all’arrampicata sportiva, contro la quale non ho nulla!! Prima si chiamava arrampicata libera, ma poi durante la sua evoluzione di libero non aveva nulla, ed era logico che per poterla praticare non avrebbe potuto avere nulla. Il problema però è che si tende a sportivizzare il più possibile. Invece ognuno dovrebbe rimanere a coltivare il proprio orticello, senza invadere quello degli altri. Facile no?!?!?
Io comunque tutto questo affollamento non lo vedo. Qualche domenica sicuramente in qualche falesia con corsi vari …..ma scalare è un’ altra cosa……Viva gli spit e ben messi, che non è poco.
Benassi al #10:
Dissento parzialmente.
L’arrampicata sportiva non “doveva” fare proprio un bel niente.
L’arrampicata sportiva si propone di ricercare la difficoltà su terreni che non sarebbero proteggibili senza forare la roccia (per favore ci venga risparmiato il ritrito commento che chi è forte -definire forte- non ha bisogno di proteggersi, oppure “eh ma gli Inglesi”, “eh ma le torri di arenaria ceca/sassone”, ecc.).
Sono però d’accordo con te che attrezzare itinerari sportivi su terreni che si presterebbero anche all’arrampicata senza protezioni fisse sia “invasione di campo”, ma siamo alle solite discussioni a mio parere sterili.
La soluzione mi sembra piuttosto che semplice, si fa tutto in total trad. Lo spit ha rivoluzionato questo sport e rovinato la sociologia dell’arrampicata.
Noi siamo ospiti sempre e ovunque, nessuna opinione é quella vera. Uno stile pulito permetterebbe una diminuzione dell’afflusso di vie altamente frequentate perché facili.
In Sardegna una falesia in meno non é una grande perdita.
Non fa parte della società odierna. Roba da barbari cavernicoli.
Il caso sardo si inserisce in una cornice che investe anche altri ambiti, primo fra tutti quello della transizione energetica, non a torto vissuta localmente come un “far west” in mano alla speculazione energetica. Sono forme di riappropriazione identitaria molto sentite.
Devo confessare che io stesso -oriundo sardo, “studiato” e residente a Torino da oltre 60 anni- avverto un inspiegabile moto di fastidio ogni volta che leggo dell’apertura di nuovi itinerari di arrampicata ad opera di “continentali”. A cominciare dalle splendide cronache del nostro anfitrione, che pure -beato lui- negli anni 80 operava in una terra di nessuno. Avverto l’irrazionalità dei miei sentimenti, indotti evidentemente da una pulsione etnica insopprimibile (magari Pasini ne troverà il bandolo); ma se li provo io questi sentimenti, immagino come li possano provare i climber locali.
Buon giorno.
Ho iniziato ad arrampicare nell’80 a Erto. Poi un paio di corsi con guide,poi via in montagna.
Con riferimento a quanto dice Giovanni Massari sul”perche’ non dare a chi esce da sale di arrampicata la possibilità di ritrovare le stesse modalità all’aperto ” vi chiedo un parere. A me non sembra necessario far trovare il ‘muro pronto’ a questa nuova generazione di arrampicatori prestanti ed atletici.
Lasciare che si arrangino No?
Placido. Si certo, il foresto che invade magari anche portando qualcosa di nuovo e forse utile, ma è foresto. Anche se lo concordi con gli enti preposti c’è sempre qualcuno che lo ritiene comunque un’invasione di campo. Figurarsi poi se viene da realtà considerate tradizionalmente di “invasori”.
Pasini, a me sembra che il “caso sardo” (ma non solo sardo) sia piuttosto una manifestazione di rifiuto verso ciò che viene percepito come usurpazione del territorio.
“Qui è nostro e decidiamo noi cosa e come farlo, non i continentali/foresti”.
Il caso sardo segnalato da Migheli si riferisce al riemergere di un sentimento antico: l’ostilità verso il “foresto”. Non riguarda solo la schiodatura ma anche ad esempio la distruzione della segnaletica o di semplici facilitazioni (ponticelli, corde e passamani..) sulla rete sentieristica. Viste di persona, posso assicurare, nelle zone dove opero io. Una sorta di “facciamoli divertire a casa loro” tanto a noi non viene niente o ben poco. La cosa che mi colpisce nel caso in questione è il fatto che si tratti di giovani. Nella mia esperienza personale si tratta di solito di fasce anziane della popolazione, a volte un po’ emarginate e periferiche, che hanno fatto una scelta voluta di isolamento e non vogliono persone foreste tra i piedi. Però può essere che anche nei gruppi degli arrampicanti, accanto a fasce giovanili con una mentalità globale, cittadini del mondo, senza radici, riemergano attaccamenti profondi alla radici accompagnati da ostilità verso ciò che è vissuto come una minaccia. E’ quello che accade per altre problematiche. Non sarebbe certo una novità nel costante pendolo apertura/chiusura che caratterizza le comunità sociali.
Molto interessante l’articolo di pareti sulla Sardegna. In un certo senso siamo al solito dilemma: tutti vogliono i soldi del turismo, ma senza i turisti….in una società dove essere bianchi/ maschi/ magri/ etero è diventato un problema…….. Figuriamoci chiodare una falesia
Segnalo invece quest’altro recente episodio di schiodatura, stavolta in Sardegna:
https://pareti.it/schiodature-a-raffica-rivendicate-adesso-e-il-turno-della-sardegna/
In questo caso l’atto vandalico ha delle rivendicazioni di carattere antropologico/identitario, sulle quali -a differenza della beceraggine veronese- forse meriterebbe fare qualche riflessione (ferma restando la condanna dell’atto).
Pasini: autostrada, facilità di accesso, avvicinamento irrisori e aumento dei tesserati/praticanti coi sono anche qui.
Il problema è il personalismo che si è evidentemente venuto a creare in quella particolare realtà (particolare non per una specificità veronese, ovviamente) e che può essere risolto solo attraverso l’incontro delle parti; e su questo non sono fiducioso.
Seguo con curiosità il dibattito che si è aperto sulla pagina :”Arrampicata in Val D’ Adige ; qualche “Big” si è esposto e le posizioni stanno a poco a poco chiarendosi , anche se rimane una grossa ambiguità di fondo su quale sia :”Una Valdadige ideale” per i critici dei tessariani..Ho la sensazione che la montagna si appresti a partorire un topolino.
Aggiungerei anche, Antonio, che avete fatto un bel numero di vie e falesie belle, con difficoltà di tutti i tipi e alcune zone lasciate trad.
Migheli. Quella che tu descrivi è una soluzione riuscita di mediazione/coinvolgimento. Si potrebbe anche citare Val Pennavaire. Personalmente è l’opzione che ritengo più percorribile però dobbiamo riconoscere che non sempre funziona putroppo e se ne devono studiare le ragioni, non sempre attribuibili alla cattiveria@ umana o al consumo di alcool e sostanze varie. Se li’ è andata storta bisognerebbe capire le ragioni altrimenti predichiamo nel deserto. La patologia può insegnare molto a proposito della “normalità”. Però finora sono troppo impegnati sul ring e non riescono a fare un passo laterale e a guardarsi da fuori. Sono dentro la trappola di un gioco ripetitivo che potrebbe interrompersi per sfinimento o continuare ancora a lungo. E vissero insieme infelici è scontenti. Forse questi commenti da fuori possono aiutare. Almeno me lo auguro.
È evidente: si possono trovare la solitudine e il silenzio anche sui sassi (al n.7). Al contrario si può arrampicare in montagna senza trovare nulla: in questo caso diventa inutile e dannoso andare in montagna. Sarebbe meglio confinare lo sport nelle palestre, al chiuso o all’aperto che sia.
Adesso vi racconto un’altra realtà. Faccio parte, nel mio piccolo, della comunità non strutturata dei numerosi chiodatori che in Val di Susa stanno aprendo sempre più siti di arrampicata, sia monotiri, sia vie lunghe, sia sportivi sia trad. Ci conosciamo, ci rispettiamo e all’occorrenza collaboriamo fra noi. Ci occupiamo anche della manutenzione dei siti. Pur non essendo la maggior parte di noi valsusina, siamo in ottimi rapporti con le amministrazioni comunali e siamo ben visti dalle comunità locali, anche perché i climbers qui rispettano le aree riservate ai residenti e a fine arrampicata contribuiscono all’economia locale. Collabiriamo con le varie benemerite associazioni locali, che stanno recuperando la sentieristica e che ci danno una mano a ripulire gli accessi alle falesie.
Questa non è una situazione da “migliore dei mondi possibili” alla dr. Pangloss: illustra semplicemente quanto credo capiti nella maggior parte del Paese. Quella descritta in questo articolo, e negli innumerevoli che l’hanno preceduto, mi pare una specificità campanilistica tutta veronese, che francamente è anche stucchevole, per parlar forbito.
La questione sottostante è una constatazione oggettiva. L’aumento dei praticanti di attività ludiche varie, dall’arrampicata alla MTB passando per la raccolta dei funghi e il suo impatto sull’ambiente e sulle comunità locali. Di fronte a questo fenomeno la gamma delle reazioni è fondamentalmente classificabile in tre opzioni che vediamo in atto in diverse zone del paese. La prima: assecondare il fenomeno con l’idea che i prezzi pagati saranno compensati dai vantaggi che i locali ne ricaveranno. La seconda: contenere e gestire il fenomeno con provvedimenti diversi a seconda delle situazioni cercando una mediazione tra gli interessi. La terza: contrastare il fenomeno con azioni anche dure di scoraggiamento compresi nel casi estremi distruzioni di infrastrutture o sabotaggi delle auto dei frequentanti: colpirne uno per educarne cento. Che fare? L’opzione che scelgono i diversi attori sulla piazza (quindi anche ciascuno di noi) dipende con quali portatori di interessi ci schieriamo e da quali azioni riteniamo più efficaci per raggiungere gli obiettivi. Avremo dunque i tre “partiti” che sono emersi nella discussione: il partito dei sostenitori attivi dello sviluppo convinti che comunque è inarrestabile e che la giostra del business indotto deve girare, il partito dei moderati che crede nelle possibilità di gestione e di accordo, il partito dei sostenitori della distruzione creatrice convinti che per costruire bisogna a volte anche distruggere, costi quello che costi. Sono sempre le stesse note, sempre uguali, seppure declinate in modo diverso e con colori e toni cangianti, La base è lo stesso spartito, oserei dire anche la stessa gamma di profili di personalità, gli esiti cambiano nel tempo. Da pompiere volontario ritengo sarebbe già un passo avanti per raffreddare l’incendio ed evitare che vada fuori controllo, che ciascuno dei tre partiti fosse consapevole degli errori dei suoi predecessori, storicizzasse un po’ la sua opzione e soprattutto non dimenticasse che è una contesa pratica e triviale e non teologica e che riguarda cose sicuramente importanti ma francamente non vitali per l’umanità. Passatempi, rispetto alle lacrime e al sangue che non hanno mai smesso di correre nella nostra specie.
L’arrampicata sportiva doveva liberara l’arrampicata, non l’ha fatto, anzi!!. E adesso sta lo sta facendo anche sulle vie lunghe, diciamo di “montagna. Sfornando tutta una serie di itinerari, ma anche agendo sugli esistenti, all’insegna della fruibilità, dell’omologazione, del divertimento garantito per tutti. Montagna e arrampicata democratica, parco giochi.
Benassi al #8:
Scusa, non ti seguo.
Si tratta di due attività diverse: perché dovrebbero essere in sintonia?
Cosa intendi per “sintonia”?
Se è per quello, l’arrampicata sportiva non è più in sintonia nemmeno con l’arrampicata libera.
Telleschi al #6
L’equivoco arrampicata=montagna è stato sfatato da diversi anni.
La montagna è solo uno dei tanti ambienti dove si può praticare l’arrampicata.
Solitudine e silenzio si possono trovare anche arrampicando su un sasso nel bosco.
È evidente che l’arrampicata sportiva non è più in sintonia con la montagna, con la solitudine e il silenzio della montagna (Carlo Alberto Pinelli 18.1.25 e Giovanni Widmann 19.1.25). Negli anfratti delle palestre maturano invece le risse e le rivalità delle tribù locali senza alcun rispetto per l’ambiente e la società.
Nell’articolo viene riportato un mio commento con la seguente premessa della redazione: “C’è anche chi, non perfettamente al corrente, non sa che al gesto una motivazione è stata comunque data”.
La premessa è formalmente corretta, ma il mio commento, come riportato, è del 13/11 e mi risulta che il “manifesto” di rivendicazione cui si fa riferimento sia divenuto di pubblico dominio solo cinque giorni dopo, il 18/11.
Ci tengo quindi a precisare che quando ho scritto quel commento non ero ancora al corrente (così come tanti altri) dell’esistenza del “manifesto”, e non vedo come avrei potuto esserlo.
60.000 tesserati in più dal 2019 ad oggi.. chissà che sarà successo nell’ intermezzo? Non so se vi siete resi conto che l’ invasione delle cavallette in falesia come in montagna è avvenuta grazie alle folli misure anti pandemiche.. che evidentemente, almeno da un punto di vista giuridico ( non voglio addentrarmi in quello sanitario) avremmo dovuto mettere in discussione; è palese che l’ esplosione di merenderi, falesisti filiniani e ramponatori dell’ ultima ora è stata il frutto di quel surreale periodo; io avevo captato la pericolosità di tutto questo, per quanto riguarda la frequentazione della montagna.. ed infatti risalgono a quei giorni infami provvedimenti come il fascistissimo ” obbligo di ARTVA e gli indecenti posti di blocco dei carabinieri all’ attacco dei sentieri innevati per impedire alle persone di procedere; purtroppo anche gli storici frequentatori della montagna anziché fare fronte comune contro queste porcherie, avvallarono in maniera pressoché unanime ogni provvedimento ( non voglio neppure citare il CAI che da buon carrozzone politico, anziché restare fedele al suo statuto ancora oggi invita a rispettare l’obbligo di artva, pala e sonda.. sarei tanto, tanto curioso di sapere cosa ne penserebbe Walter); forse solamente oggi qualcuno potrà tardivamente darmi ragione, resosi conto che con la sua ignavia ( nel migliore dei casi) ha favorito un processo pericolosissimo che ora sarà difficile fermare.. ma si sa, gli alpinisti sono anche eterni masochisti e a volte il martello finisce picchiato in mezzo alle gambe; tra l’altro si offrì un assist straordinario agli eco – fanatici che, cavalcando la narrativa del virus nato a causa del nostro ” stile di vita insostenibile” , fondarono un nuovo anti umanesimo; ben contenti di vedere miliardi di persone sequestrate nelle proprie abitazioni questi signori ancora oggi predicano un futuro dove l’ uomo sia confinato nelle città e la natura diventi terreno off limits; come sempre la cosa più allucinante resta però l’ adesione che persino alpinisti e montagnini di lungo corso stanno dando a questa visione.. il martello picchia sempre due volte ( nei testicoli).
Indubbiamente è un tema molto spinoso….volevo soffermarmi solo su un aspetto. Il numero dei tesserati fasi è aumentato perche ci sono molte più palestre che richiedono un tesseramento. La maggior parte dei tesserati degli ultimi 5-6 anni fa 2 o 3 uscite su roccia l’anno. Intendo dire che l’aumento del numero dei tesserati non è direttamente proporzionato( per fortuna) al numero di va poi in falesia. Esiste il solito ricambio generazionale ma a parte i soliti week end invernali dove ci sono pochi posti asciutti….io non vedo questa deriva populista. Forse dipende anche dai luoghi e dalle vie. Insomma io non vedo questa folla di gente che si sfonda di trave e Moon board, che mangia il me impossibile e fa sicura al freddo per un’ora …..semmai vedo bande di cicciottelli sudaticci che si divertono a provare boulder coordinativi comp style nelle palestre…….
Fermo restando che le chiodature ascellari sono un’aberrazione e che l’over climbing É un problema, il giorno che vedrò schiodare vie di alta difficoltà crederò anche alle motivazioni cosiddette “etiche” degli schiodatori.
Gente settaria con mentalità mafiosa, tipo ras del quartiere.
E adesso prepariamoci per l’inevitabile diluvio di rinclononiti!