La via ferrata del Castello Medusa di Samugheo è un itinerario ad anello che si sviluppa per circa 400 m intorno alla rocca sovrastata dai ruderi del Castel Medusa, imponente sulla valle dell’Araxisi. Vi si accede partendo dal rifugio Castello di Medusa, situato tra Samugheo e Asuni nell’entroterra di Oristano lungo la SP 38.
Abusiva la via ferrata per il castello di Medusa
di Maria Antonietta Cossu
(pubblicato su lanuovasardegna.it l’11 gennaio 2021
Per molto tempo la strada ferrata che cinge la parete sottostante Castel Medusa è stata battuta da rocciatori e appassionati di sport estremi e ora si scopre che l’opera è stata realizzata senza autorizzazione. La presenza di un’installazione abusiva sotto il promontorio in cui si trovano i ruderi del maniero medievale è stata denunciata dall’associazione Mountain Wilderness Italia, che a luglio aveva presentato un esposto alle autorità.
Dalle indagini svolte dal Corpo forestale e dal successivo sopralluogo dei tecnici comunali è emerso che i supporti per l’arrampicata e il trekking erano stati installati senza l’acquisizione dei preventivi pareri degli organismi di tutela ambientale e paesaggistica e dei permessi di competenza dell’ente locale. In via precauzionale l’Ufficio tecnico di Samugheo ha emesso un’ordinanza per interdire l’accesso alla via ferrata ricavata «senza alcun titolo abilitativo» lungo i fianchi dello strapiombo sul rio Araxisi.
L’accesso sarà interdetto fino a quando non verrà stabilito cosa fare dell’installazione formata da una corda metallica lunga 350 metri e dai supporti per gli agganci. La decisione non è affatto scontata dal momento che la rimozione delle opere non è la prima opzione presa in considerazione dalla giunta comunale. L’esecutivo si è infatti riservato la facoltà di acquisire gli allestimenti al patrimonio comunale. «Compatibilmente con la norma sui siti gravati da vincoli paesaggistici», precisa il sindaco Basilio Patta, che chiarisce: «L’area di Castel Medusa è al centro di un progetto di valorizzazione turistica finanziato con i fondi della programmazione territoriale che prevede la realizzazione di un ponte tibetano e di percorsi attrezzati che si ricollegheranno alla pineta di Su Pranu de is Frocchiddos, dove nascerà il parco avventura. La via ferrata sarebbe quindi un pezzo di quel puzzle che vorremmo comporre per creare ricadute economiche e occupazionali».
Ma le installazioni abusive resteranno al loro posto solo con l’eventuale benestare degli organismi di tutela. «Siamo ancora in fase di accertamento – puntualizza Patta – Non si tratta di opere edificate e l’ordinanza è stata emessa a tutela dell’incolumità pubblica e dell’integrità del sito in attesa di capire dagli esperti in che direzione potremo procedere nel pieno rispetto della legge. Se l’acquisizione non sarà legalmente possibile le opere saranno rimosse».
Considerazioni
(a cura della Redazione)
Normalmente la nostra redazione si rallegra a notizie di questo genere. Quando cioè un manufatto abusivo viene interdetto alla frequentazione. In questo caso però è allarmante venire a sapere che “la rimozione delle opere non è la prima opzione presa in considerazione dalla giunta comunale”. Di fronte alla progressiva invasione, e non certo solo in Sardegna, di opere di questo genere, è davvero avvilente riscontrare che un divieto sia ordinato solo per una questione di sicurezza e non anche per una questione ambientale, come se il vincolo dell’Oasi Permanente di Protezione Faunistica in questo e in altri casi non contasse nulla.
E’ pur vero che il sindaco si cautela con quel «compatibilmente con la norma sui siti gravati da vincoli paesaggistici», ma il suo annuncio «di un progetto di valorizzazione turistica finanziato con i fondi della programmazione territoriale che prevede la realizzazione di un ponte tibetano e di percorsi attrezzati che si ricollegheranno alla pineta di Su Pranu de is Frocchiddos, dove nascerà il parco avventura» e quindi del possibile accorpamento della via ferrata a tale scontatissimo e banalissimo progetto è assai inquietante. A nostro avviso le «ricadute economiche e occupazionali» oggi non si devono incoraggiare più con progetti che insistono sull’uso esclusivamente ludico di un territorio tramite opere invasive.
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perché non si prendono delle semplici soluzioni per risolvere il “problema”
la ferrata avrà una certa età, certo ,ma può essere messa in sicurezza per continuare ad essere utilizzata dagli escursionisti attrezzati
ha dei costi per metterla in sicurezza
spendeteli lì e non nei nuovi luna park delle valli montane
i ponti o le passerelle li abbiamo sempre avuti anche in Italia e non c’è bisogno arrivino dal Tibet
poi, non ne ho mai attraversato uno in Tibet
in Nepal si
Dopo aver letto la dichiarazione del Sindaco, per parafrasare Pierpaolo Pasolini, io so il nome del “vertice” che ha pensato di far installare costruire una ferrata in un’oasi protetta senza l’acquisizione preventiva dei pareri degli organismi di tutela ambientale e paesaggistica.
Io so perché nessuno ha chiesto all’ente locale i permessi necessari.
Io so chi ha installato la ferrata senza averne nessun titolo né capacità tecnica.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno gli indizi.
Si parva licet componere magnis
Parco Dolomiti Friulane.C’erano gia’ tradizioni di escursioni e arrampicate, per valorizzare hanno aggiunto pista ciclabile..e ci va benone .Pare gradita e frequentata con bar e ristorrantino allapartenza.. Poi museo naturalistico..meta di passeggiate..In zona pure Palazzetto del ghiaccio ( punto di aggregazione giovani , ottimo), poi piste con impianto innevamento artificiale( quanti utilizzatori ?)Piste sci fondo..in inverni innevati e corsa o passeggiate o mountain bike in estate.Campo calcio molto ambito dai locali e da squadre di torrida pianura in ritiro estivo .Poi piazzola per sosta camper onde evitare la sosta selvaggia..L’indotto pare ci sia.Poi ..alla ricerca di un incremento a tutti i costi di valorizzazione, percorsi di alta montagna dipinti a chiazze rosse oltre misura da un zelante molto contestato. Dulcis in fundo una pista artificiale per sci fondo estivo.. da anni non e’ dato saper se sia stata gradita, sfruttata , gestita ,dato che bisogna farci dei lavori di manutenzione, riscuotere un pedaggio..sul web nulla si trova dopo la data dell’inaugurazione, neppure sui social.Si spera che , essendo stata spesa la somma 250 mila fondi UE mila , i locali cittadini inizialmente contrari sisiano ricreduti, che l’indotto si sia moltiplicato e che la struttura sia ancora in buon condizioni,. non ricoperta da sassi e rami e spazzole di plastica non rovinate dal gelo.
Aggiunta:le “ricadute” sono invocate come miracolo del santoPatrono, come Auspicio o sono valutate con qualche metodo di analisi costi -benefici?.Nei costi bisogna tener conto di manutenzione e demolizione impianti obsoleti, ponti tibetani o ferrate o piloni che siano.Poi stimare quanti verranno nel parco giochi e’piu’ complesso.
Quello che è veramente vergognoso e sensa senso, è che la “VALORIZZAZIONE” passa attraverso interventi di manipolazione, modifica, dell’ambiente naturale con la realizzazione di lunapark,dimanufatti sensa senso se non per la spettacolarizzazione.
Come se tutte le caratteristiche, prerogative, bellezze naturalmente insite nell’ambiente stesso, da sole non fossero argomenti sufficienti per attrarre l’interesse delle persone.
Se un’ambiente è bello, se ha un fascico, se è spettacolare, lo è per quello che è, per quello che mamma natura l’ha fatto . Non perchè ci costruiamo il ponte tibetano. Non vado li per ammirare il ponte tibetano o per meravigliarmi alla sua vista.
Compromesso:rimuovere solo un primo tratto di tale ferrata, eventualmente in maniera non distruttiva ma solo mediante svitamento ed arrotolamento del cavo.. Poi Cartello di ordinanza che avvisa che Chi prosegue lo fa a suo rischio e pericolo . Ci sono certi che denunciano Sindaco e Cai per …caduta sassi.!!Figuriamoci se qualche infortunato ,il quale viene a scoprire che la ferrata non e ‘autorizzata, non cerca colpevoli e risacimenti.