Agricoltura anticapitalista
di Paolo D’Arpini
(già pubblicato il 29 maggio 2011 su paolodarpini.blogspot.com)
Spessore 4 Impegno 2 Disimpegno 1
Per la difesa della salute e dell’economia sarebbe necessario puntare sull’agricoltura ecologica. Tale metodo di produzione potrebbe essere sostenuto anche dai Pagamenti Agroambientali Europei salvando la spesa nazionale… per le Malattie Degenerative. Ma i PSR Regionali ancora oggi sovvenzionano l’acquisto di Pesticidi, chiamandola Agricoltura Integrata (nella Chimica, ndr). Pesticidi di cui l’Italia è il primo consumatore UE, con oltre il 35% di tutto il fatturato comunitario! (Fonte Agernova)
Ciò avviene in spregio al fatto che da recenti studi scientifici è appurato che l’uso dei pesticidi influisce sull’intelligenza umana, oltre che sulla salute. Ad esempio se le mamme sono state esposte ai pesticidi usati sulle colture alimentari durante la gravidanza, i loro bambini avranno un quoziente intellettivo più basso rispetto ai figli di donne non esposte a queste sostanze. Lo rivela uno studio effettuato dall’Università di Berkey, in California, confermato da altri due studi condotti dal Mount Sinai Medical Center e dalla Columbia University. Gli scienziati hanno osservato gli stessi identici risultati: ad un aumento di 10 volte del tasso di organofosfati rilevato durante la gravidanza corrispondeva ad un calo di 5,5 punti nel quoziente intellettivo (Qi) di bambini intorno ai 7 anni. I ricercatori californiani hanno valutato l’esposizione ai pesticidi attraverso la misurazione dei metaboliti nelle urine e poi hanno fatto test per il Qi su 329 bambini. Con i pesticidi forse la mela non prende il verme… ma il bambino si baca il cervello. (Fonte AAM Terra Nuova)
Altro sistema di recupero economico per lo sviluppo dell’agricoltura ecologica sta nel risparmio sulle quote che l’Italia deve pagare come nazione industriale inquinatrice. Ogni giorno l’Italia accumula un debito per l’inquinamento dai gas serra prodotti nello svolgimento delle attività antropiche nazionali. Come sapete c’è una valutazione mondiale in termini anche economici, che varia in base alla produzione di “gas serra” e l’Italia a ritmo normale industriale, riferito a qualche anno fa, paga 3.800.000 euro circa il giorno.
L’Italia ha una superficie coperta a boschi pari al 37% della totale ma questo polmone ci è riconosciuto intorno al 10%, pare per il cattivo stato dei boschi. Iniziative per l’efficientamento dei boschi o l’impiego di coltivazioni che bonificano l’aria, riducono nel tempo l’inquinamento, azzerano il debito e sono, di fatto, interventi già finanziati, non dovendo dirottare fondi Italiani verso la CE, oltre a fare un servizio per l’intera umanità. (Fonte Vetiver Lazio)
Inoltre lo sviluppo dell’agricoltura biologica porterebbe inevitabilmente all’incremento delle diete vegetariane che recenti studi scientifici dimostrane essere le più salutari. La tabella ufficiale LARN parla di assunzione giornaliera di nutrienti per la popolazione italiana; alla colonna relativa al quantitativo proteico nelle diverse fasi della vita di un individuo, considerate le diverse categorie di persone, il peso e l’età, effettuata una sommatoria del quantitativo proteico consigliato, la media risulta essere di otre 50 grammi di proteine al dì.
Ora, se si considera che il bambino raddoppia in 6 mesi il peso corporeo e attua il massimo sviluppo del cervello con un quantitativo proteico di circa l’1% del latte materno, quantitativi proteici superiori espongono il bambino ad ipertrofia renale, acidificazione del pH, ipertensione, obesità, diabete ecc. E’ di questi giorni la pubblicazione di uno studio condotto dal Dr. Leonardo Pinelli su cento ragazzi che hanno seguito il regime dietetico vegetariano: i risultati confermano l’ottima salute dei bambini vegetariani: si ammalano meno dei bambini onnivori e hanno difese immunitarie migliori. (Fonte AVA)
Per lo sviluppo dell’agricoltura contadina, ed a favore di una dieta più equilibrata, la Rete Bioregionale Italiana, unitamente ad altre associazioni, ha presentato una proposta di legge che gioverebbe anche alla rivitalizzazione di zone rurali oggi abbandonate, come i terreni pedemontani, che molto si prestano ad un sistema misto agricolo-pastorale. Tale rivitalizzazione garantirebbe la sovranità alimentare del paese. Infatti è noto (fonte FAO) che in tutti i sistemi agricoli mondiali, con l’aumentare delle superfici medie delle aziende agricole diminuisce notevolmente la produttività per ettaro di terreno, dal momento che l’industrializzazione non rende possibili le consociazioni colturali e i corretti avvicendamenti. Molti sistemi policolturali di “Agricoltura Sinergica” consentono produzioni doppie e triple di quelle industriali, risultando nel contempo protettive dell’ambiente, della salute e della fertilità dei terreni. E produttive di posti di lavoro dignitosi in una agricoltura nel contempo moderna e tradizionale.
Paolo D’Arpini
Referente P.R. Rete Bioregionale Italiana
e Portavoce European Consumers Tuscia
bioregionalismo.treia@gmail.com
No, Massimo cita dati presi da divulgazioni di diversi docenti universitari che si occupano di selezioni di sementi. Ed i dati economici sul biologico. E la curiosa differenza tra numeri dichiarati e quantità che entrano in commercio. Ed ancora la altrettanto curiosità di ditte che hanno quote in produzione “biologica” vicino a altre quote in produzione industriale e nessuno controlla cosa fanno davvero nei campi. Poi ci sono COOP Auchan e altri giganti che spingono il settore a fini commerciali. Ma si sà i loro deliant raccontano solo la verità.
La mia era ironia, in realtà la differenza si attesta tra il 10 e il 20% al massimo.
Se pompi di più, rendi il campo sterile in pochi anni.
Massimo ha trascritto un depliant pubblicitario di una qualche industria dell’agribusiness
Agricoltura sinergica non è agricoltura biologica istituzionalmente intesa. Immagino che le stime di produttività sono diverse
La resa delo biologico un terzo? Ma sei pazzo? Sarà al massimo un quinto, un sesto…
Molti sistemi policolturali di “Agricoltura Sinergica” consentono produzioni doppie e triple di quelle industriali, risultando nel contempo protettive dell’ambiente, della salute e della fertilità dei terreni.
Se è così, allora si assiterà a brevissimo ad un cambio di paradigma produttivo.
Peccato solo che la cosiddetta agricoltura biologica stia in piedi solo grazie a contributi pubblici. Cioè quando paghi le tasse versi soldi ad un contadino che sceglie di produrre con rese reali di un terzo utilizzando fertilizzanti e fitofarmaci ammessi da uno specifico protocollo. Tipo il rame sulla vite, che detto fra noi è causa di malattie degenerative tipo l’alzheimer. Però è biologico. Sai che bel guadagno.