Al lavoro per la Melograno

Metadiario – 126 – Al lavoro per la Melograno (AG 1984-008)

Da quando avevo smesso definitivamente di studiare posso dire che il mio andare in montagna era diventato professionale, con conferenze, libri imperniati sulla mia figura più o meno conosciuta e apprezzata (e quindi più o meno richiesta). A dare un consistente tocco di originalità al mio professionismo era il fatto di non aver mai accettato alcuna cosiddetta “sponsorizzazione”. Attrezzature e materiali sì, li accettavo, anzi li ricercavo. Ma quattrini, mai. Anche quando lo avrei meritato a tutti gli effetti. Per alcuni anni ero riuscito a sostentarmi con il lavoro di promozione di alcuni marchi (Asolo, Fila, Lafuma): giravo le varie sezioni del CAI e soprattutto le Scuole di Alpinismo proponendo agli istruttori di acquistare con considerevole sconto i miei materiali. Questo funzionò qualche anno, come pure le iniziative dei trekking (Sikkim, Groenlandia), ma presto ciò rivelò i propri limiti. Con i trekking Nella ed io avevamo preferito non insistere dopo il fallimento della Groenlandia e le varie aziende avevano raggiunto una solidità tale sul mercato da poter trascurare questo tipo di promozione. Anche la voglia di diventare guida alpina (oltre ad essere Aspirante) aveva subito una dura flessione dopo il buio episodio di Bormio.

Dunque l’aver iniziato a lavorare con la nostra casa editrice ben presto si rivelò una scelta obbligatoria che richiedeva un impegno sempre più pressante. Eravamo diventati “grandi”, pur avendo scelto comunque un lavoro autonomo.

Certo, quando era brutto tempo mi mettevo a lavorare più volentieri… tanto in montagna o pioveva o nevicava. Però, in genere, la mia occupazione di tutti i giorni non mi dispiaceva. Per Nella, uguale: ce l’eravamo scelta.

Perché anche lavorando c’è modo di sognare.

E’ vero, avevamo fatto una scelta. Qualche volta mi capitava di invidiare un po’ i professionisti che erano in montagna tutti i giorni, che potevano, ma anche dovevano, allenarsi di più. Però è anche vero che a loro era richiesto di più in senso monotematico.

Tutti siamo passati per una scelta: assieme a Nella avevamo pensato che la libertà, quella vera, risiede in un dovere disomogeneo con la montagna, tra paletti che noi stessi ci siamo posti.

In quel periodo ci andava bene così. Il mitico Riccardo Cassin non era né guida alpina né fu mai sponsorizzato da qualcuno, eppure aveva fatto quello che aveva fatto ed era diventato uno dei più grandi alpinisti del Novecento.

Di sicuro, in questo modo la nostra passione non sarebbe mai diventata un’abitudine, una routine: in quel momento, per me, era probabilmente il miglior sistema perché fosse sempre come le prime volte che mi ero affacciato al magico mondo dell’avventura in montagna, l’emozione più grande.

Torrione Magnaghi Meridionale: al centro della foto è ben visibile il pilastro su cui si svolgono la via Marinella e la via Mario Todesco.

Certo il mio trasferimento a Rho non aveva giovato alle sorti della Melograno Edizioni, la “società in nome collettivo” che avevo fondato con Nella, Walter Gandini (il mio vicino di casa), e Massimo Rosti (il padre di Giovanni e Paolo). Alla fine del 1981, Giovanni era stato citato in giudizio per la tragedia della morte del compagno Roberto Quario al Pilone Centrale: Massimo mi pregò di accettare l’incarico di “perito di parte” al processo tenutosi a Torino. La vicenda si era conclusa del tutto positivamente, e Massimo divenne uno dei miei più cari amici. Con lui demmo vita anche a un’altra iniziativa (Montezuma srl) che si proponeva di fare da agenzia a tutti coloro che richiedevano un accompagnamento in montagna. A dispetto di qualche uscita, peraltro positiva, Montezuma non decollò mai e fummo costretti a chiuderla dopo tre anni.

Il mio ritorno in via Volta 10 fu decisivo per le buone sorti della nostra piccola Melograno che visse quindi un buon periodo di prosperità, tanto che sempre più spesso si parlava di trasformarla in “società a responsabilità limitata”, con l’ingresso di altri significativi soci, cosa che però avvenne solo nel 1992 (cambiando il nome in “Edizioni Melograno”).

Via dell’Orsa Maggiore (Adamoli) e via Panzeri-Riva sul Pilastro Rosso.

In quel periodo così decisivo per il nostro futuro, non avevo tanto tempo da dedicare alla montagna, però ero abbastanza allenato grazie alle impegnative escursioni in Mesolcina. Con Umberto Villotta andammo l’11 novembre 1984 alla parete nord-ovest del Torrione Magnaghi Meridionale, in Grignetta. Con Gianni Calcagno tanti anni prima avevo salito la via Marinella (quarta ripetizione, con variante), ora con Umberto volevamo ripetere la via Mario Todesco, un itinerario aperto da Angelo Bufera Pizzocolo e Vasco Taldo il 9 marzo 1969.  Nei suoi 160 metri di sviluppo, la via è abbastanza severa e allora era ripetuta veramente di rado. Salito il primo tiro della via Graziella (altra via del Bufera), continuammo per una fessura obliqua a sinistra fino alla sommità di un avancorpo e da lì ripercorremmo la mia variante del 1968. Poco dopo la S3 lasciammo la via Marinella a sinistra e tirammo diritti verso la vetta per il tiro chiave, che arriva al 6c. E con il quinto tiro, anche lui bellissimo (VI-), potemmo arrivare in cima, soddisfatti per aver fatto tutto in libera.

Bastionata del Lago, via degli Amici

Il 14 novembre con René Comin, Ivano Zanetti e Romilde salimmo la via degli Amici alla Bastionata del Lago, 350 metri da non sottovalutare, avventurosi come erano. Quell’itinerario era stato aperto da Daniele e Roberto Chiappa, Sergio Panzeri e Giacomo Stefani il 7 dicembre 1974.

Il 17 novembre, ancora alla Bastionata del Lago (più esattamente alla Torre di Pradello) con l’amica Ornella Calza a chiudere il conto con la via Adamoli. Questa via, anche chiamata via dell’Orsa Maggiore (dalla discoteca che c’è sotto…) era stata aperta da Claudio Adamoli e Giorgio Missaglia il 30 settembre 1974, ed era stata ripetuta solo da Ivan Guerini, Mario Villa e Monica Mazzucchi il 25 settembre 1977.

Qui sotto il lettore può trovare la tabella con le scalate fatte in quel tardo autunno, prima della partenza per un bellissimo viaggio in Niger.

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Al lavoro per la Melograno ultima modifica: 2023-03-15T05:11:00+01:00 da GognaBlog

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12 pensieri su “Al lavoro per la Melograno”

  1. @ Carlo. Se vai sul sito Biblioteca Nazionale CAI trovi tutte le info e le modalità richiesta. Il prestito non è prassi molto seguita per vari motivi ora lunghi da spiegare. Dipende molto da libro a libro. In ogni caso devi andare di persona, non te lo spedirebbero via posta. Non credo valga la pena venire fino a Torino e poi tornare per restituirlo. Piuttosto ci sono altre biblioteche che, seppur non Nazionali, sono altrettanto fornite e anzi sulle loro aree geografiche di competenza magari sono perfino meglio. Mi pare che tu sia di area dolomitica, no? Devi cercare in zona Per esempio la Sat di Trento.
     
    Un servizio che sicuramente offre (mi pare solo ai soci CAI) la Bibloteca Nazionale  è la spedizione via mail di pdf di pagine di libri. Per le specifiche meglio leggi sul sito  qui troppo lungo descriverle. Diciamo che dovresti dare indicazioni molto precise. A puro titolo di esempio,: relazione della via Solleder parete NW Civetta, tratta da Guida Monti d’Italia, volume Civetta. Te la mandano nel giro di un giorno, salvo contrattempi. Escludo invece cose tipo fotocopiare un intero libro o anche solo un numero consistente di pagine. Ciao!

  2. Vorrai mica mettere col tetro, severo, lichenoso e savoiardo gneiss??

    bah…
    caro Drugo, preferisco la calda e colorata dolomia.

  3. Mi permetta, Sign. Crovella. In tema di biblioteche cai, i libri li si possono consultare in loco o esiste la possibilità di prestito temporaneo?? E, nel primo caso, è lecita la fotocopiatura delle pagine interessate?
    Grazie e Scusi l’ignoranza ….e il fuori tema

  4. @7 Tesi completamente sbagliata su tutti i fronti. Prima di tutto, anche se la mia matrice di base è indubbiamente scialpinistica, da che sono nato frequento in modo trasversale la montagna in tutti i mesi dell’anno e in ogni disciplina, compreso l’alpinismo e l’arrampicata.
     
    Conosco ovviamente l’arco alpino occidentale (fino al Bernina largo circa) come le mie tasche, ma questo non significa che non acculturato né che non sia stato in altri gruppi (nel caso di specie le Dolomiti, ma vale per qualsiasi massiccio) che mi appassionano sia nella versione scialpinistica (e ci scrivo anche: https://gognablog.sherpa-gate.com/prefazione-alla-guida-sciistica-delle-dolomiti/), sia in quella alpinistica/arrampicatoria/escursionistica.
     
    La mia curiosità verso questi due libri è puramente da collezionista di libri di montagna. Solo sulle Dolomiti, pur restringendoci alla sola veste alpionistico-arrampicatoria, credo di possedere (occhio e croce) una 15na di libri, forse mi avvicino a 20. Pertanto é molto probabile che i 93 itinerari di tale libro si trovino dispersi negli altri 15-20 libri che ho a portata di mano.
     
    Diverso sul Lecchese, ma neppure lì sono completamente scoperto (e anche lì ho utilizzato sul terreno le relazioni dei libri in mio possesso). Quindi la mia curiosità è puramente da collezionista di libri.
     
    Segnalo inoltre che noi torinesi siamo veramente fortunati: a pochi passi si trova la Biblioteca Nazionale del CAI. Basta fare due passi  e posso consultare di persona tutti i libri del mondo. la prossima volta che vado ai Cappuccini, chiedere i due libri in questione e li sfoglierò con gusto. Ciao!

  5. Alberto Benassi says:
    15 Marzo 2023 alle 10:06
    Ma come Crovella?  Ti manca “93 arrampicate scelte” di Dinoia e Casari ???  Un libro che ha fatto epoca.

    Per forza Alberto! Ciò! …cosa vuoi che uno sciampinista da ennemila/annui di dislivello in quota se ne faccia? Le dolomiti mica sono montagne vere.La algida dolomia è roba da funamboli dell’alpe, da acrobati circensi…. da pajàssi insomma! Vorrai mica mettere col tetro, severo, lichenoso e savoiardo gneiss??? Eh! Dai…

  6. Questi racconti di Alessandro, per quanto densi di vita, mi trasmettono sempre molta pace, forse per la naturalezza e la franchezza  con cui vengono condivisi. 

  7. Della Melograno ricordo le belle autobiografie di Gervasutti, Buhl e Tita Piàz. Tra l’altro, la prima contiene anche numerosi brani degli amici del Fortissimo ed è l’opera piú completa che sia mai uscita su di lui. 
     
    Per stare nel sicuro, comprai in duplice copia tutti e tre i libri. 🤩🤩🤩

  8. Ma come Crovella?  Ti manca “93 arrampicate scelte” di Dinoia e Casari ???  Un libro che ha fatto epoca.
    Prima di questo ce ne era un’altro con la copertina rigida  blu .

  9. credo che il primo fosse esaurito già a fine anni ’80: io ero riuscito ad avere le fotocopie, le ho ben usate e ogni tanto le consulto e uso ancora (ovviamente tenendo in salvo la copia master!)

  10. I primi due libri qui rappresentati (Dolomiti e Lecchese) sono ancora disponibili?C’è un “buco” nella mia libreria personale, seppur vasta…

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