Alan Parker, Pink Floyd The Wall

Con questo post offriamo una rassegna essenziale della vita e delle opere di Alan Parker, seguita da una lunga e un po’ verbosa recensione del suo film Pink Floyd The Wall. Questa illustra molto bene il primo livello di espressione del capolavoro (brutalità e inutilità della guerra, desiderio del padre, crescita difficile, amori distrutti, identificazione con il nemico nazista, fino al giudizio finale e fino ad assistere, nell’impotenza, alla distruzione del muro che ci si è costruiti dentro) ma tralascia completamente i livelli più profondi di questa storia, che sono poi quelli che ci scuotono fino ai precordi sia come ascoltatori della musica dei Pink Floyd che come spettatori del film. Ferma al livello esteriore, questa recensione non vede affatto ciò che agita in profondità le acque di questo meraviglioso e potente mare in tempesta: si limita a registrarne i toni cupi e il vento che soffia forte, senza sospettare che sotto ci sono la violenza, la grandiosità e l’amore dei veri agenti responsabili.

Alan Parker
(pubblicato su virginradio.it nell’agosto 2020)

A Londra, il 31 luglio 2020, si è spento all’età di 76 anni Alan Parker, regista che ha firmato tra i film più belli del panorama internazionale. Indimenticabile Fuga di Mezzanotte, travolgente Saranno Famosi, ipnotico Pink Floyd The Wall. L’artista britannico è morto a Londra dopo una lunga malattia che non gli ha lasciato scampo. 

Nato a Matlock (UK) il 14 febbraio 1944, Alan ben presto scopre la sua passione per il mondo del cinema. Prima di iniziare con pellicole e macchine da presa, Alan muove i primi passi in ambito pubblicitario: è autore, infatti, di alcuni famosi spot per brand conosciuti. Poi fa il suo ingresso nel cinema e inizia la sua carriera con Piccoli gangster (1976), film presentato al Festival di Cannes.

Il successo arriva con il suo secondo lavoro, Fuga di Mezzanotte (1978), che racconta le vicende di un cittadino americano che viene messo in carcere in Turchia per possesso di droga. Il film si impone subito come un cult e ci regala emozioni forti e crude. 

Amante del genere musical, dove si muove con estrema delicatezza e grazia, Parker dà vita a uno dei più grandi capolavori di sempre: Saranno Famosi (1980). Fanno parte di questo filone musicale anche film come Pink Floyd The Wall (1982), The Commitments (1991) ed Evita (1996), con Madonna.

Alan Parker è un regista che ha sempre detto le cose come stavano, senza sconti. Mississippi Burning – Alle radici dell’odio (1988) è un film sul razzismo, che racconta fatti realmente accaduti: una pellicola che è come un pugno e che narra le vicende dell’assassinio degli attivisti per i diritti civili del Mississippi.

Un giovane Akan Parker

Negli ultimi anni Alan si dedica al cinema civile, più impegnato, e porta sul grande schermo storie come Le ceneri di Angela (1999), basato sulle famiglie irlandesi degli anni ’30 e sulle loro difficoltà a condurre una vita normale, e The Life of David Gale (2003) che fa luce sulle falle del sistema di pena capitale in America. 

In tutta la sua vita e la sua carriera, Parker è stato una presenza discreta ed elegante. Il suo modo di raccontare le vicende che gli stavano a cuore ha conquistato il mondo interno: un linguaggio artistico semplice e diretto allo stesso tempo. È per questo che il suo percorso di regista è stato costellato anche da tanti riconoscimenti. È stato nominato due volte al premio Oscar, ha vinto un Grand Prix della giuria a Cannes grazie a Birdy – Le ali della libertà (1984) e ha ricevuto molte nomination ai Golden Globe.
(Altri suoi film sono: Spara alla luna (1982), Angel Heart – Ascensore per l’inferno (1987), Benvenuti in paradiso (1990) e Morti di salute (1994), NdR).

Alan Parker, Pink Floyd The Wall
di AxlSpark
(pubblicata su debaser.it il 6 marzo 2007)

Pink Floyd The Wall. Ebbene sì, a questi ragazzi non bastava essere immortali nel mondo della musica, essi hanno voluto consegnare all’umanità anche un capolavoro cinematografico. La trama del film è molto complessa e non è di facile accesso a tutti, in questo film viene messa fuori tutta la genialità dei Pink Floyd, tutta la loro bravura. Il film è basato come l’omonimo album sulle disgrazie e le stragi della seconda guerra mondiale, dell’olocausto e del nazismo. Non mi soffermerò a descrivere il regista e gli attori, cosa che trovo superflua visto che di per sé basta già la colonna sonora a rendere questo film un capolavoro, ma cercherò di farvi capire come la musica (perché il film è principalmente musicale con poche parti dedicate ai dialoghi) riesca a mischiarsi con delle immagini suggestive e con delle immagini soprattutto che ci fanno ragionare e pensare agli orrori del secondo conflitto mondiale, creando scene indimenticabili e suggestive (si pensi alle scene di Goodbye Blue Sky e Comfortambly Numb). Inizierò a parlarvi delle scene più belle e dei loro significati, spesso molto celati da doppi sensi scaturiti da menti geniali. Per chi non lo sapesse la trama del film è la stessa del concept The Wall e come ho già detto è incentrato sulla guerra, il nazismo, lo sterminio dei soldati e soprattutto sulla morte del padre di Roger Waters.

Nelle scene iniziali il padre di Pink (Pink è il protagonista) viene ucciso durante un bombardamento mentre si trovava in trincea, Pink anni dopo rivive quei ricordi e mentre sfoglia l’album di famiglia si ritrova immerso in una piscina in cui l’acqua diventa rossa sembrando un mare di sangue. Analizziamo questa fantastica scena, il mare di sangue, il mare di sangue causato dalla guerra, il sangue di miliardi di giovani che come il padre di Pink sono morti in guerra, tutto il male, l’odio, la sofferenza e il rancore provati dal genere umano, tutti riuniti in quella vasca piena di sangue; e disteso ignudo al centro della vasca c’è Pink, l’orfano, la vittima delle vittime, colui che ha perso il padre in guerra, colui che come più avanti vi specificherò non ha potuto avere un infanzia felice (causa la mancanza del padre), colui soprattutto che si ritrova nel sangue e ne sente su di sé il peso, sente su di sé la sofferenza provata da miliardi di persone che spinge su di lui come una terribile pressa, colui che si sente parte di un grande muro, del muro che divide da sempre la gente…

E’ il funerale del padre di Pink, nella chiesa ci sono solo lui e la madre, Pink è intento a giocare con un aeroplanino militare, non sembra triste e gioca col suo aeroplanino, spensieratamente si diverte. Esisteva forse modo migliore per rappresentare l’innocenza dei bambini? Pink è incosciente di cosa sia la morte, e incosciente del fatto che suo padre è morto con la testa spappolata da una bomba e che non tornerà più, è incosciente della sofferenza, lui stesso gioca con un aeroplanino da guerra (come quello che uccise il padre) incosciente del fatto che quell’aeroplanino sia un simbolo di morte, ecco l’innocenza dei bambini rappresentata in un modo impeccabile. L’innocenza di non saper fare del male, di non considerare minimamente il male, di non rendersi conto che nei nostri cuori c’è un enorme macchia nera che non aspetta altro che di espandersi nel nostro corpo, l’innocenza di non conoscere e di non volerne sapere del dolore e della sofferenza.

Ecco questa è tra le mie scene preferite, commovente, Pink va al parco e vede i bambini giocare… con i loro papà, si chiede chi siano quegli uomini che abbracciano i loro bambini, gli comprano caramelle e gli dedicano tempo e affetto, si avvicina a uno di loro come se fosse il suo di padre, ma quell’uomo non lo vede neppure, è troppo intento a prendere la propria figlia che scende lungo lo scivolo; bellissima la scena in cui Pink prende la mano dell’uomo cercando la figura paterna e l’uomo la leva bruscamente allontanandosi con la figlia. Beh, signori ditemi voi se tramite queste scene non si capisca profondamente l’orrore della guerra, ragionateci, dunque viene messa in risalto la figura del padre benevolo e affettuoso che gioca e ama la propria prole, poi viene messa in risalto la figura del bambino destinato a soffrire, ad essere solo, il bambino cui nessuno vuole dare la mano… e perché questo? Perché una fottutissima guerra messa in atto da altre fottutissime teste di cazzo ha privato tantissimi bambini dei loro padri condannandoli a una vita triste e che li renderà inequivocabilmente diversi dagli altri, una vita senza l’affetto paterno, una vita da soli. Pink sente che manca qualcosa nella sua vita, e che manca pure a quel signore che lo ama e non lo spinge sull’altalena. Pink lo cerca quel signore tra la folla ma capisce tristemente che di quel signore che ti spinge sull’altalena ne esiste uno solo e che un ordigno bellico glielo ha tolto per sempre.

Altra scena cult… Pink gironzolando per casa trova i vestiti e gli oggetti del padre (la divisa, i proiettili) e li usa per giocare, si veste da soldato e fa il saluto militare allo specchio, questa scena si ricollega in quanto a sensi e a significati a quella del funerale, mettendo ancora in risalto l’innocenza dei bambini… vorrei però precisare che Pink ora la sta perdendo l’innocenza (quel perdere l’innocenza si tramuterà in una terribile malattia durante Comfortambly numb), infatti Pink prende atteggiamenti più da uomo, lo si capisce dallo sguardo, dalle mani in tasca… ma parleremo più avanti di questo

Allora signori, qua io mi sono rimbambito, sono rimasto estasiato da queste scene, da questa poesia, Goodbye Blue Sky, ovvero il bombardamento di Londra… La colomba della pace vola in cielo, ma la pace durerà per poco, infatti la colomba viene uccisa dall’aquila teutonica che sta a rappresentare il potere nazista che come un aquila nera si abbatté sull’Europa, è iniziata la guerra. L’aquila si abbatte su Londra distruggendola e straziandola (paragone del bombardamento messo in atto dai tedeschi sulla capitale britannica), ecco infatti le scene in cui la città è in fiamme e centinaia di aerei la sorvolano, bellissima l’immagine della bandiera inglese che si sbriciola formando un crocifisso sanguinante (simboleggia la disfatta e la distruzione dell’Inghilterra e il sangue che si era versato, il sangue innocente tra le 1000 tombe dei caduti); è molto significativa la fine della scena in cui il sangue cola via nelle fogne (facendoci capire che tutto questo sangue versato è stato inutile e che l’uomo, che è costantemente in guerra, da queste disgrazie non ha imparato un cazzo).

1980, Los Angeles, Los Angeles Sports Arena. I Pink Floyd all’epoca di The Wall. Foto: Neal Preston/Corbis

Signori miei lo so, per ora il film è stato carico di significati cupi… e va bene, vi meritate di sorridere, ecco a voi un po’ di sano sarcasmo con Another Brick In The Wall, incentrato sulla scuola che proprio nella Germania di quegli anni faceva il lavaggio del cervello ai ragazzi, parlandogli del mito della razza, dell’importanza della guerra e di quanto fosse bello e bravo Hitler (la canzone dice “noi non abbiamo bisogno della vostra educazione, noi non abbiamo bisogno del controllo mentale, basta sarcasmo oscuro nelle classi, hey insegnanti lasciate questi bambini in pace”). Suona la campanella e come tanti generali in fila i professori si dirigono verso le proprie aule, i professori sono spietati con gli alunni anche se poi sono loro stessi degli emeriti imbecilli (molto sarcastica la scena dove il professore più severo della scuola viene rimproverato dalla moglie perché non si comporta bene a tavola), ed eccoli in fila i bambini dopo le lezioni, bambini che cadono in una macchina che li trasforma in carne da macello, (in Germania i bambini istruiti alla guerra e al mito della razza poi diventavano dei potenziali soldati e perciò dei potenziali cadaveri in trincea), significativa la scena del professore che grida agli alunni come un generale ai propri commilitoni, la scena finisce con i ragazzi che spaccano tutto e occupano la scuola (accenni all’autunno del ‘68 e alle rivolte giovanili).

Ora inizia una scena ben strana, ma anch’essa densa di particolari. C’è Pink da bambino, sconta una punizione in presidenza: mentre il dirigente non c’è si accende da fumare e spia una donna che si spoglia usando un binocolo, successivamente si vede Pink da adulto che rimane indifferente alla moglie seminuda che cerca un po’ di sesso ma che finisce in bianco a causa dell’indifferenza dell’uomo, poi si vede Pink bambino, è malato, il dottore sembra preoccupato e parla in privato con la madre, nel cuore della notte Pink si sveglia e va a dormire nel lettone con la madre. Precedentemente avevo parlato di come Pink da bambino aveva atteggiamenti da adulto, bene queste scene lo confermano, ma a colpirmi non è tanto il fatto che Pink da bambino fumava e guardava donne nude (capirai, al giorno di oggi in 5a elementare scassinano i negozi) ma il fatto che sembra esserci uno scambio tra i corpi, mi spiego meglio, corpo adulto mente bambina, corpo bambino mente adulta. Inoltre è intensa la scena in cui Pink, mentre la moglie dorme, la accarezza cercando affetto come faceva con la madre da bambino, ma quando si rende conto che non riesce a trovare un sostituto alla madre si gira tristemente e si addormenta. Anche qui viene spiegato bene “lo scambio di corpi”, un uomo adulto che nel letto con la moglie rifiuta il sesso e cerca l’amore di una madre. Veramente molto dolce e particolare come scena.

Ora inizia una scena incentrata sulla crisi matrimoniale di Pink: si vedono prima alcune scene del matrimonio dell’uomo, successivamente si nota come la moglie cerchi il marito che ormai è assente nella vita di coppia e che è presente in casa solo fisicamente; lui è al piano con lo sguardo fisso nel vuoto e lei gli chiede “C’è nessuno qui dentro (riferendosi alla testa dell’uomo)” ma lui non risponde. Lei inoltre inizia a interessarsi di politica e pacifismo, a una riunione conosce uno dei capi dei movimenti politici e dopo una breve serata al bar se lo porta a letto. Inizia qui la fine del matrimonio di Pink, inizia qui la sua autodistruzione, il suo stare fermo per ore a bocca aperta a fissare il nulla, e quando lui chiama al telefono la moglie e lei non risponde e preferisce continuare a fare l’amore con il politico, Pink capisce che è finita e si accascia a terra. A descrivere perfettamente la distruzione e la fine del matrimonio c’è la scena delle due rose. Che ora tenterò di descrivervi, ma vi avverto che è una scena che va vista per essere capita…

Ci sono due rose, che rappresenterebbero i due partner, una rosa inizia a prendere la forma di una vagina e la seconda rosa come fosse un pene la penetra (guai a chi manda e-mail di bannamento, sto usando termini appropriati), qui le due rose si uniscono in un unico ammasso di colori caldi e vicini al rosso (i colori della passione), qui si sta a rappresentare l’unione, l’amore, il picco più alto del rapporto ma le rose diventano due mostri che iniziano a sbranarsi (come due novelli sposini dall’avvocato) e qui mi sembra più che evidente la metafora che indica la fine dell’amore e del matrimonio e il declino della coppia.

Un momento, il film si chiama The Wall… ma il muro dov’è? Eccolo signori miei, proprio in questa scena inizia a formarsi intorno al mondo un muro bello alto e grigio, che trasforma i fiori in filo spinato, gli amici in nemici giurati che si uccidono, che distrugge in due le chiese (mi viene da pensare a Hitler e la sua avversione al clero). La scena finisce con una mitraglietta che spara all’impazzata.

E va bene, vi accontento, ecco che arrivano le tette… un gruppo di ragazze molto disinibite si introduce ad una festa (corrompendo sessualmente i poliziotti e i buttafuori) e si imbuca a un party dove c’è Pink che si ubriaca, lui rimorchia una ragazza e la porta a casa, lei è molto entusiasta dell’abitazione che le pare una reggia, ma tanto per arrivare subito al sodo la ragazza chiede a Pink che servizietto vuole ricevere e comunque gli pone prima varie domande, ma lui (che probabilmente o è frocio o è scemo, “non dovete ridere”) non la degna di uno sguardo, si siede e inizia a guardarsi in tv documentari sul conflitto mondiale. Lui a un certo punto esplode e in una scena bellissima e profondissima inizia a spaccare tutto, esce di testa, si infuria, devasta la casa, riesce finalmente a sfogarsi, a cacciare fuori i sentimenti cupi che lo attanagliavano e in un momento cerca anche di suicidarsi buttandosi dalla finestra, ma non lo fa. Qui Pink si sente per un attimo libero, si è finalmente sfogato, e durante questa scenata è riuscito per un momento a sentirsi privo dei pesi che lo schiacciavano.

Ora inizia una scena dove si sente il bisogno di Pink di riavere sua moglie, lui è disteso immobile in piscina, tutto sanguinante, e queste scene della sua sofferenza si alternano a scene in cui la moglie continua a farsela con il politico, quasi a dire “Hey, guardami, io sono qui e ho ancora bisogno di te, dove sei amore mio?” E durante questo momento di bisogno e di disperata speranza del ritorno di lei, Pink si trova ad affrontare le sue paurr che prendono la forma di un gigantesco mostro che cerca di ucciderlo. La scena finisce con Pink che si libera finalmente della maledetta televisione spaccandoci un basso sopra (da notare che in tv mandavano un film d’amore).

Eccoli lì, il muro, in carne e ossa o meglio in mattoni e cemento, eccolo lì, ammiratelo. Di fronte a lui c’è Pink. Ora arriva la scena chiave del film, Pink straziato e insanguinato cerca in tutti i modi di scavalcare il muro, si nota la disperazione nei suoi occhi, la rabbia e lo sforzo nelle sue vene gonfissime, salta, si arrampica, cerca di scavalcare il muro, ma niente… continua sempre a cadere a terra. Il muro è insormontabile…

In questa nuova scena Pink è caduto nella paranoia e nella disperazione più totale, utilizzando tutto ciò che trova per casa (dai tappi di bottiglia agli avanzi di cibo) crea un campo da guerra, una riproduzione in miniatura dei campi di battaglia della seconda guerra mondiale, con meticolosa attenzione sistema ogni minimo particolare e ogni minimo dettaglio. Dopodiché va in bagno e inizia a radersi completamente, la barba, i peli, le ciglia, i capelli, si rade del tutto. Qui inizia la malattia, che la canzone dei PF di sottofondo descrive benissimo (perdono ma ora non mi sovviene il titolo), una canzone che descrive in ogni minimo dettaglio la malattia in tutte le sue piccole sfaccettature, e poi lì è Pink, in mezzo alla trincea a guardare la tv e a soffrire come un cane, ad avere i brividi di freddo. Una sequenza di immagini che ci colpiscono come un pugnale e che ci scuotono fortemente fino all’intestino.

Bene ora viene ripreso il tema della mancanza del padre con una straziante scena in cui i soldati tornano a casa e alla stazione sono tutti felici di rivedere i propri cari, tutti si abbracciano con le mogli e i figli ritrovati e naturalmente Pink là in mezzo è da solo isolato e le sensazioni e le tematiche sono analoghe alla scena del parco giochi dove lui cerca il padre.

Ecco, ora arriva la mia parte preferita… Confortambly Numb… Allora il corpo di Pink (che non è morto ma sembra un vegetale) viene trovato da un gruppo di persone compresi dei medici, qui iniziano i tentativi di curare Pink con delle iniezioni, durante il video Pink ripercorre la sua infanzia e tutti i momenti salienti inerenti ad essa. Successivamente durante il trasporto all’ospedale Pink inizia a trasformarsi in un mostro con la pelle squamosa, come se tutto il dolore e il male si manifestassero in lui sotto la forma di un aspetto orripilante (novello Dorian Gray). Lui strilla e soffre e riesce a strapparsi di dosso quella putrida pelle in via di decomposizione, ma in Pink qualcosa è cambiato…

Questa scena è una riproduzione di Norimberga, comizio in cui Pink rappresenterebbe Hitler, infatti come il Fuhrer lui fa dei discorsi alla folla, bacia i bambini, abbraccia le donne, stringe la mano ai soldati e tutte puttanate simili, naturalmente non vengono riprodotte le svastiche (che sarcasticamente sono sostituite da due martelli incrociati) e non viene riprodotto neanche il saluto romano (sostituito dalle braccia incrociate a X). E sempre come fece Hitler, Pink inizia a riempire la mente della gente con le puttanate della razza superiore e delle razze inferiori (Porca l’ignoranza ladra zozza luridissima) e inizia subito una segregazione razziale dove lui ordina inizialmente di prendere gli omosessuali e di “sbatterli contro il muro”, poi si passa ad attaccare gli ebrei, i neri e i tossici. E quando lo stronzetto dice “Fosse per me vi farei uccidere tutti” la folla si alza e lo applaude. Scusate le parolacce ma a me ‘ste scene di razzismo anche se riprodotte sarcasticamente in un film mi fanno venire un gran rabbia, uccidere in nome della razza… Che grande puttanata, come si fa a uccidere in nome della razza? Puttana miseria.

Ora iniziano le scene inerenti al nazismo, con i soldati che circolano per le strade picchiando neri ed ebrei… dei grandi comizi per strada dove si inneggia alla tanto famigerata soluzione finale con sterminio di neri, ebrei e portatori di handicap. Insomma avvenimenti troppo tristi che a me fanno salire il nervoso. Ecco una delle scene finali, è in atto un processo contro Pink dove tutti i suoi amici, la madre e la moglie lo accusano di essere colpevole, tutti corrono ai ripari e si parano il culo. E il giudice condanna Pink alla condanna suprema e con un fortissimo grido annuncia al mondo la sua sentenza: Abbattete il Muro.

E nella scena finale il muro viene finalmente rotto.

Arduo compito è stato quello di recensire questo film, spero di essere stato all’altezza del compito. Mi ha richiesto impegno è fatica (tutto questo tempo in cui non ho pubblicato nuove recensioni l’ho impiegato per scrivere questa). Vi consiglio di vedere il film e di rifletterci sopra, per poter capire al meglio che la guerra è sempre e solo causa di morte e non risolve i problemi ma li crea.

Alan Parker, Pink Floyd The Wall ultima modifica: 2020-10-17T04:41:03+02:00 da Totem&Tabù

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1 commento su “Alan Parker, Pink Floyd The Wall”

  1. Quando stamattina mi sono accorto (ero in falesia a scalare) che sul gognablog c’era un articolo su Alan Parker e The Wall non sono più riuscito a stare nella pelle e ho scalato pensando a cosa diavolo si sarebbe tirato fuori. Lo dico immodestamente: i Pink Floyd sono uno degli argomenti su cui mi sento mondialmente più preparato, tanto che se Mike Bongiorno non fosse morto da un pezzo, sarei già andato a Rischiatutto (un nome bellissimo).
    Dev’essere dura fare il critico cinematografico perché devi sapere un sacco di cose, anche quando non ti appassionano, come è successo certamente a Axl Spark. Perchè non c’ha capito una fava! Non ha scritto delle inesattezze ma si è semplicemente fermato alla scorza del film (e dell’intera storia che ci sta dietro) senza andare a fondo. E io, che a fondo ci vado sempre, (in tutti i sensi) posso dire con leggerezza che tutti gli argomenti del film e del disco nascono dai tormenti di Roger Waters e non sono affatto frutto dello straordinario Alan Parker. La perdita del padre in guerra, la moglie infedele, la madre oppressiva, l’amico Syd Barret schizofrenico e vittima dell’LSD che si rade, che si lascia finire tra le dita la sigaretta, che resta insensibile a tutto, e non è tutto, non sono altro che le inquietudini di Waters che con Alan Parker fece delle grandi litigate durante la lavorazione del film, perché voleva che tutto ciò si vedesse alla grande e… Parker, immenso, riuscì a rendere immagine quello che Waters aveva dentro. Credo che fare questo film per i due artisti sia stato molto faticoso e conflittuale, ma il risultato eccelso fa pensare che ne valesse la pena. I dettagli da discutere sarebbero migliaia, ma se non l’avete ancora fatto: guardate il film. Vi avverto, per capirlo serve guardarlo almeno 5/7 volte, oltre a conoscere almeno un po’ (in verità: molto) la personalità di Roger Waters, probabilmente il più grande poeta del ‘900, per non parlare del lato musicale: unico!

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