Alberto Tomba ha segnato un’epoca ed è lo sciatore italiano che ha vinto di più in Coppa del Mondo. Scopriamo da questa intervista che oggi Tomba la Bomba si dedica allo scialpinismo.
Il campione bolognese, 56 anni, racconta aneddoti personali e di una carriera sugli sci di grande successo: «Accettavo l’imitazione di Gioele Dix, di ragazze ne ho avute parecchie ma con Martina Colombari non ho mai litigato: è finita e basta».
Alberto Tomba: «Intimorivo i miei avversari»
di Flavio Vanetti
(pubblicato su corriere.it/sport il 14 marzo 2023)
Alberto Tomba, il 14 marzo 2023 è stata la ricorrenza dei 25 anni dal suo ritiro e la Rai ha dedicato un documentario al campione ma anche a un personaggio che nel 2016 è stato la prima «materia vivente» del Rischiatutto: era lei, nel remake di Fabio Fazio della trasmissione di Mike Bongiorno, a fare le domande sulla sua carriera.
«Già passati 7 anni e oltre 40 dal Rischiatutto di Mike Bongiorno? Caspita… È vero, non ci sono stati altri in quella situazione: è un bel ricordo, anche nel nome di Mike che amava lo sci».
Il cognome «cimiteriale» le ha mai dato problemi?
«Qualcuno a scuola sì. Si fanno battutine: nel mio caso, silenzio di tomba, pietra tombale, bara, sepolcro… Avrei potuto vederlo come una forma di bullismo, ma non ci davo peso».
Come mai usa spesso i giochi di parole?
«Per istinto: a scuola andavo bene in geografia e nelle rime. Però la mia specialità sono anche i numeri. Ho salutato le vittorie con cifre e con calembour. Calgary è nell’Alberta, poi è venuta Albertville; un posto più un altro fanno i due ori in Canada… Quindi partivano le filastrocche: non c’è il due senza il tre, la quarta vien da sé, la quinta è già vinta, la sesta è una festa».
Aveva un fascino magnetico: come mai?
«Si può spiegare così: estroverso, bolognese, con la faccia diversa dai montanari che hanno le piste sotto casa. E poi: amore e odio, due opposti che hanno segnato la mia carriera».
Ricorda la prima volta sugli sci?
«No. Avrò avuto 7 anni, o forse 5, ma non rammento nulla. Non immaginavo però di arrivare a certi livelli, tutto è andato oltre i sogni: pensavo di arrivare ai Giochi, ma non di vincerli e men che meno di conquistare tre ori».
Mikaela Shiffrin ha superato il record di 86 vittorie di Stenmark. Ma Ingemar, nel renderle omaggio, ha precisato che nessuno scalfirà quello che lui ha fatto.
«Mikaela arriverà a 100 e oltre, ma Ingo ha ragione: il più grande di tutti i tempi non esiste; esistono tanti grandi in più epoche».
Quando le ricordano che il Festival di Sanremo si è fermato per il suo secondo oro di Calgary prova orgoglio o le viene da sorridere?
«Sarebbe da fermare il Festival di oggi. Invece hanno fermato quello degli anni belli».
È vera la storia che nella casupola dello start batté la spalla a Girardelli e gli disse «se non vai forte arrivo io e ti sorpasso»?
«No, è andata così. Si era ai Giochi di Albertville, eravamo io primo e lui secondo. Gli dissi: “Marc, qui c’è una ragazza; ti emozioni e non vai più bene”. E lui: “Vale pure per te”. Uno sketch prima della gara».
Quanti ne ha messi in soggezione psicologica?
«Tanti. Una volta alla prima porta sento “stop, stop, stop” e mi fermo. Stangassinger era in testa, ma alla fine ho vinto io, sotto la pioggia. A Lech commisi un errore, persi 2 secondi però rimontai e li battei tutti. Mi subivano? Forse sì».
Alberto era «Tomba la Bomba».
«Mi chiamò così Patrick Lang, figlio dell’inventore della Coppa del Mondo. Magari a suo tempo poteva starci, oggi con le bombe vere che riempiono le cronache di guerra è meglio lasciar perdere. Peraltro c’è sempre il resto del campionario di soprannomi: Albertone, Albert-One, la Albertite».
Diceva che quelli della Federazione Internazionale la osteggiavano: Tomba dava fastidio?
«Forse hanno preferito che vincessero Girardelli e Zurbriggen piuttosto che un bolognese cittadino. Io ho portato l’audience ed è cambiato tutto. Mi hanno fatto i complimenti, ma quando ho smesso molti erano contenti».
Lei e Bode Miller siete stati, e siete ancora, popolari come pochi. Come mai?
«Perché eravamo diversi. Bode più di me: lo vedevi in giro a ballare e a bere birra. Del resto uno che ha attaccato la medaglia d’oro allo sciacquone del gabinetto è come minimo originale».
Crede che il successo sia legato all’immagine da «macho italiano»?
«Sì: essere un sex symbol aiuta, ma poi devi anche essere vincente».
Quante ragazze ha avuto?
«Sul piano affettivo poche, ma ne ho conosciute parecchie. Sì, certo, si avvicinavano prima di tutto perché ero famoso: non è facile tenere i conti… Comunque, altri tempi, ma il corteggiamento era più bello una volta».
Con Martina Colombari non era possibile fare pace?
«Mica abbiamo litigato… Eravamo entrambi giovani: è stata una storia ed è finita. Succede».
Una storia importante.
«Sì: Cristina prima, poi Martina, Janina che era Miss Finlandia… Tutte che finivano in “ina”. Be’, ne ho nascoste tante: una volta non c’era, come oggi, la privacy a tutelare».
Tomba resterà single oppure no?
«Resto… simple» (risata).
Un «tombino» o una «tombina» un giorno arriveranno?
«Guardate, un tombino l’ho appena preso con il cerchione della macchina… Vabbé, ho capito che cosa volete dire: ci penserò su».
Qual è l’ultima volta che s’è innamorato?
«Dopo i 50 è dura: parliamo di anni fa».
Qualche ipercritico sostiene che lei è troppo legato alla mamma.
«È ovvio che sia così e comunque non è troppo. Già a 15 anni ero in giro per il mondo, lei era in pensiero: la chiamavo dalle cabine telefoniche o dalle stanze d’albergo. E quando partivo mi dava la pasta, l’olio, il parmigiano: ci teneva, invece mio padre era burbero e “selvaggio”».
Il famoso bacio a sua sorella dopo l’ultima vittoria, a Crans Montana: tanti rimasero colpiti dall’intensità di quel gesto.
«Ad Alessia ero molto legato. Oggi che ha un figlio ci vediamo un po’ di meno, ma faccio lo zio e rispolvero i bei ricordi».
Un’altra leggenda vuole che lei abbia quasi mancato una gara perché s’era intrattenuto a lungo con una ragazza.
«È una cavolata. Si era a Chamonix, non volevo fare la gara perché il giorno prima mi ero fatto male giocando a squash. Ero con Martina e le dissi: “Domani non corro”. Poi ci ho ripensato. Comunque ho dormito solo mezz’ora in più».
C’è un aspetto del carattere che non è ancora emerso?
«La timidezza. Ma quando ho raggiunto il successo due cose le ho dovute dire: non potevo stare zitto come i montanari. Così sparavo la battutina o la cazzata».
La vicenda della coppa lanciata dal podio al fotografo Martinuzzi che aveva venduto immagini del Tomba nudo in sauna: lo rifarebbe?
«L’ho colpito a un dito. Non lo rifarei in pubblico, magari aspetterei Carnevale, mi metterei in maschera e andrei a casa sua. Mi spiace aver agito così, ma una vigliaccata del genere non me l’aspettavo e mi ha creato problemi. Lui poi si faceva sempre vedere: per quattro volte sono stato buono, alla quinta provocazione mi è cascata la catena».
I paparazzi li ha pure menati.
«Erano assillanti. E non sono stato l’unico che ha avuto duri screzi: chiedete alla gente dello spettacolo».
La vicenda della frode fiscale: l’hanno «spettacolarizzata» perché di mezzo c’era un personaggio popolare?
«Se sei sul gradino più alto è maggiore il vento. E sei sempre condannato. Ma nel 2002 mi hanno assolto. Non gestivo io, io pensavo solo a sciare».
Perché non ha convocato una conferenza stampa per annunciare il ritiro?
«Sarebbe stato un evento triste. Un saluto alla Totti, con magone e lacrime? Assolutamente no. I pianti li ho fatti per i cavoli miei, ecco il mio carattere riservato».
Quante volte ha pensato di tornare?
«La voglia è stata forte in occasione dei Giochi di Torino: ma ero già quarantenne. Insomma, due stagioni in più, dopo che avevo chiuso a 31 anni, avrei potuto farle».
Non è pentito di non essere diventato tecnico?
«No. Stenmark o altri campioni hanno forse allenato? Alzatacce, viaggi, sbattimenti: avevo già dato».
Come vede i grandi dello sci di oggi?
«Marco Odermatt è una belva: mi ricorda Hermann Maier. È il nuovo Terminator: sciata elegante, aggressiva. Uno svizzero così mancava dai tempi di Zurbriggen».
Sul fronte italiano dobbiamo dire «le grandi»: Bassino, Brignone, Curtoni, Goggia, in ordine alfabetico.
«Dico brave a tutte: le voglio vedere fino ai Giochi 2026. Ciascuna ha caratteristiche diverse dalle altre».
Teme che nel tempo ci si dimentichi di Alberto Tomba?
«C’è chi mi dice: ti ricorderemo sempre. Per ora è vero e mi commuovo per l’affetto che mi riservano: adesso capisco quanto ho combinato».
Tomba amava la ribalta o era la ribalta che andava da Tomba?
«Entrambe le cose. I 20 mila tifosi sugli spalti non mi davano pressione, semmai mi caricavano».
Ha avuto più amici o nemici?
«Dico 70% amici e 30% nemici».
Lei vinceva ridendo. Oggi accade di meno.
«Viviamo anche in tempi più difficili, il nuovo millennio è un disastro. Rimpiango gli anni 80 e 90».
Si sta dedicando allo sci-alpinismo: come mai?
«Perché servono due ore per salire e bastano due minuti per scendere. Affascinante».
Gioele Dix la imitava: le dava fastidio?
«Gioele è stato a casa mia. Lo sfottò lo accettavo, non mi andava invece il “bella gnocca”, perché io dicevo semmai “bella bimba”. Lo sapete che quando incontravo i ragazzini partiva proprio il “bella gnocca”? Diseducativo».
Quanto a Tomba, senza nulla togliere al grandissimo personaggio ed atleta, non dimentichiamo che i suoi principali avversari, Rudolf Nierlich e Thomas Fogdö, tra i pochi in grado di batterlo, non furono molto fortunati: il primo morì nel ’91 in un incidente stradale, Fogdö rimase paralizzato alle gambe a seguito di incidente in allenamento nel ’95. A volte ci vuole anche una buona stella.
Anche per me, come pennellava le curve nel gigante von Grünigen non c’era nessun altro, ma la classe non bastò nè per vincere alle olimpiadi, nè per avvicinarsi alle vittorie di Tomba.
https://de.wikipedia.org/wiki/Michael_von_Gr%C3%BCnigen
https://sport660.wordpress.com/2020/06/22/michael-von-gruenigen-lestate-del-gigante/
von Grünigen
Anche a me non piaceva il suo stile, aveva tendenza ad arretrare ma aveva fisico straordinario per recuperare. Come stile, grazia, leggerezza sopra tutti per me era Von Grunenigen
Marcello, tutto vero quel che dici. Ho solo detto che a me, sciatore d’antan, quel modo di sciare non piaceva e non piace. Tutto qui. Quanto ai personaggi, attenzione, perché sempre personaggi pubblici sono e ognuno interpreta il suo ruolo. Nello sci, nel calcio, nell’alpinismo, nella vita di tutti i giorni…
Vegetti, se c’era una cosa che contraddistingueva Timba era la sua leggerezza in relazione alla sua mole. Stenmark, come pure Girardelli, Erlacher e Zurbriggen, solo per citare i più famosi, furono tra gli atleti che attraversarono l’era dal palo fisso a quello snodato mantenendo alte le loro prestazioni. Il palo snodato si presta ad essere “aggredito” abbattendolo (nello slalom, addirittura con il dorso della mano opposta) consentendo una traiettoria più breve. Se un’atleta gli girasse attorno, come piaceva a te, arriverebbe al traguardo il giorno dopo. È una questione dell’evoluzione tecnica che ha avuto lo sci alpino come ad esempio la maggiore sciancratura degli sci (erroneamente chiamata carving, ma almeno ci capiamo) che ha stravolto sia il mondo delle gare che quello turistico. Anche lo scialpinismo e i fuoripista ne hanno giovato. Grazie a sciancrature, pesi e superfici diverse, sciare oggi, specie su nevi difficili, è diventato molto più facile. Cosa che non saprei se giudicare come positiva in tutti i sensi.
In tutti gli sport, però, si riscontra tristemente un deciso calo di umanità e spontaneità, doti che a Tomba, piacesse o no, non mancavano di certo.
Oggi anche gli atleti recitano caratterialmente una parte teatrale (mi viene in mente Sofia Goggia, tanto per restare nello sci) che quando ne vedi uno/a spontaneo/a ne resti meravigliato.
Basta andarsi a vedere un’intervista a Toeni, Girardelli, Compagnoni, Klammer, Tomba o a Hirscher, Mayer, Vonn…. per vedere la grande piattezza odierna.
Sarà la neve artificiale.
Primi anni ottanta una montagna di rifiuti vicino a Milano coperta da neve. Una sera di Natale. Ricordo una gara di sci su quella collina, in diretta TV. La vinse un giovanissimo e sconosciuto Bolognese. Iniziò da lì e non si fermò più. IL PIÙ GRANDE DI TUTTI
Grande, ma a me non è mai piaciuto. Il suo sciare era forza bruta, non stile alla Stenmark. I paletti Tomba li abbatteva, non gli sciava affianco. Da modesto sciatore d’antan mi permetto di dire che forse (forse) Tomba non sarebbe stato Tomba se avessero usato ancora i paletti fissi e non quelli snodati al fondo…
Tempi allegri. E si sciava spassionati a caccia di gnocca… che non ci cagava di striscio.
Al cospetto di Tomba noi sembravano i vasi di fiori del cimitero. Senza fiori.
1976 settimana estiva in marmolada istruttore Siorpaes, nel mio gruppo un ragazzino di 9 anni che già dimostrava il talento e si commentava, Alberto avrà un futuro nello sci. Poi è ricomparso nelle cronache sportive fino all’incoronazione.
Una volta ti ho incontrato al Sestriere fuori dalla pista , il tuo fisico massiccio e possente sembrava più quello di un culturista. poi poco dopo ti ho visto sciare sulla neve ghiacciata … sembravi una libellula leggero e perfetto . Impressionante GRANDISSIMO ALBERTO
Ricordo Alberto Tomba quando in luglio si allenava in Val Senales fra i pali sulla parte ripida del ghiacciaio, ora ridotta a una petraia. Faceva effetto vedere uno sciatore con un fisico da liberista muoversi fra i pali stretti con un’incredibile leggerezza e velocità: non c’era bisogno del cronometro per capire che aveva una marcia in più rispetto agli altri, che era un mostro di bravura. Lo intervistai per Dimensione Sci nel 1995, quando era in vacanza al mare attorniato dai parapazzi, al massimo della sua celebrità. Aveva poco tempo e convenimmo sul fatto che le interviste migliori erano quelle brevi, quelle che stavano dentro il tempo di una manche! Ricordo che mi parlò del suo amore per il fuori pista, delle discese ripide che aveva fatto con Valeruz (aggiungendo che Tone pesava la metà di lui e quindi aveva meno problemi a stare sulle lamine!), dei pali rigidi con cui aveva iniziato che obbligavano a girarci intorno con eleganza, con delle vere curve. Il casco e le protezioni le considerava utili solo in gigante mentre lo speciale avrebbe potuto farlo anche mezzo nudo. Immediato e veloce anche nelle risposte, disse tutto quello che aveva da dire nel tempo strepitoso di una delle sue manche capolavoro.
Un FUORUCLASSE assoluto! Per .è stato, e lo è a tutt’oggi, un MITO come Diego Armando nel calcio. SUPERIORE! C’è chi ha vinto più di lui, ma il suo modo di vincere era straordinariamente UNICO!! Sembrava che spesso succedessero tutte solo a lui, e lui vinceva lo stesso!! I numeri delle vittorie non dicono mai tutto di un atleta, è il come un atleta vince che fa la differenza!! Anche Bode Miller ha vinto meno di altri, ma quello che facevano Albertone e Bode in pista e fuori dalla pista, li hanno resi dei MOSTRI SACRI! Altro che Hirscher………….
Hahaha Cominetti! Ecco il Cominetti che amo. E viva Tomba, viva gli Emiliani
A onor del Nel bel doc/intervista su rai storia, in realtà più che sci alpinismo con le pelli, ma senza attrezzatura nemmeno zaino, sale poco oltre gli impianti e scende per la pista e da quanto afferma è così che intende lo ” sci con le pelli”
Le palle ce le toccammo! Ognuno le sue!
1985 Malga Ciapela, con il mío amico sudtirolese Walter Locher ci eravamo iscritti al Parallelo della Marmolada e stavamo scorrendo i nomi dell’ordine di partenza. Non solo noi, che facevamo la gara uno contro l’altro e non certo per l’assoluto, notammo tra i nomi quello di un certo Alberto Tomba e ci toccano le palle per scaramanzia.
L’assoluto lo fece Franz Pedtratscher di La Villa, che si portò a casa una Lancia Delta. Pochi anni dopo Tomba esplose tra i pali e Walter, detto il Conte di Sarentino, divenne il suo fisioterapista personale che lo accompagnò per tutta la carriera. Ricordi.
Dici bene un alieno …ma solo nel lato sportivo .
Lo ricordo una sera nel hotel dove lavoravo venne a chiedere clandestinamente e furtivamente una sigaretta e le due chiacchiere conseguenti furono molto alla mano ,battuta pronta ,sincere ,da vero emiliano.
E vero quanto dice sulla timidezza e quanto la celebrità trasformi e ci faccia a pugni.
Buone salite con le pelli allora , che di discese memorabili ne hai un già un sacco!
Indimenticabile.
Non ho mai seguito nulla più delle discese di Alberto. Ed ho avuto anche la fortuna di sciargli “accanto” sulla 3TRE nel 1994.
Gli voglio bene come ad un fratello.
Un alieno che ha saputo inchiodare allo schermo anche chi non aveva mai visto la neve. Forse a volte un po’ gradasso, ma un grande atleta che ha fatto conoscere e amare lo sci a molti, e che ha dato il via al business dello sci di pista. Gambe incredibili che rimpiazzavano una tecnica non bellissima….1,2 mt da fermo!!!
Grande Alberto Tomba! Seppur non amando lo sci alpino essendo fondista, non dimentico le sue gare…
Un esempio di sportivo che sapeva anche ridere….