Le difficoltà che in questi giorni perseguitano qualunque tipo di evento non impediscono la grande mobilitazione di oggi 24 ottobre 2020 a Carrara. Il Corteo Nazionale? Solo rimandato.
Mobilitazione nazionale per le cave apuane
(#FermiamoLaDevastazione)
a cura di athamanta.wordpress.com
(pubblicato su athamanta)
Dopo un lungo confronto, durato ormai da molti giorni, sono state prese delle decisioni su quelle modalità che il 24 ottobre permetteranno di non rinunciare ad una presenza fisica ma che contemporaneamente terranno al centro la tutela di tutti in questo difficile momento. Con un po’ di ironia, gli organizzatori comunicano che non si fermeranno e che anzi, più si presenteranno difficoltà, più lanceranno il cuore oltre l’ostacolo, forti della convinzione che le nostre ragioni, il nostro amore per la terra che abitiamo, siano giuste e meritino attenzione e responsabilità.
Scarica il materiale grafico della mobilitazione
La data del 24 ottobre 2020, per la quale gli organizzatori hanno lavorato duramente e ricevuto centinaia di adesioni da tutta Italia, resta una giornata di mobilitazione, da oggi pronta ad uscire dai confini nazionali – tutto il materiale è stato tradotto in inglese – per affiancarsi a tutte le comunità in lotta per la salvaguardia della vita e del territorio in tutto il mondo, “e anche, se ce ne fossero, nella galassia”. Stanno inviando messaggi in tutto il mondo chiedendo solidarietà e azioni di supporto dislocate e contestualizzate nei vari territori, sotto l’hashtag #FermiamoLaDevastazione. Invitano pertanto tutti e tutte a condividere contenuti in solidarietà (video, foto, disegni, poesie, qualsiasi cosa) utilizzando gli hashtag #FermiamoLaDevastazione #Athamanta #AlpiApuane #Alvorèdurata.

Inoltre sarà possibile partecipare al tweetstorm previsto a partire dalle ore 14: seguire il profilo @athamanta1 su twitter, attendere il primo tweet alle 14 del 24 e rilanciare il più possibile l’hashtag che ne uscirà.
Gli organizzatori chiamano tutta la cittadinanza a partecipare al primo grande flash mob intergalattico della storia apuana, organizzato a Carrara per sabato 24 ottobre, alle ore 15.30, in P.zza Alberica.
La piazza sarà organizzata in modo tale da garantire 2 metri di distanza tra ogni partecipante e tutti i partecipanti dovranno indossare la mascherina.
Per essere parte della meravigliosa coreografia che hanno immaginato basteranno due semplicissime cose: portare con sé un ombrello, il più grande possibile, e comunicare al più presto la propria presenza alla mail athamanta.ms@gmail.com. Ogni persona iscritta riceverà tutte le informazioni necessarie alla partecipazione.
Inoltre in mattinata, alle 8.30, con partenza dal Piazzale dell’Uccelliera, ci sarà una Camminata contro la devastazione. Difficoltà della camminata: medio/bassa, durata: 2-3 ore, saranno necessari scarpe e abbigliamento adatto.

Alpi Apuane, non cave di marmo
a cura di athamanta.wordpress.com
(pubblicato su athamanta)
La mattina del 17 ottobre 2020 siamo partiti da Torano, incontrandoci a foce di Pianza, per raggiungere le pendici ovest del Monte Sagro. Abbiamo percorso il sentiero 39, superando le diverse difficoltà che il tratto di sentiero riporta essendo ufficialmente chiuso a causa delle presenza delle cave: un’ulteriore dimostrazione di come questo sistema veda nell’ambiente che ci circonda solo cave come fonte di profitto e non montagne da vivere e salvaguardare.
Le cave uccidono il passato e il futuro delle Alpi Apuane: abbiamo posto uno striscione di 100 mq sul Monte Sagro per ribadire la necessità e l’urgenza di #FermareLaDevastazione da troppo tempo dominante.
Crediamo indispensabile vivere l’ambiente montano, le sue specificità, le sue vette, le sue vallate, i suoi boschi, le acque superficiali e il suo sistema carsico ipogeo senza in alcun modo degradarne il significato e comprometterne la sussistenza. Per questo è necessario privilegiare e incentivare l’osservazione e l’immersione nella natura, il contatto con la cultura e le tradizioni locali, nell’ottica di conservare e riscoprire la reciprocità fra territorio e comunità.
Le cave uccidono il passato e il futuro delle Alpi Apuane, lo dimostrano l’inquinamento delle acque, della terra e dell’atmosfera, elementi fondamentali per garantire la vita del pianeta, delle persone che lo abitano e delle future generazioni. Vogliamo ripristinare il silenzio e la pace di queste montagne straordinarie. La Terra non ci appartiene, ma ne siamo i custodi e abbiamo la responsabilità di proteggerla. Dobbiamo tutelare l’assetto idrogeologico minato dall’attività estrattiva, concausa ormai riconosciuta delle alluvioni che negli ultimi anni hanno colpito il nostro territorio. Dobbiamo salvaguardare le specie endemiche – vegetali e animali – a rischio di estinzione a causa dell’attività estrattiva. Abbiamo l’onere e l’onore di salvaguardare la biodiversità che il mondo ci invidia e il sistema carsico che fa delle Apuane montagne uniche e irripetibili.
Le Alpi Apuane sono monti e come tali vanno camminati, abitati e vissuti, non devastati!

Fermiamo la devastazione – Let’s stop the devastation (English version here)
Manifesto a cura di athamanta.wordpress.com
(pubblicato su athamanta)
Il 4 gennaio 2020, lungo le strade di Massa, abbiamo fatto sentire il nostro NO alla zonizzazione acustica del nuovo Piano del Comune di Massa che minacciava uno dei luoghi più amati delle nostre montagne, simbolo storico di aggregazione e resistenza per tutta la comunità: il bivacco Aronte sito sul versante marittimo delle Alpi Apuane, alle propaggini del monte Cavallo. Da quella manifestazione nasce la necessità di un’analisi sistemica della progressiva trasformazione delle province apuane in distretto minerario con le inevitabili e devastanti conseguenze su ambiente, salute, economia, cultura, lavoro: in una parola, sul benessere dell’intera comunità, presente e futura.
L’ambientalismo è uno stile di vita, un modo quotidiano di concepire la nostra interazione con gli altri, con l’ambiente in quanto sistema ecologico, costituito da un insieme di elementi che si relazionano tra loro e determinano la vita di tutti e tutte noi.
Ambientalismo è solidarietà. La devastazione delle Apuane è l’emblema locale della devastazione ecologica mondiale, frutto dello stesso sistema predatorio che agisce con le stesse dinamiche, magari con vesti diverse, ma con identiche finalità e conseguenze.
Ambientalismo è anticapitalismo. Il disastro ambientale inflitto alle Alpi Apuane non è isolato: si inscrive nella cornice delle economie di rapina che spogliano il territorio delle sue ricchezze, trasformate in profitto per pochissimi, lasciando alla comunità e all’ambiente solo distruzione, precarietà e impoverimento culturale ed economico. Indichiamo come necessaria la fine del modello di sviluppo dell’area apuana non più sostenibile, basato sul consumo illimitato del suolo e sull’impoverimento dell’ambiente. Immaginiamo un’economia dei territori montani capace, in prospettiva, di sostituire l’attuale modello impedendo la devastazione irreversibile del mondo apuano, delle sue caratteristiche naturali e paesaggistiche d’eccezione, che appartengono ed identificano la popolazione tutta.

Ambientalismo è intersezionalità. È necessario valorizzare le diverse abilità e decostruire le disuguaglianze di genere, di classe sociale, di etnia e di orientamento sessuale, che rappresentano le radici culturali di un sistema socio economico che trasforma i nostri corpi e la terra che abitiamo in oggetti, vittime dello sfruttamento in nome del profitto.
Fermiamo la trasformazione del nostro territorio in distretto minerario, la bieca predazione, la privatizzazione e la mercificazione dei beni comuni. Rivendichiamo il diritto a un ambiente sano, pulito, sicuro e prospero per tutti e tutte, oggi e per le comunità future.
Fermiamo la distruzione del mondo del lavoro attuata con il precariato, il ricatto occupazionale e la monocultura del marmo che oppone criminosamente il lavoro alla salute e all’ambiente, all’interno di un territorio che è così divenuto il più povero dell’intera regione e quello con il più alto tasso di disoccupazione giovanile. Rivendichiamo il diritto a un lavoro sicuro, etico, senza rischi per la salute, per la vita delle persone e dell’ambiente, che sia equamente retribuito per tutti e tutte.

Fermiamo l’inquinamento delle acque, della terra e dell’atmosfera, elementi fondamentali per garantire la vita del pianeta, delle persone che lo abitano e delle future generazioni. Ripristiniamo il silenzio e la pace di queste montagne straordinarie. La Terra non ci appartiene, ma ne siamo i custodi e abbiamo la responsabilità di proteggerla. Tuteliamo l’assetto idrogeologico minato dall’attività estrattiva, concausa ormai riconosciuta delle alluvioni che negli ultimi anni hanno colpito il nostro territorio. Salvaguardiamo le specie endemiche – vegetali e animali – a rischio di estinzione a causa dell’attività estrattiva. Salvaguardiamo la biodiversità che il mondo ci invidia e il sistema carsico che fa delle Apuane montagne uniche e irripetibili.
Fermiamo la logica di sottomissione alle necessità industriali che condiziona e impronta di sé l’agire politico istituzionale, generando solo corruzione e collusione di enti e istituzioni pubbliche che, abdicando al loro ruolo di tutori dell’ambiente, della salute e dell’equità sociale, si assoggettano ai potentati economici e favoriscono infiltrazioni mafiose, responsabili, dunque, di un autentico crimine contro la comunità.
Fermiamo l’egemonia del libero mercato che vorrebbe le nostre montagne sbriciolate per la corsa alla produzione incontrollata e per rispondere a un’economia di consumo e speculazione.
Fermiamo le mitologie che descrivono il lavoro come eterno sacrificio dell’uomo – la donna sarà sacrificata altrove – contro una natura ostile e crudele, e che giustificano le narrazioni per cui la tutela dell’ambiente si contrappone al diritto a lavorare e ad avere un reddito. Ribaltiamo la narrazione e costruiamo l’unico sistema di valori che vede il lavoro vincolato alla salute dell’ambiente e delle persone.

Fermiamo la devastazione della salute pubblica dovuta ai veleni che siamo costretti a respirare: veleni prodotti dall’attività nociva di alcune multinazionali senza scrupoli che per troppo tempo hanno avuto via libera sul nostro territorio. Non è accettabile e non va più permesso.
Fermiamo l’impoverimento culturale e sociale dei nostri territori, rivendichiamo il diritto alla cultura, all’istruzione, alla socialità, a spazi di aggregazione, condivisione e riproduzione della cultura dal basso: diventiamo protagonisti della costruzione del nostro futuro e del nostro territorio.
Fermiamo la strumentalizzazione che descrive l’estrazione del marmo come mezzo indispensabile alla produzione artistica e alla promozione culturale del territorio apuano. Sappiamo tutti e tutte che solo una misera percentuale, ceduta difficilmente e a caro prezzo dagli industriali del marmo, di ciò che attualmente è estratto dalle nostre montagne è destinato ad uso artistico. I miti del passato non possono essere il pretesto per continuare a devastare. Non è più accettabile l’uso strumentale dell’arte per mascherare interessi economici di pochi.
Fermiamo la devastazione prodotta da inutili, folli e dannose nuove grandi opere. Nuovi trafori servono unicamente a ingrassare le tasche dei politicanti nostrani. Fermiamo le speculazioni e il consumo di suolo che depredano gli spazi delle città, delle campagne e della montagna, lasciando poi discariche, ecomostri e siti impossibili da bonificare e ripristinare che ci sottraggono il diritto all’abitare.
Facciamoci carico del nostro territorio, della nostra salute, dell’ambiente, della cultura, del lavoro assieme e al fianco delle nuove generazioni, ponendole le basi per un futuro equo e sostenibile.
Per tutto questo ci vediamo oggi 24 ottobre a Carrara con chi ha a cuore la salute e il destino dei territori e delle comunità.
Lista delle adesioni alla mobilitazione.
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Qualcuno dice ma è grazie al marmo apuano che abbiamo avuto il David, che abbiamo potuto ammirare l’arte di Michelangelo. Qualcuno l’ ha scritto anche in questo blog. Mi viene da incazzarmi a sentire queste cose, a vedere la sfrontatezza nel rigirare la realtà delle cose. Si vuole paragonare l’enome quantità di materiale estratto oggi, con la piccolezza di quello di un tempo quando fu realizzato il David. E’ proprio vero che nella vita ci vuole la faccia a culo.
Sabato 16 sono stato al convegno e alla manifestazione a Carrara. Questi monti mi hanno dato e continuano a darmi tanto. Era DOVEROSO. La sala del convegno era bella piena, buona anche la partecipazione alla manifestazione. Di sicuro almeno per ora non cambierà nulla, istituzioni, politica, parco anche se invitati, non sono venuti, ma è un inizio, con la speranza che si risveglino le coscienze di tutti noi. Non è solo per la salvezza di queste cime, che hanno avuto la sfortuna di essere di marmo, ma anche per salvaguardare la salute di tutti noi. L’ estrattivismo del marmo non sta solo distruggendo questi monti, sta avvelenano le acque che vengono da questi monti e che tutti noi usiamo ber bere e cucinare. La marmettola come una piovra si deposita ovunque e sigilla tutte le vie sotterranee dell’ acqua. Queste montagne, come la zona di Taranto, purtroppo è stato deciso che sono zone SACRIFICABILI. Ma insieme ai luoghi sono sacrificabili anche le persone che vi abitano? C’è lo siamo mai domandato? Se lo sono mai domandato certa imprenditoria, la politica locale è regionale, il parco delle Apuane. Se si continua così , cosa accadrà? Cosa lasceremo ai nostri figli? Ai nostri nipoti? Gogna nel suo intervento ha parlato di senso del LIMITE . C’è un limite alla distruzione? Ad avvelenare i luoghi? Ad avvelenare noi stessi?
https://www.serchioindiretta.it/cronaca/2021/03/23/smaltivano-fanghi-illegalmente-in-una-grotta-delle-apuane-sigilli-alla-cava-di-marmo/119242/
è solo “impotenza”…??
Il caso delle Apuane dimostra l’impotenza delle regioni che possono essere ricattate dell’elettorato locale. In questo caso deve intervenire lo stato centrale per imporre il rispetto dell’ambiente e della civiltà.
Bene discuterne per modificare la percezione della popolazione.
Meglio sarebbe accompagnarlo da approfondimenti sulle alternative occupazionali concrete e fattibili.
Guai a staccarsi da un processo di trasformazione culturale e democratica perché, che ci piaccia o no, le posizioni velleitaria portano l’elettorato a votare chi difende lo status quo’, depauperando sia i risultati ottenuti con la definizione delle nuove regole di estrazione, che l’obiettivo da raggiungere.