Presentazione ad Altri respiri di Marco Furlani
Questo libro di Marco Furlani nasce dalle tracce del suo precedente Ampio respiro, pubblicato nel 2006, presentato nientemeno che da Cesare Maestri e corredato di interventi di Dante Colli, attuale presidente del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna e suo cliente per centinaia di salite. Ma il successo di quell’edizione lo si è dovuto soprattutto all’intima essenza del racconto che l’autore faceva di sé e delle sue avventure con gli amici più cari.
A leggere queste pagine sembra d’essere con lui nel suo mitico cameron, rigorosamente piazzato a capotavola, il posto più vicino alla stufa: sembra di ascoltarlo, racconti a voce stentorea che tengono banco per ore intere, mentre passano piatti di polenta e cunèi nell’onda del vino che scorre e del dialetto trentino che fa tutt’uno con l’italiano. Quando attacca un episodio è sicuro che si ride, anche se lo si è già ascoltato, e anche se, come per miracolo, non si scopre mai la più piccola contraddizione con quanto udito le altre volte. Perché in questi aneddoti privi di cattiveria c’è sempre la battuta nuova, lo sguardo ammiccante, la folgorazione umoristica che inchioda il gruppo degli ascoltatori in una risata senza freno.
E’ un fluire dei ricordi della vita di un uomo in cui l’avventura e gli exploit di montagna sono inscindibili dal tessuto di una vita vissuta sul lavoro e sulla necessità, dalle lontane origini del bambino che aiutava genitori e zii nei lavori di casa e nella raccolta del fieno, passando per altri lavori (alcuni davvero alienanti), fino alla professione di guida alpina esercitata a tempo strapieno sulle Alpi e in giro per il mondo.
Questo libro non ha bisogno dei sia pur puntuali e ben documentati inserti di uno storico dell’alpinismo quale Dante Colli è. Altri respiri – Marco Furlani e storie di alpinismo trentino se ne è affrancato sul campo ed è ora che gli strateghi dell’editoria lo lascino libero di veleggiare e di far sognare quei lettori che nei protagonisti dell’alpinismo vorrebbero vedere sincerità e umanità prima ancora delle grandi imprese storicamente inserite.
Il successo ha incoraggiato l’autore a scrivere ancora, aggiungendo alcuni capitoli, approfondendo parti in un primo tempo trascurate: compito facile, con la massa di ricordi che gli affollano la mente c’era solo l’imbarazzo della scelta.
Al di là del piacere che questa lettura arreca e oltre alle fantasie che ne vengono rilasciate, di anno in anno, di croda in croda, a me sembra che nodo cruciale di Furlani, coraggiosamente da lui qui affrontato, sia la domanda “quanto io sono io, e quanto invece sono quello che sono per l’aiuto e l’amicizia degli altri?”. Che, tradotta in un linguaggio più generale, suona: “quanto ho espresso io come individuo e quanto invece come membro della comunità alpinistica trentina?”. Sono domande che determinano il titolo di un libro e che un egocentrico non può neppure concepire. E noi lettori, specie se alpinisti, siamo un po’ stufi di assorbire materiale egoreferente, social o no-social. Purtroppo però, quando gli stessi lettori si mettono a scrivere, social o no-social, spesso ci cascano. Non è il caso di Furlani, che è uno che legge molto: vi assicuro che questo libro non è egocentrico.
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