Ancora sulle zecche

Le zecche sono dei parassiti in grado di trasmettere malattie anche gravi all’uomo. In Italia le principali zone a rischio sono il Friuli Venezia Giulia, il Veneto e il Trentino Alto Adige. Come ci si comporta in caso di puntura di zecca? Possiamo in qualche modo ridurre il rischio di esserne vittime?

Già avevamo pubblicato (18 giugno 2022) il post https://gognablog.sherpa-gate.com/che-fare-con-le-zecche/, ma qui vogliamo ulteriormente approfondire con una serie di due video prodotti da The Mountain Rambler.

Ancora sulle zecche
a cura di The Mountain Rambler

In Friuli Venezia Giulia il vaccino viene offerto gratuitamente dal servizio sanitario regionale in quanto il tale regione è considerata tra le aree maggiormente a rischio in Italia e in Europa. Risulta quindi fondamentale conoscere questo parassita per evitare spiacevoli conseguenze dopo una bella giornata passata all’aperto.

Primo video (5 maggio 2016)
SEZIONI
0:30 Chi sono
1:00 Dove si trovano
2:12 Perché sono sempre più numerose
3:36 Perché sono pericolose
4:23 Lyme, Ehrlichiosi
5:10 TBE
5:48 Cosa fare in caso di puntura
7:43 Come comportarsi nelle escursioni a rischio
9:38 Cosa fare al termine di un’escursione

Secondo video (10 settembre 2019)
SEZIONI
0:00 → Intro
0:48 → Come togliere una zecca
6:12 → Dopo aver tolto la zecca
7:40 → Prevenire la puntura di zecca
10:14 → Conclusioni

Link utili
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Alcune informazioni su questo poco conosciuto parassita
a cura di The Mountain Rambler
(pubblicato su themountainrambler.weebly.com il 20 giugno 2016)

Con la bella stagione le possibilità di effettuare escursioni aumentano, passiamo più tempo all’aperto e può capitare di attraversare prati non sfalciati o boschetti rigogliosi. Questi sono i luoghi preferiti dalla zecca, un fastidioso parassita che può attaccare anche l’uomo.

Le zecche (Artropodi) contrariamente ad un pensiero comune non sono degli Insetti, bensì sono Acari appartenenti alla classe degli Aracnidi. Questi parassiti ematofagi principalmente si distinguono in tre famiglie: le Ixodidae o “Zecche dure”, le Argasidae o “Zecche molli” e le Nuttalliellidae (presenti solo in Africa). Le zecche dure sono così chiamate perché hanno un caratteristico scudo dorsale chitinoso mentre le zecche molli sono sprovviste di tale scudo. Il ciclo biologico delle zecche è caratterizzato da tre stadi di sviluppo (larva, ninfa e adulto), la metamorfosi da uno stadio al successivo richiede sempre un pasto di sangue ma possono resistere per lunghi periodi di tempo a digiuno assoluto. Il pasto di sangue, durante il quale la zecca rimane costantemente attaccata all’ospite, si compie nell’arco di ore per le zecche molli, di giorni o settimane per le zecche dure.

Le zecche pericolose per l’uomo se infette, sono quelle appartenenti alla famiglia Ixodidae; queste sono in grado di trasmettere all’uomo numerose e differenti patologie come: la borreliosi di Lyme, l’ehrlichiosi, le febbri bottonose da rickettsiae e l’encefalite virale (TBE). Gli Argasidi (Zecche molli) sono vettori di patologie meno rilevanti dal punto di vista epidemiologico come febbri ricorrenti da zecche e febbre Q. La maggior parte di queste malattie può essere diagnosticata esclusivamente sul piano clinico, ma una pronta terapia antibiotica, nelle fasi iniziali, è generalmente risolutiva. Solo raramente e in soggetti anziani o bambini queste infezioni possono essere pericolose per la vita.

Un discorso particolare va fatto per la Meningoencefalite da zecche (TBE), una malattia virale acuta del sistema nervoso centrale, che rappresenta la malattia più pericolosa che le zecche sono in grado di trasmettere sul territorio nazionale. Poiché non esiste una cura per tale malattia il miglior modo per prevenirla è la vaccinazione tramite tre dosi nel primo anno e un richiamo dopo tre. I casi di encefalite da zecca negli ultimi 30 anni sono aumentati in modo esponenziale e i paesi più colpiti da questo incremento sono l’Austria, la Germania e la Svizzera. Nel nostro paese le regioni maggiormente a rischio sono il Friuli Venezia Giulia, il Veneto ed il Trentino Alto Adige.

L’aumento delle zecche infette è una diretta conseguenza dell’aumento esponenziale del numero di questi parassiti. Le cause di questo aumento sono diverse e in parte concatenate tra loro. In primis il cambiamento climatico ha portato a inverni meno rigidi in cui i giorni di gelo sono sempre più rari, questo permette ad un numero maggiore di zecche di superare l’inverno grazie ad una forma di letargo. Negli ultimi anni le montagne e i pascoli sono stati progressivamente abbandonati dall’uomo causando un avanzamento inesorabile del bosco che si è riappropriato dei prati ormai abbandonati. Questo ha causato un aumento delle zone favorevoli (habitat) alla vita delle zecche, le quali attendono il passaggio di un eventuale ospite e vi si insediano conficcando il loro rostro (apparato boccale) nella cute e cominciando a succhiarne il sangue. I principali vettori delle zecche sono gli ungulati, soprattutto i caprioli; specie in continua espansione demografica negli ultimi anni.

Per difendersi dalle zecche la cosa migliore è la prevenzione, esistono alcune precauzioni per ridurre significativamente la possibilità di venire a contatto con le zecche, o perlomeno per individuarle rapidamente, prima che possano trasmettere una malattia. Coloro che si apprestano a recarsi in aree a rischio dovrebbero vestirsi opportunamente, con abiti chiari che rendono più facile l’individuazione delle zecche, coprire le estremità, soprattutto inferiori, con calze chiare e utilizzare pantaloni lunghi. Sul mercato esistono diversi repellenti per zecche che possono essere utilizzati sui vestiti o sulla pelle. Questi vanno rimessi ogni due ore circa poiché perdono di efficacia con il tempo. Durante un’escursione è bene non attraversare zone in cui l’erba è alta, non addentrarsi nei boschi al di fuori dei sentieri ed evitare di sedersi o distendersi nei prati. Terminata l’escursione, effettuate un attento esame visivo e tattile della propria pelle, dei propri indumenti per individuare le zecche eventualmente presenti. Le zecche tendono a localizzarsi preferibilmente sulla testa, sul collo, dietro le ginocchia, sui fianchi. Se individuate sulla pelle, le zecche vanno prontamente rimosse perché la probabilità di contrarre un’infezione è direttamente proporzionale alla durata della permanenza del parassita sull’ospite; bisogna comunque tenere presente che solo una percentuale di individui è portatore di infezione.

Se al termine di un’escursione trovate una zecca attaccata al vostro corpo non dovete farvi prendere dal panico, in farmacia esistono delle pinzette apposite per la rimozione. La zecca deve essere afferrata con la pinzetta il più possibile vicino alla superficie della pelle e rimossa tirando dolcemente. Durante la rimozione bisogna prestare la massima attenzione a non schiacciare il corpo della zecca, per evitare il rigurgito che aumenterebbe la possibilità di trasmissione di agenti patogeni. Disinfettare la cute dopo la rimozione della zecca con un disinfettante non colorato.
Se non vi sentite sicuri ad effettuare questa operazione da soli potete recarvi dal vostro medico di base il quale rimuoverà la zecca e provvederà a disinfettare la zona della puntura. Alla rimozione della zecca dovrebbe seguire un periodo di osservazione della durata di 30-40 giorni per individuare la comparsa di eventuali segni e sintomi di infezione. Se dovesse comparire un alone rossastro che tende ad allargarsi oppure febbre, mal di testa, debolezza, dolori alle articolazioni, ingrossamento dei linfonodi, è importante rivolgersi al proprio medico curante.

Purtroppo il numero di zecche è in continuo aumento ma questo non deve destare troppa preoccupazione, con le dovute attenzioni e seguendo adeguate regole di prevenzione si può continuare ad effettuare gite ed escursioni sulle nostre splendide montagne.

Cosa non fare
– Non cercate di rimuovere la zecca facendola oscillare o tirandola bruscamente: favorireste il distacco della testa.

– Non uccidete la zecca schiacciandola con le mani.

– Non cercate di staccare la zecca cospargendola di smalto per le unghie, alcool o petrolio: si tratta di tentativi di interromperne la respirazione, destinati però all’insuccesso, perché la zecca respira solo poche volte in un’ora. Tali tentativi possono inoltre indurre nella zecca il vomito, contribuendo a mettere in circolo tossine dannose.

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Ancora sulle zecche ultima modifica: 2022-07-20T05:30:00+02:00 da GognaBlog

2 pensieri su “Ancora sulle zecche”

  1. …Papà cosa sarebbe sto morbo di Lyme?
    …sicuro un morbo nuovo di zecca,figliuolo! 

  2. ‘Il rigurgito della zecca’ così identificherei alcuni post e commentario un po’ sopra le righe che si trovano anche qui sul Gogna blog, ultimo quello di ieri. La mia esperienza con le zecche vere si limita ad un episodio negli Usa dove dovetti incidere un ascesso …… Lasciamo stare va’ tutto è finito bene 🙂

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