Annapurna Circuit
(un trekking di 17 giorni in Nepal)
di Andrea Alessandrini
(pubblicato su travelsbeer.com)
L’Annapurna Circuit è stato il mio vero e proprio lungo trekking: prima di allora avevo al massimo camminato quattro giorni consecutivamente.
Prima di intraprendere questo cammino ero abbastanza dubbioso, visto che non avevo idea di come il mio corpo avrebbe reagito a tanto sforzo. Fortunatamente, alcuni mesi prima, via Couchsurfing, ho ospitato Viktoria (e sua sorella Sara) che ha fatto questo trekking. Viktoria è stata veramente fondamentale per saper come organizzare un trekking in Nepal. Mi ha fatto capire che è davvero possibile partire da solo, dal momento che è molto facile incontrare molte persone lungo la strada. Rimanendo comunque ancora un po’ dubbioso, ho deciso comunque di intraprendere questo trekking con altri due compagni ed una guida, trovati su trekkingpartners.com: grazie a questo sito ho così trovato una guida, condivisa con Jeff e David.
Ci siamo incontrati tutti a Kathmandu e poi siamo partiti per Besi Sahar in autobus: dopo circa 9 ore di bus abbiamo iniziato la camminata.
(Tutte le tracce delle giornate di trekking si possono trovare a partire da qui, sul sito Garmin Connect)
Giorno 1-4: da Besi Sahar a Chame
I primi 4 giorni di trekking, che portano da Besi Sahar fino a Chame, sono caratterizzati da lunghe, ma facili, giornate di cammino. Inizialmente si cammina su una larga strada, costruita dai cinesi per facilitare le attività idroelettriche. In seguito si passa su sentieri che portano a meravigliose risaie, con cascate a tratti veramente impetuose ed il primo 8000, il Makalu. Anche i paesini sono molto belli da vedere: Tal e Chame sono quelli che mi sono piaciuti di più. Questo aspetto di vita paesana è una grande differenza rispetto alla zona dell’Everest: qui c’è molta più vita ed i paesini sono molto più interessanti.
Giorno 5-7: da Chame a Manang
Dal giorno 5, la strada inizia ad inerpicarsi.
Il quinto giorno, appena prima di entrare a Pisang, ho chiesto a Raj (la guida) lumi su un animale che pascolava tranquillo: avevo appena visto uno yak, che da lì in poi avrebbe fatto sempre la comparsa nei menù locali.
Una volta raggiunta Pisang ho deciso di fare una deviazione da solo via Upper Pisang, dove ho incontrato altri due trekkers (James e Alex). Da Ghyaru (3700 metri) si apre una fantastica vista sugli Annapurna: da lì in poi è una lunga e meravigliosa discesa verso la vallata che porta a Manang.
Il sesto giorno è dedicato all’acclimatamento, infatti è consigliato di fermarsi due notti a Manang a 3600 metri per abituarsi all’altura. Io e Alex abbiamo deciso di visitare Ice Lake (che si trova a 4600 metri) e abbiamo parlato in italiano, visto che i suoi nonni hanno origini italiane. Questa sgambata è stata decisamente utile, fisicamente e anche mentalmente, visto che non abbiamo fatto fatica a percorrere questi mille metri di dislivello.
Il gruppo, inizialmente composto da quattro persone, è diventato presto enorme, visto che sulla strada abbiamo incontrato Jonny e Ben, Agnes, Virginia, Sergi, Sam, Ashtyn e molti altri. Il suggerimento di Viktoria, che disse che una guida non fosse necessaria, era assolutamente vero.
Da Manang si può fare la deviazione che porta al Tilicho Lake: ne parlo approfonditamente qui!
Giorno 8-9: da Manang a Thorong Phedi
Il giorno 8 e 9 sono i giorni che portano alla base del Thorong La Pass, e qui la sensazione di essere in alta montagna ha iniziato ad essere davvero netta. Abbiamo dormito a Thorong Pedi ad un’altitudine di 4500 metri, dove ho conosciuto i primi italiani (i folli ma grandi Paolo e Cristiano stavano percorrendo l’Annapurna Circuit in bici!).
Giorno 10: Thorong La Pass
Il decimo giorno è stato quello dedicato al passo. I primi 45 minuti portano dai 4500 metri di Thorong Phedi ai 4850 metri dell’ultimo Base Camp. Da qui in poi la salita si fa più soft: mi sono sentito sempre molto bene, tranne gli ultimi 200 metri in cui ho leggermente sofferto l’altitudine.
Thorong La Pass era dunque raggiunto! Il panorama da 5416 metri era meraviglioso, e la soddisfazione anche: avevo raggiunto il punto più alto dell’Annapurna Circuit!
Ora però toccava scendere fino ai 3700 metri di Muktinath. Ricordo ancora oggi che ho sofferto molto questa lunga, a tratti ripida, discesa: le prime birre dopo 10 giorni di cammino al Bob Marley’s Hostel sono state un giusto premio!
Ho affrontato, nuovamente, il Thorong La nel 2022 in senso orario, per raggiungere il Tilicho Lake. Nonostante sia partito da Phedi e non da Muktinath, i 1300 metri di dislivello sono stati veramente difficili! Suggerisco, dunque, di percorrere l’Annapurna Circuit assolutamente in senso antiorario!
In compenso, affrontare di nuovo il Thorong La mi ha fatto apprezzare nuovamente questo alto passo. Le viste sono magnifiche: se salite, come giusto fare, da Thorong Phedi o da High Camp, giratevi spesso per ammirare paesaggi montani spettacolari!
Giorno 11-15: da Muktinath a Tatopani
I giorni 11-15 portano dai 3700 metri di Muktinath ai 1500 metri di Tatopani.
Da Muktinath si raggiunge, attraverso un paesaggio desertico, Kagbeni. Questa è una città medievale, nonché porta d’ingresso al mitico Mustang: merita decisamente una visita!
Meritano anche una visita le scuole Montessori: è decisamente interessare la vita e gli insegnamenti a queste altitudini. La parte che porta da Kagbeni a Marpha è stata personalmente una sofferenza, a causa di qualche linea di febbre, in particolare la zona attorno a Jomsom è una lunghissima pietraia a tratti scomoda. Una volta arrivati a Marpha, io e Jeff abbiamo capito che le mele tipiche dell’Annapurna sono utili non solo per le torte ma soprattutto per il brandy.
Dopo Marpha siamo tornati in un paesaggio più alpino, per arrivare finalmente a Tatopani. Qui ho festeggiato il mio 31° compleanno con gran parte dei compagni di avventura e devo ammettere che il brandy mi ha decisamente steso!
Giorno 16-17: da Tatopani a Nayapul via Poon Hill
Nonostante la grande sbornia, Poon Hill mi stava chiamando. L’ultima salita (di circa 2000 metri, visto che Poon Hill si trova a 3200 m) è stata ampiamente ripagata con una fantastica vista sugli Annapurna in una delle mie migliori albe della mia vita. Da lì in poi è stata una lunga discesa vittoriosa fino a Naya Pul e da qui si prende un autobus che porta a Pokhara.
Dopo aver salutato la guida, che comunque a volte è stata abbastanza utile (memorabile il video con i nomi delle montagne a Poon Hill), a Pokhara ci siamo incontrati di nuovo con gli altri trekker, festeggiando con tante meritate birre la fine dell’Annapurna Circuit!
Informazioni utili sull’Annapurna Circuit: difficoltà e organizzazione
Quanto è difficile l’Annapurna Circuit? Questo circuito non è affatto difficile (non presenta nessuna difficoltà tecnica); in compenso non bisogna assolutamente sottostimare la sua lunghezza (17 giorni più o meno) ed il fatto che si raggiungono i 5416 metri del Thorong La Pass.
Come si organizza l’Annapurna Circuit? Questa è, a sorpresa, la domanda più facile. Dico ‘a sorpresà perché anche io non sapevo cosa aspettarmi: l’aiuto della mia amica Viktoria, che mi ha detto più volte ‘vai tranquillo e non farti problemi’ è la giusta sintesi. Sostanzialmente, non servono né guide né porter per questo circuito: basta solo organizzarsi con lo zaino. Non bisogna prenotare nulla: ci sono tante guesthouse e, rispetto alla zona Everest, ci sono tanti paeselli. Una volta arrivati a Kathmandu bisogna solo prenotare un autobus che porta a Besi Sahar: questo autobus impiega circa 8 ore (si può dormire a Besi Sahar oppure camminare circa due ore).
Quale trekking scegliere tra Annapurna Circuit ed Everest Base Camp? Se dovessi scegliere tra questo e il campo base dell’Everest, forse sceglierei questo trekking visto che l’EBC è un andata&ritorno e non un giro completo. Invece, la scelta diventa decisamente difficile se dovessi scegliere tra Annapurna Circuit ed Everest Three Passes, infatti anche Everest Three Passes è un giro completo (gli scorci di alta montagna sono forse più belli nella zona Everest, mentre l’Annapurna offre un bello spaccato di vita nepalese).
Informazioni utili sull’Annapurna Circuit: lo zaino, elettricità e punti più belli
Cosa bisogna portare nell’Annapurna Circuit? Lo zaino deve essere il più leggero possibile. Generalmente per un trekking del genere può bastare anche uno zaino da 40 litri, di circa 10-12 chili. Io ho portato 4 mutande, 4 calze merinos, 4 magliette tecniche (stile ‘maratona’), 4 maglie a manica lunga (preferibilmente in lana merinos, tiene meglio il caldo), scarponi da alta montagna, un pantaloncino corto, un pantalone da alta montagna, una felpa, un pile, una giacchetta per il vento, una giacca a vento, guanti, occhiali da sole, cappello e scaldacollo.
Non serve portare cibo, in quanto si trovano tanti paesi mentre si cammina. L’acqua è un altro capitolo: ecologicamente sarebbe meglio portare tavolette che depurano l’acqua, che non è mai potabile. Non serve la tenda: ci sono sempre guesthouse e la cena viene servita all’interno degli stessi (di notte può fare parecchio freddo e per quello consiglio di portare almeno una felpa e un pile).
Per quanto riguarda l’altitudine, potrebbe essere utile un diamox: io non l’ho mai portato con me e mi sono affidato sempre alle leggi di alta montagna ‘dormire al massimo 400 metri più in alto rispetto alla notte prima’, ‘bere tanto’ e giorno di riposo a Manang (settimo giorno: sono salito all’Ice Lake, a 4600 metri, e sono sceso a dormire a Manang).
Si trova elettricità nell’Annapurna Circuit? Sì, ma a quote più alte è a pagamento: consiglio una powerbank solare e una powerbank normale. Il wifi funziona quasi sempre (solo nelle due giornate prima di Thorong La non ho avuto connessione).
I punti più belli del circuito dell’Annapurna
Quali sono i punti più belli dell’Annapurna Circuit? Questo trekking ha punti panoramici meravigliosi, Upper Pisang e Poon Hill su tutti, Thorong La subito alle spalle. La deviazione che porta al Tilicho Lake è uno spettacolo!
I numeri
17 giorni
281 km percorsi
13700 metri di dislivello
4 giorni senza doccia
1 giorno di riposo (Ice Lake)
5416 metri di Thorong La Pass, il punto più alto
3 gli Ottomila possibili da vedere (Annapurna, Dhaulagiri, Manaslu)
9 giorni senza bere alcolici
1 giorno alle terme
1 sbornia (lo stesso giorno della giornata termale, il mio compleanno, al quindicesimo giorno di trekking, quando l’altitudine era bassa ovviamente
Infinito, il mio amore per Marpha Brandy Apple
1 giorno che mi sono sentito male
… quanto lo consiglio? Tantissimo!
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Grazie per gli apprezzamenti al mio post. Compie 9 anni ma non è invecchiato male dai 🙂
Qualche precisazione a seguito dei commenti.
1. Vi sarebbe l’obbligo di ingaggiare una guida ma…nessuno controlla. Mi spiego meglio: nemmeno al Parco di Pokhara chiedono il nome della guida, cosa che viene fatta se si intraprende il Mustang, dove è assolutamente obbligatoria una guida.
2. Passa una strada, corretto: per fortuna per il 90% si può evitare.
3. Le teahouses permettono veramente di non portare cibo: sono capillari lungo tutto il trekking.
4. Grazie per gli apprezzamenti! Come detto, è stato solo il mio primo trekking in Nepal. Dopo ho fatto EBC, Mustang, Tilicho, ABC e Mardi Himal. Nepal nel cuore!
Grazia, lungo l’Annapurna circuit, a parte il giorno del Thorung La (La significa passo, quindi dire Thorung La Pass non ha senso), non passano più di 20 min a piedi tra un posto di ristoro e l’altro.
Detto così sembrerebbe un posto da evitare ma si tratta di un viaggio a piedi di eccezionale bellezza in tutti i sensi (nonostante la strada) che ogni persona intelligente potrebbe apprezzare.
Io l’avrò fatto più di 10 volte e spero di rifarlo ancora, per il piacere che so che mi da.
Bisogna provare.
E andare ben oltre l’ottuso concetto caiano di una montagna tabernacolo in cui le regole non cambiano mai. È dura, eh…
No comment su “….la guida, che comunque a volte è stata abbastanza utile.”!!!
Divertente “maglie tecniche stile maratona” e “una giacchetta per il vento”.
Direi che non trovo un buon suggerimento quello di non portarsi cibo, poiché penso che quando si cammina a lungo sia sempre meglio essere autonomi (magari con qualcosa di confezionato che può essere conservato).
Diego, sei proprio sulla strada giusta perché dalle olimpiadi di Pechino c’è un’autostrada a 4 corsie che da Lhasa arriva proprio a Rongbuk. Per mangiare ti consiglio il locale Mac Donald che fa i migliori chicken nuggets di tutta l ‘Himalaya .
D’altronde sul versante nepalese ti toccherebbe camminare e nutrirti di dhal baht e momos. Porca vacca!
Grande esperienza,complimenti.
Io personalmente ho accantonato L’EBC dal Nepal,ormai diventato location per influencer e sto incominciando a valutare e a reperire informazioni sul BC sempre dell’ Everest ma dal versante cinese,parete nord.
Storicamente mi attira di piu’,di li sono passati Odell,Mallory,Irvine e Messner per la prima in solitaria.E poi,a dirla tutta,dal BC lato Nepal l’Everest a malapena si vede.
Desidero arrivare al vecchio monastero di Rongbuk,crocevia di queste spedizioni.
Scusa Leonardo. Un errore per uno, non fa male a nessuno. Ciao.
1) E’ proprio vero che sul circuit si incontro di tutto: mia fjglia, quando lo fece nel 1996, incontro’ un tizio canadese che adesso e’ suo marito.
2) Le informazioni sulla parte organizzativa non sono piu’ corrette. Una nipotina (figlia della figlia di cui sopra) ha fatto il circuito l’ anno scorso, e adesso e’ obbligatorio muoversi in gruppi con una guida locale. Questo non perche’ ci siano rischi, ma invece sia per creare posti di lavoro, e sia perche’ le guide si mettono d’accordo per evitare sovra-affollamenti nelle varie lodge.
Si, Marcello, hai ragione, ho confuso il Manaslu con il Makalu (….come tu hai confuso Leonardo con Lorenzo 🙂 ) ma il mio riferimento alla recente strada era solo una notazione di fatto, senza alcun giudizio di valore.
Anzi, se queste strade porteranno un miglioramento alle condizioni di vita delle popolazioni locali, ben vengano, ci sono tanti posti nel mondo dove si possono fare trekking in assenza di strade così come si può fare un bel trekking (come quello descritto nell’articolo) pur in presenza di una strada.
Mi auguro solo che i cinesi non utilizzino la strada del Mustang per un controllo più serrato sulla popolazione locale, che, forse proprio grazie all’isolamento del regno, era riuscita a mantenere abbastanza intatta la propria identità, a differenza di altre zone del Tibet dove, come sappiamo, le cose sono andate diversamente.
E comunque – ma questa è un’opinione strettamente personale – credo sia molto difficile mantenere un corretto equilibrio tra la giusta richiesta di miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni locali e la conservazione delle loro peculiarità sociali, storiche e religiose, e noi, da migliaia di chilometri di distanza, siamo gli ultimi a poter dare buoni consigli dopo che per decenni abbiamo dato cattivo esempio.
La strada che è stata costruita attraverso le regioni dell’Annapurna e del Mustang è stata voluta e partecipata dai cinesi, perché rappresenta un ulteriore valico automobilistico attraverso l’Himalaya.
Anche se potrebbe fare orrore a chi vuole tenere nell’arretratezza certi posti per usarli da proprio giardino di sfogo, magari tenendo le popolazioni locali nell’ignoranza del buon selvaggio che fa tanto avventura, queste vie di comunicazione rappresentano un grande miglioramento della qualità di vita degli abitanti locali.
Non favoriscono il turismo, perché nel caso dell’Annapurna circuit i trekkers sono diminuiti, e quindi non si può imputare ai locali la solita avidità di alpina memoria.
In zona c’è un’altra strada che sta avanzando velocemente ed è quella che porta ai piedi del Manaslu (Lorenzo l’ha confuso con il Makalu che è molto lontano…), altra zona abitata che presenta uno degli itinerari a piedi più suggestivi.
Così è.
Posti bellissimi, gente meravigliosa. Questo resoconto mi ha ricordato il trekking in Mustang che io e mia moglie ci siamo regalati come viaggio di nozze. Adesso c’è una strada che raggiunge Lo Mantang, la capitale del Mustang (capitale….non pensate a Roma o Parigi, è un paese di meravigliose case bianche basse sullo sconfinato altopiano del Tibet) ma allora il Mustang si poteva visitare solo a piedi, con un trekkig di una quindicina di giorni che, nel mio caso, ha anche “centrato” il mio cinquantesimo compleanno (ebbene si, ho atteso un po’ per sposarmi). Le vedute che si incontrano, percorrendo l’immensa piana alluvionale del Kali Gandaki, tra l’Annapurna e il Daulaghiri con il Makalu sulo sfondo, sono semplicemente meravigliose ma quello che mi ha più colpito è stata la popolazione incontrata, gentile, sorridente e che trasmette serenità, forse aiutata dal buddismo che accompagna tutto il viaggio.
Consigliabilissime queste esperienze, a patto di andarci con l’animo del viaggiatore e non del turista
Resoconto onesto, anche se ha omesso di dire che lungo tutto il percorso c’è una strada carrabile. Per fortuna con poco traffico.