Cosa succede quando la disobbedienza civile viene compiuta non da poche decine di persone ma da migliaia di persone tutti i giorni, nonostante gli arresti di massa? In Olanda da 24 giorni tutti i giorni il movimento contro la crisi climatica blocca l’autostrada fuori Amsterdam per chiedere al governo di cancellare i sussidi ai combustibili fossili. E la polizia ha chiesto al governo di trattare con i manifestanti.
E in Italia? Perché questa serie di eventi epocali sta passando praticamente sotto silenzio? Di cosa abbiamo paura?
Blocco autostradale in Olanda
(da 24 giorni ogni giorno migliaia di persone bloccano l’autostrada contro la crisi climatica)
A cura di Martina Comparelli
(pubblicato su fanpage.it il 25 settembre 2023 + aggiornamenti)
Da sabato 9 settembre 2023 il movimento Extinction Rebellion sta marciando e occupando l’uscita dell’autostrada A12 che permette l’ingresso a L’Aia. Ogni giorno, in migliaia. L’obiettivo è costringere il governo olandese a togliere i sussidi ai combustibili fossili, facendo marcia indietro sugli aumenti già decisi. Mentre a primo avviso il blocco stradale olandese può sembrare solo una delle azioni che ormai si ripetono a cadenza quasi settimanale in tutta Europa, Italia compresa, il caso de L’Aia si distingue da tutti gli altri per un particolare che ne cambia totalmente il significato e l’entità: a bloccare l’autostrada sono nei momenti di massima mobilitazione 25.000 persone.
La disobbedienza civile di massa non è una novità in Olanda. Ad esempio, il 5 novembre 2022, centinaia di attivisti hanno invaso la pista dei jet privati dell’aeroporto di Schiphol ad Amsterdam in bicicletta. Alcuni si sono seduti sotto i jet, altri hanno pedalato sull’area di decollo per bloccare la partenza dei jet. Come sottolinea un comunicato di Greenpeace Olanda, che ha lanciato l’azione, la richiesta era “meno voli, più treni e un divieto di jet privati e voli brevi”. L’azione era sapientemente programmata e la massa di manifestanti ben organizzata. Lo scorso aprile, solo 5 mesi dopo l’azione, l’aeroporto ha annunciato un taglio drastico al traffico aereo, con il taglio di 17 mila voli privati e un coprifuoco per tutti gli aerei che dovrebbe colpire altri 10 mila voli. Le motivazioni dell’aeroporto sono proprio di natura ambientale e sociale, legate alle emissioni climalteranti di CO2 e all’inquinamento acustico. Neanche i più grandi detrattori della disobbedienza civile possono negare che l’azione di Greenpeace e altre sigle ha avuto successo.
Quello che sta accadendo sull’autostrada A12 è però differente. Innanzitutto partecipare è sicuramente più semplice e accessibile, con istruzioni e indicazioni scritte pubblicamente su un sito web. Azioni come quella di Amsterdam-Schiphol invece richiedono più segretezza e allenamento, sia per i rischi fisici che per quelli legali. Il blocco dell’A12 ha un obiettivo più ambizioso: si rivolge direttamente al governo olandese e chiede di tagliare quasi 40 miliardi di euro di sussidi ai combustibili fossili. Scientificamente e socialmente sarebbe una misura più che ragionevole, ma le resistenze delle aziende del fossile sono particolarmente ostinate e, secondo il Fossil Fuel Subsidy Tracker, gli stimoli all’industria del fossile in Olanda sono cresciuti negli ultimi 10 anni. La miccia che ha fatto esplodere la protesta è stata la pubblicazione di un report del centro di ricerca SOMO che ha rivelato una lista di 31 sussidi per un totale di spesa pubblica di quasi 40 miliardi di euro. Per aumentare le probabilità di successo, il terzo ingrediente del blocco autostradale olandese è quello della permanenza: la protesta continuerà ogni giorno dalle 12 fino all’abolizione dei sussidi.
E le probabilità di successo potrebbero davvero esserci. Nonostante solo il primo giorno di sciopero (sabato 9 settembre) siano state fermate circa 2000 persone e il giorno successivo 500, ogni giorno le persone continuano a recarsi sull’A12 e ripetono l’azione. Attorno al blocco si creano presidi di supporto che aumentano la partecipazione generale del pubblico e la visibilità della protesta. La mobilitazione è trasversale, con persone di tutte le età e di diverse fasce sociali, da celebrità a scienziati, da attivisti a musicisti che suonano il Requiem di Mozart. La polizia ha cercato più volte di disperdere la folla con gli idranti, ma i manifestanti hanno risposto con impermeabili e costumi da bagno.
Le forze dell’ordine stesse hanno avuto una reazione particolare di fronte ai blocchi ripetuti. Già alla vigilia dell’annunciata mobilitazione, con un comunicato dei quattro sindacati di polizia pubblicato il giorno prima dell’inizio delle azioni che chiedeva “urgentemente ai politici di fare un passo avanti per evitare blocchi” perché le risorse utilizzate per reprimere le proteste sono eccessive e le forze di polizia stanno rimanendo a corto di personale per fare davvero gli interessi dei cittadini. Le implicazioni di questa presa di posizione sono importanti: i disordini sono causati dalla politica ed è la politica che deve prendersene la responsabilità, “superare il suo orgoglio” e comunicare con i cittadini.
Non sappiamo ancora come andrà a finire la protesta dell’A12. Sicuramente a quello che sta accadendo in Olanda guardano gli attivisti di tutto il mondo. In Italia i movimenti chiedono l’abolizione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD) ormai da tempo con diverse strategie, dai grandi cortei di Fridays For Future ai blocchi stradali diffusi sul territorio in nuclei di poche persone di Ultima Generazione. Cosa accadrebbe se anche in Italia a bloccare le strade non fossero poche decine di persone ma migliaia o decine di migliaia? Come coinvolgere e mobilitare una massa di persone così ampia in Italia o in altri paesi, dove i movimenti per la giustizia climatica si scontrano con i limiti della disobbedienza civile praticata in poche decine di attivisti?
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Giusto per: anche l’Italia finanzia progetti per la ricerca e l’estrazione di carburanti fossili…
Fabio, tra un po’ neppure bue, perché inquinano troppo e bisogna macellarli al più presto! magari “popolo insetto”?
@ 24
Marco, ricordo quell’episodio. Se Totò buonanima fosse stato ancora nel mondo dei vivi forse ne avrebbe tratto ispirazione per una scena di “Siamo uomini o caporali?”.
P.S. Accetto ovviamente che esista chi la pensa in modo differente da me, ammesso però che vi sia un minimo di raziocinio nelle varie opinioni (comprese, si spera, anche le mie…).
Ciò che non sopporto sono però l’ipocrisia e gli ipocriti: scatenano in me un disprezzo totale, come nel caso di quella miserabile spagnola. E come nel caso di chi pretenderebbe di imporci la decrescita “felice” pur seguitando a vivere nel superlusso: “Tanto, il popolo è bue”.
Fabio, qualche mese fa, una ministra spagnola è arrivata a un convegno sulla transizione green in auto ma si è fatta lasciare a 100 metri dalla sede e li ha percorsi in bicicletta… Ecco, questo è quel che penso io… Non servono altre parole…
21
Vegetti for president! 👏👏👏 🥇🥇🥇
1) Quando l’Ursula andrà in bicicletta, io andrò in bicicletta (forse).
2) Quando Soros andrà in bicicletta, io andrò in bicicletta (forse).
3) Quando Bill Gates andrà in bicicletta (e non comprerà castelli a Portofino), io andrò in bicicletta (forse) e non comprerò castelli.
4) Quando Bezos andrà in bicicletta (e non piú in astronave), io andrò in bicicletta (forse) e non in astronave.
5) Infine, per ultimo ma non meno importante, quando i fighetti rinunceranno ai loro cellulari di ultima generazione – da cambiarsi ogni anno – io rinuncerò al mio di cinque anni fa (forse).
È facile predicare la decrescita “felice” sulla pelle degli altri. Facile e ipocrita. Molto ipocrita. Vergognosamente ipocrita. Schifosamente ipocrita. Da vomito.
19 Matteo. Certo. Qualcosa deve fare. Ma NON sempre partendo dai cittadini europei. Magari dalla burocrazia EU, dai bunker che stanno costruendo a Bruxelles, dall’uso di auto blu e jet privati. Dagli Stati, intesi come istituzioni. Questo è il succo del mio, di discorso.
L’Europa, prima di qualsiasi altra iniziativa, deve smettere immediatamente di sprecare gran parte dell’energia prodotta in un modo o nell’altro. Solo così può essere presa sul serio.
” l’Europa che si fissa sulle auto fa un po’ ridere”
Immaginavo che tu volessi dire qualcosa del genere e sono anche d’accordo con te.
Se vuoi rilancio: l’Europa che si fissa sulle auto elettriche come soluzione all’inquinamento fa un po’ ridere.
Ma non c’è dubbio, credo, che l’Europa debba iniziare per prima a fare qualcosa.
Magari anche qualcosa di un po’ ridicolo; è meglio di niente.
Questo è quello che volevo dire io
Ok Matteo. Sta di fatto che le auto europee inquinano di più. Sta anche di fatto che in Africa le emissioni da industria e/o riscaldamenti non esistono o quasi. Come invece sono enormi in USA, dall’industria ai condizionatori a palla, all’allevamento… Dunque, secondo me, e secondo quanto avrei voluto affermare, l’Europa che si fissa sulle auto fa un po’ ridere (per dire: quest’inverno la Germania riaprirà delle centrali a carbone, avendo chiuso il nucleare e non avendo più il gas russo a buon mercato. Bis: negli uffici in Galleria qui a Milano, ex CAI dove ho lavorato anni, il riscaldamento era tale che bisognava tenere le finestre aperte d’inverno anche perché i termosifoni erano più vecchi del CAI stesso… Ter: i negozi in Cso Vittorio Enauele, porte aperte e condizionatori a palla d’estate e riscxaldamento d’inverno…). Ecco.
Marco, i numeri dicono comunque molto, anche se ovviamente devono essere ampliati e integrati.
Di certo dicono, per esempio, che dire “è inutile che l’Europa faccia qualcosa da sola…in Africa…in America…” sbaglia.
Perché in Italia circola un numero di autoveicoli pari a tutta l’Africa e quindi l’età o l’inquinamento specifico rivestono un ruolo secondario.
Perché in Europa circolano una volta e mezza gli autoveicoli che circolano in America (del sud e del nord) e quindi i 4000 cc degli americani del nord sono ancora più secondari.
In altre parole se l’Europa diminuisse del 50% il parco circolante (non mi importa come, per ipotesi) a livello mondiale la riduzione sarebbe del 20%.
Se le Americhe diminuissero del 50% a livello mondiale sarebbe circa il 13%.
Se lo facesse l’Africa invece solo del 1.2%
A me pare un perfetto esempio di benaltrismo, dimmi tu se in malafede o in buonafede, cioé indicare un “ben altro problema” per evitare di riconoscere, accettare e affrontare un problema ti riguarda personalmente.
12 GB – Certo, hai ragione. Ho “estremizzato” un po’. Ma di fatto dopo il 2035, lo dicono le pagine che hai linkato, comprare un’auto a carburanti fossili costerà di più. Visto che, senza prenderci in giro, i salari -almeno qui in Italia- non aumenteranno, ho paura che tante persone/famiglie dovranno fare delle scelte drastiche. In più in quelle pagine ci sono scritte cose tipo “spingere le aziende alla concorrenza per abbassare i prezzi delle auto elettriche/ibride”, “definire politiche per produzione e riciclo batterie”, ecc. ecc. Io rimango dell’idea che l’Europa (istituzione) sta prendendo delle pieghe sempre più lontane dalle esigenze e dalla realtà dei suoi abitanti… (guidata da una non eletta, ex ministro e implicata in un po’ di scandali al Ministero della Difesa tedesco… Insomma…)
10 – Matteo. Presi così i numeri non dicono molto. Sarebbero, credo, più indicativi se fossero completi di età media del parco macchine, media delle cilindrate, ecc.
In Italia, nel 2022, circolavano ben 39,3 milioni di auto con età media superiore a 12 anni: ovviamente molto più inquinanti di quelle più recenti. In Africa circolano come ho già detto meno auto, ovviamente, ma sono per la maggior parte auto usate europee, dunque ancor più vecchie (basta andare a Il Cairo e dare un occhio)…
Premetto che non mi sento di fare molte considerazioni sulle ragioni che spingono a protestare, sapendo pure di poter essere arrestati. Non credo sia piacevole essere trascinati via, colpiti da un idrante o ancora affumicati con i lacrimogeni.
Mi va di dire, però, che mi colpisce come i protestanti (non solo questi e in questo tempo) vengano facilmente etichettati come sfaccendati o “ambientalisti”, come se solo chi si concede di dedicare il proprio tempo manifestando disobbedienza non debba guadagnarsi da vivere, e come l’ambiente nel 2023 possa ancora essere ritenuto altro dagli esseri umani, come se potessimo farne a meno.
Non ho mai amato scioperi o manifestazioni, ma quando ero dipendente ho sempre avuto bene in mente che le condizioni contrattuali che mi erano accordate erano frutto di numerosi tavoli, non sempre sereni e a buon fine.
So che sembra più facile abbassare la testa e rimanere nel proprio tran tran (anche se preferisco il termine “frullatore”), raccontandosi che si “deve” fare per questa o quest’altra ragione, ma a me sembra solo un modo per evitare di prendere consapevolezza della responsabilità che ognuno di noi porta.
“Fino ad allora rassegnamoci allo status quo senza rovinare la vita alle persone.”
Giusto, che c’è gente che lavora e la macchina se la devono comprare…tanto cosa vuoi che è, al massimo non useremo più i cappotti pesanti, signora mia!
@8
“In EU si sono buttati a rovinarci: nel 2035 vorrebbero non circolassero più auto a combustibili fossili”
Vegetti, ma sei proprio sicuro che sia così o la faccenda è un pochino diversa ?
Spoiler: http://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/economy/20221019STO44572/il-divieto-di-vendita-per-le-nuove-auto-a-benzina-e-diesel-nell-ue-dal-2035
Fin che si tratta di fare la “differenziata” ancora ce la possiamo fare, ma quando l’ambientalismo produce ostacolo alla mobilità individuale oppure ingenti investimenti per la “ristrutturazione green” degli immobili, allora “cambia la musica”. I voti andranno a chi rifiuta queste misure e torneremo ad allinearci (noi europei) al “resto del mondo”. Con buona (o cattiva …) pace degli amientalisti che bloccano le autostrade o imbrattano le opere d’arte.
Gli sforzi vanno fatti per arrivare prima possibile ad ottenere l’energia pulita ed illimitata assicurata dalla fusione nucleare. A quel punto avremo vero progresso senza “passi indietro” o sacrifici insostenibili dalla maggioranza della popolazione. Fino ad allora rassegnamoci allo status quo senza rovinare la vita alle persone.
Dati Ass. Nazionale Filiera Automobilistica
https://www.anfia.it/it/automobile-in-cifre/statistiche-internazionali/parco-circolante
Parco circolante nel 2020 in milioni di autoveicoli:
Mondo 1777.4 (4.39 abitanti/autoveicolo)
Europa 700.7 (1.06)
Asia 551.1 (8.25)
America 457.3 (2.22)
Africa 45.8 (28.14)
Oceania 22.7 (8.25)
Si possono trovare poi tanti altri dati interessanti (tipo, visto che l’hai citata l’Italia da sola ha tanti autoveicoli quanto l’Africa intera o che gli USA hanno poco più dell’Europa a 14+ UK), ma mi pare già abbastanza evidente perché dobbiamo iniziare NOI a ridurre ROBUSTAMENTE le emissioni…e magari anche il parco circolante.
Altro che vogliono rovinarci!
“Ma si drogano o non hanno idea di come vive la gente che amministrano?”
No, vogliono soggiogare il popolo: da cittadini consapevoli a sudditi ubbidienti e rimbecilliti.
Due delle compagnie “finanziate” sono a partecipazione olandese, Tamoil e Shell. Sto dicendo che a me pare che questa storia dei carburanti fossili sia una forzatura tutta europea. Voglio dire: le leggi più restrittive sono fatte dalla UE, ovvero per circa 800milioni di abitanti su quasi 8 miliardi. Nessuno si pone mai il problema di come far ingoiare all’americano medio che non potrà più circolare con il suo pick up da 4000 cc? O in Africa, dove circolano 50 milioni di auto, la maggior parte scarti del mondo ricco? 21 milioni in India… Senza contare che, ad oggi, nessuno sa come e dove smaltire le batterie delle elettriche dovrebbero sostituire quelle a combustibili fossili (e come produrre così tanta energia senza usare i fossili…). In EU si sono buttati a rovinarci: nel 2035 vorrebbero non circolassero più auto a combustibili fossili… Ma si drogano o non hanno idea di come vive la gente che amministrano?
4. Non ho compreso bene: stai dicendo che non dovrebbero protestare contro 40 miliardi di euro di agevolazioni fiscali, elargiti a multinazionali affinché continuino a produrre utilizzando a condizioni economiche favorevoli combustibili fossili, perché comunque utilizzano l’auto? Ma sei serio? (E qui al nord intanto, in ottobre si può ancora tranquillamente fare il bagno non solo al mare ma anche nei torrenti!)
A me ciò che colpisce di più è
“un comunicato dei quattro sindacati di polizia pubblicato il giorno prima dell’inizio delle azioni che chiedeva “urgentemente ai politici di fare un passo avanti per evitare blocchi” perché le risorse utilizzate per reprimere le proteste sono eccessive e le forze di polizia stanno rimanendo a corto di personale per fare davvero gli interessi dei cittadini”
ci vedo tutta la distanza tra la società olandese e quella italiana (di cui i benaltristi qui presenti sono degni rappresentanti!)
Marco, ma è ovvio: gli olandesi si affidano alle capacità taumaturgiche dei Conti e delle Speranze locali, oltre che, beninteso, in quelle di aggregazione dei Landini locali.
Insomma, là scende la manna dal cielo; là fanno la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Tutto gratis.
Così scorre beata la vita sul pianeta Papalla…
Ogni anno ci sono, nella sola Italia, circa 1 milione 200 mila turisti olandesi (ovvero circa il 10% dei 17milioni di abitanti). Vengono in macchina, non in bicicletta. E l’Italia è solo al 5° posto dei flussi turistici olandesi. Ho letto che hanno dovuto chiudere il più grosso giacimento naturale di gas europeo (Groningen): dal 1° ottobre dovranno comprarselo come gli altri. Io mi chiedo sempre, con forse un po’ di cinismo, se dopo la manifestazione se ne vanno a casa, fanno la doccia, aprono la tv o internet, usano i cellulari, cucinano la roba nel frigorifero, accendono le luci (in Olanda viene buio presto, ci sono stato), accendono il riscaldamento quando comincia il freddo, ecc. ecc. E come funziona tutto ciò? Il 60% per cento, da gas, carbone e carburanti fossili.
Come dire che 25mila olandesi vivono nell’isola che non c’è senza bisogno di lavorare!. Magari anche noi italiani scendessimo in piazza numerosi per tutelare un bene comune!! Confido in Landini e nella sua capacità di aggregazione
Silvia ha parlato chiaro, con l’esperienza di chi vive nel mondo reale e la saggezza di chi lavora nel mondo reale.
Gli attivisti col c..o nel burro, almeno per me.
fai l’attivista senza poter usare i mezzi pubblici perché dove abiti, anche in grandi metropoli, praticamente non ci sono o come la metro a Roma alle 21 chiude (chiedere a studenti, infermieri e chiunque lavori su turni)
fai l’attivista quando 30/50 km ti separano dal lavoro e la bici non è esattamente il mezzo più utilizzabile, con l’obbligo a lavorare per lo più in presenza quando gli anni di pandemia hanno dimostrato che in smart working hai reso quasi il doppio. Se non tutti i lavori possono essere svolti in smart è pur vero che togliere il 40/50% delle auto dalle strade ogni giorno aiuterebbe chi si deve muovere per forza
Prima di protestare sui sussidi al fossile occorre pretendere che siano realizzate le condizioni affinché la gente normale possa vivere civilmente, potendo scegliere di non avere o usare meno la macchina ( che tanto, elettrica o meno, inquina comunque) perchè una alternativa reale esiste e magari conviene pure.
Ma questa è fantascienza, gli interessi economici in gioco comandano il mercato delle auto drogato dal bollino Euro567xz e il mercato degli uffici e di tutto quanto di commerciale ci ruota attorno ( mense, negozi, servizi vari). E quindi che si fa? Si lascia che esistano azioni del genere che altro non sono che un “divide et impera” sui/dei “poveracci”, che così pensano ai fridays for future e non ai trasporti, alla sanità, a quello che un paese civile necessita. E magari si sentono pure fichi