Buona aerazione, panzane e vaccini

Buona aerazione, panzane e vaccini
CORONAVIRUS 29
di Geri Steve
(7 settembre 2020)

Da oltre un mese scrivo di stare all’aperto e areare bene se si è all’interno e trovo sempre più autorevoli conferme: la volta scorsa vi ho citato la presa di posizione dei medici italiani di medicina ambientale (SIMA), oggi vi cito l’articolo di copertina di Internazionale: “Apriamo le Finestre!” che a sua volta cita il parere di diversi studiosi che ai primi di luglio hanno scritto una lettera aperta all’OMS chiedendo più attenzione alla trasmissione aerea via aerosol. L’OMS ha prontamente risposto che ciò è possibile ma che prevarrebbe la trasmissione via droplet (particelle più grandi, tipo gocce di saliva, quelle che dovrebbero cadere entro un metro). Quei ricercatori non sono d’accordo, e neanche i fatti lo sono.
Si è parlato di individui superdiffusori (quelli che ciascuno infetta molte persone) ma secondo quei ricercatori non si è parlato a sufficienza di eventi superdiffusori in cui sono state infettate tante persone. In quegli eventi hanno agito tre fattori: lunga permanenza in luogo chiuso o ristretto, cattiva o assente ventilazione, vocalizzazione e attività fisica. Vengono subito in mente una platea di tifosi scalmanati e urlanti in uno stadio o tanti ballerini agitati in discoteca, ma nell’articolo si citano casi di superdiffusione ben più tranquilli. Ad esempio un ristorante in Cina in cui un solo portatore asintomatico ha infettato ben nove persone anche lontane ma tutte sottovento nella scia del condizionatore: le videocamere provano che gli infettati non hanno mai interagito con il portatore. In un call center (dove tutti parlano sempre) in Sud Corea è successo che in una certa zona di un piano si sono contagiate quasi la metà delle persone (94 su 216) anche lontane, mentre in altre zone e in tutti gli altri piani i contagiati sono stati soltanto tre: in quella zona il portatore doveva essere sopravento. In USA un solo portatore ne ha contagiati oltre la metà (32 su 61): erano tutti coristi che cantavano insieme. Alcuni sostengono che quest’estate, negli stati più caldi degli USA, ci siano stati più morti perché più gente si avvicinava ai condizionatori per avere aria fredda.

In Europa molti hanno rilevato che le prime esplosioni di malattia da CoViD-19 sono state precedute e quindi probabilmente scatenate da eventi di superdiffusione, tipicamente macro eventi: grandi feste, manifestazioni, tifo su eventi sportivi. A Bergamo si è costituito un comitato che insistentemente richiede che si accertino le responsabilità di chi le ha consentite.
Spesso si vedono immagini di convegni in cui le persone che ascoltano indossano mascherine ma gli oratori no. Quegli studiosi sostengono che casomai si dovrebbe fare il contrario: i primi a dover indossare la mascherina sono quelli che parlano.
In Italia si discute se gli studenti in classe devono indossare o no la mascherina; non ho sentito nessuno proporre che necessariamente la indossino professori e studenti prima di parlare, come atto doveroso verso tutti gli altri, anche se non sono vicini.
Il Giappone è stato fra i primi paesi colpiti dalla CoViD-19 ma ha saputo limitare molto bene i danni; lì si raccomanda di evitare i luoghi chiusi e affollati e di evitare le conversazioni ravvicinate; ai passeggeri di non parlare in metropolitana (lì si viaggia a finestrini aperti). In Italia non lo si dice agli studenti che viaggiano in scuolabus.
Un ministro ha emanato una “grida” in cui si intima che i viaggi in scuolabus non superino il quarto d’ora. Ovviamente la “grida” è stata emanata soltanto per proteggere il ministro: nessuno scuolabus potrà mai scaricare per strada gli studenti se si supera il quarto d’ora. Se invece si disponesse che gli scuolabus e tutti gli altri autobus tengano i finestrini aperti e che gli studenti restino vestiti come lo erano per strada e senza parlare ad alta voce, gli studenti ne sarebbero protetti e anche tutti gli altri passeggeri. Pare che invece il nostro Comitato Tecnico Scientifico abbia riproposto i suoi pannelli separatori!

L’articolo su Internazionale si conclude con Rasmussen, una virologa della Columbia University, che enuncia le molte cose che purtroppo non si sanno ma che servirebbero per valutare meglio la trasmissione aerea del sarscovid-2. Fra queste, se e perché alcune persone infette trasmettono più virus che altre; cioè: se e perché esistono individui superdiffusori.
Io aggiungerei che molti, se non tutti, sostengono che la gravità di un’infezione dipenda dalla carica virale, cioè che più virus Sarscov2 penetrano in una persona più è facile che questa persona sviluppi la CoViD-19 e che questa sia severa. La tesi è altamente plausibile, ma purtroppo non possiamo provarla perché al momento manca una tecnica standardizzata di misurazione di una carica virale.
In questi tempi e luoghi di bassa mortalità molti operatori sostengono questa tesi per il fatto che adesso loro rileverebbero meno virus nei tamponi nasofaringei, ma in realtà loro non “vedono” i virus, ma le loro molte copie artificialmente create dalla PRC (la polimerasi). E’ una tecnologia nata per testare (sapere) se il soggetto ha o non ha il virus, non è utile per sapere quanto ne ha.
Un problema connesso è quello dei “tamponi rapidi”: si sospetta che siano poco sensibili e quindi diano dei falsi negativi (non infetti che invece lo sono) perché non rileverebbero i virus se questi esistono ma al di sotto di una certa concentrazione che però, come detto, noi non siamo ancora in grado di misurare.
Sapere non solo se uno è infetto ma anche quanto lo sia, quanto può contagiare e quali ne siano le conseguenze, sarà un importante progresso.
Ma quel progresso riguarderà la conoscenza di questa nuova malattia, non certo i tanti singoli infettati, perché siamo ancora in alto mare con la disponibilità dei normali tamponi per scoprirli. Finalmente ci si sta convincendo che ha ragione Andrea Crisanti a sostenere che per tenere la situazione sotto controllo in Italia servono almeno 300 mila tamponi al giorno. Se si fanno i conti, calcolando che il tampone dà informazioni importanti ma valide solo per tempi brevi e che in Italia ci sono almeno 60 milioni di persone, sarebbero forse ancora troppo pochi. Il guaio è che se anche tutti fossero oggi d’accordo su quei numeri questo non significa che noi disporremmo davvero di quei tamponi: per disporne non basta stanziare i soldi, bisogna programmare gli acquisti e le produzioni. Su questo fronte abbiamo pessimi segnali.
Tutti sostengono che per quest’autunno è importante che tante persone, meglio se tutti, si vaccinino contro l’influenza, perché altrimenti sarebbe difficile distinguere fra i malati di CoViD-19 e gli influenzati che intaserebbero gli ospedali come casi falsamente sospetti di CoViD-19. Sempre Crisanti ha posto il problema della disponibilità del vaccino antinfluenzale e così si è scoperto che, nel nostro folle sistema sanitario regionalizzato, ad aprile le Regioni avrebbero ordinato lo stesso numero di vaccini dell’anno precedente. Adesso ci dicono che quel numero verrà incrementato ma non è credibile, perché non ci sono i tempi tecnici.
Panzane: sono tante le rassicurazioni non credibili che ci vengono propinate. In molti casi l’arroganza del potere di chi sostiene panzane è incredibile: ricordate Zangrillo quando ha dichiarato che il virus è morto? L’aspetto più interessante è che lui dovrebbe sapere bene che i virus non possono “morire” perché non sono organismi autonomamente viventi. Poi si è corretto sostenendo che “il virus è clinicamente morto”, un’altra frase insensata che alluderebbe al fatto che l’epidemia di CoViD-19 sarebbe finita. Un record di panzana si è avuto quando Zangrillo ha ricoverato Briatore per prostatite. Travaglio non ha perso l’occasione:
“Qual è la cosa più probabile che ti può capitare se balli stretto stretto senza mascherina in una discoteca della Costa Smeralda in piena pandemia da Covid-19? La prostatite.
Qual è il primo pensiero che passa per la testa al titolare di un locale con 65 dipendenti su 70 positivi al tampone quando gli viene la febbre? Mi sa che ho la prostata infiammata.
Quale specialista chiama un soggetto dolorante alla prostata: l’urologo? No, il primario di anestesia e rianimazione del san Raffaele (Il Fatto, 27 agosto 2020)”.

Sulla Costa Smeralda Flavio Briatore frequentava un amico, tale Silvio Berlusconi che poi risulta positivo al tampone: “sto benissimo, sto in isolamento in villa ad Arcore”. Il giorno dopo è anche lui da Zangrillo al san Raffaele con una polmonite bilaterale, ma non nel reparto CoViD-19. Anche tutti i figli sono stati contagiati da quel virus “morto”.
Che senso hanno tutte queste panzane? quello di essere credute? non direi. Al tempo del fascismo circolavano tante barzellette sulle panzane del duce e dei gerarchi, perché la gente si era rassegnata a quel potere, al più ci rideva su.
Il fatto è che di fronte ad un’epidemia che fa paura una rassicurazione fa sempre piacere, anche se è poco credibile.
L’etologo Danilo Mainardi nel suo libro L’animale irrazionale (cioè l’animale uomo) ha teorizzato che l’umanità si sia costruita uno schermo mentale contro le paure angoscianti credendo alle rassicurazioni, anche se irrazionali.
Se uno afferma una verità sgradevole, e cioè che la scienza non ha ancora compreso questa malattia e che ci dovremo convivere limitandone i danni, la gente si rivolgerà più volentieri a chi invece afferma che ci sarà anzi, che c’è già la soluzione dietro l’angolo.
La soluzione sarebbe il vaccino. Putin ha già il suo sputnik, i cinesi hanno il loro Ad5-ncov, Trump non sa quale ma certamente ad ottobre, prima delle elezioni, dichiarerà di averlo e che quindi lui salverà tutti i suoi cittadini. In Italia il ministro Speranza ripete di avere un contratto con Astra Zeneca che prevede le prime dosi già a fine anno. C’è di peggio: risulterebbe che la UE abbia già fornito alla Astra Zeneca una manleva che la garantirebbe se poi il suo vaccino si rilevasse inefficace o dannoso.
Tutto il mondo scientifico ripete che i tempi necessari per autorizzare la vaccinazione di una popolazione sono dell’ordine di anni, ma la panzana che ci si possa vaccinare entro quest’anno circola irresistibile, malgrado Rasi, direttore dell’agenzia europea EMA affermi che nessuno ha ancora chiesto autorizzazioni per un vaccino.
L’OMS non sostiene e non potrebbe sostenere direttamente questa panzana, ma proprio adesso ha deciso di cantare vittoria perché, grazie al vaccino Sabin, a base di virus attenuato, finalmente (da quattro anni) anche tutta l’Africa sarebbe libera dalla poliomielite, che quindi resiste solo in Pakistan e Afghanistan dove la vaccinazione è scarsa. E’ sicuramente una vittoria, ma non si dice che l’Africa è libera dai tre ceppi di WPV (Wild Polio Virus), cioè dal Virus della Polio Selvaggia. La poliomielite non selvaggia purtroppo in Africa esiste ed è quella iatrogena, cioè quella causata dal virus del vaccino che molto raramente si “disattenua”.
Da noi questo non succede perché si inietta invece il vaccino Salk a base di virus definitivamente inattivo. In Africa si preferisce evitare il rischio di infezione da iniezione e quindi si somministra il vaccino orale, calcolando che conviene piuttosto correre il rischio di poche poliomieliti da vaccino. Credo che quel calcolo sia valido, ma sarebbe cosa buona e giusta dire chiaramente quale rischio comporta quel vaccino, cosa che invece non si fa.
La stimata rivista inglese The Lancet ha pubblicato i risultati forniti dai ricercatori russi da cui risulta che il loro vaccino sputnik, che utilizza come vettori due diversi adenovirus, produce anticorpi che dovrebbero immunizzare anche a lungo termine.
https://it.sputniknews.com/mondo/202009049494368-the-lancet-pubblica-i-risultati-degli-studi-clinici-del-vaccino-russo-contro-il-CoViD-19/
https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)31866-3/fulltext
Il problema è che non è possibile confermare sperimentalmente in tempi brevi queste affermazioni. Di più: crescono i dubbi anche sul fatto che le immunizzazioni dei malati guariti durino a lungo.
E’ ciò che si sosterrebbe in diversi studi, ad esempio:
https://www.nature.com/articles/s41591-020-0965-6
https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.07.09.20148429v1
ed è ciò che viene suggerito da alcuni casi di ripetute infezioni da Sarscov2 che però non sono ben documentate. Il caso più famoso è quello di un cinese di Hong Kong che, guarito, si è reinfettato a distanza di quattro mesi. In entrambi i casi sarebbe stato sequenziato il virus e risulterebbe che i due virus siano di due ceppi diversi, quindi si esclude una ricaduta dovuta allo stesso virus.

E’ però molto interessante il fatto che alla prima infezione il soggetto si sia seriamente ammalato mentre alla seconda, rilevata da un tampone in aeroporto, fosse sano. Questo significa che, quattro mesi dopo la guarigione, il soggetto non aveva un’immunità totale (sterilizzante) che impedisce al virus di infettarlo, però godeva di una immunità parziale (funzionale) che gli ha consentito di non ammalarsi, pur infettandosi e diventando lui contagioso.
Se esistesse o esisterà un vaccino che non abbia serie controindicazioni e mi garantisca a lungo queste prestazioni io sarò contento di vaccinarmi. Il problema grosso è quello della durata dell’immunità che può calare nel tempo per due fattori: decrescono gli anticorpi e muta sempre più il virus. Ricordiamoci che i coronavirus, come i retrovirus, sono virus a RNA, purtroppo molto più instabili di quelli a DNA.
L’esempio classico è quello del raffreddore, causato da adenovirus (anch’essi a RNA): noi ci riammaliamo continuamente di raffreddore perché il nostro sistema immunitario viene sistematicamente “ingannato” dalle tante mutazioni di quell’adenovirus. 
Un altro esempio è quello della normale influenza: lì invece ci si immunizza, o guarendo dopo ammalati oppure con le vaccinazioni, ma quell’immunizzazione è breve e infatti l’anno successivo, quando ritorna il virus, poco o tanto mutato, non ci protegge più.
Sarà sicuramente così anche per chi è guarito dalla CoViD-19 o per chi è stato vaccinato? Forse sì, ma è lecito sperare che non sia così: non è impossibile trovare un vaccino che induca un’immunità permanente o perlomeno di lunga durata, fino ad un richiamo. Ma per verificarlo ci vuole tempo, non certo pochi mesi.

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Buona aerazione, panzane e vaccini ultima modifica: 2020-09-12T04:57:00+02:00 da GognaBlog

10 pensieri su “Buona aerazione, panzane e vaccini”

  1. 10
  2. 9
    lorenzo merlo says:

    Non perdono occasione di precisare che la vaccinazione non sarà obbligatoria.
    Ma stanno pensando che se non sei vaccinato sei fuori?
    https://comedonchisciotte.org/ex-direttore-scientifico-di-pfizer-seconda-ondata-falsificata-dai-test-covid-falsi-positivi-la-pandemia-e-finita/

  3. 8
    Antonio Arioti says:

    Ringrazio Geri Steve per le sue opinioni che trovo coincidenti con le mie e questo mi fa sentire un po’ meno asino.
    Riguardo a ciò che dice Matteo penso che siamo di fronte a molta disinformazione in parte voluta e in parte subita.
    Voluta perché basta andare sul sito del ISS per avere un quadro sufficientemente chiaro relativamente ai morti. Ovviamente si tratta di prendere per buoni i dati, cosa, per es., che un complottista metterà sempre in discussione. Dai dati emergono chiaramente le fascie d’età più colpite, le malattie associate, ecc.. I numeri sono chiaramente interpretabili perché se ascolti un virologo sono morti tutti per Covid, anche chi conviveva con due o tre patologie pesanti, se ascolti un geriatra ti racconterà probabilmente un’altra storia. Poi c’è chi mette nel calderone anche le morti indirette, derivanti, per es., da soggetti colpiti da infarto che non hanno trovato posto in terapia intensiva.
    In buona sostanza ce n’è per tutti i gusti e quindi sarebbe quanto mai opportuno, ma ci vuole anche l’intelligenza necessaria per saper distinguere, che i dati venissero catalogati in maniera tale da potersi fare un’opinione a 360 gradi.
    La realtà ci mostra però politici a cui non frega nulla di raccontare le cose come stanno realmente, giornalisti faziosi, medici che cavalcano l’onda di una popolarità fino ad ora inesistente, coglioni a go go (e non m i riferisco solo ai complottisti di bassa lega) che imperversano sui social sparando e condividendo cazzate a seconda del credo politico.
    In una simile atmosfera diventa difficile sviluppare delle argomentazioni serie e trovare delle soluzioni efficaci e si finisce anche per perdere quel minimo di empatia che sarebbe necessario mantenere nei confronti di chi, per un verso o per l’altro, del Covid ne ha fatto e ne sta’ facendo le spese.

  4. 7
    Matteo says:

    “Aggiungerei anche che per capire le cose, nel mondo reale, è necessario tempo e pazienza e nel frattempo è possibile compiere degli errori e cambiare strategie.”
    Su questo siamo tutti d’accordo. Di sicuro errori ne sono stati commessi, alcuni evitabili ed altri probabilmente no, ma nel complesso tutta la faccenda è stata gestita in maniera responsabile (tremo al solo pensiero di un governo Salvini…)
    Però credo che sia proprio giunto il momento di riconoscere gli errori e aggiustare le strategie per evitare inutili disastri.
    Ma non vedo la minima traccia di ciò e questo mi preoccupa molto.

  5. 6
    Giuseppe Balsamo says:

    Personalmente ritengo che nella frase di Geri
    “siamo di fronte ad una malattia nuova su cui ci sono ancora molte cose da capire”
    stia il succo del discorso.
     
    Aggiungerei anche che per capire le cose, nel mondo reale, è necessario tempo e pazienza e nel frattempo è possibile compiere degli errori e cambiare strategie.
    Quanto alle istruzioni dell’OMS sull’uscita dall’isolamento (valutazione clinica in alternativa al “doppio tampone negativo”), consiglio la lettura diretta del documento OMS per meglio comprenderne gli aspetti pro e contro:
    https://www.who.int/publications/i/item/criteria-for-releasing-covid-19-patients-from-isolation

  6. 5
    Matteo says:

    Inizio seriamente a chiedermi perché si parli ancora di Covid, considerando che ormai non muore più nessuno a causa di ciò e chi è morto nelle fasi iniziali pare proprio sia morto più che altro a causa dell’incapacità della classe dirigente e di quella medica.
    O perché non sia pubblica un’analisi della mortalità anomala rispetto agli anni precedenti, per definire realmente l’impatto di Covid-19.
    O perché nessuno si preoccupi di farci sapere ogni giorno non solo il numero ma anche le caratteristiche di chi muore (in fondo non dovrebbe essere difficile sapere età e stato di salute di una decina di persone) o, meglio ancora, perché non si analizzino tutte le morti da gennaio per valutare l’influenza delle altre patologie e comunichino i risultati (ISTAT è ferma al 25 maggio e occorre scavare bene per rendersi conto che fino a 70 anni solo il 4% dei morti risultava non avere altre patologie)
    Insomma, non sono un dottore e tantomeno un epidemiologo, ma so leggere i numeri e mi pare di poter dire che sono morte tutto sommato poche persone, perlopiù ultra-settantenni già compromessi da altre malattie e che oramai non muore più nessuno.
    Perché diavolo ci preoccupiamo tanto della distanza a scuola dei bambini delle elementari e non dei servizi e dell’assistenza agli anziani?

  7. 4
    Giacomo Govi says:

    Il punto nodale della quarantena e’ la capacita’ di contagio dei portatori asintomatici e pre-sintomatici. L’abbondanza relativa di questo tipo di portatori ( stime disponibili credibili li indicano almeno attorno al 40% del totale ) e’ una caratteristica peculiare di questa malattia, come pure il periodo di incubazione, che ha una ‘coda’ piuttosto lunga e consistente oltre i 10 giorni. Sulla capacita’ di contagio sono disponibili molti studi, ma forse senza risultati conclusivi. Il virus  SARS-CoV2 si installa nella prima fase nella bocca e nel naso, per cui e’ plausibile che l’emissione di liquidi biologici contenga un’elevata carica virale. Sono disponibili stime preliminari che indicano che l’80% delle infezioni sono dovute a casi non rilevati ( cioe’ gli asintomatici ):
    E’  essenzialmente a questo effetto che si deve la necessita’ del confinamento.  
    Questo detto, ognuno e’ libero di opinare sulla legittimita’ o meno di isolare i positivi anche per lungo tempo… ma che questo sia totalmente inutile, mi pare difficile da affermare.

  8. 3
  9. 2
    Geri Steve says:

     
    Antonio, io non ho problemi a dire cosa ne penso, ma solo dopo aver ribadito che siamo di fronte ad una malattia nuova su cui ci sono ancora molte cose da capire.
     
    La quarantena è una vecchia pratica, nata quando di infezioni e microbiologia si sapeva poco più che niente. Quando ad un porto arrivava una nave su cui c’erano o c’erano stati dei malati la si metteva all’ancora alla rada (fuori del porto) per trenta o quaranta giorni; il tempo considerato giusto perchè gli infettati guarissero o morissero. Nel pieno delle pestilenze spesso una qualche quarantena veniva imposta a tutte le navi. Per le conoscenze di allora credo che fosse una buona misura igienica preventiva per difendere la popolazione di terra senza bloccare i trasporti.
     
    Oggi è rimasto il nome ma non dovrebbero esistere quarantene di quaranta giorni: soltanto i giorni ritenuti necessari perchè la situazione di un sospetto infetto evolva in malattia o no. Talvolta la stessa parola la si usa anche per il periodo di convalescenza  in cui un malato dovrebbe arrivare a completa guarigione e dopo il quale si ritiene che il malato guarito non sia più contagioso.
     
    Nel caso dell’epidemia di covid19 in Italia le quarantene sono state consigliate, prescritte o imposte con criteri diversi e talvolta molto discutibili, spesso del tutto illogici o poco giustificabili, lontani dall’obiettivo dichiarato di ostacolare la diffusione di una malattia infettiva
     
    Volendo semplificare, cito qui soltanto tre tipi di pesanti distorsioni da quell’obiettivo.
     
    1) Imporre la quarantena ormai fuori tempo, secondo il metodo di chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. Ci si accanisce a imporre quarantene a chi viene da fuori anche quando ormai la probabilità che un residente sia infetto e contagioso è la stessa o maggiore rispetto ad uno che viene da fuori. Oppure, accertato che la malattia è endemica (cioè che circola normalmente dentro la popolazione), ci si accanisce a quarantenare chiunque sia rilevato infetto senza invece cercare chi è davvero più infettante.
     
    2) imporre una quarantena come effetto di carenze del sistema sanitario: finchè questo non è in grado di fare e refertare in giornata i tamponi ai sospetti infetti mi pare logico che non si dovrebbe imporre alcuna quarantena. E ‘il caso di chi è in attesa di tampone per aver dichiarato di avere dei sintomi, di chi è positivo ad un test sierologico, di chi ha frequentato uno che poi risulta positivo. Per evitare queste quarantene iatrogene (cioè dovute non alla malattia ma al sistema sanitario) serve poter fare i 400.000 tamponi al giorno che dice Crisanti, e speriamo che bastino.
     
    3) Imporre, con le conoscenze attuali, la quarantena ai portatori sani.
    Sappiamo troppo poco della covid19, ma sappiamo che ci sono persone infette che non hanno sintomi, al punto da ritenere che siano perfettamente sane. Sappiamo anche che quelle persone possono infettarne altre. Non sappiamo se sono tutti infettanti e quanto sono infettanti. Non sappiamo neanche se resteranno sempre infettanti. Quando ne sapremo di più forse si potranno prendere precauzioni ragionevoli, ma al momento no: se un portatore sano è e resta positivo imporgli una quarantena fino a tampone negativo equivarrebbe a tenere un innocente all’ergastolo.
     
    Decidere quale è la durata giusta di una quarantena significa fare un compromesso che si ritenga un buon bilancio fra i vantaggi e gli svantaggi. A mio personalissimo parere, se uno che non ha particolari sintomi viene rilevato positivo e nella settimana seguente non sviluppa malattia e infine è ancora positivo, direi che è stato quarantenato più che a sufficienza. Gli si comunichi che è infettivo, che è bene che prenda precauzioni per non infettare altri, gli si cerchino alternative se per lavoro ha tanti contatti o con persone particolarmente a rischio e lo si lasci libero di agire come meglio ritiene.
    Quella libertà corrisponde ad un principio etico, ma probabilmente corrisponde anche ad una necessità sociale, perchè pare che la gran maggioranza dei positivi siano proprio portatori sani e che certamente aumenteranno.
     
    Le perplessità sul vaccino che esprimi sono rispettabilissime, ma è presto per parlarne: oggi non sappiamo di quali vaccini dovremo occuparci domani.
    Il mio sospetto è che sia per motivi politici che per motivi di lucro i primi vaccini in circolazione avranno certamente i loro effetti indesiderati ma scarsissime o nulle capacità immunizzanti. Con il tempo le cose potrebbero migliorare, ma oggi anch’io ho più fiducia nelle terapie e in una migliore conoscenza della malattia che nel mitico vaccino.
    L’ottimismo sul vaccino non è soltanto infondato, ma è decisamente pericoloso, perchè porta la gente a credere che qualsiasi vaccino, compreso il primo che arriva, sia una buona soluzione.
     
    Ho espresso qui i miei personali pareri. Possono certamente essercene altri e migliori. Invito chi ne ha di diversi ad esprimerli e motivarceli.

  10. 1
    Antonio Arioti says:

    Leggo sempre con piacere ed attenzione gli articoli di Geri Steve. Purtroppo non sono del mestiere e pertanto mi sorgono inevitabilmente dei dubbi. Il fatto che certi dubbi non siano però peregrini mi consola perché significa che riesco ancora a ragionare con un minimo di logica.
    Vorrei sapere cosa ne pensa Geri sulla quarantena e in particolar modo sul doppio tampone negativo perché secondo me si sta’ giocando una partita la quale può avere gravi ripercussioni economiche e sociali ma altrettanto gravi ripercussioni a livello sanitario.
    L’OMS ha già dato istruzioni in merito ma in Italia si continua col mettere in quarantena delle persone anche per 90, 120, addirittura 170 e più giorni. Saranno casi isolati? Fosse anche così l’impatto psicologico è devastante. Personalmente non avrei nessun problema a fare un test, anche a pagamento, giusto per togliermi lo sfizio di sapere se per caso abbia contratto il virus senza accorgermene ma il timore di finire in quarantena mi fa cambiare idea, perché se poi risultassi un contagiato di lunga durata mi chiuderebbero in casa e butterebbero via la chiave.
    Quante persone ci sono in giro, magari sintomatiche lievi, le quali fanno finta di nulla per non venire chiuse in casa a tempo indeterminato? Molto probabilmente più di quante pensiamo e altrettanto probabilmente l’ha dimostrato la scarsa accettazione a sottoporsi al sierologico della croce rossa.
    La quarantena dovrebbe avere tempi certi basati sui sintomi. 10 o 13 gorni come stabilito dall’OMS sono pochi? Va bene, facciamo 20, arriviamo anche a 1 mese (che per un lavoratore autonomo significa un ulteriore problema economico) ma poi basta! Le persone vanno liberate.
    Crisanti parla di 300.000/400.000 tamponi al giorno. Ok ma tale potenza di fuoco andrebbe appunto associata a tempi certi di quarantena se no ci troveremmo di fronte a un nuovo lockdown indiretto, cosa che secondo me non ci possiamo permettere salvo ritrovarci poi con la gente che si accoltella per strada per un tozzo di pane.
    Teniamo conto che allo stato attuale i licenziamenti sono ancora bloccati ma prima o poi i nodi verranno al pettine e ho multi dubbi sul modo in cui sarano gestiti Mes e Recovery Fund.
    Altra domanda riguardo al vaccino. Quale sarebbe l’intenzione, quella di vaccinare tutti anche coloro i quali si sono già ammalati e che quindi hanno sviluppato anticorpi? Non è che andando a vaccinare persone che hanno già avuto il Covid si potrebbe generare in loro una reazione avversa? Sono ancora molti i lati oscuri riguardo alla malattia e personalmente preferirei saltasse fuori una cura piuttosto che un vaccino, lasciando così ai tecnici tutto il tempo di studiarne gli effetti.
    Sono domande che da inesperto mi pongo. Grazie.

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