Cadore: prendono ai poveri per dare ai ricchi

Cadore (Veneto): prendono ai poveri per dare ai ricchi
di Gianfranco Valagussa

Non avrei mai voluto fare questa affermazione, dopo tre anni di valutazioni non rimane altro. Di cosa si tratta nello specifico? La Regione Veneto ha deciso di finanziare solo la manutenzione delle Vie Ferrate (in Centro Cadore) a discapito della manutenzione dei sentieri. Immagino la vostra faccia stupita, non cercate però le prove di questa affermazione nei documenti e nelle affermazioni istituzionali perché non lo troverete. Si tratta di un fatto calcolabile solo attraverso la lettura dei dati, dei numeri.

Quando si affronta la questione su ferrate sì oppure ferrate no, il rischio che si corre sempre è quello per cui i due schieramenti si accusano a vicenda di attestarsi  su posizioni ideologiche e precostituite. Almeno in Veneto non è più così, la scelta e gli obiettivi sono chiari, alla faccia di tutte le dichiarazioni istituzionali.

L’articolo 48bis – Turismo di Montagna – della Legge Regionale n.11 del 14 giugno 2013 – Sviluppo e sostenibilità del turismo veneto – definisce il riparto dei contributi per il finanziamento:

1) dei sopralluoghi per il controllo delle vie ferrate e delle piccole riparazioni su percorsi parzialmente attrezzati per i quali le Guide Alpine sono gli unici professionisti in grado di svolgere tali interventi

2) degli interventi di manutenzione dei sentieri di cui si occupano (volontari) le sezioni territoriali del Club Alpino Italiano.

La situazione sentieri dopo l’inverno ’20/’21

L’operazione si svolge attraverso il trasferimento delle risorse finanziarie dalla Regione alle Unioni o Comunità Montane che provvedono a fare pervenire le quote alle sezioni territoriali CAI. I professionisti (G.A.) dispongono di una quota fissa di 300 € per le vie ferrate e di 100 € per i percorsi parzialmente attrezzati, il conto risulterebbe semplice (300 € per n. vie ferrate, 100 € per sentieri attrezzati). I contributi per i volontari CAI variano invece di anno in anno in dipendenza delle esigenze reali riscontrate nel territorio. Tempesta Vaia e l’inverno appena trascorso hanno prodotto una massa di schianti impressionante.

Intervento su schianti, maggio 2021
La “liberazione” di un sentiero, giugno 2021

Negli ultimi tre anni nell’area di competenza della Unione Montana Centro Cadore di cui fanno parte sette sezioni CAI corrispondenti ad altrettanti comuni (Pieve di Cadore, Calalzo, Domegge, Lozzo, Lorenzago, Vigo, Auronzo) non sono avvenuti i trasferimenti regionali che sono andati interamente alle G.A. per le vie attrezzate. Si tratta di cifre pari a 18.067 € (2018) + 18.134 € (2019) + 15.465 € (2020) per un totale di 51.666 €. Le Vie Ferrate nel territorio considerato (riconosciute dalla regione con legge specifica del 2016) sono 6 e 14 i sentieri attrezzati. Ne viene quindi un resoconto di 6 X 300 € X 3 anni = 5.400 € ai quali vanno sommati 14 X 100 € X 3 anni = 9.200 €. Totale del finanziamento previsto nei tre anni 14.600 €. Ora potrebbe sembrare che il problema sia con le Guide Alpine mancando al conto definitivo 37.066 € ma non crediamo vi siano dietro furberie o comunque non esistono resoconti pubblici. Sicuramente per alcuni interventi si è utilizzato l’elicottero, sicuramente le giornate di lavoro sono state più di quelle previste e i professionisti utili sono stati più di uno, quindi non può essere questo l’obiettivo dell’indagine. Non si può non menzionare un contributo una tantum (dicembre 2020) destinato alle sezioni CAI dalla Unione Montana C.C. pari a 2.857 € per un totale di 19.999 € come copertura per i tre anni precedenti.

Il CAI veneto si è aggiudicato un finanziamento derivante dai Fondi di Confine pari a 1.523.500 € dei quali, a livello regionale, alle Guide Alpine arriveranno per i loro interventi 505.000 € (Ammodernamento dei sentieri nei tratti attrezzati e delle Vie Ferrate) ma nulla ai volontari CAI fatte salve alcune tabelle da fissare lungo il percorso, cioè altro lavoro. Una quota di questa cifra, pari a 80.000€ verrà utilizzata per il ripristino del Sentiero Sanmarchi che attraversa le Marmarole. Un breve aggiornamento: 51.666 € (per i tre anni) + 80.000 € (Marmarole) portano ad un totale di 131.000 €.

Annuncio sulla stampa locale dell’intervento sull’Alta Via 5. Una dimenticanza: il direttore ai lavori, la guida alpina e il presidente della sezione di Pieve sono la stessa persona.

Ma rimangono sospese alcune valutazioni sulla scelta regionale:
1) L’operazione è a chiaro discapito del lavoro dei volontari;
2) Si privilegia l’idea di un utilizzo delle Dolomiti come terreno sportivo;
3) 5 delle 6 vie ferrate sono in territorio auronzano (Dolomiti di Sesto/Tre Cime di Lavaredo per capirci);
4) 9 dei 14 sentieri attrezzati sono in territorio auronzano;
5) E non citiamo, se non per sottolineare le ragioni sopra riportate, la spesa (oltre 100.000 €) per il “nuovo” Bivacco Fanton a Forcella Marmarole…

La lettera dell’Unione Montana C.C. che comunica la mancanza di fondi regionali per la manutenzione dei sentieri.

I sostenitori delle Vie Ferrate affermano, a giustificazione delle istallazioni, che sono importanti per l’economia turistica (?).  

Esiste una soluzione che renda merito ai volontari ed aiuti le sezioni CAI territoriali a garantire un efficace intervento sui sentieri? Intervento indispensabile, perché alle vie ferrate, ai rifugi ed ai bivacchi) si arriva con un sentiero…

Credo che teoricamente sia anche facile, basterebbe dividere le due spese riconoscendo le diverse funzioni dei professionisti e dei volontari, evitando gli sbilanciamenti verso i primi. Ma ciò risulta difficile in quanto la funzione della politica istituzionale conduce verso altri obiettivi. Vi sono sovrapposizioni istituzionali che influenzano le scelte sul territorio. Rapporti istituzionali tra chi decide l’indirizzo degli investimenti e chi li riceve.

Allegato A del decreto regionale 2021 con le ripartizioni tra Vie Ferrate, Sentieri attrezzati e Sentieri alpini, dal quale risulta la irrisoria cifra (€ 5.998) destinata ai sentieri e che sarà usata per le Vie Ferrate. La cifra raggiunge cosi i 147.498 €, nei 4 anni, destinati alle Vie Ferrate.

L’operazione (tolgono ai poveri per dare ai ricchi) si completa quindi attraverso una concertazione che comporta l’utilizzo in alcuni territori (economicamente più forti) degli investimenti deviati da altri svantaggiati, ovvero da alcune associazioni ad altri gruppi più organizzati, forti di peso economico e alleanze istituzionali. Si usano le risorse solo per le vie ferrate (G.A.) di conseguenza non restano disponibilità per i sentieri. O meglio, se alla fine del pasto avanzano delle briciole, forse, saranno per i volontari. Quindi nessun indirizzo di turismo sostenibile, nessun futuro del turismo di prossimità ma la solita vecchia concentrazione, modello grandi eventi e collegamenti di impianti mangiaterritorio, che fa più ricchi i ricchi e più poveri i poveri. In questa situazione diventa preoccupante quello che potrà succedere con l’arrivo del Recovery Fund… Ma sarà un’altra storia.

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Cadore: prendono ai poveri per dare ai ricchi ultima modifica: 2021-06-29T05:24:00+02:00 da GognaBlog

9 pensieri su “Cadore: prendono ai poveri per dare ai ricchi”

  1. Ho aspettato un poco di giorni prima di riprendere la questione, volevo lasciare libero il dibattito. Occorre puntualizzare, per evitare pericolosi fraintendimenti, che non esiste contrapposizione tra CAI e Guide Alpine, anzi, è auspicabile una collaborazione sugli interessi comuni. E’ la scelta, tutta istituzionale, di privilegiare le Vie Ferrate e Sentieri Attrezzati e non occuparsi del mantenimento e manutenzione dei sentieri che preoccupa. Perché a questo punto chi rimuove tronchi, chi riattiva passaggi con picconi, chi pianta pali e attacca tabelle e lo fa gratuitamente e volontariamente deve ricevere meno considerazione di un professionista? Certo ruoli diversi che devono essere considerati e valutati differentemente, ma quando il risultato dei trasferimenti monetari al volontariato è zero non si tratta di una semplice e legittima diversificazione si tratta di una scelta precisa. Le proposte ci sono, gli elementi di dibattito anche, ma bisogna accettare il dialogo e il confronto per raggiungere una condivisione. Se le istituzioni continueranno a prendere decisioni univoche senza ascoltare i volontari che intervengono nella manutenzione verrà vanificato ogni intervento per la riqualificazione del territorio. E tali comportamenti creano anche una pericolosa corsa al clientelismo come ultima possibilità per recuperare risorse a discapito di una progettazione condivisa.

  2. Era Superciuk che sottraeva ai poveri per dare ai pulitissimi ricchi. La torta è grande ma anche le bocche da sfamare e pure i tenori di vita.Ricordo e rimpiango  tempi in cui mamma Cai  e figliastre Guide erano meno faziose di adesso spesso accontentandosi ,ma tutto cambia e non sempre in meglio.Bravo l autore a farcelo notare.

  3. https://www.ladige.it/montagna/2021/05/15/ecco-come-la-sat-ha-fatto-rinascere-i-sentieri-dopo-i-disastri-di-vaia-1.2912901
    https://trentino.webmapp.it/#/main/explore/list/21?map=14.37,11.6578,46.3696
     forse si tirerà in ballo la questione  “autonomia regionale”in Stand By .Poi  ..se anche i “villeggianti  siori”dessero una mano in allegra compagnia con i  soci?? sarebe un bel affiatamento, si creerebbero legami umani . O devono trovare tutto pronto?

  4. Lo so bene .. per quanto mi raccontano amici  soci  super impegnati.  Chi riveste cariche societarie ha anche alcune responsabilita’..specie  circa la situazione delle ferrate.La riapertura dei sentieri..avviene gradualmente secondo le forze ed il tempo libero, partendo dai principali. Indicati  su cartina e depliant per turisti..ho visto un profluvio di relazioni e sul terreno tanti cartelli indicativi, ma un sentiero molto reclamizzato..era invaso da cespugli ed erba alta.In mancanza di frequentatori, avviene una specie di selezione naturale ed un ridimensionamento dell’offerta sentieri? Mica occorre tenerli aperti tutti , idem per le ferrate secondarie poco gettonate.

  5. @ commento n.4
    Ciao Albert, il CAI -con tutti i suoi difetti, sia chiaro- era e resta un’associazione di volontari, dove nessun socio può essere obbligato a prendere in mano il piccone per andare a sistemare i sentieri. Il problema, semmai, è l’inverso: tenere fermi i volontari che hanno un gran desiderio di dare una mano (come accadde nei primi giorni post Vaja).

  6.  scusate se riassumo :  piu’ soldi alle  Guide per manutenzione ferrate, meno ai  volontari che rendono praticabilii sentieri?  Giusta  osservazione :esistono ferrate  raggiungibili senza un sentiero che  porta alla loro base o al  termine?
     se manca la volonta’,  i volontari potrebbero astenersi o non  spuntare come funghi o sono obbligati dalla iscrizione al  Cai( che potrebbe pur sempre non essersi rinnovata?) .In alternativa: Pala, piccone , motosega , carriola…non potrebbero essere affidate a percepitori di reddito di cittadinanza o lavoratori sovvenzionati per opere socialmente utili?

  7. … gli “obiettivi”, quelli sono sempre gli stessi, altro che ideologia o “posizioni precostituite”. non capisco nemmeno perchè declinarli al plurale, visto che si tratta di uno e un solo obiettivo: i soldi. un messaggio dalle luccicanti dolomiti, patrimonio del cash, brutta copia (solo per il momento) di Gardaland.

  8. Al traguardo dei 50 anni dall abbandono quasi totale del patrimonio forestale e zootecnico ( brutta parola per definire i lovori dietro alle bestie)pro-occhialeria i risultati si vedono …foreste buttate giù come stecchini e difficoltà generale a reperire uomini mezzi e soldi  per ripristinare un bosco che già deperiva .In alcune zone è  certo la   situazione rimarrà per decenni a marcire .Il surplus del legname legato a vaja mette in crisi una filiera che è dominata anche qui dalla globalità  dei mercati e operatori.Quel poco (si fa per dire)fatto dal montanaro  viene per giunta astacolato e vincolato.Le belle rocce dolomitiche sotto di loro non hanno mai avuto così poco rispetto …non credo si tornerà mai agli avvicinamenti descritti da Casara e le future schiere di appassionati faranno spazio tra i baranci e nello zaino per la ronchela. 
     
     

  9. Dicono che la democrazia è dialettica. In realtà è catalettica. Trattasi di danaro, il più stupido sa suonare il violino. Ma stecca miseramente in tema di competenza.
    Paolo Romano socio CAI di Domegge
     

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