Cari tedeschi, ecco perché bisogna aiutare l’Italia nella lotta al virus

Intervento dello scrittore Roberto Saviano sul settimanale tedesco Die Zeit: “Se la nostra economia non sarà sostenuta, ne beneficeranno le mafie: e il problema non riguarderà solo noi ma tutta l’Europa”.

Cari tedeschi, ecco perché bisogna aiutare l’Italia nella lotta al virus
di Roberto Saviano
(pubblicato su repubblica.it il 17 aprile 2020)

L’errore più grave che i cittadini tedeschi possano commettere oggi è credere che gli aiuti economici ai Paesi più devastati dal CoViD-19 siano risorse saccheggiate alla propria ricchezza; sono, al contrario, la messa in sicurezza della propria economia che, anche se tedesca, è indivisibile dalla condizione delle economie di tutti gli Stati membri. L’errore in cui l’opinione pubblica e la politica tedesche possono incorrere in queste ore è credere che gli aiuti all’economia italiana siano un regalo alle organizzazioni mafiose. Errore madornale.

Un parco deserto a Francoforte, cuore finanziario dell’Europa (ansa)

Un parco deserto a Francoforte, cuore finanziario dell’Europa. Foto: ANSA.

Un articolo di qualche giorno fa del quotidiano Die Welt descriveva le mafie italiane in attesa della pioggia di euro che l’Europa sta discutendo se versare o meno all’Italia e ad altri Paesi in difficoltà: peccato che questa sia una posizione profondamente ingenua, perché le organizzazioni criminali si insinuano laddove la struttura economica legale entra in crisi e si trova in affanno. In questa fase, i clan si stanno comportando esattamente come un branco di predatori dinanzi ad una preda ferita: la lasciano dissanguare prima di sferrare l’ultimo assalto.

Alle aziende prosciugate dalla crisi del CoViD-19 le mafie offriranno la loro liquidità per ripartire: soldi (disponibili subito e in grande quantità) in cambio di quote societarie o addirittura dell’intera società, che magari continuerà a mantenere ufficialmente la stessa proprietà, ma svuotata di ogni potere, perché a decidere e gestire saranno i clan. E quando un clan entra in un’azienda, finisce per inquinare tutto il mercato, perché quell’azienda – sostenuta da capitali criminali di origine illecita – potrà permettersi di offrire prezzi competitivi che le aziende sane non possono permettersi: questo annienterà la concorrenza, falserà il mercato, ucciderà l’economia pulita. E questo rischia di accadere non solo in Italia, ma anche – e soprattutto – in Germania.

Le mafie dominano militarmente i territori più difficili, ma riciclano e reinvestono dove l’economia è più florida e dinamica. I soldi delle organizzazioni criminali si trovano negli scrigni europei – a Londra, in Lussemburgo, in Liechtenstein, a Malta, ad Andorra, solo per citarne alcuni. I soldi lì depositati si trasformano in hotel, resort, ristoranti, negozi, imprese in ogni settore e in ogni luogo. Non penserete davvero che le organizzazioni si fermino all’interno dei confini italiani! Sarebbe una colpevole ingenuità crederlo. Solo che mentre il segmento criminale delle mafie è evidente, la sua trasformazione in capitale illegale diventa difficilissima da monitorare, anche perché è agevolata dalle falle dei nostri sistemi finanziari.

La Germania è una delle nazioni con maggiore opacità del proprio sistema finanziario, è un luogo dove è molto facile nascondere denaro. Il Tax Justice Network (autorevole gruppo internazionale indipendente che focalizza la sua ricerca sulla regolamentazione fiscale e finanziaria internazionale) ogni anno stila il Financial Secrecy Index, una classifica dei Paesi in base al loro grado di segretezza e alla portata delle loro attività finanziare offshore: ebbene, in un elenco guidato dalle Cayman Islands, la Germania si piazza al 14° posto, scalzando addirittura giurisdizioni come Panama e Jersey, classificati rispettivamente al 15° e al 16° posto. Uno studio del 2015 a cura del Prof. Kai Bussmann, docente all’università di Halle-Wittenberg, collocava la cifra del riciclaggio in Germania attorno ai cento miliardi di euro annui. Da allora sono passati cinque anni e, studiando gli affari criminali internazionali, possiamo ipotizzare che le somme siano aumentate.

Insomma, quello che vorrei poter dire a gran voce ai tedeschi, è che nel loro Paese c’è presenza mafiosa esattamente come in Italia, in Albania, in Serbia, o in Messico, ma non avere le diottrie giuste per l’analisi costringe a misurare il fenomeno mafie solo seguendo il sangue. In Germania si registrano molti meno omicidi di stampo mafioso rispetto all’Italia, e per questa ragione i tedeschi si credono al riparo. Non è così. Le organizzazioni mafiose sul territorio tedesco sono molto numerose e varie: dalla mafia russa, le mafie italiane (in particolare la ‘ndrangheta) e i clan turchi, ben radicati sul territorio ormai da decenni, passando per la mafia albanese, dell’Est Europa e i gruppi libanesi, fino alla mafia nigeriana arrivata più di recente, la Germania è sempre stata l’El Dorado delle mafie.

Del resto, nei Paesi in cui storicamente non vi sono gruppi criminali autoctoni forti, è più facile che attecchiscano organizzazioni straniere, che trovano campo libero per i loro affari. Dal Report sulla Situazione Internazionale del Crimine Organizzato 2018 stilata dal Bundeskriminalamt le persone indagate risultano di ben 90 nazionalità diverse. Il numero vi stupisce? Forse c’è un motivo al vostro stupore, e voi non ne avete responsabilità: in Germania il reato di associazione mafiosa non esiste. Perseguire un clan a Monaco si rivela molto più difficile rispetto a perseguire lo stesso clan a San Luca d’Aspromonte, per cui un mafioso in Calabria può essere considerato un rispettabile imprenditore in Baviera. Inoltre, anche la normativa antiriciclaggio tedesca continua ad essere all’atto pratico molto debole nonostante l’adozione delle nuove direttive europee. L’azione di contrasto alle mafie è affidata prevalentemente all’associazionismo, con movimenti come Mafia? Nein danke!, che sopperiscono anche a un’informazione sul crimine organizzato che in Germania è molto carente per via di rigide leggi sulla tutela dei diritti della personalità e di un codice della stampa che spesso si trasforma in censura. Se la Germania adottasse una vera ed efficace legislazione antimafia, porrebbe al centro del suo dibattito anche i flussi di denaro criminale che la affliggono. Ora è tutto sott’acqua da anni, da troppi anni.

Abbiamo bisogno di una politica comune di contrasto per difenderci tutti. Se non organizziamo una tenuta forte dell’Europa l’economia tedesca verrà divorata. Come? Semplice: le aziende oneste soccomberanno inesorabilmente nello scontro concorrenziale con aziende che invece possono contare su alleati criminali. Lo so, state pensando che queste storie non vi riguardino direttamente, ma riguardino solo dei delinquenti stranieri che vi sono entrati accidentalmente in casa. Altra totale fesseria. Ad usare i capitali mafiosi sono le piattaforme finanziarie tedesche e una parte della borghesia tedesca che si rende partecipe di tutto questo. Ma allo stesso tempo, chi paga per questo flusso mafioso che sta alterando gli equilibri economico-sociali in Germania? I cittadini tedeschi.

Cari tedeschi, siamo sullo stesso fronte, dovete decidere da che parte stare. Con o contro i poteri criminali? Volete che la Germania sia una loro piattaforma? Sto già immaginando un’altra vostra domanda: ma se le mafie hanno sempre saccheggiato risorse pubbliche, perché non dovrebbe accadere in questo caso? Certo, i clan proveranno sempre a infiltrarsi negli appalti pubblici. Lo fanno in diversi modi: corrompendo i politici, i quali poi fissano i parametri dell’appalto su misura per quella determinata azienda mafiosa e ne facilitano la vincita; giocando al ribasso, ossia proponendo prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato e quindi più bassi rispetto a quelli che le aziende concorrenti potrebbero mai offrire, tanto all’impresa mafiosa quell’appalto non serve per guadagnare ma solo per ripulire denaro già guadagnato con attività illecite; infine, con la forza dell’intimidazione, per cui le imprese sane hanno paura a partecipare alle gare in cui si presentano anche imprese mafiose e quindi lasciano a loro libero il campo. La soluzione a queste dinamiche malate, però, non è bloccare tutti gli appalti e i fondi pubblici, ma permettere alle aziende sane di essere protette.

Infine, vi starete chiedendo: perché l’Italia, ancora una volta, si è trovata impreparata al disastro? Perché ora i contribuenti tedeschi devono pagare per le sue mancanze, la sua fragilità, la sua disorganizzazione endemica che si trasforma in incapacità di far fronte a emergenze improvvise? È vero, l’Italia è un Paese spesso governato da politici incapaci, funestato da una burocrazia farraginosa e da una macchina della giustizia lenta. Ma far sentire il sostegno di un’Europa unita significa non fare appello al cuore o al sentimento e compiere un atto di cieca elargizione, bensì agire in modo lungimirante per salvare le proprie economie locali, sia – come abbiamo visto – dalla mano delle mafie sia dall’effetto domino che il collasso di alcuni Paesi europei può comportare. La crisi dei debiti sovrani del 2010-2011, che colpì inizialmente solo Grecia, Irlanda e Portogallo, si estese presto a Italia e Spagna e fece sentire i suoi contraccolpi sul PIL di tutta la zona euro, dimostrando che le crisi economiche in Europa non si fermano mai all’interno dei confini dei singoli Stati. Se alcuni Paesi europei si indeboliscono anche la Germania perderà mercato, sicurezza e stabilità. Siamo una catena, e la sua forza si misura sulla potenza dell’anello più fragile.

La lotta per l’Europa unita è ancora lunga, ma i destini dei suoi Stati sono già annodati e si realizzeranno soltanto insieme. In questo momento l’Europa è sotto attacco, non solo da parte del CoViD-19 ma anche della sfiducia di tanti suoi cittadini: i movimenti antieuropeisti, dopo aver sputato a lungo sull’Unione, ora le chiedono un aiuto e vedono nella titubanza della politica nordica e nell’ostilità di certa stampa tedesca la conferma che l’Europa è matrigna; di contro, in Germania l’eventualità di un ennesimo aiuto economico ai Paesi meridionali viene visto come tradimento dell’Europa, che usa risorse tedesche per risolvere problemi che si considerano estranei. Bisogna tenere conto di un fatto oggettivo, però: la pandemia non è un problema italiano e sarebbe un errore imputare la situazione critica in cui ci troviamo solo all’incapacità degli italiani di costruirsi una stabilità economica. Nessuno qui sta implorando la Germania e il suo popolo, qui ci si sta guardando negli occhi: noi non siamo in guerra, non siamo quindi fronti che devono negoziare armistizi, la metafora bellica utilizzata con la pandemia è del tutto sbagliata, presuppone confini, battaglie, soldati e generali. Noi qui dobbiamo allearci contro il virus e provare a curarci a vicenda, la cura presuppone comprensione, dialogo e direzione comune non per vincere ma per guarire. O guariremo insieme o non si salverà nessuno.

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Cari tedeschi, ecco perché bisogna aiutare l’Italia nella lotta al virus ultima modifica: 2020-11-29T04:59:11+01:00 da GognaBlog

5 pensieri su “Cari tedeschi, ecco perché bisogna aiutare l’Italia nella lotta al virus”

  1. Penso sia una preoccupazione condivisibile quella di Salvatore.
    Il prezzo della pace pare però in qualche modo paritario a quello della guerra paventata.
    È silente, non ha cannoni ma trasmissioni.
    I morti sono gli stessi. E non sono i generali.
    Tuttavia forse nella guerra, ammesso la si voglia immaginare sulla copia di quelle tradizionali, il costo spirituale è inferiore a quello dell’alienazione, della discrimazione, dell’esclusione, della segregazione (come noi ora facciamo e legittiamo quanto facciamo con i rom).
    La ruota del cosiddetto progresso che gira dietro le belle idee europeiste non è di piume di struzzo, non fa affettuose carezze. È di granito ed è cieca. Non si avvede di ciò che stritola.
    È se la guerra di sangue e fango e ancora tutta da vedere, quella in corso è disponibile a tutti.
    Fate il vostro gioco.

  2. Grazie, è un bell’articolo, che non conoscevo. Ha ragione Saviano sulle mafie. Per il resto, il fatto è che i paesi con intensi scambi commerciali non si fanno la guerra. Come invece accadeva nel bel tempo andato, e potrebbe tornare ad accadere, in forme diverse, se volessimo disfare quel po’, in realtà quel tanto, di integrazione europea che siamo riusciti a fare.
    Perché se volessimo disfarlo, non torneremmo al bel tempo andato, a quando ero piccolo e, come dice la canzone di De Gregori, “tutto mi simbrava andasse bene”. Sarebbe il mondo con una competizione globale proprio come ora, con in più lo scatenamento dei contrasti identitari, religiosi, etnici addirittura, che han fatto la Storia dell’uomo.
    Buona domenica e ancora grazie

  3. ” Noi dobbiamo fare in modo che riusciremo a riprenderci prima che accada questo fenomeno”.
    Avanti siori e siore, avanti. Fate il vostro gioco.
    Chi è dsposto a puntare sulla ripresa?
    Solo chi conosce come farsi aiutare.
    Dunque la svendita proseguirà, così la precarietà e tutta la sua catena di “ciliegine” implicite.
    E chi conosce come farsi aiutare, in nome del progresso in salsa melting-pot ci guadagnerà ancora una volta. Mentre la plebe dovrà adeguarsi a raccatare quanto cadrà dal tavolo, mentre dalla finestra vedrà passare la fanfara degli stranieri.
     

  4. C’è anche il tema mafie (tanto caro a Saviano), ma per il momento l’interesse dei tedeschi a “mantenerci” in vita verte su due altri principali motivi:
     
    1) fra Germania e Italia esiste un interscambio commerciale di storica memoria e di ampiezza particolarmente rilevante. La sua defenestrazione (al seguito del fallimento dell’Italia) non sarebbe solo un danno finanziario diretto per i tedeschi, ma verrebbe amplificato dalle interconnessioni industriali. Per semplicità limitiamoci al settore automobilistico: molti fornitori italiani assicurano ai produttori tedeschi di auto la componentistica di rilievo e di qualità ormai consolidata e, al contrario, l’Italia costituisce un importante mercato di sbocco delle auto tedesche (Mercedes, Audi, BMW…) Lo stesso vale per molti altre settori, ad esempio quello degli elettrodomestici e in generale dei beni dio consumo durevole.
     
    2) L’Italia gode di un prestigio internazionale per la sua cultura secolare e con l’aggiunta di essere uno dei Paesi fondatori dell’ideale europeo (configuratori nei Trattati di Roma, 1957, considerati come l’atto di nascita dell’Europa). Dal 1957 l’Italia è sempre stata coinvolta nelle vicende europee ed è anche fra i Paesi fondatori dell’euro. Se la Germania ci mollasse, l’Italia scivolerebbe definitivamente nel terso e poi nel quarto mondo. Probabilmente uscirebbe (poco importa per espulsione o per scelta, in quanto non riesce più a reggere la permanenza nell’euro) e questo si tradurrebbe in una generale bufera finanziaria a carico dell’euro. La moneta unica potrebbe anche deflagare con il ritorno alle monete nazionali. Anche solo l’eventualità minore (euro di serie A ed euro di serie B) non lascerebbe indenni i mercati finanziari. Un’ipotesi del genere coinvolgerebbe tutti i paesi europei, anche quelli ricchi come la Germania, i cui cittadini (indipendentemente dall’essere o meno imprenditori del settore automobilistico o di quello degli elettrodomestici…) verrebbero costretti a gravi perdite finanziarie. Gli interventi statali tedeschi, a sostegno dei cittadini coinvolti nelle bufere finanziarie,  impauperirebbero le relative casse pubbliche e il loro bellissimo welfare potrebbe essere messo in forte crisi.
    Questi sono i motivi per cui la Merklel tiene il fucile sulla nuca della BCE e, attraverso il piano di riacquisto delle obbligazioni di tutti i paesie europei, assicura la piena sostenibilità del debito pubblico italiano. La BCE non avrebbe nessuna voglia di riempirsi di BTP, lo fa solo perchè costretta dalla Germania che ne è il principale azionista.
    Ma anche la ricca Germania ha dei limiti di azione e a un certo punto potrebbe non riuscire più a imporre alla BCE di sostenere l’Italia. Noi dobbiamo fare in modo che riusciremo a riprenderci prima che accada questo fenomeno.
    Su tutto questo si poserebbe il tema mafie, che però è (in termini negativi) la ciliegina sulla torta.

  5. Uno stato in crisi giustamente cerca aiuti.
    Ma l’Italia è in crisi in quanto precedentemente svenduta.
    Invece di mantenere la sua identità ha preferito sottostare alle regole imprenditoriali. Ha creduto di cavalcare la tigre tuffandosi a volo d’angelo nella globalizzazione. Ma c’era poca acqua.
    Essendo economico il cuore pulsante che con il suo sangue di denaro irrora tutti gli organi e tutte le menti, questo è uno dei risultati, una delle patologie.

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