Caro Draghi, ti scrivo

Sono passati pochi mesi da importanti sedi internazionali che avevano la questione climatica come centro della discussione e oggi siamo precipitati in una situazione pericolosa, che provoca lutti e devastazioni in Ucraina e distorce gravemente l’attenzione dagli obiettivi climatici che dovrebbero riguardare tutti noi, tutti i Paesi della terra, in un grande impegno corale di collaborazione e cooperazione. La prima proposta che ci sentiamo di avanzare è che il Governo promuova in tempi brevissimi una Conferenza nazionale sulle modifiche degli interventi, ascoltando le proposte e gli obiettivi che vengono avanzati dai soggetti istituzionali e sociali. Bisogna uscire dalla contraddizione per cui da un lato si parla di rinnovabili ma in realtà si agisce per il gas, il carbone, o peggio.

Caro Draghi, ti scrivo
(guerra e crisi climatica, le armi sono l’opposto di quel che serve per salvarci tutti)
lettera aperta di Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Gianni Mattioli, Jacopo Ricci, Massimo Scalia e Gianni Silvestrini
(pubblicata su italialibera.online il 30 marzo 2022)

Roma, 29 marzo 2022
Gentile Presidente del Consiglio Mario Draghi,

siamo d’accordo con lei quando in Parlamento e in altre sedi pubbliche ha enunciato l’esigenza non solo di affrontare le emergenze, a partire dall’approvvigionamento del gas, a fronte dell’invasione russa in Ucraina e alle misure di pressione per costringere uno storico fornitore a scegliere la tregua e la pace anziché di proseguire la guerra di aggressione, ma soprattutto di puntare ad accelerare le misure per la transizione ecologica dell’economia con l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura del pianeta entro 1,5 gradi. Sono passati pochi mesi da importanti sedi internazionali che avevano la questione climatica come centro della discussione e oggi siamo precipitati in una situazione pericolosa, che provoca lutti e devastazioni in Ucraina e distorce gravemente l’attenzione dagli obiettivi climatici che dovrebbero riguardare tutti noi, tutti i Paesi della terra, in un grande impegno corale di collaborazione e cooperazione. Esattamente l’opposto della guerra come mezzo di regolazione delle contese.

Per questo ci rivolgiamo a lei consapevoli che l’Italia deve assolutamente accelerare nella transizione ecologica, utilizzando al meglio le risorse del Pnrr. Se la situazione è cambiata e occorrono decisioni radicali è inevitabile che le scelte del Pnrr e la sua realizzazione vengano ripensate riguardo agli aspetti finanziari, alle localizzazioni, a partire dalla priorità del Mezzogiorno, e soprattutto a tempi di attuazione precisi e verificabili. Per questo sono indispensabili drastiche norme di semplificazione, visto che quelle decise sono o non attuate o inadeguate.

Intendiamo richiamare la sua attenzione sui ritardi, le incertezze, le lacune che rischiano di fare mancare l’obiettivo del cambiamento ecologico dell’economia italiana. La cabina di regia del Pnrr non sembra avere adempiuto al compito di rendere chiare e forti le scelte al paese; e, in particolare, non sembra avere funzionato un rapporto indispensabile con tutte le soggettività istituzionali e sociali, dalle Regioni ai sindacati, per passare al complesso delle associazioni ambientaliste che hanno avanzato proposte precise su cui non ci sono fino ad ora risposte.

«Il nuovo Piano integrato energia clima fissi al 2030 per le fonti rinnovabili l’obiettivo ambizioso di 90 nuovi Gw (basta pensare alla Germania che programma 150 nuovi Gw in più) all’insegna dell’urgenza di far fronte alla minaccia del cambiamento climatico in una prospettiva di rapida indipendenza dal gas russo e, più in generale, da idrocarburi e fonti fossili. In conformità con la raccomandazione Next Generation Eu di realizzare il 40% degli obiettivi energia/clima entro il 2025, il Piano deve valutare gli aspetti industriali, economico-sociali e finanziari perché si possa procedere nel prossimo quadriennio a un ritmo 8/9 GW all’anno di nuovi impianti Fer, rispondendo così anche alla richiesta di “Elettricità futura”, che ha chiesto al Governo di autorizzare 60 Gw di nuovi impianti da Fer entro giugno 2022»

È condivisibile l’iniziativa per porre in sede europea le nuove urgenti questioni energetiche che sono davanti a tutti i Paesi europei, sia pure con modalità e forme diverse da Paese a Paese. Se è chiaro l’obiettivo, anche i sacrifici immediati e transitori acquistano un significato diverso, altrimenti si rischiano reazioni negative e il prevalere di timori, paure, inevitabili in una fase di guerra aperta.

«La cabina di regia del Pnrr non sembra avere adempiuto al compito di rendere chiare e forti le scelte al paese; e, in particolare, non sembra avere funzionato un rapporto indispensabile con tutte le soggettività istituzionali e sociali, dalle Regioni ai sindacati, per passare alle associazioni ambientaliste che hanno avanzato proposte senza ricevere risposte»

La prima proposta che ci sentiamo di avanzare è che il Governo promuova in tempi brevissimi una Conferenza nazionale in cui fare il punto sulla situazione, sulle modifiche degli interventi, ascoltando le proposte e gli obiettivi che vengono avanzati dai soggetti istituzionali e sociali. Queste proposte potrebbero diventare parte di un impegno comune, a partire dal Governo, delle aziende a partecipazione pubblica — che sono tenute a comportamenti ispirati ad una nuova disciplina degli obiettivi comuni —, delle forze sociali (imprese e sindacati), delle associazioni ambientaliste, delle comunità energetiche e di quanti hanno competenze e storia che motivano la validità del loro ascolto.

«Si configura come un serio autogol il blocco delle energie rinnovabili ai livelli di 10 anni fa, mentre restano inevase preziose candidature dei privati ad investire risorse nel settore eolico off shore, in quello terrestre e nel fotovoltaico, con incomprensibili lentezze burocratiche»

Un esempio, per intenderci. Si è molto parlato di semplificazioni e superamento di vincoli burocratici, ma finora non si sono fatti veri passi avanti. Anzi, si configura come un serio autogol il blocco delle energie rinnovabili ai livelli di 10 anni fa, mentre restano inevase preziose candidature dei privati ad investire risorse nel settore eolico off shore, in quello terrestre e nel fotovoltaico. Ad esempio, è grave che le lentezze burocratiche e le ordinanze di alcune Sovrintendenze contribuiscano ad un effetto nimby contro le energie rinnovabili, mentre il contrasto alle infiltrazioni mafiose e all’illegalità sono compito degli organi investigativi e della magistratura.

«Il nuovo Pniec deve indirizzare Amministrazione pubblica, Enti e Istituzioni preposte insieme a tutta le imprese, grandi e Pmi, in un percorso rapido di massima elettrificazione nei diversi impieghi con energia elettrica fornita prioritariamente da energie rinnovabili»

In ogni nuova costruzione o ristrutturazione radicale, a partire da quelle associate al bonus del 110 %, il Pnrr deve prevedere l’obbligo del ricorso al fotovoltaico e all’efficienza nell’uso dell’energia, con una priorità su tutto il patrimonio edilizio pubblico. Proposte come queste possono diventare realtà se i tempi di realizzazione diventano stringenti e l’allaccio alla rete è garantito entro la conclusione dei lavori. Bisogna uscire dalla contraddizione per cui da un lato si parla di rinnovabili ma in realtà si agisce per il gas, il carbone, o peggio. Interventi per alleggerire le conseguenze dell’aumento dei prezzi del gas e del petrolio, delle carenze di forniture conseguenti alla guerra sono indispensabili, ma l’obiettivo strategico è il quadro europeo, che ha fissato nel 55% la riduzione entro il 2030 dei gas climalteranti.

Per questo occorrono proposte precise come la riscrittura in tempi rapidi del Piano integrato energia clima (Pniec) giustamente proposta da Greenpeace, Lega Ambiente e Wwf. Il Pniec riscritto deve prevedere un nuovo piano di risparmio energetico che accompagni gli investimenti nelle energie rinnovabili. In passato, sulla scorta di studi Enea il Piano di “efficienza energetica 2010/2020”, divenuto indirizzo comune di Confindustria e Cgil, Cisl, Uil prevedeva il risparmio di 51 Mtep di combustibili fossili, 207 milioni di tonnellate di Co2 in meno, 1.600,000 nuovi posti di lavoro nel decennio. Obiettivi che vanno ripresi ed aggiornati (poco è stato realizzato) anche per il loro eccezionale valore occupazionale.

Il nuovo Pniec deve indirizzare Amministrazione pubblica, Enti e Istituzioni preposte insieme a tutta le imprese, grandi e Pmi, in un percorso rapido di massima elettrificazione nei diversi impieghi — industria, trasporti, usi domestici — con energia elettrica fornita prioritariamente e sempre più da energie rinnovabili (Fer).

«In conformità con la raccomandazione Next Generation Eu di realizzare il 40% degli obiettivi energia/clima entro il 2025, il Piano deve valutare gli aspetti industriali, economico-sociali e finanziari per procedere nel prossimo quadriennio a un ritmo 8/9 GW all’anno di nuovi impianti Fer»

Ciò implica che il nuovo Piano fissi al 2030 per le fonti rinnovabili l’obiettivo ambizioso di 90 nuovi Gw (basta pensare alla Germania che programma 150 nuovi Gw in più) all’insegna dell’urgenza di far fronte alla minaccia del cambiamento climatico in una prospettiva di rapida indipendenza dal gas russo e, più in generale, da idrocarburi e fonti fossili. In conformità con la raccomandazione Next Generation Eu di realizzare il 40% degli obiettivi energia/clima entro il 2025, il Piano deve valutare gli aspetti industriali, economico-sociali e finanziari perché si possa procedere nel prossimo quadriennio a un ritmo 8/9 GW all’anno di nuovi impianti Fer, rispondendo così anche alla richiesta di “Elettricità futura” che ha chiesto al Governo di autorizzare 60 Gw di nuovi impianti da Fer entro giugno 2022. Un tale sforzo produttivo necessita di adeguati finanziamenti per tutto il periodo previsto, procedendo, ad esempio, con detrazioni fiscali di entità uguale a quelle dei superbonus

Insomma, Signor Presidente, pensiamo che le conseguenze della guerra debbano spingere a trovare provvedimenti ancora più urgenti e tempestivi e la sapienza politico-istituzionale di realizzazioni energetiche fondamentali per il Paese e per la lotta al cambiamento climatico, con il massimo coinvolgimento dei cittadini, come consente la ricchezza delle forme di partecipazione che la nostra democrazia mette a disposizione.

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Caro Draghi, ti scrivo ultima modifica: 2022-04-26T04:10:00+02:00 da GognaBlog

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3 pensieri su “Caro Draghi, ti scrivo”

  1. Putin ha ragione. Che poi usi la guerra per fare le sue ragioni è condannabile ma è più colpevole chi lo ha messo alle strette. È una situazione di cui è responsabile l’occidente.  Altro che balle.

  2. Tante belle parole ma finché si continuerà a foraggiare di armi un paese guerrafondaio che ha ampiamente dimostrato che le sa usare e bene non credo proprio che verranno ascoltate. Le priorità è chiaro sono ben altre, purtroppo: bisogna “vincere”, dell’inquinamento e degli sprechi di risorse che provoca la guerra chi se ne frega.  Siamo in un mondo di macellai talvolta travestiti da benefattori,  da entrambe le parti. Almeno questa volta ha ragione il Papa.
     

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