Carrara, in migliaia contro i “padroni del marmo”

Centinaia di cavatori, e con loro più di duemila persone, hanno manifestato nel giorno dello sciopero indetto dai sindacati confederali di categoria, per protestare contro le allucinanti parole di uno degli imprenditori più ricchi del comparto lapideo apuo-versiliese, Alberto Franchi, beccato in un fuorionda di Report a dire che “i lavoratori si fanno male e muoiono per colpa loro, sono dei deficienti”.

Poco è contato che lo stesso Franchi si sia poi scusato (“sono state parole inappropriate”). L’intera città aveva seguito la puntata di domenica 21 aprile 2024 del programma tv, e subito è montata l’indignazione. In migliaia con bandiere e striscioni hanno sfilato in un corteo che ha percorso un bel pezzo di Carrara.

In corteo anche alcuni familiari di operai morti sul lavoro, come Elisabetta Troian che anni fa vide il fratello Riccardo, 17 anni appena, restare schiacciato da un lastrone di marmo: “Prima di parlare, il signor Franchi deve pensare bene a quello che può uscirgli di bocca”. Vicino a lei Claudia Seccheri, figlia di un altro operaio morto in cava: “Quando ho sentito quelle parole mi sono sentita distruggere dentro, come quando mi avvertirono che il babbo non sarebbe più tornato a casa”.

A sfilare in corteo anche il presidente provinciale Lorenzetti, molti consiglieri e dirigenti del centrosinistra, dei cinque stelle e della sinistra di alternativa locale, gli assessori regionali dem Alessandra Nardini, Monia Monni e Simone Bezzini, i consiglieri regionali Giacomo Bugliani e Vincenzo Ceccarelli.

C’è chi si arricchisce e chi muore. Vergogna! Nessuno ci hai mai regalato nulla, abbiamo sempre dovuto lottare per ottenere condizioni di lavoro migliori”, c’era scritto sulla locandina con cui Fillea, Feneal e Filca chiamavano a una partecipazione che è stata massiccia, e che ha visto sfilare fra i tanti anche il segretario della Camera del Lavoro, Nicola Del Vecchio. Sui profitti stellari dei “padroni del marmo”, e sulle condizioni di lavoro sempre a rischio di chi il marmo lo estrae, la senatrice dem Annamaria Furlan presenterà una interrogazione parlamentare.

A pochi giorni dal disastro senza precedenti nella centrale idroelettrica di Suviana, che ha provocato 7 morti, e a poche settimane dal crollo nel cantiere di un’Esselunga a Firenze, che ha causato la morte di 5 operai, le parole dell’imprenditore rivelano quanto profondo possa essere lo iato tra le effettive condizioni dei lavoratori e gli interessi degli imprenditori: “I ritmi di produzione hanno portato a una velocità di escavazione che non è più sostenibile. Lo è probabilmente per alcuni imprenditori che stanno continuando a fare enormi guadagni, che diventano nababbi grazie alle vite dei lavoratori”, denuncia a Ilfattoquotidiano.it Nicola Del Vecchio, segretario generale della Cgil di Massa e Carrara. “Mai avrei pensato di sentire parole del genere, uno sfregio nei confronti delle vittime, dei loro parenti e dei loro colleghi. Un insulto verso tutti i lavoratori grazie ai quali lui registra introiti da capogiro”.

Ho affrontato vertenze, situazioni difficili, purtroppo ho anche incontrato imprenditori che non dimostravano rispetto verso chi lavorava per loro, ma non avevo mai sentito parole così cariche di disprezzo verso i propri lavoratori come quelle pronunciate da Franchi”. Parole che però non possono del tutto stupire, spiega il segretario: “Da anni molti imprenditori, che forse dovremmo chiamare ‘padroni’, perché perpetrano un vero e proprio modello predatorio, dimostrano nei fatti la stessa violenza e incuranza”. Una violenza, spiega ancora Del Vecchio, coerente con il governo e con la politica, “che mette al centro solo il profitto e non la vita di chi tale profitto lo garantisce a sue spese”. Per questo le parole di Franchi sono a loro modo rappresentative di un sistema ideologico, e andrebbero, secondo il sindacalista, condannate da tutti: “Spero che l’Associazione degli industriali e altri imprenditori prendano le distanze o di fatto si dimostreranno complici”.

Del resto risale solo all’11 aprile 2024 lo sciopero generale nazionale per la sicurezza sul lavoro, ma il tema della sicurezza sul lavoro continua a essere ignorato dal Governo, che prende intanto altro tempo sulle norme che dovrebbero rafforzarla. Eppure, nel settore lapideo, racconta ancora Del Vecchio, è in corso da anni una situazione emergenziale, con uno dei più alti tassi di incidenza di infortuni sul lavoro. Il comparto del marmo di Carrara – settore di punta dell’economia cittadina – ha registrato nel tempo migliaia di incidenti, ed è uno dei più colpiti anche dal rischio di sviluppare malattie professionali. “È necessario che vengano introdotte misure concrete a tutela dei lavoratori e dell’ambiente. Ma anche misure che prevedano la ridistribuzione economica e la riduzione dei ritmi di escavazione, cresciuti sensibilmente negli ultimi anni”, spiega il sindacalista.

Un’accelerazione dei ritmi causata dalla diminuzione del numero di operai in parallelo a un costante aumento dei profitti (e non dei salari), in una situazione di “ricatto continuo”, dove le leggi, quando esistono, “non entrano in vigore o vengono osteggiate“, come la Legge regionale 25 marzo 2015, n. 35, che in base alla normativa europea sulla libera concorrenza ha introdotto la gara pubblica per il rilascio delle concessioni d’escava­zione, prevedendo però la possibilità di prorogare fino a 25 anni (senza gara) le concessioni delle cave che si impegnino a lavorare in loco almeno il 50% dei materiali da taglio. Una norma apparentemente non rispettata, secondo Del Vecchio, e ora concretamente osteggiata dai titolari: “Presentano ricorsi, lamentano che così facendo andrebbero in bancarotta, è paradossale”.

Una cava di marmo sulle Apuane

Si tratta di un settore che, a fronte di elevati fatturati, genera un grave impatto ambientale e offre, come sottolineato dall’assessora all’ambiente della Regione Toscana Monia Monni,un’occupazione sempre più ridotta e ancora troppo insicura”. Ma soprattutto sottopagata: una ridistribuzione più equa dei profitti è la principale richiesta dei sindacati che hanno convocato l’astensione dal lavoro e la manifestazione di domani, una sfida urgente evidenziata anche dalla stessa sindaca di Carrara Serena Arrighi con un post sulla sua pagina Fb. E in piena opposizione con quanto detto dall’imprenditore, secondo cui i lavoratori “non fanno niente. Da me vengono tutti i giorni 10-15 persone a cercare lavoro, va bene? Ma bar e ristoranti non trovano personale. Come mai? Si starà meglio là o qua?”. Perché se da un lato le parole di Franchi non possono essere considerate epitome dell’intera categoria, dall’altro è innegabile siano un simbolo della condizione di abbandono in cui spesso versano i lavoratori.

Carrara, in migliaia contro i “padroni del marmo” ultima modifica: 2024-05-02T04:26:00+02:00 da GognaBlog

Scopri di più da GognaBlog

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

4 pensieri su “Carrara, in migliaia contro i “padroni del marmo””

  1. Purtroppo per l’ennesima volta la questione Apuane non è arrivata al livello che gli spetterebbe, ovvero quello nazionale. I vertici dei sindacati non hanno detto niente su parole gravissime. 

  2. Condivido la necessità di eliminare l’industria del marmo, soprattutto per ragioni ambientali. Del resto pure i benefici sociali del marmo sono diventati irrilevanti. Ma immagino con difficoltà un futuro economico per la provincia di Massa e Carrara dopo il fallimento dell’industrializzazione, a partire dal tentativo fascista di favorire nel 1938  l’insediamento di industrie chimiche e metalmeccaniche. D’altra parte pure la strada dell’agricoltura è compromessa dalla speculazione edilizia che ha cancellato tutta la fascia costiera: dove erano uliveti e vigneti ormai si coltivano solo villette. Sembra che in zona non ci sia altro sviluppo se non l’industria del turismo e del mare. Come accade purtroppo in tante parti dell’Italia.

  3. Sono del territorio e penso di poter esprimere un pensiero articolato sulla materia. L’ intera provincia di Massa Carrara ha indubbie potenzialità economiche alternative al lapideo. Potenzialità che sono state continuamente represse dall’ industria del marmo che comunque ha prodotto ben scarsi ritorni sul territorio per vari motivi. Oggi poi che le aziende del marmo spesso sono passate di mano il ritorno è veramente pari a zero. Purtroppo occorrerebbe come occorrerebbe all’ intero paese una classe politica capace di programmare una crescita economica possibile ed alternativa a quella che qui è diventata una economia alla “cilena” ,dove si rapina un territorio e poi si scappa. Finalmente poiché ritorni veri non ce ne sono la popolazione che vede una grave crisi comincia a ribellarsi e questo è un bene. La strada è però lunga dato l’ intreccio di ignoranza (Franchi) arroganza (Confindustria) opportunismo subalterno (politica) .
     

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.