Cervino sacro e profano – 2

Cervino sacro e profano – 2 (2-2)
di Carlo Ventura
(già pubblicato su Asti Montagna, giugno 2016)

Il Cervino è stato l’epicentro di un’epopea che, all’epoca della sua conquista, durante la discesa, costò la vita a ben 4 dei 7 membri della spedizione; di gesta epiche, come quella di Walter Bonatti, che concluse la propria gloriosa carriera alpinistica nel 1965 con l’apertura di un percorso nuovo sulla proibitiva parete nord, in pieno inverno e per di più in solitaria; di imprese di grande impegno, come quella del mio amico Alessandro Gogna che, nel 1969, con Leo Cerruti, tracciò una via sul prominente Naso di Zmutt, ritenuto da Patrick Gabarrou il più grande strapiombo delle Alpi occidentali. Questa montagna, definita “il più nobile scoglio d’Europa”, è diventata l’oggetto del desiderio per l’élite dell’alpinismo mondiale e non solo, al punto che Cervinia, analogamente a Cortina, costituisce uno dei luoghi più frequentati ed ambiti dal bel mondo internazionale.

Intorno agli anni ’60, nel periodo del boom economico, ciò ha comportato per la vecchia Breuil anche qualche inconveniente all’integrità del paesaggio e alla tranquillità dei luoghi. Era l’epoca di film storico-mitologici con avvenenti interpreti come Rossana Podestà (divenuta poi la compagna di Bonatti per tutta la vita) o di divertenti commedie d’evasione come Poveri ma belli di Dino Risi, che vedeva la vivace partecipazione di tanti bei giovani quali Alessandra Panaro, Marisa Allasio, Lorella De Luca, Renato Salvatori, Maurizio Arena, ospiti abituali di Cervinia, analogamente ad altre star come Alida Valli, Gina Lollobrigida, Marcello Mastroianni, fotografati in compagnia del locale ex-campione di discesa Leo Gasperl. Fino a celebrità passate alla storia come Marilyn Monroe o Aristotele Onassis. Piuttosto che l’austero e sommo maestro Arturo Toscanini. Che dire poi dei due Premi Nobel, gli scienziati nucleari Enrico Fermi e Albert Einstein, che “con la scusa” di studiare i raggi cosmici, soggiornarono un bel po’ all’ombra del Cervino? In questa atmosfera si spiegano alcuni successivi episodi curiosi come, ad esempio, l’avventura occorsa al popolarissimo presentatore televisivo Mike Bongiorno. Uomo dinamico e sportivo, appassionato d’immersioni subacquee e buon sciatore, era amico di Rolly Marchi, a sua volta poliedrico giornalista, fotografo, gran appassionato di sport di montagna, con cui idearono il Trofeo Topolino. Mike è sempre stato un habitué di Cervinia, al punto da meritarsi persino un monumento alla memoria. Ebbene, per girare uno spot pubblicitario, proprio per la grappa Bocchino della nostra Canelli, l’8 giugno 1976 venne depositato da un elicottero di fianco alla croce di vetta, a cui per sicurezza si ancorò, per pronunciare il famoso slogan “sempre più in alto!”. Al sopraggiungere di una improvvisa e lieve perturbazione, il suo recupero non fu dei più tranquilli. Tant’è che, nelle interviste, lo citava spesso come uno degli episodi più pericolosi della sua vita, con quella tipica enfasi sorniona, tra lo stupito e l’eccitato, come solo lui sapeva fare, suscitando la giusta ammirazione degli spettatori. E pensare che, specialmente durante la guerra, ne aveva viste ben di peggio, con tanto di cattura e lunga detenzione da parte dei tedeschi, a causa della sua partecipazione alla Resistenza. Se la vide molto più brutta, diversi anni dopo, l’attrice Moana Pozzi, famosa protagonista di film erotici.

Dopo alcuni giorni di permanenza in loco e di preparazione con lunghe marce sui ghiacciai del Monte Rosa, decise di tentare l’assalto alla vetta lungo la classica via normale. Pernottamento alla Capanna Carrel e alle prime luci dell’alba del 18 agosto 1993 partenza in due cordate: lei con la guida Giuliano Trucco, il suo compagno Augusto con la guida Innocenzo Menabreaz, tra i migliori professionisti del posto, che avevano partecipato insieme, nel 1982, alla spedizione himalayana delle guide valdostane al Kangchenjunga, terzo Ottomila del mondo, con a capo Franco Garda. Trucco, da me contattato tramite comuni amici, così mi ha raccontato l’accaduto: “Quella mattina, giunti sulla cresta del Pic Tyndall, stavamo iniziando a seguire la traccia che, a causa dell’abbondante innevamento, si teneva non esattamente sul filo, ma qualche metro sul versante ovest, quando il secondo di una cordata che scendeva in senso opposto e incautamente a corda-lunga, inciampava ed entrambi precipitavano inesorabilmente lungo quel ripido scivolo che non perdona”. Tale fu il turbamento e la costernazione della coppia di clienti che, nonostante fossero in buone condizioni fisiche e ormai a poche centinaia di metri dalla punta, non se la sentirono di proseguire e dovettero ripiegare.

Moana Pozzi

Purtroppo Moana non ebbe più la possibilità di riprovarci. A settembre 1994 moriva prematuramente, a soli 33 anni, in una clinica di Lione, lontana dai riflettori. Nel mistero che circonda la sua scomparsa s’insinua persino l’ipotesi che in seguito le sue ceneri fossero state disperse sul Cervino. Questi episodi, ascoltati dalla viva voce di protagonisti o testimoni attendibili e autorevoli, a volte assumono toni meno sensazionali e ridondanti di quanto sia apparso sui giornali dell’epoca. Alla luce di ciò, sembra per esempio che il grande spavento del povero Mike sia stato poco più che una vicenda di ordinaria amministrazione. Viceversa la disavventura che coinvolse Moana Pozzi è stata indubbiamente una vera e propria tragedia dolorosa e impressionante.

Non me ne vogliano i “montagnard” e i puristi dell’alpinismo, se questa volta il mio scritto risulta volutamente frivolo ed ho osato mescolare il sacro al profano! Chissà che anche questi aspetti non possano servire a una sana interpretazione e divulgazione della nostra passione per la montagna. Per finire alla Mike: “Concludendo… l’ho fatto a fin di bene…!”.

5
Cervino sacro e profano – 2 ultima modifica: 2017-07-05T05:09:47+02:00 da GognaBlog

Scopri di più da GognaBlog

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

1 commento su “Cervino sacro e profano – 2”

  1. —– Dove osano le aquile —–
    Ricordo bene l’episodio di Mike Bongiorno.
    L’elicottero lo lasciò da solo legato alla croce, allontanandosi per girare il video pubblicitario. Sennonché una nuvoletta birbantella ci mise lo zampino e il nostro Mike dovette affrontare virilmente le nebbie del Matterhorn, in solitaria.
    Era forse la nuvola di Fantozzi che in quel momento passava di lí?
    In effetti, la stessa cosa, piú o meno, era successa pure ai fratelli Schmid nel 1931 all’uscita dalla parete nord.
    Con sprezzo del pericolo, petto in fuori, il nostro fu poi recuperato un quarto d’ora piú tardi. In quel giorno forse Mike aveva inventato l’elialpinismo. Insomma, un precursore.
    Cosí almeno raccontarono le riviste di pettegolezzi. Però qualcuno sospetta tuttora che si trattò solamente di una trovata per scatenare le chiacchiere. Solo chi c’era potrebbe svelare il mistero.
    … … …
    Che cosa accadde dunque in quel giorno? Dopo Mallory e Irvine all’Everest nel 1924, dopo Cesare Maestri al Cerro Torre nel 1959, ecco ora Mike Bongiorno al Cervino sulle tracce del grande Alessandro (Magno? No, mi sono confuso…) che lí passò vincitore nel luglio 1969.
    Fu vera gloria? Al nostro Gogna l’ardua sentenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.