La pista ciclopedonale sarà lunga tre chilometri e mezzo e sarà svincolata dal trafficato tratto di superstrada 36 lungo il Lago di Como (che molti chiamano Lago di Lecco). «Sarà pronta dopo i Giochi». Nel frattempo sono purtroppo positivi i commenti di tutta l’informazione locale che evidentemente non ha presente il disastro ambientale che provocherà la realizzazione del progetto oppure non ha a cuore le sorti dell’ambiente e segue l’amministrazione nei soliti investimenti insensati. Nessuno infatti ha ancora parlato di come il progetto intenda risolvere il passaggio della ciclovia in corrispondenza delle ultime scogliere rimaste intatte. Rischiamo gli stessi obbrobri previsti per il Lago di Garda. Per fortuna scatta la petizione per lo stop.
Ciclabile sospesa sul Lario
di Barbara Gerosa
(pubblicato su Corriere della Sera il 25 maggio 2024)
A sbalzo sul lago. Un percorso ciclopedonale di tre chilometri e mezzo sospeso sull’acqua lungo un itinerario protetto, svincolato dal pericoloso e trafficato tratto di superstrada 36 vietato a chi si sposta in bici, ma ancora oggi spesso utilizzato dai ciclisti. A giugno la pubblicazione della gara per completare la ciclabile, accanto alla statale, che correrà tra Abbadia Lariana e Lecco. L’intervento rientra nel piano delle opere olimpiche Milano Cortina 2026, con una copertura finanziaria di 31 milioni e 955 mila euro.
Il commissariamento dell’opera, nominato l’architetto Fabio Saldini, ha consentito di dare una brusca accelerata ai lavori, fermi ormai da quattro anni, dopo l’inaugurazione del primo tratto nel capoluogo lariano. L’appalto integrato sarà affidato a metà settembre 2024 (mille metri su muri di sostegno e 2270 metri su impalcato) e le ruspe entreranno in azione nel primo trimestre del prossimo anno. Per completare la ciclopedonale ci vorranno 500 giorni: sarà inaugurata a Giochi conclusi.
Il primo progetto risale al 2009, poi, a opera iniziata, lo stop per risolvere il problema delle campate di appoggio. «Le Olimpiadi rappresentano l’occasione per realizzare e lasciare in eredità delle infrastrutture che dureranno negli anni», taglia corto il consigliere provinciale con delega alla Viabilità, Mattia Micheli. «Si è arrivati a un obiettivo importante dopo anni di difficoltà», aggiunge il sottosegretario alla presidenza di Regione Lombardia, Mauro Piazza.
Ma intanto è già partita una raccolta firme per bloccare il secondo tratto del progetto: il raccordo della ciclopista realizzata da Alias con la provinciale a lago all’altezza di Abbadia Lariana. Altri 2,2 milioni di euro, di cui 1,7 derivanti da un bando regionale e i restanti a carico dell’amministrazione. Per consentire ai ciclisti di immettersi sulla 72 sarà costruito un sovrappasso in acciaio all’altezza dei condomini Miralago (94 famiglie), per poi continuare a monte per alcune centinaia di metri. E c’è chi dice no. «Non capiamo come la Soprintendenza possa aver dato parere positivo, seppure con alcune prescrizioni, a un simile obbrobrio, ad alto impatto visivo e ambientale», si lamentano i firmatari della petizione, che in poche ore ha raccolto un centinaio di adesioni. La questione infiamma il dibattito politico in vista delle amministrative dell’8 e 9 giugno 2024. Se la lista che sostiene la ricandidatura dell’attuale sindaco, Roberto Azzoni, difende il progetto spiegando come sia «l’unica soluzione per garantire ai ciclisti la totale sicurezza», la Nuova Abbadia Lariana, civica che appoggia Bruno Carenini, è pronta a boicottare il cavalcavia. «Rapporto costi e benefici molto alto, senza risolvere le criticità dell’area, quando basterebbe realizzare una rotonda tramite lo sbancamento del contrafforte davanti alla struttura». «Fantascienza — replica Micheli — Proporre un ingresso a raso sarebbe stato impossibile, gli spazi sono esigui e la conformazione del territorio non lo consente».
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Grave errore dell’articolo del Corriere: “pericoloso e trafficato tratto di superstrada 36 vietato a chi si sposta in bici, ma ancora oggi spesso utilizzato dai ciclisti”
Quel tratto è viabilità ordinaria, con tanto di cartelli che lo segnalano, ed è proprio questo il punto: sulla carta le bici possono percorrerlo, ma nella realtà si rischia la vita! Il comune ha solo formalmente garantito l’accesso perché non sarebbe possibile consentire SOLO ai veicoli a motore il transito tra Lecco e la sponda orientale.
Questa assurdità autocentrica va superata, e dove già c’è una superstrada aggiungere una ciclabile sarebbe un grave impatto?
Paolo Corti:
faccio circa 3-4 mila km. all’anno in bici tradizionale, a trazione animale, anche per gli spostamenti quotidiani, una volta anche per lavoro. Lecco è diventato un incubo di traffico, ma non farei mai la Lecco-Abbadia. Agli abitanti di Abbadia, Mandello e altri è stato precluso 60 anni fa, facendo un’unica strada a scorrimento veloce e pesante, di andare a Lecco in sicurezza in bici e a piedi. A quei tempi dovevano essere le amministrazioni locali a pretendere in fase di costruzione della s.s.36 una corsia protetta per ciclisti e pedoni, ma niente di questo fu fatto. E’ fin troppo chiaro che la ciclabile e il ponte servono solo a fare affari, dei ciclisti non frega niente a nessuno, il ciclista non è un buon investimento e la bicicletta è un mezzo in via di estinzione come il cavallo e il carretto negli anni ’50. Se la ciclabile dovrà proseguire fino a Colico sarebbe interessante sapere come risolveranno il problema delle gallerie di Olcio e Morcate, totalmente buie e già pericolose adesso per i ciclisti. Proporrei un tunnel di cristallo immerso nel lago dove pedalando si possano ammirare agoni e lavarelli pesci cult del lago di Como
Da “L’impossibile subito” a “Non facciamo oggi quello che potremmo fare domani” perché “Pure noi teniamo famiglia!”. E io pago!
Cla, perché non sali su una bicicletta e provi a immedesimarmi in una lavoratore che da Abbadia viene a Lecco quotidianamente perché a Lecco ci lavora e a casa ritorna.
Ti chiedo però di farlo durante la settimana con i Tir che non rispettano nemmeno il limite dei 70.
Scogliere tra Lecco ed Abbadia non c’è ne sono più dagli anni ’60 quando con poca visione del futuro prossimo si decise di raddoppiare la litoranea senza portarla a monte come in seguito fatto oltre. Appendere la ciclabile al cemento (il paragone con quella del Garda è inopportuno) potrebbe essere l’occasione per migliorare l’impatto ambientale dell’ attuale muro e travature di calcestruzzo. Per non parlare dell’assurdo di una strada a scorrimento veloce con traffico promiscuo.
Costruiamo anche un po di stallazzi per quelli che nel 2022 hanno comprato il cavallo e il carretto.
Quelli che ritengono che una ciclabile accanto a una superstrada trafficatissima non sia necessaria – o non conoscono il luogo e i pericoli che corre il ciclista o sono prevenuti a priori e in malafede. Semmai si può discutere su come realizzarla, forse accanto a monte sarebbe possibile con minori costi anche se meno “scenica” rispetto al lago.
Tuttavia mi preme segnalare che anche parecchi tratti della frequentatissima salita da sud al monumento del ciclista sul Ghisallo necessiterebbero di maggiori protezioni, particolarmente nell’attraversamento di Canzo/Asso che ha visto numerosi gravi incidenti.
ps: non sono un ciclista ma ho perso amici e tremo per loro quando passo accanto o li vedo sfiorati da mezzi pesanti.
Quindi? Tutti quelli che si sono comprati la bici nel 2022, non gliela facciamo usare!?
Nel 2023 il mercato della bicicletta in Italia ha subito un pesante calo rispetto all’anno precedente, il 23 per cento in meno.
-23% l’anno scorso, se – 23% anche quest’anno, siamo sicuri che la ciclabile davvero serve?
Forse serve solo per pagare il brevetto aereo a imprenditori, architetti e amministratori vari.
come hanno già scritto Ivano, Mela e Paolo questo percorso che può permettere a tutti di collegare Abbadia Lariana a Lecco e non solo, è veramente necessario e importante. Lasciamo perdere i ciclo amatori odiati da tutti gli automobilisti, tante persone percorrono quel tratto di strada per motivi lavorativi anche in bicicletta o a piedi, non c’è scritto che devo avere un auto.
aldilà delle polemiche, questo gioco che riguarda la pista ciclopedonale da Abbadia a Lecco mi fa molto ridere perché circa 15 anni fa sono stato ingaggiato con mio fratello da un impresa della zona per tagliare delle piante che impedivano la visuale degli strumenti per il tracciamento della linea dove far passare la pista.
15 anni ragazzi!!!!!!!
in questi 15 anni ho fatto tante di quelle cose che non racconto perchè sono …….miei ma passare spesso sul quel tratto in auto sfiorando persone in bici o a piedi non è assolutamente piacevole
se poi fior fiore di architetti devono vendere le idee innovative possono farlo ma la soluzione sarebbe così semplice….forse poco interessante per far lavorare personaggi incapaci e ancor meno per far prendere voti al coglione di turno.
scusate la parola ma non ne ho trovate altre
Sono un cicloturista : ho toccato con mano che il tratto di ss36 fra abbadia e lecco e’ buio e pericoloso , senza ciclabile in sede propria meglio il treno + bici.
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Penso anche che le ciclabili siano qualcosa che promuove un turismo “dolce” e che e’ meglio del turismo dei bus e dei posteggi.
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Qualche albergatore dira’ che e’ un turismo un po’ sfigato , ma mi sembra piu rispettoso di tanti altri.
La premessa in merito alla tutela ambientale del tratto di costa mi pare davvero non condivisibile e mal prospettata.
Il tratto tra dove finiscono le arcate di cemento della galleria della superstrada e l’uscita di Abbadia è limitatissimo, senza contare che vi corre già una traccia sterrata per buona parte.
Rispetto all’ impatto già presente della superstrada, la tutela dell’esistente rispetto al beneficio del collegamento ciclo-pedonale ora assente non si giustifica affatto.
Concordo con quanto espresso da “mela” e da Ivano.
Non può essere fatto un paragone con quanto sta avvenendo sul Garda,
Non è pensabile che un ciclista, su un tratto di strada a doppio senso ultra trafficata quale la Ss36 debba rischiare la vita tutti i giorni.
Non è mania di ciclabili, provate a percorrere il tratto Lecco Abbadia in bicicletta, ricordo che la Ss36 è forse la strada con maggior traffico in Italia.
Il tratto di superstrada tra Lecco ed Abbadia Lariana è considerato uno tra i più pericolosi d’Italia. La circolazione urbana si immette per forza di cose dentro la circolazione extraurbana, quindi, l’accesso è consentito a tutti i mezzi. La ciclabile ha la funzione di evitare rischi mortali, peraltro già accaduti.
L’altro discorso è legato al progetto di attraversamento aereo del tratto in uscita verso Abbadia Lariana, guardando il rendering, mi vien da esprimere qualche perplessità.
In ultimo, chiudo dicendo che la toponomastica di quel famoso ramo di manzoniana memoria, porta sulle carte il nome “Lago di Lecco”….. da oltre cento anni.
Per chi conosce la zona, nel tratto tra Lecco ed Abbadia i ciclisti (numerosissimi nell’area) sono oggi costretti a fare 2-3 km sulla SS36, statale a doppia corsia sulla quale dove il rischio di essere toccati da auto e camion che sfrecciano è davvero molto elevato (c’è il limite 70 lì ma lo rispetterà 1 su 100, e sono già ottimista); quindi il quel tratto un percorso ciclabile è non solo auspicabile ma secondo me assolutamente necessario. Poi è certo importante che si cerchi di farlo con criterio, tenendo conto del minor impatto ambientale possibile, ma sul fatto che almeno in quel tratto serva non ci sono dubbi.
Nel desiderare un Italia più verde, meno inquinata, meno rumorosa, con zero rifiuti abbandonati, meno cave che distruggono le montagne, meno traffico sulle strade, meno cementificazione e consumo del suolo, non ci vedo demagogia.
Mentre quando vedo che si spaccia un certo turismo con rispetto dell’ambiente e delle differenze culturali mi sento preso per il culo.
Telleschi:
Io direi piuttosto che l’industria del turismo e la politica collusa sfruttano la demagogia verde per confondere turismo e rispetto della montagna.
Con l’estate riprende sui giornali la pubblicità della bicicletta che per esempio promette emozionanti circuiti in val d’Ega (il Carezza Bike Trail) e in val di Fassa (l’Hike&Bike tra Buffaure e Ciampac). In questo modo la demagogia verde confonde l’industria dello sport e del turismo con il rispetto della montagna. Sono gli stessi fanatici che vogliano piste ciclabili in tutta l’Italia per distruggere il paesaggio.
Ciclabili: delirio momentaneo di assessori che si adeguano alla banalità.
Basta percorrerle per scoprirlo.