Come (non) comportarsi andando a sciare
(pubblicato su Escursionismo, ottobre-dicembre 1970)
Lettura: spessore-weight(1), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(3)
Sveglia ore 5. Dopo tutta una settimana di lavoro o di studio si stenta a riprendere conoscenza. Una nauseante e fastidiosa sensazione di vuoto allo stomaco impedisce di fare una colazione sostanziosa e proteinica. Tutt’al più si riesce a trangugiare la solita tazzina di caffè, in ossequio all’andazzo italiano. Peggio ancora, c’è chi esce di casa e il caffè lo prenderà magari al primo bar. Molti poi, dopo il caffè caldo, sentono il bisogno di una sigaretta. Un po’ di fumo a stomaco vuoto è quello che va giusto bene per corroborare i nervi e i muscoli. Guidare l’automobile dalle città a una delle tante stazioni sciistiche non è un gran problema ormai, con le autostrade che abbiamo a disposizione. A volte però, negli ultimi chilometri, occorre spingere la macchina che non va più o per il ghiaccio o per la neve fresca e allora, sempre a stomaco vuoto e la bocca cattiva, si scende dall’abitacolo riscaldati, generalmente senza coprirsi, e in camicia, a zero gradi, si provvede a spingere la vettura con uno sforzo supplementare e imprevisto che però non mancherà di incidere sul rendimento della giornata. Arrivati in paese, dopo i consueti litigi per posteggiare, c’è la vera e propria corsa agli impianti. Non c’è tempo per mangiare, si farebbe troppa coda. Con gli sci scalpitanti sotto i piedi si affrontano le ancore o i seggiolini. Qui finalmente si rileva la prima misura di protezione: ci si copre. Giacca a vento, guanti e occhiali e siamo pronti. All’arrivo, senza preamboli, si iniziano le folli discese. In tasca neppure uno zuccherino.
Dopo 5 o 6 discese lo sciatore, miracolosamente ancora indenne per aver avuto la fortuna di non cadere e fratturarsi, oppure di non essere stato coinvolto e trascinato in qualche incidente spettacolare, dovrebbe congratularsi con se stesso non solo per il fatto di non aver avuto disturbi fisici, ma di avere persino fame. Evidentemente la razza umana è proprio forte se l’appetito non manca dopo le prove cui è stato sottoposto l’organismo nella mattinata. E invece la fame è da lupi, si entra in un ristorante qualsiasi, di quelli a quota 1500 o 2000 metri e di norma si consumano abbondanti razioni di pastasciutta e poi una bella polenta con il goulasch. Vino, o peggio ancora birra, a profusione, perché si ha anche sete.
L’intorpidimento che segue dopo un pranzo del genere sarebbe letale se, come dicevo, la razza umana, e più propriamente italiana, non fosse così forte. C’è chi ai ristoranti preferisce il pic-nic sulla neve. L’idea non sarebbe male se i cibi fossero scelti convenientemente. Invece assistiamo alla distruzione frettolosa di panini con il salame o gorgonzola, pollo freddo di rosticceria e la solita mela gelata, conditi con coca-cola o lemonsoda le quali, è generalmente riconosciuto, non sono affatto digestive (anzi pare dilatino lo stomaco). Come se queste sfide alla salute integra non bastassero, il sole fa sudare e così tutti più o meno si spogliano per la tintarella, così se viene solo un po’ di vento, al minimo è un raffreddore. Infatti il primo brivido non si fa aspettare troppo e allora ci si copre, ma ormai è tardi. Dopo di che, nutriti, riposati, abbronzati e intorpiditi ci si butta di nuovo giù per le piste. Nessuno si accorge di avere i riflessi più lenti, nessuno sa che la maggior parte degli incidenti sulla neve avvengono di pomeriggio, dopo i lauti pranzi.
E tanto per chiudere in bellezza abbiamo ancora le interminabili code per tornare in città. Chi non rischia la propria vita e quella degli altri, se non è proprio un pacifico di natura, si arrabbia almeno con il suo prossimo, inquietandosi perché evidentemente non sopporta che gli altri si siano divertiti come lui. Con le palpebre pesanti si rientra in casa, convinti di aver vissuto una rinforzante giornata sportiva, di aver sciolto i muscoli e ossigenato i polmoni. Peccato, perché l’occasione c’era. Invece domani ci si alzerà stanchi, ma non sarà quella stanchezza salutare dei muscoli indolenziti, purtroppo si risentiranno gli strapazzi del giorno prima, la cattiva amministrazione di se stessi. Come può un organismo non risentire di uno sforzo fisico se dall’ultimo pasto sono passate 15 o 16 ore con appena 4 o 5 ore di sonno?
E dove troverà le energie per digerire pasti così frettolosi e irrazionali, mentre nel pomeriggio i muscoli sono di nuovo in esercizio?
Bisogna anche pensare che “giornate all’aria aperta” vengono vissute in identica maniera anche dai bambini. E non è assolutamente giusto che si formino con queste abitudini errate.
Non sarebbe molto meglio una colazione abbondante e leggera al mattino prima di partire? Si eviterebbero tanti disturbi e quella fame esagerata del mezzogiorno. Questi sono i consigli dei dietologi e degli sportivi e non si possono dimenticare.
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Interessante articolo. Per completarlo e “attualizzarlo” occorrerebbe segnalare i problemi tipici dello sci di pista odierno. Es: il rischio di essere investito da “pazzi” che, con gli sci o sulla tavola, immaginano di gareggiate nella finale di Coppa del Mondo…
con tutte le (giuste) contraddizioni evidenziate nell’articolo, penso sia ancora preferibile e più sano tutto questo trambusto che passare un sabato all’ikea o al centro commerciale, o peggio ancora a guardare serie tv sul divano. se tutti gli italiani nel weekend volessero mettersi un paio di sci ai piedi, o anche di ciaspole, avremmo sicuramente un sovraffollamento delle montagne ma anche una popolazione molto più attiva. invece ora il 90% dei frequentatori delle piste sono ricconi dell’est o famigliole/gruppi di amici che, in 5 mesi di stagione “bianca”, si giocano il jolly forse di 2 giorni sulla neve.
Beh, in effetti è molto meglio alzarsi verso le otto in tempo per una sana e abbondante colazione preparata dal cuoco di casa per poi montare sul proprio elicottero, che il pilota (che si è alzato alle 5) ha provveduto a far scendere nel parco della villa e farsi trasportare direttamente al Crest, dove la scorta (svegliatasi alle 4.30) ha provveduto a portare sci, giacca a vento, scarponi e ski-pass. Per mangiare non so.
L’avvocato Agnelli faceva sempre così (visto io) e infatti era in ottima forma.
Ciao, bell’articolo! adesso sarebbe interessante uno su cosa fare 😀