Quanto è importante per i cacciatori impegnarsi nella difesa di ambienti, territori, fauna e flora e paesaggi? Oggi vogliamo riportarvi per intero un comunicato dell’Associazione Italiana per la Wilderness, firmato dal suo segretario generale Franco Zunino. Una riflessione su quanto sia importante per i cacciatori italiani dimostrare con fatti concreti di essere i primi tra gli ambientalisti.
Naturalmente la nostra redazione, pur apprezzando questo contributo, ne prende le dovute distanze.
Come salvare la caccia?
di Franco Zunino (Segretario Generale AIW)
(pubblicato su iocaccio.it il 24 gennaio 2022)
Murialdo, 19 gennaio 2022
Si salverà mai la caccia senza anche uno spirito ambientalista?
Certo, un altro referendum che avrebbe voluto portare all’abrogazione della caccia è recentemente miseramente fallito, e il mondo della caccia ha esultato. Ma, è stata vera gloria? Se anziché una sola e non potente associazione animalista che se ne era fatto portabandiera, si fossero unite tutte le associazioni animaliste ed anticaccia d’Italia, sarebbe finita così? Ecco, è questa una domanda che i cacciatori si devono fare e tenere bene a mente, perché il rischio è sempre dietro l’angolo. E il recente fatto che per “risolvere” il problema dell’eccesso di cinghiali presenti in Italia, il governo anziché appoggiarsi alle organizzazioni venatorie, abbia preferito dare retta a quelle animaliste, che al fucile a pallottole preferiscono (salvo che per combattere la peste suina) quello a siringhe e alle catture (per sterilizzazioni o… morti compassionevoli) è un altro segnale negativo.
Quindi, anziché ballare sugli allori sarebbe bene che il mondo della caccia si desse una mossa e cominciasse – finalmente! – non ad imbellettarsi di ambientalismo, ma impegnarsi veramente in quest’impresa prima che la situazione precipiti. E, crogiolarsi sul fatto che: no, non chiuderanno mai la caccia perché entrerebbero in crisi le industrie armiere e manifatturiere; o: no, e chi risolverebbe poi il problema dei troppi cinghiali e cervi, per non dire di altre specie invasive? Ingenui! L’esempio di oggi del governo praticamente schierato con gli animalisti-anticaccia dovrebbe dirla lunga, ma i cacciatori e le loro organizzazioni lo capiranno mai? O credono che basterà giocare con le parole, come sono bravi i politici, per risolvere ogni problema?
In pratica, giocando sempre sull’ambiguo e sulle mistificazioni, come, creando finte associazioni ambientaliste o facendosi passare, sempre sfruttando i veicoli dei media, quali “sentinelle del territorio” (che poi sul territorio non si vedono mai, se non quando vanno a caccia o ad allenare i cani: mai impegnati in battaglie in difesa di ambienti e territori!), caso mai in operazioni di disinquinamento (che poi si effettuano solo casualmente, tipo campi di lavoro del WWF che hanno successo solo in estate e durante le festività: anche per loro, vacanze più che impegno!), o “pompieri” contro incendi boschivi – ed è questo forse l’unico caso concreto di sincero aiuto ed impego in difesa dell’ambiente, visto che la rusticità dei cacciatori non l’hanno gli animalisti cittadini. NO, e non ci stanchiamo di ripeterlo: i cacciatori devono farsi essi stessi ambientalisti e devono dimostrarlo impegnandosi nella difesa di ambienti, territori, fauna e flora e paesaggi; che poi sarebbe la difesa del loro mondo di vita, senza il quale non potrebbero più praticare la caccia. Purtroppo, invece, in Italia questo non avviene mai o quasi mai, mentre avviene in Inghilterra, in Francia, negli USA, in Canada, in Africa.
I cacciatori hanno un unico modo per salvarsi, ed è quello di far vedere ai cittadini che non vanno a caccia (che poi sono quelli che contano nelle urne, e, quindi, quelli che i politici tengono d’occhio quando si parla di elezioni!) che è anche merito loro se certi luoghi si sono preservati e, così, messi a loro disposizione per attività di outdoor che non sia solo la caccia.
In America i severi vincoli delle Aree Wilderness di cui tutte le categorie sociali degli amanti della natura e della vita all’aria aperta vanno a godere, in molti, se non in quasi tutti i casi, sono stati posti grazie al consenso e alla partecipazione dei cacciatori e delle loro organizzazioni. Valga l’ormai storico esempio che, a capo della coalizione che decenni or sono si batté per salvare dalla sviluppo strade, forestale e minerario quella che è la più grande area selvaggia degli States (Frank Church-River of No Return Wilderness Area, nello Stato dell’Idaho) non fu messo un ambientalista, ma il Presidente della più forte associazione venatoria degli USA!
Invece, cosa succede da noi? Succede che i primi oppositori a tante proposte di nostre Aree Wilderness comunali siano spesso stati proprio i cacciatori! Pronti poi a strillare il giorno che sulla stessa area magari vi viene istituito un Parco!
Succede che organizzazioni venatorie anziché appoggiare ed aiutare a mantenere vitale l’unica associazione ambientalista che si è SEMPRE dichiarata non contraria alla caccia, la si boicotta o la si abbandona a sé stessa. O, peggio, addirittura si sottoscrive con essa un formale accordo di sostegno sociale e finanziario, e quando non la si riesce a “trascinare” dalla propria parte (ovvero col rischio di annacquarne il suo aspetto super-partes ambientalista pur di farne un alleato del proprio potere, magari con mire più politiche che venatorie e ambientaliste), e di fatto si disconosce il formale impegno preso.
Ecco, è così che si portano le forze venatorie a combattere una guerra continua di resistenza e conflittuale, sempre sulla difensiva, con ogni giorno la spada di Damocle di un referendum sulla testa!
Ed è anche così che si perde dignità ed onore. E la caccia ha invece dignità ed onore da difendere, dignità ed onore che stanno nella sua stessa storia culturale che, al contrario di altre categorie, è l’unica attività di outdoor a potersi vantare di essere parte integrante della vita, e di risalire alla comparsa dell’uomo stesso su questo pianeta. Tutto il resto dell’outdoor praticato dalle altre oggi potenti organizzazioni ambiental-ricreazioniste è artificio, artificio basato su quelle radici, che poi si sono pian piano rinnegate, almeno di fatto, o sono state relegate nel dimenticatoio della storia (ma di questo gli animalisti anticaccia non sono coscienti: per mera mancanza – o, peggio, rifiuto – di riflessione sul senso della vita). Ed invece è proprio la Wilderness, la cui Idea e filosofia della stessa, che, risalendo da quelle stesse radici, dovrebbe essere appoggiata, ma tenendone distinti i ruoli, e non già con il retro-pensiero di fagocitarla o, peggio, contrastarla.
Per concludere, con l’inizio del nuovo anno, questo comunicato vuole ancora una volta essere l’ennesimo appello al mondo venatorio per un sostegno che sia quasi una medaglia al merito per il mondo della caccia; perché non esiste alcun obbligo dell’Associazione Italiana per la Wilderness di difendere la caccia, e se lo fa, come lo ha sempre fatto fin dalle sue storiche radici, sia americane (Aldo Leopold e la sua Etica della Terra) sia italiane (Franco Zunino e la sua iniziale Idea dei Documenti Wilderness), è solo perché la caccia ha sempre fatto parte integrante di questa filosofia che ha Henry David Thoreau alle sue radici olistiche: «Preferisco decisamente svolgere attività selvatiche, come cacciare, pescare, costruire un capanno, cucire indumenti di pelle e raccogliere la legna, ovunque si trovi, piuttosto che rivolgermi a un macellaio, a un agricoltore, a un falegname, o lavorare in fabbrica, o comprare la legna al mercato». «… quando qualche amico mi ha chiesto ansiosamente se dovesse lasciare andare a caccia i suoi ragazzi, ho detto di sì – ricordando che la caccia era una delle parti migliori della mia educazione». «… il cacciatore è il più grande amico degli animali che caccia, non esclusa la Società Umana».
Post Scriptum
Nel web sta circolando l’elenco di quanto nel 2021 hanno incassato con il 5xMille le 13 maggiori associazioni animaliste ed anticaccia (da un minimo di 112.184,40 Euro ad un massimo di 1.611.568,22), e magari i cacciatori si incazzano anche, come se questi fossero soldi pubblici. NO! Sono soldi di liberi cittadini, che liberamente e democraticamente li devolvono al sostegno dell’ideale in cui credono, che è la difesa degli animali e la lotta alla caccia. E non c’è da aprire alcuna inchiesta sul come saranno spesi: li spenderanno liberamente e democraticamente così come li hanno ricevuti in donazione! E li spenderanno per portare avanti i loro ideali che, si ripete, sono la difesa degli animali e la lotta contro la caccia. Sono caso mai i cacciatori che dovrebbero svegliarsi e darsi da fare a far vedere alla gente che anche loro sono capaci di difendere l’ambiente e la fauna; ma non sollecitando i cacciatori a donare il loro 5xMille alle loro organizzazioni venatorie (soldi poi comunque spesi per sostenere la caccia!) a o a chiacchiere, tipo “sentinelle del territorio” e roba simile che è solo fuffa negli occhi della gente, mentre loro pensano solo a sparare, a fare carniere e nulla fanno di VERA conservazione della Natura. Quindi, perché la gente che dona tanti solidi alle suddette associazioni animaliste e anticaccia, dovrebbe non farlo? Loro, le suddette associazioni, fanno veramente qualcosa di utile agli occhi dei donatori, del popolo e della società civile in genere che è fatta in gran parte da gente che non va a caccia. Cosa fanno i cacciatori per convincere questa stessa gente che anche loro sono in grado di difendere la Natura, anziché pensare solo a praticare l’arte venatoria? Questa è la domanda che si dovrebbero porre, e non gridare allo scandalo per quelle, si ripete, libere e democratiche donazioni; non appellarsi affinché i cacciatori devolvano il loro 5xMille alle organizzazioni venatorie! Non è così che si salverà la caccia. Caso mai si salveranno le loro organizzazioni, che è come dare soldi ai Partiti politici! Ma allora, la si dica tutta: si vuole solo fare politica e non già salvare la caccia e tanto meno salvaguardare l’ambiente; quella salvaguardia che è l’unica faccia presentabile all’opinione pubblica non cacciatrice!
Si rifletta sul fatto che quei milioni di Euro del 5xMille dei cittadini animalisti ed anticaccia, che fanno una profonda ombra a quelli del 5xMille alle organizzazioni venatorie, agli occhi dei politici e dei loro Partiti rappresentano VOTI, consenso politico e, pertanto, danno la misura della ragione per cui la caccia è politicamente perdente! Una situazione che andrebbe se non ribaltata (cosa impossibile da farsi, per ovvie ragioni), almeno contenuta, almeno che diventi paritaria o almeno quasi.
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Sono i soliti deliri di Zunino: i cacciatori che diventano “difensori dell’ambiente” equivale alla pretesa che i vampiri non succhino più il sangue. La caccia ai giorni nostri è una barbarie e va abolita senza alcun rimpianto. Senonaltro una cosa Zunino l’ha capita: la caccia è politicamente perdente, è solo questione di tempo.
Dove vivo io, in una zona della Puglia aperta alla caccia, la vostra associazione, come tante altre ambientaliste o animaliste, non ci sono. E noi che viviamo in mezzo ai cacciatori ne viviamo delle belle. Non rispettano orari e tantomeno le distanze. Io che abito fra due strade dovrei essere abbastanza tranquillo e tutelato se rispettassero i 100 metri di spalle alle abitazioni, invece mi inondano di piombo e di passerotti e se non andassi loro incontro a reclamare me li troverei avanti l’uscio di casa. Comunque sono ben allenati perché appena vedono che li vuoi fotografare scappano. In un albergo qui vicino qualche hanno fa ferirono un cliente. Se poi uno volesse fare una passeggiata nel bosco vedrebbe migliaia di cartucce abbandonate sotto i cespugli specialmente dove era zona di passaggio di tordi e decine di cacciatori di appostavano anche dalla sera precedente per prendere posizione. Ora mi chiedo chi è che dovrebbe ripulire la zona, i proprietari, il comune, la provincia, la regione o la federcaccia? Se poi moltiplichiamo il numero di cartucce per 30/32 gr. di piombo sparso nel terreno, altro che cacciatori amanti della natura. Il problema cinghiali? La razza più prolifica è stata immessa dai cacciatori e a detta degli esperti l’uccisione della femmina capobranco comporta la nascita di numerosi altri branchi. Ci sarebbero tante altre cose da elencare contro i cacciatori ed i politici che per qualche voto li proteggono, ma come dice qualcuno di loro che sono i veri amanti degli animali e della natura proprio mi sembra una fandonia. A loro piace ammazzare e basta.
Come salvare e tutelare la fauna selvatica?
In America i cacciatori sono politicamente più rappresentati per questo hanno più voce in capitolo, qui pesano poco quindi la caccia in Italia durerà finché serviranno quei pochi voti… le minoranze non contano!
le cornacchie ci sono anche qui e sono anche un pò aggressive. Ogni tanto attaccano e fanno fuori le tortore che vengono a magiare la graniglia che gli da mia suocera.
I merli erano diminuiti perchè il mio gatto li faceva fuori. Adesso che è invecchiato e ingrassato e non li chiappa più sono ritornati alla grande a far casino.
Mi accodo a Benassi e rilancio con cince, ghiandaie, cornacchie, qualche picchio, poiane e rapaci notturni….i merli sono anche troppo abituati a noi…mi mangiano tutta l’uva spina e danneggiano mele e pere
io abito in campagna e qui c’è un pò di tutto: tortere, merli, passerotti, storni che si fermano per riposarsi, fringuelli, qualche capinera che ci allieta con il suo bel canto, ect. e d’inverno sverna il pettirosso che poi d’estate sale in montagna.
I merli sono i più abituati all’uomo, sbucano da tutte le parti allìa ricerca di vermi.
@michele natali
Chapeau! Ce ne fossero di persone pensanti (e informate in modo non ideologico) come te non staremmo qui a leggere la solita tiritera di lamentele e aneddotiche contro una qualche categoria. Invece è un continuo: i cacciatori, gli e-biker, i motociclisti, i cacciatori, i finti alpinisti, i finti sciatori e via e via all’infinito.
In Italia ha fatto più danni all’ambiente un certo ambientalismo (non tutto, a me non piacciono le generalizzazioni) che tutta la schiera dei suddetti cattivoni…
Quando si parla di caccia mi piace sempre ricordare la candidatura di Messner per il partito dei Verdi in Alto Adige, dalla quale si ritirò prontamente non appena qualcuno (di parte italiana, non altoatesina dunque tedesca) riesumò una sua pubblicità fatta per i fucili da caccia Beretta. Intervistato si giustificò dicendo che nonostante non vedesse contraddizione, la polemica sollevata era chiaro indice che l’ambientalismo italico non aveva nulla a che spartire col suo. E infatti, non si è fatto un passo avanti, ahinoi.
Non c’entra nulla lo so, ma a Milano sono quasi spariti i passeri, ormai ci sono solo piccioni, merli e cornacchie… E da voi?
15) Infatti intorno casa ho costruito e messo casette , nidi e distributori di gragnaglie ed è pieno di questi uccelletti che canticchiano, rovistano e scacazzano . Per la gioia del mio gatto ogni tanto ne fa fuori qualcuno. Ma è legge di natura.
9) in inverno basta deporre su poggiolo o in giardino: pezzetti di grasso , di formaggio, briciole , frammenti di noci o mandorle estratte da dolci, e..arrivano gazze, merli, pettirossi, cince..mangiano e se ne vanno e scacazzano ma pazienza. certo che i piccioni, stroni ,nutrie e altri sono opportunisti e disturbano.
Caro Michele, poiché «la farina è frutto del mio sacco», ti ringrazio per i complimenti.
Il brano si riferisce a un fatto realmente accaduto. Come ho appena controllato nel mio diario (che credete voi? non c’è mica solo il Gogna a scrivere di monti e di scalate… 😉😉😉 ), si tratta di un’escursione solitaria del lontano 9 ottobre 2005, quando ancora ero giovane e forte e spensierato. Al mio ritorno a casa scrissi ciò che hai letto, senza alterare nella maniera piú assoluta la realtà al fine di infiocchettarla. Ricordo molto bene che, quando giunsi alla Bocca del Fornello, c’erano davvero tanti fucili puntati su qualsiasi essere vivente che fosse spuntato dal bosco, nella fattispecie il povero sottoscritto. Mi sentii proprio come Fantozzi in quella celeberrima scena di uno dei suoi film. Uguale uguale!
… … …
Lungo la strada sterrata che ha inizio al Passo del Lagadello la situazione all’epoca era notoriamente quella, cioè non si trattò di un caso episodico: i cacciatori si appostavano in territorio toscano, a pochissimi metri dal crinale, e lí attendevano le prede provenienti dal Parco Regionale dell’Alto Appennino Modenese. Da allora mi sono rifiutato di tornare in quei luoghi in stagione di caccia, per evitare un’amarezza come quella patita in quel giorno. Pertanto non sono in grado di confermare se l’andazzo continui anche ai giorni nostri. Purtroppo presumo di sí.
Ti ringrazio fin d’ora se vorrai controllare in mia vece e poi riferirci. In tal caso ti consiglio un giubbotto antiproiettile, una bandiera bianca e una trombetta ‒ anzi, un trombone ‒ per avvisare del tuo arrivo alla Bocca del Fornello.
Buona fortuna! 😁😁😁
… … …
In quanto ad avvertire chi di dovere, ricordo di averlo fatto telefonicamente al Parco in altra occasione, quando mi imbattei in un fuoristrada di cacciatori parcheggiato lungo il margine di una carrareccia. Quest’ultima era vietata al traffico motorizzato e ovviamente la caccia in quei posti era verboten. Ignoro però l’esito.
A qualche chilometro di distanza corre la famosa Via Vandelli, settecentesca, che con la neve viene utilizzata per i sollazzi dei padroni di motoslitte e quad. Una denuncia di un paio di anni fa (non mia) finí sui quotidiani locali. Qual è stato l’esito? Non lo so. Se qualcuno ne fosse al corrente, lo prego di darne notizia nel GognaBlog.
@ Fabio Bertoncelli
Non so se è tratto da una pubblicazione o se è farina del tuo sacco, comunque il tuo ultimo intervento denota notevoli capacità letterarie.
A parte la versione romanzata e distorta del cacciatore e della sua attività che hai descritto, fra le varie inesattezze da te riportate vorrei fare una precisazione che, differentemente da quanto fai intendere, citando la legge: “E’ vietato a chiunque […] l’esercizio venatorio nei parchi nazionali, nei parchi naturali regionali e nelle riserve naturali conformemente alla legislazione nazionale in materia di parchi e riserve naturali, nonche’ sparare nelle zone comprese nel raggio di 100 metri purche’ opportunamente tabellate “.
Quindi i cacciatori non possono stare a non più di 10m dal confine del parco come dici. Se lo fanno, e dubito che sia la regola, commettono infrazione e quindi ti esorto a fare foto e chiamare i carabinieri forestali per sporgere denuncia.
Comunque dubito fortemente che quello che tu descrivi, che pare una consuetudine, avvenga davvero, soprattutto in una zona così vicina a un parco. Mi sembra strano che fra tutti gli enti e le autorità competenti nessuno si sia mai accorto di nulla. Però ripeto, se avviene un fatto del genere, fai una denuncia, perché quelle persone non stanno andando a caccia secondo le regole ma stanno commettendo un reato e comunque non rappresentano la categoria.
” il cacciatore è il più grande amico degli animali che caccia etc etc “la frase conclusiva rende bene l idea che si ha di valori come l amicizia…
A meno che a qualche amico piaccia un emoraggia intestinale da proiettile.
Comunque bracconaggio e caccia spesso sono una cosa sola.
Auguro a tutti gli animali di poter vivere liberi e a lungo ma se incappa nello sparatore che almeno questo possegga quel tanto di mira …da rendere la morte il meno agonizzante possibile.
Sanj
Stagione di caccia (gita d’autunno nell’Appennino Tosco-Emiliano)
«La strada sterrata che parte dal Passo del Lagadello, nei pressi del Passo delle Radici, si snoda per lungo tratto appena al di sotto dello spartiacque tra i due mari. Sul versante adriatico si estende il Parco del Frignano, dove la fauna può trovare protezione, mentre cosí non è per quello tirrenico. Ecco che cosa succede durante la stagione venatoria.
I baldi cacciatori si presentano addobbati virilmente con tuta mimetica in stile Rambo appenninico, ma con effetto scenografico miseramente screditato da un cappellino parasole, magari sponsorizzato da qualche ceramica di Sassuolo. Agevolati dal comodo approccio, prendono le mosse dal Lagadello e scorrazzano con prepotenza per i prati, a bordo dei loro fuoristrada da parecchie decine di migliaia di euro. La battuta a volte è accompagnata da una generosa abbuffata, spaparanzati su seggiolini da picnic con tavolino imbandito come se fosse un banchetto di Trimalcione. Poi, per favorire la digestione, ha inizio la marcia di avvicinamento (cinque minuti scarsi) ai territori di caccia. Le imboscate avvengono sul lato toscano, a non piú di dieci metri dal limite del parco. Qui i valorosi si appostano allineati in folta squadra, spesso seduti sui ridicoli seggiolini che si sono trascinati appresso per schivare ogni minimo disagio per i loro deretani. Quindi si attende, magari tracannando una birra, che le prede varchino i confini. Il povero capriolo che osi farlo anche con una sola zampa è trafitto all’istante da una sventagliata di fucilate; forse lo sconfinamento non è neppure necessario.
La zona è frequentata anche dagli escursionisti, che nel clima di esaltazione generale corrono il pericolo di fare la stessa fine della cosiddetta selvaggina, forse confusi con un cinghiale. In particolare, ignaro dell’andazzo, chi si azzardi a partire in gita dall’Imbrancamento rischia davvero di essere ucciso per errore da qualche esagitato a pochi passi dalla Bocca del Fornello. Se invece si ha la ventura di sopravvivere, allora occorre rassegnarsi a passare in mezzo a una minacciosa schiera di cinque, dieci o venti canne di fucile. La scena sarebbe degna dei migliori film di Fantozzi, se non fosse cosí pericolosa, e oltremodo irritante per la squallida arroganza che bisogna patire. Poi si deve camminare sul tappeto dei bossoli di gloriose antiche battaglie (è troppo faticoso raccoglierli), quindi in mezzo ai tavolini da picnic con i resti della scorpacciata, e infine tra i fuoristrada parcheggiati in modo selvaggio sull’erba. In teoria la strada è proibita al traffico, come da cartello di divieto crivellato da pallottole e pallettoni.
Durante le mie scorribande per i monti sono contento della giornata se mi capita la fortuna di ammirare un capriolo, immagine di grazia, che gironzola libero nei boschi. Costoro invece, in sadica adunata, si sollazzano a massacrarlo.»
Io penso che uno dei problemi principali sia la mancanza di informazioni.
Si parla spesso di fauna che è tornata a crescere grazie alla diminuzione di cacciatori, quando in realtà ogni anno viene stilata una lista di specie cacciabili e anche un calendario in cui è possibile cacciarle (e non tutte le specie cacciabili possono essere cacciate negli stessi giorni, infatti il calendario venatorio viene fatto tenendo conto dei periodi riproduttivi e migratori delle varie specie, così da interferire solo in maniera irrisoria sul loro ciclo vitale). Le specie cacciabili sono sempre state quelle in abbondanza, perciò una diminuzione di cacciatori non ha nulla a che fare con l’aumento della fauna, semmai dal dopoguerra ad oggi l’abbandono progressivo della popolazione nelle zone rurali ha portato ad un significativo aumento di habitat adatto al ripopolamento di molte specie.
Molti poi parlano di cacciatori che si sparano fra loro o peggio che sparano a escursionisti o cercatori di funghi. E’ vero, a volte incidenti succedono, dico solo che gli incidenti (a volte mortali) avvengono ovunque. Giusto per fare una statistica senza tirare in ballo gli incidenti stradali, gli incidenti per attività venatoria si attestano intorno ai 60 all’anno, quelli per attività sciistica intorno ai 40.000 all’anno. Fatevi due conti su quale delle due attività è più pericolosa per se e per gli altri.
Altra cosa che molti (o almeno quelli con cui solitamente parlo) non sanno è che esistono dei controllori, i guardiacaccia, che verificano licenze e operato dei cacciatori e sono autorizzati a sanzionare coloro che violano le leggi venatorie e di conservazione faunistica. (Per chi se lo chiede, esistono anche i guardiapesca).
Perciò, alla luce di quanto appena esposto, se parliamo di cacciatori e non di bracconieri, il loro impatto ambientale è nullo e anzi, in certi casi è positivo, laddove si vanno ad abbattere specie invasive e dannose (vedi cinghiali, caprioli e cervi), la cui grossa espansione non ha avuto un adeguato corrispettivo con animali predatori che ne possano tenere a bada la popolazione. Dati alla mano, cercateli pure, nonostante il progressivo aumento in tutto il territorio italiano del lupo, lo stesso non è in grado di frenare la crescita demografica dei grandi ungulati dannosi che continuano ad aumentare di numero. Tali ungulati sopra citati, al di là del danno economico alle coltivazioni, molti non sanno che causano gravi danni anche agli habitat protetti, spingendo altre specie a ritirarsi dai loro territori, ad avere meno gestazioni e nel lungo periodo a scomparire. In questo preciso ambito l’attività venatoria è alquanto benefica per mantenere in equilibrio l’ecosistema (un equilibrio che comunque è bene ricordato si è sbilanciato per colpa dell’uomo, per l’espansione urbanistica e di terreni agricoli, per l’uso di pesticidi che hanno drasticamente ridotto il numero di insetti che servono sia da impollinatori che da fonte di nutrimenti per altre specie, nonché per via dei repentini cambiamenti climatici degli ultimi decenni).
A questo punto, facendo le dovute riflessioni, un’attività venatoria regolamentata è davvero dannosa per l’ambiente? Secondo me no, in base a quanto esposto sopra. Tuttavia, poiché nessuno è infallibile e io per primo, sono aperto a qualsiasi dibattito ove con evidenze, e non con simpatie, si esponga dove quanto da me esposto sia errato. (E ricordo ancora, si parla di attività venatoria, non bracconaggio! Quella è un’altra cosa. Il bracconiere non è solo colui che spara ai rinoceronti in africa per prendersi il corno, è anche colui che non segue le leggi che regolamentano la caccia. Accumunare cacciatore e bracconiere è come accomunare automobilista e pirata della strada, presumo che tutti voi portiate un auto, ma non credo che nessuno di voi si identifichi come un pirata della strada.)
Ultimo aspetto, e scusate per questo commento lunghissimo, è quello legato alla fatidica domanda: “Che piacere prova un cacciatore a sparare ad un animale?”
Domanda più che legittima, al quale non c’è risposta. Penso che il cacciatore non provi sadismo quando spara a una preda, ma soddisfazione nell’esser riuscito a procurarsi cibo da solo. Io personalmente trovo più crudele e ignobile andare al supermercato a comprare la carne nella vaschetta di polistirolo, facendo finta che la carne sia finita lì magicamente, lavandosi le mani del fatto che quella carne viene da un animale nato in cattività, vissuto per tutta la sua vita in un recinto o peggio ancora in una gabbia, nutrito con mangimi imbottiti di farmaci e imprigionato in questo stato fino al giorno in cui non viene ammazzato. Io personalmente alla domanda “Che piacere prova un cacciatore a sparare a un animale?” rispondo provocatoriamente con “Che piacere provi tu che vai al supermercato a foraggiare la tortura degli animali?”
Ripeto, la mia controdomanda è provocatoria e serve solo per riflettere, per farsi un’opinione che tiene conto di più fattori. Come detto non c’è una risposta a queste due domande, ognuno fa le sue valutazioni e ha diritto a pensarla come vuole, mettiamoci però in testa che non esiste la ragione da una sola parte, ci sono molte sfaccettature che spesso, per comodità, vengono ignorate.
Ah, ultima cosa, se qualcuno se lo fosse chiesto, io NON VADO A CACCIA, ma semplicemente informandomi sull’argomento ho maturato l’opinione che la caccia così come è regolamentata non è dannosa all’ambiente, tutt’altro.
Riflettete e, se trovate sbagliato quanto ho detto, argomentate il perché e fate riflettere me a vostra volta, così si cresce mentalmente.
Saluti.
infatti invece di cacciatore sono diventato un allevatore. Avevo tanti uccelli nostrani, sia insettivori che granivori: tordi, merli, fringuelli, averle, verdone, cardellino, ect. Li tenevo in gabbie e volerie che costruivo da me. Poi mi son detto: perchè privare la libertà a questi animali? Che diritto ho di tenerli prigionieri?!?! Non è meglio ammirarli liberi!!
Così un giorno ho aperto tutte le gabbie e via: “bomba libera tutti!! “
6 )basta sostituire un fucile con macchina fotografica o telecamera obiettivo zoom o tele, magari montati su supporto con impugnatura a pistola e appoggio con calcio.Ricerca web”fucile fotografico”. Abbigliamento e calzature ecc.uguale per cacciatore .Comunque, come l’aumento di costi gas ed energia induce a risparmiare, cosi’ l’aumento di costi licenza , assicurazione , armi e munizioni e viaggi dara’ forse un contributo a diminuire l’attivita’venatoria vera e propria. Esiste il fucile laser biathon, libero acquisto a batterie ricaricabili: si punta un bersaglio, si tira, scocca un raggio ed il bersaglio si illumina se centrato.Basta non centrare la faccia di altre persone, sul web:carabina laser biathlon , ce n’è per tutte le tasche.
«… il cacciatore è il più grande amico degli animali che caccia, non esclusa la Società Umana».
Questa è veramente bella!!
Spero solo che il trend di diminuizione del numero di cacciatori continui ed anche in modo rapido, così da far terminare questa attività oramai antistorica.
Sono figlio di un cacciatore e da ragazzetto andavo spesso a caccia con mio padre. Mi appassionava non tanto catturare la preda, quanto piuttosto girare per boschi, in zone palustri, per fossi, in montagna e vivere piccole avvenure in luoghi selvatici. Penso che l’ andare a caccia con mio padre, sia stata l’ ispiratrice alla futura passione per la montagna. Dietro alla caccia c’è una senza dubbio una cultura antica, una tradizione, delle regole da rispettare. C’è una tecnica di caccia, conoscere gli animali, saperli allevare per usarli come richiami, il rapporto con il tuo cane. Alla fine però sono rimasto un tentativo di cacciatore, senza mai diventarlo. Ho capito che uccidere un animale avrebbe senso per un bisogno, per una necessità, per fame, per difendersi, ma certamente NON per sport, per divertimento.
Come si può chiamare sport uccidere un animale ?!?!
Tanto più in un mondo come oggi, dove la natura è sempre più aggredita. Dove luoghi selvaggi disabitati non ce ne sono più. Dove ti troverersti a cacciare fra case, strade e tante altre attività umane.
La caccia è un argomento controverso. Visto che questo è un blog di montagna occorre fare delle precisazioni e distinzioni fra caccia in pianura o in montagna.
Oggettivamente una cultura ambientalista e di rispetto del territorio fra i cacciatori di pianura è merce rara, se non assente. In montagna il discorso è leggermente diverso in quanto la maggior parte dei cacciatori che frequentano le terre alte vi risiedono e la caccia fa parte della cultura della gestione di un territorio. Certamente anche qui vi sono aberrazioni ma anche un’attenzione al territorio, in netto contrasto su quanto scrive l’autore.
L’aumento della popolazione selvatica è in parte causato dalla netta contrazione dei cacciatori, passati da oltre 1.700.000 degli anni ’80 a meno di 600.000 nel 2020 ma anche a un abbandono della montagna (coltivazioni, allevamento) che favorisce lo sviluppo della fauna.
La maggior presenza di predatori naturali come il lupo non può limitare più di tanto questo incremento.
In altri paesi vicino a noi, come ad esempio la Slovenia, la gestione del territorio, ivi compreso il computo di quanto selvatici (caprioli, orsi etc) l’ambiente può contenere è demandato alle associazioni dei cacciatori che stabiliscono il piano di abbattimento annuale.
In Italia non so se riusciremo mai ad utilizzare un metodo simile, sia per cultura che per incapacità delle istituzioni, basta vedere il pasticcio che il governo ha combinato nella deliberazione sulle specie ittiche autoctone e alloctone.
L’unica cosa certa è che l’aumento esponenziale della popolazione selvatica nei prossimi anni diventerà un serio problema, sopra tutto per quel che riguarda gli ungulati, anche in considerazione che la pratica accennata nell’articolo della sterilizzazione è nei fatti inattuabile.
Sì ai cacciatori, no agli sparatori che sono la stragrande maggioranza.
Frequento i sentieri dell’Appennino Tosco-Emiliano da decenni, in ogni stagione. Un tempo era impossibile scorgere animali.
Negli ultimi tre decenni, invece, accade sempre piú spesso: caprioli, daini, lepri, cinghiali, marmotte, falchi, istrici, scoiattoli, toporagni, vipere e altri serpenti. In tre o quattro occasioni ho visto volteggiare le aquile ed è stata una gioia.
D’inverno mi sono imbattuto piú volte in orme di lupi sulla neve. In un caso, nei dintorni del Passo del Cerreto, c’era la coscia sanguinolenta di un capriolo, evidentemente ciò che rimaneva dell’attacco di lupi.
A che cosa è dovuto il cambiamento? All’istituzione di parchi naturali, ma anche alla riduzione della caccia.
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Quando ammiro un animale che vaga nel bosco o vola libero nel cielo, mi si apre il cuore. Altri invece godono nel prenderlo a fucilate.
Sono un appassionato lettore degli scritti di Hemingway, che fu (fra le mille cose) gran cacciatore, (o meglio un gran appassionato di caccia), specie nei safari africani. Descrive molto bene la “passione” che prende per la caccia. Non ho mai praticato tale “attività”, ma credo di averne compreso le emozioni di fondo grazie a letture come quelle di Hemingway. Però è roba del passato. Non possiamo più permettercela, come umanità. Abbiamo abusato in questo come in mille altre cose. A leggere Moby Dick, si “vive” la passione per la caccia (o pesca) alla balena. Ma sono state quasi sterminate e non possiamo più fare un’attività del genere. Mettiamoci il cuore in pace.
“cosa fanno i cacciatori per convincere questa stessa gente che anche loro sono in grado di difendere la Natura, anziché pensare solo a praticare l’arte venatoria?”
Intanto che non si sparino tra loro o su se stessi o a ignari passanti amanti della wilderness per incidenti vari.. in quanto sono appartenenti alla Natura…e neppure su case in quanto parte del paesaggio…e che in casa tengano le armi ben custodite…a prova di ragazzotti e bambini.Poi bisognerebbe insegnare ai carnivori predatori tipo lupi a selezionare cinghiali e nutrie ..evitando pecore e vitelli e somarelli.