Commenti razzisti sul web per un testimonial sudanese

La vicenda ha riguardato una pubblicità dell’azienda Salewa nella quale compare un modello francese di origini sudanesi, preso di mira dagli haters. “La nostra posizione sull’inclusione anche in montagna non cambia. La montagna è di tutti“, ha spiegato il direttore marketing del brand, Thomas Aichner.  “Già in passato abbiamo fatto campagne con modelli di diversi colori di pelle. Per noi tutti gli uomini sono uguali“, ha aggiunto.

Commenti razzisti sul web per un testimonial sudanese
a cura di ANSA
(pubblicato su tg24.sky.it il 23 luglio 2024)

Diversi commenti razzisti sotto una pubblicità pubblicata online di Salewa, azienda che opera a livello internazionale e che vende materiale tecnico per gli appassionati della montagna, sono comparsi a corredo di una foto nella quale compare un ragazzo di colore, alimentando il dibattito oltre che l’indignazione sui social. Il testimonial, un modello francese di origini sudanesi, è stato preso di mira ed accostato a ladri e profughi. Il produttore bolzanino è dovuto intervenire, cancellando gli interventi non consoni. “La nostra posizione sull’inclusione anche in montagna non cambia. La montagna è di tutti”, ha spiegato il direttore marketing di Salewa, Thomas Aichner“Già in passato abbiamo fatto campagne con modelli di diversi colori di pelle. Per noi tutti gli uomini sono uguali“, ha aggiunto.

Il post preso di mira dagli haters – ©Ansa

La rinuncia alla replica
In breve tempo – ha sottolineato ancora Aichner – si è innescato su Facebook un dibattito con alcuni commenti positivi e altri fortemente razzisti“. E più di un utente ha segnalato di voler boicottare il marchio. “Siamo aperti al dibattito, non ci tiriamo indietro, ma è inutile condurlo su Facebook“, ha proseguito il dipendente marketing di Salewa, spiegando la scelta di rinunciare ad una replica, nella speranza di fare cambiare idea agli haters. “Il modello è originario del Sudan del Sud, è cittadino francese e vive a Nizza. Lo scorso anno avevamo fatto un video con lui e ora abbiamo utilizzato una sua foto per l’avvio dei saldi di fine stagione“, ha specificato ancora. Salewa ha poi riferito che non utilizzerà l’immagine in Germania “perché il contesto ormai non è più quello giusto”.

Thomas Aichner
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Commenti razzisti sul web per un testimonial sudanese ultima modifica: 2024-08-03T05:58:00+02:00 da GognaBlog

352 pensieri su “Commenti razzisti sul web per un testimonial sudanese”

  1. Visto che sei uno che cerca solo pretestuosamente una, peraltro infondata, mancanza di coerenza altrui, al fine di compensare l’oggettiva mancanza di argomenti fondati da parte tua???????????????? Tu sei come gli infelici del CAI che hanno costantemente bisogno del capro espiatorio su cui scaricare la loro frustrazione esistenziale.
     
    Io non sono sorpreso che campagne promozionali sfruttino  modelli nero né sex symbol come a canalis. Gli affari sono affari, da che mondo è mondo, e la pubblicità è l’anima del commercio, quindi è la quintessenza del cinismo del tornaconto pragmatico. I pubblicitari puntano a colpiregli aspetti emotivi più sensibili dei loro potenziali clienti, i cosiddetti target per dirla alla Pasini.
     
    Visto che voi woke, buonisti, open minde, progressisti, liberal, illuminati (del menga, sia chiaro, NdR) vi schierate contro chi critica quella specifica scelta (dell’azienda , di coinvolgere il modello nero), dovreste, piuttosto che rompere le palle polemizzando con chi critica tale scelta, dicevo dovreste fare appello affinché l’INTERA collettività alpinistica CRITICHI solo l’azienda per  aver cmq fatto ricorso strumentale, cinico e spregiudicato, a un modello nero.  Il vero marcio di fondo di tutta questa storia sta in “quella” strumentalizzazione, quella dell’azienda e non nelle critiche successivamente rivolte all’azienda, critiche in alcuni casi anche dal tono razzista, come riferito dall’articolo.

  2. “in quanto do per scontato che il 90”
     
    Io invece darei per scontato che tu leggi male, capisci male e che tu abbia ragione solo per sbaglio…o meglio quando scrivi il contrario di quello che intendi.
    Perché scrivi come ragioni: male.

  3. A proposito di logica:

    [dal commento 95] Io, bianco occidentale, non sono scandalizzato che l’azienda piripicchio usi il tranello psicologico del modello di colore per “colpire” la sensibilità dei potenziali acquirenti buonisti

    in quanto la scelta di un modello nero 

    [dal commento 89] è solo una delle tante scelte pubblicitarie, coniche e pragmatiche, uno dei tanti tranelli psicologici in cui far cadere i gonzi.

    quindi

    [dal commento 95] dovremmo tutti stigmatizzare la bieca strumentalizzazione umana implicita in questa campagna promozionale

    Impeccabile.

  4. Ovviamente, nel mio commento precedente, va letto @91, in quanto do per scontato che il 90 sia destinato a esser eliminato per correzione automatica dell’89. Il 91, se ci si mette, capisce che mi riferisco a lui, e credo anche tutti gli altri. Chi si incaponisce a spaccare il capello, lo fa solo per partito preso. E’ come per gli infelici del CAI: il CAI non c’entra nulla, c’entra la necessità di disporre costantemente di un capro espiatorio su cui sfogare le proprie frustrazioni. Lo stesso meccanismo agisce per chi va costantemente a confrontare frasi, virgole, accenti, apostrofi, refusi ecc.

  5. “@ 90 ti manca del tutto la logica di base”
    su questo mi trovo completamente d’accordo con Crovella!

  6. @ 90 ti manca del tutto la logica di base, per questo sei uno de gonzi che cade facilmente nei tranelli.
     
    Ricapitoliamo. Io, bianco occidentale, non sono scandalizzato che l’azienda piripicchio usi il tranello psicologico del modello di colore per “colpire” la sensibilità dei potenziali acquirenti buonisti, così come non sono scandalizzato che l’acqua minerale usti “in modo “sessista”, l’attrazione erotica della Canalis per “colpire” una fascia di acquirenti maschi arrapati.
     
    L’altra frase, quella del 40, è ipotetica: SE IO FOSSI (ma NON sono) UN INDIVIDUO DI COLORE, MI SENTIREI OFFESO PER LA STUIMETALIZZAZIONE BIECA E CINICA che fa l’azienda del tranello psicologico giocato sulla pelle del modello di colore. Così come, se io fossi una donna, forse mi sentirei offesa per la strumentalizzazione sessista dell’immagine erotica della Canalis per vendere acqua minerale.
    Quindi ci sta benissimo che, da un lato io maschio bianco occidentale, al corrente delle tecniche promozionali utilizzate da TUTTE le aziende del mondo, in ogni settore e in ogni paese, per vendere, non sia scandalizzato del cinismo pubblicitario del caso di specie, ma che dall’altro lato, se io FOSSI un individuo di colore mi sentirei offeso dalla strumentalizzazione bieca e cinica che l’azienda in questione fa del modello di colore, per far leva sul buonismo di potenziali clienti. 
     
    Di tutta questa faccenda, la parte in causa bieca e cinica non è né la sommatoria dei commentatori “razzisti” né, all’opposto, il gruppo dei gonzi che si beve il buonismo e compera per “premiare” l’azienda, ma proprio l’azienda. O, meglio, questa specifica campagna promozionale. dovremmo tutti stigmatizzare la bieca strumentalizzazione umana implicita in questa campagna promozionale e non gli appassionati di montagna, dui questo o di quello schieramento di pensiero.

  7. Quando i treni arrivavano in orario i neri non facevano pubblicità.
    Si limitavano a stare in Etiopia e il Negus non faceva il gradasso.
    Su “La difesa della razza” avete mai visto simili foto?
    Basta con questa contemporaneità, torniamo ai bei valori antichi.
    Magari sapete se c’è qualcuno che dice la messa in latino nei paraggi?
     
     
     

  8. Bonsignore #92: grazie per la risposta, rimango in disaccordo.
    Ammesso interessi, ho sintetizzato meglio il mio punto di vista al commento #86.

  9. #Placido Mastronzo:
    Bonsignore #14: perdonami, ma continuo a non capire perché finché le aziende utilizzano modelli bianchi per attirare la clientela bianca va tutto bene, mentre se utilizzano dei modelli neri per attirare la clientela nera, allora la pratica diventa addirittura “leggermente ripugnante”.
    Nessun motivo per scusarsi, ci mancherebbe. In realtà ha ragione da vendere Crovella #40: l’obiettivo principale alla base della scelta di un modello di colore per la campagna pubblicitaria Salewa NON sono degli ipotetici nuovi clienti potenziali neri, ma invece le frange del mondo bianco che pencolano verso il wokismo”. E’ appunto questo che trovo ripugnante. E in ogni caso, non sto certo invocando un boicottaggio generalizzato o fesserie del genere, ma solo illustrando una scelta personale: la Salewa fa una campagna indirizzata ad uno specifico segmento dello nostra società, io non mi riconosco affatto in quel segmento, e quindi per me quella campagna produce l’effetto contrario a quello voluto. Mentre in precedenza avrei potuto decidere se acquistare un prodotto Salewa unicamente in base al rapporto qualità/prezzo, adesso cercherò di evitare il marchio.
    Inoltre, anche ammettendo che il mio precedente commento fosse esatto, e cioè che la Salewa stia almeno in parte mirando ad un potenziale mercato di colore, le cose non cambiano: visto che io sono bianco, non  rientro più nei loro obiettivi conmerciali, e i loro prodotti non mi interessano più. 

  10. Io personalmente non sono scandalizzato dalla politica commerciale della Salewa

    Ma guarda… si vede che il commento 40:

    Se io fossi un individuo di colore mi sentirei strumentalizzato da questa bieca campagna promozionale

    l’ha scritto qualcun altro a sua insaputa.
    E gli sfugge che l’unica “alzata di scudi” che c’è stata in questa vicenda è stata contro il povero modello.

  11. Io personalmente non sono scandalizzato dalla politica commerciale  della Salewa, così come non lo sono per il coinvolgimento “sessista” della Canalis nell’acqua minerale. Sono invece molto infastidito dalla continua alzata di scudi dei woke che si ergono difensori d’ufficio di una scelta pubblicitaria che i woke considerano “nobilitata” dai sentimenti, mentre è solo una delle tante scelte pubblicitarie, coniche e pragmatiche, uno dei tanti tranelli psicologici in cui far cadere i gonzi.

  12. @ 84
    Carlo, ma come? Io tracanno l’acqua minerale Canalis dalla mattina alla sera!
    Mi sembra quasi di essere il ragionier Fantozzi che beve venticinque bottiglie della terribile Bertier mentre al casinò tasta il culo al duca conte.
     
    P.S. Io invece penso di tastare il culo alla Canalis.
    https://www.youtube.com/watch?v=Y0ThKtsWnGE&t=182s&pp=2AG2AZACAcoFG2ZhbnRvenppIGNhc2lubyBkdWNhIGNvbnRlIA%3D%3D
     
    P.P.S. Perdonatemi la breve dissertazione filosofica.

  13. Ripeto.
    Se le pubblicità delle aziende di montagna usano modelli (maschi o femmine che siano) che evidentemente non sono mai andati in montagna va tutto bene.
     
    Se invece usano un nero, i razzisti si scaldano subito e danno dell’ipocrita al direttore commerciale, ululano all’ideologia woke, e bollano come superficiali, gonzi, non particolarmente “svegli” e con i paraocchi ideologici gli eventuali acquirenti.
     
    Faccio notare che Salewa ha anche altri testimonial, come Della Bordella e Mingolla e quindi (forse) i suoi prodotti potrebbero essere scelti anche per altri motivi…e così magari potrebbero essere diverse anche le motivazioni del povero direttore commerciale travolto dallo shit-storm di individui che dimostrano una pochezza e una pronazione ideologica aberrante.
     
    Credo che non ci sia bisogno di ulteriori comment, se non  far

  14. La pubblicità sfrutta qualsiasi “tranello psicologico” per attirare la clientela, e questo è pacifico.
    Finché nel bianco mondo della montagna si usano modelli bianchi (sfruttando quindi certi “tranelli psicologici”) nessuno dice ba, ma quando si usano modelli neri (sfruttando “tranelli psicologici” simili o diversi, ma pur sempre “tranelli psicologici”) ecco che improvvisamente gli illuminati, quelli svegli, quelli che non cascano nei tranelli della pubblicità, si indignano e protestano (cito dall’articolo):

    Il testimonial, un modello francese di origini sudanesi, è stato preso di mira ed accostato a ladri e profughi

    Non penso sia necessario aggiungere altro.

  15. Expo. Certo che esistono culture dove l’esercizio della violenza è considerato uno strumento “normale” di business e la regola prevalente è il familismo amorale e noi italiani ne sappiamo qualcosa. Per questo siamo noti in tutto il mondo. Il Padrino o Gomorra hanno avuto successi mondiali e hanno consolidato il nostro Marchio, ma cosa c’entra con una campagna pubblicitaria ? Forse che Dolce e Gabbana non dovrebbbero usare modelli figaccioni in barca dagli accentuati caratteri “terronici” e pieni di passione e testosterone ? Dovrebbero usare solo algidi svizzerotti o altoadesini dai capelli biondi e gli occhi azzurri? Mica sono Ralph Lauren. Ogni marchio comunica al suo target le specifiche emozioni che vuole connettere al consumo dei suoi prodotti e ovviamente fa leva sugli stereotipi, mica pubblica eruditi saggi sociologici: il “terrone” è “trombone”, il “negretto” è caruccio, raffinato, “sciccoso”, fa tanto Obama.  Ralph Lauren sa benissimo che i suoi modelli Wasp fanno girare le palle a mezzo mondo ma non gliene frega niente perché vende all’altra metà e pure alla borghesia di colore a cui tanto piace l’omino che gioca a polo. Il markettaro di Salewa ha spiegato molto bene il senso della campagna. Il resto sono reazioni del ventre molle: arcaico, provinciale, generazionale. Passerà, c’è solo da aspettare il cambio generazionale: i bimbi che vanno a scuola oggi manco ci fanno più caso a queste cose,basta andare a prendere i nipoti all’asilo per vedere il futuro. 

  16. La deriva del dibattito verso il tema “siete razzisti”, in questa occasione innescata da tal giotex (ma chiccazzè? none e cognome, please!), era prevedibile ed è proprio il meccanismo psicologico sfruttato dall’azienda nella sua campagna promozionale. Essa fa leva sui “buoni sentimenti” e spingerà i buonisti a comperare Salewa perché inconsciamente diranno “Tie! gliela faccio vedere a quei bastardi razzisti! Compero Salewa e loi inchiappetto tutti i razzisti di m.” Proprio a questo punta la politica commerciale in questione. Ma si tratta di tranelli psicologici in cui cadono i superficiali e i gonzi. E’ il pane quotidiano della pubblicità. C’è un’acqua minerale che utilizza come testimonial Elisabetta Canalis, nota come uno dei più diffusi “sogni erotici” fra i maschi italiani. A forza di vederla negli spot televisivi, quando il maschio beota va al supermercato e finisce nel comparto delle acque minerali, sceglie “quella” particolare marca perché nella bottiglia “vede” la Canalis nuda e lasciva. Lo stesso capita con il modello di colore della pubblicità Salewa. I buonisti woke e politically correct saranno inconsciamente spinti a comperare un attrezzo Salewa perché in quel particolare attrezzo ci “vedono” un “valore”, che è in realtà frutto di un tranello piscologico e commerciale. E’ vero che per cadere nel tranello occorre che il consumatore non sia particolarmente “sveglio”: non lo è il maschio arrapato che compera l’acqua minerale perché ci vede la Canalis, ma non lo è neppure il climber con i paraocchi ideologici, che nell’attrezzo Salewa “vede” la quintessenza della nobiltà d’animo.

  17. P.S.§§: solo per dimostra la tua ignoranza, la manipolazione dei fatti e il tuo inserimento indebito di pregiudizi fatti passare dati di fatto.
     
    A margine della tua affermazione:
    “I dati del “Gruppo Antigone” sono completamente difformi da quelli forniti per esempio dal Sappe”
    mi fa piacere segnalarti che il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali si riferisce esplicitamente al “XX rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione”: glielo spieghi tu che è pieno di falsità buoniste e ideologia woke a quella comunista della Calderone?
     
     

  18. Ascolta Expo, è ben vero che ci siamo un po’ abituati alle tue uscite “artistiche”, però sostenere che il SAPPE sia senza preclusioni ideologiche mi pare un po’ eccessivo…
    Certo, sei perfettamente allineato con la Presidente del Consiglio che sostiene che l’MSI ha “traghettato verso la democrazia milioni di italiani usciti sconfitti dalla guerra” e ha “avuto un ruolo molto importante nel combattere la violenza politica e il terrorismo”, ma questo non trasforma certo una falsità in un dato di fatto.
     
    Come quella sui cinesi che non delinquono…

  19.  
     
    senza esagerare (sono “più del 50%“) né minimizzare.Inoltre, nel caso specifico, credo che andrebbe valutato anche il peso relativo dei reati commessi.Altrimenti si rischia di trarre conclusioni fuorvianti e parlare “a vanvera“, come il comparare due popolazioni affatto diverse o dare numeri in libertà.
    Ripeto quanto ho scritto prima : i reati sono in larga maggioranza relativi a poche etnie , altri stranieri delinquono poco o nulla ed e’ improprio usarli per diluire il rapporto.
    .
    E’ risibile pensare che nordafricani spaccino o accoltellino , perche’ vivono in condizioni peggiori di filippini e cinesi.
    .
    Allo stesso modo i nostri Rom borseggiano o rubano nelle abitazioni .
    Nella foga di raccontare la nostra narrazione giustificativa preferita e le cause : il bianco cattivo , la mancanza di lavoro , la poverta’ , il razzismo , perdiamo di vista la causa piu’ importante : la matrice culturale di provenienza.
    Mai entrato in un campo nomadi ?
    .
    Mai parlato con uno spacciatore ?
    Tanti bla bla…

  20. @ Giuseppe Balsamo
    .
    Expo, non sono “miei dati“, ma quelli del Ministero della Giustizia. Se non lo sanno loro quanti sono i carcerati

    Ho visto decine di volte dati forbiti “a vanvera” , e casualmente , i dati di “Nessuno tocchi Caino” o del “Gruppo Antigone” sono completamente difformi da quelli forniti per esempio dal Sappe , che ha quotidianamente a che fare con queste persone senza  preclusioni ideologiche e necessita’ di dimostrare qualcosa.
    Alcune affermazioni del gruppo Antigone sono ridicole , come quella a favore delle misure di carcerazione alternative che diminuirebbero le recidive : Antigone porta dei dati a un anno dal termine della pena, e per avere le sentenze dei processi successivi alla scarcerazione in cui i soggetti vengono coinvolti , passano piu’ di tre anni.
    .
    Per fare certe analisi serve onesta’ intellettuale.
     

  21. Giotex #54:

    io ho scritto alla redazione chiedendo se per loro e’ normale che nei commendi di un articolo ci sia la parola N…ro scritta cosi tante volte con leggerezza come se fosse la cosa piu’ normale del mondo. Intuendo le idee di Alessandro, spero sia in ferie e non se ne sia reso conto!!!

    Hai fatto bene a fare quello che sentivi, ma credo che, giustamente, non succederà niente.
    Mi spiego: credo che la censura e le costrizioni in genere vadano lasciate ai fascistelli di ogni ordine e grado. Tutto ha un limite, chiaramente, ed in certi casi l’intervento della redazione è inevitabile. Non ho il piacere di conoscere Gogna di persona, ma mi pare che, per esperienza di casi simili in passato, sia anche lui di quest’idea.
    Ognuno si qualifica per quello che scrive, e ne è responsabile; certi interventi si commentano da sé.

  22. Giotex #67:

    anche in veneto nero si dice negro, mio papa’ quando va da leroy merlin a comprare la vernice nera dice, me serviria un baratolo de vernise negra. Quando mia mamma va in merceria a prendere il filo per aggiustarmi le calze chiede , un rocheto de filo negro…pero’ non li ho mai sentiti chiamare una persona originaria dell’africa, el negro…neanche quando parlano in dialetto strettissimo… forse perche’ erano i cingani e se lo ricordano…

    Bravo, questo è il punto.
    E poi quando si prova cosa vuol dire stare “dall’altra parte” si aprono gli occhi.
     
    Una piccola riflessione: nella nostra lingua esistono numerose parole più o meno denigratorie/spregiative/offensive verso svariati gruppi di persone: donne, maschi omosessuali, persone di colore, ecc.
    Non riesco a trovarne una che sia diretta verso i maschi bianchi in quanto tali…
    Qualcuno riesce ad aiutarmi?

  23. E comunque, a voi trogloditi che vivete nelle grotte o nei bivacchi alpini,  vi informo che il target della salewa, patagonia, lasportiva e tutti gli altri marchi “tecnici” non sono gli alpinisti ma gente che vive in città; infatti da qualche anno la gente comune si veste tecnico perchè comodo e confortegole. Insomma non era rivolta a voi la campagna e se anche boicotterete il marchio se ne faranno una ragione

  24. la cosa divertente è che il post dove veniva riportata una notizia con l’intento di stigmatizzare il razzismo è stato farcito degli stessi commenti razzisti descritti nell’articolo di partenza

     

  25. @59
    Prendiamo pure i tuoi dati […]”
     
    Expo, non sono “miei dati“, ma quelli del Ministero della Giustizia. Se non lo sanno loro quanti sono i carcerati…
     
    “[…] ma se una popolazione e’ omogenea il suo 9% nella societa’ civile e’ rappresentato , in condizioni di indipendenza stocastica , da un 9% nelle carceri
     
    Ma le due popolazioni (autoctoni vs immigrati) non sono per nulla omogenee.
    Secondo te, riguardo alle possibilità e alle condizioni di vita, un nativo e un immigrato si trovano su un piano di parità ?
     
    Se una popolazione ha una rappresentanza in carcere 3/4 volte il suo numero [?]  c’e’ un grosso problema […] con buona pace di chi parla a vanvera
     
    Mai negato l’esistenza di un problema, Expo.
    Tuttavia, a mio parere, quando si affronta un problema (o se ne discute) è bene farlo partendo da basi attendibili, senza esagerare (sono “più del 50%“) né minimizzare.
    Inoltre, nel caso specifico, credo che andrebbe valutato anche il peso relativo dei reati commessi.
    Altrimenti si rischia di trarre conclusioni fuorvianti e parlare “a vanvera“, come il comparare due popolazioni affatto diverse o dare numeri in libertà.

  26. Luciano, i miei genitori e la scuola mi hanno insegnato a giudicare in base ai contenuti, non ai bandieroni.
    Può forse accadere che la maggioranza delle volte i miei giudizi collimino con quelli della destra, ma non è affatto un dogma.
    … … …
    Tu stai parlando con uno che in gioventú era di idee radicali (-> Partito Radicale). Poi Pannella impazzí con Cicciolina e Toni Negri, ma io mi considero tuttora una persona di pensiero radicale (-> diritti civili e giustizia sociale).
    Soprattutto detesto bugie e ipocrisia.

  27. @ 40
    Carlo, la tua analisi è ineccepibile.
     
    P.S. Quando il mio interlocutore dice il vero e si esprime con “parole diritte e chiare”, glielo riconosco molto volentieri, anche se si tratta del “terribile” Krovellik!
    .
    No Bertoncelli, per te sono ineccepibili tutti quei commenti evidentemente di destra, sia di Crovella che di chiunque altro. Dire che è ineccepibili significa vivere una una realtà separata. Ci sono migliaia di aziende da decenni che, giustamente, utilizzano “negri” per le loro pubblicità. L’analisi di Crovella non solo non è ineccepibile ma è al contrario assolutamente ridicola.

  28. @ 71
    Però hanno belle montagne, che svettano purissime nel cielo (o quasi).
    Ti dirò: per scalarle sarei disposto perfino a fare cordata con Matteo, a patto però che si trattenga coi suoi sproloqui: non piú di mezz’ora al giorno.
    … … …
    Matteo, perdonami: mi serviva un termine di riferimento.
    😀 😀 😀

  29. Gli svizzeri sono  gli ultimi!!!!!  a questo mondo che si possono permettere di fare la morale agli altri.

  30. Bertoncelli, sei gnucco proprio.
    Io non ho aggiunto niente alle tue frasi, le ho translitterate per farle suonare come quelle che avrebbe potuto dire Herr Pertontschellen di Unterwaffankhule nel Kanton Uri ai genitori di giotex.
    Per farti capire come suonassero profondamente razziste, tali e quali le imbecillità numeriche di Expo.

  31. quindi  gli italiani erano gran lavoratori nella media persone oneste evaffangoulo se venivano chiamati cingani; lo scotto da pagare per essere italiani!!! boh un mio zio e’ morto in miniera in belgio quando l’italia baratto’ carbone per braccia,  vivevano nelle baracche in condizioni di semischiavitu’…pace, avevano un documento con un timbro !!!erano regolari. Non so da dove vieni, io da un paesino dove tutti hanno 4,5 zii emigrati. I miei genitori mi hanno fatto il lavaggio del cervello raccontandomi delle umiliazioni subite in svizzera e germania pero’ capisco che le cose le sai meglio te

  32. @ 66
    Matteo, quegli svizzeri erano per l’appunto persone razziste.
    Mi spiego in altro modo: stupide e cattive.
    … … …
    Gli emigrati italiani, gran lavoratori, hanno portato benefici in tanti Paesi del mondo, ma spesso furono trattati con disprezzo e sfruttati come bestie da soma.
    A essere obiettivi, alcuni hanno portato anche la mafia (USA). Però, a conti fatti, credo che, per i Paesi ospitanti, i benefici siano stati assai superiori ai danni.
    Tutti però espatriarono in modo regolare.
     
    P.S. Le tue aggiunte arbitrarie alle mie parole sono prive di fondamento per quanto riguarda il mio pensiero. Stai giocando in modo sporco: non si fa cosí.

  33. Matteo ha detto:
    6 Agosto 2024 alle 15:51

    “Giotex, mi sono espresso con parole chiarissime” Fabio, le tue parole saranno anche chiarissime, ma ho una domanda da farti: secondo te gli svizzeri che apostrofavano la mamma di giotex cosa pensavano dei genitori di giotex?

    esatto!!! mio papa e mia mamma erano i cingani…a prescindere che delinquessero o meno… a me pare che in questo topic stia venendo fuori un sacco di razzismo e mi fa orrore…pero sai, i negri sono i baluba dell’africa che vengono qui a stuprare le nostre donne o a raccogliere i pomodori…ma i dottori del senegal che fanno le guardie mediche dove nessuno lo vuol fare, sono anche negri o sono solo dottori abbronzati?
    anche in veneto nero si dice negro, mio papa’ quando va da leroy merlin a comprare la vernice nera dice, me serviria un baratolo de vernise negra. Quando mia mamma va in merceria a prendere il filo per aggiustarmi le calze chiede , un rocheto de filo negro…pero’ non li ho mai sentiti chiamare una persona originaria dell’africa, el negro…neanche quando parlano in dialetto strettissimo…
    forse perche’ erano i cingani e se lo ricordano…

  34. “Giotex, mi sono espresso con parole chiarissime”
     
    Fabio, le tue parole saranno anche chiarissime, ma ho una domanda da farti: secondo te gli svizzeri che apostrofavano la mamma di giotex cosa pensavano dei genitori di giotex?
     
    Te lo dico io: “NON confondiamo l’immigrazione onesta e regolamentata con i fancazzisti italiani, convinti che  la Svizzera sia il Paese del Bengodi Impunito, che vengono qui per sporcare, rubarci il lavoro e puzzano”

  35. Giotex, mi sono espresso con parole chiarissime.
    A questo punto – mi dispiace – te lo devo proprio chiedere: capisci ciò che leggi?

  36. quindi per te i negri e le negre sono solo gli africani che delinquono, mentre quelli/quelle che lavorano onestamente sono persone originarie dell’africa…ai capito!!!!!

  37. @ 57
    Giotex, permettimi di osservare che:
    1) Il tuo papà e la tua mamma si presentarono alla frontiera svizzera col cappello in mano.
    2) Chiesero il permesso di entrare.
    3) Entrarono solo dopo che il permesso gli fu concesso.
    4) Una volta nel Paese, lavorarono in modo onesto.
    5) Rispettarono la legge.
    6) Non rovinarono né tanto meno uccisero giovani spacciando droga.
    7) Il tuo papà non andava in giro a stuprare povere donne innocenti.
    8) Non introdussero nuove mafie in Svizzera.
     
     
    N.B. NON confondiamo l’immigrazione onesta e regolamentata con i clandestini o i criminali che arrivano per delinquere, convinti che l’Occidente – in particolare l’Italia – sia il Paese del Bengodi Impunito.
     
    P.S. Scusami per aver fatto riferimento ai tuoi genitori, persone degnissime. Era soltanto per spiegarmi meglio.

  38. Sta a ciascuno sapersi esprimere con correttezza adeguata ai diversi contesti: nel linguaggio spicciolo io uso abitualmente il temine piemontese “moro”, che è il corrispondente dialettale di negro. A Torino negro (termine italiano) non ha nessun sottinteso razzista: lo si usa dalla notte dei tempi e  la storia lo conferma, ci sono riferimenti letterari di alto profilo (tra l’altro Negro è un cognome tipicamente piemontese). Inoltre io rifiuto l’impostazione per cui il termine italiano “negro” sia il corrispondente del termine americano “nigger”, che è del tutto diverso e ha una specifica valenza dispregiativa. So che anche la Treccani collega i due termini (negro-nigger),  ma è storicamente inesatto, il termine “negro” si usa in Italia dalla notte dei tempi, ben prima che le tematiche razziali americane arrivassero da noi. Nonostante l’uso abituale del termine nel mio linguaggio quotidiano, è molto raro che io lo utilizzi in testi scritti, non per ipocrisia o codardia, me per togliere ai detrattori un eventuale appiglio cui attaccarsi: preferisco concentrarmi sul contenuto (in questo caso la pretestuosa strumentalizzazione del buonismo da parte della azienda). In ogni caso sul tema dell’articolo principale, il colore della pelle NON c’entra un fico secco, l’ho affermato pubblicamente (in particolare nell’intervento 40), mentre l’ipocrisia e che la vera strumentalizzazione del colore della pelle è imputabile all’azienda per i motivi descritti nell’intervento 40. per cui nessun razzismo in questi commenti: solo che gli schiavi del politically correct sono i gonzi che cadono nella trappola ordita dalla politica commerciale dell’azienda (vedi n. 40).

  39. Mah guarda il caso: mi capita sott’occhio il rapporto di Antigone che dice che i cinesi sono l’1% della popolazione carceraria a fronte di uno 0.55% in rapporto alla popolazione.
     
    Sempre per via di chi i dati non li conosce, se li inventa o prende per Verità quella scritta sul Libero Giornale (che poi è lo stesso!)

  40. Bertoncelli. Mah …io non mi offendo quando un markettaro mi dice con la sua campagna: tu baby boomer con ancora qualche velleità psico/socio/sportiva/culturale  sei il mio target. Almeno qualcuno che ti considera ancora e magari ti ascolta (faccina sorridente analogica). Certo è meno gradevole se si tratta di campagne sugli apparecchi acustici, i rimedi per l’ipertrofia prostatica, gli impianti dentali, i pannoloni che non si vedono e non odorano…più simpatiche le richieste di amicizia di gentili signorine specializzate nel target maturo che ti spara ogni tanto l’algoritmo di FB….bisogna un po’anche accontentarsi, magari leggendo con invidia e ammirazione delle imprese giovanili e dell’età matura di “conquistatori” seriali dell’alpinismo (di nuovo faccina analogica che sgnignazza questa volta). Che poi, tanto per toccarla piano e non piangere, non si capisce perché a questi amanti del nero proprio il nero non piace: sulla camicia va bene, anche perché smagrisce e fa fine,  ma a fare lo schiavo in fabbrica o in campagna e contribuire al bilancio dell’INPS, quelle poche volte che li assumono, non gli va bene…misteri dell’animo umano. Saluti e passa anche tu una buona estate magari appenninica che è sempre meglio della torrida pianura o il mare con l’acqua a 31 gradi. 

  41. @ Giuseppe Balsamo
    .
    Prendiamo pure i tuoi dati , ma se una popolazione e’ omogenea il suo 9% nella societa’ civile e’ rappresentato , in condizioni di indipendenza stocastica , da un 9% nelle carceri.
    .
    Se una popolazione ha una rappresentanza in carcere 3/4 volte il suo numero c’e’ un grosso problema , e non dico ancora nulla , perche’ esistono comunita’ straniere che non delinquono e che in carcere praticamente non esistono , e altre che delinquono 10/15 volte l’italiano medio , per esempio tunisini e marocchini ,che rappresentano buona parte del mondo carcerario , con buona pace di chi parla a vanvera.

  42. @ 56
    Taci tu, suprematista bianco mascherato da buonista!
    Excusatio non petita, accusatio manifesta.
     
    “[…] i negri sono tutti stupratori, oltre che ladri e fannulloni… e lo dimostrano le cifre!”
    Scripta manent.
     
    P.S. Matteo, se esistessero ancora le faccine, sarebbe l’occasione per inserirne una che strizza l’occhio.
    P.P.S. Comunque, per espiare la tua colpa, ti condanno a una notte in ginocchio sui ceci.
    😀 😀 😀

  43. Politicamente corretto cosa? Ti dico solo che mia mamma non ha mai più voluto tornare in svizzera perchè era disgustata del razzismo subito negli anni 60/70 quando con mio papà  erano emigrati per bisogno. Non ne poteva più di sentirsi chiamare cingana…

  44. giotex, spero si sia capito che nei miei commenti (tipo il #38) la parola che ti disturba è stata usata per sottolineare il pensiero reale che alligna tra alcuni imbecilli…e anche tra alcuni sono meno imbecilli e per questo più dannosi!

  45. Mamma mia che “pittiquitti” del politically corretc che sei. Evidentemente l’ambiente in cui ti muovi tu non è statisticamente rappresentativo della realtà umana nel suo complesso.

  46. Placido Mastronzo ha detto:Potresti anche tu dare una mano!

    io ho scritto alla redazione chiedendo se per loro e’ normale che nei commendi di  un articolo ci sia la parola N…ro scritta cosi tante volte con leggerezza come se fosse la cosa piu’ normale del mondo.
    Intuendo le idee di Alessandro, spero sia in ferie e non se ne sia reso conto!!!
     
    L’ambiente dei climbers, arrampicatori, rocciatori che conosco e’ un ambiente hippie e anarcoide; nelle falesie che frequento nessuno si permetterebbe di dire N…ro o fr..cio, forse veramente l’ambiente degli alpinisti e degli sciatori e’ differente ma sono sconvolto!!!
     
    Comunque Kai Lightner chiude i 9a

  47. ———  VIA PINCELLI-BRIANTI?  ———
    In merito al busillis “Gogna e la via Pincelli: sí o no?”, ecco che cosa ho trovato compulsando i miei vasti archivi.
    Arrampicavamo alla Pietra di Bismantova: Sandro e Nella Gogna, Walter, Soncho [Alberto Soncini?], Lamberto [Camurri?] e gli amici di Reggio [Emilia]. Andavo bene quel giorno, era buono il lambrusco all’osteria sotto la Pietra [quella del mitico “Polo”]. 
    […] Avevo riso molto quel giorno. Prima Walter si era incasinato in una traversata e poi un mentecatto, vedendo Nella e Gogna salire da una via facile, mi aveva chiesto: “Ma quello perché si fa chiamare Gogna?”
    (Andrea Gobetti, Una frontiera da immaginare)
     
    In quel lontano giorno Gogna era o non era sulla Pincelli?
    A lui l’ardua sentenza, che in effetti non è poi cosí ardua come quella che riguardava Napoleone. Basta una sbirciatina sul diario e io sarei soddisfatto.

  48. Giotex #29

    Pensavo che il livello medio dei lettori del blog fosse un po piu decente…

    Beh, qualcuno che almeno prova ad arginare la marea nera c’è..
    Potresti anche tu dare una mano!

  49. Expo, stando al Ministero della Giustizia, al 30 giugno 2024 la percentuale dei detenuti nelle carceri italiane era del 31.25% (in linea con quanto riportato da Antigone).
    Ovvero meno di un terzo (e non “più del 50%“).
    Fonte: https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_14_1.page?contentId=SST1410631#
     
     
    Lo stesso sbaglio l’ha fatto anche Nordio in una sua dichiarazione di qualche giorno fa.
    Spero che, per te, “pensare con la propria testa” non equivalga a credere ciecamente agli esponenti della parte politica preferita, né fare cherry picking di istituti dove, per qualche ragione, la percentuale dei detenuti è in linea con la tesi che vuoi dimostrare.

  50. Percentuale di stranieri detenuti nelle grandi citta del Nord:
    Al 31 marzo 2022In termini assoluti vi sono alcuni istituti con un grandissimo numero di stranieri presenti: nella casa circondariale di Torino erano 663 (45,6% sul totale), mentre a Milano San Vittore 575 (61,3% sul totale); nella casa di reclusione di Bollate a Milano erano 536 (il 40,1% sul totale).19 apr 2022
     

  51. @ Massimo
    .
     
    Comunque  gli stranieri sono circa il 9% della popolazione (Istat)In carcere invece sono circa il 31%. (Antigone)Pensare con la propria testa implica inventarsi i numeri a caso?
    I numeri li da lo stato oppure l’amministrazione carceraria , NON il gruppo antigone.
    .
    Ipotizziamo per comodita’ che i numeri siano i tuoi , avremo che il 9 % della popolazione  delinque tre volte il rimanente 70.
    .
    Se poi osserviamo che cinesi / filippini / polacchi/cechi / slovacchi sono poco rappresentati nelle nostre carceri , potrai osservare etnie come i nordafricani che hanno una quota di delinquenza abominevole , a ruota abbiamo altre etnie ben messe come albanesi e romeni.
    .
    E’ indispensabile importare come forza lavoro etnie che delinquono 3-10  volte noi ?

  52. @ 44
    Matteo, converrai con me che accontentarsi della misera faccina 😀 (realizzata coi tasti “:” e “D”) è come pretendere che un cocainomane si contenti di uno spinello.
     
    O illudersi che Alessandro Gogna, nella meraviglia dei suoi ventun anni, si accontenti di ripetere alla Pietra di Bismantova la Via Pincelli-Brianti anziché aprirvi la Via del G.A.B. 
    Con Antonio Bernard, addí 10 giugno 1968.
     
    Momenti di gloria.

  53. “Purtroppo non si possono più mettere i sorrisini, che fanno tanto bimbo minchia moderno, managgia.”
    Propongo ai forumisti – uniti nella lotta – uno sciopero del commento, finché non saranno ripristinate le mie amatissime faccine.
     
    P.S. Alessandro, come al solito sto scherzando.
    Ma rimetticele, ‘ste faccine. E dai!

  54. I cinesi non comprano nei negozi per cinesi. Appena hanno due soldi comprano nei negozi di Loro Piana (per fortuna, visto che si stima il ceto medio cinese in circa 300 milioni). E la pubblicità non usa modelli cinesi ma “fighi” occidentali. Si chiama pubblicità “aspirazionale” non di rispecchiamento.  Alla Salewa di oggi anche del target pro-sabaudo non gliene potrebbe fregare di meno, analogamente agli “orsi”delle Dolomiti. Potenziale di acquisto prossimo allo zero. Però anche loro sono figli di Dio, non possono vestirsi di pelli di Mammut per marcare la loro identità valoriale (non la marca che sta sulle palle a Cominetti ma quelli con le zanne) e hanno il loro fornitori “vintage” che li fanno sentire bene e felici, in linea con la loro visione del mondo.  Anche ai proto-sabaudi va il nostro rispetto come creature della Terra, se esistono e sopravvivono ci sarà una ragione evolutiva, e il mio saluto cordiale, in fondo non fanno del male a nessuno, al di là a volte degli istinti bellicosi. Cerea. (Purtroppo non si possono più mettere i sorrisini, che fanno tanto bimbo minchia moderno, managgia).

  55. @ 39
    “Era questa, la carne dell’orso: ed ora, che sono passati molti anni, rimpiango di averne mangiata poca, poiché, di tutto quanto la vita mi ha dato di buono, nulla ha avuto, neppure alla lontana, il sapore di quella carne, che è il sapore di essere forti e liberi, liberi anche di sbagliare, e padroni del proprio destino.”
    (Primo Levi, “Ferro”, in Il sistema periodico)
     
    Caro Roberto, questo è l’Uomo.
     
    Cosí dovremmo essere. Altro che target!
     

  56. @ 40
    Carlo, la tua analisi è ineccepibile.
     
    P.S. Quando il mio interlocutore dice il vero e si esprime con “parole diritte e chiare”, glielo riconosco molto volentieri, anche se si tratta del “terribile” Krovellik!

  57. Per quello che posso osservare sulle alpi (altrove potrebbe essere diverso), non c’è ancora una frequentazione di alpinisti di colore. Forse qualcuno, ma commercialmente sono irrilevanti. Il target di questa campagna promozionale di Salewa NON è sedurre clientela di colore, ma fare i “fighi” sbandierando i nobili sentimenti dell’inclusione, al fine di stuzzicare il target di clientela nostrana e bianchissima, ma sensibile sul tasto dei (presunti) nobili sentimenti dell’inclusione, del volemosi tutti bene, del buonismo ecc ecc ecc. Questi ultimi, i “bianchi buonisti”, sono il vero target della campagna promozionale in quesitone e non eventuali acquirenti di colore. Se io fossi un individuo di colore mi sentirei strumentalizzato da questa bieca campagna promozionale

  58. Caro Bertoncelli, il “Cavaliere libero e selvaggio” è uno specifico segmento del mercato, al suo interno diversificato per fasce d’età, il ventenne libero e selvaggio di oggi non è quello dei nostri anni. Per lui, come lo era per noi,  esistono appositi prodotti, libri, testimoni, influenzatori, abbigliamenti, storie, canzoni, segni di riconoscimento, film, blog in internet. Il “Cavaliere Libero e selvaggio” dei nostri tempi con gli anni è un po’ invecchiato, a volte ha perso i capelli un tempo fluenti e trattenuti da una fascetta “californiana” magari ha messo su un po’ di panciolino, dovuto a copiose libagioni e abbondanti crapule da osteria, che nella nostra generazione erano e sono considerate un segno di libertà e indipendenza(vedi certe foto di “reduci”che circolano su FB), ma comunque, visto l’invecchiamento della popolazione, resta sempre un target interessante almeno ancora per qualche anno, finché campa, perché magari qualche soldino lo ha pure da parte e non vuole lasciarlo proprio tutto a figli e nipoti (ogni due anni passano di mano 300 miliardi di eredità tra immobiliari e finanziarie e questo spiega perché  I ristoranti sono pieni malgrado i bassi salari). Niente di così grave e minaccioso per la nostra identità, si può vivere in modo dignitoso e con un po’ di liberta e autonomia anche dentro un “target”, o almeno ci si può provare, usando un po’ di consapevolezza, ironia e autocritica e non prendendosi troppo sul serio. Saluti e baci, torno a cercare di realizzare la lista degli obiettivi (modesti) con un bel pantaloncino nuovo Salewa , anzi Dynafit, che in modo innocente e tenero (così almeno spero mi vedano i ragazzi e le ragazze che incrocio)  e spero non troppo patetico vista la gambetta un po’ rinsecchita,  mi illude di essere anch’io un vecchio ragazzo e non un vecchio rancoroso e pure un po’ invidioso. Ciao e buona estate. Andiamo avanti, perché tanto indietro non si può tornare. 

  59. non abbiamo bisogno di spalancare le porte agli stupratori del mondo.”
    Certo, perché i negri sono tutti stupratori, oltre che ladri e fannulloni…e lo dimostrano le cifre!

  60. Matteo, non abbiamo bisogno di spalancare le porte agli stupratori del mondo.
    Ne abbiamo già abbastanza dei nostri, italiani.
     
    P.S. Per un’opinione al riguardo, chiedere alle povere vittime.

  61. “Comunque  gli stranieri sono circa il 9% della popolazione (Istat)
    In carcere invece sono circa il 31%. (Antigone)”
    Ma è che sono una razza di bestie: pensa che negli USA i negri sono il 13% della popolazione e il 40% dei carcerati e con i latinos (18% della popolazione) fanno il 65% della popolazione carceraria!
     
    “Pensare con la propria testa implica inventarsi i numeri a caso?”
    Pensare con la propria testa implica essere capaci e qualcuno proprio non ci riesce!

  62. Ragazzi, ignoriamo target e non target.
    Non siamo target. Siamo esseri umani.
    Abbiamo un pensiero. O, meglio, dovremmo avere un pensiero, nostro e non di altri.
    Andiamo per la nostra strada sui monti, in libertà. 
    … … …
    E cosí sia anche nella vita.
    Almeno, proviamoci. Già il solo tentativo ci distingue dall’orda e ci rende onore.
     
    È un’illusione? Ammesso che sia davvero cosí, è una bella illusione.
    Ho sempre provato ammirazione per Don Chisciotte, folle ma cavaliere libero e selvaggio, benché destinato a perdere.

  63. Cominetti. Non sei il loro target. Guarda se vuoi sul sito chi sono i Salewa People (Mingolla e Simon Messner compresi): non uno sopra i 40 e tutti generazione Erasmus per intendersi. Interessante, se uno si occupa o è curioso di comunicazione, come sono ritratti i “ragazzi”, i volti, le pose e il messaggi sotto le foto. Si capisce bene il senso della campagna. Non compriamo prodotti ma emozioni diceva un famoso markettaro. 

  64. Comunque  gli stranieri sono circa il 9% della popolazione (Istat)
    In carcere invece sono circa il 31%. (Antigone)
    Pensare con la propria testa implica inventarsi i numeri a caso?

  65. Salewa le ha provate tutte. Inizialmente si identificava in modelli stile Hitlerjugend e prodotti di qualità pessima. Poi la qualità è aumentata e i manager resistono pochi mesi. Posso vantarmi di non avere mai posseduto un capo o attrezzo di questa marca tranne un paio di ramponi da misto con punte anteriori a cacciavite e con cui feci molti esperimenti (incluso un sistema di attacco semi automatico con cui quasi mi uccisi sulla nord del Cervino nel 1982 ) ma che erano della casa quando ancora era tedesca e non sudtirolese.
    Divago, ma altro marchio che detesto è Mammut che non utilizzerei manco se me ne regalassero delle casse. Per completare la serie SMM da evitare, lascio all’immaginazione cosa significhi la seconda M che è nostrana.
    Con tanta bella roba SMM no grazie. Mai guardata la pubblicità. 

  66. “Pensare che quando un 15% di immigrati occupa piu’ del 50% delle carceri pubbliche , piu’ o meno come un 85% di autoctoni “
     
    Maddai…pensa che in Germania e paesi circonlimitrofi, nel ’42-’43 venivano arrestati 1000 e più ebrei per ogni Volkdeutsch…certo nella stragrande maggioranza venivano detenuti per pochissimi giorni, ma dovevano essere veramente dei criminali terribili!
     
    Sei veramente un campione a ragionare con la tua testa…temo però che tu non arriverai mai a capire di quale specialità sei campione.

  67. Se Salewa ha fatto quella campagna non è per vendere alle persone di colore che vanno in montagna: un microsegmento del mercato. Il suo mercato non e’ quello di Nike. Se hanno fatto quella campagna ne hanno accuratamente testato l’efficacia sul loro bersaglio. Funziona così e negli ultimi quattro anni non hanno sbagliato un colpo e i numeri lo dimostrano. Di altri segmenti non gliene potrebbe fregare di meno. Li lasciano volentieri ad altri. Tanto non li beccheranno mai. Se uno vuole capire come funziona il mercato ricco dell’abbigliamento sportivo basta che osservi con attenzione quando va in montagna o in rifugio chi indossa che cosa e a grandi linee riconoscerà le diverse tribu’. Ieri sono stato ad una festa patronale cristiano/pagana in un rifugio/santuario in quota lungo il percorso del Tor. Ho riconosciuto subito tra la folla i trail runner: quasi tutti indossavano almeno un “pezzo” di un marchio appartenente allo stesso gruppo Oberalp al quale appartiene Salewa. È un processo di indentificazione/differenziazione ben conosciuto dagli studiosi del comportamento sociale. I fautori del “prima l’Italia” con la loro felpa se ne facciano una ragione, sono un segmento, sicuramente non piccolo, ma un segmento e non tuti i produttori/venditori di prodotti/narrazioni si rivolgono a loro. Tanto non li raggiungeranno mai. Tempo sprecato. Una volta si diceva: è come cercare di vendere prodotti “light” o bio sugli Autogrill della Milano Bergamo alla mattina quando i muratori bergamaschi  fanno colazione. Però U-Power è riuscita a vendergli scarpe e felpe. Perché anche a loro comunque oggi piace sembrare un po’ dei “fighi”, col fisico asciutto, il tatuaggio e l’orecchino, capello corto  e niente boccoli e riccioloni un po’ ambigui, al massimo un po’ di ciuffo alla Sinner che fa tanto bel ragazzo dai sani principi.

  68. Pensavo che il livello medio dei lettori del blog fosse un po piu decente…per fortuna in falesia incontro ancora solo  persone antirazziste e anti sessiste e non fascistoni…e mi sento ancora a mio agio, non frequento alpinisti  e sciatori alpinisti, sarà quell’ambiente da dove arrivano ste menti distorte

  69. @27
    Expo, cosa ti fa pensare che “un 15% di immigrati occupa piu’ del 50% delle carceri pubbliche” ?
    Quali sono le informazioni su cui basi questa tua affermazione ?
     
    @24
    penso sia pacifico che in Italia possano lavorare modelli con le caratteristiche del nostro paese
     
    Interessante.
    E quali pensi che siano, Grazia, tali caratteristiche, esattamente ?
    Quelle di Super Mario ? 🙂

  70. @ 25
    No , pensare con la propria testa secondo me e’ pensare che nessuno , proprio NESSUNO sia costretto a fare ridicole “marchette” a favore di questa o quella minoranza per potersi proclamare piu’ inclusivo e rispettoso degli altri , pensare che come un mio eroe di tanti anni fa’ qualcuno si svegli ( woke woke ) e possa gridare a gran voce che fare 3 o 4 cessi e spogliatoi  nei luoghi pubblici  per le fisime dell’ego crescente del 3% della popolazione sia :”Una gagata pazzesca..” , senza timore che qualche maestrino gli dica :”brutto , cattivo e reazionario”…
    .
    Pensare che quando un 15% di immigrati occupa piu’ del 50% delle carceri pubbliche , piu’ o meno come un 85% di autoctoni che gia’ non brillano per onesta’ , ci sia un problema di criminalita’ e non un problema di “presunto razzismo”.
    .
    Pensare che mentre le nostre periferie stanno diventando “non italia” , luoghi in cui lingua, cultura e legge non sono le nostre , sia una cazzata pensare di doverci vergognare a casa nostra xche mangiamo un panino con il prosciutto.
    <…..>

  71. Grazia #24:

    […] penso sia pacifico che in Italia possano lavorare modelli con le caratteristiche del nostro paese.

    Sono sicuro di aver capito male.

  72. […] Salewa mettera’ in quarta di copertina negri , gay , baci lesbici , pugili trans […]

    Accidenti che scandalo!
    E se lo facesse, che fastidio ti darebbe?

    Poi, scusami eh, ma con “pensare con la propria testa” cosa intendi?
    Pensare che non tutte le persone sono degne del medesimo rispetto?

  73. Crovella al 5 non era mica partito male, ma poi è andato furiosamente fuori tema!
    Penso anch’io che si esageri con il falso tema dell’inclusione. Fermo restando che ognuno resta libero di ingaggiare i testimonial che più ama, penso sia pacifico che in Italia possano lavorare modelli con le caratteristiche del nostro paese.
    Si esagera pure con gli slogan, che spesso sono in inglese e raggiungono – al contrario di quanto si pensi – una piccola porzione di utenti.
    Per la festa del papà un negozio di Zafferana Etnea ha diffuso una locandina con soli modelli neri. Secondo me il messaggio, in questo caso, è che i prodotti venduti siano riservati a una sola e specifica fetta di clienti, e si ottiene il risultato opposto.

  74. Sempre a proposito di pubblicità e abbigliamento tecnico, in questo caso da lavoro. Ma l’avete vista la pubblicità di U-Power con John Travolta e Gerald Butler ? Un imprenditore  italiano ha avuto un’idea originale : perché l’abbigliamento da lavoro deve essere valido tecnicamente ma brutto? Perche’ devo darti roba goffa e informe? Perché il tuo abbigliamento non può essere bello, elegante nel suo genere,  e dare un aspetto “moderno”, piacevole a chi lavora duramente tutto il giorno magari al freddo, perché devi vergognarti della tua tuta goffa e del tuo  lavoro manuale rispetto ai “fighetti” che vanno in ufficio con il pantalone slim e lo zainetto? Geniale. Guardate cosa indossano i lavoratori manuali giovani nelle aree urbane e non solo e cosa comprano le direzioni acquisti delle ditte che vogliono dire ai loro collaboratori: io ti rispetto  e ti compro il meglio e il più bello. Poi magari le cose non stanno proprio così ma il messaggio è quello. Valido ed esteticamente moderno e te lo faccio dire da “fighi”, che sono o sono stati anche un modello di “maschia” virilità riconosciuto in tutto il mondo. Quando esco presto nel mio paesello ligure vado a bere il caffè in un bar di muratori, idraulici…quest’inverno tanti avevano un bel pile giallo puntinato di U Power. Sono andato in un negozio di abiti da lavoro: costa 1/3 di un pile Salewa, Montura, Patagonia, ha una “bella mano”come dicono i tessili, morbidissimo e tiene un caldo formidabile. Giù il cappello Signor U Power, lei ha capito tutto. Ce ne fossero tanti in Italia come lei. 

  75. Fuffa che vale milioni. Il fatturato di Salewa è di circa 35o milioni ed è in continua crescita. È cresciuto del 40% negli ultimi anni mentre il settore ha avuto crescite molto più basse. Poi ovviamente c’è chi non apprezza quei prodotti,,quelle linee e quei messaggi e si rivolge ad altri fornitori o usa i mutandoni di lana del nonno rattoppati, perché l’idea di felicità che abbiamo noi uomini è diversa. C’è persino chi si mette una catena uncinata legata alla coscia per sentirsi “puro” o almeno per cercare di emendarsi. Prosit. 

  76. @ 19
    Comunque , secondo me , la questione va’ molto piu’ lontano del “Modello negro che da fastidio” , oppure della Salewa che userebbe modelli negri per vendere pantaloni da arrampicata ai montanari somali.
    .
    Imho il tema stucchevolmente woke e’ che Salewa mettera’ in quarta di copertina negri , gay , baci lesbici , pugili trans , e via discorrendo , perche’ se non lo fai sei :”Out” , reazionario , non inclusivo , spiacevolmente prono a pensare con la tua testa anziche’ a leggere quello che devi pensare…
    .
     

  77. Toscani si vedeva che dava i numeri da celebrità alla “lei non sa chi sono io”.
    Comunque un mio conoscente aveva avuto un alterco automobilistico con Piero Angela che si era rivelato un nevrotico e isterico, nonostante avesse palesemente torto. 
     
    A Genova si dice: l’erbö di scemmi u nu secca mai.
    L’albero degli scemi non secca mai. 

  78. Ribadisco che, in ogni caso, la cosa veramente ripugnante è che ci sia ancora qualcuno (più di qualcuno, purtroppo) che si permette di insultare delle persone solo per il colore della pelle.
    Il resto è fuffa.

  79. Ma voi pensate davvero che il target della pubblicità della Salewa sia il lettore medio del Gogna Blog? Forse qualcuno saprà, magari perché glielo ha detto qualcuno (a me lo hanno detto e ho retto per 4 minuti) che una delle serie più di successo nel mondo (soprattutto nel pubblico femminile) Bridgerton, ambientata nella corte inglese dell’età della Reggenza (inizi ottocento) è popolata, in modo totalmente irrealistico, da personaggi impersonati da attori di colore. Perché? L’inclusivita’ c’entra ma solo in parte. Sono tutti “fighi”, esattamente come il modello in questione. Ovviamente “fighi” secondo i gusti moderni, ben diversi dal Bonatti a torso nudo o camicia sbottonata che faceva fremere il pubblico femminile dell’epoca suscitando fenomeni emulativi nei maschi. Ben diverso anche dai riccioloni dell’epoca successiva, che ancora magari qualche fremito producono su target specifici. Il messaggio è dunque non tanto sull’inclusivita’ ma sull’essere figo, moderno, fuori dagli schemi. Salewa è un marchio costoso, raffinato ed elegante e lancia al suo target un messaggio ben diverso da quello che lancia ad esempio Paragonia. La pubblicità come diceva il protagonista di un’altra serie famosissima Mad Men (quella l’ho vista tutta, scritta in modo fantastico e istruttiva, finisce con il famoso spot della Coca Cola, We are the world) vende “felicità”ad un pubblico specifico non a tutti indistintamente.

  80. Bonsignore #14: perdonami, ma continuo a non capire perché finché le aziende utilizzano modelli bianchi per attirare la clientela bianca va tutto bene, mentre se utilizzano dei modelli neri per attirare la clientela nera, allora la pratica diventa addirittura “leggermente ripugnante”.

  81. @ 15
    Grazie per questo “Insight” su Toscani , come fotografo pubblicitario era bravo , poi gli ha preso il delirio di onnipotenza.
    .
    Spesso comunque noi conosciamo una narrazione edulcorata di questi “eroi civili” ; sembra che anche Albert Einstain , paradigma dello scienziato creativo , avesse una famiglia che lo odiava per la sua interiorita’.

  82. Considerato che sono stati tirati in ballo i Benetton e Oliviero Toscani, permettetemi una divagazione sul tema dell’inclusività.
     
    Già abbiamo imparato quanto per i primi valgano le parole “inclusione” e “per noi tutti gli uomini sono uguali”.
    Per quanto riguarda invece il secondo, famoso fotografo “inclusivo”, ecco come “incluse” la sua famiglia:
    Sono Olivia Toscani, la figlia maggiore di Oliviero Toscani. Scrivo in merito all’articolo (Corriere della Sera, 1 dicembre 2017) in cui mio padre è intervistato da Maria Luisa Agnese. Contesto totalmente le parole di mio padre riguardo al suo rapporto con le figlie. Non l’ho più visto dall’età dei miei quindici anni, quando sono andata via dalla nostra casa a Casale Marittimo per i continui maltrattamenti psichici e per i ricatti che costantemente manifestava con violenza e aggressività, sia contro di me, sia contro mia madre, Agneta, la sua prima moglie con cui ha avuto due figlie.
    Sin dalla separazione dei miei genitori l’ho sempre sentito imprecare contro di noi, bestemmiando, fino ad arrivare al limite inaudito di imprecare contro la nostra vita stessa (noi ancora bambine, ahimè). Il nostro riavvicinamento non sarà mai possibile senza un profondo e sentito atto di amore e conversione. Oggi Oliviero è un estraneo con un grosso debito umano e morale. I miei figli lo conoscono a malapena. I suoi vantati 14 nipoti sono in realtà 11 [il fotografo “inclusivo” ignora perfino quanti siano i suoi nipoti!].
    I miei figli respingono in maniera netta tale impostura. Oliviero non è riuscito a formare una famiglia allargata unita e pacifica come dice lui. I miei figli non possono andare a casa sua e non è mai stato un nonno vero. In definitiva un Non Padre avrebbe potuto recuperare la sua posizione riscattandosi come un Buon Nonno. Ed è già tardi…”.
     
    Morale della favola: non spacciarti per “inclusivo” se nella vita ti comporti come il fotografo “esclusivo”. Si tratta di ipocrisia e menzogne talmente disgustose da scatenare conati di vomito.

  83. “Cosa ti dà fastidio della supposta “politica aziendale” dell’azienda?”
    Non mi piace che si faccia leva sulle differenze razziali ai fini di pubblicità commerciale, inchinandosi alla demenziale ideologia “woke” e strizzando l’occhiolino ai sperati nuovi clienti non in quanto potenzialmente interessati ai prodotti delle ditta, ma piuttosto in quanto persone di colore.
    Liberissime, lo ripeto, le ditte di seguire le politiche commerciali che ritengono più vantaggiose. Ma, almeno al momento, libero anch’io di giudicare la cosa leggermente ripugnante. La “cancel culture” ha fatto dei bellissimi progressi, ma non è ancora arrivata a sopprimere completamente il diritto di pensare in modo non allineato. Sarà necessario un ulteriore piccolo sforzo…
    “Cioè non compri una pasta, un auto, una camicia perché c’è un negro nella pubblicità?”
    Sí, per i motivi sopra esposti tendo a comportarmi appunto così. Non si tratta peraltro di un principio assoluto ed esclusivo, ma piuttosto di uno dei fattori che mi influenzano in una decisione di possibile acquisto.
    Del resto, e spostandoci su argomenti che potrebbero forse risultare più condivisibili, allo stesso modo cerco di non comprare cose che, pur portando il marchio di famose ditte occidentali cui vanno i profitti, sono in realtà prodotte da operai sottopagati e sfruttati in modo ignobile in qualche “sweathshop” asiatico. Ma sta diventando sempre più difficile evitare acquisti del genere, anche nel settore del materiale escursionistico e alpinistico. Dirò quindi che risultasse che la Salewa produce prioritariamente in Europa e non in Asia, per quanto mi riguarda possono usare tutti i modelli di colore che vogliono senza che la cosa mi disturbi.
     

  84. Le foto del modello in quanto tali non c’entrano un fico secco: sono solo un elemento pretestuoso. La pubblicità è (quasi) sempre intrisa di ipocrisia, oggi così domani cosà. Qui si parla di questo tema (modello di colore), ma il ricorso a voler apparire “splendidi” sul piano dell’inclusione e dei buoni sentimenti non è una novità Salewa. Lo faceva la Benetton con le immagini buoniste di Oliviero Toscani (sappiamo da evoluzioni successive quanto siano buonisti e rispettosi degli individui in quella azienda). Sono tutte ipocrisie, perché né alle aziende né ai singoli manager importa un fico secco dell’inclusione, della mentalità woke e neppure dei negri. A loro interessa vendere e per convincere i consumatori giocano anche la carta dell’essere animati da “nobili” (?) sentimenti inclusivi. E alcuni consumatori ci cascano: comperano Salewa (come, in altre tempi, comperavano Benetton) perché inconsciamente condizionati. Soltanto gli ottusi credono davvero che le campagne pubblicitarie siano animate da “nobili” sentimenti!
     

  85. Chissà come mai c’è qualcuno che scopre che un direttore commerciale “è intriso di ipocrisia” perché usa un testimonial che non c’entra nulla con il prodotto per fare pubblicità al fine di aumentare i profitti, ma lo scopre solo quando il testimonial è un negro…
     
    “Per quanto mi riguarda personalmente, dato che ho delle idee ben precise circa il “wokismo”
    Cioé non compri una pasta, un auto, una camicia perché c’è un negro nella pubblicità? Perché è ideologia woke?
    Non ho dubbi che tu abbia idee ben precise…come io ho idee ben precise sull’hardware che sostiene le sostiene, le tue idee!

  86. Bonsignore:

    La scelta di usare un modello di colore rappresenta, da parte della direzione commerciale della Salewa, una chiara e precisa decisione di politica aziendale, e come tale va interpretata – che si sia “razzisti” o meno.

    Non prediamoci in giro.
    L’azienda fa una scelta (peraltro legittima, come tu stesso riconosci al commento #7), e chi viene preso di mira dai poveretti razzisti?
    Il modello!
    Quale colpa avrebbe costui (a parte, solo per i poveretti razzisti evidentemente, quella di avere la pelle nera)?
     
    Detto questo, cosa ti dà fastidio della supposta “politica aziendale” dell’azienda?

  87. “Qui c’e’ una persona che sta solo facendo il suo lavoro (il modello)”
     Non direi proprio. La scelta di usare un modello di colore rappresenta, da parte della direzione commerciale della Salewa, una chiara e precisa decisione di politica aziendale, e come tale va interpretata – che si sia “razzisti” o meno.
    Tenendo peraltro presente che la suddetta scelta politica e’ stata fatta non per il suo valore intrinseco (sostenere che le differenze razziali non hanno e non devono avere alcun senso in montagna), ma piuttosto per incrementare le vendite – vuoi dimostrando che la Salewa e’ al passo con lo “spirito dei tempi”, o vuoi mirando ad un potenziale nuovo mercato rappresentato da persone di colore 
    Lo stesso valeva a suo tempo per le immagini pubblicitarie di Toscani, che sono state ricordate. Non si trattava certo di condurre chissa’ quale nobile battaglia’ ma di far vendere piu’ stracci ai Benetton.

  88. Qui c’è una persona che sta solo facendo il suo lavoro (il modello) e dei poveri, piccoli razzisti che si permettono di insultarlo.
    Punto.
     
    Qualsiasi tentativo di sviare l’attenzione, o di usare i fatti per avvalorare tesi strampalate, si commenta da sé.

  89. “L’ uso di modelle/modelli (anzi, modell* perché altrimenti sei un porco maschilista/sessista) di colore a scopi di propaganda commerciale è ormai diffusissimo in tutti i campi”
    .
    Ormai??? Ma se Toscani lo faceva più di 40 anni fa! Il fatto grave è che si stia ancora a discutere di queste cose, davvero il mondo ha fatto progressi pari a zero in questo campo. O più realisticamente il problema riguarda solo voi destrorsi.

  90. L’ uso di modelle/modelli (anzi, modell* perché altrimenti sei un porco maschilista/sessista) di colore a scopi di propaganda commerciale è ormai diffusissimo in tutti i campi e per tutti i tipi di prodotti, ed è quindi normale e logico che il fenomeno si estenda anche all’abbigliamento e al materiale da alpinismo.
    In termini di analisi generale, questo fenomeno può essere attribuito a tre cause:
    – gli uffici commerciali delle ditte coinvolte (e/o le loro proprietà, e/o gli studi pubblicitari incaricati della preparazione delle campagne promozionali) sono del tutto indifferenti alle differenze razziali, e impiegano  senza pensarci modell* di diversa appartenenza etnica così come li impiegherebbero senza curarsi di distinguere tra chi a tavola beve vino e chi invece preferisce la birra;
    – i suddetti attori sono perfettamente coscienti del senso e del peso di certe differenze, ma ritengono di dover pagare tributo alle ideologie politicamente corrette e “wokiste” dominanti;
    – sempre i suddetti attori coscienti hanno identificato un potenziale nuovo mercato nel loro settore rappresentato appunto da persone di colore, e impostano le loro campagne pubblicitarie di conseguenza.
    Naturalmente, sarebbe bello e nobile che la causa vera fosse la prima, ma in realtá si tratta con tutta evidenza di una combinazione tra la seconda (predominante) e la terza.
    Trattandosi di società private a fini di profitto, sono beninteso nel loro pieno diritto di comportarsi come credono. Per quanto mi riguarda personalmente, dato che ho delle idee ben precise circa il “wokismo”, e dato che non sono di colore, mi riservo il diritto di orientare di conseguenza le mie scelte di acquisto – per il settore alpinistico come faccio da anni in altri settori.
     

  91. Comunque ormai nei rifugi, nelle malghe, fra i pastori ci sono un sacco di neri che lavorano e si vestono “tecnico” per ovvi motivi, vivendo in quota

  92. Mi pare proprio che chi è intriso di ipocrisia sia solo il direttore commerciale dell’azienda: è ovvio che sbandiera la “politica dell’inclusione”, perché più si amplia il bacino dei frequentatori della montagna e più clienti compreranno attrezzatura varia da montagna, per cui aumenterà anche il fatturato della loro azienda. Costui sposa una causa politically correct-woke, ma solo per vistoso tornaconto: “fa il figo nei panni di altri” per utilizzare una formulazione diversa dalla classica sentenza da caserma. Invece io NON sono certo ipocrita: dico sempre le cose “pane al pane e vino al vino” e le dico sistematicamente da anni. che il problema sia reale, è testimoniato dal fatto che i risultati dell’apertura incondizionata delle montagne a cani e porci li vediamo sotto gli occhi tutti i giorni (non ultimi quelli stigmatizzati nel recente articolo sulle “esperienze”). Solo che le variabili in gioco non c’entrano NULLA con il colore della pelle, bensì con i comportamenti, la mentalità, i desiderata, in parole povere con l assenza sia di intelligenza che di educazione da parte dei cosiddetti cannibali. Ma le loro frotte immense, che stanno infestando le montagne, non sono “nere”, bensì “bianchissime”, eppure sono una sciagura immane e andrebbero eradicate con il lanciafiamme. Ma il colore della pelle non c’entra un fico secco.

  93. 2. Leggi bene, le parole sono importanti, c’è scritto “ormai non è più” che suona molto diverso da “non è”. 

  94. “La montagna è di tutti”
    Ma proprio di tutti, tutti tutti?
    Aspetto risposte piene di sussiego sabaudo e ipocrisia taurinense.

  95. I soliti quattro leoni da tastiera.
    Come avrebbero commentato le foto di una modella sudanese che indossa lingerie?
     

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