Contro l’industria dello sci

Per questioni economiche e culturali, la gestione imprenditoriale e politica delle Alpi è ancora colpevolmente indifferente alla crisi climatica.

Contro l’industria dello sci
di Flavio Pintarelli 
(pubblicato su iltascabile.com il 19 dicembre 2022)

Le immagini dell’enorme seracco di ghiaccio che, nel pomeriggio di domenica 3 luglio 2022, si stacca dal corpo della Marmolada travolgendo ogni cosa sul suo cammino resteranno con ogni probabilità nella nostra memoria collettiva. Parte della loro forza visiva si deve alla natura improvvisa e inaspettata del crollo, parte al fatto che il crollo sia avvenuto dopo un prolungato periodo di temperature molto al di sopra della media stagionale.

Foto: APT Val di Fassa – Federico Modica

Un particolare, questo, che favorisce una lettura causa-effetto dell’evento: chi ha visto le immagini non ha potuto fare a meno di interpretarle, prima ancora di ricevere le conferme degli scienziati, come una manifestazione degli effetti dei cambiamenti attribuibili alla crisi climatica. Le reazioni pubblicate sui social nelle ore e nei giorni successivi sono lì a testimoniare questa presa di coscienza: l’epifania di una crisi che squarcia l’immaginario dell’alta montagna.

Un immaginario depositato nel profondo della nostra cultura almeno dalla metà del Settecento, quando le élite urbane, nel pieno della temperie illuminista e sulla scorta delle coeve esplorazioni scientifiche, scoprirono le Alpi. Fino a quel momento, la cultura europea le aveva pensate, descritte e rappresentate all’interno della dicotomia tra ager (la pianura ordinata e coltivata) e saltus (il territorio indistinto, caotico e selvaggio) che derivava loro dalla civilizzazione romana. Le Alpi cessarono così di essere una massa inerte e priva di identità per diventare oggetti di studio da parte del pensiero scientifico e di rappresentazione da parte dell’agire artistico che cercò parole e immagini per descriverne gli spazi.

Oggi la preservazione delle Alpi è messa a repentaglio dagli effetti più imprevedibili e distruttivi del riscaldamento globale.

E quello che era iniziato come un processo descrittivo diverrà ben presto un processo di terraformazione da cui, all’incrocio tra invenzione visiva e intervento sul territorio, emergerà l’immagine che siamo abituati a riconoscere come il “paesaggio alpino”. La tipologia architettonica dello chalet suisse, che con le sue falde sporgenti, le mensole ornamentali, le scalette e i loggiati si configura come una sineddoche della montagna. Le Alpi diventano così un artefatto.

Oggi la loro preservazione è messa a repentaglio dagli effetti più imprevedibili e distruttivi del riscaldamento globale. Neve e ghiacciai, che del paesaggio alpino sono componenti essenziali, sembrano destinati a scomparire. Negli ultimi 120 anni, scrivono gli esperti che hanno redatto l’edizione 2022 del rapporto State of Climate Services dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, la temperatura sulle Alpi è cresciuta a una media due volte più alta rispetto a quella del resto del mondo, aumentando già di ben 2 gradi centigradi. Una tendenza destinata a peggiorare se, come purtroppo appare sempre più evidente, non sarà possibile rispettare gli obiettivi di contenimento dell’aumento della temperatura a livello globale.

Tra il 2036 e il 2050, sottolinea uno dei casi studio contenuti nel report dell’organizzazione e dedicato alle conseguenze del riscaldamento globale nella provincia di Belluno, la probabilità di rischi climatici relativi a eventi di neve bagnata aumenterà del 6,2% per i rischi indiretti e del 10,2% per quelli diretti. Una combinazione le cui conseguenze interesseranno tanto le attività produttive quanto la distribuzione di energia elettrica, così come il turismo, sia estivo che invernale, in particolare la zona di Cortina.

Come nota Fabrizio Fasanella su Linkiesta, le reazioni di personalità, impiantisti e operatori turistici della zona, che sarà sede delle Olimpiadi Invernali del 2026, sono improntate a un senso di negazione e rifiuto che appare inspiegabile di fronte a quella che ha ormai la forza di un’evidenza.

Che la neve, in particolare sul versante a sud delle Alpi, sia ormai un evento sempre più raro lo dicono anche, tra gli altri, le previsioni realizzate da Michael Matiu, matematico del centro di ricerca Eurac di Bolzano, che ha analizzato i dati raccolti dalle 28 stazioni meteorologiche della provincia dal 1981 a oggi. Lo studio delle serie storiche mostra infatti come, nei mesi da dicembre a marzo, la neve sia diminuita in modo considerevole sotto i 1500 metri di quota, mentre a fine stagione il saldo risulti negativo in tutte le località del Sudtirolo. Una tendenza che si consolida a dispetto delle nevicate estreme registrate negli ultimi anni e che, dice ancora Matiu, sono anch’esse causate dal riscaldamento globale e destinate ad aumentare mano a mano che i suoi effetti si faranno più evidenti. La negazione espressa dagli operatori del turismo invernale di Cortina potrebbe apparire dunque come il primo stadio di un processo di elaborazione del lutto per quello che è un settore che sembra destinato a scomparire.

Una valutazione condivisa da Legambiente che, a marzo del 2021, intitolava Sci a rischio d’estinzione il comunicato stampa con cui presentava e riassumeva i dati contenuti del rapporto Nevediversa 2021. Qui veniva fatta notare la vertiginosa risalita della cosiddetta “Linea di Affidabilità della Neve” (LAN), cioè l’altitudine che garantisce spessore e durata sufficienti dell’innevamento stagionale, ovvero almeno 30 cm per un minimo di 100 giorni.

Condizioni sempre più rare, tanto è vero che, si legge ancora nel comunicato di Legambiente, analizzando “le prospettive climatiche degli impianti sciistici che fino ad oggi hanno ospitato una o più edizioni delle Olimpiadi invernali”, un gruppo di ricercatori ha stabilito che, “in uno scenario ottimistico soltanto 13 dei 21 impianti osservati sarebbero in grado di ripetere l’esperienza nel 2050, mentre gli altri 8 dovrebbero chiudere per mancanza di neve. Nell’ipotesi peggiore, gli impianti disponibili entro la metà del secolo si ridurrebbero a 10 per scendere a 8 nel 2080”.

Tuttavia, la gestione imprenditoriale e politica dei territori alpini sembra ancora ignorare il futuro che questi studi raccontano. L’industria dello sci e degli sport invernali sembra preoccuparsi della progressiva scomparsa della neve solo quando deve fare pressione sullo Stato per socializzare le sue perdite. Le Olimpiadi Invernali del 2026 si terranno a dispetto delle voci sempre più numerose che ne chiedono l’annullamento in nome dell’impatto e delle contraddizioni che un evento del genere rappresenta. In più, anche dopo un’estate straordinariamente siccitosa, si stanno moltiplicando gli interventi legati al potenziamento delle infrastrutture sciistiche come, per esempio, il raddoppio degli impianti Klausberg in Valle Aurina, approvato dalla Giunta Provinciale di Bolzano che ha ignorato senza alcuna spiegazione le indicazioni dei tecnici sull’elevatissimo impatto ambientale del progetto.

Un atteggiamento spregiudicato, una indifferenza verso gli effetti della crisi climatica e ambientale sulla quale pesano diversi fattori. Primo fra tutti il valore del comparto, stimato in 400.000 posti di lavoro e un fatturato compreso tra 10 e 12 miliardi di euro a stagione. Secondo, la capacità di innevamento artificiale che, oggi, grazie all’innovazione tecnologica, ha permesso all’industria dello sci di liberarsi dalla necessità della neve naturale. I moderni cannoni per l’innevamento programmato possono operare infatti anche solo in presenza di aria fredda e secca e di sufficienti quantità d’acqua e di energia elettrica. Condizioni che contribuiscono ad aumentare l’impatto ambientale dello sci e degli sport invernali. Basti pensare – e i dati sono ripresi ancora dallo studio di Matiu – che “dal 2007 al 2016, i cannoni da neve in Alto Adige hanno consumato dai cinque ai dieci miliardi di litri d’acqua a stagione e, insieme agli impianti di risalita, dai 90 ai 170 milioni di kWh di elettricità, vale a dire il 6-12 per cento del consumo annuo di acqua potabile e il 2,9-5,4 per cento del consumo annuo di elettricità di tutta la provincia”.

Ma c’è forse un terzo e ultimo fattore che si può considerare, un fattore di carattere culturale, che affonda le sue radici nella storia dello sci alpino. Una disciplina che nasce intorno alla fine dell’Ottocento, ma vive i suoi maggiori fasti tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta del Novecento, facendosi interprete di una storia eroica che incarna alcuni dei tratti più caratteristici della modernità.

Come nota Antonio De Rossi nel primo volume di La costruzione delle Alpi (Donzelli, 2014), oltre al carattere cosmopolita con cui si oppone a quello nazionalista caratteristico dello sci nordico, lo sci alpino si definisce in opposizione all’alpinismo, configurando un diverso modo di percepire la montagna, che ne rovescia i valori. All’emozione della salita, lo sci alpino oppone l’ebbrezza della discesa e, viceversa, alla noia della discesa quella della (ri)salita. È con il suo avvento che i mountain user abbandonano le posture contemplative tipiche dell’alpinismo ottocentesco per scoprire un gesto sportivo inedito, in cui velocità e pulizia di esecuzione si sublimano in una dimensione puramente stilistica, i cui tratti ricordano da vicino alcune elaborazioni delle avanguardie artistiche.

La dimensione compiutamente moderna dell’industria sciistica continua a infestare il nostro presente impedendo di trovare modelli alternativi credibili e capaci di sopravvivere al suo collasso.

Nel giro di pochi anni, spinto dall’innovazione tecnologica, lo sci alpino muta i caratteri del turismo di montagna, esprimendosi in un concatenamento che lega insieme automobile, stazione sciistica, impianto di risalita e pista da sci. Un dispositivo che, nel suo funzionamento, richiama il sistema fordista di organizzazione del lavoro espresso nella fabbrica e ha nel modello urbanistico e architettonico della stazione sciistica – Sestriere e Cervinia in Italia, le stazioni del Plan de Neige in Francia – la sua espressione che maggiormente incide e trasforma il paesaggio di montagna secondo i canoni della modernità.

Canoni che lo sci esprime dapprima coi tratti dell’ebbrezza e della velocità, poi con quelli dell’innovazione e dell’utopia tecnologiche, per assurgere infine, negli anni Sessanta, a quella dimensione di massa che tanto il consumo quanto lo spettacolo esortano a un dispendio improduttivo di risorse, dando vita a un intreccio inarrestabile tra distrazione e distruzione. Questa dimensione compiutamente moderna dell’industria sciistica continua a infestare il nostro presente impedendo di trovare modelli alternativi credibili e capaci di sopravvivere al suo collasso. Modelli che, da una parte, siano in grado di riconoscere e accettare la portata e le conseguenze che il riscaldamento globale avrà sui territori alpini e, dall’altra parte, che siano in grado di offrire a chi abita gli spazi alpini opportunità di sviluppo prive degli spiccati caratteri estrattivi che continuano a prevalere anche oggi. Ma né il paradigma di patrimonializzazione della montagna, emerso come reazione ai fallimenti della modernità, né il turismo d’élite, che alcuni operatori presentano come alternativa a quello di massa per mascherare le loro operazioni di gentrificazione dello spazio alpino, sembrano essere in grado di offrire risposte in tal senso, proponendo soluzioni concrete alle esigenze di chi abita un territorio tanto fragile quanto importante, dimostrando ancora una volta che, a dispetto di chi lo concepisce solo nel lessico soluzionista dell’innovazione tecnologica, quello contro il riscaldamento globale e i suoi effetti è anche uno sforzo di carattere culturale, volto a creare un pensiero in grado di accompagnare la nostra civiltà lungo uno dei processi più difficili e sfidanti per l’essere umano: quello di cambiare se stesso.

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Contro l’industria dello sci ultima modifica: 2023-01-29T05:54:00+01:00 da GognaBlog

35 pensieri su “Contro l’industria dello sci”

  1. “Non discutere mai con un idiota, la gente potrebbe non notare la differenza!”.

  2. Roberto, grazie.
     
    … … … 
    Mi domando:
    1) Perché con te e altri, pur avendo a volte idee differenti, riesco a discutere in modo pacato?
     
    2) Perché con altri ancora, pur usando toni decisi, si riesce comunque a mantenere un livello civile?
     
    3) Perché nel GognaBlog ci sono invece figuri che scadono nella trivialità e negli insulti? E se ne compiacciono pure?
     
    P.S. Le domande sono pleonastiche: conosco già le risposte. 

  3. Caro Bertoncelli, è una missione impossibile. Piace così. Io mi sono beccato del “colonialista” (un nuovo complimento da aggiungere alla lista) tu ti sei preso un tappo nel culo. Sicuramente peggio, anche se in certe situazioni di emergenza anche in montagna può essere utile. Pensa positivo e valorizza il suggerimento. Saluti. 

  4. Se i tuoi genitori non ti hanno insegnato che in una società civile ci si presenta con nome e cognome, e se tu non arrivi a capirlo da solo, non c’è nulla da fare: tempo perso.
     
    E se il tuo cervello si spinge a concepire che nel GognaBlog qualcuno possa presentarsi addirittura con nome e cognome falsi, allora ti riveli per ciò che sei: un uomo da tre euro. 
     

  5. “infilare uno stronzo in bocca”
     
    A quale livello di trivialità si sta riducendo il forum? 

  6. Che il buco del culo sia uno e gli occhi due è chiaro perfino a Bertoncelli, ma la reazione del corpo all’intrusione di un tappo o della sabbia è similmente scomposta e (apparentemente) esagerata…ho semplicemente provato a estendere la metafora per far apparire l’incomprensione di Bertoncelli.
     
    Avrei potuto scrivere “infilare uno stronzo in bocca”, ma sospetto che anche questa immagine avrebbe sconvolto il puritanesimo di Bertoncelli

  7. Peraltro Bertoncelli, la tua reazione alla metafora di Umberto:
     
    È questo un esempio della tua estrema pazienza, della tua seria argomentazione, della tua dignità? Spero di no. Spero che tu abbia solo perso il controllo dei nervi.”
     
    dimostra che o non vuoi capire o non puoi capire, anche se la metafora è piuttosto evidente. 
    Nel primo caso è malafede, nel secondo vedi tu.
    Ovviamente va letta tutta e non fermandosi alla parola “culo” che evidentemente ritieni offensiva, senza dignità e frutto di mancanza di controllo.
    Se la preposizione “tappo nel culo” infastidisce la tua virginale sensibilità, puoi sostituirla tranquillamente con “sabbia in un occhio” e la metafora rimarrebbe valida
     
    “se io ti infilassi della sabbia in un occhio, uno solo, sono oltremodo certo che il tuo corpo, nel complesso, reagirebbe in maniera talmente scomposta ed in modalità così differenziata che forse alla fine ti toccherebbe dire: “tutto questo per un solo tappo nel culo? Ollallà!”
     
    Quanto al mio anonimato, non riesco proprio a capire perché a te e ad altri roda tanto l’occhio: quello che conta è ciò che scrivo e non cambierebbe se scrivessi un cognome dopo il mio nome. 
    Cognome che, per quello che puoi saperne tu, potrebbe anche essere falso come una moneta da 3€!

  8. La metafora è colorita, non lo metto in dubbio, ma fa parte del mio modo di fare didattica da circa 30 anni

    Bertoncelli ma perchè t’ offendi???
     È solo  DIDATTICA, per altro collaudata da 30 anni.

  9. “Mario Rossi è un idiota.”
    “Mario Rossi ha scritto un’idiozia.”
    La prima frase è passibile di querela, la seconda rientra nella critica. Capisci la differenza?
     
    In quanto agli “imbecilli”, cosí ho apostrofato altri – ovvero chi crede che le nevicate estreme siano causate dal riscaldamento globale – e NON il ricercatore. Capisci la differenza?
    … … …
    Comunque hai ragione: questa storia stanca e chiudo pure io.

  10. Bertoncelli, perchè ometti l’inizio delle tue argomentazioni?
    Le riporto.
    Una simile idiozia estrema implica uno tra i seguenti tre presupposti:1) Chi l’ha scritta è un imbecille che ci crede davvero.2) Chi l’ha scritta è un imbecille che crede che i lettori siano cosí imbecilli da crederci.3) Chi l’ha scritta sa bene che la maggioranza è composta da imbecilli che ci credono.
    Credo che all’interno di queste righe sia scritta in chiaro la parola idiozia, estrema. Vi è anche la parola imbecille, 2 volte.
    Non ho affatto perso alcun tipo di staffa. Ho scritto ed argomentato.
    La metafora è colorita, non lo metto in dubbio, ma fa parte del mio modo di fare didattica da circa 30 anni, di cui ho sperimentato l’efficacia ed efficienza.
    Ho esercitato la possibilità di replica presente in questo spazio e, per questo motivo, ti invito a non replicare con delle falsità; definire “idiozia estrema” il frutto di anni di ricerca, e chiamare la vox populi referendale con 3 domande retoriche di cui, fuori metafora, è assolutamente chiaro il concetto, è dire falsità. Quantomeno morali.
    Mi fermo qui dal momento che non amo questo genere di discussione, nè amo la rissosità  su temi in cui le competenze e le capacità intellettuali mettono a zero la bieca chiacchiera calcistica.
    Ciao.

  11. “Dare dell’idiota ad un ricercatore”
     
    Pellegrini, nel mio commento 12 ho scritto un’altra cosa. Ecco qui:
    “3) Chi l’ha scritta sa bene che la maggioranza è composta da imbecilli che ci credono. Quale dei tre è vero? Per me è il terzo.”
    Un consiglio: non dire il falso.
     … … …
    “Ad esempio, Bertoncelli, se io ti infilassi un solo tappo nel culo […].”
     
    È questo un esempio della tua estrema pazienza, della tua seria argomentazione, della tua dignità? Spero di no. Spero che tu abbia solo perso il controllo dei nervi.
    … … …
    In quanto a Matteo, che da sempre si nasconde nell’anonimato, non vale la pena perdere tempo.
     
     

  12. Tocca chiamare a sostegno ancora una volta l’Avvelenata del poeta Modenese…
     
    Comunque grazie a Umberto per le spiegazioni scientifiche e per le esemplificazioni immaginifiche!
     

  13. “[…] ipotesi surreali e riferimenti a casaccio, o con riposte degne di alunni di scuola primaria quando l’argomentazione latita.”
     
    È esattamente quanto fu contestato a chi rifiutava di vaccinarsi: l’ignoranza, contro il sapere degli scienziati.
    Ora, per fortuna, la verità sta emergendo.
     
    P.S. Io, nel frattempo, sto ancora aspettando la probabile glaciazione prevista dai climatologi cinquanta anni fa. Che si siano sbagliati?

  14. Certo Luciano, tu vorresti un sito in cui si dice solo quello che pensi, che tutto il resto che per te è monnezza non venga riportato. 
    Ovviamente solo tu sei depositario della verita’ e solo i tuoi ESPERTI sono esperti, se ci sono dati, statistiche, teorie diverse da quelle che conosci tutto sbagliato. 
    Vergognati e vergognati doppiamente perchè se fossi tutti i giorni qui a scrivere posso ancora scusare questo tuo atteggiamento da pensiero unico. Ma sono stato assente almeno un paio di mesi e un paio di mesi fa era la prima volta che facevo degli interventi.
    Non hai poi nemmeno il coraggio di indicare i nomi.
    Su quello che dico dei campi di mia competenza sfido chiunque, esperto e luminare anche in televisione dove porto ovviamente le pezze giustificative
    Che Blackrock detenga le partecipazioni in tutte le multinazionali è un dato di fatto, che l’efficientamento energetico delle case serva poco e niente per la parte legata all’inquinamento idem e non lo dico io ma un esperto del settore energetico https://www.startmag.it/energia/direttiva-ue-case-green-confronto-cina/
    Certo non fa parte della combricola dei tuoi scienziatih, è un’esperto di campi a te non affini ma sempre esperto è. 
    E potrei andare avanti all’infinito. Tutto quello che riporto è basato su dati e su studi (certo studi che non sono alla portata di tutti e non sono ovunque). 
    Riporto la Zharkova che è un’esperta… 
    Anche il mio additare sulla scienza, sui report e sulla verita’ divina che voi tanto sbandierate di essi trova fondamento per esempio qui https://www.ilfoglio.it/scienza/2022/12/28/news/un-2022-di-finti-articoli-scientifici-una-frode-su-scala-industriale-4799057/
    Ma guai disturbare i discorsi da pretini che si autocensiscono.
    Signori se non vi va quando leggete Stefano saltate di pari passo. Se non volete certi interventi (che comunque sono e saranno saltuari perchè non perdo giornate intere a scrivere su un blog) vi aprite il vostro sito e scrivete quello che volete. Oppure chiedete a Gogna di bannarmi, poi con che motivazione? bannalo perchè ragiona in modo differente da me? mah un fare molto fascista e dittatoriale. 
     

  15. Davvero molto triste osservare che anche questo spazio stia assumendo le sembianze di un gruppo fb qualsiasi. Sono invece molto grato a chi cerca, con estrema pazienza (e sottolineo estrema nel caso di Balsamo e Pellegrini, e pochi altri) cerca di dare un po’ di dignità allo spazio dei commenti, preferendo una seria argomentazione a sterili polemiche, fatte di ipotesi surreali e riferimenti a casaccio, o con riposte degne di alunni di scuola primaria quando l’argomentazione latita (a volte basterebbe un’umile ammissione di aver preso una cantonata, in luogo del goffo tentativo di arrampicarsi sugli specchi). Scusate l’off topic e i giudizi personali, ma a volte pare di essere all’asilo.

  16. comunque c’è tappo e tappo.
    da bottiglia/fiasco di vino, per damigiana, per pottiglia di spumante, per bottiglia di birra o bibita in genere del tipo a corona, per serbatoio benzina/diesel, gas ed olio motore, per cisterna, per le orecchie, per botte, per tino, per barattoli di vetro, per il tubetto della conserva, del dentifricio e delle pomate. 
    Con sfiato o senza.
    Tutto questo può essere: di legno, di metallo, di sughero, di plastic, di cera, di vetro, di carta.
    Ed ancora a pressione e a vite.
    Poi c’è il buchon di neve.
    Poi ci sono le cordate in fila  sull’ Hillary Step che fanno tappo.
    Insomma ce n’è per tutti i gusti ed esigenze.
    Anche il cerume nelle orecchie e i fecalomi sono tappi…questi però non sono ne utili ne graditi. Bevete tanta acqua, mangiate verdura e frutta…e mi raccomando tanto movimento.
    Sicuramente ho dimenticato qualcosa…

  17. “Ad esempio, Bertoncelli, se io ti infilassi un solo tappo nel culo, uno solo, sono oltremodo certo che il tuo corpo, nel complesso, reagirebbe in maniera talmente scomposta […]”
     
    Certamente, per replicare alle tue eleganti parole, che come esempio sul clima ci dicono molto su chi le ha pronunciate, non defecherei per le orecchie. Come invece stanno tentando di farci credere certuni ricercatori.
    Sono forse gli stessi che nei primi anni Settanta profetizzavano una probabile era glaciale?
     
    P.S. Quindi, per tagliar corto, il riscaldamento globale causa nevicate estreme.
     
    … … …
    Il freddo è caldo, il caldo è freddo: pare uno slogan del Socing (1984).
    “La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza.”
    L’anno scorso se n’è aggiunto un altro: “Il Green Pass è libertà”.

  18. Dare dell’idiota ad un ricercatore che fa il suo mestiere e che cerca di farti capire conferma la mia difficoltà nel rapportarmi, metodi e contenuti, con te Bertoncelli. Tant’è.
    La tropicalizzazione del clima alle medie latitudini è una questione complessa, soprattutto per la molteplicità delle competenze che richiede, e che sta in questi ultimi tempi prendendo sempre più consenso nella comunità che si occupa di tali cose.
    Ad esempio, la statistica degli eventi estremi si discosta molto da quella normale con cui definiamo i comportamenti della temperatura su lungo periodo. Negli eventi estremi precipitativi quel che cambia è l’intensità dell’evento stesso, ovvero il rain rate normalizzato all’ora. Vedere pluviometri che segnano 300-400mm/h è cosa che ha a che fare con un evento estremo di precipitazione, ovvero che mai si era visto prima. Ma un episodio di 400mm/h può non cambiare la media mensile di precipitazione di quella località, sicuramente la modifica ma può non cambiarla. Tuttavia 2 episodi estremi di precipitazione quasi certamente la modificano.
    Quindi negli eventi estremi non solo riveste importanza fondamentale il quanto, ma anche il quando, ovvero la frequenza, e con questa ci facciamo le statistiche. Ma non finisce qui. Visto che piove su qualcosa, con un episodio estremo è possibile cambiare l’assetto geomorfologico di una vallata, in quanto non tutte le strutture geomorfologiche esistenti sono in grado di sopportare episodi estremi di precipitazione. Motivo per cui la valle di Susa è estremamente differente dalla valle d’Ossola, e se 300mm/h sono sopportati decorosamente dalle rocce ignee ossolane, sono completamente indigeste alla pietra susina; un solo evento estremo in alta valle di Susa provocherebbe, quasi sicuramente, una catastrofe. Quindi non è piovuto per un mese, in valle di Susa, poi arriva un evento estremo di precipitazione; muoiono in 10 per un crollo geologico ed esondazione della Dora, poi non fa più nulla per il resto del mese. In sintesi il fiume era secco, si è riempito a dismisura, poi è tornato secco, ovvero quello che hai descritto tu con il tuo ragionamento euristico.
    In sintesi, il come, dove quando e quanto di un evento estremo ci permette di fare delle ipotesi sull’evento estremo stesso, contando anche i danni che lascia.Tra le altre cose che il cambiamento climatico sembra ci stia proponendo, alle medie latitudini, è l’aumento degli eventi estremi precipitativi. Anche delle nevicate, che sono un tipo particolare di precipitazione. Quindi trovarsi 3 metri di neve in mezza giornata può, ad esempio, essere considerato un evento estremo, i cui risvolti sulla geomorfologia locale possono essere drammatici.
     
    Parlo di medie latitudini perchè sono certo, Bertoncelli, che tu conosca perfettamente la differenza tra circolazione tropicale, media-latitudinale e polare e tu sappia perfettamente che queste 3 circolazioni, che hanno donato alla terra la possibilità dello sviluppo di forme aggregate multicellulari, tra cui tu, sono “quasi” disgiunte, ed il fatto che il cambiamento climatico stia rendendo “meno disgiunte” queste 3 celle, ecco, sono certo che tu possa intuire che questo possa essere un serio problema, molto serio.
    Del resto, sono certo, Bertoncelli, che tu sappia perfettamente a cosa servono queste 3 celle “quasi” disgiunte, e del perchè i processi di condensazione del vapore siano, in queste 3 celle, ben distinti e differenti e che, essendo la temperatura una energia, se c’è più energia in un sistema, i metodi di dissipazione della stessa possono cambiare un pochetto.
    Come sono altrettanto certo che tu conosca ottimamente i fenomeni di interazione radiativa terra-sole, e che quindi, tu sappia a menadito quale è il principio generale che governa l’intera circolazione a grande scala (ovvero quella attorno a tutto il mondo, di qualsiasi forma sia), nelle sue 3 celle.
    Sapendo in maniera cristallina tutto ciò, forse un dubbio, uno, potrebbe venirti che se cambia qualcosa, solo qualcosa, in questo complicatissimo motore circolatorio, ecco, forse, qualche idiosincrasia meteorologica che sia in quantità maggiore di 1 possa anche essere osservata.
    Ad esempio, Bertoncelli, se io ti infilassi un solo tappo nel culo, uno solo, sono oltremodo certo che il tuo corpo, nel complesso, reagirebbe in maniera talmente scomposta ed in modalità così differenziata che forse alla fine ti toccherebbe dire: “tutto questo per un solo tappo nel culo? Ollallà!”.
     
    Se vuoi confrontare le conclusioni a cui è giunto l’idiota altoatesino, con quelle a cui sono giunti i pastori valdostani, ti lascio cercare in autonomia il documento “IMPATTI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI SUL REGIME IDROLOGICO DELLA VALLE D’AOSTA”. In autonomia perchè ognuno è libero di fare e dire quel che vuole. Ci mancherebbe. Il decoro intellettuale poi è un’altra faccenda con cui si è in procinto di fare i conti.
    Certo di non voler più aggiungere nulla a riguardo, se non “ma quanto ha fatto freddo settimana scorsa? E tutto il cambiamento climatico di cui si parlava, dove è finito?”, ti auguro belle tue cose.

  19. Fatemi capire: qualcuno sta sostenendo che il riscaldamento globale causa nevicate estreme? Ho capito bene?
     
    Se fa caldo è colpa del riscaldamento globale.
    Se fa troppo freddo è colpa del riscaldamento globale.
    Se non piove è colpa del riscaldamento globale.
    Se piove troppo è colpa del riscaldamento globale.
    Se non nevica è colpa del riscaldamento globale.
    Se nevica troppo è colpa del riscaldamento globale.
    Se i fiumi sono in secca è colpa del riscaldamento globale.
    Se i fiumi straripano è colpa del riscaldamento globale.
     
    Insomma, quasi ogni evento meteorologico accada sul pianeta Terra sarebbe colpa del riscaldamento globale. Voi mi capirete se vi dico che è troppo facile (truffaldino?) sostenere le proprie tesi in questo modo: si ha sempre ragione!
     
    Un’eventuale era glaciale sarà anch’essa colpa del riscaldamento globale?
     
    N.B. Il riscaldamento globale esiste. Ma spacciare le nevicate estreme come prova del riscaldamento globale pregiudica la credibilità di chi lo sostiene.
     
    P.S. Tutte le nevicate estreme delle epoche passate erano prodromi del riscaldamento globale?
    In effetti, il riscaldamento globale si è accentuato a partire dalla metà degli anni Ottanta del secolo scorso. Ricordate le grandi nevicate del gennaio 1985? Erano un segno del caldo prossimo venturo. Come abbiamo potuto non capirlo?
     
    P.P.S. Nevicate 1/1985 = Prodromi del riscaldamento globale. Questa è una chicca che offro gratis a certi climatologi.
     
     

  20. Bertoncelli (12): se tu avessi letto il paragrafo “Come si spiegano le nevicate estreme” del documento linkato nella parte che tu stesso citi, FORSE quella frase non ti sembrerebbe un’idiozia.

  21. “Una tendenza che si consolida a dispetto delle nevicate estreme registrate negli ultimi anni e che, dice ancora Matiu, sono anch’esse causate dal riscaldamento globale e destinate ad aumentare mano a mano che i suoi effetti si faranno più evidenti.”
     
    Una simile idiozia estrema implica uno tra i seguenti tre presupposti:
    1) Chi l’ha scritta è un imbecille che ci crede davvero.
    2) Chi l’ha scritta è un imbecille che crede che i lettori siano cosí imbecilli da crederci.
    3) Chi l’ha scritta sa bene che la maggioranza è composta da imbecilli che ci credono.
     
    Quale dei tre è vero? Per me è il terzo.

  22. Marcello  capisco che tu vai al Torino per lavoro  ma un pensionato con tempo a disposizione come me può anche farsela a piedi ,se ci arrivo e se non ci arrivo avrò  comunque passato una bella giornata in montagna. Sentiero deserto
     
     

  23. 5 Gasparetto, d’inverno vado solo con le pelli di foca, ma d’estate mai dichiarato di non prendere impianti. 
    Intendiamoci: di certo non vado a fare il Sellaronda ma se vado al rif. Torino la funivia la prendo.

  24. Sulla fondatezza di quello che dico chi legge si prenda la briga di studiare sociologia e specie Michels con la sua legge ferrea dell’oligarchia, e Pareto specie quest’ultimo ben spiega che le elite usando discorsi di alto spessore (la tutela ambientale, difendere una nazione aggredita, tutelare gli anziani dal virus) in pratica per far adottare al popolo che lavora comportamenti che non avrebbero diversamente e che chiaramente non sono nell’interesse del popolo ma della grande elite finanziaria e industriale. Teoria residui e derivazioni e Teoria delle elite. Anche Barbero ha chiaramente ammesso che OGGI vi è un elite finanziaria e industriale che plasma la societa’ (nel loro interesse ovviamente, mica sono coglioni come gli altri). Si puo’ capire la mafia a cui è ridotto il mondo anche studiando il movimento dei prezzi nei mercati finanziari e accostandolo al tam tam mediatico.
     

  25. E l0 studio dal 1980 ad oggi?… e’ sicuramente un intervallo significativo per capire le mutazioni del clima e per avere conferme nel confronto con i secoli, millenni etc….passati… certo certo. Avalliamo teorie e previsioni (tutte da dimostrare eh) con analisi di 40 anni di dati. Seguono poi previsioni che sono piu’ solide nello sparare i numeri del lotto. E’ come se dicessi, ah signori guardate che nel 2050 l’indice DJ andra’ a 60000000000000… così numero che mi gira… Dilettanti allo sbaraglio. 

  26. Non parliamo poi delle temperature record di freddo in Cina di pochi giorni fa, o degli Usa a fine 2022, o delle temperature bassissime che vi sono nell’estate australiana adesso…. AH !! ma no!! è il riscaldamento globale che per esserci raffredda ancora di piu’… 
    Ma per piacere…

  27. Un’articolo come tanti. Basta scrivere attenzione al lupo dove il lupo è il GLOBAL WARMING e CLIMATE CHANGE ed ecco orde di asini applaudire.. .Eh si è vero… certo che è vero…i 10 15 gradi alle 13.00 quel giorno sulla Marmolada c’erano eccome… ma che cosa ne sapete se sono un anomalia?
    Ora Rubbia parlava di era molto piu’ calda ai tempi dei Romani… e così e’.. .se prendete grafici i piu’ lunghi possibile, anche pre era dinosauri (ma anche in quelle successive) vedete che siamo in un epoca relativamente fresca. Inoltre sono tutte cavolate che l’attivita’ umana impatti così pesantemente sul clima. Anche una scimmietta capisce che https://www.mittdolcino.com/2021/10/14/la-curiosa-la-storia-della-prof-v-zharkova-2015/ e che https://www.huffingtonpost.it/entry/antonino-zichichi-il-cambiamento-climatico-dipende-dalle-attivita-umane-per-il-5-non-confondiamolo-con-linquinamento_it_5d91cef6e4b0ac3cddab740f/
    Sento e leggo articoli che dicono che è emersa una postazione della prima guerra mondiale….!!! Siamo finiti il riscaldamento !!! ma santo cielo … se è emersa la postazione vuol dire che per farla non vi era neve e ghiaccio… ma neanche con banale logica ci arrivate???
    Si noti che l’articolo della Zharkova non ha trovato pubblicazione presso molte riviste. Perché le varie riviste scientifiche prendono finanziamenti dalla grande industria e finanza. Se il climate change ne parlasse il ricercatorino di Cannicattì posso ancora crederli, ma quando sono il top delle universita’ mondiali (che sono foraggiate sempre dagli stessi) cosa posso credere? Basti pensare Al Gore, Kerry sono pieni di fondi che investono in green e voi vi fidate di questi qui? Che hanno uno spaventoso conflitto di interessi? Anche Bassetti in campo medico alla tv ha ricevuto la critica di Frajese per essere in conflitto di interessi con Pfizer e mica l’ha denunciato Bassetti.. .perchè se è vero cosa denunci. Il mondo è diventato con la globalizzazione un posto dove vi è la globalizzazione dei conflitti di interesse… E voi credete al sistema dove Blackrock ha partecipazioni incrociate su tutte le aziende piu’ grosse del mondo che portano avanti l’agenda 2030 con Fink che si sbraccia e ricatta le aziende se non applicano i protocolli ESG. Ma credete veramente che questi signori siano così interessati al capriolo, allo stambecco, alla stella alpina… ???
    Ma siete degli ingenui di prima categoria che non sanno valutare le cose del mondo. Fior di scienziati sono boicottati, messi a tacere (vedasi pure Prodi, il fratello di quello piu’ famoso) che espressamente dicono di essere boicottati e che non gli è permesso di portare al dominio pubblico il loro punto di vista. Ma se uno sa che ha ragione (es. chi crede nel riscaldamento globale perché ha prove solide) ha veramente bisogno di far tacere un movimento minoritario? No, non ci arrivate a questo semplice ragionamento?? 
    Vi mangeranno fuori tutti i soldi (vedi efficientamento energetico delle vostre abitazioni.. andrete a risparmiare lo zero virgola quando la Cina continua indisturbata ad aprire centrali a carbone e voi tutti fieri di essere diventati poveri perché poi la vostra casa con la revisione degli estimi del 2026 varra’ molto di piu’, quindi tasse piu’ altre, e se non le pagate sarete costRetti a SVENDERLA a chi??? Ai fondi immobiliari .. .si anche quelli di Blackrock che per un tozzo di pane l’affitteranno a chi? A VOI! idioti).
    Vi faranno mangiare le blatte quando LORO al G20 di Bali avevano succose carni pregiate nel menu’ come anche i ristoranti di Davos che hanno ammesso candidamente che i frequentatori  mangiano CARNE DI PRIMA QUALITA’… possibilmente allevata solo a fieno.
    Ma mi raccomando!!! è il riscaldamento globale colpa del brutto uomo occidentale… certo che non produce piu’ un azzo di co2 e lo fa solo la Cina, poi non mi si parli che è la co2 che serve per i beni degli occidentali perchè se ancora non vi siete svegliati vi sveglio io…oramai l’Asia ha un bacino di domanda che fa completamente a meno dell’occidente. 

  28. Per Marcello Cominetti,
    Mi sembra una buona idea quella di non usare più  impianto di risalita sia estivi che invernali

  29. Marcello Cominetti, te la sentiresti di scrivere un articolo dal tuo punto di vista?
    Sarebbe davvero utile, perché la tua esperienza e la tua quotidianità offrirebbero uno spaccato da un approccio molto concreto, per tutti noi.

  30. Io frequento con  la bicicletta solo strade forestali. Evito i sentieri. Non mi sento ridicolo. Anzi, rispettoso dell’ambiente, della fauna selvatica, di quanti lavorano per offrire a noi tutti un territorio frequentabile. Una persona responsabile, verso la natura e verso gli uomini.
    Forse è bene che qualcuno venga in Dolomiti nei mesi estivi e osservi a cosa è stato ridotto passo Sella, la valle Duron, ampi spazi di bosco. Anche causa gli scempi procurati dall’uso improprio delle biciclette. Facciamo attenzione a come usiamo i termini.

  31. L’articolo è ben scritto e condivisibile quasi interamente.
    C’è però a mio avviso una grossa falla che, se non superata, non permetterà nemmeno a noi di avere una visione più ampia. E ogni critica all’industria dello sci, anche legittima, troverà sempre un inciampo insormontabile.
    L’essenza stessa dello sci è “velocità e pulizia di esecuzione che si sublimano in una dimensione puramente stilistica, i cui tratti ricordano da vicino alcune elaborazioni delle avanguardie artistiche”. Questo vale forse per l’ormai ripetitivo e standardizzato sci da pista ma vale certamente per il nobile sci di montagna o scialpinismo che dir si voglia. Che non è un fratello sfortunato dell’alpinismo, come sembra voler fare intendere l’autore. È evidente che questo non giustifica più alcuna manomissione del fragile ecosistema alpino ma non possiamo non tenerne conto nelle nostre critiche e, soprattutto, non possiamo considerarlo un elemento negativo. E questo stesso ragionamento vale anche quando parliamo di mountainbike e pretendiamo di imporre che transitino solo su strade forestali, rendendoci ridicoli. Timothy Leary diceva, a proposito del surf, che il destino più alto dell’uomo sulla Terra è la ricerca di una evoluzione verso uno stato puramente estetico. Vale per chi cavalca le onde come per chi lascia la propria traccia effimera su un pendio innevato.
    Esistono anche gli scialpinisti che risalgono a bordo pista e poi scendono dalle piste. Nessun problema ma non si può pretendere che sia legge.
    Una cosa è vietare pendii e sentieri in ambienti fragili e/o di interesse storico e paesaggistico, altro è pretendere che si scii solo in pista o si vada in mountain bike solo sulle strade forestali.

  32. Strumentalizzare il crollo della Marmolada per dare contro al mercato dello sci è manovra assai subdola che getta poca o nulla credibilità su chi la porta avanti.
     
    Preciso che sono una guida alpina che da 3 stagioni ha deciso di non servirsi più degli impianti di risalita. Vivo ai piedi del Sella e vedo la Marmolada dalla finestra. Mi rendo conto che le temperature del globo si stiano innalzando, anche perché mi muovo abbastanza tra le montagne di paesi diversi, ma imputare certe cause all’industria dello sci (che conosco assai bene e che non corrisponde proprio esattamente a come qui viene descritta) mi sembra addirittura criminale. 
    Intendiamoci, la penso anch’io abbastanza similmente a molte tesi all’articolo ma non utilizzerei per sostenerlo certe tesi.
    Articoli come questo sono occasioni mancate di descrizione sensate di situazioni che più o meno potrebbero sensibilizzare le persone. 
    Qui si tratta di ambientalismo da salotto che ignora molte  troppe cose.

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