Crescendo

Crescendo
(Growing up sulla parete sud dell’Half Dome, Yosemite Valley)
di Doug Robinson
(pubblicato su The American Alpine Journal 2008)

Ridimensionare un’icona è complicato. Devi scalare la leggenda per afferrare la pietra stessa. Mi ci sono voluti anni per vedere oltre il muro a nord-ovest della più grande icona di Yosemite, l’Half Dome. Sean Jones, tuttavia, è così oltre che chiama la parete nord-ovest “il lato oscuro”.

Questa è davvero la storia di Sean, la sua nuova via stellare. Ma sono stato coinvolto profondamente, forse al di là di me stesso. Entrambi avevamo notato il potenziale ed eravamo stati attratti da una nuova via in libera. Ho deciso di filmare Sean su quella parete, e anche prima che il mio film andasse oltre il budget, ero caduto sotto l’incantesimo di quel muro luminoso e non potevo abbandonare. Un sacco di inchiostro virtuale è già stato versato su questa salita, in internet più parole di quelle contenute in Guerra e pace (http://www.supertopo.com/ climbing/thread.html?topic_id=566859). La polemica era imperniata sulla nostra decisione di scendere in corda doppia dalla vetta per trovare una linea arrampicabile sulla parete superiore, e poi di mettere degli spit di protezione appesi alla nostra corda. Alcuni scalatori si sono molto offesi, dal momento che Yosemite ha sempre avuto una solida tradizione di salite “dal basso”.

La parete sud dell’Half Dome è larga 1500 metri e alta circa 650 metri. (1) Lost again (5.10 A3+, Eric Kohl, solo, 1992); (2) Growing up (5.13a A0, Sean Jones e compagni, 2007); (3) South Face (5.8 A3, Warren Harding e Galen Rowell, 1970); (4) Southern Belle (5.12d con 5.11X, Dave Schultz e Walt Shipley, 1987; prima libera Scott Cosgrove e Dave Schultz). Sulla base delle linee disegnate da Clint Cummins. Foto: Shawn Reeder.

Qui nell’American Alpine Journal gli alpinisti di solito scrivono le loro opinioni. Anche se Sean ha guidato la scalata, dirò alcune parole. Per prima cosa, mi dà la possibilità di vantarmi del mio amico, dal momento che Sean in Valle è sotto gli occhi di tutti. Ha un occhio straordinario per le belle linee e più prime salite qui (91) di chiunque altro. E vorrei spiegare perché abbiamo violato le regole tradizionali della Valle lungo la parete sud dell’Half Dome.

Sul lato oscuro, la Regular Northwest Face Route, anche se striata di nero, è ancora di moda. Nel 1957 è diventato il primo grado VI in America. “Non ho mai avuto il minimo dubbio che ce l’avremmo fatta“, ha detto Jerry Gallwas la scorsa estate (2007, NdR) durante un raduno per celebrare il cinquantesimo anniversario di quella salita. Lui e Don Wilson erano fianco a fianco con Royal Robbins alla celebrazione della Yosemite Lodge. Jerry ha mostrato parte del loro segreto: una dotazione di chiodi in acciaio fatti a mano. Ragazzi amanti del divertimento e robusti, sono tutti passati a grandi vite ben oltre l’arrampicata.

Quanti di noi hanno scalato la parete nord-ovest seguendo le loro orme? Forse diecimila. Siamo i fortunati. Per quella via si sono registrate tutte le grandi prime del big wall. Prima in giornata: 1966. Prima solitaria: stesso anno. Tutta in libera: 1976. E Dean Potter ci lasciò a bocca aperta da solo con la corda avvolta sulla schiena nel 2002. Mi ci sono messo anch’io nel 1973 con la prima salita senza martello. A quel tempo era scioccante arrampicarsi con solo stopper ed excentric, ma ora è noiosamente normale (con i friend). Tuttavia, la nostra prima salita “clean” ha segnato una rivoluzione. L’azione ambientale è stata spesso innescata dagli scalatori. L’impulso di John Muir a fare di Yosemite un parco ne è un esempio eccezionale. Il movimento per preservare la roccia arrampicando clean era interessante perché piaceva agli scalatori non tanto come un imperativo morale bensì come una sfida allettante. È stato semplicemente divertente.

Come per la maggior parte di noi, la parete nord-ovest è stata il mio primo grado VI. Sempre più un free climber che un wall guy, mi sono sentito molto orgoglioso di fare da primo sullo svasato Robbins Chimney, un runout spaventoso. L’arrampicata stessa è sempre più importante di qualsiasi cosa venga fatta per proteggerla. E l’arrampicata libera già si profilava come il futuro della nostra pratica rocciosa.

Gira intorno e vai alla luce del sud; il didietro si illumina. Qui c’è una muraglia molto diversa. La parete sud è larga un miglio, liscia e vergine. C’è qualche fessura che però non raggiunge il suolo. Due fessure arcuate rompono lo specchio davanti e al centro, si toccano a sinistra e svaniscono nel lisciume.

Warren Harding attaccò per la prima volta l’arco principale nel 1966, ma la prima salita richiese cinque tentativi in ​​mezzo decennio, una prova anche per la leggendaria tenacia di Harding e per l’apprendista stregone più voglioso, Galen Rowell (Galen amava essere “un ex secondo di Warren Harding e Fred Beckey”). La telecamera del principiante Rowell ha ripreso Harding che lottava per superare un diedro strapiombante, “il suo tiro più faticoso (Vertical World of Yosemite)”. Di fronte all’immenso liscio che aveva al di sopra, Harding ha inventato il bat-hooking: bilanciarsi su un gancio affilato messo in un foro poco profondo. In uno dei loro tentativi, la sorpresa di una violenta tempesta di neve ottobrina ha portato al primo salvataggio in assoluto su una big wall, quando Royal Robbins è sceso giù dalle nuvole sommitali con un thermos caldo e una corda per aiutare Harding e Rowell a fuggire dalla morsa del ghiaccio.

Alla fine la loro salita ha lasciato una scia di piccoli buchi fino alla vetta. L’arrampicata su big wall stava crescendo o stava perdendo la sua freschezza? Il trapano è stato, per mezzo secolo e più, il cardine del dubbio in arrampicata. Sicuramente ci sarebbero state più perforazioni e più corde dall’alto.

Sean Jones impegnato sul tratto chiave della dülfer della 10a lunghezza, 5.13a. Foto: Shawn Reeder.

La grande promessa della parete luminosa doveva ancora venire, perché il potenziale di questa parete è nell’arrampicata libera: la parete “liscia” per una generazione diventa il parco giochi della successiva. Siamo arrivati agli anni ’80 prima che l’arrampicata libera potesse fare serie incursioni sulla parete sud. Autobahn (5.11+R, Charles Cole, John Middendorf e Rusty Reno, 1985) fu la mossa di apertura. Come la mezza dozzina di salite che seguirono presto, fu un’affermazione audace su una roccia eccezionale.

“Parco-giochi”, tuttavia, si è rivelato troppo ottimista. Ognuna delle nuove vie libere si è rivelata difficile, temibile e seria, almeno con punteggio R. Anche ora quelle vie sono ripetute raramente. A coronamento dello sviluppo, Karma e la regina delle linee del versante sud, Southern Belle, hanno entrambe attraversato l’ultima frontiera dell’audacia per diventare X-rated. Karma (Jim Campbell, Dave Schultz e Ken Yager, 1986) non ha attirato un secondo tentativo, e il filo di interesse per Southern Belle (fatta nel 1987 da Dave Schultz e Walt Shipley, liberata da Schultz e Scott Cosgrove nel 1988) ha solo costruito la sua temibile reputazione.

Quando Sean si è avvicinato alla parete sud nel 2007, una calma mortale era calata sul muro; l’arrampicata libera su di essa si era sostanzialmente fermata al 1994. Qui c’era uno dei tratti di pietra più grandi e più belli di tutta la Valle, ed era semplicemente lì, ignorato. Sicuramente c’è una lunga camminata di avvicinamento e la parete è seminascosta. Ma “fuori dalla vista, fuori dalla mente” non era la ragione principale del silenzio. Dai la colpa ai runout. Si potrebbe dire che la storia dell’arrampicata libera sul retro dell’Half Dome non dipendeva dall’audacia delle sue prime salite, ma da un giorno di luglio del 1994, il giorno in cui Hank Caylor ha fatto quella caduta bestiale. È caduto per oltre 25 metri sull’ottavo tiro di Southern Belle. Una caduta così lunga potrebbe andare bene su roccia più strapiombante. Chris Sharma, per esempio, ha fatto molti voli del genere nel suo progetto di grotta calcarea nel Mojave. Ma le sue cadute erano nel vuoto. Anche El Cap è abbastanza ripido per voli senza conseguenze. Ma questa parete è inclinata a soli 75 gradi. È piuttosto ostile allo spalmo d’aderenza, ma orribile se ci cadi sopra. Durante la caduta il piede di Hank si incastra da qualche parte. Hank si rompe entrambe le gambe. Immagina di scendere poi con le caviglie a penzoloni che scricchiolano. Sceso a terra iniziò a gattonare.

Sean impegnato sulle placche liscissime sopra al bordo superiore del grande arco. 15a lunghezza. Foto: Shawn Reeder.

L’audacia sulla parete sud aveva forse superato un limite o semplicemente era diventata stupida? Entrambi i ragazzi che hanno aperto Karma dicono che mai l’avrebbero rifatta. Dave Schultz, nella prima ascensione di Southern Belle con Walt Shipley, aveva fatto da primo quel famigerato ottavo tiro. Tornando a liberarlo con Scott Cosgrove, non ha osato fare da primo quella lunghezza. Il compagno Cosgrove ce l’ha fatta, il suo tiro più degno d’orgoglio, ma anche lui dice che “mai più”. John Bachar e Peter Croft si sono entrambi ritirati sotto a quel punto. La Belle ha aspettato 18 anni per una seconda salita di successo, quella di Leo Houlding e Dean Potter. Potter più tardi mi disse che aveva avuto paura. Certamente senza offesa per loro, quindi, se alcuni di noi trovano che quella parete, fatta in quei modi, sia sprecata. Forse c’è un altro modo…

L’audacia è qualcosa che ho sempre ammirato e spesso spinto. Proprio l’altro giorno a Bishop ho sentito che qualcuno aveva fatto marcia indietro su uno dei miei runout del 1970, Smokestack sulla Wheeler Crest. Anche Sean aveva aperto una via in placca 5.11 con un runout di trenta metrii che gratta via tutta la pelle, su una placca del Balloon Dome  sopra al fiume San Joaquin. Ma poi ha ripensato a quello che aveva fatto, ed è tornato a perforare a posteriori qualche altro spit sulla sua via a beneficio dei futuri scalatori.

Ma torniamo alla storia della nostra parete dorata, la Sud dell’Half Dome. Torniamo sul pezzo all’inizio della primavera 2007, percorrendo uno scricchiolante nastro di neve lungo la base della parete. Torniamo alla visione di Sean di una linea completamente nuova e completamente libera sulla parete sud. Torniamo alla ricerca di un primo passo verso la Cupola. Non era ovvio da dove cominciare. Al primo tentativo, è salito di 20 metri su lastre e poi si è arenato. Il secondo tentativo di Sean ha liberato cinque bellissimi tiri della classica e artificiale Harding-Rowell prima di imbattersi in un tiro molto più difficile e più problematico da liberare.

Pausa per dare un’occhiata alla guida. Una linea del percorso su una foto risulta sbagliata. Si entra sotto quell’arco principale. È enorme lì dentro e complesso, con tre principali sistemi di fessure. Southern Belle ha preso quello di destra. Le fessure centrali sono la via originale della parete sud. Il sistema di sinistra, nonostante fosse stato segnato con una linea, non era stato mai scalato. Che regalo! Sean si diresse su quella linea di fessure nette e meravigliose, dove l’arco gigante incontra la parete principale della Cupola.

L’arrampicata era perfetta, pulita senza dover fare nulla. Niente erba, niente sabbietta. Solo diedri lucidi, netti e squadrati che gradualmente si piegavano a sinistra, premendo sempre più forte sulla spalla destra dello scalatore quanto più in alto andava. Questo era l’andazzo; l’arrampicata sembrava essere di circa 5.12 ad ogni tiro. Infine, la fessura si chiudeva con una dülfer sulla punta delle dita, il diedro si piegava in modo terminale con un’arcata orizzontale, con la placca che precipitava sotto i piedi: quello era il decimo tiro, di 5.13a.

Con l’arco ora incombente a strapiombo e la fessura scomparsa, ci colpì il caso. Pochi metri più in basso una facile rampa portava a una spaccatura. Questa viaggiava sul 5.11+, ma continuava per due tiri (con un punto di A0) oltre la fine dell’arco. Tre mesi dopo l’inizio del suo progetto sulla parete sud, Sean era finalmente sull’orlo della parete dorata. Motivo di gioia, ma anche un problema.

Passando così tanto tempo là sopra, Sean si è accompagnato a molti partner fedeli. Robbie Borchard, Jake Jones e Ben Montoya hanno tutti lavorato duramente sulla parete prima di essere richiamati dagli impegni. Anche io ho avuto i miei problemi. Quando arrivò l’estate, il mio progetto cinematografico era svanito e la tendinite al gomito aveva ridotto il mio tempo in parete allo stato di scimmia trapanante. Ora ci trovavamo di fronte non solo alla parete terminale e alla sua roccia liscia solcata da scanalature senza fessure, ma anche di fronte all’etica che fino ad allora aveva tenutoi in scacco l’intera parete.

Ormai in alto della parete, Sean danza su roccia ormai più facile. Sullo sfondo e alla base, le foreste della Little Yosemite Valley e il Clark Range. Foto: Shawn Reeder.

La nostra prossima mossa è stata oggetto di accesissimi dibattiti, in Yosemite e sul Web. In parte perché l’Half Dome è un’icona e la sua storia conta. In parte perché ci sentivamo in anticipo per ciò che avevamo fatto. Ma in realtà erano decenni che le corde venivano usate dall’alto sulle pareti della valle, specialmente su El Cap, precisamente da quando la corsa all’oro del free climbing era iniziata lì negli anni ’90. Scendere dall’alto è una tattica utile, dopotutto, per spiare il potenziale in arrampicata libera, e magari per coinvolgere qualche professionista magari utile in seguito. In molti modi, Growing Up è diventato un parafulmine per molti comportamenti seminascosti che in realtà si erano nascosti per decenni nella nostra amata valle. Abbiamo attizzato il fuoco, ci siamo dimenati sulle sedie a sdraio, abbiamo stappato un altro set di birre e ci siamo tuffati di nuovo nella discussione sulla nostra spinosa situazione. Prima di tutto, non avevamo idea in quale direzione salire. I sistemi di fessure ti guidano chiaramente, ma le lastre dure confondono, perché a volte non puoi vedere la prossima mossa anche quando è lì davanti alla tua faccia. Eravamo già stati messi a confronto con la tendenza di questo muro a nascondersi, già a cominciare dalla prima incursione di Sean da terra. Ormai lo avevamo visto così spesso che iniziavamo a chiamarlo “l’effetto fortezza”. Quindi abbiamo esitato a spingerci semplicemente sulle placche superiori, rischiando di dover poi interrompere un itinerario che finiva in un mare di porcellana: spit verso il nulla. Magari poteste vedere. Per quanto riguarda l’arrampicata su placca, questa parete è molto ripida e scivolosa. È difficile trovare una posizione da cui perforare, e persino trovare i posizionamenti dei ganci per aiutare la perforazione (i ganci sono stati considerati uno stile accettabile sin dai tempi della Bachar-Yerian a Tuolumne) erano rari su questo terreno smussato e privo di bordi. Tutto questo era già stato evidenziato dalle vie esistenti e da quanto poche queste fossero.

Sarah Watson sulla lunghezza della Mini Snake Dike, 5.10c. Questo sottile solco di poco meno di 70 metri è l’unica formazione netta nello specchio dei 300 metri della parete terminale. Foto: Shawn Reeder.

Abbiamo rifiutato categoricamente di dar luogo a un altro runout vicino alla morte come le altre vie sul muro fino ad oggi. Questo è un vicolo cieco. Senza nessuno disposto ad accettare un guanto di sfida così mortale, l’arrampicata su questa grande muraglia continuerebbe a svanire nel nulla. Sean ha avuto un’idea migliore, quella che ha aperto la bellezza della parete sud da scalare un po’ più spesso, come merita. Ma serviva un cambiamento di etica, un’evoluzione di stile, che è un boccone amaro in una Valle ricca di tradizione. Compresi i più di 300 metri appena saliti sotto i nostri talloni.

Alla fine, abbiamo sospirato, caricato i nostri zaini con la corda fissa, siamo saliti in cima e ci siamo calati per trovare la linea, e poi per mettere i chiodi. E che bella linea abbiamo trovato! A volte c’era a malapena una manciata di prese sperse nel liscio-porcellana. Soprattutto traversando a destra, sopra l’orlo dell’arco, dove a volte un lieve solco spezzava l’uniformità dello specchio e offriva una linea di progressione. Quel tratto è arrivato al 5.11c. Anche così, ha richiesto altri 20 metri di A0. Meno male che abbiamo esplorato dall’alto, perché questo ci ha salvato dal chiodare la nostra visione originale di dove sarebbe andata la via, che in realtà si esauriva dopo due tiri. Ciò avrebbe lasciato nel nulla l’inquinamento di una linea di spit.

Su una parete piena di solchi, ne abbiamo trovato solo uno su questa placca superiore, ma è di una tale bellezza che abbiamo iniziato a chiamare quel tiro “Mini-Snake Dike”. Era sorprendentemente moderato a 5.10c. L’arrampicata è rimasta costantemente buona e costantemente dura con 5.10 e 5.11, sostenuti, portando a un movimento di 5.11d che si è rivelato essere il punto cruciale delle placche superiori. C’è una trama più evidente in alto, ma era difficile da raggiungere e sarebbe stato scoraggiante provare a perforare dalla nostra posizione.

Sarah Watson era l’ultima compagna di Sean sulla via. Sarah scalava solo da due anni, ma l’ex ginnasta è diventata bravissima, frequentando per settimane intere Indian Creek, e ha affinato le sue abilità di arrampicata a incastro. Il suo primo giorno sull’Half Dome, Sarah ha condotto da prima tiri duri di 5.11 sotto l’arco. Poi una caviglia slogata l’ha costretta a fare surf sul divano mentre Sean e io abbiamo trapanato a mano sulla parete superiore. Ma con la caviglia completamente fasciata, si è unita a Sean per il tentativo finale del 28 luglio 2007.

Questa valle ha una solida storia tradizionale. Mi piace, l’ho sostenuto a gran voce e ho contribuito per la mia parte. Ma è anche una tradizione che è stata violata molte volte negli ultimi decenni, prima con le arrampicate sportive su falesie corte, e ultimamente su quasi tutte le linee appena liberate su El Cap Done, ma di cui non si parla molto. In qualche modo, semplicemente dicendo chiaramente cosa stavamo facendo, siamo diventati i fustigatori per il comportamento oscuro della maggior parte dei principali protagonisti. Improvvisamente sono passato dall’essere padre dell’arrampicata clean a perfido rap-bolter (chiodatore seriale). Non mi dispiace essere nel vivo della polemica, ma molte persone vedono solo in bianco e nero. Growing Up non è un ripudio ideologico dello stile dal basso, non è l’apertura di una nuova stagione di chiodature dall’alto. Piuttosto, è figlia dell’ascoltare la pietra, prendendo spunto dalla natura di questo particolare terreno dove non si riesce neppure a stare in equilibrio per forare perché non si possono usare ganci.

Ho già detto che lassù è bellissimo da morire? E che è solitario? Anche visto dalla foresta di sotto. Un miglio a est della parete sud, centinaia di persone al giorno risalgono i cavi sulla spalla est. Mezzo miglio a ovest si impegnano sulla Snake Dike della sponda ovest. Sulla parete sud, però, non abbiamo visto un solo visitatore in quattro mesi di andirivieni. Sul muro c’è una veduta a volo d’aquila di tutti i dintorni. La roccia è così pulita… Pulitissima. Scivolosa, lucida, cristallina, pulita. È una superficie brillante su cui essere in bilico, ed è stata tenuta al di fuori del piacere comune per troppo tempo.

Mi dispiace sottrarre così tanto tempo e attenzione a questa buona comunità parlando di corde dall’alto e di come vengono posizionati gli spit. Distrae la nostra attenzione dalla salita stessa, che alla fine è ciò che conta davvero. Tutta questa disputa su come sono stati messi gli spit è molto distorta, come se l’esperienza della prima salita contasse più di quella delle migliaia che verranno dopo. Sean e io preferiremmo concentrarci su queste persone, quelle che saliranno effettivamente la via. Ad esempio, prendi l’orgoglioso e meraviglioso Snake Dike dietro l’angolo. Non si può contare quante persone hanno scavalcato la sua improbabile spaccatura, generosamente disseminata di prese, che offre l’unica arrampicata ragionevole sulla parete: a pensarci bene, è l’unica arrampicata libera popolare sull’intero monolite dell’Half Dome. Sicuramente centinaia di migliaia di noi l’hanno scalata. La mia vita è più ricca per aver scalato Snake Dike, e ho sputato su quanto siano fantastici i movimenti per centinaia di persone. È davvero importante com’era per quei ragazzi che hanno aperto quella via nell’età del ferro? Growing Up apre un’esperienza simile a molti arrampicatori. Certo, è molto più difficile, ma i tempi cambiano. L’evoluzione avviene.

Divento sempre più anti-elitario riguardo all’arrampicata. È un’esperienza così profonda – cambiare la mia vita più e più volte – che credo che più scalatori che scalano di più aiuteranno a far prendere al nostro travagliato pianeta  una direzione migliore. In quel contesto, non vale la pena lamentare un po’ di affollamento su percorsi occasionali. Non avremo un pianeta sul cui salvataggio cavillare se sempre più saranno coloro che faranno esperienze del genere, quelle che ci motivano ad amare questa fragile striscia di vita aggrappata alla nostra sfera di pietra e ad aiutarci a preservarla. Forse questo è un modo per far sì che l’arrampicata diventi meno un passatempo egoistico ed elitario. Non che l’egoismo sia un male. In realtà è essenziale. La ricerca di un’esperienza personale così intensa è al centro delle nostre trasformazioni solitarie. E solo crescendo come individui possiamo riunirci in una forza ambientale più profonda.

Crescere: la linea parla da sola. Vai a scalarla. E poi, se ti senti offeso, dicci che non ne valeva la pena. Sean la definisce la migliore scalata che abbia mai aperto. Penso che anche tra gli standard moderni che vengono forgiati su El Cap, questa sia la scalata dello Yosemite per quest’anno. Ora è il tuo turno. Scalala se puoi, o anche scendi dall’alto per assaggiare alcune delle placche finali. L’arrampicata lassù è diversa dal resto della Valle o da Tuolumne. È una pietra dura e bella. Ed è accessibile: runout oltre l’arrampicata sportiva ma sicuramente non una via mortale. Alla fine, ci è sembrato che valesse la pena invertire la tradizione. Ma la linea che ne risulta è ciò che conta. Il percorso appartiene a te ora. Tu decidi. Come disse Dylan Thomas: “La funzione dei posteri è di badare a se stessi“. La questione è fuori dalle nostre mani.

Sommario
Area: California, Yosemite Valley.
Ascensione: Half Dome, parete sud, Growing Up (21 tiri, VI, 5.13a, A0). Sean Jones, Robbie Borchard, Jake Jones, Ben Montoya, Sarah Watson, aprile-luglio 2007.

Una nota sull’autore
Doug Robinson ha visto molte rivoluzioni in 50 anni di arrampicata. Chiamato il padre dell’arrampicata clean, ha anche assistito alla rivoluzione dell’arrampicata su ghiaccio di Yvon Chouinard e ha co-scritto Climbing Ice. La sua via Dark Star è la più lunga scalata alpina della Sierra. È stato il presidente fondatore dell’American Mountain Guides Association e gli piace avere clienti desiderosi di sfide. Il libro di Doug, A Night on the Ground, A Day in the Open è stato intitolato “John Muir incontra Jack Kerouac” e il suo video Moving Over Stone è diventato il “video rock” più venduto di tutti i tempi. Il film Half Dome di Doug attende ancora i finanziamenti.

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Crescendo ultima modifica: 2022-01-11T05:29:00+01:00 da GognaBlog

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