Negli ultimi anni, la crescente sensibilità ecologica ha spinto gli editori e gli autori a pubblicare una quantità esorbitante di testi sul tema, basti consultare uno dei molti scaffali dedicati, in qualsiasi libreria italiana: ecco chi e quali opere leggere per provare a capire meglio il legame tra uomo e ambiente.
Crisi climatica e letteratura
(come far capire all’essere umano che non è al centro del sistema-terra. E, forse, salvarci dall’estinzione)
di Riccardo Gasperina Geroni
(pubblicato su ilfattoquotidiano.it del 2 luglio 2022)
“Voglio inferire che gli uomini sono tutti morti, e la razza è perduta”. La frase che potrebbe essere tratta da un romanzo distopico contemporaneo è invece proferita da un folletto a uno gnomo, in una operetta morale di Giacomo Leopardi. Siamo nei primi decenni dell’Ottocento, e non negli anni Duemila: l’invenzione dell’antropocene era al di là da venire, ma la sensibilità proto-ecologista dell’autore di Recanati, la sua messa in discussione del paradigma dell’antropocentrismo, era già operante.
Per Leopardi, l’uomo sbagliava a sentirsi al centro del sistema-terra, il suo è tuttalpiù un ruolo da comprimario, di parte tra le parti, animale tra gli animali. Questa nostra convinzione di essere superiori per valore e per status si chiama specismo, e combatterla è forse l’unica vera sfida culturale che ci interessi al fine di combattere il riscaldamento globale e le sue conseguenze. Già duecento anni fa, a Leopardi tutto questo sembrò chiaro e naturale, grazie a una sua spiccatissima sensibilità umana aggravata da un corpo fragile e sofferente, e forgiata dallo studio di alcuni trattati scientifici, come quelli scritti da Erasmus Darwin, nonno del più celebre Charles, che contribuirono poi alla nascita dell’Origine della specie (1859).
È la poeta e saggista Antonella Anedda nel suo recente Le piante di Darwin e i topi di Leopardi (Interlinea, 2022) a portare l’attenzione sull’eccezionalità della voce leopardiana in un’ottica che sembrerebbe alludere all’evoluzionismo darwiniano e all’anti-specismo: «Il tema del Dialogo di un Folletto e di uno Gnomo – scrive Anedda – contiene una delle idee fondanti della filosofia dolorosa ma vera di Leopardi: gli uomini credono il mondo fatto per loro. Per questo lo depredano, incuranti della morte e della possibile, anzi probabile estinzione».
Negli ultimi anni, la crescente sensibilità ecologica ha spinto gli editori e gli autori a pubblicare una quantità esorbitante di testi sul tema, basti consultare uno dei molti scaffali dedicati, in qualsiasi libreria italiana. Si troveranno gli autori più disparati: dall’ormai classico Timothy Morton a Peter Engelke, a John McNeill, Simon Lewis e Mark Maslin, per citarne alcuni. Ma come ogni crisi, anche quella climatica necessita della letteratura, di una parola cioè che la sappia spiegare e chiarire in modo affascinante, così da renderla accessibile a tutti. È difficile però raccontare un fenomeno lento e non identificabile in un qui e in un ora, in un oggetto dai contorni definiti e chiari, di cui si possano scorgere e comprendere le conseguenze. Eppure, se questa può rivelarsi l’unica strada, la letteratura offre molti strumenti per percorrerla. Leopardi, ad esempio, utilizzò una tecnica collaudatissima in letteratura, cioè lo straniamento, il quale gli permetteva di rovesciare il punto di vista dell’essere umano spingendo il lettore a uscire dalla normale percezione del mondo, così da ridicolizzare la prospettiva antropica e relativizzarla.
In questa direzione si muove anche la recente antologia edita da Einaudi per le cure di Niccolò Scaffai, Racconti del pianeta terra (2022), in cui sono offerte a un pubblico ampio ed eterogeneo diverse sensibilità ecologiche e modalità di espressione differenti che, non a caso, da Leopardi conducono alle più recenti esperienze estetiche di ambito internazionale, come quelle di Amitav Gosh o Margaret Atwood. In copertina, il lettore scorgerà l’immagine dell’artista Émile Möri la quale ritrae su una spiaggia di finissima sabbia rosa alcuni gruppi di turisti che passeggiano, prendono il sole, giocano osservando noncuranti il mare in cui si scorge minaccioso un iceberg, segno dell’imminente ma impercepita tragedia. L’immagine, in prima battuta, regala benessere e tranquillità, fintanto che non si percepisce il rischio reale: «solo passando dalla condizione di spettatore privilegiato a quella di elemento tra gli altri – spiega il curatore – l’essere umano può riconoscersi come specie tra le specie, come fenomeno tra i fenomeni che agiscono intorno e insieme a lui».
Il libro è diviso in quattro sezioni, ciascuna delle quali offre una prospettiva particolareggiata con cui guardare, attraverso le lenti della letteratura, il problema ecologico. In particolare, la seconda sezione offre un radicale ripensamento della relazione uomo e animale. La sofferenza umana – suggeriscono i testi antologizzati – non è poi così dissimile da quella delle altre specie di esseri viventi: «Di allevamenti, macello e caccia, di sperimentazioni e di giochi, che hanno per oggetto, ogni giorno, da tempo indeterminato, Piccole Persone, crediamo di sapere tutto. Non sappiamo nulla. E se lo sapessimo veramente, morremmo di dolore e vergogna», sono le parole di Anna Maria Ortese, scrittrice di origini campane, oggetto in questi anni di un rinnovato interesse di critica e di pubblico, la quale rivendica l’uguaglianza di tutte le creature terrestri. Lo stesso, seppur da una prospettiva diversa, vale anche per il racconto di Primo Levi, Verso occidente, in cui la crisi esistenziale di uno dei protagonisti è posta in parallelo agli istinti autodistruttivi e violenti che un tempo si attribuivano ai gruppi di lemming, cioè di quei roditori dalla rapida e irrefrenabile riproduzione, i quali sono spesso costretti a migrare e a morire in modo violento, prima di raggiungere la destinazione.
Non so se la letteratura ci salverà dall’estinzione, come recita il titolo di un recente pamphlet, ma di certo il racconto è ancora il luogo dove poter capire il legame stretto e insieme complicatissimo tra l’uomo, l’ambiente e le altre specie, tra l’uomo e insomma il suo ecosistema. È ancora il miglior modo che ci è consentito per elaborare strategie e immaginare scenari futuri; adottare con uno sguardo per noi straniante la parte di coloro che verranno, la parte della loro inevitabile sofferenza nel disastro ecologico che oggi si annuncia e che noi abbiamo, anche con consapevolezza, perpetrato. Cosa faremmo – si chiede Scaffai, e noi con lui, in conclusione – se a un certo punto ci accorgessimo che quella montagna di ghiaccio della fotografia stesse davvero per travolgerci e condurre alla deriva?
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http://gestione-rifiuti.it/impronta-ecologica ci servirebbro 2 territori pari a quello Italianoper mantenere uncerto stilel di vita sciupone
L’impronta ecologica media mondiale nel 2005 era di 2,7 ettari globali pro capite; ovvero c’era un deficit ecologico di 0,6 ha/p. In altre parole l’impronta ecologica dell’umanità era di circa il 30% superiore all’area disponibile. Questa eccedenza non può essere superata per un lungo periodo, perchè porta inevitabilmente a un graduale esaurimento delle risorse delle risorse naturali della terra. se in una zona siconsumadipiu0’inrisorse d i quantoofferto dallerisose locali, il sovrappiù a chi viene fregato? achi impieiga solo un aminimaparte del suo territorio.In colore rosa pallido sul mappamondo
26) i dati oscillanti salgono o scendono, seghettate come in una lama con denti diseguali, la se la lama la clino si vede se la tendenza TREND e’ a scendere o a salire.
Se vuoi dire che tanti dei rimedi che ci propinano sono una farsa e un modo per continuare solo a muovere denaro (vedi il mondo delle auto) sfondi una porta aperta.
Se vuoi dirmi che il nostro modo di vivere non sia dannoso per l’ ambiente e quindi non vada rivisto…non sono assolutamente d’accordo
Beh, Simone, pensa alle migliaia di navi cargo che ogni giorno solcano gli oceani per portare merci in giro per il mondo. Pensa all’Italia, che ha rinunciato al grano e altre colture e ora le importa; che sta smobilitando le sue industrie per delocalizzare o addirittura comprare all’estero. È l’economia globale, di cui ci hanno raccontato che è il meglio che ci sia.
Comunque, tornando al problema del surriscaldamento, l’Unione Europea ha deciso di rinunciare ai motori endotermici dal 2035. Sarà un massacro? Non sarà un massacro? Chi sopravvivrà lo vedrà.
Ciò che però mi lascia basito è la demagogia che ha influenzato una scelta cruciale per l’economia e i lavoratori del settore. I nostri governanti europei si sono fatti guidare dalla demagogia, dal populismo (beninteso, nell’originario significato politico della parola).
Io Fabio vedo un grande spreco generalizzato e una rincorsa indecente a produrre ed accumulare cose inutili. Un crescendo di ore passate in auto per cosa? Spreco di acqua ed energia per produrre cibo da cestinare, frutta da non raccogliere e solitI luoghi comuni ma reali ….
Persone che devono stare in maglietta d’ inverno bruciando fonti fossili…oppure condizionatori che funzionano a pieni giri perché abbiamo edifici che sono dei gruviera da un punto di vista termico.
Auto ferme tenute in moto per refrigerare l’ interno mentre si aspetta chi é a fare la spesa…
Posso continuare all’ infinito.
Che rivedere questo stile di vita sia un grosso trauma secondo me é solo indice del livello di demenza al quale siamo arrivati….ma ormai ho capito che sono io ad essere anormale.
Simone, non lo so. È una questione terribilmente complicata, con conseguenze che potrebbero essere catastrofiche a livello planetario, in un senso o nell’altro.
È vero che il nostro modello di vita presenta innumerevoli difetti, anche gravissimi. D’altra parte la mia forte preoccupazione è che – ammessa la buona fede degli attori – si voglia giocare all’apprendista stregone nell’affrontare il problema. In ballo però c’è l’umanità.
Come titolò quel tale: che fare?
A questo giro Fabio mi hai un po’ sorpreso.
Il fatto che noi inquiniamo e surriscaldiamo il pianeta in modo esponenziale col passare degli anni direi che é in dato innegabile.
Che poi nelle ere si siano sempre alternati periodi caldi e glaciazioni é amch’ esso un fatto.
Capisco quindi chi dice che probabilmente i ghiacciai prima o poi si sarebbero sciolti comunque.
Non capisco però perché noi si debba enormemente accelerare tale processo in modo così stupido e per di più producendo enormi danni aggiuntivi.
Siamo sicuri ci sia così tanto da difendere nel nostro modello di vita?
@18
Giusto per chiarire (la tua risposta mi ha fatto venire un dubbio), scientista e ciarlatano non erano certo riferiti a te, Bertoncelli, ma a chi propina le dimostrazioni inoppugnabili che tu vorresti.
Che si prendano decisioni (anche) sulla base di ipotesi (ipotesi, non prove) oppugnabili, discutibili, confutabili mi pare che sia la quotidianità dei fatti.
Come dicevo, qualunque teoria scientifica al di fuori delle costruzioni astratte è confutabile.
“Non vorrei che tra venti o trenta anni i climatologi ci dicessero: Scusate, ma ci eravamo sbagliati. Il surriscaldamento è di origine naturale”.
E’ possibile ma improbabile. Estremamente improbabile.
Nel frattempo, tic-tac tic-tac.
P.S.
“Prova a verificarla con la realtà del mondo.”
Lo faccio tutti i giorni come parte del mio lavoro.
Che l’origine del riscaldamento sia antropica pare più che decisamente acclarato (vedi Gallese), ma qualunque ne sia la causa sta pur sicuro che la nostra vita (la vita di tutti gli esseri umani) in termini economici e sociali sarà sicuramente stravolta entro breve.
Puoi provare a mitigare il riscaldamento, qualunque ne sia la causa, tagliando emissioni, riducendo l’impatto (e stravolgendo l’economia, ovviamente), perché è sempre una buona politica non gettare benzina su un incendio.
Oppure puoi non fare nulla, pensando che a te più di tanto non cambierà e che potrai comunque difendere il tuo orticello, perché chissenefrega degli altri.
Ma di sicuro non puoi sostenere che di qui a trent’anni l’economia e il mondo non cambieranno, a meno che tu sia stupido o in malafede.
Non essere così sicuro di aver iniziato ad andare in montagna tanto prima di me: tra venti o trent’anni non sarà di certo più un mio problema.
Però lo sarà per le mie figlie e per questo mi inc***o quando qualcuno ragiona col c**o!
Intendo dire, sottovalutare o negare il problema perché non ci piace.
Matteo, ho iniziato a salire sui monti prima di te (ma, beninteso, molto piú tardi di Alessandro 😉😉😉).
Ricordo maestose seraccate e ghiacciai innevati con la fronte turgida. Ricordo ascensioni di pareti nord, magnificamente imbiancate, addirittura in agosto, in settembre e in ottobre. Ricordo grandiosi seracchi pensili, da cui tenersi ben alla larga. Gli scenari glaciali mi hanno affascinato fin da bimbo. Adesso invece mi piange il cuore. Credi che non mi piacerebbe se le Alpi ritornassero come allora?
Sono sempre rimasto orripilato – e inferocito! – di fronte alle devastazioni dell’ambiente. In Val di Fassa, Val Gardena, Val Badia e in innumerevoli posti delle Alpi devono solo vergognarsi. Ma pure in Pianura Padana non si è scherzato: decine di migliaia di capannoni. L’esplosione urbanistica delle metropoli come Milano ha lasciato un segno che rimarrà nei secoli. La riminizzazione della Riviera Adriatica ha addirittura creato un neologismo per indicare brutture urbanistiche: alberghi, cemento, asfalto.
Noi, popolo italiano, avremmo potuto fare mille volte meglio, pur rispettando l’ambiente naturale (e quindi pure noi stessi!) ma al contempo migliorando la qualità della vita sia in termini economici che di gradevolezza paesaggistica. E cosí quasi dappertutto nel mondo occidentale.
Non lo abbiamo fatto: l’avidità di denaro è un cancro comune tra gli uomini.
… … …
Ora il clima sta cambiando, e anche velocemente. In poche decine di anni ho assistito a cambiamenti che non avrei mai sospettato. E in futuro?
Io temo che si voglia stravolgere la nostra vita, in termini economici e sociali (la vita di tutti gli esseri umani!). A che scopo? Alla ricerca di soluzioni che non sono ancora attendibili, per problemi che non sono ancora stati provati (mi riferisco naturalmente all’origine antropica del surriscaldamento).
Non vorrei che tra venti o trenta anni i climatologi ci dicessero: “Scusate, ma ci eravamo sbagliati. Il surriscaldamento è di origine naturale”.
Ecco, io vorrei attendere prove piú sicure prima di prendere decisioni capitali per il destino dell’intera umanità.
“Quindi, per sconvolgere l’economia mondiale e l’intera umanità, a te bastano prove oppugnabili, discutibili, confutabili (sono tutti sinonimi).”
No Fabio, per sconvolgere l’economia mondiale basta aspettare senza fare nulla di diverso da ciò che si è sempre fatto. E sta già succedendo.
Solo un imbecille o chi è in malafede non se ne accorge.
Prego in anticipo per le belle parole
102 narrazioni di Gogna,( una vita di alpinismo) potrebberoessere sostituite da schemi scientifici di vie di arrampicata?per capire Vaia non basta leggere”il segreto del bosco vecchio di Buzzati? Previsioni a BREVE, MEDIO e LUNGO termine son un bel rovello nella statistica,il modello atmosferico ha innumerevoli variabili misurabili e alla fin fine , esiste un a teoria della Probabilità detta SOGGETTIVO -ASSIOMATICA dovuta a Bruno de Finetti.Un gestore di Bar capisce bene a naso se gli affari vanno in modo sostenibile.
Sarebbe sufficiente leggere qualche verso per comprendere che il problema di Leopardi non è la propaganda scientifica, più o meno ambientalista. Per esempio: “Mirava il ciel sereno,/ Le vie dorate e gli orti,/ E quinci il mar da lungi, e quindi il monte” (A Silvia vv.23-25). Sul colle di Recanati lo spettatore ammira la campagna e in lontananza vede il mare Adriatico e i monti Sibillini. Lo spettacolo della natura in Leopardi non è oggetto di riflessione scientifica, ma di contemplazione estetica. Nel contesto dello spirito e dei sentimenti degli uomini la scienza è del tutto secondaria perché non offre alcuna ragione per vivere sebbene offra molte occasioni per studiare, sia pure inutilmente. La bellezza infatti non dipende dal clima né tantomeno dalla scienza, ma dalla sensibilità degli uomini che contemplano lo spettacolo della natura. Sia il freddo sia il caldo possono essere belli come dimostrano i viaggiatori nei deserti o in alta quota. Ma la montagna può essere bella con o senza neve, con o senza ghiacciai.
i frequentatori della montagna nel week end, potrebbero rinunciare alle trasferte con motori a combustione interna. Invece con webcam”https://www.realcam4k.it/passorolle/, si può vedere il passo Rolle intasato di camper auto, moto..proprio nel fine settimana.Poi quando tutti questi mezzi si dirigono nelle città della pianura veneta per il ritorno, nelle valli si formano code ed intasamenti a motore in funzione…idem in inverno. riguardo Il problema del controllo demografico: ogni nuovo nato verrà martellato nelle psiche da stile di vita consumistico e aspirerà a ..macchinona di terza mano di logo prestigioso ,scaldabagno, orologio d’oro ,smartphon satellitare , monopattino elettrico, moto 1200cc
se si demolisce auto obsoleta ,verrà veramente distrutta o i pezzi finiranno in zone della Terra dove recuperano e riciclano in mezzi restaurati a combustione interna??
“Bertoncelli, le dimostrazioni inoppugnabili esistono solo nei contesti astratti (matematica, geometria, ecc…), oltre che fra gli scientisti e i ciarlatani.”
Ti ringrazio per le parole gentili.
… … …
Quindi, per sconvolgere l’economia mondiale e l’intera umanità, a te bastano prove oppugnabili, discutibili, confutabili (sono tutti sinonimi).
P. S. Che le affermazioni inoppugnabili esistano solo in contesti astratti (oltre che tra gli scientisti e i ciarlatani) è una tesi interessante e originale.
Prova a verificarla con la realtà del mondo.
@10
Bertoncelli, le dimostrazioni inoppugnabili esistono solo nei contesti astratti (matematica, geometria, ecc…), oltre che fra gli scientisti e i ciarlatani.
La scienza sperimentale (climatologia, medicina, …) osserva i dati, formula ipotesi (le illazioni sono altra cosa) e cerca di stabilire con quanta probabilitàe accuratezza queste ultime spiegano i dati di partenza.
Ad oggi oltre il 99% delle pubblicazioni scientifiche è concorde nell’attribuire – con alta probabilità – all’attività umana la causa del cambiamento climatico (con buona pace di Mario la sua c.d. controversia è del tutto fittizia).
Pretendere ora certezze assolute (che, per definizione, mai arriveranno) per fare qualcosa mi sembra – permettimi – mettere la testa nella sabbia per non vedere il problema.
P.S.
Greta che c’entra?
Cina e India ci sono dentro fino al collo, basta cercare le statistiche delle emissioni di CO2 assolute e pro capite.
In quanto economista, io sono mezzo scienziato e mezzo umanista: l’economia non è né arte né scienza pura. Però, seguendo le ricerche di mia moglie, e del gruppo di lavoro in cui lei opera, mi sono più volte imbattuto nella cosiddetta Grande Accelerazione. Si tratta di una teoria scientifica (che risulterebbe ormai assodata a livello scientifico internazionale) che, grafici alla mano, dimostra come l’accelerazione delle attività umane, in particolarr dal dopoguerra (specie dagli anni ’50-60 in poi), si accompagna in parallelo a crescite preoccupanti di indicatori ambientali (densità di anidride carbonica, tasso di acidità, ecc ecc). In soldoni: più attività umane e in parallelo più danni ambientali. Direi che le responsabilità umane sono scientificamente provate. Per maggiori approfondimenti sulla Grande Accelerazione, pur in un testo divulgativo e NON scientifico, rinvio ad un articolo di qualche mese fa (tra l’altro incentrato su risvolti che coinvolgono gli alpinisti…):
https://gognablog.sherpa-gate.com/la-grande-accelerazione-arriva-in-vetta/
Sulla controversia dei cambiamenti climatici, dal momento che lavoro nell’ambito, tendo ad essere brusco. Ma mettiamola così, per chi è scettico.
Centinaia di migliaia di ricercatori in tutto il mondo hanno raccolto dati da decenni. I risultati di queste ricerche sono pubblici e pubblicati sulle riviste internazionali scientifiche dove normalmente gli scienziati espongono le loro ricerche alla critica della comunità scientifica.
Poche migliaia sono i critici ufficiali di questi risultati in tutto il mondo. Al momento non esistono, se non in due casi già confutati, pubblicazioni di ricerche in tal senso pubblicate sulle riviste di cui sopra.
L’opinione, in ricerca scientifica esiste ma si basa su presupposti di presentazione e discussione molto precisi e accettati dagli scienziati di tutto il mondo più o meno da un secolo circa.
Il resto delle opinioni sono pura, banale, inconsistente aria fritta.
«Cioè togliere potere alle compagnie petrolifere Esso Shell Eni a quelle del metano e del carbone ecc.»
Giusto! Incomincia a eliminare la benzina dalla tua auto, il metano dalla tua cucina, il metano dal tuo scaldabagno, il metano dalla tua caldaia.
Basta chiacchiere. Inizia domattina.
“tentare di influire sul clima implica stravolgere l’economia..ecc ecc” ?? Cioè togliere potere alle compagnie petrolifere Esso Shell Eni a quelle del metano e del carbone ecc.? Un po’ più di immaginazione per favore..Dai! Questi discorsi si comprenderebbero se venissero da chi se ne avvantaggia economicamente, ma dalla gente comune suonano davvero tristi. Meglio se passiamo ad altro..
economia, la struttura sociale e la civiltà dei popoli del pianeta Terra.volgere l’economia, la struttura sociale e la civiltà dei popoli del pianeta Terra
1) Vogliamo incominciare a rallentare l’incremento della popolazione mondiale?
2) Successivamente, vogliamo ridurre la popolazione mondiale?
3) Però senza imitare il metodo criminale dei cinesi (un figlio per coppia; chi sgarra è perduto).
4) In quanto tempo? Quanto ne servirà: mezzo secolo, un secolo, due secoli.
26 E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».27 Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.28 Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra».
soggiogatela e dominate !!
Dal 1850 i ghiacciai delle Alpi sono in ritiro, salvo brevi periodi di stasi o lieve avanzata, come durante la Prima guerra mondiale e negli anni Sessanta/Settanta del secolo scorso. Dalla metà degli anni Ottanta la deglaciazione si è accentuata in misura impressionante.
Poiché l’andamento dei ghiacciai è in stretta correlazione col clima, si deduce che quest’ultimo ha incominciato a variare dalla metà dell’Ottocento, con estati piú calde e inverni meno freddi e nevosi. È un dato di fatto.
Quale ne è la causa? Finora purtroppo non esistono certezze. Ogni affermazione deve essere dimostrata in modo inoppugnabile, altrimenti si tratta solo di ipotesi, congetture, illazioni (agli inizi degli anni Settanta il Club di Roma paventò addirittura il rischio dell’inizio di una nuova era glaciale!).
Qualcuno potrebbe perfino sospettare che sia fuffa sapientemente orchestrata…
… … …
Se si pretende di contrastare il surriscaldamento – ammesso ma non concesso che ciò sia possibile con otto miliardi di esseri umani – bisogna essere assolutamente certi che esso dipenda dall’uomo, perché tentare di influire sul clima implica stravolgere l’economia, la struttura sociale e la civiltà dei popoli del pianeta Terra.
Detto in parole povere, secondo l’IPCC (c’è da fidarsi?) e numerosi climatologi (non tutti!) e anche secondo l’illustre scienziata Greta, l’umanità sta scherzando col fuoco (piú esattamente, il solo Occidente vuole scherzare col fuoco, non la Cina, non l’India).
Tuttavia sconquassare l’economia e i popoli di tutto il mondo, come apprendisti stregoni e senza sapere se ciò che si fa sia efficace, non significa scherzare col fuoco: significa appiccare il fuoco. Sí, all’umanità.
” c’e’ anche ( o perfino) chi nega che derivi direttamente dalla attivita’ umana dell’ultimo secolo”
al n 6: C’è anche chi nega che la terra sia sferica e allora? Che argomento è?
Si vuol dire che tutto è relativo, che ognuno ha le sue verità che vanno rispettate? ma non facciamo ridere con queste baggianate di equilibrismo e rispetto di tutte le fesserie.
saluti
Marco
@6
“I motivi del cambiamento climatico sono controversi”
Ah, davvero?
E quali sarebbero i motivi (diversi dall’attività umana) sui quali esisterebbe questa presunta controversia ?
P.S. Il false balance è una fallacia logica nella quale è molto facile cadere, visto anche lo stato dell’informazione e della cultura scientifica nel nostro Paese (e non solo).
che sia naturale o che sia più o meno indotto dall’uomo, come si fa a negare che ci sia un cambiamento del clima? E’ sotto gli occhi di tutti.
Quindi chi è che si dovrà adeguare a tutto questo e trovare delle soluzioni, sempre che ci siano?
La natura oppure l’uomo…??
L’aspetto umanistico dovrebbe prevalere su quello tecnologico. Invece sta avvenendo esattamente il contrario. Perchè c’è stato insegnato, i giudaico-cristiani per primi, che il pianeta terra c’è stato dato per essere sfruttato e dominato.
Intendo: Siamo certi di poche cose, alle nostre latitudini fa piu’ caldo e c’e’ meno neve\pioggia, con piu’ inquinamento. I motivi del cambiamento climatico sono controversi, c’e’ anche ( o perfino) chi nega che derivi direttamente dalla attivita’ umana dell’ultimo secolo. In questo senso i dati fisici e scientifici servono e vanno elaborati e resi di pubblico dominio . Se puoi vuoi ”educare le masse” ad una maggiore sensibilita’ ambientale hai diversi modi ma invocare Leopardi o la letteratura mi pare fuori bersaglio, aria fritta . Certo e’ meno traumatico del terrorismo psicologico a cui ci ha abituato la pressante propaganda pseudo-ambientalista , che e’ mia impressione sia prezzolata (pagata e promossa da chi vi ha interesse ) esattamente come la propaganda e (dis) educazione di segno opposto. Il vero e’ da qualche parte li’ in mezzo. Il buono anche .
“Gli argomenti scientifici si trattano in primis dal punto di vista scientifico elaborando i dati e non le impressioni , per gli argomenti umanistici vale qualsiasi mezzo e qualsiasi interpretazione e’ valida. “Mai provato a studiare fisica e matematica in luglio ed agosto? i concetti e di dati evaporano, il fondo schiena appoggiato a cuscini si arroventa….si invoca climatizzatore.Peggio ancora aver speso per vacanza in zona di solito temperata-fresca e patire il caldo e non riuscire a concentrarsi su dati statistiche..l’umanesimo spinge a letture siberiane.
Crescente sensibilità ecologica e quantità esorbitante di pubblicazioni
Allegria!
Mario, hai sicuramente ragione, gli argomenti scientifici si trattano dal punto di vista scientifico, ma cambiare il comportamento umano è un argomento umanistico.
Se non affronti l’argomento anche da un punto di vista umanistico, semplicemente ti privi della possibilità di una scelta: allora sceglierà per te la figliastra della scienza, che si chiama tecnologia.
Che è esattamente quello che avviene ormai da un centinaio d’anni…con pessimi risultati.
Gli argomenti scientifici si trattano in primis dal punto di vista scientifico elaborando i dati e non le impressioni , per gli argomenti umanistici vale qualsiasi mezzo e qualsiasi interpretazione e’ valida.
https://maremosso.lafeltrinelli.it/recensioni/il-duca-matteo-melchiorre-libro cattura la lettura se si è immersi nella calura o nella montana frescura.