Crolla l’Omo delle Piccole Dolomiti

Crolla l’Omo delle Piccole Dolomiti
(la Dona rimane sola a svettare sul Monte Plische)
di Omar Dal Maso
(pubblicato su ecovicentino.it il 6 giugno 2023)
e di Silvia Madiotto
(pubblicato su corrieredelveneto.corriere.it l’8 giugno 2023)

Chiunque pratichi il trekking sulle Piccole Dolomiti, e in generale chiunque ami la montagna in ogni sua sfaccettatura, non potrà che sentire un “nodo alla gola” nel vedere l’immagine che sta girando da questo martedì mattina 6 giugno 2023 sui social e che ritrae l’area più fotografata del Monte Plische, nel Gruppo del Carega (Piccole Dolomiti), sopra Recoaro: la coppia di grosse pietre verticali denominate “L’Omo e la Dona” non esiste più.

Uno sfregio a un simbolo della montagna nostrana che la stessa natura ha imposto.

A franare con un grande boato, con ogni probabilità a causa del maltempo recente, e dopo millenni di immutata e rocciosa “vita coniugale” sempre a stretto contatto, è stato il sasso più imponente tra le due guglie fino ad oggi inseparabili: l’Omo, appunto, che fino all’alba odierna sarebbe stato ancora al suo posto. E’ cambiato per sempre il profilo del monte Plische.

La notizia corredata di immagine a riprova è solo di poche ore fa: a rendersi conto per primo del paesaggio mutato è stato Gianluca Santagiuliana, che ha scattato e pubblicato una foto, poi riportata su un post dalla titolare di un’attività di ristorazione recoarese. A crollare, insieme all’Omo, è un pezzo di storia della montagna locale, anche se la roccia assai friabile ne aveva sempre sconsigliato la scalata.

Una foto della “coppia” di pietra. Foto: Piccole Dolomiti Sport.

Ad accorgersene, con comprensibile stupore di fronte alla scoperta inattesa, sarebbe stato il Santagiuliana, assieme ai suoi compagni di escursione, sul sentiero alpino n. 113, che porta il nome dialettale quanto significativo assegnato da decenni alle due pietre che sorgono a circa 1830 metri di altitudine. Lungo un itinerario panoramico che si percorre verso il rifugio Scalorbi, ai confini tra Vicentino (territorio comunale di Recoaro) e Trentino, nel comune di Ala.

Irriconoscibile lo scorcio, per chi cercava con lo sguardo i due “roccioni”. Il maltempo dei giorni scorsi, in particolare di venerdì 2 giugno 2023, potrebbe aver accelerato il processo.

Per migliaia gli appassionati di montagna che hanno percorso il sentiero 113, salendo dalle strade di Recoaro Terme fino a raggiungere in auto il rifugio Battisti, posteggiando l’auto qui, per poi imboccare in camminata agile il tracciato che porta a “l’Omo e la Dona” dopo un paio d’ore (abbondanti) di fatica e 600 metri di dislivello prima di trovarsi di fronte alla coppia degli “Sposi in Carega”, d’ora in poi non sarà più possibile vederla dal vivo, ma da osservare solo su fotografie o da ricercare nei ricordi impressi nella memoria.

Quell’intima coppia montana, punto di riferimento dei viandanti, non c’è più. Sorprende sempre – e sempre incute timore – assistere in diretta o in differita alle frane delle rocce dolomitiche così caratteristiche del paesaggio veneto, ma gli esperti sono chiari: è successo nei secoli, succede ora, succederà ancora perché è la natura stessa della montagna a portare i cambiamenti e ogni crollo racconta un’evoluzione che non esonera i giganti della terra.

«Capisco che per qualcuno è solo un pezzo di roccia, ma per noi è come fosse scomparso qualcuno di famiglia». Armando Cunegato, sindaco di Recoaro, commenta così il crollo dell’Omo. Tra gli amareggiati è anche il vicentino Roberto Ciambetti, presidente del consiglio regionale del Veneto, che ha scritto: «Ciao Omo, la Dona è rimasta sola e ora lo siamo un po’ di più anche noi». Gli ha fatto seguito anche il sindaco di Vicenza Giacomo Possamai: «Un impatto emotivo forte per chi ama la montagna vicentina. Un pezzo di paesaggio perduto per sempre».

Con quell’immancabile velo di nostalgia per qualcosa che non sarà mai più come prima.

L’immagine che testimonia il crollo dell’Omo

La sequenza di sette crolli nelle Dolomiti negli ultimi tre anni
Basta tornare indietro di tre anni per capire quale sia la frequenza di questi episodi.

– 14 aprile 2020, crollo sulla parete sud della Torre Venezia (gruppo del Civetta);

– 10 aprile 2021, crollo della guglia Corno nel gruppo del Fumante, sulle Piccole Dolomiti di Recoaro;

– 12 giugno 2021, crollo della Punta delle Losche (Piccole Dolomiti);

– 9 ottobre 2021, 300 metri di parete rocciosa si staccano dalla Punta dei Ross, Croda Marcora, gruppo del Sorapiss;

– 8 luglio 2022, distacco di un pilastro di roccia dalla parete sud della Moiazza, nella zona di Forcella del Camp;

– 9 agosto 2022, crollo di una porzione della parete nord del Pelmo, Val di Zoldo.

L’esperto: «Incremento dei crolli in quota»
Aldino Bondesan, professore associato di Geografia Fisica e Geomorfologia dell’Università di Padova, evidenzia un «incremento nei crolli in quota e questo pare essere legato agli effetti di fusione del permafrost, lo strato permanentemente gelato che tiene “incollate” le rocce. Il ritiro dei ghiacciai e l’innalzamento delle temperature medie producono la penetrazione dell’acqua nelle fratture».

Dobbiamo, quindi, essere preparati ad assistere anche ad altri crolli di pinnacoli o pareti: «Ma non diamo la responsabilità solo ai cambiamenti climatici – commenta – ora il fenomeno assume maggiore visibilità a seguito della più intensa frequentazione delle montagne, e siamo diventati più sensibili».

Il professore di Geologia: «Il destino delle montagne è livellarsi»
Rileva Dino Zampieri, già professore associato di Geologia: «Il destino delle montagne è livellarsi nel tempo, è un fenomeno normale. Le Prealpi si sono sollevate negli ultimi 10 milioni di anni, e in senso geologico è un fenomeno molto recente. I due pinnacoli, alti 15-20 metri, sono formati di roccia dolomitica molto fratturata. Crolli come questo avvengono o per eventi sismici, ma non è questo il caso, o quando ci sono fenomeni meteorici intensi, grandi quantità d’acqua. Quando l’acqua filtra, come forse è accaduto all’Omo, appesantisce la massa o la scava. La dolomia è sedimentaria e stratificata, se gli strati sono inclinati la potenzialità di crollo per scivolamento è più accentuata».

Il presidente del CAI Veneto: «Ma la montagna non va vietata»
Quello che è successo all’Omo e ha lasciato sola la sua Dona non deve preoccupare, gli esperti sottolineano che si tratta di un crollo piccolo, lontano dai centri abitati (e tutti i fenomeni più recenti hanno riguardato cime e pareti in quota).

Sottolinea Renato Frigo, presidente del CAI Veneto: «La montagna non va vietata, salvo in caso di pericolo incombente, ma va vissuta con attenzione e prudenza, conoscendo i propri limiti. Episodi simili avverranno ancora, tutto cambia, niente è immutabile su questa terra».

Chiude Frigo: «Spesso, in questi casi c’è anche la fortuna, o la sfortuna. Penso alla famiglia che tornava dalla montagna la cui macchina è stata colpita da un sasso che ha sfondato il tettuccio. Per fortuna nessuno si è fatto male. Quante coincidenze, tutte insieme, hanno fatto sì che il veicolo si trovasse in quel punto proprio mentre cadeva il sasso. Ma è la montagna, si muove come noi».

E non chiede permesso.

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Crolla l’Omo delle Piccole Dolomiti ultima modifica: 2023-07-25T05:02:00+02:00 da GognaBlog

32 pensieri su “Crolla l’Omo delle Piccole Dolomiti”

  1. @23
    Caro Matteo, grazie per la puntualizzazione riguardo alla legge di Newton.
    Ma, nel contesto di cui si stava parlando (rocce e arrampicatori), possiamo fissare m1 (o m2) pari alla massa del nostro disgraziato pianeta, della quale non mi risultano grosse variazioni (non di recente, almeno).
    Anche un dislivello di 500, 1000 o 2000 metri, per quanto possa essere faticoso da colmare, non influisce più di tanto su F e rientra in ciò che avevo indicato come “prima approssimazione” (puoi divertirti a calcolarne l’effetto, ed è un vero peccato che sulla Terra non esistano montagne alte qualche migliaio di chilometri: in tal caso forse avresti potuto cimentarti con successo sul 7b – questione ossigeno a parte, naturalmente 🙂 ).
     
    Parlare di forza di gravità che “aumenta enormemente” a seconda della verticalità quando essa dipende solo dalla tua massa e ciò che aumenta, invece, è la forza che devi esercitare tu per opporti ad essa (come chiunque può facilmente sperimentare), oltre che a portare alla bocciatura alle scuole primarie, assomiglia molto, a mio parere, a quel “confondere la causa con le condizioni e l’effetto” che hai tanto esecrato @10.
    Non trovi ?

  2. Non ho la Sua malizia. Intervengo quando leggo scorrettezze. Forse è a cominetti che piace insultare. Comunque quando una guida alpina fallisce (e succede) preferisco avere al mio fianco la fortuna .
    Resta il fatto che l’effetto del crollo dell’omo è causato dalla gravità. E a me dispiace 

  3. A me invece pare palese che tu intervieni spesso per dare contro a Cominetti. Al di là delle espressioni usate, il senso del commento di Cominetti mi è molto chiaro. Del resto, se devo avere a che fare con una parete di roccia instabile – che sia per scalarla o per passarci sotto – preferisco affidarmi all’esperienza di Cominetti, anziché alla fortuna.

  4. A mio giudizio sono altri a confondere la causa con l’effetto. A me pare sia palese che è la gravità la causa della caduta degli oggetti. Come la gravità è la causa delle slavine , come la fortuna è la causa di chi sopravvive. 

  5. Carlo (27), ma tu parli di oggetti che cadono, mentre qui tutti parlano di oggetti (alpinisti, pezzi di croda) che in qualche modo cercano di opporsi alla caduta. Ed è chiaro che quanto più sei lontano dall’orizzontalità – che tu sia alpinista o pezzo di croda – tanto più aumenta la probabilità di cadere. Come ti ha fatto notare Matteo (10), “confondere la causa con le condizioni e gli effetti” non solo è sbagliato, ma può essere anche molto pericoloso: prova per esempio ad avventurarti su un metro di neve fresca (a) orizzontale e (b) inclinato, e trova le differenze. Poi magari tu sei il tipo che mentre ti estraggono da sotto la valanga che hai provocato, riesci ancora ad alzare un dito e a ribadire, con un filo di voce: “sono fiero di sostenere che la forza di gravità sia una costante” (tuo commento n.10).

  6. Dotte elucubrazioni che distengono la gravità soggetta alla verticalità e all’età dell’alpinista non mi hanno convinto. Per me resta valida la seicentesca formula v=gxh che mi spiega bene perché sasso e piuma cadano assieme  e la v=gxhxc che spiega perché un paracadutista possa atterrare indenne.
    Leggendo il Pieropan mi par di capire se ne sia andata anche una via del fantastico Padoan…. pecà 

  7. … e tu Matteo sempre meno assimilabile ad un corpo rigido (senza fraintendimenti, eh). Purtroppo.
    Ma arrampicare (per come lo faccio io, ovvero cercando di tenere a bada solo la mia forza peso, ed evitando accuratamente di occuparmi di dislivelli) è così bello che me lo faccio bastare, anche se sono meno rigido. Fibre rosse e vecchiaia vanno abbastanza daccordo, mentre cartilagini e ossa un po’ meno.
    Un saluto, dai.

  8. …tutto sacrosanto Umberto, però ancora non mi spieghi perché essendomi allontanato dal centro della terra di 500 m arrampicando, ancorché solo sul V, il mio culo diventi decisamente più pesante! 🙂
     
    Credo sia correlato al fenomeno per cui ogni anno che passa le montagne sono un po’ più alte, un po’ più ripide e i rifugi un po’ più lontani.
    Cazzo!

  9. Provo a semplificare mostrando che non è il caso di prendersi a maleparole per una questione di fisica abbastanza semplice, seppur tignosa. Ed evitando di infilarsi in complicate disquisizioni, che qui servono a poco.
     
    La terra ci attrae e noi attraiamo la terra (gravitazione universale). Ma essendo la massa della terra enormemente maggiore della nostra, il risultato è che rimaniamo incollati alla terra come calamite. Il valore della forza con cui rimaniamo incollati è la nostra forza peso, il prodotto dell’accelerazione gravitazionale terrestre medio e la nostra massa. Questo valore è diverso sulla luna, ad esempio, poichè cambia la massa che determina il campo gravitazionale; l’accelerazione gravitazionale lunare vale un sesto rispetto a quella terrestre. Se fossimo nello spazio, io e Balsamo ci attrarremmo con una forza che dipende dal prodotto delle nostre due masse, e dall’inverso del quadrato della distanza tra me e lui, con in più il contributo di una invariante (l’unica) che è la costante di gravitazione universale (ma di cui è meglio non parlare). Se la massa di Balsamo fosse maggiore della mia, io mi sposterei verso di lui più sensibilmente di quanto lui verso di me.La forza peso è perpendicolare alla superficie terrestre. Quindi quando camminiamo in piano non ce ne accorgiamo, non avendo la forza peso alcuna componente nella direzione del nostro moto, ma solo una componente perpendicolare. Alla nostra forza peso si oppone una forza uguale e contraria, quella del terreno su cui camminiamo, che, nel caso dell’asfalto, è sufficiente a non farci collassare ancora più in basso.Se invece ci mettiamo su una strada in salita, la forza peso continua ad essere diretta verso il centro della terra, ma purtroppo non è più perpendicolare alla strada, che si comporta come un piano inclinato.
    La forza peso è un vettore, e come tale è scomponibile in 2 pezzi: uno ancora perpendicolare alla salita, l’altro parallelo alla salita. La risultante continua ad essere la nostra forza peso diretta verso il centro della terra.
    Però, proprio perchè è comparsa una componente parallela alla strada in salita, significa che c’è una forza che si oppone al moto, che è una parte della nostra forza peso, e dunque devo fare fatica per vincere questa componente. La componente che si oppone al mio moto è nota, la trigonometria elementare ci dice quanto vale (seni e coseni, quelle robe lì).
    Più la strada è in salita e maggiore è questa componente,e contemporaneamente, più piccola diviene quella perpendicolare. Cosa significa? Che più si fa verticale la salita e:
     
    1) meno la terra mi aiuta a stare attaccato (la componente perpendicolare diventa piccola)
     
    2) più mi devo aiutare io a stare attaccato (la componente parallela diviene sempre più grande)
     
    Quando la strada è verticale, la componente parallela alla strada diventa esattamente tutta la nostra forza peso, la componente perpendicolare diventa 0. Quindi per continuare a stare almeno fermo senza essere risucchiato dalla forza peso su un sentiero verticale, devo esercitare almeno una forza uguale e contraria alla mia forza peso.
     
    Alla fine cosa cambia? Cambia sostanzialmente la forza “uguale e contraria” che la terra esercita in opposizione alla nostra forza peso (terzo principio della dinamica). Se siamo in piano, la nostra forza peso è perfettamente bilanciata dalla forza uguale e contraria della terra. Se siamo su un piano verticale, la nostra forza peso non è più bilanciata dalla forza uguale e contraria, e quindi per stare almeno fermi dobbiamo noi esercitarne una uguale e contraria al nostro peso.
     
    Tutto questo senza farsi menate strane su cose complesse che, certamente, possono essere citate e considerate (variazione del campo gravitazionale e conseguente variazione dell’accelerazione di gravità, la differenza tra massa inerziale e massa gravitazionale, tutte le menate sul corpo rigido, tutte le menate sugli attriti superficiali e non, eccetera).
     
    Quindi Cominetti non sbaglia quando dice che sul 7b fa più fatica che sul 4a: probabilmente sul 4a l’inclinazione della parete è tale da determinare una piccola componente parallela e contraria al moto, gestibile anche da ubriachi, mentre la componente perpendicolare alla parete è ben più grande e compensata dalla forza uguale e contraria che la parete ricambia. Sul 7b, ipotizzando una parete almeno verticale, purtroppo la componente perpendicolare alla parete è nulla, e quindi è massima la componente parallela alla parete, e vale esattamente la nostra forza peso, che sentiamo in tutta la sua grandezza.Non è un caso che simbolicamente (e anche meno simbolicamente), l’esercizio principe dell’arrampicatore sia la trazione: è un modo per sconfiggere l’idea della nostra forza peso, e riassunta nel noto motto di Gullich: fight gravity.
    Ed è anche il motivo per cui valanghe generatesi su un altopiano non se ne sono mai viste: la componente attiva parallela al terreno è nulla, e la neve non può far altro che collassare su se stessa.Purtroppo, aggiungo, la frequenza dei distacchi franosi (che possono essere trattati in maniera bovina nella stessa maniera dell’arrampicatore) pare siano aumentati negli ultimi 50 anni, e più di una pubblicazione in tal senso mostra come l’incremento della temperatura media della terra possa giocare un ruolo fondamentale a riguardo.

  10. “non è la forza di gravità che è costante, ma l’accelerazione g”
    Qui di dotti in fisica se ne vedono proprio pochini: quella che rimane costante non è l’accelerazione di gravità, ma la Costante di Gravitazione Universale (cosa facilmente intuibile dal nome anche per i più sprovveduti), normalmente indicata con G (maiuscolo)
    La legge di Newton della gravità, detta universale (ma non è vero), è:
    F=G*m1*m2/(d*d)
    dove:
    G è la detta costante
    m1, m2 sono le masse mutuamente attraentesi
    d è la distanza tra dette masse
     
    La forza di gravità dipende dalle masse e dalla distanza e l’accelerazione di gravità non è affatto costante.
     
    Come notato però pare esista un effetto soggettivo per cui la forza di gravità dipende anche dal dislivello percorso (sia camminando che scalando), dal peso dello zaino, dai gradi affrontati e sopratutto dagli anni che passano.
    La scienza deve ancora spiegare compiutamente questo fenomeno, ma chi lo nega è un cretino!

  11. “sento che la forza di gravità aumenta enormemente se passo dal terzo grado al 7b”. In quanto ad assurdità questa supera anche la precedente (d’altronde la verticalità fa esercitare sulle rocce instabili una maggiore gravità). In questo incomprensibile non voler ammettere di aver detto una scemenza il nostro si copre di ridicolo. Qualcuno che lo conosce gli fissi un appuntamento con un prof. di fisica.

  12. Giusto per la precisione (e anche per rompere un pò i coglioni 🙂 ), non è la forza di gravità che è costante, ma l’accelerazione g, a cui la forza è legata dalla ben nota relazione F=m x g (meccanica classica, in questo contesto evitiamo di disturbare i quanti – inoltre nemmeno l’accelerazione g, a rigore, è costante, ma consideriamola tale in prima approssimazione).
     
    L’intensità di questa forza non dipende dalla verticalità, ma esclusivamente dalla massa (sorry Cominetti, ma quella forza che ti tira verso il basso è sempre la stessa su qualsiasi grado, a meno che tu non abbia messo su pancetta 🙂 ).
     
    Detto questo, per mantenere un grave (pezzo di roccia o arrampicatore che sia) in equilibrio statico ed evitare che converta la sua energia potenziale gravitazionale in energia cinetica (ovvero che sfromboli a valle con effettifacili da immaginare), occorre applicare una forza uguale e contraria (o un sistema di forze la cui risultante sia tale), e generalmente ciò si realizza tramite reazioni vincolari (appoggi e appigli).
     
    Va da sè che mantenere stabile questo equilibrio è più facile sia per un pezzo di roccia appoggiato rispetto a uno verticale che per un arrampicatore su gradi bassi rispetto al 7B.
    Ma, se si vuole provare una sensazione analoga a quella del 7B anche sul terzo grado, si può tentare aumentando la propria massa di qualche decina di chili 🙂

  13. Mi sto divertendo tantissimo a leggere i vostri commenti!
     
    Medicina, gas serra e lupi trainati dalla forza di gravità…

  14. sento che la forza di gravità aumenta enormemente se passo dal terzo grado al 7b. Non so voi…

    No, per me non è così. Io sento l’aumento già dal terzo al terzo più. 🙁

  15. Carlo hai sbagliato approccio, se tu ti fossi approcciato con:
    “Se sà, ‘e done dura più di omini!!!”
    Forse avresti ricevuto più consensi. 

  16. Una infilata di luoghi comuni espressi da un qualunque qualunquista che fanno pandan con amene oscenità volgari e gratuite offese che spesso si legge su questo blog. ….. vabbè, saluto l’omo che ha reso vedova la dona

  17. Carlo, in confronto a te il palo della banda dell’ortica era un fenomeno di udito e capacità visiva…

  18. Gentile e cortese notissimo, sono fiero di sostenere che la forza di gravità sia una costante,  che la medicina curi, che siamo noi i responsabili dell’aumento dei gas serra e che i lupi son tornati da soli. E se Vi sentite a disagio all’aumento delle difficoltà vuol dire che siete oltre il Vostro limite. Un tale (ma era un esperto e quindi non lo ascoltate) sosteneva si dovesse arrampicare un grado in meno di quello che si sapeva scendere senza aiuto alcuno

  19. Al 7b non sono mai andato nemmeno vicino, però anche a me pare di sentire la medesima variazione dopo i 400m di arrampicata o anche dopo gli 800-1000m di dislivello su sentiero.
     
    E non vorrei sbagliare, ma il fenomeno si è accentuato rispetto a vent’anni fa!

  20. Anonimo Carlo non capisci proprio un cazzo. Neppure quando le cose te le spiegano in maniera elementare.
    A parte questo dettaglio per nulla trascurabile, non so se succede anche a voi ma a livello di feeling personale sento che la forza di gravità aumenta enormemente se passo dal terzo grado al 7b. Non so voi…

  21. Non devo difendere io Cominetti, lo ha fatto in modo dotto Matteo in 8 e 10.
    Però mi pare abbastanza evidente che lo stesso blocco di roccia, lo stesso masso, se appoggiato/ancorato su pendio a 30° ha meno probabilità di finire a valle che non se lo è in parete a 80°, magari non perché Newton ha effetti diversi, ma perché vento, infiltrazioni, permafrost, minimissime scosse di terremoto

  22. Carlo, nel il tuo ultimo intervento commetti l’errore, madornale ed esiziale, di confondere la causa con le condizioni e l’effetto.
    Io ho spiegato che la forza gravità è uguale, ma l’effetto sul sistema dipende da come esso è costituito.
    Peraltro, sempre per amor di precisione, la forza di gravità non è uguale, ma dipende dalla distanza tra i due oggetti presi in considerazione.
    La legge di attrazione gravitazionale rimane uguale.
    E sempre se il fenomeno non entra nel campo relativistico, ma qui temo di essermi allontanato un po’ troppo…

  23. 8. Lei spiega bene la costanza della gravità, ma poi accorda col 6 che sostiene che essa dipende dalla verticalità.
    Sempre più curioso questo blog

  24. Volendo essere proprio corretti, non sono nemmeno diversi gli effetti della gravità (che tira sempre verso il basso), ma è differente l’effetto sul sistema considerato e sul suo equilibrio.
     
    In altre parole, la forza di gravità attrae un bastone verso terra, sempre.
    Quello che cambia è quello che succede (o può succedere) al bastone, che dipende, per esempio, dalla posizione iniziale del bastone stesso (bastone orizzontale a terra, bastone appoggiato a 25° contro un muro, bastone in verticale), dalla forma del bastone stesso (bastone a sezione rotonda o quadra) e dalle altre condizioni che agiscono (presenza o assenza di vento o vibrazioni)
     
    Alla fine il concetto espresso da Cominetti è comunque corretto: le montagne alla lunga verranno spianate e più sono verticali e di roccia non troppo coerente, prima lo saranno

  25. Secondo Newton la gravità è la stessa, sia ai piedi che alla testa. Sarebbe corretto dire che gli effetti della gravità sono diversi…..ma qui si vive in un mondo altro dove gli esperti son cialtroni, il cancro si cura con corna di rinoceronte, il clima non sta cambiando per colpa nostra !!!!??

  26. D’altronde la verticalità fa esercitare sulle rocce instabili una maggiore gravità favorendo eventuali distacchi di porzioni rocciose instabili.
     
    Proprio così,  dannazione.

  27. Qui si mette in dubbio medicina, cambiamenti climatici e persino gravità….che bel posto questo blog!!

  28. E noi frequentatori del Carega già iniziamo a chiamarla “la vedova”

  29. “D’altronde la verticalità fa esercitare sulle rocce instabili una maggiore gravità favorendo eventuali distacchi di porzioni rocciose instabili.” Voglio anch’io la roba che ti sei fumato prima di scrivere un tale concentrato di stupidaggini.

  30. C’è da dire meno male che non passava nessuno sotto.
    I crolli di porzioni di montagne sono molto più frequenti di quelli che finiscono sui giornali. Cadono pezzi di vie, pilastri, lame, ecc.
    D’altronde la verticalità fa esercitare sulle rocce instabili una maggiore gravità favorendo eventuali distacchi di porzioni rocciose instabili.
    Rattristarsi o meravigliarsi di ciò sarebbe come farlo dinanzi alle onde del mare, che anche lui non è mica sempre calmo.

  31. Ci ha lasciato un caro amico, compagno vigilante di tante salite, pressoché intonso data la sua friabilità. Ma in fondo dovremo esser lieti che le care montagne realizzino il loro sogno di assecondare la gravità .
    In fondo, anche da loro come da noi, generalmente le mogli sopravvivono ai mariti !!!!

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