Massimo Manavella gestisce il Rifugio Selleries, nel Massiccio dell’Orsiera, in Val Chisone, provincia di Torino.
Il Selleries ha una pagina facebook, sulla quale ogni mattina Massimo mette giù le indicazioni su meteo e condizioni di salita, neve, roccia e quant’altro. Nel medesimo aggiornamento mette, sempre, delle foto e qualche poesia. Gioca un po’. Alle volte si “butta” in qualche considerazione personale, che poi lascia al giudizio di chi segue. Ieri ha scritto una riflessione più complicata. Difficile. E avrebbe pensato di sottoporcela.
Dell’umano affaccendarsi
(e del conseguente comprensibile incespicare)
di Massimo Manavella
Ho un pensiero che gira. Si definisce e poi scompare. Per poi riapparire, di lato, sotto altra forma.
“… non so se ho voglia che tutto ciò finisca”.
Un pensiero elaborato, lungo e contorto, ma basta questa frase, per riassumerlo.
Oggi siamo al 3 di aprile del 2020. Anno bisestile, quindi potenzialmente anno funesto. C’è una pandemia in corso in tutto il mondo: in Italia oltre tredicimila morti e settantamila e più contagiati. Alcuni giorni fa il terremoto ha scosso, per una manciata di secondi, il rifugio facendo ballare i lampadari e tremare i vetri. Per un attimo ho visualizzato l’immagine di una tendopoli di terremotati nel campo sportivo di Roure, tutti con le mascherine a causa del virus. Per fortuna è stata solo parto della mia immaginazione, la scossa non è proseguita e non se ne sono ripetute altre: almeno, percettibili senza strumentazioni.
Una piccola apocalisse: nella nostra capacità di valutazione di persone comuni del ricco occidente del mondo, ciò che stiamo vivendo è questo. Abbiamo un personale sanitario allo stremo che fa miracoli e di questo non avremo mai la giusta consapevolezza, quindi non produrremo mai il ringraziamento che dovremmo. Tutte le forze dell’ordine, ognuna al livello che le compete, gestiscono una situazione che per loro, come per la popolazione, è del tutto nuova. A ben pensarci dentro alle divise di medici ed infermieri, ma anche di carabinieri e poliziotti, ci sono persone, persone umane: è vero che loro devono dare indicazioni e fornire rimedi, fare da riferimento, ma anche loro, ad un certo punto, tornano a casa. E tornando a casa si svestono, rimanendo nudi come tutti. Si guardano allo specchio, uscendo dalla doccia, e l’incertezza è la sola cosa che vedono. Anche monssù Conte la sera, si ritrova davanti allo specchio, fuori dalla doccia, bagnato e nudo. L’incertezza sul giorno dopo, su ciò che dovrebbe essere giusto o sbagliato. Su quello che sarebbe meglio, o peggio, fare. Su chi ha ragione e chi ha torto: i buoni e i cattivi. Quando siamo lì, bagnati nudi e infreddoliti, in cerca dell’asciugamano, senza gli occhiali sul naso quindi con gli occhi fragili ed incerti… in quel preciso istante, e solo per un attimo breve, sappiamo che non è possibile fare uno schema preciso, una distinzione assoluta tra giusto e sbagliato o buono e cattivo. La consapevolezza dell’incertezza, il navigare a vista procedendo per tentativi, sono le nostre uniche possibilità: a qualunque livello di responsabilità e di quotidianità ci si ritrovi.
Ma non dobbiamo dimenticare che altrove, nemmeno troppo lontano da qui, questa incertezza del quotidiano è la condizione sine qua non della normalità: in Siria, a Kobane, a Gaza, nel Centro Africa, nelle bidonville brasiliane, nelle periferie delle città indiane. In questi luoghi, forse, la pandemia è stata recepita e verrà vissuta in tutt’altra maniera, perché i punti di partenza, sulle aspettative di vita, sono del tutto differenti dai nostri.
Da rifugista che gestisce un rifugio poco sopra i duemila metri di quota, devo considerarmi ospite della categoria dei fortunati. Anche nell’occidente ricco ci sono famiglie che vivono in appartamenti di pochi metri quadri, ci sono situazioni di violenze vissute in silenzio esasperate dalle restrizioni, ci sono condizioni che, dopo tre settimane di blocco totale, rasentano la fame, nel senso più stretto del termine. Per non parlare del cordoglio profondo, dovuto a tutti i familiari degli oltre tredicimila morti. Quindi il mio ragionare deve, sempre, tener conto della mia condizione di privilegio. Per questi importanti motivi, nel mio tentativo di proporre un ragionamento, avrei bisogno di essere visto con il cappello in mano, nel senso del massimo rispetto verso le necessità di ogni individuo, con assoluta disponibilità a ritirare tutto se mi fosse richiesto. Nessuna intenzione di voler offendere nessuno: io non ho la verità a mia disposizione, per questo motivo insisto nel pensare. E pensare è una dote che quasi sempre causa seri problemi e sicuramente non rende facile la vita.
“… non so se ho voglia che tutto ciò finisca”. Riparto dal pensiero primordiale di questi giorni, per me. Ma vi siete accorti che a poco più di una decina di giorni dalla chiusura delle nostre attività, la Natura ci ha spedito messaggeri silenziosi per comunicarci di gradire ciò che stava succedendo? All’Alpe Selleries sul terrazzo del rifugio i camosci gironzolano tra i tavoli e sono pronto a giurare, sulla testa di mio figlio, di non aver messo del sale per attirarli. Erano 14 anni che non li vedevamo più curiosare appena fuori dalla porta del rifugio. Nei porti di tutta Italia, sono stati visti, fotografati e filmati i delfini nelle evoluzioni che li rendono simpatici a tutti gli esseri umani. Il Canal Grande a Venezia ha le sue acque limpidissime, come i veneziani non si ricordavano e non pensavano nemmeno che potessero essere. I Navigli di Milano non sono limpidi come il Canal Grande, ma non puzzano più e sono stati visti, fotografati e filmati dei cigni in escursione. Nel Parco del Valentino a Torino, oltre agli scoiattoli che già si vedevano, sono stati visti, fotografati e filmati dei tassi, delle faine, delle volpi e delle lepri, alcuni cinghiali sono stati visti correre lungo i viali dei corsi che raggiungono il centro della città. Non sono stato in grado di trovare i resoconti Arpa sulla percentuale d’inquinamento dell’aria di Torino o di Milano, quindi non posso fornire dati di alcun tipo, ma potrei giocarmi una mano che sono molto positivi e confortanti.
Mi rendo conto che in qualità di rifugista, svolgo una mansione che si può rapidamente catalogare nelle “inutili”. Nel superfluo di una civiltà che, essendo ricca, può permettersi quel qualcosa di più, di futile, che nelle parti meno fortunate del globo, non esistono nemmeno. Lionel Terray è stato uno stimato alpinista francese che scrisse un libro che io ho amato molto, I Conquistatori dell’Inutile, nel quale raccontava di sé e dei suoi soci di cordata. Ecco, forse, oggi nel mondo stravolto dalla pandemia, i rifugisti sono dei Lavoratori dell’Inutile. Lo scrivo, così è chiaro che ne sono consapevole.
E forse sono inutili, anche, gli esempi e le descrizioni che ho fatto sui Messaggeri della Natura, come sono del tutto inutili i dati sull’inquinamento dell’aria e dell’acqua. Tutti dati ed esempi insignificanti nel bel mezzo della Pandemia Covid-19. Lo scrivo, così è chiaro che mi permetto, anche, questo dubbio.
Ma mi permetto, anche, il dubbio che, forse, non solo i delfini, i camosci e i cigni sono Messaggeri della Natura. Forse la pandemia stessa potrebbe essere intesa come un qualcosa del genere: non più un campanello, bensì un Campanone d’Allarme. Lungi da me l’immagine del castigo divino! Lo scrivo, così è chiaro!
Il fatto è che questa batosta abbia inchiodato tutto e tutti, potrebbe anche essere vista da un’altra angolazione. Potrebbe, anche essere interpretata come necessaria e indispensabile, per obbligarci a fermarci e a riflettere. Non saremmo mai stai in grado di farlo, di nostra iniziativa. Siamo andati avanti per anni, per decenni, a incontrarci a Kioto, a Parigi e chissà dove ancora. Ma a parte la professione di buone intenzioni, non siamo, mai, riusciti a fare altro. È vero! Dopo aver letto il Mare di Plastica di Franco Borgogno, la gestione del rifugio Selleries ha eliminato le cannucce, i bicchieri e i piatti di plastica: ma a dirla in sincerità “è forse servito a qualcosa?”. Paradossalmente, per vedere i delfini nelle acque pulite dei porti e dei canali, è stato indispensabile che arrivasse una pandemia.
È crudele, quanto sto scrivendo! Quindi se ci fosse chi si sente offeso, sono pronto a ritirare il tutto. Pur sentendo l’urgenza di cercare di esprimere i miei pensieri, ho l’assoluta consapevolezza di non contare un beneamato nulla. Se fossi un cranio intelligente sarei ingegnere o architetto, invece son qui con la mia blusa da rifugista. Rifugiato.
Sono in rifugio, da solo, da oltre tre settimane. Ho davanti a me un dipinto, Il Giardino delle Delizie di Hieronymus Bosch. Ovviamente una copia, nemmeno troppo preziosa, dell’originale custodito al Prado di Madrid. È un quadro diviso in tre parti. Partendo dalla mia sinistra c’è una sorta di rappresentazione del Giardino dell’Eden, con Dio, Eva, Adamo e tutti gli animali. Alberi, laghi e fiori. Nella sezione centrale, quella più grande del quadro, una sorta di rappresentazione della realtà nostra, quella che ci è abituale e normale, con molti esseri umani occupati nelle loro faccende, svariate costruzioni di ogni tipo e dimensione, animali al servizio dell’uomo e natura asservita ed addomesticata, per essere usata nella produzione: un po’ tutto caotico, rispetto alla situazione-eden, ma tutto molto ben sintonizzato col nostro ordine di idee.
Fin qui tutto torna. A sinistra: L’Eden, quindi la Creazione/Nascita dell’Uomo. E al centro: l’Umana Società impegnata nel suo quotidiano affaccendarsi. Il problema, a mio avviso, viene fuori quando mi soffermo a osservare la terza parte del dipinto: quella di destra. Il cielo cupo sovrasta un mondo buio e scuro, dove la presenza di armi predomina e dov’è lampante un’evidente sofferenza: sia per gli esseri umani, sia per gli esseri animali, sia per l’acqua che per la terra.
La prima domanda del rifugista, al 3 di aprile del 2020, è: Ma, Hieronymus Bosch, naturalmente partendo da ciò che io vedo nell’opera, nel suo dipinto Il Giardino delle Delizie, databile verso la fine del 1400, voleva lanciare e lasciarci un monito?
La seconda domanda del rifugista, al 3 aprile del 2020, è: Ma, la Pandemia Covid-19, potrebbe essere quell’ipotesi di cambiamento, o di inizio di cambiamento, che i Maya, sbagliandosi, avevano profetizzato per il 2012?
Non prendetemi per impazzito a causa dell’isolamento e della solitudine, a 2023 metri di quota, per colpa della Pandemia. Il fatto è che l’Essenza del Rifugio e quindi dei suoi gestori-rifugisti è la Condivisione. Dal tavolo dove si mangia, al camerone dove si dorme alla stanzetta dove si posano scarponi, zaini e piccozze. In questo momento di fermata obbligatoria, non resta altro che condividere i pensieri e le riflessioni. E da conduttori di piccole, o meno piccole, aziende che si calano nel luogo dove sono collocate, non pretendendo di modellare l’ambiente che li ospita ma, piuttosto, cercando con ogni mezzo di adattarvisi. Da appassionati di Montagna in ogni sua espressione, che hanno deciso di trasformare l’approccio veloce e quasi egoistico tipico degli alpinisti alla ricerca di record e primati, in un percorso di sinergia ad ogni livello con l’alta quota. Avendo tutto questo patrimonio dentro di noi stessi, dentro me stesso, non mi pare affatto strampalato il pensiero che cerco di modulare. Ammesso di essere riuscito nell’elaborazione che avevo in mente e nella condivisione che auspicavo.
Per ritornare all’opera di Hieronymus Bosch, osservando e riflettendo con calma mi viene da pensare che oggi, nonostante il Covid-19, siamo nella parte centrale del quadro, quindi non più nella situazione-eden ma nemmeno nella situazione-apocalisse. Siamo nel mezzo, quindi siamo in tempo. Quindi questo momento di fermata, forse, è venuto per darci la possibilità di riflettere. Siamo in tempo per tutto, ce lo dicono con le loro evoluzioni silenziose i delfini e i camosci, nelle acque pulite e sulla neve del terrazzo, perché tutto è immobile. Siamo in tempo, perché è vero che abbiamo smantellato i piccoli ospedali in tutte le valli piemontesi, ma la pandemia è arrivata, con la sua precisione chirurgica, per farci render conto che dobbiamo finirla con la dismissione e prendere la direzione opposta: le strutture ci sono ancora, anzi, in molti casi, sono state rimesse in sesto come “lazzaretti per i contagiati dal virus”, quindi basta riprenderli con una conduzione assennata, a pandemia finita.
Osservando da quassù, mi pare che i segnali siano evidenti e che la mia riflessione non sia così fuori contesto. O peggio, che le mie parole siano offensive nei confronti di una società della quale sono figlio. Per questo non sono certo di aver voglia che tutto ciò passi via, troppo, in fretta. Ma, per contro, sono certo di non avere voglia che tutto ritorni com’era prima. E sono convinto di non essere il solo ad avere questi pensieri. Non ho assolutamente urgenza di tornarne ad affaccendarci, come Banda del Selleries, attorno a tutto il nostro lavoro come l’abbiamo sempre conosciuto. A far girare a mille all’ora l’impresa-rifugio, perché ci sono una miriade di meccanismi da tenere vivi ed efficienti, un sistema di soldi che deve, forzatamente, girare per mantenere in piedi un’economia malata che si nutre di se stessa, senza più produrre alcunché, ma, al contrario, si è attaccata a se stessa come il vischio sui pini silvestri. E succhia, e succhia tutto ciò che riesce per sopravvivere. Infischiandosene se il pino, sul finire dei giorni, morirà, pensando esclusivamente alla sua vita di vischio, ma non valutando che con la morte del pino, sopraggiungerà anche la sua morte di vischio.
Non vedo l’ora di riaprire le porte del rifugio e di vedere persone, escursionisti e alpinisti arrivare. Parlare del tempo e delle condizioni delle salite. Ma vorrei che arrivassero persone umane come gli infermieri e i medici, oppure i poliziotti e i carabinieri che vediamo oggi nell’emergenza pandemica. L’arroganza, di questi tempi, è passata di moda: coloro che erano a urlare e sbraitare esprimendo le loro idee, oggi parlano sommessi oppure tacciono. E sarebbe un gran segnale dell’inizio di un nuovo corso, che alla riapertura ci rimanesse nitido il marchio d’umiltà, che la pandemia ci ha, per forza di cose, impresso.
Noi rifugisti-gestori, siamo i custodi delle faccende umane in alta quota, quindi non penso che siamo totalmente inutili. Dipende dalle epoche e dalle situazioni, come tutto in fondo. Sarebbe interessante, se da quassù si riuscisse a far scendere lo spirito di adattamento al luogo che ci ospita, conformazione mentale obbligatoria che ci consente il nostro lavoro in un ambiente che non fa sconti. Sarebbe interessante, dicevo, che questo modus operandi e di pensiero avesse la possibilità di scendere, per essere preso in considerazione anche nell’umano affaccendarsi di fondovalle, pianura e città. Non che si abbia la presunzione delle soluzioni giuste e a portata di mano in montagna: l’abbiamo già detto più volte. Ma, forse, un briciolo di arroganza in meno, ripeto forse, quello Sì.
In attesa che il numero dei contagi cali fino a darsi una conclusione. Auspicando che il numero delle vittime si riduca fino a esaurirsi e pertanto nessuno abbia più lutti e dolori. Sperando di vedere al più presto la conclusione della Pandemia, concediamoci il tempo per pensare il nostro domani. Non tergiversiamo oltre sui ricordi dei giorni che furono, provando, piuttosto, a pianificare il futuro che vorremmo. Forse, questa volta, ne abbiamo la possibilità.
I cambiamenti epocali sopraggiungono, sempre, a causa di un accadimento “sbagliato”, al momento “giusto”.
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Riflessione sul commento 88. Si impiega il personale del soccorso alpino come polizia di controllo al fine di impedire che qualcuno vada in montagna. Una delle motivazioni dell’impedire le uscite outdoor non era di evitare che ci si potesse far male e pertanto dover richiedere l’intervento del soccorso alpino ? Qualcosa mi sfugge. Forse che questo accanirsi nel cercare chi esce di casa distrae dalla incapacità del sistema di curare la malattia ? E poi quanti controllori escono di casa ?
– Carta costituzionale?
– No. Straccia!
– (Ennesimo) Colpo di stato?
– No. emergenza?
– Ma, non siamo in guerra.
– Taci. Non capisci niente!
Abbiamo visto cose…….Il Soccorso Alpino usato come “polizia ausiliaria” della montagna per controllare il territorio.
https://www.laprovinciadicomo.it/stories/lago-e-valli/niente-gite-di-pasquetta-controlli-anche-sui-sentieri_1348916_11/
Roberto, sarcasmo in coda ai commenti 49 e 50.
Roberto, se i problemucci a cui ti riferisci sono gli stessi a cui penso io, il “nun sacciu nenti e nenti voghhiu sapiri” (non so nulla e nulla voglio sapere o più comunemente non parlo-non vedo-non sento) è ampiamente espresso nell’uniformarsi alla massa senza ragionare e, soprattutto, senza dar mostra che lo si fa.
Per cui non si può risolvere niente.
Sono arrivata sull’isola 4 giorni prima della chiusura e mi sono ritrovata anch’io isolata e non solo per via della quarantena.
Nel giro di un mese ho tagliato, non senza sofferenza, qualche ramo che evidentemente era secco e non me n’ero accorta, ma ho scoperto umanità e solidarietà da chi non l’attendevo. È sicuro che in situazioni come questa, permeate di tensione, stanchezza, attesa, rabbia, sorpresa e dolore, è facile che la vera natura degli individui venga a galla.
Lorenzo, perché dici “sempre più stupido”? A cosa ti riferisci?
Sempre più stupido: https://www.luogocomune.net/27-media/5490-il-ministero-della-verit%C3%A0
Infatti sottoscrivo la denuncia.
Non ci voleva molto a capire cosa sarebbe successo, anche se Sala prendeva l’aperitivo sui navigli, ma si è trattato in questo caso di pura casualità temporale Matteo 0 culo, o forse premonizione inconscia di chi abita da anni nel Lazzaretto manzoniano. Ci siamo denunciati in regione come immigrati e siamo guardati come negher lombardi ma va bene così. Li capisco. Una lezione sull’essere stranieri in patria. Istruttiva. A proposito di Manzoni e di elicotteri. È la tradizione di governo che abbiamo ereditato dagli spagnoli. Pennacchi, fanfare, inni, “chiacchere e distintivo” . Meno sostanza c’è e più c’è bisogno di sceneggiate. Non riusciamo a fare i tamponi e a procurare mascherine decenti (tecnologia di elevatissima complessità) ma facciamo stridere le gomme e girare gli elicotteri. Altri stanno peggio e magari qualcuno meglio, ma non si può dire perché si rischia di essere accusato di non amare la cara Patria.
P.S.: a Pasì, ma chi voi prenne per culo? Bloccato…seee!
Te la sei battuta appena hai capito come andava.
E ti invidio tantisssssimo!
Che pericolo per la salute pubblica può essere uno che prende il sole su uno scoglio? Giustifica l’uso di un elicottero? (ma anche di un questurino a piedi…)
Che senso ha tutto questo unanimismo persecutorio?
E’ naturale? (=siamo stronzi dentro)
Oppure è artatamente fomentato?
E’ ragionevole?
Ma soprattutto, cui prodest?
Io sono rimasto bloccato in Liguria dove ero prima della serrata. Oggi ho assistito, tra l’entusiasmo generale, alla caccia con l’elicottero della Guardia Costiera ad un pistola che prendeva il sole sulla scogliera. Sembrava Apocalypse Now. Nessuno sembrava porsi il problema del costo di questa sceneggiata, nonostante il pregiudizio popolare consideri la parsimonia una caratteristica locale. Mi ha ricordato un episodio di un libro di Carofiglio, quando il Colonnello impone l’uso inutile dell’elicottero al mitico maresciallo Fenoglio per giustificare agli occhi della stampa l’importanza dell’operazione.
Grazia, è fantastico questo zelo legalistico che registri da quelle parti. Applicato al 50% su altri temi avrebbe da tempo risolto alcuni problemucci locali. Lo dico con leggerezza e ben lungi da riminiscenze bossiane ma solo per curioso e disincantato spirito di osservazione sui comportamenti umani. La “peste” è un laboratorio di psicologia sociale applicata, con purtroppo un gran numero di danni collaterali. Sulle specificità autolesionistiche dei bergamaschi e dei miei antenati bresciani per ora taccio. Troppa sofferenza. Ne parleremo più avanti.
Pensa, Matteo, che il 99 % della cittadinanza di Zafferana porta maschera e guanti anche per strada da inizio marzo senza che arrivassero precisi ordini dall’alto!
Di conseguenza, è facile distinguere le persone come me che ne sono sprovviste e che li indossano solo quando entrano nei negozi. Naturalmente per questo mi sono attirata occhiatacce a tinghité (in abbondanza) e rimproveri anche ad alta voce. Addirittura qualche giorno fa la commessa del super ha voluto consigliarmi di mettere la mascherina anche fuori, avvalorando la sua tesi con una fantomatica multa presa da un tizio (impossibile, visto che non è obbligatoria, per il momento).
È singolare questo nostro camuffarci e renderci irriconoscibili: anche le persone che prima sembravano note, ora diventano invisibili agli occhi più attenti.
Nota leggera che ci riporta ai pensieri di Massimo su in rifugio 🙂
https://catania.liveuniversity.it/2020/04/11/aeroporto-catania-papere/
Sono prove generali di controllo sociale: i segni ci sono tutti e sono inquietanti (vedi l’intervento di Pasini sul tread della Bonasson).
Intanto io vivo in un posto dove si è (inutilmente) obbligati ad andare in giro per strada con il volto coperto e proprio da coloro che poco tempo fa si erano scatenati contro il velo delle donne islamiche; ma erano contrari al blocco e hanno ostacolato fin che hanno potuto la zona rossa a Nembro, su mandato di Confindustria.
Forse non a caso, l’unica regione dove lunedì le biblioteche non potranno riaprire.
La Russa e onorevole nella stessa frase fa realmente rabbrividire
Grazie Matteo per la risposta. Ora il tuo pensiero mi è più chiaro.
Capisco bene i tuoi timori: ritengo anch’io che non sia accaduto ancora niente di grave, ma ciò non esclude a priori il potrebbe.
Far sì che quanto tu paventi non avvenga è un nostro dovere (di cittadini).
P.S. Le sedute del Senato sono chiuse al pubblico e ai giornalisti, ma è possibile assistervi via diretta streaming.
A proprosito della seduta in oggetto, l’esibizione dell’onorevole La Russa che, del tutto privo di mascherina, dà dell’untore a un suo onorevole collega reo di indossare una mascherina inadatta, è notevole 🙂
Antonio Massettini,
quelli che abusano della terra in maniera più grave (e qui non si parla di una banale funivia che arriva fino al pizzo di una montagna) stanno continuando a farlo e non saranno mai ostacolati da nessuno, se si continua di questo passo.
Ma io non smetto di sperare.
May peace prevail on Earth.
Per Giuseppe Balsamo.
Si, mi riferivo proprio a quanto indicato da Grazia. Da come la dici tu sembra normale: il testo non sia presente al momento della discussione del testo…e in effetti il testo non era presente “semplicemente” perché emendato (dal governo) rispetto al testo approvato la commissione, perché non ancora bollinato per la copertura dalla Ragioneria di Stato. Romeo ha proposto di iniziare comunque la discussione sulla fiducia (al momento non ancora posta) per risparmiare tempo; orbene, essendo Romeo uno che il Senato vorrebbe abolirlo, mi pare gli sia stata offerta una succulenta occasione per dimostrarne l’inutilità: una discussione su una fiducia non posta su un testo che non c’è, come rimarcato dalla spalla Calderoli. Alla fine la Presidente Casellati ha dovuto ammettere: “Siamo andati fuori dalle normali regole, abbiamo adottato un procedimento che non esisteva”
E per buona misura, consideriamo anche che non c’era copertura giornalistica o pubblico, perché i posti di stampa e pubblico sono stati destinati ad aumentare lo spazio per mantenere la distanza tra i senatori.
Padronissimo di pensare che non sia accaduto assolutamente niente di grave, la pensavano così in molti tra il ’22 e il ’24…io penso che al più non è accaduto ancora niente di grave
Sul centinaio hai ragione tu
Ciao Grazia, ti ringrazio ma non sono sicuro che Matteo intenda la votazione a cui si riferisce il tuo link (e della quale avevo già notizia).
Questa (che hai linkato) è relativa al senato (= senatori, non deputati).
Inoltre si parla di 246 presenti (su 315), presenza decisamente superiore al “ridotto centinaio”.
Infine, durante questa votazione (effettivamente su una questione di fiducia), il testo in esame era presente.
Non era presente (il testo) durante la discussione e le dichiarazioni di voto, ma è stato deciso di procedere ugualmente su richiesta dell’opposizione (Romeo, capogruppo Lega) – richiesta accolta da tutti i gruppi.
Personalmente questo non mi pare quell’episodio così “pericoloso” a cui allude Matteo.
La richiesta di chiarimento resta aperta.
quella che ho indicato (66) non è una previsione asettica, ma un augurio (per la terra). guadate i runner cittadini: nei giorni scorsi li hanno messi all’indice. speriamo che alla prossima epidemia (e ce ne saranno una dietro l’altra) siano ostacolati tutti quelli che abusano della natura
Caro Matteo, io ho costruito la mia vita (65 anni ) consapevole che qualcuno a costo della propria vita si è battuto per regalarmi la democrazia in cui sono vissuto, per questo non grido “al lupo” quando vedo un piccolo cane.
Ciao Giuseppe, ho trovato questo:
http://www.regioni.it/news/2020/04/10/s-1766-dl-n-182020-cura-italia-covid-19-approvato-con-voto-fiducia-aggiornato-al-09-04-2020-607702/
Scusa Matteo, potresti cortesemente mettere un link con la notizia della votazione a cui fai riferimento nel tuo commento 64 ?
(Votazione di fiducia di ieri 9/4 da parte dei deputati ridotti a un centinaio, tenutasi in assenza del testo).
Non riesco a capire quale votazione intendi.
Grazie.
Antonio Massettini, ottimismo, gioia e buonumore eh?
Questo COVID non diminuirà significativamente il numero e l’impatto antropico.
E’ un’epidemia come tante altre e piuttosto poco grave: vogliamo parlare di TBC, vaiolo, difterite? (giusto per lasciar perdere la trita spagnola o l’abusata peste manzoniana)
Siamo noi che ci siamo disabituati e crediamo che tutto debba essere facile e ordinato
ogni giorno che passa sono sempre più convinto che questa epidemia lascerà morti e feriti. alcuni diretti, in senso sanitario, altri indiretti, sul versante economico. verrà una crisi come non ce la siamo mai immaginata. tireremo la cinghia e chi non è abituato magari se ne andrà anche. non c’è nulla che possiamo fare per impedirlo. e’ un meccanismo naturale di contenimento di una specie, quella umana, che stava diventando insostenibile per il pianeta
Riva, tu mi fai sanguinare una ferita: sono un dirigente in pensione dopo 47 anni di versamenti mensili di tasse e contributi senza scampo, additato l’anno passato come membro di una congrega di farabutti e sanguisughe mantenute dagli altri. Adesso poi, come trail runner tapascione e disciplinato (con fatica), ho scoperto anche di appartenere ad un’altra congrega di untori, nemici della salute pubblica. Ma non porto rancore, non mi sento offeso sul piano personale. L’odio, come l’amore, spesso non sente ragioni. Il ciclo persecutivo gira. Passerà. Non si tratta di socializzare le perdite distribuendo soldi a pioggia, come pensano in generale di noi italiani i nordici, ma di garantire la sostenibilità di un business che molti fanno con onestà e passione. ( in ogni categoria ci sono i furbetti) e che ha un valore importante, anche affettivo, per molti di noi, come testimoniato da alcuni contributi apparsi sul blog, senza far sconti a falsari e affaristi, travestiti da amanti della montagna.
Per Daniele Piccini: “sono arrivati alla conclusione, che durante questa pandemia si stia verificando una sorta di censura mascherata con il falso intento di contrastare le fake news”
Perché non ti sembra vero? O pensi che non sia pericoloso?
Ieri i deputati (peraltro ridotti a un centinaio) hanno votato la fiducia “sulla fiducia”, nel senso che il testo non era ancora disponibile. O in Lombardia abbiamo accettato il diktat della mascherina per uscir di casa, emesso dallo stesso di “Milano non si ferma” e del no alla zona rossa a Nembro, senza che una voce dicesse nulla o quasi.
E ci va ancora bene se consideriamo cosa ha fatto votare Orban, con la sostanziale acquiescenza di tutti (politici, giornalisti, commentatori)
Caro Daniele,
di pesante e offensivo in ciò che ti ho scritto non vi è nulla. Ti ho solo invitato a partecipare concretamente al forum e allo scambio di idee.
Preoccupazioni e proiezioni sul futuro sono all’ordine del giorno in questo momento ed è lecito esternarle anche qui, anche perché si conta che qualcuno possa dare il suo contributo, magari dissipando i timori che si sono affacciati. Nessuno di noi è arrivato a conclusioni perché, proprio come te, facciamo parte del popolo che sta alla finestra ad aspettare. Nel frattempo, oltre che a sentire, guardiamo, pensiamo, cerchiamo di sciogliere nodi e irrequietudine, guardiamo a un possibile futuro, riflettiamo su quanto già compiuto. Questo ci fa sentire meno isole, ci fa sentire meno passivi, ci fa sentire che siamo.
Ho capito il punto Daniele. Leggerezza e pesantezza dell’essere. L’ironia è una delle cose che personalmente apprezzo di più ( è il mio meccanismo di difesa dall’ansia preferito) ma mi sono accorto che è uno delle modalità di comunicazione più difficili da maneggiare nei social perché manca il linguaggio non verbale e può essere fraintesa per sarcasmo, versione aggressiva dell’ironia. Però questo non vuol dire desistere: provaci ancora Sam, magari con qualche accortezza.
A proposito di cose concrete. Penso sarebbe importante che le varie Sezioni del CAI proprietarie di rifugi abbassassero per quest’anno le loro (sempre crescenti) aspettative di canone d’affitto tenendo conto delle difficoltà dei gestori a tenere in piedi il business. Se partecipiamo alla vita associativa potremmo farci sostenitori di queste istanze, ognuno per la propria sezione. Potrebbero inoltre esserci spazi di sostegno nei diversi provvedimenti legislativi. Qualche attento esegeta di testi governativi potrebbe magari dare qualche suggerimento anche qui. Attraverso il passaparola potrebbe essere utile a chi è coinvolto in prima persona.
@ Pasini per il commento 58. Prima di ogni iniziativa, seppur lodevole, finiamola una volta per tutte con la privatizzazione dei profitti e la socializzazione delle perdite perchè fino a prova contraria, fatta salva qualche mosca bianca, gli unici che nel Bel Paese pagano le tasse fino all’ultimo centesimo sono solo i lavoratori dipendenti e i pensionati, perchè per tutte le altre categorie di lavoratori è prevista la discrezionalità. Anche a me sta bene aiutare chi è in difficoltà oltre a quello che già faccio da cinquantuno anni mese per mese, ma non a queste condizioni.
Per Pasini, sono spesso d’accordo sulle idee che esprimi e sul modo che hai di farlo, sempre rivolto alla costruzione ed alla proposizione di cose concrete ancorchè condivisibili o meno, perciò mi permetto di spiegare il “punto” : alla fine di tutti gli interventi su queste ottime riflessioni di Massimo Manavella sia Lorenzo Merlo che Grazia sono arrivati alla conclusione, tra l’altro, (vedi commenti 50 e 51 ) che durante questa pandemia si stia verificando una sorta di censura mascherata con il falso intento di contrastare le fake news, prospettando anche l’ipotesi che ciò condizioni anche la libertà di questo Blog, pertanto mi sono permesso di sottolineare, contando i loro liberi interventi, il paradosso della loro affermazione, tutto qui, magari l’ho fatto in modo ironico e vedo che non tutti apprezzate l’ironia (del resto non è in obbligo) vedasi la risposta pesante ed offensiva di Grazia. Buona Pasqua.
Grazie, Roberto.
Sì, Lusa, per il settore turistico bisognerà trovare nuove soluzioni. Per i rifugi non sarà semplice gestire camere, bagni, spazi comuni. Speriamo anche che non si torni al consumo delle stoviglie monouso e che, invece, si promuova l’utilizzo di quelle personali da portare con sé.
Anche nel mio campo, quando mai si darà il via, Bisognerà attuare cambiamenti, soprattutto per chi fa turismo e offre pacchetto completi. Sono fortunata a offrire solo il servizio di guida, ma per esempio, prima amavo incontrare i miei ospiti a Zafferana e viaggiare su una sola auto sino al punto di partenza a piedi, così da cominciare subito la narrazione del paesaggio e della vita etnea. Questo forse non sarà più possibile.
Penso che i rifugi con piccoli spazi interni dovranno attrezzarsi con tavoli anche fuori, se c’è la possibilità di farlo. La vedo dura con i servizi igienici, per esempio.
Per Daniele Piccini. Questo è il mio intervento n. 6 (così ti risparmio il conteggio). Francamente non capisco il punto. Come avrai notato essendo attento ai numeri, gli interventi delle persone hanno un andamento “carsico”. Penso dipenda dall’interesse per l’argomento e dallo stato d’animo individuale. Non ci vedo niente di male se su certi temi alcuni intervengono con maggiore frequenza. Evidentemente sentono il bisogno di socializzare il loro dialogo interno. È una delle funzioni positive dei blog. Se quello che scrivono non interessa o è ritenuto scontato o ripetitivo, basta non leggere. Oppure intervenire e dire la propria opinione o dare “ con grazia” il proprio feedback. Tutto qui. Piano e semplice.Lusa, sono d’accordo. Primum vivere. Penso che i rifugi per le loro caratteristiche siano in grave pericolo di sopravvivenza dal punto di vista economico, almeno per quest’anno. Penso si dovrebbe pensare di fare qualcosa per sostenere chi con serietà e dedizione ha dato supporto alla passione di molti di noi in questi anni. Facciamo proposte. Chi ha idee si faccia avanti.
Comunque al di là delle buone intenzioni e i pensieri sull’ambiente, dal punto di vista non trascurabile della sopravvivenza dell’attività di gestione dei rifugi che sono alberghetti di montagna legati al turismo, se viene a mancare la frequentazione assidua e si protrarrà il distanziamento interpersonale i gestori dovranno porsi altre domande.
Rettifico quanto precedentemente postato, adesso gli interventi di Grazia sono 15.
Buongiorno Daniele Piccini,
ti invito a leggere l’articolo che è molto interessante e offre tanti spunti di riflessione e tutto lo scambio di idee qui espresso. Magari leggi anche gli altri post e approfondisci le tue conoscenze.
Sono sicura che ti verranno in mente tante altre considerazioni.
Che la pace regni sulla Terra.
Al momento su 53 interventi 14 sono di Grazia e 6 di Merlo ed alla fine sono arrivati alla conclusione che contrastare le fake news (letteralmente notizie false) si sia trasformata in censura dell’espressione, come direbbe Totò “ma mi faccia il piacere!”
Caro Guido, vorrai perdonarmi, mais ça va sans dire, non ho afferrato ciò che vuoi dire!
L’hai scritto in questo post? In un altro?
Grazia, la corda, anche se di due metri di diametro, se la tiri troppo prima o poi si spezza. E quando una corda di quel diametro si spezza fa una strage. Il diametro di quella corda è cresciuto nel tempo, continuerà a crescere e forse la corda non si spezzerà mai. Come può una corda crescere costantemente di diametro nel tempo? Non si è mai visto, al massimo si ingrossa un pochino e poi ritorna quasi come prima. Io una spiegazione ce l’ho, da parecchio tempo e l’ho scritta anche qui.
Alla fine, lentamente – perché me lo aspetto da un decennio- ci siamo arrivati, ma non se ne sta accorgendo quasi nessuno e tutti, presi dalla malattia, non vedono.
La censura sull’espressione sancisce la trasformazione anche del giardino delle meraviglie di cui fa parte il Gognablog.
Che stupido. Dimenticavo la censura: https://www.ariannaeditrice.it/articoli/dopo-aver-limitato-la-liberta-di-circolazione-ora-si-e-passati-alla-liberta-di-espressione
La dittatura del proletariato era il trait d’union escogitato dal Karlone per occupare il lasso di tempo necessario alla creazione di una classe dirigente e di una rete organizzativa adatta a gestire il suo nuovo paradigma.
Forse, storicamente, non ci sono alternative a quella concezione strutturale.
La classe dirigente è costituita da persone bene o male già compiute secondo un imprinting al quale non potranno rinunciare, salvo alcune.
Anche volendo, una nuova classe, con diverso imprinting, non sarebbe neppure disponbile al momento. E non c’è il tempo, né il modo per crearla.
Forse soltanto i social, potrebbero avere la potenza utile a gestire la transizione. Ma anche questa ipotesi tende all’irrealismo solo se si considera per quanto tempo, le unità sparse dietro alle tastiere, dovrebbero tenere botta.
Irreale, ma se ci mettiamo un leader, potrebbe sussistere l’ipotesi della gestione della transizione a mezzo di noi tutti.
Ma il leader, in quanto tale, detta la legge. Vedi Grillo e vedi i risultati.
Si passa quindi all’anarchia.
Ma questa richiede un livello di consapevolezza che nuovamente non è al momento disponibile.
Quindi anche l’anarchia e l’idea del leader sono d’improbabile maturità per esigenze della transizione.
La motonave della cultura neoliberista ha, al momento, i motori in avaria.
Se i meccanci dovessero provvedere in tempi brevi, e se nessuno nel frattempo abbia fatto strage al Ponte di comando, la rotta riprenderà come prima o già di lì. O più di lì.
Se invece l’ammutinamento fosse avvenuto, tutti, dico tutti, sui ponti inferiori, si chiederebbero come si sia potuto invertire la rotta.
Una specie di Quesito con la Susi, quello della Settimana enigmistica, si affacciarebbe nel pensiero di tutto il popolo.
E tutti, pensa e ripensa, arriverebbero alla risposta.
Una nuova consapevolezza della classe dirigente già esistente si è rivelata più forte dello status quo.
Lei, e non sostituti di lei, prosegue a governare secondo ordini finalmente più umanistici.
È un’ipoesi fantasiosa.
Ma la motonave è davvero ferma.
Dimostriamo allora il nostro ammutinamento con tutti, in tutti i modi.
Lo spirito che possiamo creare è direttamente proporzionale alla quantità di persone che vi mediteranno.
Ed anche la sola cosa che possiamo fare, oppure credete nella democrazia?
“Il dopo viene prima“ di Giuseppe Civati
https://www.ciwati.it/2020/03/27/il-dopo-viene-prima/?fbclid=IwAR2Zca-8yM_DtZPzGFdT_NrbLsq2U7PXP2rBXLDbrQuwBJU_SDQ_scCqSB8
Caro Roberto, dopo l’estate saremo esattamente dove stiamo, magari solo un po’ più depressi e frustrati, visto che non potremo goderci la vita all‘aria aperta (e le granite!). Possiamo cominciare a scommettere sulla durata dell’esilio!
Nel frattempo il mondo animale continuerà a far festa. Peccato che in Sicilia l’ultimo lupo sia stato abbattuto nel 1931, altrimenti mi sarebbe piaciuto vederlo scendere dalla Montagna!
Caro Giuseppe, grazie ancora.
Non mi sento allarmata e neppure sorpresa di leggere quanto scrivi.
Ho dimenticato di aggiungere che lascio spesso il telefono a casa :), soprattutto quando uscivo a correre ma anche per altro. Non lo trovo così necessario.
Prima del covid19, vi prestavo più attenzione perché avrei potuto ricevere richieste di lavoro, quindi ora a maggior ragione non mi serve quando esco per far la spesa. Se proprio non ho spazio per camminare mentre aspetto il mio turno per fare la spesa, mi porto un libro.
Primi segnali dalla Cina dei comportamenti post virus. Revenge spending. Tutti a comprare gioielli.Bravi cinesi, comprate lusso italiano, ne abbiamo un gran bisogno! Vediamo cosa succedera’ da noi appena si apriranno le gabbie, come verrà impiegata l’eredità del nonno e i vari sussidi erogati dallo Stato con i soldi che si farà prestare a debito ( senza toccare per carità i 4300 miliardi di patrimonio finanziario privato degli italiani) . Qualche idea ce l’avrei, vista una certa prevedibilità dei comportamenti e dico questo senza moralismo o disprezzo. Nella scena finale del film Avvocato del Diavolo, Al Pacino, nella parte del Diavolo appunto, dice : “Vanità, è il peccato che preferisco, ci cascano sempre”. “Miseria e nobiltà” by principe De Curtis. È fantastica questa mescolanza di cannibalismo (cfr Crovella) e contemporaneamente di ricerca della purezza che ci caratterizza. Siamo esseri imperfetti che aspirano alla perfezione: la radice dell’umano continuo affaccendarsi e visto che parliamo di poeti e di metafore poetiche è proprio questo affaccendarsi che alla fine salva Faust dalla dannazione eterna, con grande scorno di Mefistofele che pensava di aver vinto la partita. Staremo a vedere dopo l’estate di penitenza e Passione (in senso cristiano) cosa ci porterà la Resurrezione, tanto per restare nello spirito della settimana che è iniziata.
https://www.ilsole24ore.com/art/in-cina-e-gia-l-ora-revenge-spending-e-riprogrammare-viaggi-ADL5BuD
Cara Grazia, è un piacere!
L’uso di un chip passivo ha le stesse possibilità di tracciatura dell’uso di una carta di credito, bancomat, tesserino (c.d. “badge”), chiave elettronica e affini.
I sistemi con cui interagiscono questi oggetti, possono certamente registrarne l’utilizzo e rendere disponibili ad altri sistemi queste informazioni se ne hanno la potenzialità (collegamento).
Ma solo quando esplicitamente utilizzati.
I telefoni cellulari sono più creativi 🙂
Non è indispensabile che i servizi di geolocalizzazione siano attivi per tracciare un telefono. Il telefono (mobile) si collega a una cella (fissa) e la cella sa benissimo dov’è collocata lei stessa e a chi appartiene il telefono collegato. Mano a mano che ti sposti, il telefono sceglie la cella fissa migliore fra quelle circostanti, et voilà, il tuo spostamento è tracciato anche senza GPS (sebbene in modo molto meno preciso).
Quanto alle app (deduco quindi che tu abbia un c.d. “smartfone”), in esecuzione sul tuo telefono ci sono tante cose a te (a noi) ignote, non solo ciò che è da noi volontariamente installato. Conosciute – forse 🙂 – solo da chi sviluppa questi oggetti.
Quando tu dici “rifiuto di condividere”, in realtà assumi ciò che uno schermo ti sta facendo vedere.
Non voglio allarmarti, nè fare del complottismo, sia chiaro.
Sto solo dicendo (andando piuttosto fuori tema, e me ne scuso con tutti – e chiudo) quali sono le potenzialità di questi sistemi e che certi risvolti dellatecnologia andrebbero ben conosciuti affinchè tali oggetti restino strumenti quali sono e non si trasformino in fini (o peggio).
37, Roberto.
Forse l’eopoca che citi e la reazione comunitaria che tutti conosciamo si è verificata in un contesto noto, in qualche misura familiare.
La Seconda guerra è stata forse l’ultima guerra di postazione.
Strutturalmente parlando quella che i bambini adottano per giocare a nascondino.
Per dire che, ricostruire da quel disastro non impediva di sentirsi nella continuità della storia.
C’era un filo rosso che attraversava gli individui e gli eventi e li teneva insieme.
Rimboccarsi le maniche derivava inoltre dal senso di comunità che l’individualismo che lo ha poi sostituito tende ad impedire.
La crisi attuale mi pare non permetta di scorgere quel filo rosso.
Il tessuto è lacero, lo era già prima dello strappo virale.
Dunque né ottimismo, né pessimismo, solo diverso.
La forza vitale bergsoniana permette alle foglie d’erba di fiorire tra il cemento appena l’umidità dell’aria lo permette, quindi il tunnel finirà e finiranno i tunnel successivi.
Il punto non è questo.
Il punto è se l’uomo avrà ancora a che fare con la natura e la sua comunità o ne sarà ulteriormente allontanato e ridotto a mano d’opera (eufemismo) di un’industria di cui non vede e non gode neppure più del suo prodotto.
Tempi moderni al quadrato.
Giuseppe, grazie mille per il chiarimento!
Però, se usi il chip per prendere i mezzi, entrare e uscir da casa, fare acquisti, andare in palestra, e compagnia cantante, suppongo che i movimenti siano registrati.
Ho carta e bancomat che uso poco, sul telefono i servizi di geolocalizzazione non sono attivi, non ho app e rifiuto sempre quando mi viene chiesto di condividere la mia posizione.
Paolo, non ho capito la storia dei cip!
A proposito del cip tracciante (alimentato a sangue per non spegnersi ?).
Non penso proprio che, almeno su questo argomento del cip, gli svedesi abbiano bisogno di “una sveglia del loro re”.
In queste cose gli svedesi proprio non sono “scemi”. 🙂
Ps: io per comodità da anni faccio cucire i miei due cip sul mio polso, dopo depilazione laser, sotto un film sottile e di solito si staccano a scadenza o quasi e anche se spesso mi lavo non si sono mai rotti.
Devo proteggerli se vado ad arrampicare, ma solo quando devo incastrare il braccio.
Su un polso i cip, sull’altro l’orologio.
Possono solo rubarmi l’orologio.
Grazia, stando all’articolo che hai linkato (e anche ad altri) sono dispositivi di tipo NFC.
Viste le dimensioni, sono abbastanza sicuro che siano puramente passivi (senza alimentazione) e che si attivano solo quando vicini a un lettore. Altrimenti sono spenti, esattamente come avviene con le carte di credito cosiddette contactless.
Ma per essere sicuro al 100% dovrei averne uno e metterlo vicino a un misuratore di campo 🙂
Se è così, dal punto di vista della tracciatura dei movimenti sono equivalenti a una carta di credito e molto meno “traccianti” di un telefono cellulare.
Nel senso che ti tracciano solo quando le infili in un lettore.
Scusa l’invasione della privacy, ma tu hai carte di credito o bancomat ?
Se si, allora sei già tracciata 🙂
Se hai anche un telefono cellulare, ancora peggio.
Ti colleghi a internet ? Non ne parliamo… 🙂
A te sembrerà assurdo (pure a me, in effetti) ma c’è chi trova comodo avere con sè – anzi, in sè 🙂 – carte di credito e di identità senza correre il rischio di perderle o che gli sfilino il portafogli.
Il mondo è molto vario 🙂
Neanch’io ho trovato articoli più recenti. Sei sicuro che non diano possibilità di tracciare i movimenti?
Oltre a un fatto etico, penso anche a quello del benessere: non possiamo sapere come il nostro corpo a lungo termine possa reagire a corpi estranei. Mi sembra davvero assurdo che si possa desiderare di averne deliberatamente per evitare anche gesti semplici, come prendere un biglietto dei mezzi, le chiavi di casa, il badge.
Ok, Grazia. Adesso ho capito cosa intendevi.
L’articolo che hai linkato è di un anno fa (12/2018) e parla di oltre 4000 persone. Gli Svedesi sono oltre dieci milioni.
Non ho trovato articoli più recenti, ma sinceramente dubito che in un anno possano averne impiantati così tanti da raggiungere una percentuale significativa di tutta la popolazione.
Se ho ben capito, questi chip non consentono la tracciatura dei movimenti (non hanno il GPS) ma sarebbero un “sostituto” per carte di credito e documenti di identità personale.
Cose che abbiamo già diffusamente e da tempo anche noi, seppur in forma esterna al nostro corpo.
Dal punto di vista strettamente etico la penso come te.
Ma da alcuni articoli che ho letto, pare che la mentalità svedese sia invece ben propensa in generale ad accettare queste evoluzioni tecnologiche senza ravvisare in esse alcun secondo fine.
Forse, a torto o ragione, hanno più fiducia di noi nelle loro istituzioni.
Può darsi che anche noi, presto o tardi, ci troveremo a fare i conti con queste realtà.
Caro viandante, molti di noi sono baby-boomers. Siamo figli dell’entusiasmo procreativo dei nostri genitori dopo la guerra. Avevano le pezze al culo e avevano visto cose che noi nemmeno ci possiamo immaginare. Ma avevano speranza e voglia di godersi la vita dopo la paura. Siamo dotati di un meccanismo di difesa che viene chiamato “rimozione” e che consente dopo la fase del lutto di superare traumi e sofferenze incredibili. Se non ci fosse questo meccanismo, il dolore sarebbe eterno e impedirebbe di continuare a vivere. Quindi quando la giostra tornerà a girare, seppelliti i morti, ci sarà probabilmente un’esplosione di vitalità, magari si tornerà a fare figli e ad apprezzare anche con meno soldi le gioie della vita e si cercherà di ricostruire rapidamente lo stato di benessere perduto. Mi dispiace per gli apocalittici ma come nel film di Sordi il giudizio universale non mi sembra realisticamente all’ordine del giorno.
Fermi al palo, i valori di prima ora non valgono, non serve il suv, non serve la mtb full carbon da migliaia di euro, nemmeno la ebike, neppure il tempo di salita migliore e neppure la mentalità del collezionista di vette, del selfie di conquista della cima. Ora ci vorrebbe, ci basterebbe, una semplice e rilassante passeggiata in un bosco, liberi. Ecco, dopo, ricordiamoci di cosa vuol dire poter uscire di casa a fare una semplice passeggiata. Saluti.
Buonasera Giuseppe, non so dirti quanti ad oggi, visto che hanno cominciato nel 2018.
Ricordo ancora lo sgomento provato al pensiero che gente, spontaneamente, se lo facesse impiantare seguendo la tendenza del momento.
E tutto a un tratto, può diventare realtà anche a casa nostra.
https://www.google.it/amp/s/www.italiaoggi.it/amp/news/svezia-boom-di-richieste-per-il-microchip-sottocutaneo-che-ora-sbarca-in-uk-ma-i-sindacati-sono-sul-piede-2324266
Quanta parte ?
A cosa serve ?
Paolo, in Svezia gran parte del popolo porta un chip.
Il governo svedese tre giorni fa aveva proclamato la libertà di muoversi e relazionarsi!
Booom !!!
Il re oggi praticamente ha detto: ma siete scemi ?
Il mondo degli umani è bello, va tutto nella stessa direzione, però nell’andarci oscilla sempre e qualcuno soccombe.
Ogni tanto a forza di affaccendarsi di qui e di là oscilla alla grande e allora tanti soccombono….. ma per pura fortuna mai troppi !!!…….. e mai quelli che ogni umano a sua scelta vorrebbe 🙂
Ogni anno muoiono 1.6 milioni di persone per TBC, di cui 230.000 bambini. Nessuno si preoccupa molto o ci fa sopra grandi riflessioni. Forse perché non vivono nei paesi occidentali, non votano e non detengono il grosso della ricchezza mondiale? Cerchiamo di alzare lo sguardo e di guardare avanti, indietro e in larghezza, magari i problemi attuali appaiono in una luce diversa. Non male il discorso della Regina in proposito, una che ha visto le V2 caderle sulla testa e il diavolo in persona rischiare di diventare l’imperatore del mondo.
Generazioni che non hanno fatto la guerra: è questo il motivo di tanti discorsi apocalittici di fronte alla prima seria difficoltà? Calma e gesso; per la fine della specie umana non sono ancora aperte le pre-vendite. Ricordare un po’ il passato non guasterebbe. Ben altro abbiamo affrontato. Una cosa piccola è certa: se rimane il distanziamento molti rifugi per quest’anno non apriranno. Il resto sono, con il dovuto rispetto, fantasie e proiezioni di scarsa utilità pratica anche se possono riempire il cuore e far sognare e come tali sono apprezzabili, perché siamo fatti di sogni e di bi-sogni.
Caro Massimo le tue riflessioni sono molto interessanti e denotano una “testa” pensante ! Ma ha parte gli scherzi io credo che sia tutto riassumibile in una frase : Noi esseri umani sulla terra siamo gli ultimi arrivati e nella nostra superbia e ignoranza credevamo di essere al centro del mondo, Invece siamo soltanto un niente che ,ne sono quasi sicuro, prima o poi si estinguerà speriamo di non fare troppi danni prima che ciò avvenga ciao spero a presto
Poi ne facciamo una da salire con giù braghe e mutande. Smettetela, smettetela, smettetela per favore di fare cose solo per far parlare di voi e non per rispettare realmente la natura.
Molto bello e condivisibile. Speriamo che poi qualcosa cambi
Ciao Massimo. Sì ci voleva una pandemia perché mi decisessi a riordinare e imbiancare il garage. Altrimenti con queste giornate sarei per monti. Va a finire che rimetto in ordine i calzini spaiati…
A parte ciò forse è arrivato il tempo del Limite. Un’eresia nella società del NO LIMIT. E’ un aspetto a cui penso molto come “amminitsrtore” dell’Ente Parco nazionale Gran Paradiso. I parchi a questo servirebbero e allora torna a galla una proposta fino all’altro ieri velleitaria. Istituire nel parco una Montagna Sacra, sulla quale non si sale. Per scelta condivisa e non regola imposta. Fra 2 anni il parco ne fa 100. Sarebbe un bel modo di festeggiare. Chissà. Un saluto a voi.
Je sais.
Tuttavia, non smetto di nutrire la speranza che la magia abbia il sopravvento su internet, sugli abiti da cambiare secondo le mode, su macchinoni, su telefonini, sui simboletti del cavolo a sostituzione delle parole, sulla fretta di andare da un posto all’altro senza viaggiare, sull’ansia da prestazione, sugli acquisti compulsivi e il cibo non cibo, sulle visite in fuoristrada invece che a piedi, sulle mascherine che rubano sorrisi, sulle mani in tasca per non stringerne un’altra, sulle ore passate in ufficio invece che a essere, sulle giostre di funivie e gipponi che solcano le montagne…su tutto questo e molto altro ancora.
Certo. Il poeta racconta la sua visione. Con quella edifica il mondo. Sa che è la coscienza a creare la realtà. Mancano sempre i milioni.
Essi eseguono secondo norma. Non sospettano la magia che hanno. Oltre alla materia non hanno. Sono milioni.
No, Lorenzo, non basterà UN poeta,
ne servono milioni! 😃
Serve che ognuno di noi faccia la sua parte in questo nuovo inizio!
Basterà il poeta?
Basterà a uccidere chi uccide?
Basterà per ritornare a noi?
A fermare chi corre?
A sentire la terra? A rinunciare al grasso?
A spezzare il cemento?
Basterà il poeta?
A interrompere la danza del progresso?
A edificare bellezza?
Ringrazio di cuore Massimo per il suo desiderio di far arrivare viaggiare i suoi pensieri oltre le montagne per raggiungerci e per averci trasportati lassù, al suo rifugio per un po’.
Ammetto che anch’io mi sono lasciata prendere dallo sconforto quando ho avuto contezza che non avremmo vissuto la stagione turistica 2020. Mi sono preoccupata per la mia piccola economia sempre in bilico, anche io che da tanti anni mi sono allontanata dal mondo consumistico che mi vedeva in tailleur e tacchi seduta in Pirelli e poi a ber l’aperitivo.
Vivendo in un luogo così ammantato di incanto come l’Etna, anche lei imbrigliata dalle cinghie del turismo di massa, da anni pregavo affinché gli eccessi si arrestassero.
Me n’ero dimenticata quando la chiusura dei perimetri mi ha fatto vacillare, insieme a tutti gli italiani.
Ci sono volute le parole della poetessa Gualtieri a farmi ricordare chi sono e cosa desidero per questa Terra e i suoi esseri viventi. Che sia davvero un nuovo inizio.
https://youtu.be/XxCBOPeCKrU
Tornando al tema di partenza mi preoccupa molto il futuro a medio periodo dei rifugi. Mantenere le distanze sociali nelle sale da pranzo, nei bagni, nelle camerate sarà difficilissimo e andrà a incidere significativamente sul numero di ospiti e quindi sulla sostenibilità economica della gestione. Temo sarà un’estate molto difficile, ammesso che ci si potrà spostare. Forse si dovrebbe pensare a come aiutare i rifugisti a superare questo periodo.
a me non piace l”impostaziond dominate che elegge i dati statistici sopra ogni cosa, non solo sul problema epidemia ma su tutta l’esistenza. meglio mettete il cuore e l’anima prima dei dati, che sono freddi e asettici. a forza di privilegiare una visione fredda e asettica siamo finiti schiavi del consumismo superficiale ed edonistico. quello che io spero è che questa crisi riporti davanti il cuore e l”anima.
Con la visione del Selleries nel cuore arrampichiamoci fin oltre le nuvole per riappropriarci dei nostri sogni, rapinati ogni notte dal coronavirus.
La demo ISTAT arriva (mi pare) fino a novembre 2019.
I dati con il confronto (parziale) fra marzo 2019 / marzo 2020 si possono trovare qui (voce “Andamento dei decessi del 2020”):
https://www.istat.it/it/archivio/240401
Consiglio di leggere innanzitutto la nota esplicativa, per una sintesi ma anche per capire come vengono raccolti questi dati e di cosa sono rappresentativi.
Vorrei leggere in modo esplicito le conclusioni di “bed”, se possibile. Sono poco incline agli indovinelli 🙂
Matteo, ecco qui:
http://demo.istat.it/bilmens2018gen/index.html?fbclid=IwAR2fJqkgWvbOLBPS5lAflCpCrO2qulfBgU5nocVqLCxgi38EczfZ5_3qlqw
Al link basta cambiare l’anno che segue “bilmens” per avere i dati e sono anche consultabili per provincia.
“non è defficilissimo e indovina un po’…” dice bed.
Sarà che sono incapace, ma io i numeri li ho trovati fino al 2017 dall’ISTAT (e ben suddivisi), ma nulla per il 2018 o ’19 e tantomeno per i primi mesi del 2020, quindi se li trovi mi fai un piacere…e credo non solo a me.
Che dire, a parte la sbandata sui Maya 😉 pensieri analoghi li condivido ormai da anni, ma che basti un covid per rivoluzionare la società occidentale mi sembra un po’ ottimistico. Felicissimo d’essere smentito ma come un alcolizzato temo che passata la sbornia presto più di prima si ricomincerà a bere.
@matteo: i numeri non dicono molto se non diventano *dati*; se vuoi confrontare i decessi 2019 con i decessi 2020 hai due strade: dire come Napalm51 che ha ragione Gion Gambardain oppure, un po’ più seriamente, valutare le condizioni al controrno, normalizzare i dati per renderli confrontabili; hai due modi, o prendi i dati 2019 e li sottoponi ad un “effetto quarantena” oppure prendi i 2020 e togli l'”effetto quarantena”, non è defficilissimo e indovina un po’…
non sono mai stato al rif selliers e non sò nemmeno dove sia ma mi prometto di andarci appena è possibile….un occasione per conoscere posti nuovi mi è arrivata da questo blog
anche per me è un momento difficile dal punto di vista lavorativo facendo quasi esclusivamente consolidamento di pareti rocciose e lavori edili
questo non vuol dire parlare o discutere solo di tutti i problemi che ci sono comparsi in un attimo quando li avevamo già da tempo…ed ora la colpa è del covid19…..
buttando lì parole scritte o parlate…parole che arrivano da esperti del momento o da chi lucra nel dirle….parole smentite o rilanciate con il cambio di una virgola….
non voglio fuggire da tutto ciò, solo dare meno importanza, solo cercare di continuare a vivere nella decenza, solo ritornare a fare ciò che più mi piace…..scoprire conoscere trovare osservare….discutere e ridere..ridere e divertirsi
Vero quando detto nel commento precedente: Covid 19 non è venuto per caso, ma per colpa dei misfatti umani a danno dell’ambiente. Ora come ora dobbiamo fare quadrato e pensare a uscire dalla crisi, anzi dalle crisi, perché a quella sanitaria seguira’ quella ferocissima, di tipo economico-finanziario. Serviranno queste crisi per far cambiare idea all’umanità? Temo che le generazioni più giovani, cioè sotto i 35-40 anni, siano troppo intrise di consumismo per riuscire a modificare il loro modo di vivere. Ciò farà comodo ai cosiddetti poteri industrial-finanziari, per cui da questa tenaglia difficilmente ci salveremo. Resta la possibilità per noi che la pensiamo diversamente, di andare a dare una mano nella gestione del rifugio Selleries… vitto e alloggio in cambio di manovalanza in un luogo favorevole per il fisico e per l’anima. Mica male!
Considerazioni tutte condivisibili ma per far capire questi concetti che in fondo sono semplici, logici e di buonsenso, ci vorrebbe un cambiamento radicale del sistema scolastico ed educativo ad iniziare dalla scuola e dalle famiglie e se anche si iniziasse oggi, i frutti li vedremo dalla prossima generazione….
Dietro un nuovo sistema di sviluppo ecosostenibile ci deve essere necessariamente un radicale cambiamento di abitudini, di rapporti umani basati sul noi collettivo e non sull’io individuale.
Un diverso approccio della politica non più basata sul consenso ma sull’educazione di un popolo, con diritti ma anche doveri, con la rinuncia del superfluo e del comodo, sostituiti dall’essenziale e dal sofferto-meritato.
Un ritorno alla terra e al territorio, ad una alimentazione sana e naturale alla portata di tutti, ad uno sfruttamento del suolo sostenibile, ad una sanità pubblica, a uguali diritti ed opportunità, a essere fieri di pagare le tasse ciascuno per la sua parte e in maniera proporzionale.
Un nuovo modo di rapportarsi con il prossimo, basato sul rispetto reciproco e collettivo; un maniacale rispetto per la natura e l’ambiente, un mondo del lavoro basato sul merito e le competenze specifiche.
Insomma come diceva Bennato, l’Isola che non c’è….., ma non darti per vinto e continua a cercarla, chi ci ha già rinunciato, è forse più pazzo di te ….
Per tutti questi motivi, anche io penso “cinicamente” che forse il Covid 19 non è venuto x caso …e deve fare il suo corso naturale; spiace naturalmente dire questo, il massimo rispetto per i morti e malati e per tutti gli operatori sanitari che sono assolutamente da encomiare, ma l’uomo ci ha messo molto del suo e non dirlo sarebbe da ipocriti !
Post che fa’ riflettere, bravo gestore Massimo per aver condiviso i tuoi pensieri. Ero passato da lì poco prima della seratona con i famosi Boski Loski così ben descritta e con parole argute dal Capo, peccato essercela persa…Con mia moglie eravamo saliti per fare la SuperBianci8, lei l’aveva già fatta anni prima ma se ne è ricordata sulla placca dell’ ultimo tiro, roba da matti!!! e sì che anche l’avvicinamento non è da 5 min…. Siamo scesi che era quasi buio ma in tempo per poter ammirare dall’alto i colori tenui del lago Manica, incastonato in un contesto che ci è sembrato quasi magico, da folletti e fatine. Spero di ritornarci presto, magari per tentare la linea a sx. della superBianciotto anche se la immagino dura ma d’altra parte in questo tempo del b. chi ci impedisce di sognare un po’ senza dimenticare chi è nel dolore.
Un saluto a tutti
che voglia di tornare al selleries, è un po’ che non ci metto piede. il più bel regalo che potrebbe lasciarci questa pandemia è far cambiare il modello di vita. purtroppo sono scettico, l’umanità non rinuncerà al consumismo, anzi passata l’epidemia ci si butterà a pesce
D’accordo su tutto. Se non fosse che odio questo attaccamento alle cose che hanno le persone. Questo terrore di perdere tutto persino la vita. La morte non è la fine di tutto semmai è l’inizio. Basta confidare solo sulla capacità degli uomini. Non ci siamo mica fatti da soli. Riscopriamo la bellezza del creato e ringraziamo chi c’è lo ha donato.
Sono in silenzio, queste settimane. Sono impegnato a tenere in piedi la nostra piccola cooperativa, seguo nostra figlia nei compiti, mia moglie insegnante impazzisce a tener viva un simulacro di scuola. I nostri quattro gatti gongolano sereni.
Penso. Più o meno le stesse parole di quest’uomo. Gli stessi dubbi, le stesse conclusioni.
Una paura. Più grande delle altre. Che tutto torni come prima. Anzi, che tornando come prima peggiori.
Perché dietro tutti i sogni, le nuove consapevolezze, i desideri di un mondo migliore, ci sono i limiti di forze che spingeranno in senso contrario.
Chiudo gli occhi. Sogno le cime, i boschi, lo spazio. Sperando che non si generi qualcosa di peggio.
Che la Natura non diventi il nuovo bersaglio, qualcosa da cui difendersi, da proibire, da osservare con sospetto.
Non è remoto questo rischio.
Sta a noi vigilare.
Al mio omonimo in minuscolo: scontata o inventata, reale o mediatica che sia la pandemia c’è. O meglio ci sono i suoi effetti, visto che siamo tutti in casa e non ad arrampicare con questo tempo magnifico.
I suoi frutti ci saranno oppure no a secondo di quello che faremo noi: potrà essere una recessione, lacrime e sangue per tutti modello Grecia o forse potrà essere una decrescita decisa da noi. Magari rinunciando a qualcosa anche se fa comodo, come i bicchieri di plastica di Massimo
Apprezzo molto queste riflessioni nate da questo “tempo sospeso” da chi ha la fortuna di viverlo in un posto bello come il Sellieres.
Ma non credo molto che non torneremo i soliti stressati, isterici, distruttivi consumisti, sudditi della finanza e del “lavora, produci, consuma, crepa” entro breve tempo
Con tutta questa illegalità in circolazione, che dilaga e devasta impunita, per qualsiasi aspetto, a qualsiasi livello, la vedo dura, molto dura.
GOMBLODDO?
Molto bello, L’unico appunto che mi sento di fare è sul dare per scontata la pandemia. Le cifre ufficiali parlano d’altro, basta saperle leggere, i media, asserviti a chissà quale regime hanno imposto un reale stato di terrore nella popolazione, stressata da una carcerazione coatta. Nemmeno la cosiddetta ed in certi casi autoproclamata scienza è d’accordo sullo stato dell’arte. Forse, una influenza virulenta, che poteva essere presa in tempo, è stata l’occasione per agevolare intricati piani di potere e denaro come mai prima.
“…un sistema di soldi che deve, forzatamente, girare per mantenere in piedi un’economia malata che si nutre di se stessa, senza più produrre alcunché, ma, al contrario, si è attaccata a se stessa come il vischio sui pini silvestri.”
Parole sante. ci riusciremo a estirpare questo male?
Parole dell’inutile
Come Farfalla
senza rumore
Come Ragno
la rete che conta
Come Marmotta
grida d’avviso
Come Lupo
attento a tutto
Come Fringuello
il canto le canta
Come Gipeto
lo sguardo preciso
Come Risvegliato
vede diverso
Come Donna
conosce col cuore
Come Uomo
è pronto alla guerra