A Mori, in provincia di Trento, un gruppo di cittadini ha fondato il comitato “daVicoloaVicolo” per la sicurezza e la salvaguardia dell’abitato di Mori che si estende a nord della borgata, a ridosso dei terrazzamenti che portano a Monte Albano.
L’esigenza di creare questo comitato è nata dopo l’approvazione del progetto di protezione civile per la mitigazione del rischio da crolli rocciosi da Monte Albano a Mori Vecchio, ossia il vallo-tomo che la Provincia su spinta dell’assessore Tiziano Mellarini intende realizzare al più presto per consentire l’eliminazione del diedro pericolante di circa 500 metri cubi che incombe sulla borgata e in generale per “garantire la sicurezza dell’abitato per i decenni a venire”.
Le finalità di questo comitato sono quelle di salvaguardare la sicurezza e la vivibilità della zona, considerata un patrimonio rurale-storico e culturale oltre che di aggregazione sociale.
L’obiettivo del comitato è chiedere all’Amministrazione pubblica di trovare alternative valide alla costruzione di un’opera che, così come progettata e approvata in sede provinciale, rischia di compromettere per sempre la vivibilità dell’intero territorio della borgata.
I lavori sono purtroppo iniziati il 21 novembre 2016 e in conseguenza di questo fatto il 26 novembre un’attivista del comitato daVicoloaVicolo, Rosanna Bazzanella, per protestare, ha deciso di stabilirsi sui terrazzamenti che a breve verranno distrutti, giorno e notte.
Le sue motivazioni sono chiare, dare un forte segnale: “Ho deciso di fare questo presidio perché quello che provo lo voglio manifestare” racconta Rosanna al quotidiano Trentino, “non voglio che questa nostra terra venga distrutta o mutilata”.
La civile camminata a Monte Albano
Attorno a lei è nata una tribù denominata “tribù delle fratte” che lentamente si è sempre più allargata con il solo scopo di muovere le coscienze e richiedere agli stessi politici un vero confronto per ritornare sulle loro posizioni che conduca alla costruzione di un opera con maggiore sicurezza ma preservi l’ambiente che la fatica degli uomini hanno edificato nell’ultimo secolo.
Domenica 4 dicembre la tribù delle fratte ha organizzato una passeggiata sui terrazzamenti con pranzo popolare al presidio di Rosanna. La civile camminata è iniziata alle ore 10 in Piazza Cal di Ponte per proseguire da vicolo Zochel fino ai prati di Monte Albano e dopo una breve sosta con spiegazione tecnica delle proposte alternative, il corteo è sceso verso vicolo Prearua passando dai suggestivi e storici terrazzamenti della famiglia Bazzanella, che con la costruzione del vallo tomo provinciale saranno per sempre distrutti come tutto il versante terrazzato a nord del centro storico di Mori.
Difendiamo le fratte
a cura del Comitato daVicoloaVicolo
www.vallotomomori.it
Cosa sono le fratte?
Le fratte di Mori sono dei terrazzamenti costruiti nella parte nord dell’abitato, appena sotto il Santuario di Monte Albano. Si estendono per tutto il comune dalla frazione di Ravazzone fino a Mori Vecchio.
I terrazzamenti sono stati realizzati nel tempo tramite la tecnica del muro a secco, una lavorazione manuale che richiede conoscenza, scelta delle pietre e dedizione.
Le fratte sono uno dei simboli di Mori. Sono un emblema della convivenza tra uomo e natura, sono un luogo di lavoro e infine anche un luogo di condivisione, socialità e felicità.
Sono un luogo nato dalla collaborazione tra le persone; sono infatti i cittadini delle frazioni di Mori che, nel tempo, hanno realizzato con la fatica e la dedizione quei muri e le campagne che li riempiono di profumi e sapori.
Ora questo ambiente rischia di perdersi per sempre a causa della costruzione di un vallo tomo, progetto definito senza la condivisione con coloro che abitano e lavorano in quei luoghi. Perché per questo progetto non seguire la stessa strada, tramite un processo partecipativo per arrivare alla migliore soluzione in grado di salvaguardare la sicurezza, l’ambiente e la specificità di questo luogo?
Le fratte sono un valore aggiunto non solo per le persone che abitano nelle loro vicinanze, e che lavorano quelle campagne, ma anche per l’intera cittadinanza e i visitatori che percorrono i sentieri che le costeggiano per raggiungere il Santuario di Monte Albano e la ferrata Ottorino Marangoni.
Per concludere si riporta la descrizione di Luigi Dal Rì riportata all’interno del suo libro Mori a pagina 387 (a cura della sezione Attività Culturali della Cassa Rurale di Mori – 1987):
“FRATTE: Questo termine si riscontra in moltissime località dell’Italia settentrionale e centrale. La voce trentina “Fratta” non ha il significato dell’italiano “fratta”, che secondo La Crusca vuol dire luogo per lo più rotto o scosceso, intricato di pruni ed antri sterpi o arbusti, che lo rendono di difficile accesso o del tutto impraticabile. nel basso latino “fratta” significa invero “siepe”. E’ molto difficile per ciascun toponimo (e sono molti), stabilire quale fra i vari significati gli si possa attribuire, perché potrebbe originare anche dal participio latino “fractus” cioè “rotto”, “spezzato”. E’ opinabile stia a rappresentare un piccolo terreno in luogo scosceso, roccioso e simili. Lo Schneller gli assegna il significato di terra dissodata ed ancor poco produttiva, ed ancora di terreno disboscato o bosco reciso. nel Trentino sta ad indicare un campo con contorno di bosco, in particolare castagneto. con questi valori, c’è un bosco a Mori detto le “Fratte”. […]“.
Il progetto
La planimetria dell’intervento di somma urgenza proposto mostra l’edificio più vicino a 11 metri di distanza, nella zona ovest dell’area di via Teatro coperta dall’opera. Ci sono poi altre due case a 12 metri, un altro edificio a 14, altri a 25 e a 30 metri. In giallo i terrazzamenti che verrebbero in qualche modo “mangiati”, elemento poco gradito ai residenti (in particolare ai proprietari dei terreni) e alle forze di opposizione del Patt e del Movimento 5 Stelle. Un danno paesaggistico riconosciuto ovviamente anche dall’amministrazione comunale e provinciale, che cerca però il male minore. Per quanto riguarda una delle sezioni, è evidenziata una lunghezza dell’area di intervento variabile da 46 a 70 metri in profondità (ossia dalla casa più vicina alla montagna), comprensiva della rampa prima del tomo (ossia del complesso del vallo), del tomo e dello spazio tra il tomo e la casa, che varierebbe appunto tra gli 11 e i 30 metri. Il tomo avrebbe un’altezza di 8-10 metri rispetto alla casa, di 5,5 metri per la sola parte fuori terra guardando dal terrazzamento piano e perpendicolare a monte, di profondità variabile tra 5 e 10 metri fino all’inizio della rampa in declivio che andrebbe a sua volta realizzata scavando le attuali fratte. La struttura avrebbe una profondità di 10-11 metri, per 300 metri di lunghezza parallelamente a via Teatro.
L’alternativa
Le alternative al vallo-tomo come pensato da Provincia di Trento e Comune di Mori (e sostanzialmente già avviato) per la protezione dell’abitato della borgata dai crolli rocciosi ci sono (o ci sarebbero): lo ha voluto dimostrare il comitato daVicoloaVicolo all’oratorio moriano. Al tavolo c’erano Beppo Toffolon (presidente di Italia Nostra) e i tecnici del comitato Erminio Ressegotti (ingegnere), Augusto Azzoni (geologo) e Giovanni Groaz (disgaggista), oltre al portavoce Corrado Pellegrini. Numerosa la popolazione accorsa alla presentazione: molti i cittadini rimasti fuori. La serata è iniziata con la proiezione di un video prodotto dal documentarista Renato Stedile sulla storia dei terrazzamenti di Mori, realizzato grazie alla sezione locale dell’Alleanza mondiale per il paesaggio terrazzato. Quanto al progetto, la proposte del comitato prevedono un approccio diverso sotto l’aspetto demolitivo, da eseguire in forma controllata non utilizzando l’esplosivo per permettere il controllo delle traiettorie dei massi. Partendo da ciò ecco la creazione di un vallo-tomo di minor lunghezza e sezione a monte della strada che da Mori Vecchio conduce al Santuario, con possibilità di integrazione per maggior sicurezza con delle barriere paramassi a rete posizionati sul vallo stesso oppure sostituendo il vallo-tomo proposto dalla Provincia (in questa maniera tutti i terrazzamenti sarebbero salvati), un utilizzo più estensivo di barriere paramassi di ultima generazione che assorbirebbero 8600 kj contro 7500 kj circa del vallo-tomo previsto e altre proposte conservative in itinere. Dal comitato hanno fatto presente che la casistica dei distacchi rocciosi documentati dal Comune nella zona d’opera negli ultimi vent’anni è stata di soli due massi di due metri cubi, di cui uno fermatosi sul sentiero e l’altro arrestato dai terrazzamenti. Sono state poi proiettate immagini per mostrare come sarebbe impattante sulle fratte il vallo-tomo progettato dalla Provincia e propedeutico all’ipotizzata demolizione con esplosivo del diedro di 500 metri cubi di roccia, di cui secondo il comitato sarebbero note «l’invalidità e la pericolosità di per sé incontrollabile delle traiettorie di caduta dei massi». Molto partecipato anche il dibatto finale, durante il quale il sindaco Stefano Barozzi ha difeso il progetto della protezione civile sottolineando la priorità assoluta della sicurezza dei cittadini. Patt e Movimento 5 Stelle di Mori spingono invece per l’adozione di misure diverse, come quelle proposte dal comitato: «Il vallo-tomo certamente non può più ritenersi l’unica soluzione. È stato dimostrato», dice l’autonomista Cristiano Moiola. «Delle alternative che si dice siano state valutate dai tecnici della Provincia – aggiunge il pentastellato Nicola Bertolini – non c’è traccia, tanto che l’elaborazione è stata fatta da un comitato di cittadini a proprie spese».
Comunicato Stampa 22 ottobre 2016
Solo martedì 18 ottobre, i tecnici della PAT (Provincia Autonoma di Trento) ci hanno consegnato una parte della documentazione tecnica richiesta in data 22 settembre e ribadita nella “conferenza tecnica di consiglio comunale” del 3 ottobre.
In quell’occasione l’assessore Mellarini dichiarò che sarebbero stati solleciti a fornire il tutto ma stranamente rammentava che la norma prevede per queste richieste 30 giorni di tempo. Dopo oltre 15 giorni, si può quanto meno dedurre che quel materiale non era immediatamente disponibile.
Anche le slide non erano assolutamente esaurienti ed in grado di permettere una progettazione con dati numerici lungo tutto il percorso di caduta. Sempre in tale conferenza tecnica abbiamo ufficialmente appreso che in data 12 luglio erano state contattate sette ditte e che il 25 luglio tale appalto era stato assegnato alla ditta Misconel. Senza dover fare la cronistoria, abbiamo l’impressione che la PAT e il sindaco, emanavano risposte evasive che oscillavano tra il non so niente e che la notizia doveva rimanere riservata per non intralciare l’attività di assegnazione dei lavori. In tutti gli incontri pubblici e diretti con il comitato, l’assessore Mellarini e l’ingegner De Vigili sono riusciti a evitare domande specifiche, e si sono ben guardati di informarci tempestivamente su questo passo fondamentale. Nemmeno i loro dirigenti hanno avuto il coraggio di dire la verità. Per l’ennesima volta dichiariamo che i cittadini sono stati presi in giro, sia noi, che i moriani che hanno partecipato alle assemblee e soprattutto i tecnici che hanno collaborato con il comitato con un dispendio di energie e di denaro. Presumiamo che il loro obiettivo è superare indenni da sospensive il prossimo pronunciamento del Tar del 27 ottobre senza dare spazio a possibili pericoli che potrebbero far emergere problemi in tal senso. Tutto questo ci motiverà per andare fino in fondo anche oltre tale data, nella verifica di comportamenti e di responsabilità ad ogni livello.
Segnaliamo che abbiamo più volte cercato di contattare il Presidente Ugo Rossi, non ultimo in data 7 ottobre in un incontro breve ed occasionale presso il palazzo provinciale si dichiarò disponibile a tal punto che ci invitò a scrivere direttamente alla sua e mail privata per evitare le lungaggini insite nel canale formale della sua segreteria. Ma ad oggi, non abbiamo mai ottenuto nessuna risposta.
Il Comitato crede che l’assessore Mellarini, possa aver coinvolto il Presidente a fatto compiuto vincolandolo ad un’istituzionale condivisione per evitare una crisi di maggioranza in Giunta Provinciale. Questo porterebbe a una non remota eventualità che in futuro saranno il Presidente Rossi, sindaco e tecnici che hanno eseguito le sue volontà politiche a pagarne possibili conseguenze.
Rimarchiamo il fatto che la relazione di calcolo integrativa all’allegato 014 del progetto depositato e che doveva verificare l’allungamento senza preventiva simulazione del tomo ad est di circa 40 metri avrebbe dovuto raccogliere le traiettorie che si sarebbero scaricate a valle dopo aver eliminato il tomo/paramassi di oltre 70 m previsto dal precedente progetto PAT sopra la strada per Monte Albano come da simulazioni presenti sempre nella relazione 014. In merito a ciò mercoledì 19 ottobre alla presenza di un rappresentante dell’ufficio legale PAT ci è stato comunicato che per la consegna di questo elaborato, già da tempo ultimato e presente nel dipartimento, non ci verrà fornito in quanto la nostra richiesta, secondo la PAT, è stata fatta il 3 ottobre ed il termine di trenta giorni previsto dalle norme sulla trasparenza evocate anche dall’assessore non è ancora scaduto. In realtà la richiesta ufficiale via pec per avere la documentazione tecnica risale allo scorso 22 settembre pertanto la scadenza sarebbe il 22 ottobre.
Non ci è pervenuta nessuna risposta rispetto al chiarimento sulle verifiche sia nel calcolo delle traiettorie ed energie di caduta massi, e nessuna in merito al fatto se avessero considerato la componente sismica.
Ci hanno altresì ribadito che anche per la consegna della documentazione degli atti amministrativi ufficiali dell’affidamento dei lavori effettuato il 27 luglio scorso che sono ormai una semplice fotocopiatura, dovremo aspettare ancora perché la nostra richiesta risale al 3 ottobre, il termine dei trenta giorni, secondo gli uffici provinciali, scadrebbe il 2 di novembre che è casualmente oltre la data di udienza del TAR per un ricorso presentato da un proprietario di terreni interessati dal progetto vallo-tomo. Auspichiamo che di ciò giunga voce ai giudici dl TAR, considerata la situazione di impossibilità materiale, stante la tardiva e riteniamo ormai giudicabile come tempisticamente calcolata consegna del materiale, che ci impedisce progettazioni alternative.
Il Comitato è disponibile a condividere tutto il materiale finora raccolto a chiunque ne voglia fare utilizzo e tutte le nostre riflessioni per quanto concerne:
– l’utilizzo strumentale della procedura di somma urgenza relativa ad un singolo masso roccioso di dimensioni eccezionali estesa ad arte su un tratto di versante ben più ampio al solo scopo di realizzare un’opera ad altissimo impatto ambientale irreversibile senza il doveroso rispetto delle norme previste per la procedura ordinaria;
– le problematiche discutibili di tale progettazione, quelle antisismiche che appaiono assenti o comunque sottovalutate. Anche nell’ultimo materiale fornitoci, pur su nostra specifica richiesta non hanno scritto nulla, fatto che riteniamo grave e preoccupante. A questo punto diventa doveroso chiedere la stessa consulenza al CNR al pari di quella richiesta per il futuro vallo tomo delle Sarche. Tale istituto, può essere titolato a una consulenza che può essere estesa a tutto il fronte da Mori Vecchio a Ravazzone. A nostro avviso, vista la stabilità del masso, documentata dal monitoraggio, si ritiene opportuna una sospensione per avere la loro risposta.
Altre problematiche progettuali sono collegate alla stabilità dello stesso vallo tomo e quindi è nostra fondata opinione che sia per noi doveroso verificare i dati contenuti nel documento che ci è stato “tempisticamente” negato. Relativamente alle simulazioni che strumentalmente vengono definite verifiche applicate alla nostre alternative, chi legge con occhio attento e guarda il nostro volantino scoprirebbe che la nostra proposta colloca lo sbarramento ad oltre 20m a monte della zona indicata dai tecnici della Protezione Civile, i quali quindi hanno solo riciclato i loro errori attribuendoli alla nostra proposta.
Il Comitato continuerà il suo lavoro di verifica puntuale della possibilità che sia nelle varie determinazioni amministrative, compreso l’affidamento dei lavori e di cui pare ci verrà data documentazione l’ultimo giorno utile per le norme sulla trasparenza, ma 5 giorni dopo l’ultima data utile per portarlo a conoscenza nell’udienza del TAR. A titolo sempre di opinione che proveremo a dimostrare, si ritiene che nell’impianto tecnico progettuale vi siano possibili presupposti di falso ideologico con possibili conseguenze di un causato danno ambientale e di danno erariale. Onde evitare di innescare qualsiasi suscettibilità od altro, si ritiene opportuno precisare che queste e le future riflessioni sono opinioni espresse a titolo personale e che, chi non ritiene siano veritiere o diverse potrà in auspicabile completa libertà confutare con ogni legittimo strumento.
Perché dunque è chiesta un’alternativa?
– Per tutelare e salvaguardare il paesaggio rurale-storico e culturale;
– per tutelare e salvaguardare un luogo storico di aggregazione sociale anche per le generazioni future;
– per evitare l’abbandono e il degrado del territorio interessato a monte dell’opera;
– per evitare negli anni avvenire abbruttimento e abbandono di via Teatro e dei vicoli adiacenti;
– per non rimpiangere negli anni futuri i danni provocati dalla costruzione di questa opera.
Per ulteriori dettagli: Criticità-progettuali-della-proposta-PAT
Per ulteriori dettagli sulle possibili alternative: http://www.vallotomomori.it/comunicati/serata-presentazione-alternative-slide-relatori/
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A Mori continua la tradizione delle grandi opere pubbliche che devastano il territorio grazie all’insensibilità di una classe politica che continua a considerare il paesaggio, la storia e la natura valori di secondaria importanza. Così in sessantanni è andato perso un gioello come il lago di Loppio, le sponde del rio Cameras, la vecchia piazza centrale ed ora stanno per essere cancellati gli storici terrazzamenti ai piedi del santuario di Montealbano. Passa il tempo, passano le generazioni ma l’arroganza del potere non cessa mai.
All’art. 1 dello STATUTO della SAT le finalità sono:
a) alpinismo in ogni USA manifestazione
b) la conoscenza delle montagne sopratttutto trentine
c) la tutela del lord ambiente naturale
d) il sostegno alle popolazioni di montagna
L a SAT di Mori e di Trento, da giorni sollecitata, è muta sulla devastatione dei terrazzamenti monumentali di Mori.
È’ ancora una società di alpinisti o un partito politico?
Gradirei una riposta.
Non c’è limite allo scempio che l’uomo è in grado di attuare per soldi e al pressapochismo della gente che si lascia abbindolare dalle calunnie dei prepotenti…
Anch’io voglio manifestare la mia protesta per la costruzione del vallo-tomo. Abito da più di quarant’anni sulle fratte e prendo parte parte alla vita laboriosa e serena che qui si svolge. Conosco e ho conosciuto i contadini che da sempre si prendono cura di questi terrazzamenti, che non producono molto ma permettono di avere primizie, frutta, anche esotica ed uva maturate al sole che riscalda queste serre naturali. Il mio pensiero va a Tita che lottava continuamente con l’edera che s’insinuava fra i sassi, a Minco che a più di ottant’anni saliva ancora sul ciliegio perché lì le ciliegie erano più buone, a Sergio che coltivava splendidi capperi, al papà di Rosanna che passava tutto il suo tempo a sbozzare i sassi, a spostarli a perfezionare i terrazzamenti, a Elio che, quando lo vedi mentre cura le vigne , ha sempre un aneddoto felice da raccontare, alle grida dei bambini che fino ad oggi potevano rincorrersi e giocare vicino a casa, alle risate e ai canti delle numerose feste che qui si svolgevano. Forse il paese lontano da questa area non si interessa molto dello sfregio che qui verrà fatto, anzi mi meraviglio molto che associazioni che hanno nello statuto la “tutela dell’ambiente” e la stessa SAT non abbiano trovato le parole per opporsi a questa devastazione e chiedere soluzioni alternative, che tutti i tecnici riconoscono esserci.
Inizio 2016 a seguito dello stacco di un masso sopra il diedro in questione si sono rifatte le valutazioni geologiche e si è arrivati alla determinazione della somma urgenza. Non vorrei essere noioso ma la stessa perizia esisteva dal 2007. Si è intrapresa la via della somma urgenza e si è scelto la peggiore delle soluzioni , quella di distruggere tutto il versante della montagna proprio sotto la via ferrata di Monte Albano. Nonostante ci siano svariate soluzioni meno devastanti e meno costose la protezione civile ha deciso di creare una pattumiera vicino alle case per raccogliere i sassi che potrebbero cadere e non fare più manutenzione alla montagna. In questo modo il pericolo a monte della pattumiera resta e tutti i sentieri che la attraversano sono a rischio. Non capisco come mai la SAT che normalmente difende l’ambiente non abbia preso posizione rispetto a questo scempio. Per ultimo ma non così irrilevante , la somma urgenza prevede l’immediata messa in sicurezza, sono passati ormai 10 mesi e non è stato fatto niente. Forse la somma urgenza serviva come cavallo di Troia per poter fare quello che si voleva, ed impedire qualsiasi confronto!!
Questa primavera dalla parete a lato della via attrezzata di Montalbano di Mori si é staccata una roccia. I massi sono scesi a valle attraverso un “tof” (canale costruito per far scendere a valle il legname) investendo un parco giochi per bambini, che fortunatamente in quel momento non erano presenti. Il “tof” quando ghiacciato è una perfetta pista da bob. L’Amministrazione comunale del tempo aveva costruito il parco giochi all’arrivo della pista da bob senza alcuna protezione. In parete erano rimasti dei massi pericolanti di notevoli dimensioni. La Provincia in quel caso di somma urgenza non ha costruito prima la pattumiera del vallo tomo e poi messo in sicurezza la parete. Giustamente ha realizzato un contrafforte in calcestruzzo e poi bloccato con reti e funi in acciaio i massi. A valle ha posiizionato delle reti di protezione in più punti. Intervento tradizionale perfetto!