Diventare tecnico di elisoccorso

Diventare tecnico di elisoccorso
di Fabrizio Pina, Guida alpina Maestro di alpinismo, volontario Tesa (Tecnico soccorso alpino) del CNSAS, dal 2005 presso la Stazione Triangolo lariano, XIX Delegazione

In Europa il servizio di elisoccorso è la punta di diamante del sistema di gestione delle emergenze. L’eliambulanza è un elicottero che contiene presidi medico sanitari gestiti da medico e infermiere. Il pilota e il tecnico di volo sono preposti alle operazioni aeree e infine un tecnico di elisoccorso gestisce la sicurezza a terra dell’equipe sanitaria e partecipa attivamente alle operazioni aeronautiche speciali previste per le operazioni di soccorso.

Fabrizio Pina
DiventareTecnicoElisoccorso-Pina, Fabrizio
In Italia, a seconda delle regioni, il servizio di elisoccorso è differentemente organizzato.

Ci sono situazioni regionali in cui il servizio è in capo a corpi come Vigili del Fuoco. In questo caso tutti i componenti dell’equipe sono inquadrati come dipendenti pubblici.

In molte regioni la sanità struttura direttamente il servizio di elisoccorso: indìce una gara d’appalto riservata alle ditte aeronautiche che forniscono quindi i velivoli e il relativo personale.

E’ il caso della Lombardia: in questo caso pilota e tecnico di volo sono dipendenti della ditta aeronautica che ha vinto l’appalto del servizio di elisoccorso. Medico e infermiere che salgono a bordo sono dipendenti della pubblica sanità, mentre il tecnico di elisoccorso viene fornito dalla “libera associazione nazionale di volontariato senza fini di lucro, sezione nazionale
del Club alpino italiano” denominata CNSAS (Soccorso Alpino), mediante le proprie strutture regionali o provinciali, sulla base di una convenzione con la Pubblica Sanità (art.5bis comma 1b, legge 26/2010).

Chi opera nel Soccorso Alpino è a tutti gli effetti un membro di un’associazione di volontariato riconosciuta dallo Stato Italiano come preposta alla prevenzione e alle operazioni di soccorso in montagna.

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Il tecnico di elisoccorso è un volontario dilettante, dove per volontario si intende colui che fa qualcosa senza percepire in cambio denaro e dilettante sta per “non professionista”. Infatti il TE (Tecnico di Elisoccorso) non è una professione regolamentata in quanto non esiste un albo professionale di riferimento ed allo stesso tempo quando un TE “lavora” per il soccorso alpino in un contesto di equipe di elisoccorso non è inquadrato come dipendente; di fatto però percepisce un compenso relativo alla prestazione effettuata malgrado sia un volontario.

Nonostante vi sia un rapporto subordinato ad un’organizzazione, tipico del lavoro dipendente, il tecnico di elisoccorso del Soccorso Alpino non è assunto. Alcuni tecnici fatturano utilizzando un codice iva generico, altri utilizzano contratti CoCoPro oppure fac simile. Di fatto, dell’equipe che lavora sull’eliambulanza, il TE è l’unico a non risultare lavoratore dipendente dell’organizzazione a cui fa riferimento ma bensì risulta un lavoratore autonomo che partecipa ad operazioni aeronautiche speciali che lo espongono ad altissime responsabilità penali e civili nei confronti delle persone con cui interagisce. Si spera che le coperture assicurative che dovrebbero tutelarlo siano adeguate. Si spera…

Il tecnico di elisoccorso del Soccorso Alpino è quindi una figura con un piede nel mondo del volontariato ed un piede nel mondo del professionismo.

I tecnici di elisoccorso del Soccorso Alpino hanno di solito un’altra professione e si dedicano a tempo perso (circa due o tre volte al mese) a partecipare a turni di durata giornaliera presso le basi di elisoccorso. A tempo perso quindi intervengono in delicate operazioni aeronautiche che prevedono l’utilizzo di operazioni speciali come sbarco ed imbarco in hovering e verricello. A tempo perso intervengono con l’eliambulanza del servizio sanitario regionale in situazioni di emergenza su terreni alpini quali pareti rocciose, cascate di ghiaccio e ghiacciai per prestare soccorso.

Durante alcuni fine settimana, a tempo perso, partecipano ad addestramenti a volte valutativi.

A tempo perso; poiché ognuno dei TE ha il proprio lavoro: chi idraulico, chi falegname, chi impiegato, chi veterinario e chi Guida alpina dedica una parte del proprio tempo al soccorso e viene così ingaggiato ogni tanto (Tra i 20 e i 30 turni all’anno) a fare il tecnico di elisoccorso.

Come detto precedentemente il Tecnico di Elisoccorso non è una professione in quanto non esiste un albo professionale e non esiste una scuola a libero accesso che formi tecnici di elisoccorso.

Il soccorso alpino forma la propria figura di elisoccorritore e sulla base di convenzioni con le aziende sanitarie regionali lo inserisce nell’equipe di elisoccorso.

Come avviene la formazione del tecnico di elisoccorso del Soccorso Alpino? Il volontario del Soccorso Alpino riceve la formazione che il soccorso alpino impartisce utilizzando i propri istruttori. Partecipa alle operazioni di soccorso a terra in squadra come volontario nella misura in cui è stato formato. Il volontario che intraprende una carriera tecnica nell’associazione parte da “Operatore di Soccorso Alpino OSA” per diventare “Tecnico di Soccorso Alpino TESA” fino a raggiungere la qualifica più alta di “Tecnico di Elisoccorso TE”. Tutti e tre i livelli prevedono periodi di formazione e periodi di esame erogati tramite istruttori del soccorso alpino che sono qualifiche interne all’associazione. Non sono titoli professionali riconosciuti dallo Stato come può invece essere quello di Guida alpina.

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Che poi tanti istruttori siano Guide alpine è vero. Ma il soccorso alpino quando opera in ambito formativo, formalmente non incarica il professionista Guida alpina, ma bensì il volontario Sig. Mario Rossi. Spesso, l’organizzazione non apprezza il fatto che l’istruttore si firmi Guida alpina ma allo stesso tempo trae grandi vantaggi nel momento in cui l’istruttore incaricato alla formazione ed alla redazione dei programmi formativi sia un professionista.

Il vantaggio è duplice: qualità nell’operato ed assunzione delle responsabilità. Di fatto le Guide alpine sono presenti nel soccorso alpino e rivestono un ruolo importante soprattutto al vertice degli organi tecnici come la Scuola Nazionale Tecnici (SNATE) in cui ad oggi sono presenti solo Guide alpine; ma questo titolo formalmente non viene riconosciuto.

Il volontario del Soccorso Alpino che desidera diventare tecnico di elisoccorso deve fare domanda alla propria stazione di appartenenza ed alla delegazione. E’ a discrezione del delegato e del capo stazione inviare il candidato alle prove di selezione per accedere al corso Tecnici di elisoccorso.

E’ chiaro che l’accesso al corso sia vagliato da prove tecniche che si basano sul principio di meritocrazia, ma per accedere a queste è necessario avere il parere positivo personale di due soggetti fisici privati il cui ruolo nel Soccorso Alpino è più politico che tecnico. E’ un filtro iniziale che decide sulla base di quanto il volontario partecipi alla vita della stazione. Il problema è che in questi casi anche la simpatia piuttosto che la scomodità di una persona possono influire sul giudizio iniziale: non è possibile provare il contrario.

Se il soccorso alpino fosse un’associazione privata che opera esclusivamente con se stessa non ci sarebbero problemi. Ma in realtà il soccorso alpino è coinvolto in una convenzione con le ASL regionali che vivono sulla base di soldi pubblici. Lo stesso soccorso alpino riceve finanziamenti pubblici per organizzare i suoi corsi tra cui anche quelli di elisoccorritore.

Il giudizio personale di due soggetti privati influenza in maniera imprescindibile la partecipazione ad un corso organizzato con risorse pubbliche per formare volontari retribuiti che a tempo perso vengono inseriti in una equipe di elisoccorso che vive sui soldi del contribuente, cioè le tasse che tutti noi paghiamo. Questa è la risposta italiana in un contesto europeo che si basa sul professionismo nell’elisoccorso.

Se una Guida alpina, unico professionista (Legge n.6/89) a poter accompagnare su terreno alpino con tecniche ed attrezzature alpinistiche, volesse diventare elisoccorritore (mansione retribuita con soldi pubblici) deve passare attraverso il giudizio privato di capo stazione e delegato del Soccorso Alpino.

Quindi il veterinario e l’elettricista, se hanno il benestare di capo stazione e delegato possono accedere alle selezioni per elisoccorritori. La guida alpina certificata dallo Stato italiano ad accompagnare chiunque su qualsiasi terreno che viene ritenuta non idonea da capo stazione e delegato (figure politiche e non tecniche), ovviamente per motivi che esulano dalle capacità tecniche, non passa.

E’ difficile dimostrare che i motivi personali non possano mai influenzare il giudizio di delegato e capo stazione.

Quindi il falegname promosso dal parere positivo del capo stazione e del delegato accede ad una selezione per un corso di circa 15 giorni che lo abilita ad accompagnare medico ed infermiere su terreno alpino con tecniche ed attrezzature alpinistiche… La Guida alpina che ha frequentato un corso riconosciuto dallo stato italiano di 120 giorni distribuiti in 4 anni che lo abilita all’accompagnamento di chiunque, su qualsiasi terreno ed in maniera esclusiva, se viene bloccato dal parere personale di capo stazione e delegato non passa, e non può partecipare alle selezioni e di conseguenza al corso e quindi, in qualità di professionista ad una mansione retribuita con i soldi pubblici versati dai contribuenti, come successo a me ad inizio del 2015 nella Stazione del Triangolo lariano – XIX Delegazione.
Queste sono le mie considerazioni, ormai è tempo che si prenda la strada del riconoscimento della figura professionale di Guida alpina nell’ambito CNSAS, per i miei colleghi Guide che operano all’interno con grande professionalità, che in futuro possano operare con la stessa, ma da professionisti riconosciuti!

Diventare tecnico di elisoccorso ultima modifica: 2015-11-30T05:39:23+01:00 da GognaBlog

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228 pensieri su “Diventare tecnico di elisoccorso”

  1. Salve sono il Sig TOMASELLI sarei interessato al corso di tecnico di elisoccorso, gradirei informazioni.

    grazie

  2. Gentile signor Pasquale Giacomelli, vorremmo soltanto farle notare che Fabrizio Pina, l’autore di questo articolo, è l’attuale presidente del Collegio delle Guide Alpine Lombarde.

  3. Chi a scritto questo articolo non sa che cosa è il CNSAS, non conosce le leggi che regolano il soccorso e l’elisoccorso in montagna, non conosce le leggi dello stato che disciplinano il CNSAS, non conosce la differenza tra un Tecnico del CNSAS ed una Guida Alpina. Semplicemente chi a scritto questo articolo ignora completamente l’argomento di cui parla ……… evidentemente lo a scritto nel …. tempo perso ……
    Spero, per lui e per i suoi chlienti, non faccia la guida ….. nel tempo perso

  4. Ma ho bidogno di soldi ….. per soccorrere??? Il soccorso esiste da quando esistono le montagne…

  5. Giovanni mi hai chiesto di postarti i bilanci di dove faccio servizio come volontariato,e così ho fatto….Non posso darti altro perchè non appartengo al CNSAS.Come detto, ogni associazione è libera o meno di pubblicare i bilanci,e che lo faccia o meno non è sintomo di trasparenza, in quanto le associazioni debbono rendere conto unicamente agli associati,non agli esterni all’associazione.I bilanci poi possono essere redatti in maniera differente a seconda delle peculiarità associative e alla voce rimborsi potresti trovare una qualsiasi cifra,seguita da quanti zeri ti pare ,ma unicamente una cifra dei rimborsi totali erogati dall’associazione o dalla singola sezione per l’anno di riferimento,non certo una distinta caso per caso ,giorno per giorno,che non ha attinenza con un qualsiasi bilancio.

  6. Grazie Bubble, è già un inizio. Lo leggeremo bene.
    Ti chiedo però di mostrarci con la stessa trasparenza i bilanci di CNSAS e CAI della tua sezione e regione

  7. http://www.croceverde.org/?wpdmdl=1362 questo è il bilancio della Ass .dove presto la mia opera come volontario.Ribadisco che non vi è obbligo alcuno per le Ass di volontariato di rendere pubblico il bilancio,se non ai soci,che lo approvano o respingono durante l’assemblea predisposta annualmente.

  8. Vero, le onlus sono obbligate a mostrare i propri bilanci verso i soci per legge.
    Ma non c’è scritto da nessuna parte che ne è vietata la pubblicazione esterna.
    Se non hai nulla da nascondere, ne di cui vergognarti, puoi cortesemente pubblicare il bilancio della tua sezione?

  9. Le associazioni tutte di volontariato o no,ONLUS,o meno, rendono conto dei loro bilanci esclusivamente agli associati,ed eventualmente all’agenzia delle entrate che dovesse fare verifichi.Nulla è dovuto a terzi,e questo che percepiscano finanziamenti dallo stato o no.Le leggi non le faccio certo io come già detto.Ogni associazione annualmente approva un bilancio,e lo fa in un’assemblea dove partecipano i soci ,non il pubblico….vi siete mai domandati il perchè???La trasparenza è quella data dalla legge……..

  10. Bubble le regole sono una cosa, la trasparenza un’altra. Il tuo ragionamento sui (non)doveri di rendiconto di un’associazione non stanno né in cielo né in terra. Anche una semplice associazione che vive dei fondi dei propri associati potrebbe dover rendere conto all’agenzia delle entrate, figuriamoci un ente che vive di fondi pubblici. Attenzione.
    E dal momento che, rillacciandosi alla lettera di Pina, le cifre in gioco sono queste e fanno la differenza in una famiglia, la trasparenza è d’obbligo.

  11. Bubble Door, veramente mi sembri tu quello confuso: hai appena dato la definizione di una proprietà o organizzazione privata.
    E invece la onlus DEVE rendere conto a chiunque dei propri bilanci visto che sono soldi pubblici.
    Se nn hai nulla da nascondere, posta per favore il bilancio del CNSAS della tua regione, e/o stazione

  12. Michelazzi una associazione ha un suo statuto,suoi fondi, sue donazioni, sue convenzioni.La contabilità di una associazione è cosa della stessa non di altri,e riguarda i meri associati.Forse la sua percezione è un po annebbiata dalle sue aspettative!!!!

  13. Stefano Michelazzi for president.
    Cmq concordo col fatto che non si possono vestire troppe divise proprio per potersi dedicare esclusivamente all’attività di un solo Ente.

  14. regole date a casa di altri?
    Lo fai coi soldi tuoi! Ed evito epiteti sennò Alessandro me li banna…
    Coi soldi della collettività ti comporti di conseguenza e non da mafioso, perché il signfiiciato del tuo messaggio è questo caro il mio pustolato di porta!

  15. Caielli,mi trovi pienamente in linea col tuo ragionamento.Un regolamento statutario c’è ,è chiaro e limpido.Entrare nel CNSAS non lo ordina certo il dottore,e aver la pretesa di voler cambiare le regole, che si sono dati a casa di altri mi pare cosa risibile………..

  16. Bubble door non è “conflitto” rispetto alle finalità associative ma incompatibilità in quanto si potrebbe essere chiamati a svolgere lo stesso incarico da due enti diversi in caso di interventi di protezione civile (es. Calamità). La stessa incompatibilità i VVF l’hanno con il servizio in CRI e tutti gli altri enti che sono nel sistema di Protezione Civile che possono essere precettati in caso di calamità. Tutto ovviamente in teoria. Tu Carlo cosa faresti in caso di calamità? Sceglieresti se partire per un terremoto con i VVF o con il CNSAS a tuo piacimento? A me sembra che la tua questione esuli dalle problematiche sollevate dalla lettera di Pina, dove si parla di arbitrarietà mentre qui si parla di regole. Se poi vogliamo cambiarle è un altro discorso.

  17. ..rispondesse al mio quesito il sig. Baldracco!!!….non penso ci sia qualcuno più titolato di lui!!….cmq al di là del mio caso,ma non unico , penso che lo statuto abbia bisogno , alla luce delle ultime vicende anche giudiziare , di una rivisitazione che gioverebbe in primo luogo alla trasparenza e credibilità del CNSAS stesso!!..cordialmente Carlo

  18. Carlo,lo chieda al CNSAS,non a me .Lo Statuto non l’ho fatto certo io!! Se nello statuto ,c’è scritto che non possono far parte del CNSAS o, accedere a ricoprire determinate figure,perchè si avrebbe un potenziale conflitto,rispetto alle finalità associative ,difficilmente o nulla potrò essere io o lei a cambiare le cose!Se il suo desiderio è fare volontariato,ci sono in giro un sacco di associazioni che per statuto saranno compatibili con la sua figura e saranno liete di accoglierla tra le loro fila.

  19. …”Il personale SAF 2B dei VVf o quello della GDF o altri, continueranno tranquillamente ad operare nelle loro rispettive amministrazioni,in quanto le qualifiche e professionalità sono riconosciute per operare unicamente all’interno delle amministrazioni che li hanno qualificati ,e non fuori….”

    Sig. Bubble Door questo pensiero non fa una grinza!!!….Io chiedo solo di poter operare come volontario in un’ associazione di volontariato,essere valutato,in maniera chiara..limpida..ed equa, per le mie reali capacità.Io non voglio essere estromesso a prescindere da un articolo che parla di un non bene identificato “conflitto d’interesse” quando leggendo i precedenti post e questo articolo http://www.banff.it/le-grane-del-soccorso-alpino-lombardo/ mi sembra di poter sostenere che il “conflitto d’interesse” ,citato dal discutibile articolo, sia da ricercare altrove e non tra operatori che l’unica colpa che hanno è quella di appartenere ad enti di Stato che si occupano anche di soccorso in ambiente impervio.Io ho sempre riconosciuto e stimato le capacita del CNSAS osservandole e avvalendomene “sul campo”….perchè vengo estromesso a prescindere da un imbarazzante articolo dello statuto o da figure particolarmente discutibili che il campo l’hanno frequentato pochissimo o addirittura per nulla????……cordialmente Carlo

  20. E bravo PORTA DI BOLLE, con il tuo “signor nessuno” stai rivelando la tua vera persona, fatta di supposizioni e arroganza.
    Hai palesemente dato del signor nessuno a degli operatori del soccorso professionisti, nascondendoti dietro a quell’insulsa convenzione che voi avete col 118 sull’Elisoccorso, che vi permette di arrivare sempre per primi, con la scusa del terreno impervio.
    E ricordati che il STU, non è solo l’apertura di un auto in un incidente, è molto di più.

    Per fortuna che non tutti siamo come te, neppure i tuoi colleghi, anche perchè nel caso contrario, sui nostri camion avremmo in dotazione degli Stinger, e avremmo risolto ogni problema.

    P.S.
    Ricorda: ZONA ROSSA

  21. Giovanni ,il compito di allertare chi e cosa spetta alle centrali operative,come stabilito dai protocolli,non certo a chi arriva su di un evento,che comunicherà di cosa abbisogna alla centrale di riferimento.l’avvento del numero unico per le emergenze 112,ne è un esempio lampante.Inutile che continuiate a menarla con la storia degli incidenti stradali,che per casistica sono una inezia rispetto a tutti gli altri interventi sanitari ,ed ancor di più, gli incidenti con incastrati ,dove sia richiesto un intervento di tipo TECNICO.Non è colpa del CNSAS se le vostre competenze come SAF od omologhe nella GDF sono ritenute valide solo nel vostro ambito corporativo.Anche gli aerosoccorritori AM con tanto di brevetto, al di fuori della forza armata di appartenenza sono dei perfetti signor nessuno.

  22. “Il personale SAF 2B dei VVf o quello della GDF o altri, continueranno tranquillamente ad operare nelle loro rispettive amministrazioni,in quanto le qualifiche e professionalità sono riconosciute per operare unicamente all’interno delle amministrazioni che li hanno qualificati ,e non fuori.”

    BUBBLEDOOR: scrivere in questi termini significa semplicemente che hai/avete una concezione del soccorso sanitario come “cosa vostra”, dove nessuno deve metterci il becco.
    Il Soccorso in realtà non è relegato a compartimenti stagni, bensì può prevedere la compartecipazione di più enti che operano unicamente per il BENE di chi chiede aiuto, non per la gloria della pettorina gialla di turno.
    Ed è per questo che esistono leggi e protocolli che prevedono l’utilizzo di Vigili del Fuoco nel soccorso sanitario (vedi ad esempio incidenti stradali) o semplicemente in ZONA ROSSA (dove nessuno eccetto i VVF può accedervi); uguale vale per le Forze dell’Ordine che concorrono bloccano o deviando il traffico, o proteggendo i soccorritori da pericoli di altro tipo.
    Questo è ragionare sul soccorso a 360°.

    Ed è bene che impariate a convivere con l’idea che se c’è bisogno di un STU (ed U sta per “Urgente”, non “attivo le squadre volontarie che arriveranno in un oretta”) bisogna allertare SUBITO i VVF.
    Quindi come già ribadito più volte, di fronte a un incidente con incastrati, invece di pensare al “ci pensiamo noi, tanto i VVF volanti non servono), si allerta subito la SO VVF.

    Ricorda: ZONA ROSSA

  23. Questo non è completamente esatto. Ma non importa. Tuttavia è corretto dire che finché i corpi dello Stato che fanno soccorso o pubblica sicurezza in genere saranno dotati di elicotteri, dovranno avere personale tipo TE, 2B o simili…

  24. Il personale SAF 2B dei VVf o quello della GDF o altri, continueranno tranquillamente ad operare nelle loro rispettive amministrazioni,in quanto le qualifiche e professionalità sono riconosciute per operare unicamente all’interno delle amministrazioni che li hanno qualificati ,e non fuori.

  25. Carlo, da quel che si evince, che tu sia lavoratore autonomo o dipendente, se sei un TE, oltre a percepire il rimborso orario stabilito per LEGGE, percepisci un altro “rimborso” di 250 euro più IVA per la presenza in Eliporto.
    Quindi oltre ad esserci problema di spreco di denaro, vi è anche un discorso di diseguaglianza all’interno del CNSAS. E finchè non vi sono documentazioni ufficiali, oltre alle poche testimonianze, che attestano questa distinzione, il normare OSA o TESA fa bene a percepire tale ingiustizia.

    A Giulio, che ringrazio per la testimonianza e per il commento equilibrato, dico che nessuno qua mette in discussione le capacità dei TE CNSAS, ma che non si possono dimenticare e accantonare i loro “pari” (vedi SAF 2B, GDF, etc…) e non considerarli anche loro professionali, solo perchè non facenti parte del giochino montato a regola d’arte dal CNSAS col 118.
    Giochino che a mio avviso deve concludersi.

  26. ….una domanda: il rimborso di 250 euro lordi più iva spetta solo ai lavoratori autonomi,tipo appunto le guide alpine,per l’indennizzo della giornata persa o spetta anche ai lavoratori dipendenti??…perchè se non sbaglio,e senza voler alimentare alcuna polemica,la giornata lavorativa non sostenuta dal volontario viene pagata dal datore di lavoro che a sua volta richiede all’Istituto di previdenza cui è iscritto il lavoratore, la domanda di rimborso. grazie

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