Ecologia sessuale (e sociale) e pansessualità senza bisturi
di Paolo D’Arpini
(pubblicato su Bioregionalismo Treia il 19 marzo 2019)
Spessore 3, Impegno 2, Disimpegno 1
“Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere (Italo Calvino)”
Beh, nell’immaginifico dell’alienazione dal genere si comincia con poco, con innocenti modellini. Prima unisex, poi bisex, infine transex e trangender e l’uomo e la donna scompaiono. Insomma l’alienazione dal genere diventa una forma di alienazione sociale. La specie umana diventa una specie di alieni… angeli o demoni che siano.
Infatti gli angeli e i demoni anche nella fantasia “religiosa” non hanno un preciso genere, sono neutri e dimostrano un sesso ambivalente secondo la “necessità” o l’utilità.
Non era in questa direzione che andava la teoria della “Pansessualità”, alla quale fervidamente ho contribuito, assieme al suo autore Peter Boom, avente lo scopo di scardinare il criterio di “preferenza” o “normalità” nell’espressione sessuale. Non era una lotta contro il “genere” in se stesso, bensì un’ipotesi di equiparazione, di equità tra i generi, pur lasciando ad ognuno di essi le sue peculiarità e lasciando che le espressioni sessuali si manifestassero secondo le pulsioni connaturate, quali esse fossero.
Con questo “criterio pansessuale” infatti non intendevo inserire una scala di “preferenza” o di “omologazione” bensì semplicemente riconoscere quel che nella natura prende forma e si sostanzia in comportamenti naturali, riconoscibili nell’attitudine sessuale dimostrata.
L’omosessualità o la eterosessualità sono comunque espressioni della sessualità umana senza dover ricorrere alla correzione od al cambiamento chirurgico del “genere”. Questa, seconde me, è il senso dell’ecologia sessuale espressa nella teoria della Pansessualità.
E invece? Stiamo diventando un popolo di mutanti e ancora non lo sapevamo.
Mutiamo il genere all’esterno. Siamo trans-gender: siamo uomini che decidono di diventare femmine e donne che hanno deciso di diventare maschi.
Ma l’essere umano in realtà non è esclusivamente maschio o femmina nella forma esteriore. Nella “anima” ognuno di noi è mezzo yang e mezzo yin. Se si fa la pace fra le due parti, anzi se le due parti lavorano all’unisono allora l’esperimento riesce, il matrimonio interiore è una alchimia riuscita, l’unità è raggiunta
La chiave?
Per cominciare volersi bene per quel che siamo senza cercare di correggerci in “funzione” di un apparire… L’utile come affermava Georges Bataille ha un limite e dove c’è un limite c’è una gabbia e dove c’è una gabbia c’è sofferenza.
Come ha detto una volta l’ex ministro Mara Carfagna (una volta tanto un’ex velina merita di essere ascoltata): “E’ necessario far capire che le differenze di genere non contano ma abbiamo bisogno della collaborazione, troppo spesso i media tentano di enfatizzare le differenze utilizzando gli stereotipi per fare audience”.
Ed infatti succede che la televisione i giornali le lobbies “sessuali”, persino i potentati politici ed economici (vedi recenti affermazioni di Goldman Sachs e compagni), con la scusa di lottare per l’accettazione del “diverso”, in verità lo gettano in pasto all’opinione pubblica, creando un modello da seguire, un eroe da imitare.
E questa non è “pansessualità”, questa è politica omologativa.
Tornando al parere di un’altra donna, Lorella Zanardo, nel suo documentario dal titolo Il corpo delle donne, ci fa riflettere sull’attuale rappresentazione delle donne nei media. Il suo lavoro parte dalla riflessione di come “le donne vere stiano scomparendo dalla tv e di come siano state sostituite da una rappresentazione grottesca, volgare e umiliante”. “La perdita – continua la Zanardo – ci è parsa enorme: la cancellazione dell’identità delle donne sta avvenendo sotto lo sguardo di tutti ma senza che vi sia un’adeguata reazione, nemmeno da parte delle donne medesime”.
E la riprova l’ho avuta anche stamattina, sfogliando le pagine del pretenzioso Corriere della Sera in cui si mostravano alcune immagini di donne intente a radersi il viso, come maschi, per sancire una nuova cultura del “maschile/femminile”. Lo vediamo anche nelle icone burlesque alla Lady Gaga, Madonna, Pussy Riot, ecc., ma io non ho (né mai guardo) la televisione e su questo mezzo comunicativo non posso esprimermi se non per intuizioni.
Se la scomparsa delle “donne vere” è dovuta alla presenza massiccia delle donne completamente rifatte o ridotte a soprammobile, o “ri-settate” (come si dice nel web), ci si potrebbe chiedere se con l’invasione dei trans, trangender, etc. non stia scomparendo anche l’uomo! L’uomo inteso in generale, come individuo pensante, che ha delle cose da dire e delle riflessioni da fare, a prescindere dal suo corpo, che sia nudo o vestito, che sia naturale o rifatto, che sia in vendita o no, che sia trans o no.
Forse (saltando su un tema di attualità) osservando il degrado verso cui la società si sta indirizzando per via delle spinte comportamentali indotte da una impetuosa ed incontrollata suggestione mediatica e internettiana nella vita della gente (vedi anche i flash mob unisex cretini organizzati attraverso facebook), andrebbe studiata una “patente” di capacità operativa per chi lavora nel sociale e nella comunicazione. Proprio come i medici hanno un organo di controllo che tutela loro ed i pazienti, così anche l’informazione pubblica dovrebbe averne uno che, se ci si comporta diversamente ai dettati di certi principi ed una certa etica, si riservi di ritirarla.
Vieppiù un tale “patentino” di capacità operativa andrebbe studiato per coloro che gestiscono la cosa pubblica che è la matrice del comportamento sociale, invece di prevedere il carcere per i giornalisti che “offendono” i politici, andrebbe prevista la rimozione dei politici che non sono in grado di gestire l’ecologia sociale, l’educazione sessuale ed i costumi nella nostra società.
Smettiamola di essere dei passivi mutanti. Qualcuno ci sta iniettando un virus: crediamo che stiano “liberando” i nostri corpi e i nostri costumi e invece stanno mutando le nostre menti e le nostre coscienze, rendendoci simili a burattini.