Elicotteri e auto sulle piste di sci trentine
(una situazione preoccupante che merita di venire approfondita anche in sede giudiziaria)
di Franco Tessadri, Presidente di Mountain Wilderness Italia
3 marzo 2019
Lettura: spessore-weight(2), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(2)
Due incidenti in un giorno sulle piste da sci trentine, incidenti perlomeno anomali. Un fuoristrada si inoltra su una strada in quota (Col Rodella) e finisce la sua corsa nella pista da sci. Poco distante, l’Alpe di Lusia, vede protagonista un elicottero che si schianta in pista. I due episodi meritano di trovare, da subito, approfondimenti politici e in sede giudiziaria. Le nostre osservazioni.
1) Da tempo l’associazionismo trentino denuncia come la vigilanza ambientale in provincia di Trento sia stata oltremodo indebolita: le stazioni forestali sopravvivono con organici inadeguati, i corpi dei guardiaparco nei due parchi provinciali sono stati cancellati, gli organici dei Custodi forestali ridotti di oltre 30 unità. I risultati sul territorio si vedono: ormai chiunque può fare quello che vuole sulla viabilità forestale e nell’esercizio della caccia, le leggi provinciali sulla tutela ambientale non vengono rispettate.
2) Il caso del fuoristrada su Col Rodella lascia aperto almeno un interrogativo. Sulla stampa si è letto che l’autista sia stato contravvenzionato con una multa di 30 euro; è invece risaputo che la legge provinciale in materia di transiti con veicoli a motore su spazi non autorizzati (piste da sci, strade forestali innevate) prevede una contravvenzione di 224 euro. Non si comprende perché l’autore della bravata non sia stato sanzionato applicando la legge provinciale, obbligo che ricade su tutti gli agenti di Polizia Giudiziaria o di Pubblica Sicurezza.
L’incidente al Lusia. Foto: TrentoToday
3) Veniamo all’uso e abuso degli elicotteri in montagna. Da oltre un anno la nostra associazione denuncia in diverse sedi istituzionali (Fondazione Dolomiti UNESCO, Cabina di regia delle aree protette, commissioni varie) come la legge provinciale 12.08.1996 n°5, disciplina in relazione all’esercizio degli aeromobili, risulti inapplicabile. Infatti vi è anarchia assoluta, probabilmente un’anarchia voluta dal potere politico viste le modifiche peggiorative che la legge ha subito negli anni, specie nella gestione dell’ex presidente Lorenzo Dellai. Si è anche denunciato nelle dovute sedi come il problema sia simile anche in provincia di Bolzano, dove in particolare un’azienda continua a sorvolare le montagne bolzanine e trentine con voli turistici senza che nessuno intervenga (Dolomiti orientali).
4) L’ambientalismo trentino da tempo denunciava la diffusione di voli ritenuti abusivi. Nello specifico caso, grazie a continue e precise segnalazioni di privati, il pilota dell’elicottero caduto utilizzava regolarmente Ciamp dalle Strie (Lusia, TN – parco naturale di Paneveggio Pale di san Martino) come luogo per recarsi a sciare, in altri casi si portava in montagna per pranzi in rinomati ristoranti o baite (Cermis – Fuchiade, area degli altopiani di Folgaria). Ma a quanto pare l’organismo provinciale deputato per legge al rilascio delle autorizzazioni per l’effettuazione di voli di addestramento, il servizio comunicazioni e trasporti, sembra (così ci è stato spiegato) che abbia delegato l’incombenza delle autorizzazioni ai gestori dell’aeroporto Caproni di Trento. Fosse vera tale notizia lascia costernati chiunque: un ufficio pubblico, in difformità a quanto prescrive la legge, delega a soggetti privati autorizzazioni non previste dalla legge o da regolamenti (perlomeno non siamo a conoscenza della presenza di documenti o regolamenti ufficiali). Sembra anche, notizia da verificare comunque, che proprio all’interno dell’aeroporto con una certa faciloneria si possano modificare i piani di volo e che questi possano venire redatti a volo effettuato. Fosse vero ci si chiede ancora perché tali controlli, anche sulle modalità del rilascio, sfuggono a uffici pubblici che devono fare rispettare le leggi provinciali? Risulta vero che le autorizzazioni rilasciate vengano inviate all’ufficio solo di mese in mese? Sono passaggi, nel caso vengano dimostrati, che a nostro avviso debbono essere oggetto di indagini accurate da parte della magistratura; metterebbero in rilievo gravi omissioni ed irregolarità pubbliche che potrebbero coinvolgere anche i gestori dell’aeroporto Caproni. Un altro aspetto che va approfondito riguarda la violazione degli spazi sopra il parco naturale di Paneveggio Pale di San Martino, ente che vieta nel modo più assoluto l’uso dei voli per scopi turistici o per diletto. Comunque, visto il ripetersi di questi voli nell’area di Lusia, si auspica che l’ente parco sia intervenuto più volte per sanzionare il pilota crollato sulla pista.
5) Un ultimo aspetto. Oggi 3 marzo, nella zona di Falcade, in prossimità del parco naturale di Paneveggio Pale di San Martino, comunque su aree protette anche del Veneto (aree ZPS e SIC, quindi rientranti in Rete Natura 2000) si stanno tenendo voli turistici a pagamento. Succederà anche domenica 16 marzo.
L’associazione, in tempi più che utili, ha informato dell’evento sia la Procura della Repubblica di Belluno che gli enti parco (Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi e Parco naturale provinciale di Paneveggio Pale di San Martino) della più che probabile possibilità che le aree protette vengano interessate, non solo marginalmente, da detti voli. Non abbiamo ottenuto risposta, nemmeno dalla Fondazione Dolomiti UNESCO. Un ulteriore esempio della superficialità con la quale in questi tempi tutte le pubbliche amministrazioni gestiscono i temi che abbiano attinenza con la salvaguardia dell’ambiente, del rispetto delle leggi, dei temi della sicurezza.
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Faccio una stupida ma efficace metafora: i cittadini che salgono quassù d’inverno hanno ai piedi i moon boot. Noi qui non li mettiamo mai, ma glieli vendiamo.
Vorrei solo complimentarmi per la discussione che è nata, per la pacatezza e moltitudine di vedute che danno modo di ragionare in modo civile. In questo vedo speranza per un futuro migliore.
Da scialpinista ricordo un articolo di qualche anno fa sulla rivista del CAI che trattava l’inquinamento provocato dagli scialpinisti con numero esorbitanti; ero furioso! io, amante della montagna che venivo tacciato di “avvelenatore del mondo”. Eppure ogni stagione facevo migliaia di chilometri dalla toscana alle alpi ogni week end, e chissà quanti facevano la stessa cosa.
Tutto è relativo. Mi viene in mente quanto accaduto nelle valli del Parco Nazionale del Gran Paradiso (Cogne, Valsavarenche, Rhemes). Negli anni ’70, quando le frequentavo già al seguito dei miei genitori, i valligiani ce l’avevano a morte con il Parco perché stroncava ogni velleità turistico-commerciale.
In particolare ce l’avevano con la sorte che li aveva fatti nascere “sotto al controllo del Parco”, mentre i loro corrispondenti dei altre valli, in particolare delle valli di fronte (da Gressoney a Cervinia), potevano sviluppare mega stazioni sciistiche, con tanto afflusso e tanto business.
Continuo a frequentare le valli del Parco anche ai nostri giorni e le nuove generazioni di valligiani sono ben felici per il fatto che dispongono di luoghi “incontaminati” dove svolgere un turismo alternativo (scialpinismo, trekking, MTB….a seconda delle stagioni). Di recente, chiacchierando con uno di loro, mi ha detto che “ringrazia la sorte perché c’era il Parco a proteggerli dalla iniziative speculative”. Questo turismo alternativo ha un suo flusso di appassionati (in particolare del nord europa) e ciò ha favorito lo sviluppo anche in quelle valli.
Ho già detto più volte che non auspico lo smantellamento di stazioni sciistiche o singoli impianti già esistenti, ma sono contrario a nuove stazioni o ampliamenti delle stesse. Le gradi stazioni sciistiche portano con sé una massa informe di gente che “non ragiona”. Non è tanto il numero di individui ad essere inquinante, ma la loro natura di beoti.
Se confronto il turismo di massa al mare con quello in montagna, l’unica discriminante che ancora resta è la fatica che bisogna sempre fare per andarci, mi sembra solo questa.
Per le biciclette è stata trovata da poco la soluzione.
Per gli sciatori pure e da tanto tempo.
Per chi cammina o peggio scala non ci siamo ancora arrivati.
Il mio sogno è una cintura antigravitazionale.
Oppure, dato che siamo al mondo i più grandi produttori di mine antiuomo…
bene , vorrà dire che mi sarò sbagliato.
Allora facciamo un mega impianto, magari un invisibile ascensore sotterraneo che da Alleghe arriva al Tissi, che potrà vomitare giornalmente migliaia di turisti a farsi incantare dalla grande parete.
Una volta incantati gli si potrà vuotare il portafoglio più facilmente.
Ragazzi, considerate quanto è successo alla riviera romagnola. L’urbanizazione estrema ha addirittura portato alla creazione di un neologismo: «riminizzazione».
Eppure i turisti continuano ad arrivare a milioni.
È ciò che accadrà alle Dolomiti? Assisteremo alla «dolomitizzazione»?
Si è vero.
Ma fino a quando?
Tutto si gioca ( o si dovrebbe giocare ) sul moderare ed equilibrare interessi che sono palesemente in conflitto. Per il cittadino “moralista” – come definito in alcuni interventi – in cui includo anche MW, e’ “facile” mettere paletti su tutto, criticare ogni intervento che alteri l’ambiente, indipendentemente dal fatto che questo porti o meno benessere ( in termini puramente economici ) alla gente che in montagna ci vive. Direi che perlomeno per MW, e’ il loro ruolo. Comunemente si usa l’argomento che lo sfruttamento e’ miope perché’ alla lunga il degrado allontanerà’ il turismo e si tradurrà’ in un impoverimento anche economico. Fino ad ora, mi pare che avvenga l’esatto opposto, i siti più’ devastati continuano ad essere molto apprezzati dal turismo di massa. Quindi hai voglia a convincere i locali con questo argomento. L’unica credo sia affidarsi al loro buonsenso e alla loro civiltà’. Piaccia o no e’ in gran parte in mano loro. MW “ci prova” sempre, con mozioni, appelli eccetera sulla cui efficacia ognuno si fara’ la propria idea. Certo che mettere insieme proteste per i voli con gli elicotteri con richieste di multa più’ severa al novantenne che e’ finito a guidare sulle piste fa un po’ sorridere.
io invece non credo che ci sia da rassegnarsi.
Sono nato in campagna, poi dal 1989 a circa 2 anni fa ho abitato in un paesino (di cavatori) delle Apuane a 700 metri. Quindi sono ritornato in campagna.
Credo che chi è nato in montagna sia un fortunato. Perchè, nonostate i disagi, che non sono pochi rispetto a chi sta in pianura (provati sulla mia pelle) ha avuto la fortuna di nascere in un’ambiente molto più sano. Più sano per molti motivi: inquinamento, rumore, verde, rapporti umani, ect., ect.
Il montanaro ha il suo diritto di migliorare la sua vita, ma questo non vuol dire e non può giustificare che sul territorio che lui stesso vive, vengano fatti interventi che mettano in pericolo la salubrità, la bellezza, di questo territorio. Perchè questa salubrità e bellezza sono una RICCHEZZA, per lui, per i suoi figli e sono l’attrattiva per coloro che vengono qui a cercare quello che in pianura e soprattutto in città non c’è più, che hanno perso.
Se il montanaro trasformerà il suo particolare, diverso ed esclusivo ambiente come quello di tanti altri, portandoci: : rumore, cementificazione, traffico, inquinamento, ect. ect. . In un primo momento potrà anche guadagnarci ma con il passare tempo, chi viene a cercare quello che non più ha in città, non avrà più interesse a venirci. Che faccio, scappo dal cemento, dal traffico, da luoghi non luoghi per ritrovarmi in vacanza in posti analoghi magari anche costosi?
Quindi se io fossi in loro ci penserei bene prima di procedere nell’aggressione continua al territorio. Non si tratta di essere solo ambientalisti ma di avere una visione diversa, un lungimiranza, di non essere speculativi, ma di investire nel futuro e nell’ offrire una diversità ambientale e culturale che possa mantenere nel tempo un’attrattiva.
Sono nato in città. C’ho vissuto poco ma quanto basta per capire la vita che vi si svolge. Vivo in una valle delle Dolomiti a 6 km da una notissima località sciistica agganciata al famigerato (per me) Sellaronda.
Condivido il punto di vista di Fulvio, che trovo ineccepibile nella sua obiettività.
Sono un alpinista,vivo del mestiere di guida alpina da 35 anni.
Il punto di vista di Crovella lo capisco perfettamente ma da montanaro quale sono (sono anche più cocciuto e ignorante di certi miei vicini), non lo condivido perché in montagna ci vivo.
Il cittadino vorrebbe che la montagna restasse la sua “valvola di sfogo” (concetto che detesto!) ma a me non piacerebbe vivere nella valvola di sfogo di qualcuno. Mi sembrerebbe di vivere in una fognatura.
La diversità di punti di vista, pur comprendendola, non troverà mai una soluzione definitiva.
Rassegnamoci.
Riporto questo commento perché ritengo che in poche parole abbia espresso assai bene il succo della vicenda: “Il punto è che non ci sono decine di elicotteri invece ogni giorno ci sono centinaia di migliaia di auto. Ma siccome in auto ci andiamo tutti allora è giusto cosi. Invece un singolo elicottero diventa il male assoluto. Non importa quanta gente quel giorno ha avuto incidenti in auto per andare o tornare dalle dolomiti. Non importa quanto gasolio si è bruciato per garantirvi piste tirate come biliardi, quanti miliardi di metri cubi di terra sono stati spostati per fare le piste, costruire gli impianti. No, quello che rende invivibili le dolomiti è un maestro di sci appassionato di volo che si è comperato un R22. Se si fosse comperato una Range Rover probabilmente sarebbe stato ammirato, ma cazzo, si è comperato un elicottero.
Ribadisco, vi piace la montagna vergine, non ci andate. Diversamente, ad oggi, ricordate che quelle montagne sono state modificate più per voi, che per chi le sorvola in aereo o elicottero che sia”.
Chi vola provoca un impatto ambientale minimo, ha bisogno di una piccola area per decollare (“una strada lunga un Km non porta da nessuna parte, una pista lunga un Km porta in tutto il mondo), ancora più piccola nel caso di un elicottero, non necessita di strade, distributori di benzina sparsi in giro, impianti da sci, innevamento artificiale etc. certamente molto più impattanti di un elicottero che atterra, decolla e se ne va. Inoltre, siccome volare è più difficile che guidare un’auto, oltre ad essere più impegnativo e costoso, la quantità di praticanti e mezzi esistenti e in circolazione è sempre stata, è , e sarà in futuro sempre assai limitata rispetto al numero di automobilisti, sciatori, escursionisti, turisti etc. che invece necessitano di infrastrutture assai impattanti sul territorio. Ma dare addosso a chi vola è molto di moda, inoltre l’invidia di chi vorrebbe ma non può è molto diffusa e questi articoletti guadagnano facilmente molto consenso. Non mi metto a smontare tutte le affermazioni dell’articolo punto per punto perché ne verrebbe fuori un tomo della Treccani.
Guarda che sono lucidissimo. Sei tu che non leggi attentamente.
Inquinamento non è solo un veicolo che fa rumore e sputa puzza. E’ anche quello, ma non solo.
Inquinamento è una massa enorme di individui che frequenta la montagna ed è facilitata in ciò dai più svariati fattori che possono andare dalla motoslitta agli elicotteri, dai capi di abbigliamento performanti agli alimenti energetici, dagli sci più facili (sci “facilitatori”= gli attuali sci larghi che rendono più facile la sciata rispetto ai decenni scorsi… non ci va molto a capirlo) fino ad arrivare agli spit che invadono falesie e pareti, e poi ai troppi rifugi, agli impianti a tappeto…etc etc etc…..
Se non ci fossero questi “aggeggi”, o se fossero di meno (sia come numero che come intensità di aiuto agli individui), molti degli attuali frequentatori si dirigerebbero verso altre attività ed altri contesti. Ai loro occhi la montagna perderebbe di interesse.
Ho ben chiaro l’obiettivo che auspico per le montagne. Io auspico una montagna meno frequentata, anzi molto molto molto meno frequentata.
Meno inquinamento “umano” significherebbe una montagna più silenziosa e severa e, a sua volta, una montagna silenziosa e severa richiamerebbe molta meno gente, perché oggi la massa si diverte dove c’è “vociare”, ricreazione, casino e non dove c’è silenzio e contemplazione.
solo una nota sul caso dell’auto sulle piste: si trattava di un 92enne (eh sì) altoatesino diretto a un rifugio lungo una strada aperta al traffico che per errore, tra la neve, ha infilato una stradina di collegamento e s’è ritrovato su una pista. forse la multa di soli 30 euro è stato un atto di clemenza (giusto o sbagliato non lo sto a dire io) verso un anziano che è “solo” incappato in una disattenzione. per dire che non siamo davanti a un qualche arrogante che fa il fenomeno in fuoristrada in barba alle regole, ma solo ad un vecchietto un po’ confuso che forse (questo sì) dovrebbe riflettere sull’opportunità di continuare ad andare in giro per montagne innevate con la sua auto a 92 anni.
così, tanto per inquadrare un po meglio la cosa.
Il punto è che si cerca sempre un nemico, invece di cercare un obbiettivo. Questa cosa si sposa molto bene con l’indole italica secondo la quale, la colpa è sempre degli altri e quello che faccio io è giustificato.
Dai tempi di Wimper è stata più compromessa la conca del Breuil, o il ghiacciaio del Rutor, dove si fa eliski da decenni? Il fatto è che a me la montagna piace e mi piace il più incontaminata possibile. Non ho mai fatto elisky anche se potrei andarci con sconti notevoli. Ma sono un montanaro, prima che un alpinista. E come montanaro sono innanzitutto consapevole che ai tempi di Wimper il Breuil era sicuramente un luogo incantevole, dove i montanari morivano di fame e vivevano di stenti. E allora quale deve essere l’obbiettivo? Diminuire l’inquinamento? Diminuire la “contaminazione”? Come? Prendete la guida di una qualunque falesia di media montagna. Guardate che intreccio di itinerari. Immaginatela in un qualunque giorno festivo e poi mettetevi al posto di una rondine che deve fare il nido. Altro che elicottero. Chiedete a lei cosa vorrebbe eliminare dalla montagna e vi dirà. “gli alpinisti”. Personalmente ho sempre spinto per la chiusura delle strade di fondovalle. Ma quanti “alpinisti” sarebbero disponibili ad andare ad arrampicare alla Sbarua, se dovessero partire, come faceva mio papà, a piedi da Cumiana? Bisogna trovare dei modi intelligenti di farlo e possibilmente senza penalizzare troppo l’economia di quei luoghi, che altrimenti sarebbero tentati, non del tutto a torto, di mandare tutti a quel paese. Perché in definitiva non vi è nessun motivo razionale per il quale si possa aver trasformato completamente la pianura padana, un tempo acquitrini e foreste, e invece si debba preservare il Cervino. Perché la prima dal punto di vista della “natura selvaggia” aveva molte più cose da dire del secondo. E allora cominciamo ad essere coerenti. L’imitiamo l’uso dell’auto, in montagna si va anche con i mezzi pubblici. All’attacco della Tridentina ci si arriva anche usando l’ovovia che intanto sta li. Non pretendiamo di arrivare in auto sotto le falesie. Salvaguardiamo quelle dove nidificano gli uccelli. Chiediamo leggi per “razionalizzare” gli impianti di risalita. Leggi che prevedano lo smantellamento di quelli dismessi. La conca di Cervinia è un cimitero di parti di vecchie funivie, al colle del Sommellier c’è ancora i resti abbandonati dello sci estivo che si faceva su un ghiacciaio che non esiste più…
Ciao a tutti
E’ la prima volta che intervengo su questo blog
Ho deciso di scrivere perchè ritengo questi due episodi rappresentativi di un “permissivismo amministrativo” preoccupante che ormai caratterizza molte istituzioni trentine .
Partiamo da una presupposto …cosa è permesso e cosa non lo è ?
Fino a prova contraria quell’elicottero non poteva atterrare in quel posto.
Per il pilota in questione era prassi atterrare li ( e non solo) e purtroppo questa volta gli è andata male .
Significativo anche il caso del fuoristrada .
La verità è che questa gente , i “nuovi Marchesi del Grillo”( tutt’altro del “povero vecchio maestro di sci” che si vuol far passare ), se ne fotte delle regole.
Il problema sollevato qui è in primis di natura amministrativa e giudiziaria.
C’è ancora qualcuno in Trentino che fa rispettare le regole che dovrebbero valere per tutti ? E non ditemi che un elicottero non viene notato da nessuno .
Poi non sta a me difendere MW ma tacciare di ipocrisia questa associazione vuol dire parlare a vanvera ..
Crovella assieme a motoslitte ed elicotteri mette nel calderone pure “snowboard” e “sci facilitatori” ( hanno un piccolo jet per la salita ) e – demonio del demonio – pure gli spit!
Va bene la passione, ma l’autoinvestitura da montanaro “puro” e’ una forma di appropriazione indebita. Restiamo lucidi, please.
Il discorso sarebbe articolato e cerco di sintetizzarlo.
La diffusione di ogni mezzo e ogni “facilità” tecnica e tecnologica permette di frequentare le montagne anche a che, altrimenti, si dedicherebbe ad altre attività, in altri contesti e con altre finalità (a titolo di puro esempio: maratona, triatlhon, kite surf…..).
Oggi ci sono troppe persone in montagna, con troppe esigenze diverse e contrastanti. Non è il singolo elicottero che inquina o dà fastidio, ma anche il singolo elicottero permette a chi non ha la testa da montagna di frequentarla, apportando il suo tassellino di fastidio a chi invece la testa da montagna ce l’ha e, mentre frequenta i monti, non dà fastidio più di tanto.
Non è il caso singolo (anche se poi sconfina in un incidente assurdo) che creda il problema generale, ma l’insieme incontenibile: motoslitte, snowbaord, sci “facilitatori” con milioni di sciatori, slitte per cani, ma anche (in versione estiva) spit, rifugi-albergo, strade in altura, funivie, etc etc etc.
Non sono per una montagna vergine tout court. Sono per una montagna vergine a disposizione di pochi. Cioè quelli che la sanno apprezzare e non la infangano con la mentalità consumistica ed edonistica.
Quello di Fulvio è un parere “contro”, provocatorio, ma mi trova d’accordo.
Il punto è che non ci sono decine di elicotteri invece ogni giorno ci sono centinaia di migliaia di auto. Ma siccome in auto ci andiamo tutti allora è giusto cosi. Invece un singolo elicottero diventa il male assoluto. Non importa quanta gente quel giorno ha avuto incidenti in auto per andare o tornare dalle dolomiti. Non importa quanto gasolio si è bruciato per garantirvi piste tirate come biliardi, quanti miliardi di metri cubi di terra sono stati spostati per fare le piste, costruire gli impianti. No, quello che rende invivibili le dolomiti è un maestro di sci appassionato di volo che si è comperato un R22. Se si fosse comperato una Range Rover probabilmente sarebbe stato ammirato, ma cazzo, si è comperato un elicottero.
Ribadisco, vi piace la montagna vergine, non ci andate. Diversamente, ad oggi, ricordate che quelle montagne sono state modificate più per voi, che per chi le sorvola in aereo o elicottero che sia.
Giusto! Non dobbiamo essere ipocriti! E quindi tutti in elicottero: diecimila, centomila, un milione di elicotteri nei cieli delle Dolomiti.
E gli aeroplani? Vogliamo discriminarli? Centomila aerei da diporto che volano sulla Val di Fassa!
E le moto da cross? I quad? I fuoristrada selvaggi? Avanti! C’è posto per tutti.
“Venghino, signori, venghino al Circo Barnum delle Dolomiti!”
Mah… Io catalogo questi post come moralisti, e trovo il moralismo piuttosto antipatico.
Non amo i mezzi meccanici in montagna ma prendersela con un robison 22, mentre quel giorno gatti, impianti, generatori dei rifugi, motoslitte, auto degli sciatori etc, rombavano, inquinavano ed assordavano, mi sembra appunto una cosa inutilmente moralista.
Vogliamo una montagna vergine? Allora smettiamo per primi di andarci. Perché partire da Milano per andare a sciare o ad arrampicare in val Badia con qual si voglia auto con qual si voglia stile, ha impatti sull’ambiente superiori a quelli di un piccolo elicottero biposto per il quale non bisogna costruire ne autostrade, ne ponti ne gallerie.Oppure si vuole imporre la propria etica, la propria visione, la propria “morale”? Penso sia una visione molto egoista, magari anche un po’ “gelosa”, quella che dice: “Io parto da bologna, faccio 500km di autostrada, la voglio veloce, bella, sicura, voglio il parcheggio, ma poi quando arrivo in montagna nessuno mi deve rompere i coglioni con il rumore del suo elicottero”. A nessuno viene in mente che la stessa cosa potrebbe valere per lui? Che chi abita nel suo paese potrebbe averne le scatole piene della puzza del suo diese, del rumore della sua auto, del posto che sottrae quando la parcheggia per andare a prendere il caffè?… e ma l’elicottero… L’elicottero se non altro arriva e se ne va, e non pretende che gli facciano strade, parcheggi, che i pedoni siano confinati sui marciapiedi sempre ammesso che i marciapiedi si facciano perché magari se si fanno non sia mai che non c’è più posto per le auto. Però l’elicottero caduto sulle piste da sci (falso)… Questo nemico di chi si sente portatore del nuovo verbo ecologista e nemmeno immagina che fare quelle piste ha inquinato molto di più di tutti i robinson 22 mai costruiti. Nemico della natura secondo chi arriva a Cavalese con la sua auto da 150cv, imprecando contro chi non gli da strada sulla corsia di sorpasso, esibendo magliette sportive cucite dai bambini turchi, ma lui può dirsi ecologista perché non sale sull’elicottero. Questa cosa ha un nome e si chiama ipocrisia.
Io personalmente sto diventando sempre più contrario a tutto ciò che comporta la “modernità”, specie in montagna. Sarà che, dopo i 50 anni, mi sto inacidendo, ma tutta ‘sta modernità alla fine fornisce più opportunità a chi vuole abusare dell’ambiente.
Quando per salire sulle vette non esisteva altro modo che “sudare”, tutte queste aberrazioni non esistevano.
Era meglio per quei pochi che, disposti a sudare, si godevano in santa pace la montagna ed era meglio per la montagna stessa, che non era così ferita e abusata come al giorno d’oggi.
L’interrogativo attuale è: le abbiamo viste tutte o non si fermeranno mai?