Vorrei raccogliere i vostri pareri e aprire un dibattito, anche violentemente sincero. Un fatto personale mi spinge a riprendere questa lotta donchisciottesca. Una notevole parte della mia infanzia si è svolta nel paese di Pitigliano (GR), nella Maremma alta. Quei paesaggi naturali e quelle emergenze storiche e culturali hanno modellato le mie fantasie adolescenziali e sono profondamente radicate nel mio vissuto. Ora, nei pressi immediati del paese mediovale e rinascimentale, intriso di atmosfere etrusche e edificato su un promontorio tufaceo di rara bellezza, sta per sorgere una “selva” di pale eoliche. Le torri eoliche previste nel comune di Pitigliano sono “solo” sei, alte più di 200 metri. Forse il termine “selva” che ho utilizzato emotivamente appare esagerato. Ma ciò ovviamente non rende meno grave il progetto. Ammetto che sono mosso da quella che viene chiamata la sindrome Nimby. Ma francamente confesso che non ci vedo niente di male. Anzi. Comunque spero che avrete la pazienza di leggere, il tempo di meditare, il desiderio di esprimervi (Carlo Alberto Pinelli).
Eolico, l’altra verità
di Carlo Alberto Pinelli
Se vogliamo affrontare senza pregiudizi ideologici e chiusure dogmatiche il tema delle energie rinnovabili (FER) dobbiamo cominciare a porci un interrogativo preliminare: l’invasione delle torri eoliche (e delle loro vassalle fotovoltaiche su suoli agricoli) che sta radicalmente modificando la percezione dei nostri paesaggi identitari, massacra i migratori, incide negativamente sulla biodiversità, è davvero “buona”? Cioè rappresenta un’efficace e definitiva soluzione per contrastare il riscaldamento globale, dovuto alle emissioni di CO2?
Si straccino pure le vesti i sacerdoti del tempio delle rinnovabili: chi sostiene in Italia il dogma della “bontà” assoluta dell’eolico in realtà vuole solo assolversi dicendo, quando si infila nel letto, di aver fatto il possibile per fuggire dalla trappola che la specie umana si è costruita attraverso l’illusione dello sviluppo infinito. In altre parole cerca di garantirsi la coscienza a posto prima di addormentarsi, sperando di trovare la calza della Befana straripante di aria pulita, di ghiacciai in avanzata e di comportamenti virtuosi la mattina successiva. Bene. La notizia che purtroppo dobbiamo dare a costoro è che la Befana non esiste e che il ricorso alle pale eoliche, per quel che concerne l’Italia, per quanto invasivo possa essere, non sposterà nemmeno di un centimetro i termini del drammatico problema dell’effetto serra a livello mondiale. L’Europa è responsabile dell’otto per cento delle emissioni inquinanti di CO2. L’Italia contribuisce producendo un centesimo delle emissioni globali. Se qui da noi si riuscisse a eliminare totalmente l’utilizzazione dei combustibili fossili (cosa assolutamente impossibile) la differenza a livello planetario sarebbe del tutto insignificante. Si potrebbe anche tacere, lasciando che i chierichetti delle rinnovabili continuino a cullarsi nelle loro infantili illusioni, ben foraggiati dall’industria green. Ma come si può farlo quando quelle illusioni hanno effetti tutt’altro che innocui e stanno causando per certo la più drammatica alterazione dei paesaggi italiani mai subita dal nostro paese nella sua storia millenaria? Se la casa sta bruciando – si obietta – non c’è più tempo da perdere e qualcosa bisogna pur tentare di fare, anche a scapito di altri importanti valori culturali. D’accordo. Ma aggiungerei: “qualcosa di veramente utile”. Il ricorso all’energia dal vento in Italia è utile soltanto per quel che concerne il suo valore propositivo e esemplare. Palesemente non risolutivo come soluzione realistica a livello planetario. Una sorta di auto-incoronazione a leadership verso la transizione ecologica mondiale, capace di indicare un percorso virtuoso dimostrandone l’efficacia e la praticabilità. L’ambizione è tutt’altro che disprezzabile; ma – ohimè – solo se non si vuole tener conto del contesto. Ed è proprio il contesto a metterci in guardia, sconsigliandoci scorciatoie emotive, soprattutto se pilotate da scaltri interessi.
Quello che non smette di stupirmi, nei difensori delle FER, è la sottovalutazione radicale del significato culturale e psicologico del paesaggio che viene manomesso. Significato cruciale che ci distingue da ogni altra forma vivente e che solo persone incolte e irresponsabili possono equiparare alla percezione estetica del panorama e liquidare come un optional da weekend o un egoistico rintanarsi nella sindrome del Nimby. Del resto, diciamolo senza imbarazzi, seppure un poco a malincuore: oggi bisogna cominciare ad ammettere che è proprio la sindrome Nimby l’ultima trincea valida contro il massacro della bellezza identitaria della Penisola.
Sto esagerando? Il prof. Mark Jacobson della Stanford University, riconosciuto esperto mondiale di energie rinnovabili, ha dichiarato qualche anno fa che l’Italia, per raggiungere il 20% di energia elettrica da fonti eoliche, dovrà adattarsi a riempire di aerogeneratori (alti più di 200 metri) una superficie pari all’intera regione Friuli Venezia Giulia. Per immaginarsi l’effetto finale basta snocciolare queste decine di migliaia di “eco mostri” lungo tutto l’arco delle elevazioni appenniniche. Non troveremmo più un paesaggio privo di quella soffocante muraglia rotante, spacciata, con una non lieve mancanza di pudore, come un’allegra “pennellata” di modernità. Una recente campagna pubblicitaria ha avuto l’impudenza di scrivere: “ E se per salvare il paesaggio dovessimo modificarlo un poco?” Non aggiungo altro. Ma è evidente che siamo di fronte al tentativo di mitridatizzare l’opinione pubblica contro il disgusto per questi disinvolti “stupri” della bellezza. Alcune associazioni ambientalistiche, ormai lontanissime dai nostri orizzonti culturali ed etici, sostengono che il paesaggio è sempre cambiato da quando è apparsa la “rivoluzione agricola” circa diecimila anni fa; e di conseguenza perché continuare con questi piagnistei di retroguardia che vorrebbero mummificare il territorio? Dimenticano costoro che quei lenti e ponderati cambiamenti soddisfacevano precise e circoscritte esigenze delle diverse comunità locali e non stritolavano i paesaggi identitari nella morsa di un’imposizione esterna, violentemente omologante e… sostanzialmente inutile. Uno dei dirigenti di quelle associazioni si è spinto a sostenere che le torri eoliche possono essere considerate come le cattedrali del mondo contemporaneo. Per ricacciare tale ridicola affermazione nel luogo piastrellato che le spetta basterebbe ribattere che anche centomila cattedrali di Orvieto, disseminate lungo le creste di tutto l’Appennino, sarebbero un insulto alla cultura e un’offesa alla vitale diversità dei paesaggi. Ma per comprendere il grado di barbarie che caratterizza chi ci governa e chi tenta di pilotare il movimento green verso approdi disastrosi, basta prendere in considerazione il percorso compiuto dalle Linee Guida Nazionali che danno alle regioni la possibilità (non l’obbligo!) di individuare all’interno dei propri confini le aree non idonee a ospitare gli impianti FER. Non volendo entrare nei dettagli di un percorso legislativo che forse non casualmente fa acqua da tutte le parti, sarà sufficiente ricordare che attualmente per legge la distanza delle installazioni eoliche (alte più della Mole Antonelliana di Torino) dai confini delle aree non idonee ad accoglierle non deve essere inferiore a… tre chilometri! Avete letto giusto. TRE CHILOMETRI. Per amalgamare e mimetizzare gli aerogeneratori nelle pieghe azzurrine dei paesaggi circostanti, considerati idonei (per loro sfortuna!), probabilmente non basterebbero 50 chilometri.
Tutto ciò detto, desidero ripetere che noi non siamo contrari per principio all’energia dal vento o dal sole. Ma abbiamo seri dubbi sull’efficacia “ virale” della proposta che potrebbe partire dall’Italia. Ha un senso degradare i nostri più preziosi tesori per offrire una lezioncina a chi non ci sta neppure ascoltando e continua a far crescere la quantità di CO2 nell’atmosfera? E’ ragionevole accettare che le pale eoliche siano imposte all’opinione pubblica, senza contraddittorio, come icone e totem indiscutibili della salvezza del Pianeta, sorvolando sui danni irreversibili che esse causano? Direi proprio di no. Crediamo invece opportuno ridimensionare l’efficacia delle energie da fonti rinnovabili, che resterà marginale fino a quando Cina, India e USA continueranno a produrre i 3/4 delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. Bisognerebbe piuttosto sollecitare gli sforzi dell’intera comunità internazionale nella ricerca di strumenti davvero adeguati alla mitigazione dell’effetto serra planetario. A cominciare dal risparmio e dalla radicale razionalizzazione dei consumi, per finire con i sistemi di sequestro e stoccaggio ipogeo dei gas termo-inquinanti. Senza considerare un sacrilegio repellente riprendere in considerazione (anche se con le molle) il ricorso all’energia nucleare di ultima generazione.
L’emergenza climatica e il desiderio compulsivo di dare “il buon esempio” non possono essere utilizzati come lasciapassare per lo scardinamento dei valori naturalistici, storici, culturali del paesaggio italiano. Solo qualora le grandi nazioni, principali responsabili delle emissioni termo-inquinanti, dimostrassero di essere in grado di coprire con il sole e il vento una fetta rilevante dei loro consumi energetici, l’Italia potrebbe accodarsi e entrare nel gioco, per chiudere il cerchio, gettando sul piatto, ove fosse proprio indispensabile, i propri gioielli di famiglia.
Non stupisce più di tanto che le aziende e le lobbies interessate alla lucrosa produzione di energia elettrica dal vento e dal sole, non contente di aver imposto ai cittadini italiani e ai decisori dai quali siamo governati, la narrazione fiabesca delle energie rinnovabili come via maestra per la salvezza del Pianeta, oggi si siano precipitate a cavalcare – pro domo sua – il tema scottante dell’affrancamento dell’Italia dai fornitori stranieri di gas o di energia elettrica prodotta da impianti nucleari. Non sembra che l’oggettiva immoralità di una simile proposta li preoccupi minimamente. Perché uso il termine “immoralità”? Ora lo spiego. Un bilancio in pareggio si può ottenere sia risparmiando sulle uscite sia facendo cassa per rimpinguare la voce entrate. Qualora il problema fosse questo, non vedo quale differenza farebbe per lo Stato fare cassa lottizzando i parchi nazionali e svendendoli all’avidità della speculazione turistico/immobiliare, ovvero mandando in malora i paesaggi identitari con le FER solo per risparmiare sugli acquisti all’estero. Sono due percorsi solo apparentemente diversi, ma egualmente vergognosi, per giungere allo stesso risultato contabile.
Per le potentissime industrie interessate a imporci le rinnovabili l’importante è utilizzare anche questo ulteriore grimaldello per scardinare le ultime difese di chi tenta di arginare lo tsunami della cosiddetta transizione ecologica, sia ridimensionandone l’efficacia, sia concedendo spazio anche ad altre priorità, naturalistiche e culturali. Invece tutti i decreti del Governo sulla semplificazione delle procedure vanno in un’unica e opposta direzione, incuranti di quanto ho appena scritto, senza se e senza ma, con spensierato ottimismo. Dove sta l’errore?
Purtroppo la realtà è complessa e contraddice quei superficiali ottimismi: per ottenere la messa in rete dell’attuale il 3,5 % di energia dal vento e dal sole sono stati già spesi, sottraendoli agli italiani attraverso le bollette, 240 miliardi di euro. Lascio agli economisti calcolare quanto ci verrebbe a costare il gigantesco passo successivo. In appendice propongo al lettore alcuni dati oggettivi, calibrati al 2022. Ma restiamo alle torri eoliche, la più gettonata icona “pseudo religiosa” della transizione energetica. Solo un bambino può credere che aerogeneratori alti più di grattacieli di cinquanta piani spuntino gratuitamente come fiori di campo (si vedano le scaltre immagini dei soffioni, utilizzate dalle pubblicità), senza richiedere, a monte, un massiccio impiego di energia. Per fabbricare ogni singola pala occorrono 900 tonnellate di acciaio, 2500 tonnellate di calcestruzzo, 45 tonnellate di plastica non riciclabile. Per costruire e mettere in opera i milioni di aerogeneratori necessari a coprire il 50% del fabbisogno mondiale di energia elettrica (ipotesi ad oggi assolutamente fantascientifica), dovremmo cominciare con l’utilizzare circa due miliardi di tonnellate di carbone e due miliardi di barili di petrolio. Senza contare l’energia da fonti fossili necessaria per aprire le strade su cui dovranno passare i tir carichi delle pale, i costi energetici dei trasporti via nave (più di un terzo delle pale proviene dalla Cina), i costi delle scavatrici e dei movimenti di terra, i costi per le nuove e capillari reti di collegamento e così via. Dopo quanti anni di attività una pala – in una nazione notoriamente scarsa di venti adatti – è in grado di ripagarsi in termine di consumi energetici, per essere da quel momento in poi al nostro servizio a costi accettabili? Qualche ottimista parla di due anni; i più attendibili di dieci. Non dimentichiamo che la vita produttiva di questi mostri raggiunge appena i vent’anni. Di conseguenza la loro effettiva utilità potrebbe rivelarsi notevolmente ridotta. Invece i danni non diminuirebbero. C’è di più. La successiva rottamazione causerà problemi giganteschi anche sul versante di ulteriori sprechi energetici e avrà costi vertiginosi. Se a questa rottamazione si aggiungesse quella analoga dei pannelli fotovoltaici la valanga dei rifiuti supererebbe, del doppio, a livello mondiale, la quantità degli attuali rifiuti derivati dalla plastica. Una prospettiva agghiacciante.
Appendice
(dati aggiornati al 2022)
Nel 2022 il contributo delle fonti eolico e fotovoltaico è stato del 3,8% rispetto ai consumi finali di energia.
Nel 2022, l’Italia ha raggiunto una capacità installata rinnovabile di circa 61 GW suddivisi in 25 GW di fotovoltaico, 12 GW di eolico, 19 GW di idroelettrico e 5 GW tra geotermoelettrico e bioenergie. Secondo i dati Terna, nel 2022, si sono installati 3,036 GW di fonti rinnovabili (2,318 GW di fotovoltaico, 0,531 GW di eolico, 0,06 GW di idroelettrico e 0,018 GW di bioenergie). Nonostante questo risultato, l’obiettivo imposto dalla Commissione Europea è di 9 GW/anno. Infatti, secondo lo scenario FitFor55, è necessario triplicare l’installato annuale al 2030 rispetto a quello del 2022 (122 GW). Ispra recentemente ha sostenuto la necessità di aumentare almeno di quattro volte il contributo dell’energia dal vento e ha liquidato come meramente “ideologici” i tentativi di salvare i paesaggi. Consiglio all’ISPRA di cambiare nome. Meglio le converrebbe chiamarsi “laica inquisizione”.
Scopri di più da GognaBlog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
La COALIZIONE ARTICOLO 9
formata da numerose associazioni nazionali e comitati territoriali, in questa occasione da Italia Nostra, Amici della Terra, Mountain Wilderness, Ente Nazionale Protezione Animali, ProNatura, AssoTuscania, Altura, l’Altritalia Ambiente, Crinali Bene Comune, Rete Resistenza dei Crinali, Associazione Italiana Wilderness AIW, Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, LIPU Puglia e Basilicata, Centro Parchi Internazionale, Salviamo il Paesaggio, GRIG Gruppo Intervento Giuridico, Comitato per la Bellezza, Comitato per il Paesaggio, Emergenze Cultura
CONVOCA
GLI STATI GENERALI
CONTRO L’EOLICO E IL FOTOVOLTAICO A TERRA
IN DIFESA DEL BELPAESE
mercoledì 22 maggio 2024, ore 10.30-15.00, Sala Risorgimento, Hotel Massimo d’Azeglio, Via Cavour 18, Roma
Interverranno sindaci, consiglieri comunali, consiglieri regionali, parlamentari e rappresentanti dei territori maggiormente colpiti dall’impatto delle rinnovabili: il foggiano che tanto ha già dato e che vede ancora tantissime nuove richieste; il Salento circondato da eolico off-shore; la Sicilia con la provincia di Trapani in prima linea; la Sardegna aggredita da ogni parte da gigantesche pale eoliche e da campi sterminati di pannelli solari; la Basilicata con tanti comuni che subiscono ormai il secondo assalto ai loro crinali, la Campania con l’Irpinia e il beneventano; la Calabria con la provincia di Catanzaro e l’eolico off-shore; il Molise, già coinvolto nei decenni passati, e ora minacciato da ulteriore sviluppo; nel centro Italia la Tuscia, la Maremma e, infine, l’Appennino tosco emiliano, in particolar modo il Montefeltro.
Le associazioni e i comitati che aderiscono agli Stati Generali ritengono che la realizzazione sul territorio degli impianti di energia rinnovabile in assenza di qualsiasi pianificazione e le modalità attuali della transizione energetica stiano causando gravi danni alle comunità aggredite, alla loro economia, ai territori, al paesaggio e alla biodiversità. Pertanto, chiedono:
1) che i pannelli fotovoltaici debbano essere installati solo sulle superfici edificate, sulle aree degradate o nelle aree di bonifica, al di fuori dei centri storici;
2) che debba essere cancellata ogni forma di incentivo e bandita ogni forma di speculazione a spese delle comunità locali;
3) che gli impianti energetici da fonti rinnovabili possano essere insediati solo ed esclusivamente nelle Aree Idonee definite dalle Regioni, in base a linee guida, senza produrre ulteriore consumo di suolo;
4) che nelle more dell’individuazione delle aree idonee si sospendano nuovi insediamenti;
5) che vengano abrogate le norme che consentono gli espropri di terreni agricoli per la realizzazione di progetti di rinnovabili.
Per partecipare è possibile registrarsi al seguente link https://forms.gle/D1ogRc7kre2RzV6f8, prendendo visione degli obiettivi elaborati in un Manifesto programmatico.
Per maggiori informazioni contattare ufficiostampa@italianostra.org e statigenerali@italianostra.org oppure inviare un messaggio via WhatsApp a 335-5344767.
Non conoscevo Pinelli , ma sulla scarsa efficacia di alcuni provvedimenti “green” la penso allo stesso modo : vogliamo combattere un problema enorme di inquinamento , sovrappopolazione e risorse disponibili , senza incidere nemmeno lontanamente sulle variabili che causano il problema.
La Cina e l’India avranno’ un Pil che sale ogni anno di +10% bruciando carbone e facendo resource grabbing worldwide , l’Africa raddoppiera’ la sua popolazione e centuplichera’ la sua impronta ecologica , ma noi saremo fieri di vivere in un’enclave tecnologica che da sola non ha nessuna possibilita di arginare inquinamento e global warming.
Scusate, ma una volta non c’era la FOTOSINTESI che con la luce solare e le piante, faceva l’inverso della combustione, cioè liberava l’ossigeno della CO2 (..e anche il carbonio)? E sparita, forse, perché non politicamente corretta? Mah.
Ho trovato il post inconsistente. E con qualche errore. Come ha già ricordato qualcuno, non possiamo basare politiche energetiche sulla nostra capacità di influenzare l’effetto finale: dopo aver “creato” tutto questo dovremmo sentire forte l’obbligo morale di provare a mitigare gli effetti futuri per quanto possibile. Non è un buon messaggio “è inutile farlo” se non serve. Servono tutti gli sforzi anche se, ragionevolmente, potrebbero non essere risolutivi. Ma non agire sarebbe da sconsiderati. Sui numeri 2022 (in appendice) i valori corretti sono ben diversi. L’incidenza delle fonti rinnovabili sulla richiesta di energia elettrica è stata il 25,6%, di cui 8,7% fotovoltaico e 6,4% eolico. E in un anno disastroso sotto il profilo delle tensioni politiche e degli effetti del climate change, direi che sia stato un buon risultato.
https://www.facebook.com/share/r/Km9xztgxZoPEz4LL/?mibextid=UalRPS
Ridurre i consumi puzza tanto di “decrescita (in)felice”. Anche a me nn piace il consumismo esasperato ma per ridurlo serve operare a livello educativo e culturale. Ad esempio le nuove generazioni (es. i famosi GenZ) mi sembra che tendano a mettere in atto comportamenti di acquisto meno bulimici delle generazioni che li hanno preceduti. Oltre a comprare meno dovremo anche mangiare meno o, cmq, diversamente da come mangiamo oggi visto che, ad esempio, gli allevamenti che producono carne da macello sono tra i maggiori produttori di gas climalteranti. Ma su questo fronte ci dovrebbe dare una mano la “carne coltivata” (“lollo” permettendo … ????).
Dai che forse ce la caviamo …
@ 56 : A me invece la cosa che disturba è che si vada sempre a fare esempi su cose diciamo ” necessarie “. Ma secondo te ad esempio , cambiare vestiti ogni anno è necessario alla nostra esistenza ? Mi sembra di ricordare che l’industri della moda sia la 4° in termini di impronta ecologica. Ho ben presente che si creerebbero un sacco di esuberi e qui sta la coerenza sociale che se ne dovrebbe far carico. Forse il problema più grosso sta proprio qui: chi deve pagare questa evoluzione verso il compatibile
“il prezzo più alto viene fatto pagare alle classi meno abbienti.”
Il fatto è che alle classi piú abbienti e a chi comanda non gliene può fregare di meno…
Ancor peggio, è studiato e voluto.
Quello che cercavo di dire è che forzare una transizione energetica (situazione mei verificatesi nella storia) qdo non si è pronti con fonti energetiche realmente alternative alle attuali, è un’operazione velleitaria, dannosa e pericolosa per la quale il prezzo più alto viene fatto pagare alle classi meno abbienti. Per fortuna … esistono le elezioni …
@ 60
Beninteso, contadini con la zappa e la vanga, e l’aratro tirato dai buoi.
… … …
Quando vedrò con la vanga in mano sia l’Ursula Gertrud von der Leyen che Franciscus Cornelis Gerardus Maria Timmermanns (ma chi è tutta ‘sta gente?), allora mi ritirerò in campagna (forse). Non prima.
È vero che l’Italia contribuisce all’inquinamento totale per uno zero virgola, tuttavia è sempre la solita vecchia logica: se gli altri non sono virtuosi perché devo esserlo io. Ragionando così si affossa qualsiasi barlume di transizione energetica. È anche vero che per produrre queste torri mostre occorrono milioni di tonnellate di acciaio e quant’altro. Però anche per produrre auto, aerei, navi, treni occorrono enormi quantità di acciaio, con i problemi conseguenti. Ma per nostra fortuna con i vari settori industriali campano milioni di persone. Con un eccesso di zelo ecologico per risolvere i problemi ambientali potremmo pensare di tornare tutti a fare i contadini, però credo che questa prospettiva da Khmer Rossi sia poco popolare.
@44 Giuseppe
Forse non sono stato abbastanza chiaro, ma sono contrarissimo anche all’energia nucleare. Di energia ce n’è anche troppa. L’unica soluzione è la fine in toto della civiltà industriale, che sta distruggendo la Vita nel suo complesso.
Ecco qui il nostro Vegetti che, bel bello, dopo venti giorni di vacanza in Svizzera allo Gstaad Palace in suite imperiale, ora ci impartisce il suo sermone all’insegna di “Dopo di me il diluvio!”.
P.S. Marco, tu sai che sto scherzando!
P.P.S. Ho paura a dire che concordo con te: qui basta un niente che si viene linciati.
Credo proprio che a Leonardo nativo di quelle parti(circa-quasi) le pale eoliche sarebbero piaciute,Pitigliano (che conosco bene)spero riesca pero’ a farne a meno ,diversamente dovremo cambiare sfondi alla Gioconda Lisa.
A me, sinceramente, la cosa che fa più ridere è la frase “ridurre i consumi”. Spegnete i PC, consumano un sacco di elettricità, sia i vostri che i server che vi forniscono internet. Spegnete il riscaldamento, buttate le auto e gli autobus a benzina/diesel/ibrido, dimezzate le corse dei treni ed eliminate gli aerei e le navi. Lavate i panni al fiume. Buttate stereo e tv, consumano. Non comprate più beni di qualunque tipo che provengano da Cina o India o USA (i maxi inquinatori). AUGURI!
Germania? Guardate che il motore energetico della Germania era il gas russo: quello faceva funzionare l’industria che ora, guarda caso, eolico o no, chiude e se ne va dove l’energia costa meno. Parlo di colossi come BASF, per intenderci. La conseguenza? Meno lavoro, più crisi, meno benessere, alla faccia dell’eolico o del solare!
24 Avallone. Poco impattante non direi. Sono stato a Larderello un paio di volte e mi pare che l’impatto sia notevole. sia per le torri di raffreddamento (non so se si chiamano così), 5 mi pare, che sembrano Chernobyl sia per i tubi ovunque nelle campagne circostanti…
Caro Luigi, il mio testo cerca banalmente di evitare la fuga verso le utopie e le facili illusioni. Però non è vero che non parli di risparmio e razionalizzazione dei consumi. Rileggilo e te ne accorgerai. I pericoli ( come i terremoti) derivanti dalla cattura e stoccaggio del CO2 nelle cavità ipogee svuotate dal metano, mi sembrano molto sopravvalutati, guarda caso, proprio da chi trae vantaggi dalla proliferazione delle FER. Non condivido l’idea che l’inutile e dannoso ricorso alle rinnovabili abbia a che fare con i sensi di colpa dell’Occidente per gli errori compiuti nel passato. Personalmente poi aderisco solo in parte all’entusiasmo per le encicliche papali: parlano di tutto con indubbia saggezza ma non affrontano il problema cruciale che è l’aumento della popolazione. E’ vero che Cina e Indonesia recentemente stanno dando qualche modesto segno di regressione della natività; abbondantemente compensato però da ciò che accade in Africa e Amerca Latina. Più esseri umani abitano il Pianeta, più crescono i bisogni ( sia elementari, sia culturali o indotti ) per i quali necessita una risposta. E più o meno tutte le risposte influiscono negativamente sulla salute del Pianeta. Solo le grandi religioni monoteiste potrebbero contribuire a invertire la rotta. Ma si guardano bene dal farlo. Nessun di noi – e io tanto meno – è privo di colpe, ma ricorrere alle FER per salvarsi la coscienza mi pare la cosa più farisaica e infantile che si possa immaginare. Proclamare ” Not in my name” ( e vivere coerentemente) è una tentazione molto nobile. La condivido e cerco perfino di praticarla, ma allo stesso tempo non fingo di non sapere quanto ciò sia inutile a livello globale.
Ultimo punto: è dolorosissimo dirlo, ma il destino del Pianeta ( nella cruda reatà e non nei sogni) non necessariamente si sposa con la giustizia sociale, la libertà, la speranza di pace, la fratellanza su cui quelli come noi hanno costuito la propria ragione d’essere. E allora? Salviamo la nave carica di ingiustizia o affondiamo con essa, a testa alta? Non ho una risposta, ma almeno non mi nascondo dietro una pala eolica, per immaginarmi d’aver contribuito a salvare il Pianeta.
Caro Betto, condivido la tua fermezza contro la diffusione dell’eolico sui crinali e nei paesaggi italiani. Come condivido la critica aspra che sostieni verso quell’ambientalismo, cieco, misero di cultura, che sostiene sempre e comunque queste imposizioni distruttive ai territori.
Ma troppi altri tuoi passaggi non mi convincono, anzi, sono preoccupanti.
Innanzi a tutto. Non fai mai riferimento al termine risparmio e a una modifica radicale delle nostre economie, basate solo sull’incentivazione ai consumi, compresi territori e paesaggi, ma anche sullo spreco diffuso.
In secondo luogo qualunque ingegnere serio, o fisico, ci spiegherebbe che il mininucleare o altri metodi di produzione di energia nucleare vanno letti su scala lontana nel tempo, gli ottimisti parlano di trent’anni, i realisti di cinquanta.
Riguardo la cattura della CO2 per portarla nei grandi magazzini marini (o terrestri) ci porta a altri scompensi, irreparabili, nella biodiversità e sicurezza dei mari. Sufficiente leggere quanto scrivono gli esperti biologi marini della già drammatica situazione naturale dei nostri oceani.
Ultimo punto, etico, che ci riguarda direttamente. Non è perchè l’Italia risulti minimale (per modo di dire) nella produzione e emissione di CO2 che noi dobbiamo evitare il tema del futuro del nostro pianeta. Noi facciamo parte di una componente sociale, politica e economica che ha costruito le fondamenta di questo distruttivo sistema economico, oggi recuperato da altri paesi quali Cina, India, Russia e parte dell’Africa. Siamo direttamente responsabili delle guerre in corso e delle tante follie che stanno rendendo invivibile il pianeta alla future generazioni. Tra i tanti testi nel merito vedi Laudato Sì e successive encicliche papali (Fratelli Tutti) e lettere di papa Francesco. Penso che MW, nella sua piccola taglia, abbia un solo dovere. Sposare ogni politica di risparmio, di potenziamento della biodiversità (anche marina) e di tutelare i paesaggi, specie montani per quanto ci riguarda. Ti assicuro che su una simile impostazione ci seguono i giovanissimi, ci segue una bella parte del mondo scientifico. Uniamo le forze su poche parole d’ordine. Fra tutte: RISPARMIO e FRATELLI TUTTI. Chi scrive non appartiene a correnti religiose. Men che meno papali.
@47
Grazie per la precisazione, anch’io avevo capito male.
Molto interessante l’articolo su phys.org, anche se un pò datato: sarebbe interessante rivedere le valutazioni di costi/benefici fra mini/mega impianti alla luce dello stato dell’arte.
Mai dare nulla per scontato, comunque.
Errore di stumpa: non credo serva una chiosa
Già che ci siamo:
https://www.la7.it/intanto/video/le-raffiche-di-vento-si-abbattono-contro-la-pala-eolica-il-video-incredibile-09-08-2023-497926
P.S.: avevo già sentito del problema alla pala di Rostock. E’ stato dovuto a errata manutenzione: all’arrivo della tempesta non è stato possibile mettere le eliche in bandiera e quindi sono stati superati i limiti progettuali
https://www.meteoweb.eu/2023/08/maltempo-in-germania-a-rostock-forti-raffiche-di-vento-spezzano-una-pala-eolica/1001284646/
…in realtà un problema analogo a quanto che successo (pare) a Chernobil.
Non credo serva un chiso
Ferruccio, il tuo primo intervento dava l’impressione che tu volessi stroncare l’eolico tout-court (ma forse non ho capito io) ma il tuo secondo mi trova decisamente più d’accordo.
L’articolo postato nel tuo ultimo (molto interessante) non fa che ribadire quanto avevo scritto nel mio #26: “ho il sospetto che i megaimpianti, come tutte le mega-opere, siano un po’ più problematici e un po’ meno positivi di come li raccontano” che peraltro non è niente di speciale, ma in realtà una banalità piuttosto palese per un ingegnere aeronautico.
Ma tutto ciò non significa che pale eoliche, generatori ad asse verticale, pannelli fotovoltaici siano da scartare.
Sopratutto in base a considerazioni tendenziose, incomplete o false.
Non conosco Pitigliano e la sua zona, mi spiace, ma sarei pronto a scommettere che nel raggio di 3 km si trovano porcate paesaggistiche di tutto rispetto.
Invito anche a non avere tabù: se i pannelli solati in piazza Duomo a Milano non li vorrei, il tetto del Duomo invece sarebbe quasi perfetto (non lo si vede da nessuna parte e le guglie non fanno una grande ombra!)
Aggiungo ancora, scusandomi, ma solo per fare ammenda: è vero, ho dimenticato di citare la fonte dei mei “millemila milioni di numeri (tutti da verificare)” come scrive Matteo. La fonte non è l’ “egoista” Ferruccio Alberto Repetti, ma Wind-turbine placement produces tenfold power increase, researchers say, su phys.org, 13 luglio 2011, come verificabile consultando l’originale o il web, ma anche altre fonti scientifiche. A proposito: per chi pensa che la forza del vento nel caso delle pale eoliche sia una variabile indifferente, ricordo quello che è già successo: link:https://tg24.sky.it/mondo/2023/08/09/germania-turbina-eolica-crollo-vento.
Grazie.
Vedo che devo precisare meglio, anche se mi pareva intuitivo: la simulazione “tutto eolico” che ho scritto tiene conto, ovviamente, di due fatti incontestabili: 1) se, per ipotesi, dimezziamo la quantità e la qualità delle pale, dobbiamo tenere in funzione le centrali attuali in Italia e, soprattutto, l’import di energia nucleare dall’estero, quindi non risolviamo il problema rischi e inquinamento 2) le pale NON funzionano con vento inferiore e superiore al range indicato, pertanto bisogna costruirne in numero esorbitante per accendere il frigo di casa e dare energia alle aziende… Esempio: con il vento di burrasca di questi mesi nel Sud Italia, tutte le pale sarebbero state spente. Dove la prendiamo allora l’energia? Tappezzando di pannelli solari che hanno analoghi problemi di rendimento? La soluzione è un mix. Esempio: pannelli solari sui tetti di tutte le aziende e edifici di abitazione (ma non a Alberobello o Piazza San Pietro), pale eoliche di impatto limitato sull’ambiente, nucleare “pulito” di quarta generazione quando sarà disponibile in quanto residua solo vapore acqueo. Certo poi bisogna risolvere dove mettere le scorie che anche nel caso di pale e pannelli solari sono “inquinantissime”.
3. e 22. Micidiali. Io ne ho 77. Funziona, dovrebbe funzionare, così di solito: prima di pubblicare si scrive, ci si dorme sopra e poi ci si rilegge. In genere il tono si abbassa, nessuno si offende e il contraddittorio diventa civile, diciamo.
Articolo e discussione interessanti.
Intanto, mentre si discute, la concentrazione dei climalteranti in atmosfera aumenta (e così le temperature globali medie, gli inquinanti, ecc.).
Ma, tanto, noi contribuiamo con “un centesimo delle emissioni globali“, quindi non è certo colpa nostra: che ci pensi qualcun altro, noi continuiamo con “i fossili” che “garantiscono prosperità” (si, certo, soprattutto alle big oil 🙂 ) e che ci “lascino in pace” fino all’avvento della “nuova energia“.
Nel frattempo il punto di non ritorno si avvicina. Tic tac, tic tac…
@35
Guido, lasciare fuori il nucleare dall’equazione è errore esiziale.
@38
Repetti, qualcuno ha forse proposto di coprire l’intero fabbisogno solo con l’eolico?
A parte che sarebbe una pessima idea, farlo con mini-eolico da 30 metri sarebbe anche peggio.
Giuliano bosco, Ferruccio Alberto Repetti e Stefano mi paiono tre versioni differenti della medesima posizione, magistralmente sintetizzata da Giuliano: al momento attuale non esiste una bacchetta magica per risolvere i problemi, ovvero non si può far niente quindi “lasciateci in pace“.
E’ una posizione che si può esprimere civilmente come fa Giuliano, scrivendo millemila milioni di numeri (tutti da verificare) e trascurandone un bel po’ d’altri come fa Ferruccio o da fastidioso e insultante imbecille, come fa Stefano.
Ma a parer mio è una posizione sterile e pericolosa, ma sopratutto ritengo eticamente molto, molto censurabile.
E’ una posizione pericolosa non per me e per quelli come me, quelli cioé che entro un arco piuttosto breve di tempo si toglieranno dalle spese, per così dire, ma per il futuro del mondo, e per questo incivile.
Per me anzi sarebbe istintivo e molto comodo dire ecchisenefrega, mort mi mort tucc!
Quanto ai millemila numeri e lo scusario ormai standard del “vogliamo parlare della crescita della Cina e dell’India” beceramente usato per autoassolverci, anche senza tirare in ballo i motivi “coloniali” per cui crescono Cina e India, mi limito a far notare che la Cina quest’anno ha ridotto la quota carbone dal 70% al 56% e del totale di produzione e portato le rinnovabili al 26% sempre del totale.
Quindi ha fatto molto, molto meglio di noi.
Continuare a negare di avere una trave nell’occhio ci porterà (e in tempo breve) nella situazione in cui loro diranno a noi “io la mia paglia l’ho ben tolta, adesso la togliamo noi a voi europei!”
E non credo sarà gratis
Questo, mi spiace dirlo, ma si chiama egoismo.
La transizione energetica è l’unica strada che abbiamo per salvare il salvabile e garantire una vita vivibile alle future generazioni. Lo dice l’ONU, l’IPCC, l’IEA e chiunque ne capisca di queste cose.
A chi demonizza le rinnovabili e si mette a pontificare sul nucleare e sulla sobrietà degli stili di vita suggerirei di studiare prima di parlare. Qui si parla dell’abitabilità del pianeta per l’umanità, non di Pitigliano o della costa Pugliese. Rinnovabili, stili di vita, nucleare, elettrificazione, sono tutte strategie per ridurre le emissioni di CO2. E tutti questi cambiamenti sono talmente grandi e complicati che anche solo pensare di avere una propria verità, diversa da quella dell’ONU, beh… quanto meno evidenzia un po’di supponenza e carenza di autocritica. Evitare di installare oggi le pale eoliche, dove potrebbero essere utili, ha il solo effetto di dare in eredità alle future generazioni un mondo sempre più inabitabile. Se non riduciamo le emissioni ci saranno conseguenze talmente gravi che a nessuno fregherà più nulla del paesaggio di Pitigliano.
In alternativa possiamo sempre spegnere il PC, buttare lo smartphone nel water e andare a zappare la terra. Magari in un borgo medievale. Ci farebbe bene un po’ a tutti.
Dico la mia partendo da quattro concetti che ritengo importanti.
1) le cd “rinnovabili” nn sono in grado di sostituire le attuali fonti energetiche di origine fossile
2) le società avanzate (quelle attuali e quelle che lo saranno nel futuro) nn sono in grado di ridurre la loro richiesta di energia. Caso mai … il contrario. Un esempio sono i tanti dispositivi che utilizziamo ogni giorno. Lo smarphone, il tablet, il pc, gli “indossabili” e i visori in 3D ? Ho letto meraviglie del nuovo prodotto di Apple Vision Pro che nn appena diventerà accessibile in termini prezzo verrà usato da molti per avere esperienze magari non più possibili a causa dell’età. C’è di male ? Qualcuno vuole rinunciare “a prescindere” ?
E le asciugatrici che adesso tutti sembrano volere in casa ? Noi stendiamo i panni umidi nello stendibiancheria sul balcone, ma le giovani generazioni sono attratte dal nuovo strumento con cui la biancheria diventa asciutta in tempi rapidissimi. Le proibiamo ?
3) Esistono tante “società” con sensibilità ecologiche assai diverse tra loro. Gli alfieri “duri e puri” dell’ecologismo si trovano all’interno delle società occidentali maggiormente sviluppate. Europa e, in parte, Stati Uniti e Canada. Il resto del mondo oscilla tra posizioni di adesione futura alle istanze ambientaliste (es. la Cina) e altri apertamente critici in relazione ai costi che allontanerebbero queste società da uno sviluppo a lungo inseguito (es. molte delle nazioni africane). E i numeri, in termi di abitanti del pianeta facenti parte delle seconde e terze tipologie prima descritte , sono enormemente più alti rispetto alla prima. A che pro imporci (noi occidentali) limiti draconiani se poi il resto del mondo continua a fare ciò che fà oggi. Credo che a nessuno sfugga il fatto che … il momdo è uno solo per tutti.
4) Le uniche fonti energetiche che possono sostituire quelle fossili sono quelle legate alla fissione e, soprattutto, alla fusione nucleare.
5) I cd “cambiamenti climatici”, posto che la cusa sia legata alle e issiomi di C02, sono fenomeni sui quali possiamo ipotizzare di osservare una qualche inversione di tendenza in tempi molto lunghi 40, 50 anni o anche più.
Sulla base di questi elementi mi chiedo se la famosa “transizione energetica” nn potrebbe essere avviata nei termini che coinvolgono direttamente i cittadini (es. la sostituzione degli attuali veicoli con motore endotermico con veicoli elettrici) solo quando saranno pronte e disponibili le fonti energetiche che realmente possono risolvere il problema sostituendo le attuali fonti energetiche. Mi risulta che i progressi tecnologici che riguardano reattori nucleari di quarta generazione siano continui e la stessa cosa mi pare stia riguardando la ben più ambiziosa “fusione nucleare”. E allora, in sintesi, lasciateci in pace fino a quando la “nuova energia” sarà in grado di sostituire la “vecchia”. Da quel momento avviamo pure la “transizione energetica”.
I fossili hanno garantito per duecento anni sempre maggiore prosperita’. E sono pure democratici perchè è aumentata la prosperita’ dei ricchi, ma pure quella dei poveri o classi basse. C’è l’auto, il riscaldamento, e tantissime cose che negli anni 30 del secolo scorso erano un miraggio.
L’elettrico è per pochi, o è condiviso (comunismo). E sara’ la fine della prosperita’.
Non è solo questione di quantita’ di energia prodotta, ma anche di modularla durante il giorno… siamo lontani anni luce.
Poi ridicolo che si parli di ridurre i consumi. Chi lo dice deve dare il buon esempio…eleminare l’auto, non riscaldare la casa etc.
Pensare poi che chi CRESCE lo fa con il modello tradizionale dei fossili. Vogliamo parlare della crescita della Cina e dell’India? entro il 2030 aumentera’ del 25% l’uso del carbone. In Cina ci sono 900 centrali a carbone di cui, che si aggiungono, altre 200 in costruzione per il 2024. Ma voi fatevi venire le paranoie per l’utilitaria euro 6 d temp che inquina, eh!
Chi chiede di ridurre i consumi e passare all’eolico etc. è un cretino patentato. Vogliamo fare un mix di fonti energetiche? perchè no. Ma abbandonare il fossile è follia pura.
Del nucleare poi non parliamone eh…sia mai che gli italiani la smettano di versare soldi nelle tasche altrui.
Che popolo di fessi
37. Fabio, chiedo scusa a “tutti “ e ti ringrazio, mi conforta molto quello che hai scritto.
Scusate se mi inserisco con qualche dato scientifico. Sono quasi ottuagenario anch’io, ma credo ci sia ancora la libertà di dibattere.
Dunque:
Consumo medio annuo di energia in Italia:
320.000.000.000 Kwh
Ci vorrebbero almeno 6,5 milioni di pale eoliche da 30 metri d’altezza da distribuire sul territorio nazionale per coprire il fabbisogno energetico nazionale, ma, per garantire le “oscillazioni” della ventosità, bisognerebbe prevedere di realizzare almeno un 50 per cento in più di pale per non rischiare il blocco della produzione.
Questo significa realizzare circa 320mila pale eoliche/regione, cioè 500mila pale eoliche nelleregioni più grandi e/o dove si presume ci sia ventosità più favorevole ( * ), e circa 150mila nelle regioni meno estese e/o dove si presume ci sia ventosità meno favorevole.
Lo scenario:
– Pala eolica 20kW made in Italy, generatore direct drive a magneti permanenti, torre da 30 metri. La produttività stimata per questa tipologia di impianto mini eolico è di circa 50.000 kWh annui.
– Pala eolica fino a 60kW di importazione per ventosità medio-alte, generatore con moltiplicatore di giri, torre da 30 metri. La produttività stimata per questa tipologia di impianto mini eolico è di circa 150.000 kWh annui.
– Pala eolica fino a 60kW made in Italy per ventosità medio-basse, generatore direct drive a magneti permanenti, torre da 30 metri. La produttività stimata per questa tipologia di impianto mini eolico è di circa 180.000 kWh annui.
– Pala eolica da 200kW di importazione, generatore con moltiplicatore di giri, torre da 40 metri. La produttività stimata per questa tipologia di impianto mini eolico è di circa 440.000 kWh annui.
( * ) Un generatore eolico sia ad asse verticale che orizzontale richiede una velocità minima del vento (cut-in) di 3-5 m/s ed eroga la potenza di progetto ad una velocità del vento di 12-14 m/s. Ad elevate velocità (20-25 m/s, velocità di cut-off) l’aerogeneratore viene bloccato dal sistema frenante per ragioni di sicurezza.
Davide (36), ciò a cui tu ti stai riferendo (commento 34) noi veterani del forum lo chiamiamo “crovellata”, la quale, causa logorrea, può diventare pure una “crovelleide”.
Quindi, prima di metterci tutti nello stesso calderone usando il “voi”, pensaci non una ma quarantasette volte.
Altrimenti qualcuno si potrebbe arrabbiare.
34. Giusto, ci leghiamo mani e piedi a players internazionali. Meglio che continuiamo a bruciare il gas e il petrolio che estraiamo dai nostri vasti giacimenti e ci diamo da fare col nucleare e le nostre miniere di uranio, usando ovviamente l’estrazione del ferro nazionale. E io vi sto a leggere.
Sono completamente d’accordo con l’articolo. L’eolico è una sciagura. Il dibattito evidenzia una conclusione: il problema è insolubile. La civiltà industriale, nata solo 2-3 secoli fa nella cultura occidentale, è un modello impossibile perché incompatibile con il funzionamento (o la Vita) della Terra. Gli altri modelli culturali, ormai quasi-distrutti, non provocavano guai simili e “vivevano” decine di migliaia di anni. Ecco un pensiero di Konrad Lorenz: “l’unico introito legittimo di energia del nostro pianeta è costituito dall’irraggiamento solare, e ogni crescita economica che consumi più energia di quella che riceviamo dal sole, irretisce l’economia mondiale in una spirale debitoria, che ci consegnerà a un creditore spietato….”, che non è un fantasma del futuro, ma si porta via della vita vivente e la bellezza del mondo. Lorenz si riferiva al solo solare termico (pannelli sui tetti-e non ad altri “giri” dell’energia) e ha scritto queste parole più o meno 50 anni orsono. Ormai è troppo tardi: siamo in troppi. Forse negli anni 70 del secolo scorso si faceva ancora in tempo… Ormai ci penserà la Terra: mi sembra però doveroso fare il possibile per attenuare gli eventi traumatici di passaggio, con l’informazione e la consapevolezza. E cominciare a consumare di meno, molto di meno, di tutto. Naturalmente buttando alle ortiche l’economia e i suoi dannati numerini.
Per conoscenza: tra l’altro con il discorso green a testa bassa ci leghiamo mani e piedi a palyer internazionali, come capita nei pannelli…. Meglio fare le cose per bene, con colma.
https://www.corriere.it/economia/energie/24_marzo_03/pannelli-fotovoltaici-tutti-i-numeri-del-dominio-cinese-la-transizione-green-passa-solo-da-pechino-a749c2ef-1b7a-460a-a93e-23bc949caxlk.shtml
Molte osservazioni giuste e molte, secondo me, sbagliate ma il dibattito è molto interessante e sarebbe bello avesse un pubblico anche più ampio di questo bel blog.Ho un’osservazione: é stato proposto di mettere un parco eolico a qualche Km dalla costa pugliese (quindi non molto visibile) in un punto dell’Adriatico molto ventilato, quindi condizioni ideali sia per la questione paesaggio che per la questione vento (come hanno fatto in Danimarca e in Germania). Cosa è successo? Che la regione Puglia si sta opponendo in tutti i modi alla cosa. A me sembra che fino a quando ragioniamo tutti così non si vada da nessuna parte.
Prima di ogni iniziativa, riduciamo gli sprechi che sono superiori ai reali fabbisogni. Bisogna smetterla di fare i froci con il culo di quelli che pagano le tasse.
Tiziano 18, esattamente!
È quello che fanno in Germania con effetti decisamente positivi e hanno meno sole e vento dell’Italia. Ma sono tedeschi.
Insomma, eolico cattivo, e quindi? Alternative? Attacchiamoci al nucleare di” ultima generazione”. Ma quale ultima generazione? Di cosa sta parlando? Il nucleare pulito non esiste ancora. Dati buttati dentro con giudizi negativi sul consumo di materie prime e produzione di CO2 per costruire questi “mostri di acciaio” ( sono alti al massimo 100 m, più la pala di 60 m nel punto più alto, per ora). parlando di plastiche non riciclabili cemento e acciaio. E l’acciaio non è riciclabile?? Nessun dubbio sul fatto che per raddoppiare la produttività dell’eolico si debba passare per il raddoppio del numero di pale e non attraverso l’ ammodernamento delle pale esistenti? Tante belle chiacchere ma contenuti seri mi pare molto pochi. Il 3% non ti basta? Pace, diciamolo e guardiamoci il panorama preservato mentre andiamo tutti in malora senza aver fatto nulla. Consiglio quindi una bella canna di pistola in bocca e quando vediamo che è il momento tiriamo il grilletto. Quest’articolo ha un contributo al dibattito pari a zero per quanto mi riguarda. Ho perso tempo a leggere un pippone ideologico e basta.
Mi sconforta veder contestare le idee di una persona sulla base della sua età.
“È una questione oggettiva e scientifica. Queste tocnolgie non sono sufficienti da sole a far funzionare un paese industrializzato! PUNTO”
E quindi?
Dal momento che le tecnologie che tu chiami tradizionali possono far funzionare un paese industrializzato al costo di distruggere l’ambiente e quindi il paese stesso, cioé non possono e non devono essere espanse e, sperabilmente, debbono essere abbandonate al più presto, come se ne esce?
Purtroppo sta roba che devasta ambiente, paesaggi, economia agricola, turismo, biodiversità ecc ecc si aggiunge alle fonti convenzionali, senza in nessun modo andare a sostituirle. Lo sappiamo bene tutti, chi nega fa solo il gioco di chi ci sta guadanando molto, sia come introiti provenienti dagli incentivi prelevati da quello che paghiamo in bolletta, ma anche come accaparramento di terreno che passa con gli espropri alla loro disponibilità! È un’usurpazione legalizzata a danno della collettività, senza peraltro restituire nemmeno in termini occupazionali e a beneficio dei soliti “Amici” che produce solo ecomostri che lasceremo come pessima testimonianza ai nostri nipoti. Hanno vita breve, 15/20 anni circa, non sono riciclabili e vanno stoccate come rifiuti tossici altamente inquinanti, dove? Bho non sappiamo! ????
È una questione oggettiva e scientifica. Queste tocnolgie non sono sufficienti da sole a far funzionare un paese industrializzato! PUNTO
Forse possono essre valide per qualche utenza domestica ma sfruttata in sito. Atrimenti si perdono nel mare magnum della rete di distribuzione e danno l’apporto di una goccia nel mare.
Non a caso ci sono attualmente al vaglio del ministero dell’ambiente ben 110 richieste di ampliamento e rinnovi centrali da fossile.. RINNOVABILI STA CIPPA!
“Quello che non smette di stupirmi, nei difensori delle FER, è la sottovalutazione radicale del significato culturale e psicologico del paesaggio che viene manomesso. “
Caro Carlo Alberto, qui non ti seguo proprio.
In Italia particolarmente abbiamo una straordinaria capacità di devastazione del paesaggio senza porci freni né problemi, tanto c’è qualcos’altro appena un po’ più in là, che non vedo perché dovremmo fermarci davanti a delle pale eoliche.
Voglio dire a pochi km da Pitigliano c’è quella che non esito a definire un dei posti più devastati d’Italia e una delle città più brutte: Firenze.
Ovviamente non il centro rinascimentale e quant’altro, ma la cintura e l’hinterland francamente sono una selva di capannoni, centri commerciali, parcheggi e strade peggio di Milano o Torino, il paesaggio, il profilo e l’impatto visivo sono inqualificabili.
Non ho un’idea precisa su pro e contro dell’eolico e ho il sospetto che i megaimpianti, come tutte le mega-opere, siano un po’ più problematici e un po’ meno positivi di come li raccontano.
Però noto che la Germania ha superato il 50% di energia dalle rinnovabili e che mentre noi non arriviamo al 20%
Se il problema è la sopravvivenza della razza umana, beh, ci vogliono anche le pale eoliche
Se il problema è la salvaguardia del paesaggio iniziamo a guardarci intorno senza paraocchi e ripensiamo completamente il modello di mobilità. Cosa non facile né indolore, perché siamo completamente assuefatti al modello attuale tanto da non percepire nemmeno più l’orrore del “parcheggio globale” in cui ormai viviamo.
Condivido l’opinione di Carlo Alberto Pinelli che nei suoi 88 anni ha più volte dimostrato dimostrato di tenerci alla natura, il disprezzo per noi vecchi fa parte dello stesso gioco che impone una modernità sempre pronta allo spreco e che per continuare sulla stessa strada si inventa soluzioni “ecologiche” forse peggiori del male stesso
L’ITALIA POTREBBE SODDISFARE IL FABBISOGNO ENERGETICO DELL’EUROPA
Siamo da sempre alla ricerca di fonti energetiche economiche e disponibili ed ora anche pulite e rinnovabili. Gli interessi in gioco sono smisurati, pertanto, i pareri, le valutazioni, i convincimenti, troppo spesso, sono pilotati da fattori economico/commerciali piuttosto che da valutazioni che tengano conto del benessere del Paese e dei suoi cittadini.
L’utilizzo dell’energia geotermica, di cui il nostro Paese è ricchissimo ed è stato il primo al mondo a farne uso, può rappresentare una svolta epocale per l’economia italiana.
Il solo utilizzo dell’energia geotermica a bassa entalpia, ovvero superficiale, senza scavi in profondità, permette un cospicuo risparmio in termini di consumi energetici e una riduzione del 30%-70% per il riscaldamento e del 20%-50% per il raffrescamento.
La produzione di energia elettrica da fonte geotermica ad alta entalpia, consentirebbe all’Italia non solo di rendersi indipendente da fonti esterne ma anche di esportarla.
L’Italia, infatti, ha un potenziale di energia geotermica estraibile e utilizzabile che si stima valga tra i 500 milioni e i dieci miliardi di tonnellate di petrolio equivalente. Vale a dire, tra i 5.800 e i 116mila terawattora (un terawattora è pari a un miliardo di Kilowattora), a fronte di un fabbisogno annuo nazionale di poco superiore ai 300 terawattora. Abbiamo a disposizione nel nostro Paese un surplus di energia potenziale enorme. Con gli attuali impianti, sicuri e affidabili, la geotermia non presenta rischi ed assicura maggiore potenzialità. È silenziosa, disponibile senza interruzioni, poco impattante sul paesaggio, e versatile oltre ad essere rinnovabile ed in grado di produrre energia 24 ore al giorno per 365 giorni/anno (8.760 ore/anno). Fonti quali il solare e l’eolico possono produrre energia per circa 1.200 ore/anno (il sole ed il vento non sono disponibili 24 ore al giorno).
Per approfondire il tema: https://www.rsambiente.it/wp-content/uploads/2023/06/LA_RIVOLUZIONE_ENERGETICA_PULITA.pdf
Dalle mie parti (Liguria) per installare le eoliche hanno distrutto migliaia di ettari di bosco,modificato le abitudini di persone e animali eliminiamo definitivamente paesaggi suggestivi dove hanno costruito strade che sono più larghe di autostrade….ok…non me ne intendo però ,secondo me ha ragione l’autore di questo articolo….non servirà a nulla ,anzi spero e prevedo che un giorno ,dopo che saranno finiti gli stanziamenti sostenuti vergognosamente da tutti i giri politici e finanziari che ci sono dietro,queste pale si fermeranno e verranno abbattute,soprattutto perché (a detta degli operatori del settore) la manutenzione costa tantissimo e quando finiranno i soldi diventeranno dei mostri morti da smaltire……io non propongo soluzioni,ma con i piedi per terra penso che questi soldi potevano essere infestiti per le migliaia di problematiche che assillano l’ambiente della nostra nazione,…non so se avete notato cosa succede ogni volta che piove… .grazie
Articolo evidentemente scritto da chi di eolico non sa nulla, di FER non da nulla, di norme non sa nulla e in tantissime parti anche errato,non si capisce se in buona o in cattiva fede. Finché lasceremo il nostro futuro in mano agli ultraottuagenari avremo il loro stesso orizzonte di vita. Per fortuna i ragazzi sono più svegli!
Caro Pinelli è il nuovo che avanza, per fortuna dico io in realtà è il nuovo che viene frenato guardate la pianura padana dove l’aria è irrespirabile fino al mare in questa Italia dove nel silenzio muoiono migliaia di persone fra mille sofferenze, forse comincerete a capire che quelle pale eoliche e quei pannelli sono una benedizione ma credete veramente alla favola che tanto siamo solo l’8 % della popolazione mondiale quindi contiamo poco, pensate che un europeo consuma quanto un indiano ? Un africano ? Un asiatico in realtà i quasi 500 milioni di europei contano quanto 5000 milioni di africani indiani ecc. Non capite che produciamo la gran parte di quello che consumiamo è prodotto in quei paesi? E quindi l’inquinamento e tutte le conseguenze finiscono là. Penso sia ora di smetterla di rompere con il paesaggio iniziare a ridurre i consumi e produrre energia senza sporcare irrimediabilmente. Pensate a ridurre le sofferenze e i lutti a voi ed ai vostri figli se ne avete. Sapete l’energia consumata nel mondo è una piccola parte di quella che ci dà il sole ogni giorno solo gli interessi di pochi dicono il contrario per capirlo basta andare sul web vedere quanta ne dà il sole e quanta ne consumiamo . Penso sia proprio ora di cambiare iniziare a ragionare con la nostra testa.
17. “quando si critica una scelta bisogna dare un’alternativa”
Fammi capire: io delego degli individui affinché risolvano dei problemi pagandoli profumatamente. Questi, invece di risolvere i problemi, ne creano di peggiori e io non posso lamentarmi e dovrei anche dare loro la soluzione?
https://youtu.be/weQeV4ARY9M?si=BTNYz-RsvtGCevuS
Forse centra poco con il dibattito in corso ma è un film da vedere.
Ma sai spesso la soluzione sta nel mezzo : come già detto , non metto pale eoliche in certi luoghi o pannelli nei campi ma copro tutto il copribile di capannoni , edifici di un certo tipo , rotonde ecc, chiaramente con criterio. Insomma il processo andrebbe goverato e non lasciato in mano ai soliti speculatori.
Tutto condivisibile ma quando si critica una scelta bisogna dare un’alternativa.
Quindi al posto delle fonti rinnovabili cosa proponete?
– Nucleare?
– Riduzione drastica di tutte le attività produttive?
– Continuiamo a bruciare gas e carbone?
Grazie
La vera emergenza pianeta è l’aumento demografico, quando sulla terra saremo dieci o undici miliardi i consumi aumenteranno, ci sarà ancora più bisogno di energia, dovremo produrre di più, è’ vero che c’è spreco alimentare ma evitarlo è difficile.
Mi sembra non corretto parlare di emissioni CO2 x nazioni e non pro capite, sarebbe come dire che tu devi andare in bicicletta ed io con aereo personale, tanto siamo in pochi e non incideremmo su nulla. Se i popoli in via di sviluppo guardano a noi ,siamo noi che dovremmo offrire un esempio sostenibile
Ho trascorso un paio di giorni al recente fiera Key della transizione energetica di Rimini, frequentatissima. É il business di questi anni.
Osservazioni pertinenti quelle dell’autore di questo articolo. In particolar modo quando evidenzia l’irrisorio contributo dell’Europa e dell’Italia alle emissioni globali di Co2 e il forte impatto energetico e ambientale anche del ciclo di vita degli impianti di energie rinnovabili.
Insomma, installare decine e decine di Gw di eolico e fotolcoltaico nei prossimi anni in Italia ed Europa secondo gli obiettivi Pniec non servirà a invertire il trend del cambiamento climatico. E, anzi, procurarsi e lavorare le materie prime per produrre questi impianti comporterà ulteriore inquinamento e sfruttamento del suolo da qualche parte nel mondo.
Ma cosa bisognerebbe fare allora, a parte dire che il mondo dovrebbe consumare meno?
Dico a parte, perché il mondo consumerà sempre più energia nei prossimi anni. Basta pensare a come cambierà lo stile di vita di centinaia di milioni di persone in Asia, Africa e America Latina nei prossimi anni. Quindi bloccare o rallentare la difusione delle tecnologie energetiche da fonti rinnovabili comporterebbe solo non ridurre la.dipendenza dalle fonti fossili. Niente diversificazione quindi, a maggior raguoje in Italia dove l’opzione nucleare non è dii fatto contemplata.
comincerei con ricoprire di pannelli solari tutte le autostrade. risolveremmo anche il problema dell’ilva di Taranto producendo in Italia le travi di acciaio necessarie e,ciliegina sulla torta non consumeremo più i tergicristalli delle auto e il paesaggio non sarebbe né più brutto né più bello
#9 : C’è del vero in quel che dici , ma mi sembra che si sposi in pieno il fatto che non possiamo entrare nell’ottica di minor consumi e quindi l’unica possibilità sia fonti alternative e quindi ognuno faccia la sua parte. Mi sembra un’ottica miope che spinge verso il concetto di risorse infinite e che in realtà non introduca nessuna vera discussione dell’esistente. Un pò come non mettere in discussione la costruzione di nuove funivie o qunt’altro , ma metterci una bella pala accanto che la alimenti
Certo è arduo ragionare senza cadere negli sberleffi, o nel Nimby, o nell’esaltazione delle magnifiche tecnologie, e progressive.
Si dice che dobbiamo anzitutto risparmiare, le pale eoliche sono estremamente invasive, il nostro contributo al disastro climatico è solo l’1%, comincino prima i grandi inquinatori e poi lo faremo noi, che non dobbiamo favorire gli interessi della lobby delle rinnovabili.
Sono tutti importanti aspetti da considerare, ma non ci dicono nulla su come almeno provare a invertire la discesa verso il disastro. Personalmente penso che non esista la soluzione magica, il silver bullet. Bisogna certo risparmiare sui consumi, accelerare la ricerca sulla fusione nucleare per vedere se alla fine davvero funziona (siamo ancora a decenni di distanza da un loro uso economicamente sensato), decidere quanto eolico e quanto solare impiantare, e poi dove impiantarlo, considerando anche gli aspetti paesaggistici che Pinelli giustamente sottolinea. Ma chiamarci fuori no, non va bene; se non ne va della vita di molti di noi, di quella dei nostri figli e nipoti, di quella sì, ne va! E l’energia sta dietro a molte guerre, dichiarate e non dichiarate.
Caro Carlo Alberto, anche con tanta comprensione per le tue argomentazioni, non tutte da me condivise, la generazione nostra e soprattutto dei nostri figli ha davanti una muraglia ritenuta inscalabile. Può decidere di non rischiare la pelle a scalarla, ma sa che se non lo fa, la muraglia gli frana addosso, e più prima che poi. Un’apparente via d’uscita sta solo nello sciamanesimo antiscientifico, che anche tu certamente respingi. La speculazione è ovunque, ma se cavalca una necessità non significa che noi si resti ciechi davanti a quella necessità. Dire che non cadremo nelle sue grinfie sarà glorioso ma non ci salverà la pelle.
Sono perfettamente d’accordo con Crovella “La vera svolta è consumare di meno, tornando a uno stile di vita più semplice”. Vorrei ricordare a certi ambientalisti radical chic da salotto, che molte valli alpine sono state deturpate grazie alla legge Bersani ed ai certificati verdi che incentivavano la costruzione di piccole derivazioni idroelettriche, che non producono niente in fatto di energia ma però prosciugano i torrenti alpini. Le piccole derivazioni non permettono l’accumulo dell’energia, quindi è meglio costruire un bel lago artificiale che fare mille centraline sui torrenti. Queste opere green sono solamente un affare per chi ha soldi da investire (imprenditori, compresi le mafie) perchè hanno tutti gli incentivi economici del caso e in pochi anni le spese vengono ammortizzate e poi si passa direttamente all’incasso. La soluzione è quella di consumare meno e preferibilmente meglio, ma è dura andare a dirlo ai cittadini delle società occidentali ormai totalmente succubi del delirio consumistico.
Sempre comodo utilizzare la scusa del “mi rovinano il paesaggio!” quando:
– in Italia si sono sempre usate fonti di energia rinnovabile che hanno modificato profondamente il paesaggio, vi vedo sttacciarvi le vesti per le dighe messe sul lago maggiore? No, come mai? Non cambiano il paesaggio? Non modificano i ricordi di qualcuno?
– Molto comodo poi dire che siano solo le nuove tecnologie a modificarlo. Ciccetti belli miei privilegiati del primo mondo, ma l’altro tipo di energia, quella fossile, non pensate che rovina i paesaggi? Beh ovvio, rovina quelli degli altri, ma tanto sono paesi lontani, a noi che ce frega, prendiamoci il petrolio e lasciamogli i pozzi che avvelenano i terreni e le falde, lasciamogli le raffinerie che devastano il paesaggio molto più delle pale. Lasciamogli i problemi e prendiamone i benefici, come è sempre stato fatto.
Purtroppo il mondo è cambiato, che lo vogliate o no ora si fanno i conti con gli stili di vita di quelli che hanno solo pensato a prendere e consumare senza considerare le generazioni future, senza considerare gli altri paesi del mondo sfruttati per i nostri consumi insensati e scellerati. Ora che siamo chiamati ad avere un “danno” di immagine (porca puttana se dobbiamo parlare davvero di danno di immagine andiamo a distruggere il Vittoriano o Via della Conciliazione) per poter dare ai nostri nipoti e ai nipoti dei nostri nipoti un futuro ci tiriamo indietro.
Non ve ne frega un cazzo di Pitigliano, perchè se così fosse cerchereste di preservarla per il futuro. Vi interessa solo che tutto rimanga così come ve lo ricordate, perchè quello è giusto, perchè quello è ciò che rimane di un periodo in cui eravate felici. Andate in terapia, forse farete passi avanti più grandi.
D’ora in poi per esporre le proprie opinioni bisognerà mostrare la carta d’identità.
E chi è troppo vecchio (a giudizio di chi?) sarà eliminato (spero non fisicamente). Anche se dice il giusto.
Olé.
3. Se invece l’avesse scritto un trentenne, cosa avresti da dire nel merito?
In parte anche il risparmio può evitare la distruzione del paesaggio provocata dalla insensata diffusione di pale eoliche e pannelli solari. Per esempio dovrebbe essere obbligatorio spengere l’illuminazione commerciale dopo la chiusura dei negozi. Non serve a niente!
Caro Pinelli, secondo te meglio i rigassificatori che stanno arrivando in pompa magna e il rifacimento delle centrali a gas o a carbone ? Se vogliamo avere energia elettrica in modo continuo dobbiamo aspettare i sistemi solari nell’atmosfera o importare energia dall’Africa attraverso reti elettriche sottomarine? Io da ambientalista e iscritto al CAI da oltre 25 anni ti dico “pensare globalmente e agire localmente” Ognuno faccia la propria parte, ciao
Altra fregatura tipica dell’ipocrisia ambientalista, che pensa di girare tutto sul Green e che basti questo. Il vero punto nodale è ridurre lo stile di vita (verso una decrescita controllata), in modo da contenere i consumi anche di energia. che va prodotta nella modalità tradizionale, in volumi molto inferiori.
Pale eoliche a tappeto, pannelli solari che coprono campi interi, superbonus eco, auto elettriche ecc sono palliativi per illudere l’umanità. La vera svolta è consumare di meno, tornando a uno stile di vita più semplice
après moi le déluge!
Certo che ci vuole una bella sicumera a 88 anni pontificare sul futuro.
Concordo con Pinelli. Le FER in Italia avranno un vantaggio nullo e un costo abnorme, oltre al fatto che il terreno o il mare se lo comprano/affittano i grandi fondi esteri in cerca di un nuovo profitto e non di salvare il pianeta.
La nostra Italia sfigurata da decine di migliaia di pale eoliche alte duecento metri?
“È il Green Deal, bellezza! Non te l’avevano detto?”
P.S. E poi non si chiamano pale eoliche. Si chiamano parchi eolici.