Esperienza a tutti i costi?
(turismo esperienziale in montagna)
di Alessandra Longo
(pubblicato su verticales.it il 16 agosto 2017)
Lettura: spessore-weight***, impegno-effort*, disimpegno-entertainment**
Parola magica per il turismo: “emozione”. Anche i piani strategici per la promozione della montagna si orientano verso quella che viene definita una frequentazione esperienziale. Ci sono workshop, linee guida e definizioni tecnico-teoriche per strutturare l’offerta nei termini di “wow” e “ooh”. Obiettivo: proporre attività memorabili che s’imprimano nel cuore, nella mente e incidano – possibilmente con altrettanta efficacia – sul portafoglio. Il marketing per quanto voglia farsi wild, rimane pur sempre commercio.
Italian Stories unisce turismo e dimensione esperienziale alla scoperta delle eccellenze artigianali del nostro paese. Una strategia furba che garantisce la giusta visibilità alle località mediante la valorizzazione dei mestieri tradizionali.
Ecco allora che il “prodotto” retrocede. Acquisti un sogno. Paghi per la tua libertà. Se nella routine sborsiamo per piccole esigenze quotidiane che finiscono con l’assillarci (la spesa, l’abbonamento alla palestra, al bus, al treno, ecc.), qui invece investiamo nella nostra realizzazione. La frustrazione del lavoro ripetitivo, del collega pedante e del pendolarismo sfiancante cessa per una bolla di piena, godutissima soddisfazione, senza vincoli di spazi o di tempi.
È questa la logica che sta alla base della campagna video di MySwiterzland. Sempre attuali, freschi e scanzonati. L’impiegato costretto nel giacca-e-cravatta del lunedì mattina si trova sbalzato dalla sua condizione urbana: in un gioco di continui rimandi si proietta a pescare nei laghi e a correre sui verdi pascoli della Svizzera. Messaggio? La natura chiama. Tu sei natura. Rispondi alla tua natura.
La natura ti rivuole. Il video promozionale di My Switzerland che gioca sulla contrapposizione tra ambiente urbanizzato e rurale.
Ma è proprio così? Spesso accade che sia invece la dinamica cittadina dell’ufficio, del traffico, della folla a invadere lo spazio “incontaminato” della vacanza in quota. Insomma: anche se snodi la cravatta, il giogo al collo spesso rimane. Volevi la vacanza “selvaggia” nel cuore della foresta? Se il parco non offre toilette nel bosco, sale l’irritazione (e non parlo delle ortiche su cui malauguratamente ci s’imbatte). Ambivi al distacco totale? In molte valli, tra cui la mia, il segnale del cellulare è altalenante e i rifugi sprovvisti di wi-fi sono spesso bersagliati da aspre critiche dall’utenza. Il tuo desiderio era la libertà da ogni limitazione? Ti ritrovi incanalato nelle code, al cinema, al negozietto, in farmacia e agli impianti, d’inverno e d’estate. Senza sosta, senza tregua.
La coda? Anche per acquistare il pane in alta stagione nelle località turistiche più in voga. In foto la fila a Sauze d’Oulx (To).
Basta acquistare un pacchetto vacanze per tornare alla nostra natura? E’ sufficiente un selfie in cima alla SkyWay per far volare in alto le nostre emozioni? Insomma: si può strutturare, progettare e vendere, coi giusti mezzi e compromessi, l’esperienza?
Il ritorno al naturale lo si conquista con la costruzione attiva dell’esperire, del conoscere, dell’esplorare. Costa fatica, sudore, impegno e una buona dose di consapevolezza di sé e della realtà che si vive. E tanta onestà: verso se stessi, per ammettere che siamo natura, ma siamo anche umani. E se “la natura ti rivuole”, come recita il claim, quello che richiede è più di un click o di una strisciata di bancomat.
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Paolo, non sono niente tranne quel che faccio.
Anche nelle mie scelte, quanto tutto è pronto, ho visto la verità di Stirner.
Lorenzo, non essere così pessimista. Qualsiasi uomo ha spinte individualiste e sociali, di solito se ha un poco di intelligenza, cerca una soluzione per conviverci.
Poi, se ora la maggioranza fa la pecora, non bisogna nemmeno demoralizzarsi 🙂
L’allerta rosso lanciato per avvertirci della tumoralità metastasica della mercificazione del lavoro (Marx), del tempo libero (Guy Debord), dello spirito (Nietzsche), della politica (Pasolini), non è bastato per non essere dove siamo.
Come se il solo ad aver visto che si procede solo in discesa, dalle scomode vette a qualunque comfort acquisibile, fosse stato Max Stirner: L’interesse personale supera qualunque ideologia.
L’ggressiva strategia del marketing delle “emozioni” che propone il consumo della montagna dilaga. Si possono acquistare occasioni e offerte ovunque, poco importa se non esiste nessun rapporto di conoscenza con la realtà complessa in cui ci si svaga. Così noi montanari ci “eleviamo” al rango di cittadini e questi ultimi si crogiolano negli stessi contesti da cui provengono, così da adottare gli stessi comportamenti, praticamente identici a quelli quotidiani…
Già a fine anni Ottanta andai con degli amici alla Capraia. Uno la conosceva e ci convinse ad attraversare l’isola per visitare la Torre dello Zenobito, sull’altro capo rispetto all’abitato. Per un lungo sentiero la avvicinammo. Ma lì trovammo un militante del WWF che presidiava l’estrema punta, dove nidificavano i gabbiani. Se volevamo proseguire, doveva guidarci. Gli altri acconsentirono. Io rimasi ad aspettarli e lessi il giornale, che mi ero portato dietro, in un avvallamento. Per me l’avventura era terminata.
Da decenni ci sono i villaggi vacanze che organizzano ogni ora delle vacanza.
Ma anche le navi per crociere entusiasmanti con incontri inaspettati.
Anche in montagna!………..però qui è molto più facile morire e si vede.
Se si va dove tutti vanno così il confronto è facile e l’appartenenza oltre all’apparenza sono evidenti e semplicemente ottenibili.
E la gente ci va, peccato per l’assenza dell’uso del proprio cervello, ma il mondo sempre più gira così, a altri si delega tutto di se stessi e si vive nella banalità, che dà però molta tranquillità… ma non si sa più cosa sia la gioia.