Etnocidio da overtourism
(il turismo svuota le comunità)
di Simone Perotti
(pubblicato su ilfattoquotidiano.it il 23 settembre 2024)
Incontrarsi per mare con un antropologo, scrittore, viaggiatore, reduce da speranze e delusioni politiche, ma ancora sufficientemente vivo da non aver perduto la sua umanità… è una delle cose migliori che possano capitare. Nel “mondo storto” i filosofi, i ricercatori umanistici, sembrano specie in estinzione, che andrebbero protette in qualche modo. Molta parte delle idee e delle intuizioni di cui abbiamo estremo bisogno, vengono da loro.
Con Federico Bonadonna ci incontriamo a Kythira, a sud del Peloponneso, e navighiamo per una settimana tra Golfo Laconico e Messenico (Peloponneso) concedendoci l’atteggiamento di flaneurs nautici lenti, occasionali, liberi di pensare. Dovremmo pianificare i nostri dialoghi a bordo, a dire il vero, fare un’intervista, scrivere brani. Questo prevede l’attività di hosting culturale di Mediterranea (www.progettomediterranea.com). Ma non serve. Le parole scorrono subito libere, sincere, dirette.
Federico ha conosciuto il periodo del grande impegno politico e sociale, poi il degrado dell’amministrazione capitolina. Il “Modello Buzzi” (inchiesta “Mondo di Mezzo”) lo ha visto nascere sotto i suoi occhi, seguendo le cooperative sociali, quando lavorava nella Giunta Veltroni. Poi lo ha visto da fuori, quando si è adattato ai nuovi padroni di Roma (Giunta Alemanno) fino ai nuovi protagonisti come Carminati. Ne ha scritto in almeno due libri, un saggio e un romanzo. Poi, come gesto di salvaguardia e di repulsione, per non morire e per salvarsi l’anima, ha rinunciato a diritti sindacali e concorsi vinti ed è partito per vivere anni all’estero, in Libano, poi in Etiopia, poi in Senegal. Ha addosso qualche cicatrice di troppo, come ogni uomo che sia vissuto davvero. Anche per questo mi sta subito simpatico: oltre che delle idee io ho sempre bisogno della qualità di chi le riferisce. Della sua realtà esistenziale, vorrei dire etica.
“È in corso un etnocidio. Lo perpetra il turismo di massa, che non ha solo un impatto antropico devastante sui territori fragili come le isole, le coste del Mediterraneo. Le conseguenze dell’impatto ambientale quasi sempre si possono curare, quelle sulle comunità no”. Federico Bonadonna spiega, da antropologo, quello che succede quando gli equilibri sofisticati, fragili, antichi di una comunità di persone vengono travolti dall’ondata del turismo smodato, che porta capitali improvvisi ma impone tempi, modi, luoghi della relazione. “Una piccola comunità, come quelle che costituiscono la stragrande maggioranza degli insediamenti mediterranei, soprattutto sulle isole, non è pronta e non può essere capace di rimanere se stessa di fronte alla droga contemporanea del turismo”. Droga per chi la assume e per chi deve tradursi in spacciatore turistico. “Dopo il Covid la maggioranza delle persone ha riappreso sulla propria pelle che in questa epoca, contrariamente alla vulgata imperante, si può ancora morire. E il tempo che pensavi ci fosse per vivere, magari, non c’è. Ne è scaturito un corri-corri verso il fare, partire, viaggiare, per recuperare il tempo perduto, per concedersi tutto e subito. Un esercito di persone si è così messo in moto, e rischia ora di travolgere tutto. Impossibile riuscire a gestire un tale tsunami antropico, salvo capendo che è in corso e che l’unica via per le comunità è scegliere il proprio destino”.
A farne le spese è tutto quel che è rimasto del Mediterraneo, sempre più in vendita, sempre più in affitto breve e fulmineo, reso sempre più disponibile da cittadini incapaci di dire no, o almeno di preservare le loro vite, i ruoli sociali, gli equilibri acquisiti nel tempo lungo della vita. “Perché mai coltivatori dovrebbero continuare a fare fatica quando possono fare soldi con i turisti facilmente? Perché un pescatore dovrebbe continuare a rappresentare un segmento lavorativo dignitoso e centrale della società mediterranea, quando può trasformarsi in operatore turistico? Perché i villaggi dovrebbero continuare a essere abitati e vissuti quando le case possono rendere soldi con i turisti? Solo che così i villaggi si svuotano, diventano dei giganteschi B&B a cielo aperto, i negozianti e gli artigiani diventano solo fornitori di merci per turisti, non più soggetti di società resilienti. Se ,come è successo questa estate, il sindaco di un’isola greca arriva a diramare un’ordinanza in cui chiede ai suoi cittadini di non uscire per non infastidire il flusso dei turisti, come possiamo rimanere speranzosi nella sopravvivenza dell’ecosistema sociale del Mediterraneo?”. Isole e comunità costiere, un tempo vive tutto l’anno, si svuotano dopo i tre mesi estivi, diventano cimiteri silenziosi senza più abitanti, tutti ormai trasferiti nelle grandi città a spendere i soldi guadagnati durante la stagione turistica.
Io che vivo in tutto il Mediterraneo da decenni non posso che confermare: un tempo a gennaio su tante isole, ma anche sulla costa, trovavi la vita quieta e semplice di piccole comunità ancora vive e attive. Ora quelle comunità rischiano di scomparire. Solo che ripristinare un danno ambientale è difficile ma possibile. Rigenerare una comunità no.
Sbarco da Mediterranea e da giorni di dialoghi con Federico Bonadonna con la sensazione che la minaccia all’ambiente non sia l’unico rischio e forse neppure il più tragico che stiamo fronteggiando in questa porzione di mondo. L’impraticabilità politica, sociale, bellica di molti Paesi che drenavano turisti (Tunisia, Turchia, Medio oriente, Egitto, Libia, Marocco) e il mostruoso innalzamento dei prezzi in Croazia da poco nell’Euro, rendono Spagna, Italia e Grecia le uniche mete accessibili per l’imponente flusso turistico annuale (350 milioni di unità all’anno nel Mediterraneo). E questa onda anomala non sta solo mettendo a serio rischio l’ecosistema, che forse abbiamo molti strumenti per proteggere o ripristinare dopo i danni. C’è qualcosa che rischia una distruzione molto peggiore. Si chiama “vita”. Quella che la brama di denaro della maggior parte di noi sottovaluta e non difende. E così finirà col distruggere.
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A mio avviso il nesso è questo: visto che è già garantito che si sfruttano gli esseri umani anche nei paesi occidentali, Italia compresa, non mi dilungo in esempi che conosciamo tutti benissimo, e visto che fare turismo nel terzo mondo è abbastanza deregolamentato come tutto il resto, è un attimo …..che invece di portare vantaggi portiamo miseria…in tutti i sensi
Mi sono perso il nesso fra overtourism e sfruttamento del terzo mondo , pero’ non credo che il problema sia di chiudere le miniere di litio o coltan in Africa , piuttosto fare in modo che ai residenti locali “resti attaccata” una quota maggiore del valore di cio’ che estraggono per avviare un circolo virtuoso di sviluppo sul posto , senza distruggere con l’aumento dei costi i mercati di sbocco.
Senza scomodare coltan e tecnologia: dietro una normalissima tazzina di caffe c’è sfruttamento, dolore e sofferenza.
Ricordiamocelo!
Il coltan è usato colloquialmente in Africa per riferirsi ad una columbite-tantalite a relativamente alto tenore di tantalio. La miscela estratta in diversi paesi africani è spesso scambiata con armi e altri beni da organizzazioni paramilitari e guerrieri africani, in particolare nella regione del fiume congo.
Quando usiamo il nostro smartphone pensiamoci …. Come dicevo la nostra società è basata sullo sfruttamento……però in nome del progresso !
E’ successo un piccolo pasticcio… qualcuno potrebbe rimuovere il mio mezzo messaggio, ,mentre lo riscrivo? Grazie
g ÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄdipendenti dalle nostre elemosine, e 4) men che meno chiudendoli in “parchi naturali per umani”, visto che tutte queste cose provocherebbero (e provocano, dove sono in atto) danni ancora maggiori di quelli attribuibili al turismo.
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Nel panorama politico e sociale odierno, non sono al corrente di nessuna dottrina, schema o ideologia che offra una soluzione credibile. Comunque si giri attorno al problema, si finisce sempre per suggerire in qualche modo che i “locali” dovrebbero essere contenti e felici di continuare a vivere con le pezze al culo e la pancia vuota. Si tratta solo di convincerli…
Credo che oramai sia chiaro a tutti che il mondo è dominato dagli interessi economici in nome dei quali non ci si ferma davanti a nulla.
Quello che mi indispone è l’atteggiamento di chi si nasconde dietro al presunto “amore” per il mare o per la montagna per giustificare un turismo distruttivo per l’ambiente naturale.
Anche perché tra detti villici ci sono sicuramente persone che per intelligenza propria o perché ben condizionate, non riescono a pensare se non secondo gli schemi che hanno generato il problema…come è appena accaduto qua sotto.
Anche perchè , diversamente da quelli che pontificano senza avere mai fatto un cazzo in vita loro , spesso sono persone che hanno costruito qualcosa ed hanno rischiato e sbagliato del loro e sanno di cosa parlano , e non amano i “saggi consigli” di chi ha fallito tutto in vita sua.
“Il punto che sto cercando di sottolineare è che non possiamo pensare di cantarcela e suonarcela da noi, senza tenere in alcun conto il punto di vista delle popolazioni”
Ezio io sono d’accordo con te, perché viviamo in un mondo che misura tutto in base ai soldi e che ci sia qualcuno più che pronto con le perline colorate per “nativi” è più che una certezza!
Inoltre non è detto che i “villici” siano capaci di accorgersene (o ne abbiano la possibilità), qualche volta anche dopo essere stati già fregati. Cortina docet (ma in realtà tutta la nostra società, a ben guardare) .
Anche perché tra detti villici ci sono sicuramente persone che per intelligenza propria o perché ben condizionate, non riescono a pensare se non secondo gli schemi che hanno generato il problema…come è appena accaduto qua sotto:
“Chissà se la mortalità infantile è diminuita anche nelle regioni senza turismo”
” volete costruire in montagna un “presepe” “
“Tutte parole vuote da rivoluzionari radical chic da salotto. Volete tutto pper voi unici puri, mentre gli altri masse informi. Mi sembra un aforma di arroganza e razzismo”
“Alcuni pur di non riconoscere i benefici del turismo e l’aumento della ricchezza prodotta si taglierebbero i cosiddetti,,,a cosa porta la maledetta ideologia contro l’Occidente brutto e cattivo….”
“Ezio, non voglio sostenere che il turismo (in Nepal come a Cortina) sia il male assoluto, però è certo che non sia il bene assoluto.”
Non è assolutamente quello che sto sostenendo, e mi dispiace di non riuscire a farmi capire.
Il punto che sto cercando di sottolineare è che non possiamo pensare di cantarcela e suonarcela da noi, senza tenere in alcun conto il punto di vista delle popolazioni, del cui destino ci preoccupiamo apparentemente tanto. Noi possiamo anche trovarci tutti d’accordo che il turismo di massa sia una porcata, che l’omogolazione a certi stili di vita provochi la distruzione di società tradizionali che avevano anche aspetti positivi, eccetera eccetera. Mo “loro” vedono invece che il turismo (inteso come esempio emblematico dei contatti con società economicamente affluenti) gli permette di vivere in modo un po’ più decente, e perciò non solo sono disposti ad accettarlo. ma cercano di incrementarlo. E se questo significa che lo sciamano resta disoccupato e che il relativo “patrimonio di conoscenze ancestrali” va perso, chissenefrega – a parte noi, che non possiam0 più vedere le foto sul “National Geographic”.
Si tratterebbe, come nel resto in pressoché tutte le faccende umane, di trovare un compromesso. Ma bisogna ban capire che non si può pretendere di trattare la persone, anche se magari hanno letteralmente l’anello al naso, come se fossero camosci o leoni, e chiuderle in specie di riserve a vivere “in armonia con la natura” – senza, beninteso, chiedere il loro parere in merito.
L’articolo originale mi è sembrato molto in linea proprio con quest’ultimo orientamento, e la cosa mi ha fatto saltare la mosca al naso – anche, e sopratutto, perché credo proveniente da ambienti di sinistra.
Ezio, non voglio sostenere che il turismo (in Nepal come a Cortina) sia il male assoluto, però è certo che non sia il bene assoluto.
Ci sono tipi differenti di turismo e diversi tipi di impatto: occorre scegliere quale sostenere e quale scoraggiare.
Altrimenti si finisce per sputtanare l’ecosistema dei luoghi (che comprende anche cultura e tradizioni), arricchire soggetti del tutto estranei ai luoghi sfruttati e senza nemmeno un reale beneficio per gli abitanti, o con grosse disparita di beneficio.
Come insegna Cortina (e tanti altri posti, in realtà) dove nipoti e bisnipoti non trovano più casa e devono andare a vivere altrove, benché la conca sia piena di case e casette (vuote per 11 mesi all’anno)
Per fortuna che esistiamo noi europei altrimenti chi avrebbe mai sterminato milioni di nativi americani ( nord e sud), milioni di africani, …..ecc ecc però in nome della civiltà ,( la nostra) ! Ecc ecc ecc…..il turismo , l’economia , la blogchain, il Bitcoin…….ma lo vogliamo capire che stiamo miseramente affondando tutti in un mare di merda…….
“ma comunque ciò non significa che quindi sia cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, ekekazzo!”
No, d’accordo, non lo significa – per noi, però, che possiamo tranquillamente preferire che i Nepalesi o altri restino “esotici” e “tradizionali”, e poi di bambini comunque ne hanno già troppi. Ma magari loro vedono le cose in modo un pelino diverso.
Naturalmente, il Nepal riceve anche aiuti internazionali, ma è molto difficile presentare delle cifre i un formato compatibile con questo blog perché si tratta di un inestricabile guazzabuglio di donazioni, prestiti, aperture di credito ecc. ecc., più i diversi modi con cui vengono calcolati gli interessi da pagare sui prestiti e i relativi tempi. A occhio e croce, direi però che attualmente le donazioni vere e proprie siano circa la metà degli introiti da turismo.
Tanto per fare un parallelo con le date citate:
Nel 2001, i ricavi portati dal turismo estero in Nepal (tutti i tipi di turismo, non ho dati specifici per alpinismo/escursionismo) ammontarono a 191 milioni di dollari;
Nel 2016, 498 milioni;
e nel 2019, 801 milioni.
Siamo proprio sicuri che questi incrementi non abbiano nulla a che vedere con la riduzione della mortalità infantile? Siamo proprio sicuri che il fatto che la gente possa mangiare meglio, vivere in case più decenti, curarsi meglio non abbia proprio nessun impatto?
@ Alberto .:-).Dove non esiste un cervello io non posso metterlo….Chissà se la mortalità infantile è diminuita anche nelle regioni senza turismo dove non hanno soldi per mangiare e tanto meno per le medicine….Essicapisce , è merito della cooperazione internazionale , che però prima dello sviluppo del turismo schifava queste aree.Vai a capire i misteri…E’ curioso poi che il “benessere” di un luogo sia espresso dal tasso di crescita della popolazione : rispetto a Napoli a Montecarlo devono passarsela davvero male , speriamo che la “Cooperazione internazionale” vada a salvare i monegaschi…
Alè, un altro che non riesce a pensare.
Alberto, va bene tutto, ma secondo te dal 2001 al 2019 il turismo in tutto il Nepal è aumentato in maniera da portar tanta ricchezza da far passare le morti infantili da 91 a 28 su mille nati? La ricchezza in Nepal è aumentata solo per il turismo? Il miglioramento della medicina, i programmi di cooperazione internazionale non c’entrano nulla?
Chi è che è accecato?
P.S.: ovviamente c’entra anche il turismo, il miglioramento del commercio internazionale, ecc. ecc. ma comunque ciò non significa che quindi sia cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, ekekazzo!
Rif 36. Perchè il Nepal vive di turismo di montagna che ha portato un miglioramento delle condizioni di vita e una maggior ricchezza. Alcuni pur di non riconoscere i benefici del turismo e l’aumento della ricchezza prodotta si taglierebbero i cosiddetti,,,a cosa porta la maledetta ideologia contro l’Occidente brutto e cattivo….
Si Espo, parli a cazzo e capisci anche di meno.
Gozzano da te citato, senza afflusso turistico, ha aumentato la popolazione (meno della media italiana ma l’ha aumentata), Cortina che ha subito – e il termine non è a caso – il boom turistico e in particolare dello sci l’ha vista diminuire del 18%.
Quindi si può semmai affermare che il turismo ha fatto male a Cortina e ai suoi abitanti.
Non capsico il senso dell’argomentare di Bonsignore, invece.
I dati che riporta sono molto interessanti, tipo la mortalità infantile del Nepal nel 2016 era simile a quella italiana del 1960 e quella del 2019 simile a quella italiana del 1975, quindi in 3 anni sono migliorati quanto noi in 15.
Bravi, ma cosa c’entri questo con il turismo lo sai solo tu
Allora Regattin , facile facile , se io prendo la demografia di un comune montano , vedo che la popolazione 2020 e’ piu’ bassa di quella 1960 , e utilizzo questo argomento per criticare la politica di sviluppo perseguita , allora questo argomento deve valere anche per gli altri comuni montani spopolati fra il 1960 e il 2020.
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Se no sto facendo solo discorsi del cazzo.
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Fa luce ?
“Essicapisce , tutti i comuni montani che hanno avuto un saldo negativo di residenti negli ultimi 70 anni , devono dare la colpa allo sviluppo turistico…”
Ma hai problemi di comprensione? Cosa c’entrano gli altri comuni, quando si sta parlando di 1 comune e non uno qualsiasi? Per il resto concordo con Bonsignore.
Io parlo di mortalità (particolarmente infantile, che costituisce un elemento molto importante visto che da vecchi dobbiamo comunque morire tutti), e voi mi rispondete con gli abitanti di Cortina… Vabbè…
Il Sustainable Development Goal (lascio il termine in inglese perché è formulato così) prevede un tasso massimo di mortalità infantile (sotto i 5 anni) di 20 decessi ogni 1000 nati vivi. In Nepal, questa percentuale è declinata da 91/1000 nel 2001 a 39/1000 nel 2016 e 28/1000 nel 2019 (non ho dati più recenti). Qualcuno se la sente di sostenere che questo declinio non ha nulla a che vedere con il progressivo incremento dell’influenza delle società avanzate, e in particolare con l’incremento del turismo con la sue conseguenze in fatto di alimentazione e assistenza medica? E sopratutto, qualcuno se la sente di andare a spiegare ai Nepalesi che così non va bene, e dovrebbero invece accettare di veder morire almeno il 10% dei bambini perchè quello che conta è vivere “una vita quieta e semplice, fatta di piccoli gesti quotidiani”?
Essicapisce , tutti i comuni montani che hanno avuto un saldo negativo di residenti negli ultimi 70 anni , devono dare la colpa allo sviluppo turistico…
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Potrei con una argomentazione un po’ piu’ intelligente della tua , dire che il declino della pirateria abbia causato lo sviluppo dei moderni impianti di risalita.
29. Expo però stai mescolando le carte, cosa c’entra lo spopolamento della montagna, inteso come abbandono per mancanza di lavoro e prospettive future, con Cortina? Qui le motivazioni sono opposte, e hanno a che fare con l’overtourism, esattamente come a Venezia.
Espo, sei proprio…astuto
Prima parli di trend demografici in calo che tua nonna ciaveva sei figl
Poi parli di spopolamento della montagna a 200m, che comunque nel 1960 aveva 5424 abitanti e nel 2021 5487 abitanti (+1.2%)
Va bene seguo il tuo ragionamento: quindi possiamo affermare tranquillamente che il turismo a Cortina ha fatto molto male e di certo non ha fatto il bene dei suoi abitanti, come sostenevo io, e che i medesimi abitanti si sono venduti la vita per un piatto di lenticchie
Per capire meglio le fesserie che dici prova a confrontare una foto degli anni ’50 e una di oggi e chiediti tutte quelle case a chi appartengono con 1300 abitanti in meno.
E anche chi avrà fatto i soldi.
@ Matteo.Mai sentito parlare di urbanizzazione e di spopolamento della montagna , vero ?.Prova a vedere il trend demografico di Gozzano ( No ) , e con il tuo consueto acume , inferirai che gli impianti di risalita hanno fatto grossi danni demografici anche lì , a quota 200 slm.
“La narrazione potrebbe anche essere opposta”
Si certo, se si parla di narrazione. Ma io parlo di dati.
Nel 1960 la popolazione di Cortina era di 7203 abitanti e in Italia di 50 milioni
Nel 2011 la popolazione di Cortina era di 5890 (-18%) abitanti e in Italia quasi di 60 milioni (+20%)
Espò, io capisco che tu ti senta in dovere per motivi ideologici di contraddirmi appena puoi, dovresti però provare ad attaccare il cervello qualche volta e magari porti la domanda “ma ha un qualche senso quello che scrivo”…
Poi vai a vedere le statistiche sul serio e scopri che gli abitanti di Cortina Perla delle Dolomiti, culla del turismo montano (ampiamente sfruttata e sputtanata) sono meno oggi che negli anni ’50, perché grazie al turismo non c’è posto per chi ci nasce….La narrazione potrebbe anche essere opposta : una volta bisognava tagliare i boschi , accudire le bestie , coltivare i campi , e le braccia servivano sempre..Nella mia famiglia materna erano sei fratelli..Sei sicuro che se in Nigeria arrivasse il benessere la gente continuerebbe a fare 12 figli per vederne morire 6 e fare la fame 6 ?
“Vogliamo dare un’occhiata alle statistiche”
Si ecco bravo: o c’è il turismo o nelle valli si muore di pellagra…
Poi vai a vedere le statistiche sul serio e scopri che gli abitanti di Cortina Perla delle Dolomiti, culla del turismo montano (ampiamente sfruttata e sputtanata) sono meno oggi che negli anni ’50, perché grazie al turismo non c’è posto per chi ci nasce…
Sisi, è proprio vero che il turismo porta schei, ma bisogna vedere a chi, però!
Tutte parole vuote da rivoluzionari radical chic da salotto. Volete tutto pper voi unici puri, mentre gli altri masse informi. Mi sembra un aforma di arroganza e razzismo
“Quella che a un Ezio Bonsignore e al turista di massa medio pare povertà, in realtà è vita semplice fatta di piccoli gesti quotidiani.”
Come dicevano le “Sturmtruppen” di Bonvi, “ach… kommozionen…”
Insomma, la gente – di qualsiasi razza o colore, e sotto qualsiasi cielo – NON VUOLE vivere “una vita semplice fatta di piccoli gesti quotidiani” – i quali “piccoli gesti” in generale significano spaccarsi la schiena in un’agricoltura di sopravvivenza. La gente vuole invece vivere meglio, e fare tutto il possibile per garantire lo stesso ai propri figli. Mi sembra incomprensibile che delle persone, che sembrano venire da un:impostazione di sinistra, rifiutino di accettare un punto di tale evidenza. E in ogni caso, come facciamo a convincerli a continuare a mangiare le nocchie? A suon di bombe?
“quello che pensa anche che in città ci sono gli ospedali per curare tutto, ma non si accorge che se fosse rimasto dov’era neanche si sarebbe ammalato ”
No, per favore… Va bene tutto, ma certe favolette pseudo-ecologiste non si possono proprio sentire… Vogliamo dare un’occhiata alle statistiche, circa come e di cosa si morisse in epoca pre-industriale, e come si muoia ancora in troppe parti del mondo?
Proprio così, Matteo.
Con il nostro specchietti per allodole abbiamo diffuso malattie, alcol, droghe, oggetti e vita usa e getta, altro che miglioramento.
Infatti Matteo ho scritto: Ma decidono?? Non mi pare!”
Non decidono, non hanno scelta perchè, come ben dici te, vengono scacciati con la violenza dalla loro terra.
“Non ho detto che gli indios dell’Amazzonia non hanno il diritto di vivere meglio, più comodamente o di fare studiare i figli. Certo che sono loro che devono decidere. Ma decidono?? Non mi pare!”
Beh, Alberto, credo che tu abbia scelto l’esempio sbagliato: gli indios amazzonici non scelgono perlopiù perché vengono scacciati a colpi di fucile da polizia e paramilitari e la loro selva abbattuta con le ruspe.
Riguardo al turismo e ai suoi danni io penso che come al solito bisognerebbe cercare di vedere la realtà attraverso un’infinita scala di grigi e non in bianco-e-nero, come fanno Bonsignore ed Expo.
Tra Dolomitisupersky con jeep al rifugio, cervo e SPA e “ambiente incontaminato”, “tradizioni millenarie”, “vita in armonia con la natura”, “saggezza tramandata da generazioni” c’è un mondo intero di possibilità.
Così come c’è tra SUV da 300000€ e 300 kW e andare in bicicletta.
E anche sul “devono decidere loro” starei attento, se non altro perché la storia insegna quanto è facile fregare gli indigeni comprandoli con perline e aguardiente…
Ad Arezzo non ci sono bambini con la pancia vuota.
Quella che a un Ezio Bonsignore e al turista di massa medio pare povertà, in realtà è vita semplice fatta di piccoli gesti quotidiani.
Che una città preconfezionata si viva meglio che in una realtà immersa nella natura è sempre pensiero del mondo occidentale dominante, quello che pensa anche che in città ci sono gli ospedali per curare tutto, ma non si accorge che se fosse rimasto dov’era neanche si sarebbe ammalato (rimando ancora una volta alla visione di “Palazzina LAF”, giusto per avere bene in testa che cosa sia l’industrializzazione).
Non dovete cercare di convincermi degli orrori del turismo di massa, dell’assurda omologazione dei luoghi e dei comportamenti, e altre oscenita’: ne sono gia’ convinto di mio, almeno quanto se non piu’ di voi. Ripeto pero’ che non si puo’ ignorare come questo fenomeno sia accettato di buon grado dalle popolazioni locali interessate, non perche’ piaccia particolarmente ma perche’ permette, per dirla spiccia, una certa garanzia di non dover mandare a letto i bambini a pancia vuota.
Poi, certo, anch’io sono/sarei sensibile al fascino dell’ignoto, della natura incontaminata, dei popoli ancora fedeli a stili di vita tradizionali, eccetera. Anch’io troverei piu’ affascinante, poniamo, il Nepal di Herzog, quando per salire l’ Annapurna bisognava prima di tutto trovarla – mentre oggi il circuito si fa comodamente da lodge a lodge. Pero’ non posso far finta di non sapere che la massa di escursionisti su quel circuito e’ appunto cio’ che ha permesso alle genti del posto di uscire almeno in parte dall’ abietta miseria descritta da Herzog.
Completamente d’accordo con Placido.
Non ho detto che gli indios dell’Amazzonia non hanno il diritto di vivere meglio, più comodamente o di fare studiare i figli. Certo che sono loro che devono decidere. Ma decidono?? Non mi pare!
È proprio necessario valorizzare ad esempio con le big panchine? Che valore danno ad un luogo, il cui grande valore è già insito nel luogo stesso? Non lo vediamo, non lo percepiamo, senza le panchine? Allora è grave!
Perchè questa necessità di omologare? Che hanno ha che fare i mercatini tirolesi con Arezzo? Nulla, solo perchè sono di moda, si omologa.
Credo che il problema dell’omologazione e della standardizzazione sia guidato dalla banalita’ del turista.
Se in pellegrinaggio a Medjugorie o a Lourdes andassero solo religiosi spirituali , non ci sarebbe la ridicola accozzaglia di negozi di “souvenir religiosi” , ma non e’ cosi.
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Da piccolo ero gia’ rompicoglioni e mi chiedevo perche’ i miei amici in vacanza al mare , anziche’ appagarsi di tutto quello che non c’era a casa , si chiudessero nelle discoteche , che erano un esempio paradigmatico di omologazione e banalita’ , uguali uguali ai locali che avevamo poco lontano da casa.
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E invece no , spesso l’uomo e’ molto superficiale e vuole un esperienza standardizzata : a Venezia il souvenir della gondola con le lucine , a Rimini ombrelloni e discoteche , in montagna la baita in jeep ed il cervo.
E l’ offerta si adegua…
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A me per esenpio , in montagna piace ritornare Neandertal e orientarmi con i riferimenti visivi e magari una cartina , adesso invece sta prendendo piede una categoria di escursionisti , che se gli togli gps e tracce scaricate dal web , ha paura di perdersi e morire divorato dai lupi.
Veramente non auspico presepi né “campane di vetro”, e sono ben consapevole di quanto dice Bonsignore al #13, tuttavia non posso fare a meno di chiedermi: è proprio inevitabile omologare tutti i luoghi turistici (di mare, di montagna, di quello che volete) alla stessa sfilata di alberghi, ristoranti, negozi, attrazioni che possiamo trovare ovunque?
E’ proprio inevitabile che gli spazi “liberi” (al mare ormai ovunque, in montagna sempre più) siano sempre più ridotti?
E’ proprio indispensabile che tutto debba essere “valorizzato”?
Bonsignore , hai espresso con parole piu’ appropriate quello che volevo esprimere io.
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Questo non toglie che io abbia una grande nostalgia di un certo tipo di “mondo” vissuto di striscio da ragazzo , o nelle parole di qualche vecchio maestro , ma nei ricordi conserviamo principalmente le cose migliori , e non ci ricordiamo di quelle che non andavano tanto bene.
Io penso, del turismo di massa e delle sue conseguenze, tutto il male che potete pensarne voi, e anche qualcosina di più ma non adatta ad essere espressa in un blog per famiglie.
Quello che volevo osservare è quando si parla di “ecocidio” e bubbole del genere, si passa tranquillamente sopra alle idee e ai desideri delle persone maggiormente interessate, e cioè gli “indigeni” che dovrebbero essere lasciati alla loro “vita quieta e semplice”.
Il fatto è, piaccia o no, che quando un gruppo etnico/culturale in precedenza sostanzialmente isolato entra in contatto con quella che per convenzione potremmo chiamare la civiltà occidentale (ma che ad oggi è altrettanto bene rappresentato dall’ Asia orientale), i membri di quel gruppo scoprono che è possibile vivere meglio, e vogliono mettersi in condizione di farlo. Vogliono mangiare meglio e di più invece di doversi accontentare di quello che si trova nella foresta, vogliono poter mandare i figli a scuola invece di farli restare analfabeti, vogliono farsi curare in qualcosa di simile ad un ospedale invece di affidarsi allo sciamano che gli fa l’incantesimo con le teste di scimmia mummificate, e così via. Naturalmente questo comporta non solo l’abbandono, ma anzi la gioiosa distruzione di “tradizioni millenarie”, di “vita in armonia con la natura”, di “saggezza tramandata da generazioni”, e altre pa… ah, cose sferiche del genere.
A quanto pare, tutto questo a noi non piace. Tutta questa gente dovrebbe invece continuare a condurre una vita di stenti in un “ambiente incontaminato”, in modo da fornire dei soggetti debitamente “esotici” per tanti bei servizi fotografici sul “National Geographic”. Però sono, e devono essere loro a decidere.
@ 11 Placido
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A me starebbe anche bene ,ma non ti sembra sbagliato e illusorio costruire in montagna un “presepe” sintonizzato sui primi del 900 da conservare sotto una campana di vetro per sentire la magia di Babbo Natale ?
Bonsignore #7: la soluzione sarebbe quella di trovare il modo di sviluppare il turismo, conservare le attività “tradizionali” e fare in modo di non snaturare i luoghi facendoli diventare dei divertimentifici tutti uguali.
Cosa non semplice, lo riconosco.
Anche in Apuane per giustificare la loro distruzione, perchè di distruzione pianificata si tratta(!!) , adottato simil ragioni.
Qualcuno addirittura racconta la fola, per noi dire la stronzata, che l’escavazione attuale è la continuzione delle tradizioni degli antichi cavatori.
E poi arriva un imprevisto…mettiamo una epidemia (una guerra, un cataclisma, una crisi economica, un cambio di moda…) e le potenti forze del turismo si trovano a pietire sussidi perché il fantastico sviluppo economico a quanto pare lascia pochi capitali (che vanno sempre altrove), poche conoscenze, poco di tutto…
Turismo come “ultima spiaggia” altro che sviluppo economico!
7) Bonsignore
Io non pretendo ne voglio imporre proprio nulla a nessuno. Ognuno ha il diritto di fare le proprie scelte e di migliorasi nella propria vita, economicamente e culturalmente.
Dico solo che il turismo di massa è un’industria altamente inquinante e alienante. Crea dei non luoghi, delle vetrine, dei centri commerciali tutti uguali, dove tutti fanno esattamente le stesse identiche cose. Si può fare turismo legato alle caratteristiche storiche, culturali e ambientali del territorio, senza stravolgere quello che è di caratteristico e originale di quel determinato territorio, citta, luogo. Non siamo tutti uguali, le diversità culturali e storiche sono una ricchezza, come quelle ambientali. Cosa vogliamo diventare la civiltà unificata dello spritz??
E quindi, immagino che la “soluzione” sarebbe la creazione di tanti bei zoo umani, dove nessuno puo’ entrare o uscire e le “piccole comunita” possono continuare la loro vita “quieta e semplice”.
Tutte queste lagne pseudo-antropologiche in stile “buon selvaggio”, con stracciamenti di vesti a go-go per la “perdita di identita’ culturale” ecc.ecc. trascurano un punto centrale: e cioe’ che la gente vuole, se appena possibile, cercare di vivere un po’ meglio. Questo vale per gli abitanti delle isole greche come per gli indigeni dell’ Amazzonia, gli sherpa nepalesi o chiunque altro. Nel quadro conplessivo del mondo di oggi, forse il modo piu’ efficiente e sicuro per arrivare a questo consiste appunto nell’inserirsi nel turismo, che in pratica rappresenta un notevolissimo trasferimento di risorse dai paesi economicamente piu’ forti a favore di quelli meno fortunati.
Chiedersi perche’ dei contadini o pescatori dovrebbero voler restare inchiodati alla loro magra vita e’ darsi da soli la risposta. La vera domanda e’ semmai perche’, e con quale diritto noi vorremmo che lo facessero, e sopratutto come si pensa di obbligarli a farlo.
“Navighiamo lenti alla ricerca di risposte” è il mantra del loro navigare.
Ma qui, oltre ad una fotografia della realtà, di risposte e quindi di proposte o soluzioni neanche l’ombra. Se ne saranno accorti al FQ che articoli così, che non servono a nulla, non fanno che penalizzare la qualità della testata?
quanta verità in queste poche parole!!!
Il turismo di massa non incide solo sulle isole e le coste del Mediterraneo, devasta tutti i luoghi e, soprattutto, devasta tutte le culture. Gli cancella l’originalità, li fa diventare una fotocopia uno dell’altro.
Ad Arezzo in pieno centro storico ci sono i mercatini di Natale con i banchi tirolesi. Ma cosa c’incastrano con Arezzo???
Per capire il mondo occorre ritrovarsi su una barca, tra l’Egeo e lo Ionio, e farsi spiegare l’overturism da un antropologo scrittore viaggiatore. Fondamentale pianificare bene i dialoghi a bordo
Triste ma vero…..esistono però comunità nuove….fondate da persone che fuggono dalla civiltà dal turismo….che vanno a rintanarsi in quei villaggi abbandonati da chi ha preferito migrare verso le citta. Esiste anche un altro tipo di etnocidio cioè quello generazionale….meccanismo imposto da almeno 50-60 anni.
Tra le poesie dedicate ai modi e ai luoghi della morte ce n’è una in cui Franco Arminio rimpiange la vita umile dei contadini:
“Mi hanno trovato dopo tre giorni. Il fuoco era spento. Ero per terra, davanti alla porta. Ho lasciato tanti soldi. Non è che ero tirchio, è che non riuscivo a spendere niente. A me piaceva andare in campagna e in campagna non si vende niente”.
Però anche tutti i contadini muoiono né peraltro tutti possono fare i contadini. Come non tutti possono diventare insegnanti universitari per fare i navigatori solitari o viceversa.
Per la serie: “Signora mia, com’era bella Citera quando ci venivo solo io”.