Extradiario – 01 (1-24) – via Dibona al Sass Pordoi, 2a solitaria (AG 1965-011)
(dal mio diario, 1965)
Lettura: spessore-weight*, impegno-effort*, disimpegno-entertainment**
Con il racconto riportato in https://gognablog.sherpa-gate.com/unin-dolomiti-con-giovanni-scabbia/ termina praticamente il mio diario alpinistico. In seguito mi sono accontentato di registrare fedelmente le mie salite e di raccontare quelle che ritenevo le più importanti o degne d’interesse. Soltanto alla fine dell’anno ho scritto un “consuntivo”, che riporterò prossimamente. Ora siamo all’11 agosto 1965. Per la precisione i racconti terminano il giorno dopo, con questo pezzetto:
“12 agosto 1965. Decidiamo con Pio Baldi di andare alle Torri del Sella, solo in pomeriggio. Scegliamo una via poco conosciuta, la Fiechtl sulla Prima Torre. Che invece scopriamo essere abbastanza frequentata, data l’usura degli appigli. E’ una bella salita, breve e di allenamento, che termina all’intaglio tra il Pilastro e la torre, proseguendo poi per la via dei Camini. Si svolge parallela alla via Gluck del Pilastro”.
A distanza quindi di 52 anni cercherò di raccontare, in queste due puntate di “Extradiario”, ciò che mi ricordo della parte restante di 1965, naturalmente servendomi del fedele elenco di salite stilato a quel tempo.
13 agosto 1965. Inizio subito con ricordare la prima solitaria della via Dibona al Sass Pordoi (a quel tempo ero convinto che nessuno avesse mai salito quella via da solo, nessuno ne aveva notizia. Solo recentemente, rielaborando il carteggio tra me e Claudio Barbier, sono venuto a sapere che lui mi aveva preceduto, il 4 agosto 1963, NdR). Ero allenato, desideroso di fare salite e, come al solito, trovavo pochi compagni disponibili. Così mi risolvevo ad affrontare salite solitarie, dopo aver ben vagliato le varie possibilità e cioè cercando di stare ben attento nello stare sotto ai miei limiti. A dispetto del fatto che la guida del Castiglioni (che già l’anno precedente mi aveva giocato un bel tiro con la via del Finestrone ad Arco) riportasse la Dibona come via assai poco frequentata (come difatti era), decisi che era la via che faceva per me, con le difficoltà concentrate in pochi punti e con la possibilità di fuggire al gran cengione. Ne ho un ricordo piacevole, all’inizio un po’ intimorito (soprattutto dal nome di Angelo Dibona), poi via via sempre più sicuro di me. Dopo due ore e mezza avevo già raggiunto la vetta del Sass Pordoi e stavo già scendendo di corsa il grande ghiaione della Forcella Pordoi.
Il 15 agosto via Zeni alla Prima Torre di Sella con Pio Baldi: nessun ricordo, qualche tratto di artificiale. Il giorno dopo, 16 agosto 1965, da solo sulla parete nord della Seconda Torre di Sella, non certo per l’ancora futura via Messner, bensì per la via classica di M. Zelger con la signora Kasnapoff. Ore 2.30.
Il 17 agosto ero ancora in zona Pordoi a tentare la solitaria della via Piaz al Torrione Roma. Non ho alcun ricordo del perché sono tornato indietro né da che altezza, so solo che nel pomeriggio ero a scalare ai Massi di San Nicolò (18a volta) con amici nuovi, Enrico Pederiva (un portatore di Vigo di Fassa) e il milanese Maurizio Cappellari (c’era anche un certo Giancarlo).
Il 18 agosto 1965 è la volta, con Pio Baldi e Paolo Cutolo, dello Spigolo Piaz al Sass Pordoi, una bellissima e classica via di V che nessuno di noi aveva mai ancora fatto. Con Maurizio Cappellari, ormai scatenati, eccoci il giorno dopo (19 agosto) su un “sesto grado” che era un bel po’ che volevo fare: la via Steger alla parete sud della Torre Winkler. Ricordo solo un tiro, perché era praticamente da chiodo a chiodo, ma senza staffe, molto faticoso.
Il 20 agosto 1965, ancora con un altro compagno, Salvatore Bragantini, siamo sulla via Vinatzer alla parete sud-ovest del Piz Ciavazes. Lo stesso Salvatore ha già raccontato qui nel GognaBlog questa salita (https://gognablog.sherpa-gate.com/dal-proto-bouldering-alla-vinatzer/). Dopo questa bella tripletta del 18, 19, 20 agosto, sul diario c’è un’annotazione: “Queste tre salite formano un trittico di cui sono particolarmente fiero. Tutte bellissime, fatte in tre giorni, a tempi record e con compagni diversi”.
Il 21 agosto giorno di “riposo”, dedicato a un giro turistico con Maurizio dalle parti del Passo Valles, ma poi nel pomeriggio ancora ai Massi di San Nicolò. Lì c’era anche una certa Paola che m’interessava parecchio. Ancora giro esplorativo il 23 con Massimo Canepa, un genovese che andava in montagna prevalentemente con le guide. Siamo andati a Cima Bocche (Lagorai) perché m’interessava la parete nord: ma nel pomeriggio ero ancora (20a volta) ai Massi di San Nicolò per le solite evoluzioni, questa volta in compagnia di Massimo, Maurizio, Pietro Menozzi e ancora di quella misteriosa ma affascinante Paola).
A scorrere le note dell’elenco, vedo che non avevo l’abitudine di mollare mai: il 25 agosto eccomi con Massimo al Torrione Roma, a fare quella via Piaz dalla quale mi ero ritirato qualche giorno prima chissà perché.
Il 27 agosto 1965, con Massimo Canepa, tentiamo la via Eisenstecken alla Torre Finestra. Al primo tiro Massimo fa un volo, senza conseguenze. Decidiamo però di rinunciare.
Il 28 agosto 1965 andiamo alla via Steger della punta Emma, con Maurizio Cappellari ed Enrico Pederiva. Nessun ricordo particolare, ma bella via. Subito dopo, con Enrico, salgo la via Rossi allo Spiz Piaz, accanto alle Tre Torri del Vajolet: 50 metri da chiodo a chiodo.
Il 29 agosto è un grande giorno, perché tentiamo una via nuova allo spigolo sud della Cima delle Pope, proprio accanto al rifugio Vajolet. Con me sono Enrico e Maurizio, ma c’è anche la famosa guida alpina Lino Trottner assieme a un’amica di Moena, Rina Chiocchetti. A dispetto di cotanto nome i progressi fatti sullo spigolo sono stati decisamente modesti (Solo l’anno seguente, con Paolo Cutolo, riuscii nel mio intento).
Il 30 agosto 1965 è la volta di una via magnifica, uno di quei “sesti gradi” dolomitici che hanno fatto la storia: la via Vinatzer alla parete nord-ovest del Catinaccio: con Enrico Pederiva, a comando alterno. La via allora era però un po’ da ridimensionare per via dei troppi chiodi (certamente non piantati da Vinatzer!). Il 2 settembre ritorno a Genova.
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Grazie Alessandro. Sempre molto gradevoli i tuoi ricordi. Dalle foto vedo cio’ che erano quei luoghi adesso assediati e costruiti oltremodo. Un po’ di nostalgia.
In quegli anni, rapidissimamente, sei decollato. E il tuo ’68 è stato proprio un Sessantotto.
Non solo…grande allenamento, misure precise da chiodo ” a chiodo, e tanto altro . Una grande Storia di Alpinismo , la tua” solo da leggere… con ammirazione.!..come sempre.Grazie….1 G.C.