Extradiario – 19 (19-24) – Parete sud del Grand Capucin (AG 1967-008)
(dal mio diario, 1967; le note in corsivo sono attuali)
Lettura: spessore-weight(1), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(3)
Dopo la “storica” mangiata alla Maison de Filippo che segue la salita dell’Aiguille Noire, il 19 luglio Gian Piero ed io saliamo in funivia al rifugio Torino, diretti alla Sud del Grand Capucin. Al rifugio incontriamo Luciano Tenderini (fresco fresco di brevetto di guida alpina) con un amico. La sera passa in piacevoli chiacchierate.
Nella notte, soliti strapazzi notturni: Col dei Flambeaux, ghiacciaio e “pesce” sul Monte Bianco. Superata la rigola di neve sopra alla crepaccia terminale ci bardiamo per l’attacco, saliamo tre lunghezze e mezza, poi nevica. Ritorno con decisione unanime. Nel pomeriggio siamo a Torino e io alla sera raggiungo in treno Genova.
22 luglio 1967. Mi telefona l’Annabella Cabianca, che purtroppo so perfettamente fidanzata, per sentire se potevo accompagnarla in quel di Viozene, dove era in programma da parte del CAI Uget di Torino la prova generale di campeggio della spedizione sociale Kibo ’67, di cui lei fa parte.
Conoscenza un po’ più approfondita con Alberto Risso (detto il Condor), Giorgio Griva e Andrea Mellano. La notte dormo in tenda con Giorgio: un sonno unico interrotto solo dall’ormai violenta luce del mattino.
23 luglio 1967. Esco dalla tenda per andare a fare pipì, poi torno e sveglio Giorgio che, per tutta risposta, sbadigliando mi sentenzia: – E’ dura la vita dell’Alpe!
Io non ho nulla da fare assieme al gruppone, così da Carnino mi avvio da solo verso la Colla dei Signori. Da qui, attraverso le desertiche Càrsene, arrivo al Colle dei Pancioni, salgo la Cima dell’Armusso e il Castello delle Aquile per la via di Biancardi e infine arrivo in vetta allo Scarason, compiendo perciò un rito che il 2 maggio avevamo tralasciato. Al ritorno passiamo da Savigliano, dove riposa Gianni Ribaldone.
La via Perego-Mellano-Cavalieri al Becco di Valsoera (Gran Paradiso)
Alla fine di luglio, dopo un tormentato soggiorno ad Alassio con Roberta Brivio, mi convinco che è meglio che ci separiamo.
E’ dal 2 aprile che non mi lego più con Gianni Calcagno (anche per via della rottura del piede intervenuta al gemello Lino) e mi fa veramente piacere ritrovarmi con lui. Alle sette di sabato sera siamo al rifugio del Teleccio, in alta val Piantonetto. Non siamo soli e però non possiamo entrare nel rifugio (non abbiamo le chiavi): con noi sono due di Torino, uno dei quali conoscevo già per via di una storica serata in osteria sotto alla Sbarua. Si chiama Alberto Re (futura guida alpina, nonché presidente del Collegio Nazionale, NdA). Passiamo la notte in un miserabile “gias” senza paglia, ma chiacchierando allegramente. Il tempo è brutto. Re e il suo compagno sarebbero andati a fare la via Leonessa-Tron al Becco di Valsoera, ma poi si accodano a noi per la Perego-Mellano-Cavalieri. (Ricordo la venerazione con cui Alberto mi si rivolgeva, perché ero reduce da alcune salite che erano un po’ il sogno suo di quel momento, tipo la Nord del Cervino. Sembrava timoroso, unendosi a noi, di doversi confrontare: ma lo convincemmo facilmente, NdA).
Alessandro Gogna sulla via degli Svizzeri al Grand Capucin, 1967. Foto: Ilio Pivano
30 luglio 1967. Al mattino tempo schifoso, ma partiamo ugualmente. A metà pietraia, prima nebbia fittissima, poi pioggerella. All’attacco decidiamo di salire un po’. I tiri di corda sono talmente belli che ci dimentichiamo del brutto tempo. Con passaggi veramente meravigliosi, che ci confermano la meritata fama di questa via, siamo in breve alla placca d’artificiale. Mentre sono impegnato sulla placca, i due torinesi mi chiamano e mi comunicano che loro vogliono tornare indietro, viste le difficoltà “superiori a loro”. Noi invece proseguiamo. Nella relazione c’è qualche punto poco chiaro e così ci troviamo sul famoso passo di VI credendo di essere sul V-. Avendo trovato un po’ duro quel “V-“, proseguiamo piuttosto in apprensione circa alla facilità con cui avremmo dovuto superare il resto. Invece, proprio quando crediamo di essere sotto al passaggio, ci accorgiamo di essere fuori! Proseguiamo fino alla vetta e, sempre nella nebbia fittissima, ritorniamo al Teleccio.
Alessandro Gogna sulla parete sud del Grand Capucin, via degli Svizzeri, 7 agosto 1967
Il 5 agosto parto da Torino con Ilio Pivano e Paolo Armando. A Planpincieux c’è tutta la SUCAI di genova, e poi anche Nandino Nusdeo e altra gente dei dintorni milanesi.
6 agosto 1967. Ilio Pivano ed io, appena sbarcati dalla funivia al rifugio Torino, incontriamo la Giuseppina, moglie di Andrea cenerini. Lui è con Ettore Pagani a fare la Est del Grand Capucin. Non si sa se bivacchino oppure no e così restiamo lì a tenerle compagnia fino alle 23. Chiarito che ormai bivaccano di sicuro, andiamo a dormire.
Ilio Pivano sulla parete sud del Grand Capucin, via degli Svizzeri, 7 agosto 1967
7 agosto. E’ ancora buio quando ci troviamo sulla rigola sopra alla crepaccia terminale del Grand Capucin. Riusciamo a prepararci sotto le prime rocce della via degli Svizzeri prima di spegnere la pila frontale. I primi due tiri di IV li facciamo veloci. Il terzo è una magnifica arrampicata libera che provvede a schiarirci le idee. Poi l’artificiale. Qui si deve chiodare, visto che mancano quasi tutti i chiodi. Bellissimo un diedrino, mezzo in libera mezzo in staffe, al termine del quale mi fermo. Con altri due lunghi tiri ci troviamo sulla Spalla. C’è veramente carenza di chiodi. Con una lunghezza non certo breve arrivo sotto a una cengia, dalla quale inizia il “muro di 100 metri”, tutto in artificiale. Con tre lunghezze (il primo da 45 m!) e con tre soste sulle staffe siamo fuori dal muro. Tecnicamente questo tratto è davvero molto difficile e vi è senz’altro dell’A3. Perdiamo tempo sulle soste perché non procediamo alternati, ma l’accordo è perfetto. Dopo il muro di 100 metri, con una traversatina a corda risolvo una placca ribelle (Ilio seguirà con pendolo) e subito dopo ci troviamo su rocce più facili, verso la vetta. Vediamo anche Enrico Cavalieri ed Euro Montagna impegnati nella prima ascensione di uno sperone di misto al Corne du Diable 4064 m. Ci salutiamo (si tratta dello sperone nord-est di sinistra, 7-8 agosto 1967, 550 m, TD-, NdA).
Raggiunta la vetta, iniziamo la discesa, praticamente tutta a corde doppie, fino al colle tra Grand e Petit Capucin. Verso le 21 siamo al rifugio Torino. L’8 agosto pomeriggio siamo alla palestrina di Courmayeur (Becco dell’Aquila) con Paolo Armando, Ettore Pagani e Andrea Cenerini, ma sta arrivando brutto tempo.
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Paolo Armando e Andrea Cenerini: Gruvetta, 3 agosto 1970; Ettore Pagani, Niger, 3 Gennaio 2003; Gianni Ribaldone…..L’è el dì di mort, alegher!
Renato
Birichino…
Scalate..in puro Stile Alpino..! Il racconto.!.bello e interessante. Ciao Alessandro e saluti…….G.C.
“22 luglio 1967. Mi telefona l’Annabella Cabianca, che purtroppo so perfettamente fidanzata…”.
🙂