Facciamo chiarezza sulla contabilità dell’epidemia

Per capire un fenomeno, ancorché angosciante come l’epidemia di coronavirus, occorre sempre una buona contabilità. Invece ogni giorno intorno ai numeri diffusi dalla Protezione civile nasce una discreta confusione. Ecco come si arriva al calcolo corretto.

Facciamo chiarezza sulla contabilità dell’epidemia
di Pietro Garibaldi
(pubblicato in lavoce.info il 27 marzo 2020)

La confusione sui numeri
Ogni giorno alle 18, a reti unificate, 60 milioni di italiani chiusi nelle loro case assistono al bollettino della Protezione civile. Quel bollettino rappresenta forse “le notizie dal fronte” per la generazione più fortunata, quella che oggi ha 50 anni e si ritrova improvvisamente “in coda per acquistare pane”, come sostiene Antonio Scurati. La speranza di tutti è che la curva dell’epidemia inizi a scendere.

Martedì 24 marzo, pochi minuti dopo il comunicato della Protezione civile, il sito del Corriere.it riportava che i nuovi contagi del giorno erano 5.249. Negli stessi istanti Repubblica.it e Huffington Post sostenevano che i contagi erano cresciuti di solo 3.612 unità, in calo rispetto al giorno precedente. La mattina seguente – mercoledì 25 marzo (quando sto scrivendo) -, il Corriere della Sera a pagina 2 scrive “Terzo giorno di rallentamento del contagio. Anche se non assistiamo a una ulteriore diminuzione dei positivi, quanto piuttosto a una stabilizzazione, la frenata c’è”.

L’equazione del contagio
La situazione appare piuttosto confusa. Forse perché studio i flussi del mercato del lavoro da un quarto di secolo, ho subito intuito che il problema di comunicazione sta nella differenza tra flussi lordi e flussi netti di contagiati.

Cerchiamo di fare ordine. Per capire un fenomeno – ancorché angosciante – occorre sempre una buona contabilità. Per definizione, il numero di contagiati stimati in un dato giorno dipende da tre grandezze fondamentali: il numero di nuovi positivi, il numero di guariti e il numero di deceduti.

L’equazione fondamentale della contabilità del contagio è la seguente:
contagiati oggi = contagiati ieri + nuovi positivi – deceduti – guariti

Anche se triste, è l’equazione fondamentale di questi giorni ed è quella che dobbiamo imparare a seguire. Se la applichiamo alla situazione di martedì 24 marzo e mercoledì 25 marzo, riusciamo a capire la confusione. Ecco i dati:
contagiati oggi = contagiati ieri + nuovi positivi – deceduti – guariti
54.030             =   50.418            + 5.249              – 743        –   894

La differenza nei contagiati è effettivamente 3.612, come riportato da Repubblica.it: i contagiati oggi (54.030) meno i contagiati ieri fa effettivamente 3.612. Tuttavia, i nuovi positivi sono 5.249, purtroppo in crescita rispetto al dato di lunedì, quando erano risultati 4.789.

La differenza sta quindi nel concetto di flussi lordi (che sono i nuovi positivi pari a 5.249) e flussi netti (che sono 3.612).

Dove trovare i dati
Per seguire la dinamica dei contagiati, il migliore è un sito inglese, dove vengono aggiornati in tempo reale i dati fondamentali e tristissimi della contabilità dell’epidemia e dove troviamo tutte le curve che seguiamo con apprensione.

Sia ben chiaro che i dati riportati sono tutte stime, poiché non sappiamo i veri nuovi positivi (si parla di ventimila contagiati in casa e non rilevati nelle statistiche solo a Milano), i veri nuovi guariti (che forse sono molto di più in quanto il paese è pieno di positivi asintomatici) e forse non sappiamo nemmeno il totale dei deceduti, poiché è possibile che ormai qualcuno muoia a casa.

Infine, nel riportare i dati regione per regione, non ha tanto senso guardare al numero di contagiati in valore assoluto, quanto piuttosto al numero di contagiati rispetto alla popolazione in una data area. Vi è un altro sito che pubblica questi dati e che suggerisco a tutti di consultare.

Sono certo che andrà tutto bene e usciremo da questa brutta storia. Nel frattempo, oltre ad apprezzare il tempo a disposizione e il valore della socialità, magari impareremo anche a essere rigorosi nell’interpretazione dei numeri e a prendere sul serio le equazioni della contabilità.

Pietro Garibaldi, Professore ordinario di Economia Politica presso l’Università di Torino, è direttore del Collegio Carlo Alberto e responsabile degli studi sul lavoro della Fondazione Debenedetti. E’ consigliere di sorveglianza e membro del comitato di controllo di Intesa SanPaolo. E’ stato Consigliere economico del Ministro dell’Economia e della Finanze nel 2004 e 2005, e consulente in materia di lavoro per il Dipartimento del Tesoro. Ha conseguito il Ph.D. in Economia presso la London School of Economics nel 1996. Dal 1996 al 1999 ha lavorato come economista nel dipartimento di ricerca del Fondo Monetario Internazionale, ed è stato professore associato presso l’Università Bocconi dal 2000 al 2004. Redattore de lavoce.info.

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Facciamo chiarezza sulla contabilità dell’epidemia ultima modifica: 2020-03-28T04:21:00+01:00 da Totem&Tabù

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91 pensieri su “Facciamo chiarezza sulla contabilità dell’epidemia”

  1. E gli spagnoli stanno festeggiando tutti insieme in piazza perché han detto loro che le varie medie stanno scendendo.
     2 kili con 2 chli è il 100% di aumento, ma 2 chili con 100 chili è solo il 2%
    Nessuno dice loro che i numeri giornalieri scendono di pochissimo.
    Ma non li vedono questi numeri ?

  2. Sapete che la gestione delle strutture della sanità in Germania è quasi tutta in mano ai privati e lo Stato riconosce solo dei pagamenti a seconda delle cure prestate ? Proprio vero ?
    La terapia intensiva è molto ben pagata e vedendo l’arrivo del corona le strutture, ripeto private, si sono organizzate passando in poco più di un mese da 25.000 letti a 40.000 ?
    Se è così allora dico: bravi, ma sempre molto attenti agli affari.
    Qualcosa di tutti i discorsi non mi torna e non mi torna sempre di più.  🙂 

  3. “un po’ mi dispiacerebbe se il Johnson ci lasciasse le penne”
    in effetti è uno dei pochi buoni motivi che abbiamo noi italiani per sbertucciare gli spocchiosi inglesi…
    Rimane sempre la speranza per Trump e Bolsonaro, nel qual caso poche balle: pago da bere a tutti!

  4. Roberto, pazienza, noi da sempre spariamo sempre grosso per ottenere qualcosina.
    Oggi sembra 30 per tutti.
     
    Prima di dormire devo dire che un po’ mi dispiacerebbe se il Johnson ci lasciasse le penne, però devo anche dire che sarebbe una forte batosta per l’immagine politica di tanti spacconi populisti.

  5. Pongo qui una domanda forse un po’ fuori tema ma non sono riuscito a trovare una risposta soddisfacente sui media. Magari a qualcuno è più chiaro. Da dove prendono i 400 miliardi promessi da Conte? Tutto debito con Bce? 

  6. Roberto, purtroppo quella che tu chiami “la tempestività dell’andare in ospedale” è una pia illusione, la spiaggia che si intravede nel mare in tempesta, l’illusione, l’eroismo nel tentare,… non c’è nessuna cura, non c’è aspirina per il mal di testa, tachipirina per abbassare la febbre, antibiotico per un’infezione… non c’è nulla se non il proprio “culo”…. la propria forza di guarire.Ma questo non si può dire pubblicamente, la gente verrebbe presa dal panico e ne farebbe di tutti i colori, e fanno bene i governi, quelli seri, a pilotare i popoli secondo le varie società e le varie culture in attesa che venga trovata una cura.
    Mi auguro che gli imbecilli non rafforzino il mare in tempesta.
     
    Un tempo ho passato con i compagni un mese sotto una grande parete, aspettando che passassero le valanghe giornaliere, scavando, costruendo gallerie e spoiler per proteggere tutto e tutti, ma anche ogni tanto salendo di un campo.
    Qualcuno ci è morto e non siamo riusciti ad arrivare sulla cima.

  7. Roberto, certo che tutto si ridimensionerà, ma finalmente tutti dovranno e potranno lavorare almeno un poco per vivere.
    Oggi mi è venuto un flash sul passato: nel bilancio aziendale per vivere e pagare tutto avevamo calcolato che al netto sarebbe bastato il 38% del fatturato, meno della metà, il resto erano contributi, tasse, balzelli, corsi obbligatori, utili  e altra roba che non serviva al funzionamento.
    Se si stringe la cinghia, si può scendere ad un 25-30% e quindi lo Stato ha una grossa possibilità di manovra…. i cinesi insegnano bene.
    Certo che facendo così la società consumistica superficiale, di tipo più o meno socialista o capitalista come da noi, scompare molto velocemente.
    Hai notato che il petrolio è circa a 20 dollari e i tassi internazionali si son mossi poco.
    Le sorelle energetiche, le fabbriche di mezzi da trasporto, le compagnie aeree  devono ridimensionarsi e questo penso sarà un grosso bene.
    E tutti noi ci ridimensioneremo e apprezzeremo la bellezza della vita, non il piacere dello spendere come ci viene detto.
    Anche i poveri potranno vivere meglio, noi ricchi li capiremo molto di più.
     
    Eccheccaz devo pensare di realizzabile per essere un poco ottimista ? 🙂 

  8. Paolo io non sono un medico. Amici medici mi dicono che avere un saturimetro ( costo 25 € prima del disastro) è fondamentale se sei un sintomatico positivo non grave e se sei a casa. La situazione può precipitare molto rapidamente e la tempestività nell’andare in ospedale può fare la differenza tra la vita e la morte. Mi dicono anche che un buon algoritmo diagnostico clinico potrebbe dare risultati affidabili anche senza tampone, almeno dal punto di vista probabilistico. Certamente sono terreni nuovi anche per gli addetti ai lavori. Sulle reazioni delle persone bisogna vedere quando si capiranno meglio gli effetti del fermo giostra. Oggi un direttore del personale di un’azienda importante della Val Seriana mi ha detto che hanno fatto un po’ di conti calcolando una ripresa prima dell’estate: per stare in piedi dovrebbero ridurre del 30% il costo del personale. Guadagnare meno tutti, probabilmente lavorando di più e ciao vacanze e apericena. Una prova dura anche per i resilienti bergamaschi, a meno che come suggerisce l’uomo delle felpe si torni alla fede, speranza e carità come collante sociale e se non funziona ci sono altri metodi meno spirituali tipo Forca, Farina e Feste di borbonica memoria. C’è anche la terza ipotesi, la palingenesi verso un sol dell’avvenire o un’alba dorata a seconda dei gusti. Sono un po’ consunto e scettico ma mi piacerebbe uscirne indenne per vedere come va a finire. 

  9. due parametri chiave per l’infezione da Coronavirus: temperatura corporea e saturazione dell’ossigeno
    Roberto, anche questo è più “culo” che altro, ma a qualcosa serve, a identificare le evidenze, non a valutare la condizione…. un poco come i pubblicizzati test del sangue …. 95% + 98% di precisione, cioè si va ancora a “culo”. Come i tamponi che dicono sì, ma non dicono mai forse sì e non sanno dire nemmeno se forse è no, al massimo se non è sì,  si dovranno rifare, ma anche dopo il sì che è tornato non sì.
     
    Bello: siamo entrati tutti nel mondo dello sconosciuto, come su una via nuova su una parete sconosciuta, per fortuna non in un inverno pieno di neve, 🙂 

  10. Dino, in Germania i morti per corona che vengono contati sono quelli morti SOLO per corona, non quelli con complicazioni.
    Per me è ovvio che i tedeschi siano esseri umani poco diversi da tutti gli altri e muoiano come tutti gli altri.
    Per ora le percentuali di morti sono pressoché uguali dovunque, cambia solo il numero dei morti perché la distribuzione per età è diversa, e noi lombardi siamo la regione al mondo con popolazione più vecchia: un paese con popolazione di età media sotto i 35 anni non avrebbe quasi morti, almeno per ora.
    Roberto, io credo nel cambiamento attuale e non credo avverrà con violenza: questa “fortissima azione di modifica” sembra non essere percepita dalla gente che lentamente si adatta, cominciando a gustare il far nulla, mi sembra lo stia facendo dappertutto e la cultura politica di questi ultimi 30-40 anni mi sembra venga lentamente spazzata via.
    Oggi sono ottimista: 4 su 11 senza la mascherina obbligatoria e già 5 fa la maggioranza! Una maggioranza più consapevole di ciò che sta facendo.

  11. Non esiste un Piano Speranza. Speranza è il nome del ministro. Sulla tracciatura faccio un esempio personale stimolato da un articolo del capo di Garmin. Come altri 50.000 italiani, io possiedo un Garmin. Già oggi registra una serie di parametri vitali. Con l’app Connect questi parametri, ad esempio VO2max , vengono poi confrontati con la media del mio gruppo di età e mi danno la collocazione sulla gaussiana. Quanto questo processo è anonimo? Come potrebbero essere usati questi dati per collocarmi in un cluster specifico di condizione fisica? Non lo so ma continuo ad usarlo. Il capo di Garmin ha detto che i loro prodotti potrebbero fare molto di più e sono disposti a mettere a disposizione il loro know-how Basterebbe modificare il software per valutare, non ho capito se direttamente o indirettamente, due parametri chiave per l’infezione da Coronavirus: temperatura corporea e saturazione dell’ossigeno, con la possibilità di introdurre allarmi o un monitoraggio a distanza. Mi sono posto questa domanda: se me lo imponessero probabilmente romperei l’orologio ma se fosse un’opzione come valuterei i vantaggi in termini di diagnosi precoce e gli svantaggi in termini di privacy? Non sono arrivato ad una risposta per ora, ma forse saremo presto di fronte a decisioni di questo genere magari con altre tecnologie.

  12. Guido, cosa intendi dire?
    Per me il dito sin dall’inizio è stato questa malattia e la luna tutto il resto, tracciabilità compresa.

  13. Piano “Speranza” perchè la speranza è l’ultima a morire. Se dovesse funzionare sarà ricordato per l’eternità e con il Piano anche il Ministro che , guarda caso, si chiama Speranza. Se invece dovesse fallire, nessun problema, nel prossimo Governo al Ministro verrà assegnato un altro dicastero, di cui non si è mai occupato. E’ dal secondo dopoguerra che il Bel Paese va avanti così. A quelli che si preoccupano della tracciabilità: smettetela di guardare al dito e guardate alla Luna.

  14. Invito a leggere sul Corriere della Sera l’articolo “perchè in Germania il tasso di mortalità è così basso”.
    Io non so se loro riusciranno o meno a controllare “la bestia”; però non c’è dubbio che loro l’hanno affrontata .

  15. Se devo essere sincera già solo i nomi attribuiti ai provvedimenti – “Cura Italia” e “Speranza” – li trovo ridicoli rispetto alla preoccupazione crescente della popolazione, e non solo di morire di covid19.
    Paolo, è proprio la possibilità di sistemi di tracciatura diversi dal gps che mi da pensiero, poiché mi sembra sempre più evidente che la malattia e la salute pubblica siano marginali. 

  16. Caro Paolo, è proprio così: se tutti spendiamo meno la giostra si ferma. E se si ferma la giostra la Belva si agita e se la Belva si agita potrebbero emergere non solo gli angeli della fratellanza e della solidarietà ma anche i demoni dell’aggressività e dell’egoismo. Il miracolo è sempre possibile ma molto spesso nella storia il sogno ha perso contro la paura. Queste preoccupazioni stanno probabilmente alla base delle incertezze dei decisori, anche dei migliori. 

  17. Dato che per ora non c’è cura, farmaco, vaccino, trovati da medici, virologi, biologi e quant’altro si serio al mondo, se non botte di culo, l’unica valida indicazione attuale è non prendere il virus.

    Quindi prendere tutte le precauzioni possibili e, cosa che non guasta, con un eccesso di zelo. “Meglio aver paura che buscarne”.

  18. Piccolo passo indietro per chiarezza sul numero dei test fatti in Germania (commenti 58-62).Qui
    https://www.rki.de/DE/Content/InfAZ/N/Neuartiges_Coronavirus/Situationsberichte/2020-04-02-en.pdf?__blob=publicationFile
    il report ufficiale del RKI sul numero di test fatti in Germania (vedi sezione “Laboratory tests”).
    Dati in linea con quanto riportato dal sito “worldometer”.
    Stando ai dati riportati da “worldometer”, come ha evidenziato Paolo la percentuale di test eseguiti rispetto alla popolazione totale è poco diversa fra Germania e Italia.

  19. Per i numeri consiglio ancora di tenere osservato worldmeters, sopratutto i dati per milione di abitanti: per esempio si scopre che noi e la Germania sui tamponi viaggiamo quasi uguali e La Svizzera è peggio di noi come contagi ufficiali per milione, e i numeri delle terapie intensive, ma, se si osserva spesso e si memorizza per qualche giorno, è molto interessante vedere chi scende (nessuno caz) e chi sale (tutti caz) e chi riparte (oriente caz)
     
    So che alcuni medici anatomopatologi italiani, che han già preso il virus, si son chiusi e stanno facendo autopsie a spron battuto (siamo più unici che rari al mondo sia in quantità che in approfondimento).
    E stanno venendo fuori delle “belle cose” tipo la rottura delle cellule polmonari che poi vanno in circolo e creano trombi, la mancanza di odori e sapori dovuta al cervello e non ai recettori, i tempi di sviluppo…. e già si comincia a pensare di utilizzare dei farmaci conosciuti per fermare, deviare, rallentare i peggioramenti….. magari si riduce di un 20%…. la speranzosa strategia finale, l’intubazione….. o meglio si trova qualcosa per curare.
    Dato che per ora non c’è cura, farmaco, vaccino, trovati da medici, virologi, biologi e quant’altro si serio al mondo, se non botte di culo, l’unica valida indicazione attuale è non prendere il virus.
    E per restare in argomento: in culo alla formica a tutti, difficilissimo, ma se si riesce….. la balena è troppo facile e come augurio non serve più  🙂 
    Penso che fra qualche settimana anche i giovani cominceranno a “fregarsene” di meno perché cominciano a morire anche loro.
    Da un mese le mie spese sono crollate: non mi muovo più! 

  20. Grazia, la questione della tracciatura dei positivi è controversa e se ne sta discutendo. Esistono anche diverse opzioni tecnologiche che non sono solo il GPS. Bisogna capirne meglio tutte le implicazioni. Speranza ha ripreso dalla storia dell’organizzazione sanitaria tre linee d’azione utilizzate nella lotta contro la TBC , malattia che per molti anni non aveva cure disponibili; gli screening di massa e /o a campione sulle categorie a rischio,  le  strutture territoriali di primo intervento, le strutture specializzate di secondo livello. Un modello organizzativo che non risolse il problema ma permise di conviverci. Di passaggio ricordo che nel 2017 ci sono stati 1.6 milioni di morti di TBC di cui 230.000 bambini.

  21. Roberto,
    leggendo i punti del piano “Speranza”, l’unico aspetto che mi sembra chiaro come una stella cadente è che si sta rendendo lecita da parte dello stato qualunque azione.
    Mappare un malato, conoscendo i suoi spostamenti sino al contagio, per esempio, significa tracciare qualunque azione di chiunque, sempre.
    Non so se i micro-chip in Svezia possano farvi venire qualche idea in merito.
    Senza nulla togliere a tutte le persone che sono mancate e di tutte quelle impegnate intorno agli ospedali (tra le quali ho cari amici), mi pare necessario sollevate lo sguardo da questa malattia.
    E a chiedercelo sono proprio loro: tutti quelli che ci stanno rimettendo la vita, la salute mentale e quella fisica.

  22. Come previsto l’isolamento sociale e l’illusione che questa strategia possa risolvere qualcosa sta divenendo chiara; appena hai ridotto il contagio all’interno ne arriva da fuori. L’unico vero fatto, che abbiamo paura di dirci, è che questa malattia, finché non contrastata da medicinali o vaccini produrrà un notevole abbassamento della “speranza di vita” con le modalità che ormai ci sono tristemente note. L’unico vero modo per affrontarla è, oltre alla ricerca medica, cercare di mantenere alte le difese immunitarie personali ( Grill ha  in parte ragione) e usare gli accorgimenti corretti ( evitare assembramenti, mascherine, igiene etc ) . Occorrerà mantenere alti livelli di spesa pubblica sanitaria per dare assistenza a chi ha ragionevoli possibilità di farcela e aspettare l’immunità di gregge e un vaccino. La grande minaccia è che perseverando sulla linea attuale certamente si sta demolendo il futuro dei figli e nipoti.
    Tra l’altro sta divenendo sempre più palese che la gente, esasperata da una reclusione  totale sostenibile solo per un breve periodo, sta uscendo di casa  fregandosene di divieti e multe. A mio parere anziché demonizzare occorrerebbe gestire il tutto.
    Dino Marini

  23. I cinque punti di Speranza non saranno un Piano Strategico ma comunque indicano finalmente una linea di azione chiara. Il problema è chi può governare questo programma. Richiederebbe una solida guida centrale e un sistema affidabile di monitoraggio. Cose ben lontane dall’attuale frammentazione dei centri decisionali e dei processi di raccolta dei dati. Sembra molto una “speranza” ma stiamo a vedere, visto che molto altro non possiamo fare se non esercitare pazienza e resilienza, senza però spegnere il cervello e rinunciare troppo ai valori della libertà e della responsabilità personale, oggi un po’ offuscati dal bisogno di sicurezza e controllo.

  24. Buongiorno a Steve, buongiorno a tutti,
    quando vi invitavo ad allentare la vostra attenzione sui numeri e a focalizzarvi su tutto il resto, intendevo proprio far notare, come hanno fatto anche altri di noi, “gli effetti dittatoriali del Covid19” e tutti gli sviluppi del “come è successo”.
    De queste cose le vedessimo tutti, forse si potrebbe agire per arginare le conseguenze delle azioni presenti sul futuro.

  25. CORONAVERITA’ 16
    04.04.2020
    Continuare, ma con buoni propositi.
    NO, sono vivo, non sono intubato da qualche parte, l’ho già risposto a chi mi ha telefonato o scritto preoccupato perché ieri non ha ricevuto il coronavirus 16.SI, sono stanco e pure depresso: tanti documenti da analizzare, tanti morti da conteggiare, tantissime cose da scrivere e un certo senso di inutilità.
    Ieri un’amica, a cui dicevo che forse smettevo, mi ha dato un ottimo consiglio: continuare, ma part-time, tipo un giorno sì e uno no.
    Farò così: continuerò, ma senza una cadenza fissa. Vorrei liberarmi dall’assillo di seguire giornalmente i dati ufficiali sui morti: non li si possono tacere ma, per quanto inattendibili, quei dati sono però quelli meno inattendibili, che quindi consentono un certo ancoramento alla realtà, mentre al contrario Borrelli e soci propinano ogni giorno al popolo bue fesserie sulla curva dei contagiati che si appiattisce, anzi: scende. Sparano un sacco di numeri a vanvera che non significano niente, il sito della protezione civile è pieno di bei grafici colorati che non dicono niente, mentre continuano a mancarci dati attendibili, disaggregati e coerenti.
    A questo punto tocca domandarsi se mai ci arriveranno dati concreti e credibili. Sui dati ufficiali e sulle gare a chi muore di più sarò il più sintetico possibile: negli ultimi due giorni non ci sono stati cambiamenti imprevisti. La Spagna ha definitivamente superato la mortalità ufficiale italiana: 278 contro “solo” 248 italiani su un milione. Ieri la Francia ha stabilito un nuovo record mondiale di mortalità giornaliera: 1.120; più tardi (causa il fuso orario) gli USA si sono aggiudicati il nuovo record: 1.328 (ma loro sono 330 milioni, contro i 68 della Francia). A parte il caso New York, si sa quasi niente di dove stiano i loro focolai di infezione e di come questa si stia propagando. Dopo Spagna e Italia, anche Francia, Belgio e Olanda proseguono la loro crescita: ormai hanno tutte superato quota 100 morti (ufficiali) su un milione di abitanti. In questa crescita generalizzata spiccano alcune anomalie; sarà interessante capire se alcune zone del mondo sono soltanto in ritardo o se lì non arriverà mai una grande epidemia o se lì contano balle. Putin si è fatto riprendere con tuta e mascherina, ma la Russia dichiara soltanto 43 morti che su 147 milioni di russi fanno un minuscolo 0,3 morti al milione. In Italia c’è un lieve ma generalizzato calo di mortalità ufficiale giornaliera; però stranamente si confermano sempre più le differenze regionali; certo, non ci si può aspettare che nelle zone più colpite i morti rinascano, ma ci si potrebbe aspettare che lì si cominci finalmente a morire di meno e che invece l’epidemia colpisca di più dove finora ha colpito poco: questo invece non avviene, anzi; in Lombardia la mortalità è salita a 857 su un milione di lombardi, in Emilia Romagna a 447, Marche, Liguria e Trentino A.A sono sopra 300, mentre la Val d’Aosta è salita a ben 656. Perché? Che ci sia lì una causa specifica o che semplicemente lì facciano più tamponi e quindi i morti da covid19 siano meno sottostimati che nelle altre regioni? Finché queste sono le statistiche che ci passa la Protezione in-Civile è impossibile capirci qualcosa e rispondere a queste domande.
    Il guaio è che non risulta che in Italia ci si stia attivando per una migliore conoscenza della situazione e questo è grave, perché così non si può contrastare l’epidemia: la si può soltanto subire.
    Faccio un esempio: in Italia si è tardato a chiudere tutte le zone di alto rischio, poi invece si è chiuso tutto dappertutto, e forse anche questo è stato sbagliato: così facendo in certe zone, dopo aver chiuso inutilmente, si rischia di essere costretti a riaprire proprio nel momento di maggior rischio, e neanche si può pensare di tenere completamente ferma l’Italia intera per diversi mesi: si potrebbe arrivare alla mancanza di servizi essenziali come la corrente, internet, i pagamenti, l’acqua, i trasporti, la polizia, la sanità. A quel punto la morte per fame e per disservizi potrebbe superare la morte per polmonite interstiziale.
    Risulterebbe che finalmente si stia affermando l’idea che sia fondamentale rilevare in maniera attendibile la diffusione della covid19 per governare al meglio la situazione, ma purtroppo non si vede traccia di azioni governative in questo senso, anzi: sembra che invece della conoscenza e della trasparenza avanzi il segreto di stato.
    Risulta che in un articolo del decreto “Cura Italia” sia prevista la sospensione del diritto di accesso agli atti: non si deve sapere cosa fa il manovratore. Risulta che sia in arrivo un decreto di “Scudo Penale” per cui chi, con resposabilità istituzionali, commette illegalità in ambito covid19 non potrebbe essere perseguito; impossibile? anticostituzionale? Penso proprio di sì, ma questo non significa che non può accadere. La pandemia covid19 sembra stia diventando una occasione di panda-illegalità e dittatorialità: “siamo in guerra contro il virus, quindi siamo in stato di guerra, quindi facciamo come ci pare e nessuno ci può controllare!” Follia o dato di fatto?
    Vincenzo Iannazzo, capo di una cosca di Lamezia Terme, condannato a 14 anni, esce dal carcere di Spoleto a causa di problemi di salute e di “emergenza epidemiologica”. Un caso isolato? No! Il Pg di Cassazione Salvi ha invitato tutti i Pg ad “incentivare misure alternative per alleggerire la pressione”; quindi: libertà per i mafiosi! Un caso italiano? No! In Filippine e in Kenya la polizia ha sparato su quanti giravano per strada non rispettando il coprifuoco e ha fatto stragi. Ovviamente, le ha fatte a fin di bene: ha efficacemente impedito che quei pericolosi trasgressori morissero di covid19.
    Mi fermo qui. Penso che proverò ad affrontare una sola problematica al giorno. Questa qui sarà la problematica dell’effetto dittatoriale collaterale della covid.
    Poi c’è la problematica del “come è successo”, la ricostruzione del perché e del per-come di questo virus, di come muta, di come si è diffusa questa epidemia, del paziente zero e dei tantissimi pazienti zero non riconosciuti come tali, dei tanti contagiati che sono asintomatici ma che il virus lo trasmettono, del perché l’epidemia è esplosa in certe parti del mondo e in altre no. Sono curiosità scientifiche, ma sono utili e forse necessarie per affrontare la problematica seguente.
    C’è quindi la problematica delle azioni che si possono fare per contrastare la morte per covid; cosa serve e cosa no. Problematica grande e complessa, non basterà un giorno. Su questo fronte ci sono notizie deprimenti sul fronte governativo: non si vede una strategia; ci sono notizie super-deprimenti sul funzionamento di istituzioni regionali, ma ci sono anche buone notizie, sul fronte dell’impegno di sanitari, sul fronte di test rapidi ed economici, perfino sul fronte del vaccino. Poi c’è la problematica della scienza inascoltata: quello che oggi sta accadendo era scritto cinquant’anni fa nel libro di Aurelio Peccei I limiti dello sviluppo, era scritto una decina di anni fa nel libro di Quammen “Spillover”, che prevedeva le epidemie di zoonosi virali, era scritto nei tanti rapporti e saggi sui disastri ambientali e climatici, in quelli sulla globalizzazione.Se l’attuale epidemia di covid19 avesse davvero l’effetto di far ripensare a fondo i nostri modelli e le nostre ideologie la si potrebbe benedire come storica salvatrice dell’umanità.
    Nel tempo breve la paura induce quasi sempre a pensieri e comportamenti irrazionali, ma nel tempo lungo è successo anche che servisse a prendere coscienza dei problemi veri. Durante le grandi epidemie si scovavano e bruciavano gli untori, ci si flagellava, ma è anche successo che dopo si costruissero fognature e che ci siano state salutari rivoluzioni igieniche.
    Poi c’è un fronte politico: non serve a niente che si prenda coscienza dei problemi veri se poi la politica si cura solo degli interessi di chi già possiede e controlla tutto. E’ un problema mondiale che riguarda la finanza globalizzata che controlla i governi, ma è anche e soprattutto un problema italiano: abbiamo talenti meravigliosi ma la peggior classe dirigente del mondo. A dirigere le istituzioni di ricerca, sanitarie, culturali, informative, non ci vanno i talenti, ci vanno quelli che, per chi comanda, sono affidabili.
    Difficile separare queste problematiche che tutte interagiscono con il problema virus Sars-Covid-2 e il problema epidemia di Covid19, ma ci proverò. Non tutti i giorni, possibilmente un aspetto alla volta.

  26. “il fatto quotidiano”di sabato. Intervista ad un ministro.
    Dino Marini

  27. Dino, dove hai trovato questa informazione per la Germania dei 500K tamponi a settimana? Secondo i dati da  worldometers ne avrebbero fatto in tutto 918K ( noi 657K), tanti, ma molti meno di quanto tu dici.  Ad ogni modo concordo che i loro dati del contagio sono piu’ realistici dei nostri. Concordo pure che sia complicato prendere decisioni sulle strategie a medio termine ( quando e come organizzare la riapertura ) senza i dati veri. Mi pare siano aspetti del dibattito in corso.
    Per quanto riguarda i positivi asintomatici, essi sono comunque dei “malati” e il loro decorso sembra avere durata di 2-3 settimane. Quindi se stanno a casa, ad un certo punto smetteranno di essere contagiosi. Questa e’ l’idea.

  28. Dagli articoli sui giornali, si capisce qualcosa di più.
    In Germania fanno settimanalmente 500.000.= test sulla positività da inizio gennaio e pertanto i loro numeri sono, al contrario dei nostri, attendibili. Tanto per intenderci noi ne abbiamo fatti 657.000 in tutto dall’inizio dell’epidemia. In Islanda hanno fatto test a tappeto. Il risultato e che metà dei positivi, non aveva sintomi.
    In Germania hanno seguito la strategia del Veneto, cioè hanno fatto restare i positivi lontano più possibile da ospedali e fatti seguire dai medici di base opportunamente attrezzati. Hanno sviluppato il già elevatissimo numero di letti in rianimazione e rafforzato da subito le scorte di materiali di sicurezza. Siccome i nostri amministratori prendono i provvedimenti (dicono) sulla base dei numeri mi chiedo se le decisioni che prendono siano giuste considerato che a partire dai positivi per finire ai morti da noi non c’è un (dico uno) numero reale. Io penso che noi possiamo stare in casa quanto vogliamo ma se non individuiamo i positivi asintomatici …..
     

  29. CORONAVERITA’ 15
    02.04.2020
    Il Re è nudo! finalmente abbiamo tutti i dati! Anzi, NO: non è così.
    Le statistiche ufficiali mondiali (cioè quelle fatte dalle diverse nazioni) reperibili su worldometer, sito statistico della John Hopkin’s Universdity, non ci raccontano grandi novità.
    La Spagna mantiene il suo primato mondiale con circa 240 morti di covid19 per ogni milione di spagnoli. L’Italia, sempre in crescita, segue con 224 su un milione di italiani. Belgio (89), Olanda (83), Francia (66), Svizzera (61) crescono veloce, ma anche Inghilterra (43), Svezia (28), Danimarca (22) e Portogallo (20). In USA la mortalità sarebbe ancora bassa (17,5), ma da: https://www.worldometers.info/coronavirus/country/us/ si capisce che questo dipende dal fatto che in molti stati americani la covid19 ancora non è arrivata e poi, l’abbiamo già detto, lì molti non sono in grado di pagarsi il tampone; però a morire ci riescono, solo che in quel modo non riescono a entrare nelle statistiche di covid19.
    In Arabia Saudita invece si può morire di pellegrinaggio alla Mecca e a Medina: lì c’è il coprifuoco.
    In Cina gira voce che non sia affatto vero che tutto è finito. Girano anche foto di un numero spropositato di urne cinerarie a Wuhan, di molto superiore ai morti ufficiali di covid19. Sapremo mai?
    In Italia, come già sapete, c’è una grossa novità: l’ISTAT ha finalmente pubblicato i dati di mortalità totale negli ultimi tre mesi e quelli degli anni precedenti, per cui adesso si può -si potrebbe- riscontrare la mortalità “anomala”, cioè quella in eccesso rispetto alla media.
    Lo dicevamo, lo si sussurrava, già lo dimostravano le indagini locali di Nembro e altri luoghi: non solo i dati dei “contagiati” sono dati del tutto ridicoli (meglio: penosi) che non hanno alcun rapporto con la realtà, ma anche i dati di mortalità da covid19 sono sottostimati, perché la mortalità anomala è maggiore di quella ufficiale da covid, spesso anche più del doppio.
    Analisi preliminari di quei dati sono reperibili in:
    https://www.huffingtonpost.it/entry/sottostimati-decessi-da-covid-19_it_5e85d70bc5b69278050840b9?d2p&utm_hp_ref=it-homepage
    e
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/04/01/coronavirus-listituto-cattaneo-il-numero-dei-morti-in-italia-e-raddoppiato-in-emilia-romagna-registrato-il-75-di-decessi-in-piu/5757156/.
    E da tutte le analisi rimbalza sempre il fatto che il Re è nudo, perché è sotto gli occhi di tutti che non ci ha detto la verità né sui contagiati né sui morti. Però, ci sarebbe di buono che adesso abbiamo tutti i dati e si potrà capire tutto.
    NO, purtroppo non è così. Ci sono due motivi per cui non possiamo sapere e capire.
    Il primo motivo è che su quei dati forniti dall’ISTAT si può lavorare ben poco, perché i dati sono incompleti e perché non sono confrontabili con i dati di morti ufficiali da covid19.
    Le tabelle dell’ISTAT sono infatti relative a dati parziali: riguardano poco più di 10 milioni di italiani, che invece sono oltre 60. Lì c’è scritto che mancano i dati dei comuni che non li trasmettono telematicamente. Nel XXI secolo, grazie a san decentramento e san titolo V della Costituzione, ci sono dei comuni che i dati li mandano in cartaceo, forse con un piccione viaggiatore.
    Ma davvero in Italia sono così tanti i comuni da secolo scorso?
    NO, in realtà l’ISTAT ci ha aggiunto di suo: pur avendoli ricevuti, ha pensato bene di non inserire i dati dei comuni in cui la mortalità anomala non raggiungeva il 20%.
    Il 20% non è poco, e così l’ISTAT ci ha oscurato gran parte dei dati: ha utilizzato e pubblicato i dati di soltanto un migliaio di comuni, che invece in Italia sono ottomila.
    Inoltre, come detto, quei dati non sono confrontabili con quelli relativi ai morti ufficiali di covid19 della protezione civile. Tanto per fare un esempio: i dati ISTAT sono disaggregati per comune, mentre quelli della protezione civile per regione. Anche quando i dati ISTAT appaiono in tabelle regionali, in quelle tabelle ci sono soltanto una parte dei dati di quella regione, perché provengono soltanto da una parte dei comuni.
    Semplifichiamo con qualche esempio: se noi avessimo dati completi e integrati potremmo fare delle interessanti indagini sulla causa di insorgenza dei focolai di infezione; ad esempio potremmo verificare l’ipotesi che il transito per gli aeroporti abbia contagiato gli addetti, i loro parenti ed amici che vivono nelle vicinanze dell’aeroporto, guardando se c’è una mortalità eccedente nei comuni limitrofi. Ma con quei dati non è possibile.
    Altra ipotesi che sarebbe interessante verificare: che l’attività invernale degli impianti sciistici possa essere stata causa di contagio. L’ipotesi non è peregrina, perché quegli impianti stanno in Trentino Alto Adige, in Lombardia, in Piemonte e in Val d’Aosta, esattamente quelle regioni che hanno mortalità più alta. Sarebbe interessantissimo vedere se quella mortalità si concentra in quelle zone sciistiche. Ma non possiamo vederlo.
    Si è detto molto sul ruolo degli ospedali nel diffondere l’infezione. Sui dati ISTAT ho cercato il comune di Codogno, dove ci sarebbe stato il paziente N° 1. Ma non l’ho trovato, quindi è fra i comuni mancanti. Non è una mancanza da poco.
    Sembra impossibile, ma c’è di ancora peggio.
    Il secondo motivo per cui non possiamo cantar vittoria è che finora non è stata presa alcuna decisone su come rilevare l’intensità di diffusione della covid19.
    Ne abbiamo detto in Coronaverità 11; sono stati presentati precisi progetti di osservatorio epidemiologico basato su rilevamento campionario, allo scopo di seguire il più precisamente possibile la diffusione del virus e di poter agire di conseguenza. Quanto il virus era diffuso ce lo dicono anche i dati di mortalità, ma ce lo dicono in ritardo, contando i morti dopo che il virus li ha uccisi. Contando invece i contagiati si potrebbe agire prima e prevenire parte di quelle morti.
    Abbiamo già citato un’ottima e storica rivista che si chiama: Epidemiologia e Prevenzione.
    Sapere, e sapere bene, è il primo, necessario, passo per agire bene e quindi prevenire.
    Non è un principio nuovo, è da molti anni che lo si ripete, ma qualcuno pare che non l’abbia capito. Speriamo che ora lo capiscano tutti e presto.

  30. Ricapitoliamo, please: tra il 2 e 3 febbraio si diffonde la notizia che un’équipe italiana, tra cui una dottoressa di Ragusa, ha isolato il virus. 
    E ora cominciano ad arrivare le prime valutazioni sulle sperimentazioni?
    Still, I don’t get the point! È trascorso un mese portando con sé centinaia di morti e contagi e ora, semplicemente, iniziano ad arrivare a qualche conclusione?
    Capisco il desiderio di ordine e normalità, ma non scorgo l’orizzonte.
    Tra l’altro ricordo che mi colpì molto l’intervista a questa dottoressa, perché quando il giornalista ha dato per scontato che avrebbero sviluppato un vaccino, lei, esitando qualche secondo, ha risposto “Lo metteremo a disposizione anche per questo”.
    È ancora solo pochi si domandano a cosa si debba questa grande disparità di cifre tra nord e sud, mantre la massa fa cadere la colpa su partite e impianti sciistici?  Come se parte di quel pubblico non fosse gente del sud che, finita partita e vacanza, è tornato a casa.
    Chiamiamolo virus, influenza, malattia? I misteri relativi alla diffusione, purtroppo, non si dissolvono!

  31. Cominciano anche ad arrivare le prime valutazioni sulle diverse terapie antivirali che si stanno sperimentando.C’è un mondo che funziona, e buona parte di quel mondo sta proprio qui, in Italia.Ne approfitto quindi per chiudere su questa buona notizia.

  32. CORONAVERITA’ 14
    01.04.2020
    Oggi Cuomo ha comunicato che solo nell’ultimo giorno nello stato di New York 391 persone sono morte di covid19, portando il totale a 1941. Quindi sui 19,7 milioni di abitanti di quello stato in pochi giorni la mortalità è arrivata a circa 100 morti su un milione.
    In Spagna e Italia ad oggi la mortalità è il doppio (214 in Spagna, “solo” 212 in Italia), ma lì c’è in più il terrore.
    Oggi a New York, alle 4 del mattino, la polizia è stata avvertita che nel Bronx circolava una persona armata di un coltello e con qualcosa che sembrava un fucile; raggiuntolo, gli hanno ordinato di lasciare a terra quegli oggetti, non ha obbedito e gli hanno sparato, ma senza ucciderlo.
    L’uomo, un 55enne, in ospedale ha dichiarato di aver ricevuto un referto di positività al sars-cov2 e di aver cercato di suicidarsi facendosi sparare dalla polizia.
    Morire di covid19 certo non è cosa simpatica, ma morire suicidandosi per non reggere la paura di (forse) morire di covid19 significa qualcos’altro.
    Una settimana fa, in California, un ragazzo di diciassette anni è morto dopo essere stato respinto da un ospedale perché lui non aveva un’assicurazione sanitaria. Forse non ce l’aveva neanche il tentato suicida del Bronx, forse più della paura della malattia e della morte ha contato il fatto di sentirsi solo e abbandonato come quel ragazzo diciassettenne colpevole di non possedere un’assicurazione.
    Nella città di New York ci sono oltre otto milioni di abitanti; è un luogo affollato: 11.000 persone in un Kilometro quadro, ma lì ci si può sentire soli al punto di suicidarsi facendosi sparare. In quel momento l’unico aiuto che ci si aspetta dagli altri è che ti sparino e ti ammazzino.
    Certo, non tutti sono ridotti così paranoici, ma sembra che la covid19 non sia arrivata su una società sana: qualche malattia ce l’aveva già da prima.
    Forse quel pazzo suicida del Bronx è più lucido lui che una società che si preoccupa di indici azionari e di PIL ma non vede l’autodistruzione verso cui sta andando il mondo.
    Un mondo in cui c’è chi si interessa di come lucrare sulla covid19; magari scommettendo con futures sul crollo della borsa o di particolari beni, oppure aumentando l’indice di gradimento degli elettori, oppure lucrando su sistemi di controllo capillare su ogni individuo, sui suoi spostamenti, sulle sue relazioni, oppure trasformando una repubblica in una dittatura, come fa Orban in Ungheria.
    Sarà la reclusione di “io sto a casa”, saranno alcune notizie tragiche, ma mi è successo che stasera sono partito con il piede sbagliato per invece pensare e scrivere di quelle tante forze positive che lavorano per conoscere, per contenere i danni dell’epidemia, per farci vivere felici e non solo sopravvivere, per portarci fuori dall’autodistruzione di questo pianeta.
    Allora adesso vi dico che oggi l’ISTAT ha pubblicato i dati di quella ricerca per raffrontare in Italia la mortalità totale (per tutte le cause) di questi tre mesi con la mortalità dell’anno scorso.
    https://www.istat.it/it/archivio/240401
    I dati sono per comuni (ma non tutti hanno inviato) e il lavoro dell’ISTAT è proprio quella base che ci voleva per capire, attraverso la “mortalità anomala” cosa davvero sta succedendo in Italia, altro che quei bla bla sui contagi fasulli che servono solo (se ci riescono) a distrarre le masse.
    Chiarificatore è un post (1/04/2020) di Enrico Rettore, Economista dell’Università di Padova:
    1) La notizia rilevante oggi viene dai dati pubblicati dall’Istat relativi ai decessi nelle prime 11 settimane del 2020 (1/1-21/3), comparate con le corrispondenti settimane dei precedenti 5 anni.https://www.istat.it/it/archivio/240401
    2) I dati si riferiscono a *1084 comuni*. Sono i ‘… comuni con un numero di decessi che, nel periodo 1° gennaio 21 marzo 2020, è risultato superiore o uguale a 10 unità e che nel mese di marzo del 2020 hanno presentato, rispetto alla corrispondente media del quinquennio 2015-2019, un incremento della mortalità pari ad almeno il 20%…’ (Nota esplicativa Istat). Vedi tabella in https://bit.ly/2UYX60S</
    3) Nella prima riga della tabella ho calcolato i decessi nelle prime 7 settimane dell'anno (1/1-22/2) separatamente per i sei anni considerati. Sono le settimane precedenti l'inizio dell'epidemia.Nella seconda riga ho calcolato i decessi nelle 4 settimane successive, sono le settimane nelle quali si è manifestata l'epidemia. Evidenziato in verde il numero di decessi dal 23/2 al 21/3 del 2020.Sotto la tabella, evidenziato in giallo, il numero di decessi comunicati dalla Protezione Civile a quella data.
    4) Tenuto conto anche dell'andamento osservato nelle prime sette settimane dell'anno, nelle quattro settimane di epidemia abbiamo avuto almeno *10000 decessi in più* rispetto agli anni precedenti. Cioè, ca. *il doppio* dei decessi attributi a Covid19 dalla Protezione Civile.Ci sarà tempo per riflettere più a fondo su questi dati. Il mio primo commento, amaro, è che no… non è stata un'influenza.

    Cominciano anche ad arrivare le prime valutazioni sulle diverse terapie antivirali che si stanno sperimentando.
    C'è un mondo che funziona, e buona parte di quel mondo sta proprio qui, in Italia.
    Ne approfitto quindi per chiudere su questa buona notizia.

  33. “la cosiddetta immunità di gregge sarà raggiungibile con il vaccino”.
     

  34. Mi sembra che l’esperienza di Hong Kong sia del tutto evidente. Le restrizioni servono unicamente a rallentare il contagio perchè se non si instaura l’immunità di gregge basta un non nulla che riparte tutto. Far restare tutto fermo e impossibile per motivi economici. Quindi, considerato che ci vorranno 12/18 mesi dovremmo stare reclusi  per tutto il periodo.

  35. Noi come numeri di ricoverati in terapia intensiva siamo “fermi”.
    Spagna 5872, Francia 5565, USA 4576, Italia 4023, Germania 2675
    Non si sa se Spagna e Francia riescano a sostenere i loro ritmi di crescita come ci siamo riusciti noi, ma anche altri che hanno preso tardivamente dei provvedimenti di contenimento, o non li hanno ancora presi.
    Si vedrà. è prematuro trarre conclusioni

  36. Italiani: esseri giocondi !!!!!!!!!!

    Oggi ho trovato sul giornale quasi i miei stessi numeri giornalieri….. ho riso di gusto!!!

    Qualcun’altro ha “scoperto”, ma con costosi studi di società di consulenza, che per avere una stima dei morti per corona basta sottrarre ai numeri dei morti giornalieri registrati nei comuni quelli di un anno fa !!!E i numeri ufficiali non tornano, e bisogna capire, e bisogna chiedere, e bisogna intervenire 🙂 🙂 🙂

     
    Questo può essere un ragionamento scientifico e poco politico dei “posti letto”.
    https://www.researchgate.net/publication/229013572_The_variability_of_critical_care_bed_numbers_in_Europe

  37. CORONAVERITA’ 13
    31.3.2020
    Diversi amici mi hanno segnalato che iersera la trasmissione d’inchiesta Report ha scoperto che l’anno scorso l’ISA (International Study Association) nella sua GHS (Global Health Session) ha emesso una sua relazione sulle capacità di affrontare una emergenza sanitaria da parte delle varie nazioni del mondo; risultava già da allora che l’Italia era gravemente impreparata; poi l’emergenza covid19 ce lo ha ben confermato.
    La solita storia dell’incapacità dell’Italia di organizzarsi e di prevenire? No e sì. Forse è meglio, anzi no: peggio.
    La storia è complicata e su Il Fatto Quotidiano di oggi se ne dà un quadro.
    Da decenni in Italia esiste una vivace comunità di epidemiologi che gravita sulla ottima rivista Epidemiologia e Prevenzione e che ha sostenuto storiche campagne perché venissero istituiti registri sui tumori e su altre patologie perché gli epidemiologi possano individuarne le cause ambientali e lavorative e perché così le si possano prevenire.
    La riforma sanitaria del 1978 ha affermato degli ottimi principi ma, proprio come era già successo per la nostra Costituzione, la sua reale applicazione ha avuto luci ma anche ombre. Il forte, se non eccessivo, decentramento a livello regionale ha fatto sì che ciò che era buono in una regione non lo fosse in altre e soprattutto che si sia sentita l’assenza di una chiara e coerente politica sanitaria italiana. L’anello tecnico di congiunzione fra gli assessorati alla sanità regionali e il Ministero della Salute dovrebbe essere l’Istituto Superiore di Sanità, che ha tardato ad organizzarsi per svolgere questo ruolo, ma poi l’ha fatto e, pare, molto bene. Partendo dall’esperienza di emergenze sanitarie prima come le epidemie di colera, di AIDS, poi di influenze aviarie e suine, si è finalmente costruita una struttura permanente di sorveglianza epidemiologica che si rapportava alle regioni (e alle province autonome) soprattutto nel monitoraggio delle patologie infettive e nella definizione di protocolli di intervento. Esattamente ciò che quel report sostiene invece mancare in Italia. Allora quel report sarebbe fasullo?
    No, il report ha ragione ed ha giustamente messo il dito nella piaga.
    Quel Centro Nazionale di Epidemiologia e Sorveglianza dell’ISS è stato istituito nel 2003, ma poi è stato smantellato nel 2016 per preciso volere dell’allora direttore ISS Walter Ricciardi, sordo ad ogni protesta per quella inspiegabile distruzione.
    L’allora direttore di quel centro si dimise per protesta, poi si dimise anche Ricciardi che avrebbe voluto una politica di vaccinazione dei bambini italiani ancora più coercitiva ed estesa. Ricciardi era ed è in diretto rapporto con le case farmaceutiche che producono i vaccini e non gli bastavano 12 vaccinazioni obbligatorie per i bambini italiani, caso unico al mondo.
    Di fatto Ricciardi si è consolato diventando il nostro rappresentante nell’OMS e ha fatto qualche critica alla gestione italiana dell’isolamento dalla Cina (la soppressione dei voli diretti). Il governo italiano, per tenerselo buono, lo ha generosamente incluso fra i consulenti del Ministero della salute e da lì lui ha proseguito la sua opera di illuminato esperto, criticando l’ottima iniziativa di Grisanti che a Vò ha condotto una importante indagine individuando (caso unico in Italia) tutti i contagiati e dimostrando per primo il ruolo dei tanti non-sintomatici che trasmettono la covid19.
    Infatti per Ricciardi lì si sono fatti troppi tamponi, non si sono seguite le linee guida dell’OMS. Poi l’OMS, bontà sua, ha capito di aver sbagliato tutto e così il Ricciardi si è messo a strepitare che bisogna fare tamponi a tutti, cosa non realizzabile e adesso sostanzialmente inutile.
    Di razionalizzare invece il loro uso, differenziandolo fra quello del doveroso monitoraggio dei molto-esposti (ospedalieri ed esposti al pubblico) per esonerarli e curarli precocemente se positivi e, invece, quello del pianificato campionamento nei territori per monitorare la diffusione (vedi quel progetto in Coronaverità 11), Ricciardi non ne parla; forse neanche ne sa, però oggi lui afferma che all’ISS esisteva una “grande scuola di epidemiologi”. Dimentica solo di dire che l’ha distrutta proprio lui.
    Con consulenti come lui il nostro ministero della Sanità non è in buone mani, e non lo sono neanche gli italiani.
    In totale mancanza di indagini statistiche campionarie sui contagiati, i medici di base divulgano le loro stime sui loro pazienti, mai testati con i tamponi. Paola Pedrini, rappresentante dei medici di medicina generale Lombardia è prima firmataria di una lettera denuncia della “Caporetto del Sistema Sanitario lombardo”. Si ritiene che i “sempre più inattendibili” dati ufficiali sui “contagiati” servano proprio a nascondere le responsabilità (la “Caporetto”) dei “generali” del sistema lombardo che è un sistema troppo ospedale-centrico.
    I medici di famiglia stimano che a Bergamo ci siano fra i 70 e i 100mila contagiati, fra cui ben 1.800 trentenni con polmonite. In mancanza di un osservatorio epidemiologico queste stime che vengono dal basso sono gli unici dati attendibili.
    Sempre i medici di base denunciano che scarseggia l’ossigeno per i malati che respirano a fatica e che il Plaquenil (la clorochina), antimalarico che risulterebbe efficace in associazione con gli antivirali, loro non lo possono prescrivere perché non è reperibile al di fuori degli ospedali.
    Non sto a ripetervi quanto i dati ufficiali di mortalità da covid19 siano sottostimati in tutto il mondo e in modo diverso da un luogo ad un altro, che vengono comunicati per unità amministrative (nazioni, regioni) e non per situazioni di diverso avanzamento dell’epidemia, che invece così sarebbero molto più informativi sulla diffusione.
    Vediamo cosa intanto quel poco che si capisce da quei dati, calcolandone la mortalità relativa al milione di abitanti.
    La Spagna, pur partita dopo, ha già raggiunto la mortalità italiana: 200 morti/milione.
    Francia, Olanda, Belgio e Svizzera stanno tutte sui 50-60 morti/milione. La Gran Bretagna è a 26, il Portogallo è partito da poco ma è già balzato a 16. Nei due continenti americani la situazione non è chiara, si stanno muovendo il minuscolo Ecuador e il grande Brasile, ma siamo soltanto agli inizi; però a New York già si muore molto.
    Nel Nord Italia la situazione è pesantissima, soprattutto in Lombardia dove i suoi focolai orientali portano il dato regionale ufficiale oltre i 700 morti/milione. In Emilia Romagna il focolaio piacentino porta il dato regionale oltre i 350. Stanno peggio nella piccola Val d’Aosta con 450, mentre il vicino Piemonte sfiora 200 e il Trentino Alto Adige lo supera; Veneto e Friuli stanno un pelo sotto i 100 morti/milione mentre Marche e Liguria sfiorano i 300. Al centro la Toscana e l’Abruzzo si avvicinano a 100, mentre al Sud la covid19 per ora avanza lentamente.
    Pare poi che la covid19 abbia come effetto collaterale altre due epidemie.
    Una è un’epidemia economica: affama le persone e uccide le imprese.
    L’altra è dittatoriale: i vari Trump, Bolsonaro e simili, dopo aver negato l’epidemia adesso si ergono a baluardi contro il nemico Sars- cov-2 e per meglio combatterlo invocano i pieni poteri.
    In Ungheria Orban se li è già presi e così adesso dichiara che le opposizioni politiche favoriscono la covid19. Nessuno potrà mai smentirlo.
    Nessuno potrà smentire neanche la grande vittoria del governo cinese contro la covid19.
    C’è da domandarsi se i pesanti danni diretti della covid19 siano poca cosa rispetto a quelli indiretti.
    Ah, dimenticavo, a proposito di danni indiretti.
    Pare che le mafie siano molto attive nel prestare soldi a strozzo a chi sta fallendo e a chi non ce la fa a campare. Pare anche che siano molto interessate agli stanziamenti ai comuni per la lotta alla povertà.
    Temo che ci dovremo occupare anche di questi altri danni collaterali.

  38. Infatti quelli che se ne intendono usano i pizzini (erroneamente considerati un segno di arretratezza) o i telefoni satellitari difficilmente intercettabili e sicuramente più comodi dei pizzini in ambienti extra-urbani. Lo struzzo e il coyote. Più il coyote si impegna più lo struzzo diventa creativo. Ci sono struzzi che perseguono il male ma anche struzzi che difendono la loro liberta’. Un potere che punta tutto sul controllo è un potere che non è riuscito a responsabilizzare i suoi cittadini e come un genitore ipercontrollante con figli adolescenti è destinato ad essere gabbato. Tutti siamo stati ragazzi 😊😊

  39. Caro Paolo, io da tempo mi (pre)occupo di questo, non dal virus in poi.
    Da sempre continuo a scrivere lettere e cartoline, inviare doni, annotare su quadernini che porto sempre con me, vado a piedi più che posso, incontro più che scrivere sms, evito le videochiamate (pure ora), conosco l’indirizzo esatto delle persone per me importanti e conosco a memoria il loro numero di telefono, prendo la nave invece dell’aereo verso il nord Italia, saluto sempre quando scrivo un sms, non ho nessuna app sul telefono, quando faccio un sopralluogo per un’escursione prendo nota invece di registrare il percorso, raramente mangio cibi pronti…e chissaquantealtrecoselentefaccio….

  40. Ho guardato i numeri ufficiali italiani
    infetti + 4053         ieri +4050       ( 5217      5974 )
    morti  + 837           ieri +  812        (  756         889 )
    Dato che la popolazione diminuisce e i numeri sono pressoché uguali, mi domando perché tutti dicano che anche oggi continuiamo la discesa.
    Ah, forse scende l’aumento sui totali degli ammalati e dei morti !?!?!  🙂  
    Io farei le percentuali sulla popolazione rimanente.
    Politica ? 

  41. E’ tardi per preoccuparsi.
    Tutti abbiamo voluto e usiamo sistemi digitali elettronici di comunicazione.
    Quando è iniziata la telefonia mobile si decise che per 10 anni “tutto” deve essere registrato e solo su ordine di un magistrato si può accedere ai dati…. per garantire la privacy 🙂
    Non si è voluta la comunicazione criptata.
    Per fortuna noi italiani facciamo sempre casino e qualcosa viene sempre perso, o registrato male, o gli addetti non sanno trovarlo 🙂
    Tornare indietro e scrivere lettere, andare a trovare gli amici, parlare seduti davanti a una birra, viaggiare lentamente, sembrano essere diventati sistemi antidiluviani di relazione… io sto scrivendo e sto dando info a una miriade di entità.
    E poi oggi sono qui e domani in Uk e dopodomani in Australia e poi in Africa….. chi controlla e se mi perdo o mi rapiscono, chi mi trova: la colpa allora di chi è?
    Mia di sicuro non lo è! 🙂

  42. Certo, Matteo, è ciò che penso anch’io.
    Cominciano da quelli che sono venuti dal nord per fornire un buon motivo per geolocalizzare, ma lo faranno con tutti, se si continua così.

  43. Ti so dire si perché, tu come tutti, dobbiamo essere geotracciati…
    Ti consiglierei anche come rispondere quando te lo chiedono, ma il Capo non vuole turpiloquio nel suo sito!

  44. Steve, io e altri abbiamo messo in campo il timore di un controllo degli individui, al di là dell’epidemia, sin dall’inizio.
    Porto il mio esempio: metto piede in Sicilia il 4 marzo arrivando con una nave da Genova. Nessun controllo all’imbarco, nessuno all’arrivo. Mi metto autonomamente in isolamento e quando vengono chiusi i perimetri nazionali, comunico a Ministero della Salute, Asl, Comune di Zafferana e medico il mio ritorno. Mi viene richiesta una registrazione sul sito del Ministero specificando il mezzo di trasporto e la compagnia.
    Nessuno, per tutta la durata della quarantena, mi ha chiesto notizie sul mio stato di salute. 
    Solo qualche giorno fa, a quasi un mese dal mio viaggio, mi viene richiesto di registrarmi su un altro sito, stavolta regionale. Vedo dal manuale d’istruzioni che si tratta di compilare una serie di moduli principalmente sullo stato di salute. Mi accingo a registrarmi e l’accesso mi viene negato perché non ho attivato la geolocalizzazione. Controllo tutte le funzioni del telefono attivandola. Niente. Scendo al negozio di telefonia e pare che sia tutto a posto, ma ugualmente non riesco ad accedere. Chiamo il numero verde e, chiaramente, è sempre occupato.
    Ora, a un mese di distanza, mi viene spontaneo chiedermi perché debba essere tracciata. Che senso ha ora?
    Qualcuno sa rispondermi?

  45. CORONAVERITA’ 12
    30.3.2020
    Ho sempre meno voglia di guardare i numeri sui morti di covid19, di estrarne la mortalità giornaliera e l’indice di mortalità sul milione di abitanti.
    Quest’ultimo ci conferma che l’Italia ha sempre il record di mortalità ufficiale: 187 morti di covid19 per ogni milione di italiani, che la Spagna ci insegue e che in questa funerea corsa forse ci supererà, essendo già arrivata a 174 morti su un milione di spagnoli.
    Da questi dati medi su tutta una nazione non si può capire cosa davvero sta succedendo nei focolai di infezione e di mortalità. Per l’Italia si hanno soltanto i dati medi regionali, del tutto insufficienti; della Spagna non ho trovato neanche quelli.

    Da qualche giorno circola un recente articolo che viene dalla prestigiosa Harvard University, articolo in cui tre ricercatori in Business Management (Gestione Aziendale), guarda caso tutti e tre di provenienza italiana, analizzano gli errori di gestione che sono stati fatti in Italia; puntano sulla classe politica italiana che ha pubblicamente minimizzato il pericolo con vanterie del tipo: “Milano non si ferma”, al rigetto delle informazione scientifiche quando non confermavano il loro ottimismo, alla infondata convinzione che si trattasse di un problema della Cina risolvibile chiudendo le nostre frontiere, al non comprendere che l’evoluzione sarebbe stata rapidissima… Potete leggervelo in originale e trovarne una sintesi in italiano sul blog Il Post.
    I tre ricercatori sostengono che esaminare gli errori fatti in Italia servirebbe a non ripeterli in USA. Giusto e contemporaneamente ridicolo: in USA Trump ha copiato benissimo gli errori italiani e ci ha pure aggiunto molto di suo.
    Quei tre non dicono niente su cosa invece si dovrebbe fare e credo che neanche ne abbiano le competenze: non sono qualificati in epidemiologia e in programmazione sanitaria.

    Ho già affermato che la critica su cosa è stato fatto male è al momento inutile (tanto per non dire che è sciacallaggio politico) e che invece è importante e urgente programmare come vincere la sfida di ridurre il più possibile i danni di questa epidemia.
    Ho affermato che ci sono volonterosi dotati di testa pensante e di competenze che sono già al lavoro in questa direzione; ho citato chi lavora su diagnosi e terapia precoce e chi progetta come effettuare tamponi di campionamento per capire la situazione e programmare come intervenire. Se ne possono citare altri esempi, li ho chiamati “buone notizie”.

    Il guaio è che sembra manchi la principale buona notizia, e cioè che governo e i due commissari per questa emergenza siano convinti che questa sia la sfida, che questa richiede conoscenza, programmazione e la valorizzazione delle forze migliori che sono già spontaneamente attive.

    Che si debba attivare subito un osservatorio epidemiologico che funzioni da sistema informativo che raccolga, elabori e divulghi i dati utili sulla diffusione dell’infezione è cosa ovvia ma non risulta che chi dovrebbe dirigere ne sia convinto, al punto che la protezione civile continua a divulgare quegli inutilissimi dati di positività che niente dicono sui reali contagi, tiene per sè i dati di mortalità disaggregati per province e per comuni di maggior rischio.. Non mi risulta nessuna risposta istituzionale all’appello pubblico con cui gli epidemiologi di “Epidemiologia e Prevenzione” hanno richiesto la condivisione dei dati.

    Chiudere gli occhi invece che aprirli? Sembrerebbe che sia così.

    Speriamo che invece sia solo un ritardo nel capire, che non si creda davvero di vincere l’epidemia recludendo tutti a casa per tempi indefiniti, negando l’accesso all’aria aperta ai bambini e a chi vuole muoversi nel verde. Se così fosse saremmo davvero in pessime mani, ma vogliamo sperare di no. Aspettiamo e vediamo.

    Per oggi non vorrei mettere troppi argomenti in campo, ma dovremo occuparci anche di un altro aspetto: oltre allo sciacallaggio politico pare che sia in atto un altro sciacallaggio, forse più insidioso: lo sciacallaggio del controllo individuale, del tracciamento momento per momento e luogo per luogo, perché il sacro fine di vincere l’epidemia giustificherebbe quei mezzi.


    Il mantra che si sta affermando è che in Cina hanno vinto perché lì sanno bene come controllare i loro sudditi. Chi sta conteggiando le urne funerarie in movimento a Wuhan sostiene che invece lì avrebbero clamorosamente perso, che i loro dati siano tutti una enorme bugia e che si sarebbero inventati la loro vittoria per giustificare il controllo. Vedremo.

  46. Ah, dimenticavo.
    In Germania i morti per covid sono così pochi perché loro contano solo quelli morti esclusivamente a causa sua e non quelli morti per complicanze da lui evidenziate.
     
    Qui da Bg e Bs  direi che sta andando benissimo: i grandi e per ora imbattuti  numeri dei morti continuano, oscillando leggermente, a scendere e anche quelli dei contagiati !!!!

  47. Dato che di questo virus si sa molto poco, si vedono delle conseguenze, ma si ha molta difficoltà a misurarle, la soluzione adottata è NON INGERIRLO, altro non c’è e secondo me, previsioni, programmi, palliativi, strategie sono parole che si implorano come si implora San Gennaro per i miracoli.
    Mi è venuta in mente una strategia: se si continua così con il blocco totale o quasi delle attività, di sicuro l’economia ne risentirà, ma verranno liberati i famosi 173 miliardi annui di sommerso, perché non si riuscirà più a fare il nero.Togliendo anche 50 miliardi di aiuti, avremo 123 miliardi per noi !!!!
    Oggi ottimo vino rosso ingerito in modica quantità per disinfezione.

  48. Di sicuro il quadro è piuttosto allarmante, sia per la diffusione dei contagi e la relativa gestione dei casi gravi, sia per la reclusione prolungata che si porterà dietro infiniti effetti collaterali, psicologici quanto  fisici, sia sul piano economico.
    Qui al sud cominciano a essere numerose le persone disperate che invocano chiarezza e provvedimenti per i mancati guadagni. In più località è stata coinvolta la cittadinanza promuovendo la spesa sospesa, ma certamente questi piccoli gesti non sono sufficienti per arginare questo fiume ormai in piena.

  49. Certo.
    Preciso:
    Dall’1 al 4% la stima dei decessi a causa esclusiva Covid19.
    Anche se su un numero di decessi incerto, incertificabile, occultato, imprecisabile è comunque un dato a sua volta tenuto nascosto.
    L’aggregazione virtuale che citavo era più in prospettiva futura.
    Ammesso di  immaginare un futuro paragonabile a quanto il passato ci ha mostrato.
    Magari con un atteggiamento politico e culturale non più globalista.
    Con la consapevolezza che tale via o è protoautarchica o richiede un globalismo al rovescio, anticapitalista.

  50. Matteo credo che tu abbia ragione, io lo penso da un po’ che senza sapere il vero livello del contagio non ‘e possibile decidere come andare avanti. Dovrebbero cominciare a fare tamponi ripetuti a caso ( tra i non ricoverati ovviamente ) e anche cercare gli anticorpi  ( ammesso che sia possibile ). Ma io non credo che ci sia malizia in questa omissione, semplicemente nel caos generale questa direzione non viene considerata…

  51. Dino come ti ho gia’ suggerito in altra discussione i contagi che vengono ogni giorno ‘scoperti’ non sono presumibilmente nuovi, ma sono in gran parte relativi a contatti prima del blocco.  Si tratta di malati a casa, che si sono presentati in ospedali dopo l’aggravarsi del loro decorso. Riguardo a te, se eviti i contatti e usi le precauzioni per gli scambi essenziali con l’esterno, non ci sono motivi per cui tu lo debba prendere! 
    Purtroppo l’ansia di leggere nei numeri un miglioramento visibile fa sembrare la situazione in stallo o addirittura in peggioramento. Ma se il blocco viene rispettato, nella sua semplicita’, e’ una misura la cui efficacia e’ garantita.

  52. A questo punto urge una misura effettiva e corretta della pericolosità di ‘sto virus, perché i numeri (ufficiali e no) che girano hanno il valore delle parole di una puttana di Baggio, si dice a Milano.
    Perché sono assolutamente d’accordo con Lorenzo, ma con una chiosa: mi pare che la politica abbia capito perfettamente la lezione,  la istighi e se la goda.
    Perché il risultato evidente dell’aggregazione chiamiamola “virtuale” è la sua totale incapacità a incidere sulla realtà, se non per un po’ di lenzuoli e 2 gg di cacofonia musicale (peraltro ridotta), accettando un parlamento ridotto a 100 persone, limitazioni di spostamento e lavoro (a scelta altrui, beninteso) e anzi collaborando con una compattezza che quella del ’33 in Germania è niente.
    Il tutto senza una quantificazione vera: Lorenzo cita tranquillamente Se non sono indietro pare oscilli tra l’1 e il 4% in campo mondiale. Intorno al 3 in campo lombardo” perché è il numero che va per la maggiore. Ma 3% di cosa?
    Degli infetti? Ma se nessuno ne conosce il numero, ovviamente la percentuale non ha alcun senso o valore: io dico uno per mille, un altro 30%, ma non significa nulla. Non rende conto della pericolosità né della diffusione. 
    Degli abitanti? Sarebbe sicuramente preoccupante, ma non molto ragionevole: in Lombardia sarebbero 86000 morti, a Wuhan 200000 ed è evidente che non ci sono.
    Come si può giudicare e decidere cosa fare senza sapere di cosa si parla?
    Però intanto stiamo in casa e non disturbiamo il manovratore. Tutti senza eccezione.
    Praticamente un sogno per chi conta.
    Per me un incubo peggiore del COVID

  53. Le chiusure servono soprattutto ad “appiattire” la curva dei ricoveri in terapia intensiva, per evitare che troppa gente muoia per mancanza di posti letto e attrezzature adeguate. Al limite, a parità di numero di casi, la chiusura serve a distribuire questi casi su un periodo più lungo, proprio per poter curare il maggior numero di persone. La chiusura ha come conseguenza il blocco quasi totale dell’attività economica ma in compenso ridurrà il numero dei morti. Sta tutto qui, dunque mi pare che ci sia poco da obiettare alle chiusure.

  54. Io credo che una strategia non esista o meglio risulta impresentabile. Esempio pratico il Friuli. Il giorno 9 quando iniziava il blocco c’erano 89 positivi e 1 decesso. I blocchi sono stati duri e ancora più severi che in altre parti. Densità abitativa della regione bassa. Risultati dopo 20 gg ? 1.500 contagi e 100 morti. Curva di contagi e morti praticamente verticale.
    Questo contagio (grave e pericoloso) non lo fermi al massimo lo freni (se riesci). Al massimo lo curi (come puoi) se il soggetto reagisce bene. Come lo blocchi da una parte, ti rientra dall’altra. Le conclusioni possiamo trarle tranquillamente in maniera autonoma. La mia conclusione personale è che sicuramente lo prenderò anch’io; pertanto cerco di tenermi in forma (come posso, perchè i blocchi non aiutano certo) . Nella speranza che migliorino le cure e che il virus si indebolisca adotto tutte le precauzioni possibili per ritardare quel momento.
    L’altra evidenza è che la “reclusione di massa ” in una società come la nostra è impraticabile (oltre un certo limite) e  alla fine serve a poco. In compenso rovinerà l’economia e la vita futura a figli e nipoti.
    Dino Marini

  55. Tra i pochi punti fermi della burrasca salutistica, sociale, economica, personale, esistenziale e, per alcuni, esiziale ce n’é uno mediatico.
    Riguarda la percentuale dei decessi per covid19.
    Se non sono indietro pare oscilli tra l’1 e il 4% in campo mondiale.
    Intorno al 3 in campo lombardo.
    Il punto fermo però non è il dato è il suo – a questo punto voluto – oscuramento mediatico.
    Poche volte e da poche fonti filogorvernative viene precisato e comunque en passant.
    Posso sbagliare: non segue la maretta tra i marosi.
    Comunque, se così fosse, non credo sia una scelta basata sulla poca importanza del dato stesso.
    Penso piuttosto sottenda ad una scelta politica dettata dal timore che il controllo sociale sfugga di mano.
    Niente di più comprensibile.
    Tuttavia la vicenda mette in rilievo il valore del nostro giornalismo una volta di più. Generalizzare è spesso inopportuno tuttavia permette di fornire un’idea. Idea che nel tempo non fatica a riemergere agli occhi di molti.
    Ma c’è un altro punto tendenzialemte fermo o che – temo – si consoliderà ulteriormente.
    La magnitudo della pandemia, il gran tempo libero, l’abbondanza di informazioni, l’esigenza personale di acquisirle, la battaglia tra informazione ufficiale e alternativa, il tempo di riflessione e dialogo tra amici, parenti e così via, il tutto moltiplicato – non so a quale potenza – dalla diffusione dei social media e dallo  familiarità al loro uso, necessariamente farà testo in politica.
    Farà un’opinione pubblica con un peso differente da quanto non ne abbia avuto finora.
    Se prima – in tempo analogico, o quasi – servivano forti motivi aggreganti, capipolo e associazionismo, ora l’aggregazione, come fosse un organismo dotato di mente – e lo è – potrà avvenire con velocità e volatità emozionale digitale.
    Con il perdurare dello stato di emergenza, suicidi, non abbienti disobbedienti per sopravvivenza, casi di disperazione d’ordine vario, si affacciano nel mondo delle eventualità, quando non già presenti nella storia.

  56. Geri, condivido il tuo punto di vista: ci vorrebbe una strategia. Io in giro francamente non la vedo. Ciò che viene comunicato sono solo due cose: il prolungamento possibile della chiusura totale o quasi e lo slogan emotivo “andrà tutto bene”. Ogni tanto emergono frammenti di strategia sia per l’oggi che per il dopo, frammenti a volte in contraddizione. Mi chiedo: i decisori non ce l’hanno, non la vogliono comunicare o sono in una fase di definizione non avendo tutti gli elementi a disposizione? Per ora questo procedere a tentoni crea disagio solo in una parte della popolazione più portata ad avere un pensiero prospettico ma presto (dopo il 15 aprile) saranno in molti a porsi delle domande. Il bisogno di inquadrare eventi e comportamenti dentro uno schema a mio parere emergerà anche in una cultura come la nostra, più portata alla flessibilità e all’aggiustamento tattico giorno per giorno e qui l’attuale classe dirigente verrà messa a dura prova sul piano della visione e della determinazione nel perseguire le decisioni “Whatever it takes”

  57. CORONAVERITA’ 11
    29.03.2020
    Oggi non riporto nessuna tabella di dati perché, con tutto il rispetto dei morti relativi a quei numeri, non vorrei dare troppa importanza a quei numeretti e alle loro oscillazioni giornaliere. Vorrei dare invece qualche buona notizia sul fronte delle azioni concrete per vincere la sfida contro la covid19.
    Ormai sappiamo bene che non è vero che l’epidemia sia come una influenza: in Europa procede e uccide.
    In Svizzera, Francia, Belgio, Olanda già si contano una quarantina di morti per ogni milione di abitanti. La Spagna è già arrivata a 156 e l’Italia a 174 per ogni milione di italiani. Certo che sono tanti, ma sono pochi rispetto ai 636 morti per ogni milione di lombardi, che a loro volta sono pochi rispetto a quel che è successo nei principali focolai di infezione. Questo perché ci sono posti in cui l’epidemia ha già colpito così duramente da far ritenere che i tanti contagiati guariti rallentano la diffusione, mentre altrove siamo (fortunatamente) ancora molto più indietro.
    Non possiamo restare tutti chiusi in casa aspettando passivamente che la covid19 arrivi, uccida la sua parte di ammalati e poi finalmente ci regali la famosa “immunità di gregge”. Certo, non possiamo fermarla, ma possiamo affrontare attivamente la sfida di agire per contrastare e diminuire la letalità della covid19.
    Abbiamo visto che persone capaci e volonterose stanno studiando le possibili strategie realizzabili, compatibilmente con i mezzi disponibili e i tempi di realizzazione.
    Alcune azioni, come quella che abbiamo visto per la diagnosi precoce e la cura fin dalla fase inziale dell’infezione, vanno applicate, se possibile, su scala nazionale: non ci sarebbe motivo per farlo in un posto e non in un altro.
    Altre azioni no: non avrebbe senso prendere le stesse precauzioni in situazioni di rischio molto diverse. Se fossimo in grado di sapere dove e quando l’epidemia colpirà di più potremmo dirottare lì risorse umane, risorse diagnostiche e farmaceutiche, mezzi di protezione, respiratori; allestire luoghi di cura e di quarantena aggiuntivi. Le restrizioni di movimento e le sospensioni di attività lavorative potrebbero essere attuate e graduate là e quando il rischio è più elevato e imminente.
    Ma non ne siamo in grado, perché non sappiamo abbastanza: i morti sono sottostimati e, se non fosse una tragedia, potremmo dire che la conta giornaliera dei contagiati e del loro andamento è una farsa; una tragica farsa che viene rappresentata ogni sera: son dati che non hanno alcun valore.
    In questi messaggi io non vi ho mai citato quei numeri infondati. Con tutte le loro insufficienze e le sottostime, soltanto i dati di mortalità sono indicativi. Il grafico di ieri sulla mortalità a Bergamo evidenzia perfettamente l’anomalia di quel picco di mortalità. Ma i morti arrivano dopo i contagi e alla conclusione fatale delle malattie; sono tragicamente indicativi di cosa è successo, mentre per programmare le azioni servono indicatori di cosa succederà.
    Col senno di poi si può dire che l’utilizzo dei tamponi è stato insufficiente e irrazionale, con la eccezione di Vo’ euganeo in Veneto, che infatti ci ha fornito preziose informazioni sui contagiati che sono asintomatici ma diffondono l’infezione.
    Le direttive dell’OMS sono state sbagliate e contradditorie: dal “non serve fare tamponi a chi non è ad alto rischio” al “fare più tamponi possibile a tutti”.
    I tamponi non possono neanche servire per tracciare e poi testare tutti i contatti dei positivi: al punto in cui siamo tanto varrebbe testare con i tamponi tutti gli italiani.
    Ritengo che i tamponi dovrebbero essere usati per due scopi del tutto diversi:
    Testare ripetutamente la positività o meno del personale particolarmente a rischio di contrarre e diffondere l’infezione: innanzitutto il personale sanitario, ma anche tutti quelli che lavorano con il pubblico e sui mezzi di trasporto pubblico; otterremmo diagnosi precoci con cure più efficaci e minor rischio per il pubblico.
    Testare ripetutamente a campione la popolazione dei diversi luoghi per monitorare, in ognuno di quei luoghi, lo stato di diffusione dell’epidemia.
    In parole povere:per programmare le azioni di contrasto alla covid19 bisogna conoscerne la gravità di diffusione presente nei diversi luoghi, prima che questa si faccia conoscere da sè producendo i picchi di mortalità.
    Per conoscere il livello di diffusione bisogna programmare scientificamente l’uso dei tamponi, non serve recriminare che finora se ne è fatto un uso irrazionale.
    Credo di poter dare una buona notizia: allo scopo di favorire la miglior programmazione sanitaria si sono spontaneamente attivati ricercatori statistici che hanno elaborato e proposto progetti di rilevazione e osservatori epidemiologici.
    Segnalo un progetto in questo senso: il Progetto di rilevazione campionaria dinamica per affrontare il Sars-Cov-2 e Covid19.
    https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/i-dati-e-le-analisi-che-ci-servono-per-combattere-la-diffusione-dellattuale-epidemia-da-coronavirus/
    Nel caso questo link non funzionasse, procedere così:- andare sul sito: https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/– con la funzione “cerca” digitare “progetto di rilevazione campionaria”.
    Sono i dati e le analisi che ci servono per combattere la diffusione dell’attuale epidemia da Coronavirus.
     

  58. Caro Paolo Panzeri, ho 46 anni e di certo non ho ricordi vivi degli anni ‘50😊, good or bad.
    Sul benessere di questi anni si potrebbe aprire un’altra dibattuta discussione e anche sulle malattie (corona a parte) che stanno caratterizzando gli ultimi decenni. 

  59. Grazia mi sembra tu sia giovane e forse non sai, erano gli anni 50, quelli che hanno iniziato a permettere agli italiani di vivere tutti questi anni nel benessere, dopo 20 anni c’è stata la crisi petrolifera e poi sono cresciuti tanti opportunisti e siamo noi che paghiamo sempre di più il benessere di tutti.
    Ma la vita senza lavorare, son pensionato, mi ha aperto nuove visioni tutte molto più piacevoli !

  60. Fabio, dipende dal computer dove scrivo e cosa vi è memorizzato…… e che io non voglio modificare,  ormai penso mi porti fortuna così, spero fino all’arrivo del  vaccino 🙂 

  61. Nuntio vobis gaudium magnum.
    Oggi “paolo” è ritornato a essere Paolo Panzeri. Evidentemente ha risolto il problema con quell’entità demoniaca che lo aveva costretto all’anonimato.
    Bentornato, Paolo! 😊😊😊
     
    Scusate, mi dimentico sempre la mascherina… 😷😷😷

  62. La poesiola la dice lunga!
    Io ho letto che, in base ai dati Istat, in Italia nel 2017 sono morte 13.471 persone per polmoniti, mentre 25.823 è il numero dei morti causati dalle malattie croniche delle basse vie respiratorie. 

  63. Ho letto che la Lombardia è la regione al mondo con l’età media più alta e Bergamo-Brescia ne sono l’epicentro.
    Forse per questo i centri studi e di intervento per le malattie cardiovascolari e polmonari lì sono molto avanzati.
    Bergamo è una provincia industriale fra le meno inquinate.Poi usando la fantasia potrei dire molto altro, per esempio: “il coronavirus è stato sviluppato da certi ambientalisti per eliminare gli industriosi lombardi” 🙂
    La poesiola sulla Lombardia che avevo dovuto imparare alle elementari, insieme a quelle di ogni regione, diceva:
    “dai camini fumiganti io dispenso a tutti quanti il benessere e il decoro con la gioia del lavoro”
    Penso che per  l’Italia il nostro grave problema sia un enorme problema e spero che l’Italia non sia intervenuta ormai troppo tardi.

  64. …e purtroppo ribadiamo che le zone più colpite sono quelle molto industrializzate, per cui la percentuale di casi gravi in Lombardia non può essere paragonata a quella di altre regioni. 

  65. Una considerazione a ieri sera sulla mia provincia
    A Bergamo il numero ufficiale dei contagiati è 8.349
    Il numero ufficiale dei morti dell’anno scorso in questi ultimi 25 giorni è 712
    Il numero dei necrologi di questi ultimi 25 giorni è 3389
    Direi che qui nella bergamasca più del 30% dei contagiati muore, quindi è meglio se non si prende il virus.
    Direi anche che se questa percentuale è altissima, a livello nazionale si calcola attorno al 10%, vuol dire che il numero dei contagiati è superiore di almeno 3 volte.
    Tanto per far notare che non c’è ancora certezza nei numeri ufficiali. 🙂 

  66. Ha ragione Matteo, l’unico modo, almeno relativamente ai deceduti, è quello di confrontare i dati odierni con quelli medi degli anni passati.
    In Cina migliaia di urne funerarie (45.000 ?), altro che 3.000 morti. Ci hanno preso per il sedere.

  67. Ora mi sono convinto che la Cina abbia raccontato menzogne al mondo. E che continui a farlo.
    Come da sua consuetudine, quando le conviene.
     

  68. CORONAVERITA’ 10
    28.03.2020

    Anche oggi i dati mettono solo tristezza: in Italia i morti hanno superato i diecimila, e ben seimila stanno in Lombardia. Da ieri sono morti novecento italiani di cui seicento sono lombardi. E sono pure sottostimati.

    In Italia sono morti in 161 su un milione di italiani, ma in Lombardia quasi seicento, in Emilia trecento, in Val d’Aosta un po’ di più, in Marche e Liguria circa duecentotrenta, in Trentino e Alto Adige 172.

    Nel mondo i dati sono molto più bassi, ma tranne che in Cina e Sud Corea sono in rapida crescita.

    La Spagna, con poco più di 40 milioni di spagnoli ha già i suoi quasi 6mila morti, più del doppio della Cina, dove però i cinesi sfiorano il miliardo e mezzo.

    Gli USA, come sappiamo, conteggiano solo i loro morti tamponati positivi, però questi già sfiorano i 2mila e a New York sarebbero già 728, cioè 86 morti su un milione.

    Ne sappiamo ancora troppo poco per tentare previsioni sui tempi e sui morti di quando finirà, ma certo resterà nella storia come “la grande epidemia della globalizzazione”.

    Un secolo fa finiva una guerra mondiale, così grande come non si era mai visto, tanto che venne chiamata “La Grande Guerra”. Poi però, è diventata soltanto “la prima” guerra mondiale.

    Speriamo che questa umanità globalizzata non faccia altrettanto con le sue epidemie; per farlo, basta andare avanti così, senza cambiare niente.

    Se non si cambia, epidemie, disastri climatici e ambientali verranno da soli.

    Sulla situazione italiana odierna non ho altri commenti oltre a quelli di stamattina.

    Per capire cosa di terribile sta succedendo in Lombardia ci vorrebbero i dati per comune, che però la Protezione In-civile non ci darà mai.

    Oggi (dalla Danimarca!) un amico mi ha mandato i dati mensili della mortalità totale (cioè per tutte le cause) a Bergamo: quelli citati in quello studio a Nembro, nel bergamasco, sulla mortalità anomala.

    Da quei dati risulta che nel comune di Bergamo, dal 2010 al 2019, tutti i mesi di marzo si è avuta una mortalità (comprensiva dei non residenti) variabile tra 162 e 250. Il marzo 2020 (aggiornato al solo 26 marzo) è già a quota 881.

    Vi do soltanto un po’ di dati italiani aggiornati, secondo il solito schema.

    ITALIA +889 (+919) 10.023 morti 161 morti/milione
    SPAGNA +674 (+773) 5.1812 morti 137 morti/milione
    FRANCIA + 319 (+299) 2.314 morti 34 morti/milione
    SVIZZERA + 11 (+ 39) 242 morti 28 morti/milione
    OLANDA + 93 (+112) 639 morti 40 morti/milione
    BELGIO + 64 (+ 69) 353 morti 31 morti/milione
    DANIMARCA + 13 (+ 11) 65 morti 12 morti/milione
    USA +247 (+ 401) 1.943 morti 6 morti/milione
    UK (GB) +260 (+181) 1.019 morti 15 morti/milione
    SVEZIA + 27 (+ 4) 71 morti 7 morti/milione

  69. Insisto: tutti questi dati servono a poco o niente per valutare il reale impatto di COVID.
    L’unico dato a mio avviso serio e attendibile da considerare sarebbe il computo totale dei morti in questi mesi, divisi per regione, paragonato alle serie storiche degli anni passati. Questo potrebbe dare un’idea abbastanza reale del numero di morti correlate a COVID, a prescindere che siano morti a casa, in ospedale o in automobile e a come siano state attribuite le morti, COVID, polmonite o collasso cardio-circolatorio.
    Tutti gli altri possibili dati sono affetti da tutti i possibili errori che sono stati evidenziati…più altri non considerati.

  70. Tutti i conteggi clinici sono (e sono sempre stati) approssimati per una serie di cause spesso inevitabili; mettiamoci il cuore in pace e accettiamoli sapendo che sono approssimati ed evitando di gridare al complotto.    C’è però un problema serio, che oltretutto è facilmente ovviabile, che riguarda il nome da dare al dato numerico che si pubblica o si comunica. L’espressione “contagiati oggi”usata nel presente articolo, se viene isolata dalla chiara equazione a cui si riferisce e viene presa così com’è può avere tre significati: (1) contagiati totali da inizio epidemia a oggi  (2) contagiati presenti in questo momento   (3) nuovi contagiati aggiuntisi nella giornata di oggi. E’ chiaro che in questo modo si rischia di fare una gran confusione e di alimentare fraintendimenti. A questo punto sarebbe molto opportuno invitare caldamente giornalisti e comunicatori ad abbandonare almeno per una volta, in situazioni serie come quella presente, l’ossessione, la smania, per le espressioni abbreviate o generiche (o peggio ancora per le sigle) e indicare con chiarezza la natura del dato che si comunica.

  71. Commento 7.
    I dati per regione del 26/03 sono disponibili qui:
    https://github.com/pcm-dpc/COVID-19/blob/master/dati-regioni/dpc-covid19-ita-regioni-20200326.csv
    I dati sono usciti in ritardo a causa, ritengo, di una tardiva comunicazione da parte della regione Piemonte.
    Per Trento e Bolzano si intendono le rispettive province autonome (è specificato nella root del github e si capisce anche dal campo denominazione_regione).
    I decessi per provincia non sono disponibili, però qualcuno li ha chiesti:
    https://github.com/pcm-dpc/COVID-19/issues/378
    Vedremo. (Personalmente ritengo che i dati per provincia possano essere viziati dai criteri con cui sono raccolti, ancor di più di quelli regionali).Commento 6.
    Il numero di tamponi è disponibile alla stessa fonte.
    https://github.com/pcm-dpc/COVID-19/blob/master/dati-regioniOppure qui, insieme alla percentuale dei positivi:
    https://lab24.ilsole24ore.com/coronavirus/

  72. CORONAVERITA’ 9,5
    28.03.2020
    Nella notte è finalmente ri-comparsa una tabella della protezione civile con i con i dati regionali dei deceduti.
    Non sto a ripetere perché i dati ufficiali siano sottostimati, ma rilevo che la tabella è titolata 27.3.20 ma aggiornata al 28.3. Vacci a capì.
    Data la mancanza dei dati del 26 marzo non si può capire bene dove siano morte le 919 persone di ieri che poi, con questi dati ballerini, sembrerebbero essere invece ben 971;ma una idea approssimativa ce la possiamo fare.
    Sta nuovamente ardendo forte il focolaio Lombardia: quasi mille morti (928) in due giorni.
    Si è riaccesa anche la Liguria: in 2 gg e su soltanto 1,5 milioni di abitanti ha 77 morti.
    In Emilia, sempre in 2gg, se ne sono aggiunti 190.
    Anche il Piemonte con poco più di 4 milioni ne ha avuti 120, sempre in 2 gg.
    Il Trentino AA con solo un milione, in 2gg ne aggiunge 68 nuovi.
    Da ieri la tabella introduce “Trento” e “Bolzano”, ma immagino vogliano intendere non quelle due città ma invece Trentino e Alto Adige.
    La Val d’Aosta, con poco più di 100.000 abitanti, conta ben 13 morti in più.
    Non sembra che siano sorti nuovi grandi focolai di morte, ma in tutta Italia i morti aumentano sensibilmente:
    In Campania, sempre in 2 gg, 42 nuovi morti.
    Nel Lazio da 80 si è passati a 118: 23 in più.
    Pur in mancanza dei dati provinciali che la protezione incivile non ci comunica, si può ipotizzare che le attuali altissime mortalità in Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Trentino Alto Adige non siano una recrudescenza dell’epidemia nei luoghi già flagellati.
    Io ritengo più probabile che siano invece dovute all’espansione, in quelle regioni, dell’epidemia che prima era concentrata quasi soltanto in ristretti focolai.
    Per saperlo ci vorrebbero i dati locali, quelli che la Protezione Civile continua a nasconderci. Forse si decideranno a darceli e così potremo capire cosa accade.
    Sono stato bombardato da cari amici che mi hanno voluto indicare studi secondo loro interessantissimi, in particolare un articolo dell’ISPI che stimerebbe la letalità.
    Quello studio, come tanti altri cui ho accennato, non vale niente: è una vera stupidaggine. E’ un ottimo esempio di quei cretini che vanno a caccia di quell’inesistente rapporto costante fra i tamponi positivi e i veri malati.
    Già subiamo una mortale epidemia di Covid19 difficilmente evitabile, per favore non aggiungiamoci anche un’epidemia di stupidaggini: quella ce la possiamo evitare.

  73. Per me Garibaldi sbaglia, perche’ assume che il problema sia trovare i dati, e interpretarli correttamente.  Io credo invece, che quand’anche sia disponibile il dato ‘nudo’ di interesse per l’andamento del problema ( numero di nuovi contagiati verificati con tampone, numero di guariti, e numero di morti da covid19 ), questo, nella attuale situazione italiana, non sarebbe informativo.
    I motivi:  1. non viene indicato il numero di tamponi testati. 2. il test viene effettuato in gran parte su un sotto campione dei malati, cioe’ quello dei bisognosi di terapia intensiva 3. La stragrande maggioranza dei contagiati con sintomi non gravi resta a casa, e non ricade nella verifica da tampone 4. C’e’ purtroppo un numero di morti non indifferente a casa, di conseguenza non conteggiato o conteggiato con ritardo. 5. Lo stesso vale per i guariti a casa e gli asintomatici 
    La conclusione e’ che per il momento nessuno puo’ dire un gran che di come siamo messi.  Smettiamola di pensare che ci nascondo la verita’. In particolare sullo stato del contagio difficile giudicare, e’ possibile che in alcune zone sia arrivato ad un livello da rendere inefficace  il confinamento generale. Dovrebbero fare i famosi testi casuali.
     

  74. Piccola aggiunta alle interessanti considerazioni di Steve. Nella storia della medicina non è la prima volta che succede. Si è verificato anche per l’HIV. Fin quando non hai uno schema diagnostico brancoli nel buio, vendi i sintomi magari strani ma non riesci a inquadrarli e a stabilirne una causa. Quando qualcuno intuisce le connessioni e fornisce lo schema poi tutto ha un senso e comincia il processo analitico che porta a comprendere la fisiologia della malattia e  arrivare alla terapia. La nostra mente funziona così: senza modelli ci sono solo frammenti. Il buon vecchio Foucault: la nascita della clinica. Un altro elemento sta emergendo in questi dalla storia della medicina moderna. Come successe per la TBC finché non trovi la cura devi creare una struttura sanitaria a parte fatta di istituzioni specifiche e di azioni sul territorio. Non riesci a gestire il problema dentro la struttura tradizionale: troppo rischioso e non riesci a sviluppare competenze specifiche. Speriamo che qui la cosa non duri così a lungo come l’epoca dei sanatori e dei presidi territoriali anti TBC. 

  75. Il numero reale dei contagiati non potremo mai saperlo. Dovremo fare il tampone a tutta la popolazione, sintomatici e asintomatici? Ma anche chi risultasse negativo al tampone in un dato momento potrebbe venire contagiato in qualsiasi momento successivo.
    Chiunque potrebbe essere stato contagiato e chiunque potrebbe contagiare.
    Si vive nel dubbio.
     
     
     
     
     

  76. Dannato Geri mi ha battuto sul tempo!
    Stavo per scrivere che apprezzo il tentativo dell’articolo, ma essendo scritto da un economista pecca come al solito nella scelta di dati e variabili (malattia professionale degli economisti!)
    A mio parere l’unico modo per misurare l’impatto reale del COVID è paragonare il totale dei morti per qualunque causa mese per mese (e magari regione per regione) con le i dati storici degli ultimi anni, perché sono i soli dati certi e non interpretabili (non c’è molto da nascondere o interpretare!). Inoltre sono dati già contabilizzati e dovrebbero essere pubblici.
    E infine occorrerebbe pretendere la medesima contabilità anche dagli altri paesi e in particolare quei nostri “fratelli” europei che stanno cercando di fare i furbetti (immagino per scaricare i costi sui soliti noti)

  77. CORONAVERITA’ 9
    (Le puntate da 1 a 8 sono leggibili nei commenti al post https://gognablog.sherpa-gate.com/gestione-dellepidemia-i-due-stili-strategici/)

    27.3.2020
    La barca non naviga in un mare di verità ma di dubbi. L’unica verità è che non ce la contano giusta.
    Non credo che sia stata una scelta deliberata. Da noi si sono semplicemente adeguati a una bugia internazionale, quella di vendersi i tamponi positivi come N° di contagiati. Andava bene, erano pochi, li si poteva perfino tenere sotto controllo facendo pochi tamponi, così si rassicurava la popolazione.
    Nei giornali e nei social tenevano banco illustri personaggi che esibivano modelli in cui loro avevano previsto perfettamente l’andamento dei contagi, senza domandarsi se quei numeri avevano un qualche valore o no. Un’ottima distrazione di massa.
    E’ andata bene fino a che non sono comparsi, uno dietro l’altro, i morti: i conti non tornavano più; anche il mio giornalaio si è accorto che i morti e i guariti erano quasi a pari e la gente, da rassicurata, si è spaventata, temendo una letalità vicina al 50%.
    Per rassicurali si è deciso di dire (parzialmente) la verità, e cioè che l’epidemia non era affatto così letale come sembrava, perché gli ammalati erano stati sottostimati, erano molti di più: 10 volte tanto, o 8, o 20 o 100. Trovare quel numero magico del rapporto fra i malati veri e i tamponati positivi è diventato un altro bell’argomento di distrazione di massa.
    Ma quel numero, costante come lo sono tutti i numeri, non esiste: Mentre a VO, in Veneto, il tampone lo hanno fatto a tutti, in Lombardia quasi a nessuno, ma lì i contagiati ci devono ben essere stati, perché in certi luoghi (non in tutta la Lombardia, fortunatamente) i morti abbondano, non si trovano le casse da morto, i forni crematori non ce la fanno più, nelle case di cura i vecchietti giacciono morti nei loro letti che nessuno ha il coraggio di toccarli. Per capire la situazione si dovrebbero, per i diversi luoghi, avere almeno i dati dei morti per covid19.
    Ma darli è altamente pericoloso, perché in certi luoghi quei dati sui morti sono altissimi (altro che i dati medi per regione e quelli ancor più diluiti in tutta l’Italia!) e quindi, di nuovo, la gente si spaventerebbe, qualcuno farebbe di tutto per scappare via da lì…
    Ma darli è pericoloso anche per un altro motivo: non solo i dati ufficiali dei contagiati erano sottostimati, lo sono anche i dati ufficiali di morti per covid19. Presto o tardi verrà fuori, e allora l’aver divulgato dati fasulli anche sui morti può far crollare del tutto la fiducia.
    Sarebbe meglio non divulgare niente, ma non si può, e allora si sceglie il male minore: non si divulgano più dati locali, né per province (mai divulgati) né per regioni; si divulgano soltanto i dati nazionali dei morti, quelli che sono diluiti in tutto il territorio italiano. Sono dati (relativamente) bassi; certo, cresceranno, ma intanto la gente si abitua.
    Intanto, mancando i dati di mortalità, gli “illustri esperti” hanno ripreso a distrarci illustrandoci l’andamento dei casi e disquisendo se la curva dei contagi ha raggiunto o no il culmine massimo…
    La gente però non è scema. Da una parte gira molto il passaparola; oggi ho sentito: “una mia parente, a Terracina, improvvisamente si è aggravata, non ce la faceva più a respirare, è morta in due giorni, ovviamente a casa e senza diagnosi da covid19: il solito “arresto cardiocircolatorio”.
    Come dire che “è morta perché è morta”. Fortunatamente, ho sentito anche di gente malata febbricitante che a casa ha inutilmente atteso il famoso tampone, fino a che è guarita da sola.
    Dall’altra c’è chi indaga. A Nembro, come scritto ieri, è stata fatta un’indagine con i fiocchi. E’ stata fatta anche dal sindaco, che ha accesso agli archivi comunali di mortalità, e che ha rilevato, per questi primi tre mesi dell’anno, la mortalità (per tutte le cause) e la ha confrontata con la mortalità media degli anni precedenti; ha rilevato una “mortalità anomala” (cioè superiore a quella media) che è quattro volte superiore a quella ufficialmente attribuita alla covid19. Allora hanno contattato altri amministratori locali che sui loro archivi hanno potuto replicare l’indagine e sono arrivati a risultati simili o peggiori: a Bergamo la mortalità anomala è oltre dieci volte quella ufficiale per la covid19.
    A questo punto, questa è l’unica vera via valida per stimare la mortalità della covid19: rilevare, nei diversi luoghi, l’aumento di mortalità rispetto alla media degli anni scorsi.
    Mi risulta che l’ISS (Ist. Superiore di Sanità) si sia già mosso in questa direzione e che abbia chiesto all’ISTAT di produrre rapidamente i dati, il che dovrebbe accadere a giorni. Vedremo se poi ce li faranno sapere anche a noi, che saremmo alquanto interessati.
    Non so se l’ISTAT ha già comunicato quel raffronto per dicembre 2019, che dovrebbe essere già bell’e pronto.
    Ma sull’argomento “mortalità anomala ” e “malattia anomala” esiste già un altro passaparola, avviato fra i medici.
    Mi risulta che a Roma, a cavallo fra dicembre e gennaio, diversi medici di base si siano scambiati le loro esperienze dirette segnalando che “quest’anno l’influenza è strana, più aggressiva e più duratura, con più complicazioni polmonari”. Nessuno di loro allora pensava alla Covid19 causata dal coronavirus SARS-COV-2 Allora neanche esistevano questi nomi, sono stai dati dopo.
    Queste considerazioni si riferiscono a dicembre dell’anno scorso, il che porta a ritenere che a Roma il SARS-COV-2 circolasse già a novembre.
    Novità sconvolgente? Nient’affatto. Anche a Piacenza, attuale pesantissimo focolaio, se ne erano accorti già a dicembre.
    Mi sono stati segnalati solo ieri, ma sono di fine febbraio e di inizio marzo:
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    https://cattiviscienziati.com/2020/02/28/il-virus-cera-gia-una-possibile-buona-notizia/
    … Ora, se uno va a guardare retrospettivamente ai casi di polmonite in Italia, si scopre che nell’ultima settimana dell’anno (non solo a metà gennaio, come oggi riportano i giornali) nell’ospedale di Piacenza, cioè a pochi Km da Codogno e Casalpusterlengo, si sono avuti in una sola volta oltre 40 casi di polmonite, un picco assolutamente anomalo e già all’epoca giudicato eccezionale ed indipendente da inquinanti o altre condizioni specifiche.
    Retrospettivamente, sulla base di ciò che oggi sappiamo dei sintomi causati dal coronavirus, la cosa non poteva che destare ovvi sospetti; ed infatti, è risultato che molti “vecchi” pazienti di polmonite oggi presentano anticorpi contro il coronavirus, a dimostrazione del fatto di essere stati a suo tempo infettati.
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    un articolo su SCIENZAin rete:
    Alcuni punti fermi sul coronavirus Vero o falso, COVID-19 di Enrico Bucci, Ernesto Carafoli
    … Per circa un mese ci siamo cullati nell’idea che, vabbè, c’era questa noiosa cosa che era arrivata in gennaio dalla Cina, che avremmo dominato con alcune draconiane misure che avrebbero solo dato fastidio ai nostri rapporti con la Cina (per carità di patria sorvoliamo sugli aspetti tecnici delle suddette misure). Ma siamo sicuri di non aver chiuso le stalle quando i buoi già erano scappati?
    L’idea non è peregrina e della possibilità di recente si è incominciato a parlare, meglio sarebbe dire a sussurrare, fra gli esperti. Un’ipotesi, come la si è definita. Però da pochi giorni qualcosa di non ipotetico, ma di reale, è inaspettatamente venuto alla luce, come uno di noi ha già avuto modo di scrivere. Cos’è successo? È successo che alla fine di dicembre in un ospedale di Piacenza (una ventina di chilometri da Codogno) si sono inaspettatamente osservate una quarantina di polmoniti anomale. A fine dicembre non c’era naturalmente ragione alcuna di pensare al coronavirus. Era un’osservazione strana, dovuta a chissà quale fenomeno non spiegabile: capita, in medicina. Questo succedeva ben prima dello scoppio dell’emergenza da Covid-19 in Cina e quindi nel mondo. Evidentemente, gli avvenimenti da febbraio in poi devono aver messo la pulce nell’orecchio di alcuni medici, che hanno deciso di analizzare il sangue degli ex-malati di polmonite, in questo caso di un secondo picco registrato circa a metà gennaio: e cosa hanno trovato? Anticorpi contro coronavirus!
    A meno di un’anomala concentrazione di coronavirus da raffreddore proprio nei malati di un picco anomalo di polmonite, è quindi verosimile che le polmoniti anomale registrate tra fine dicembre e inizio gennaio siano state causate dal coronavirus; il quale, prima della fine di dicembre, vale a dire in tempi pre-allarme, era quindi già attivo in Italia. Di più: se i dati saranno confermati, tenuto conto dei tempi di sviluppo della patologia polmonare da Covid-19, e del rapporto infettati/seriamente ammalati, è giocoforza concludere che già nella seconda metà di dicembre centinaia di portatori asintomatici, o lievemente sintomatici, di SARS-COV-2 giravano molto probabilmente per l’Italia….
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    sullo stesso sito e su:http://www.epiprev.it/editoriale/epidemiologia-e-covid-19-italia-consentire-e-coordinare-l%E2%80%99accesso-ai-dati-un%E2%80%99ampia-collab
    un appello di noti epidemiologi per “consentire l’accesso ai dati….”
    Anche loro!
    Vorrei concludere con una buona notizia, riguardo quella sfida di cui ho scritto un paio di giorni fa. Ho il piacere di constatare che non me lo sono sognato di notte che ci siano persone che ” lucidamente si pongono il problema di cosa è possibile cambiare per vincere la sfida” e che, malgrado le tante disfunzioni, quei cambiamenti li stanno sperimentando. Scrivevo, sempre sulla sfida che: “Sono persone come quelle che possono vincerla”. Quelle persone esistono e sono già al lavoro. Non so quante iniziative ci siano, per stasera posso segnalarvi questa:
    https://telegra.ph/Coronavirus-limmunoinfettivologo-Primi-7-giorni-fondamentali-se-iniziassimo-a-curare-subito-pazienti-non-servirebbe-lospedale—-03-24?r=25888023
    Coronavirus, l’immunoinfettivologo: “Primi 7 giorni fondamentali, se iniziassimo a curare subito pazienti non servirebbe l’ospedale”
    “Le terapie intensive sono in sovraccarico perché abbiamo un ritardo nell’individuare i pazienti con sintomi e – spiega Francesco Le Foche, responsabile del Day Hospital di immunoinfettivologia al Policlinico Umberto I Università La Sapienza di Roma -nell’iniziare a trattarli con antivirali che permettono di ridurre la replicazione del virus e evitare il peggioramento”
    Fare tamponi prima di quanto fatto finora per evitare che pazienti curabili a casa arrivino in ospedale. “I primi sette giorni di malattia sono fondamentali. Se facessimo tamponi rapidi a chi ha pochi sintomi e iniziassimo subito a curarli, molti pazienti non avrebbero bisogno dell’ospedale. La fase iniziale della patologia è importantissima e la stiamo sottovalutando: è gravissimo il fatto che non si agisca, laddove possiamo ridurre il danno“. È l’opinione che esprime all’Ansa, Francesco Le Foche, responsabile del Day Hospital di immunoinfettivologia al Policlinico Umberto I Università La Sapienza di Roma che sottolinea: “Le terapie intensive sono in sovraccarico perché abbiamo un ritardo nell’individuare i pazienti con sintomi e nell’iniziare a trattarli con antivirali che permettono di ridurre la replicazione del virus e evitare il peggioramento”. “Nelle prime 72 ore dopo i primi sintomi di Covid-19 avviene il danno virale nelle cellule del polmone profondo. Dopo c’è una risposta del sistema immunitario, che crea una infiammazione simile a quella che si rileva nelle polmoniti interstiziali autoimmuni e dovuta alla cascata citochinica, che si sovrappone al danno fatto da virus. E, dopo circa sette giorni, si arriva a un bivio.
    “L’80% dei casi migliora, l’altro 20% può andare incontro a un interessamento del polmone profondo che induce una polmonite interstiziale bilaterali”, spiega l’immunologo. È nei primi giorni che, secondo Le Foche, sprechiamo tempo prezioso, nella prima settimana abbiamo una artiglieria che non risponde. Per questi pazienti, oggi in Italia non si fa nulla, spesso non vengono individuati e quelli individuati vengono solo messi in isolamento domiciliare fiduciario”. Il paziente paucisintomatico (con pochi sintomi) invece, oltre al fatto che ne vanno rintracciati i contatti, “va trattato con idrossiclorodina, vecchio antimalarico orale, molto attivo sia come immunomodulante che nell’abbassare la capacità del virus di replicarsi, e tollerabilissimo”.
    Ci sono poi marcatori sierologici, come proteina C reattiva, ferritina, Ldh e emocromo, che “andrebbero utilizzati per individuare precocemente, con analisi del sangue da effettuare già nei primi quattro giorni, coloro che andranno incontro a una risposta immunologica molto forte, che porta alla terapia intensiva. A questi pazienti si può iniziare il trattamento con tocilizumab, farmaco per l’artrite, per il quale è partita una sperimentazione“. Così si fa all’Umberto primo, dove i pazienti sintomatici sono ricoverati in reparti a bassa intensità di cura. “Ma la maggior parte di loro – conclude – dovrebbero esser trattati a domicilio dalla medicina del territorio e questo non viene fatto. Il rapporto costo-beneficio, sia dal punto di vista umano che economico, sarebbe enorme“.
    _____________________________
    Apprendo due notizie molto meno buone:- Anche oggi ci tacciono i dati di mortalità per province (sempre taciuti) e per regioni.- Da ieri in Italia sono morte ufficialmente di Covid19 quasi mille persone: 919 . Mai successo in alcun paese al mondo.

  78. Finalmente una spiegazione semplice e chiara dell’algoritmo di conteggio, evidenziando sia le incongruenze fra le comunicazioni sia tutte le riserve sulle modalità di raccolta dei dati. Di conseguenza tutti i numeri riportati hanno dei notevoli margini di incertezza, a partire dall’effettivo numero di contagiati.

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