Farli morire non solo in mare ma nel deserto

L’Europa e l’Italia vogliono blindare tutta la sponda meridionale del Mediterraneo e ottenere da Tunisi che i migranti provenienti dal Sud del Sahara siano condannati al deserto ed ai lager.

Farli morire non solo in mare ma nel deserto
di Franco Valenti
(pubblicato su costituenteterra.it il 19 luglio 2023, fonte Settimana News)

Domenica 16 luglio 2023, la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, il capo del governo dimissionario olandese Mark Rutte e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen si sono recati a Tunisi per negoziare con l’autocrate presidente tunisino Kais Saied politiche di respingimento e di rientro dei migranti provenienti dal sud del Sahara in cambio di milioni di euro e di strumenti di controllo sia delle frontiere sud che del canale di Sicilia. Operazione che fa parte di un piano più ambizioso: blindare tutta la sponda sud del Mediterraneo ai disperati che cercano di raggiungere l’Europa attraversandolo.

Tunisi, 16 luglio 2023. Da sinistra, Mark Rutte, Ursula von der Leyen, Kais Saied e Giorgia Meloni

Affari di Stato
L’operazione è stata denominata Piano Mattei per l’Africa da parte della Meloni. L’evocazione del nome dell’artefice del decollo delle imprese di Stato in materia di approvvigionamento di combustibili fossili che ha fondato nel 1953 l’ENI, sta ad indicare uno sguardo interessato, amplificato dalle conseguenze del conflitto russo-ucraino, sulle ricchezze energetiche e minerali dell’Africa, molto meno sulle necessità vitali delle popolazioni di quel continente: un profilo nettamente neocolonialista dell’operazione.

Gli accordi siglati col governo algerino, i tentativi di accordo con i ras di Tripoli e Bengasi, l’occhio strabico nei confronti dell’Egitto di Al Sisi, non toccano minimamente le condizioni degli abitanti di quei territori e tanto meno la tutela dei diritti umani delle popolazioni in fuga, che quei territori sono costretti ad attraversare. L’Europa e l’Italia in prima battuta, vogliono rispedire ai paesi di provenienza o di transito dei “pacchi umani” che arrivano, dopo la dura selezione delle peripezie e le numerose angherie subite, sulle coste italiane.

In altre parole, si chiede a governi inaffidabili, sostenuti da bande criminali legalizzate, di tenere la testa sotto l’acqua a chi cerca di disturbare gli affari con la sponda nord del mare.

I negoziati tira-molla fanno parte della storia trentennale delle migrazioni verso l’Italia. Il Bel Paese ha negoziato con tutti: Ben Ali, Gheddafi, Al Sisi… offrendo denaro, equipaggiamenti militari e dotazioni di polizia, pur sapendo che nessuno di quei paesi aveva e ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra e il Protocollo di New York. Una dimenticanza vigliacca in cambio di gas e petrolio.

A discapito delle persone
Da almeno due decenni il cuneo di sabbia tunisino, stretto tra le frontiere di Libia e Algeria, è teatro di respingimenti di vittime e di retate combinate tra polizia ed esercito, spesso scatenate sulla base degli interessi economici di alcune classi politiche e imprenditoriali, che, dopo anni di sfruttamento, spediscono nel deserto lavoratori e lavoratrici solo perché chiedono il dovuto per il lavoro svolto.

Il percorso tra Algeria e Niger – tra Tamanrasset e Arlit – è disseminato di tracce di resti umani e di quel che resta dei disperati sperdutisi tra le sabbie o i territori rocciosi. Le guardie di frontiera algerine portano i poveri, di notte, sul confine col Niger e da lì li “buttano” aldilà del confine con indicazioni di percorsi senza alcuna segnalazione e posti di rifugio, soprattutto senza acqua.

Analogo gioco viene perpetuato, da anni, ai confini con la Libia. In passato tra Algeria e Tunisia non correvano buone relazioni soprattutto a causa del pericolo di attraversamento delle frontiere da parte di membri appartenenti ai movimenti jihadisti. La caccia ai migranti provenienti dall’Africa sta accomunando i due paesi tanto da allentare le tensioni storiche: il tutto benedetto e foraggiato da capitali e incoraggiamenti provenienti dall’Europa.

È di questi giorni la notizia di attacchi con armi da fuoco e da taglio ai lavoratori africani per le strade di Sfax, città tunisina da cui partono molti barchini alla volta di Lampedusa. Centinaia di cittadini stranieri sono stati catturati e portati nel deserto a sud-est della Tunisia, senza acqua né cibo, totalmente abbandonati a sé stessi, con donne e bambini.

Sono deportati nella zona militare di Ras Jedir, al confine con la Libia. Solo l’intervento, autorizzato dal governo, da parte della Mezzaluna Rossa e i suoi volontari, ha permesso di raggiungere circa 630 persone sprovviste di tutto per organizzare un minimo di assistenza. Di questi una piccola parte ha accettato di essere riportata in patria dall’OIM, mentre la maggior parte vuole proseguire il viaggio verso l’Europa.

Migranti come arma di scambio
Il 2023 sta assistendo ad arrivi di massa sia a Lampedusa sia sulle coste calabro-pugliesi. Proprio col governo populista di destra al potere sembra essersi scatenata una corsa a incentivare le partenze e per estorcere i maggiori vantaggi possibili, sia in danaro sia in mezzi. Era l’occasione attesa da tempo dai mercanti di carne umana, tutelati, se non addirittura sponsorizzati, da governi corrotti e senza alcuna credibilità contrattuale.

Solo l’Italia e, da un po’ di tempo, l’Unione Europea stringe con calore e riconoscenza le mani colpevoli di migliaia di lutti, mai registrati e onorati. L’accordo Unione Europea-Turchia rappresenta la matrice degli attuali accordi giocati sulla pelle degli altri.

Si calcolano oltre 40.000 morti nel Mediterraneo, ma nessuno ha calcolato pure i morti sprofondanti nel mare di sabbia del Sahara. Alcuni anni fa il Governo della Germania Federale indicava un numero potenziale, al ribasso, di 28.000 vittime, sicuramente aumentate in questi ultimi tempi: morti che non vengono documentate e restano quindi invisibili agli spettatori europei. Le morti non viste restano delle morti virtuali, da play station, che non toccano le corde dell’empatia e del cordoglio.

Il cosiddetto decreto Cutro nasce proprio dall’atteggiamento che rinfaccia le responsabilità della propria morte alle vittime, apostrofate di essere incaute nel mettersi in viaggio, come se fossero bagnanti della domenica in viaggio da Roma verso Fregene.

Traffico di esseri umani
La lotta contro il traffico di esseri umani non si risolve con “l’invisibilità” delle vittime, spesso attratte sulle vie dell’emigrazione da procacciatori di affari che, con i complici attivi e diffusi in tutti i paesi di partenza, organizzano la truffa del viaggio verso un posto di lavoro, con la ricerca di capitali che circolano in ambienti ben conosciuti agli investigatori europei, quantomeno conosciuti dai mezzi di informazione coraggiosi e veramente liberi e indipendenti da logiche di potere.

L’emigrazione forzata o clandestina è prima di tutto un affare per le reti mafiose intrecciate coi governi dei paesi che stipulano accordi con l’Europa. Le vittime sono solo delle pedine da spolpare con la complicità delle leggi restrittive e discriminatorie dei paesi europei.

Se si potesse arrivare in Italia come si arriva da Roma, non staremmo qui a contare i morti in mare o nel deserto. Ma, siccome così non è, almeno non foraggiamo chi ci tiene per la collottola, perché sappiamo di essere in balìa dell’umore di chi deleghiamo a fare il lavoro sporco per noi!

Nessun Memorandum con la Libia ha ridotto il fenomeno degli sbarchi o la schiavitù di decine di migliaia di esseri umani, torturati e trattati come bestie da macello. I proclami ipocriti di chi afferma di voler negoziare un Global Compact con l’Africa senza rispettare i figli dell’Africa che arrivano in Europa lasciano il tempo che trovano.

L’Africa ha le risorse umane per affrontare il proprio futuro – a differenza dell’Europa – anche se questo momento è segnato ancora dalla rapina delle risorse e da corruzioni letali per economie traballanti. L’Africa possiede terre fertili, non solo il deserto del Sahara. È terra ricca di materie prime, saccheggiate da vecchi e nuovi colonizzatori ammanicati con un’endemica inclinazione alla corruzione. Ma il continente saprà trovare la strada della propria autodeterminazione, politica, culturale ed economica.

Manodopera: accordi destinati al fallimento
La controparte delle migrazioni irregolari viene spesso presentata dall’adozione di normative che permettono l’ingresso in Italia senza doversi affidare agli scafisti di turno: sono i decreti dettati dalla necessità di manodopera carente nel sistema produttivo locale, non certo da sentimenti di accoglienza e protezione.

Persino l’attuale governo di destra – forse spinto più dall’insistenza degli operatori economici che dalla propria volontà politica scevra di realismo – ha deciso la programmazione della forza lavoro necessaria all’economia nazionale. Lo schema presentato col titolo Programmazione dei flussi di ingresso per il triennio 2023-2025 (Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri-esame preliminare), prevede ingressi programmati in ragione del fabbisogno rilevato.

I numeri recitano, per il 2023, 136.000 ingressi di lavoratori/trici a fronte di un fabbisogno rilevato di 274.800; per il 2024 gli ingressi sarebbero 151.000 a fronte di una necessità di 277.60 e, per il 2025, gli ingressi previsti sono 165.000 a fronte di un fabbisogno di 280.600. Sono dati pubblicati con comunicato stampa da parte del governo. Non si capisce la correlazione tra ingressi programmati e fabbisogno rilevato dallo stesso governo. Siamo in presenza di un fenomeno di dissociazione matematica?

Andando a vedere poi le mansioni ricercate, «oltre a elettricisti e idraulici», troviamo, a seguito, i settori del trasporto pubblico e delle merci, l’edilizia, il turistico-alberghiero, la meccanica, l’alimentare, le telecomunicazioni, la cantieristica navale e, infine, il lavoro stagionale nei settori agricolo e turistico-alberghiero. Le quote privilegiano la manodopera che proviene dai paesi che sottoscrivono accordi di migrazione regolare con l’Italia e che, nel contempo, contrastano le migrazioni irregolari.

Vale la pena ricordare che tutti i programmi di reclutamento all’estero di manodopera adottati nel passato si sono rivelati fallimentari, sia per la difficoltà di riconoscere i titoli di studio, che per le stesse competenze professionali dichiarate: il mondo imprenditoriale non assume infatti personale alla cieca, senza conoscere le effettive capacità e competenze dei candidati.

Stranamente manca, nell’elenco governativo, la ricerca di personale medico e infermieristico, professioni ricercatissime nei paesi nordici, tanto che noi italiani gliele forniamo in abbondanza.

Nel mentre, l’introduzione della non rinnovabilità del permesso di soggiorno per motivi speciali a decine di migliaia di cittadini stranieri, che già vivono da tempo in Italia, costituisce una miopia madornale.

Negare, inoltre, ai nuovi arrivati in attesa di esame di istanza di asilo o protezione internazionale da parte delle preposte commissioni territoriali la possibilità dello studio della lingua italiana e ogni contatto con l’esterno delle strutture in cui i migranti sono costretti, testimonia la scelta del tutto ideologica e discriminatoria, fuori da ogni necessità logica e persino controproducente.

Ma, si sa, il semplice buon senso è merce sempre più rara in questo Paese!

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Farli morire non solo in mare ma nel deserto ultima modifica: 2023-10-26T04:32:00+02:00 da GognaBlog

37 pensieri su “Farli morire non solo in mare ma nel deserto”

  1. 37
    marco vegetti says:

    25 Ceovella: noi occidentali dovremmo preoccuparci di arrivare a IMPORRE rigidissimi programmi di controllo delle nascite direttamente a casa loro
    Ancora qui? Fermi alla nostra superiore civiltà, a imporre ad altri le NOSTRE decisioni, al colonialismo da rigurgito? Non abbiamo imparato nulla dalla Storia? Siamo ancora alla menata “giardino d’Europa” e fuori la giungla? Che orrore …

  2. 36
    Grazia says:

    Nel 2023, e soprattutto dopo i teatrini del covid che ci hanno mostrato la possibilità di ampio controllo con qualsivoglia mezzo, mi sembra inaccettabile pensare che i migranti arrivino improvvisamente.

     

    Sono milioni le persone coinvolte negli scambi, a cominciare dai politicanti che manteniamo fino agli scafisti, con di mezzo forze di polizia, guardiani, autisti, gestori dei centri accoglienza, torturatori, proprietari terrieri, spacciatori di droghe e risorse umane, e tutti quelli che stanno a guardare senza far nulla. 

  3. 35
    Stefano says:

    Che il conenimento/riduzione della popolazione mondiale sia principio condiviso da altri, lo vedi leggendo in giro e anche in altri commenti su questo stesso sito. Più tardi accetteremo tale principio e peggio sarà per tutti
     
     
    e prima lo farai prima andrai con le pezze al culo!!!.
    Veramente un’ignoranza siffatta o è malafede o è idiozia

  4. 34
    Carlo Crovella says:

    @29. Che fatica! Devo ogni volta ripetere i ragionamenti da Adamo ed Eva. Con la presa in giro, poi, che se ripeto per spiegare a qualcuno, si alza qualcun altro ha protestare per ripeto “sempre”!. In sintesi: la dinamica demografica si piegherà, con l’artificio che ho descritto, nel medio lungo termine. Nel breve (che significa 10 anni circa) l’obiettivo è ARRESTARE LA CRESCITA ESPONENZIALE della popolazione mondiale. Siamo 8 mld e, in assenza di variazioni strutturali, le proiezioni statistiche individuano obiettivi di 10 mila totali fra 10 o 20 anni. Eccole prima cosa dobbiamo evitare questo, poi penseremo a ridurre il numerototale. Il pu To cardine è: siccome l’Occidente è gia’in riduzione, per la denatalità, occorre agire sul Terzo mondo, dovr figliano come consigli. Facile a dirsi, complicato da concretizzare, stante l’indipendenza di tali stati. L’ipotesi che io vedo è quella di massicci investimenti occidentali per far evolvere quelle culture e portarle a livelli di maggior consapevolezza per cui saranno quegli stessi popoli che comprenderanno la necessità di un rigido controllo delle nascite. Tempi lunghi? Certo, lunghissimi. Ma se non inizieremo mai, non arriveremo mai all’obiettivo.
     
    Che il conenimento/riduzione della popolazione mondiale sia principio condiviso da altri, lo vedi leggendo in giro e anche in altri commenti su questo stesso sito. Più tardi accetteremo tale principio e peggio sarà per tutti.

  5. 33
    Stefano says:

    32 strano che non hai spiegato queste parole mettendo un link scietificoh. 
     

  6. 32
    Luciano Regattin says:

    Stefano, la tua ignoranza ostentata ed esibita senza nemmeno tentare di smussarne gli angoli fa un po’ paura, perché come te ce ne sono a vagonate là fuori.

  7. 31
    Stefano says:

    bah, io direi che è il caso di decimare da subito i leoni, ghepardi, tigri, orsi, e perchè no? tutti quelli che scoreggiano così abbassiamo la co2..
    Cioè è ridicolo che gente non di 6 anni, ma di un’eta’ evoluta creda a queste cazzate… ah dimenticavo…lo dice il professorone!! l’esperto!!!. 
    Ti tengono a casa senza il sole (do you remember lockdown??), ti vogliono ai primi raggi  solari che ti metti una crema che così non fa filtrare tutto il bene che il sole fa…ti dicono di non mangiare carne, e guarda caso latticini e uova utili per il sistema immunitario.
    E mi raccomando….credeteci!
    La cosa piu’ salutare al mondo e che viene dalle epoche antiche è mangiare CARNE. Carne specie di quegli allevamenti ancora gestiti alla vecchia maniera dove non si usano tante sostanze per sviluppare in fretta le bestie.
    Beh quella carne è la cosa piu’ salutare che esista. 

  8. 30
  9. 29
    Luciano Regattin says:

    Crovella, davvero pensi che nell’arco della tua vita vedrai un calo della popolazione mondiale? Che poi, certo, la soluzione era così semplice se non addirittura banale,  ma per fortuna c’è Crovella che l’ha individuata: basta andare in Africa e obbligarli a non fare più figli! Più semplice di così! 
    Invece considerata l’impossibilità di riduzione della popolazione, almeno per i prossimi decenni, mi concentrerei su altri aspetti, a partire dal consumo di carne, principale contributore, per quanto riguarda il cibo, all’aumento di concentrazione di CO2 nell’atmosfera. https://www.infodata.ilsole24ore.com/2021/10/31/quanta-co2-emette-un-chilo-carne-cioccolato-scopri-limpatto-ambientale-della-dieta/#:~:text=Un%20chilo%20di%20carne%20di,una%20sessantina%20di%20CO2%20equivalente.
    Non è necessario diventare tutti vegetariani, basterebbe ridurre il consumo di carne, obiettivo molto più raggiungibile che non sterminare 3/4 miliardi di individui come in cuore suo vorrebbe Crovella.

  10. 28
    Stefano says:

    Crovella che sai tutto… chiedi a Xi perchè continua a costruire 100 nuove centrali a carbone all’anno…
    Sei di un ignoranza spaventosa, ripeti a pappagallo gente che di economia non sa nulla. 
    I flussi di capitale si spostano, vanno da dove il saggio di profitto è basso (occidente perchè è saturo di domanda, natalita’ bassa, etc) ai Brics che sono il futuro perchè hanno alta natalita’, debiti bassi, etc.
    Intanto che te ti masturbi con la decrescita felice, dall’altra parte del mondo si fanno il mazzo per vivere meglio e non si fermano alle stronzate green fatte a posta per fare una decrescita CONTROLLATA e PACIFICA come dice Meadow.

  11. 27
    Carlo Crovella says:

    Il patatrak avverrà se continueremo, stupidamente, a credere nello sviluppo infinito in un mondo finito. Invece è proprio con la riduzione degli individui abbiamo qualche chance di evitare il patatrak. Dieci bocche mangiano meno di cento bocche e ancor meno di mille. Si tornerà indietro? Evviva! E’ quello che auspio. Io sono già pronto: verranno invece spazzati via quelli che credono nello sviluppo infinito. Siete impreparati e non saprete adeguarvi in tempo. Buona fortuna.

  12. 26
    Stefano says:

    24) caro… io non ho detto che si debba crescere all’infinito ho solo detto che chi auspica la riduzione della natalita’ sa che deve scontrarsi con il collasso economico. Si perché le variabili nella crescita non hanno piu’ il carburante e tali variabili vanno giu’… se poi il tutto è condito da debiti (come nel nostro caso) l’uscita è o il default oppure il default in linea inflazione.
    Quando parlate di decrescita non sapete di cosa parlate…significa ritornare al 1700… e lì le pance erano vuote…ah ma tanto le vostre sono piene e fate i leoni da tastiera, poi la dura realta’ che volete e arrivera’ vi fara’ cambiare repentinamente parere. Perché i collassi economici sono seguiti poi da guerre come in Ukraina e a Gaza…dove voi avrete in testa le bombe…AUGURI!!!
     
     
     
     
    25vSu una cosa non ho idee confuse, è che il prezzo della materie prime nei prossimi 20 anni andra’ alle stelle ergo avrai gia’ lì la tua selezione naturale dei paesi sottosviluppati che figliano a volonta’.
    Che tu consideri manna dal cielo la denatalita’ è evidente che non conosci l’economia. Se hai denatalita’ hai consumi bassi, bassi consumi devi pompare con il debito per fa star su il capitalismo (oltre che aprire i mercati), pero’ poi hai un’utilita’ marginale del debito sempre piu’ bassa (produce sempre meno pil e devi gonfiare ancora di piu’ il debito) fino a quando nessuno te lo compra oppure parte la stampa compulsiva inflazionistica. E poi patatrack.
    Sull’immigrazione e pensioni: a Bolzano c’è il maggior tasso di ricchezza o uno dei maggiori, e lì si fanno piu’ figli che altrove…1+1 fa 2 carletto…
    Cosa vuoi portarli di LA’… non caga nessun l’Italia…i paesi africani sanno che siamo il punto debole perché abbiamo una classe politica e dirigenziale sconcia.
    Ma figurati se ci sono quelle motivazioni semplicistiche che hai detto. I politici sono al soldo degli Usa che oggi chiaramente fanno vedere che anche loro hanno un’invasione… ma perché tutto cio’? perché tale invasione creera’ il caos, dal caos o si istaura una societa’ mussulmana oppure si reagira’ con l’esercito che mettera’ fine al caos perché limitando i diritti delle persone comuni…
    Studiate la storia, la sociologia, studiate i mercati finanziari poi parlate di economia etc.

  13. 25
    Carlo Crovella says:

    @23, ma anche 22 e “altri”.
     
    Da tempo immemore dico pubblicamente che bisogna fare due cose: 1( ridurre il numero di individui sul pianeta terra e 2) ridurre i consumi, ovvero virare verso una decrescita economica. Quindi non sono un cretino perché la mia posizione è coerente. Dobbiamo essere di meno (come numero) e più poveri.
     
    Sul punto 1) il vero problema è la crescita demografica “esplosiva” del Terzo mondo: su questo specifico punto noi occidentali dovremmo preoccuparci di arrivare a IMPORRE rigidissimi programmi di controllo delle nascite direttamente a casa loro. Della serie non più di un figlio per coppia.
     
    Siccome in Europa la denatalità si è già innescata in modo naturale (si fanno già “pochi bambini”), noi non abbiamo il problema del controllo delle nascite: ci ha pensato la natura.
     
    Per quanto riguarda l’insostenibilità del pagamento delle pensioni a cittadini italiani, è un rischio che io considero pressoché certo e che cmq va accettato, in cambio di minori umani a zonzo sul pianeta e in particolare a casa nostra. DOBBIAMO ESSERE PIU’ POVERI: coinvolge anche i pensionati.
     
    In ogni caso, il tema dell’articolo riguarda l’immigrazione ILLERGALE, non l’immigrazione nel suo insieme. Se riusciremo a istituire un modello di immigrazione REGOLARE (come l’ho sinteticissimamente descritto sotto), disporremo qui da noi della forza lavoro che ci servirà (con tutta la regolarità prevista dal nostro modello giuridico) sia per raccogliere i pomodori che per pagare le pensioni ali italiani. Certo, parzialmente sia uno che l’altro. Ma è coerente con l’auspicio che abbandoniamo la schiavitù ideologica di un modello in ulteriore sviluppo economico.
     
    Accenno solo al volo su quanto detto, già a partire dagli anni ’70, dal Club di Roma, circa il fatto che NON ci può essere uno sviluppo economico infinito in un contesto finito. sciamo già andati oltre, nello sfruttamento delle risorse, e dobbiamo “tornare” indietro (questo prescinde dal tema immigrazione).
     
    Tornando al tema dell’articolo, cioè l’immigrazione, quella che è da combattere aspramente è l’immigrazione ILLEGALE (cioè quella che purtroppo è in essere): io penso che, in presenza di canali legali che funzionano, l’immigrazione illegate si ridurrà moltissimo e sarà quindi più facile fa contrastare. Anche qui si dovranno fare gli adeguati passi: un servizi di controllo dei confini meridionali (marini, fase 3 dell’Operazione Sophia), dove raccogliere i  cosiddetti naufraghi e, mediante adeguati accordi con i paesi costieri (Tunisia ecc), riportarli là. Non da noi, da loro. Dopo un po’ con canali regolari e sicuri, se quelli illegali finiscono che ti prendono in mezzo al mare e ti riportano sistematicamente in Tunisia, voglio vedere quanti continueranno ad alimentare il canale illegale. E in ogni caso, se magari dura per l’eternità il canale illegale, vorrà dire che per l’eternità i “naufraghi” verranno riportati in Tunisia.
     
    Facile da descrivere sulla carta, complicato da attuare, è vero. Ma la principale difficoltà è costituita dal fatto che ci sono europei (italiani in particolare) che “remano” contro a questa strategia. Le ragioni sono le più stravaganti possibili: i diritti umani dell’intera umanità, l’ansia di non veder pagate le pensioni, il desiderio inconscio di avere nipoti, la paura che si inverta il trend di sviluppo economico, oddio dovrò vendere la macchina, speriamo che i pomodori li raccolga un terzomondista, così mi terrò la macchina, ecc ecc ecc
     

  14. 24
    Matteo says:

    “le economie in crescita, i boom economici sono sempre stati alimentati da natalita’ in crescita. “
    Se invece in vita vostra volete conoscere un cretino, prendete un qualunque economista che ritiene possa esistere (e sia auspicabile) una crescita continua di una qualunque variabile di un sistema finito!

  15. 23
    Stefano says:

    Postilla più generale. Non capisco come si possa considerare la denatalità un problema, 
     
     
    Volete conoscere nella vostra vita un ignorante? ecco da oggi lo conoscete. Infatti le economie in crescita, i boom economici sono sempre stati alimentati da natalita’ in crescita. 

  16. 22
  17. 21
    Carlo says:

    La denatalità è un enorme problema economico per pagare le pensioni a chi non produce più. Per ridurre l’umanità si devono ammazzare i vecchi…..fermando ricerca medica, cure per la terza età. 50 anni deve essere la vita massima di un homo sapiens….. è stato così per 200mila anni

  18. 20
    Carlo says:

    Dovreste guardare un po’ meno Wikipedia e un po’ più attorno. Interi paesi vuoti, campagne piene di gente che raccolgono i prodotti di una agricoltura meccanizzata  eserciti di muratori che edificano le nostre casa a basso impatto……e sia nei campi che nei cantieri cercano persone. Il fatto che siano spesso schiavizzati e mal pagati direi che è problema morale  nin loro

  19. 19
    Carlo Crovella says:

    Postilla più generale. Non capisco come si possa considerare la denatalità un problema, un danno. In sé intendo, a prescindere dal problema immigratorio. La denatalità è manna dal cielo. Stiamo riducendo, in modo incruento, il peso antropico con gli annessi e connessi di tipo ambientale. Noi europei non abbiamo bisogno di un rigido controllo delle nascite, proprio grazie alla denatalità in corso. Se avessimo lungimiranza, anziché preoccuparci  dei flussi migratori, ci preoccupiamo di imporre un rigido controllo delle nascite in tutto il mondo non occidentale. Quello è il vero problema.

  20. 18
    Carlo Crovella says:

    Ma perché “dobbiamo” aprite le porte di casa nostra oltre i nostri desideri? Io non faccio entrare a casa mia chiunque e cmq prima lui Budda alla porta. Non esiste che me lo trovo in casa e devo pure pensate a mantenerlo, integrarlo, dargli delle prospettive.
     
    In Europa non ci sono più eclatanti prospettive come era, 100 anni fa, nell’America sia del Nord che del Sud. Ora in Europa non ci sono ampi spazi fisici da riempire, ma soprattutto non ci sono spazi immateriali. Con questo intendo tutti i risvolti del welfare, dal sistema sanitario agli asili per bimbi. Non ci sono spazi di spesa pubblica perché i conti pubblici non lo permettono. Per avere altre spese pubbliche aggiuntive dobbiamo aumentare le entrate pubbliche, cioè le tasse. Quindi “accettare” l’immigrazione ha un costo vivo sulla pelle degli italiani. Gli italiani lo vogliono? Io dico proprio di no. Solo frange marginali di vetero-idealisti, ma percentualmente contano come il due di picche. La maggioranza dei cittadini preferisce starsene in pace, senza i problemi di degrado e di insicurezza che derivano dalla presenza di immigrati e, soprattutto, godendosi ognuno i suoi soldini. Alla fine è questa la fotografia dell’attuale società italiana.

  21. 17
    Alberto Benassi says:

    15) Sia per la denatalità sia per fare lavori manuali
     
    cioè hai bisogno di schiavi !!
    Vacci te a raccattare i pomodori, a vangare i campi e a fare il muratore.
    Vedi quanta scelta.

  22. 16
    Matteo says:

    “italia densamente popolata??? La padania  forse, appennini e meridione mo di sicuro!”
    Carlo, per piacere, prima di scrivere dai un’occhiata (veloce) a wikipedia…
    L’Italia è densamente popolata; in Europa solo un po’ meno della Germania, ma con una percentuale di terre non abitabili molto maggiore…

  23. 15
    Carlo says:

    9, italia densamente popolata??? La padania  forse, appennini e meridione mo di sicuro! In Italia abbiamo bisogno di migranti come dell’ossigeno a 8000mt! Sia per la denatalità sia per fare lavori manuali
     

  24. 14
    Carlo says:

    8, cioè se nel 1940 migravo in Germania od adesso migro in iran dovrei diventare nazista o talebano???

  25. 13
    Alberto Benassi says:

    Che le emigrazioni facciano parte della storia dell’uomo,  non ci sono dubbi. Ma l’italia di oggi è un paese densamente popolato, dove ti giri ti giri ci sono infrastrutture di ogni tipo, non c’è più nulla di rurale, non c’è più nulla di non abitato.
    Siamo come  polli  dentro un enome gabbione d’allevamento.

  26. 12
    Antonio Migheli says:

    #9
    https://www.vita.it/storie-e-persone/gabriele-del-grande-limmigrazione-oltre-gli-slogan-per-chi-vuole-capire-che-fare/
    Legga questo libro, Daidola. Le sfaterà tanti pregiudizi, a partire da quello secondo cui i migranti che arrivano da noi sono solo desiderosi di fermarsi e sovrappopolare il nostro Paese (che pure ne avrebbe bisogno).

  27. 11
    Andrea Parmeggiani says:

    Claudine, tu as raison
     

  28. 10
    claudine J. says:

    Traiter un problème ?
    Agir sur les causes.

  29. 9
    Giorgio Daidola says:

    “Le immigrazione sono un’inevitabile fenomeno biologico…”: per favore lasciamo stare la biologia e pensiamo piuttosto a salvare  la razza umana evitando un mostruoso inquinamento antropico globale. La densità della popolazione in Italia ha già superato da tempo i limiti a tale riguardo, mettendo in seria difficoltà la sopravvivenza di altre specie animali e vegetali. Le immigrazioni attuali verso territori già affollati sono ben diverse da quelle verso territori a bassa densità antropica come quelle di inizio novecento in America del nord e del sud. Per favore non confondiamo.

  30. 8
    Riva Guido says:

    Ogni abitante del pianeta deve potersi recare e vivere dignitosamente ovunque, a una condizione però: esclusivamente nella legalità e nel pieno rispetto dei diritti e dei doveri acquisiti da quella popolazione.

  31. 7
    Antonio Migheli says:

    Articolo da sottoscrivere parola per parola. Un Paese a tasso di natalità negativo e a carenza di manodopera come il nostro dovrebbe accogliere a braccia aperte chi lascia il proprio Paese a seguito di fame, guerre, calamità naturali prodotte dal cambiamento climatico. Altro che distinguere i migranti chiedenti asilo da quelli disposti a morire sulle rotte della migrazione pur di lasciare un Paese che non offre loro neppure la certezza del pasto del giorno dopo. 
    Le migrazioni sono un inevitabile fenomeno biologico prima ancora che sociale, rendetevene conto.

  32. 6
    Enri says:

    Articolo non solo fazioso ma inutile.
    In N righe nemmeno una sillaba che assomigli ad una proposta.

  33. 5
    Tiziano says:

    Però il problema nasce , se come sembra , il numero di chi vorrebbe partire non coincide con quello che noi vorremmo e quindi un giovane stanco di aspettare il volo aereo ceca altre strade

  34. 4
    Carlo Crovella says:

    L’articolo è fazioso. L’obiettivo NON è farli morire, ma NON farli partire, favorendo lo sviluppo a casa loro. In un contesto di severissimo controllo delle nascite, perché la variabile chiave è quella demografica.
     
    A chi obietta che, anche per colpa dei nostri giovani italiani che, “viziati” non fanno più i lavori umili e faticosi, abbiamo bisogno di mano d’opera aggiuntiva, io contro ribatto quanto segue: in primis mi pare che questa considerazione “utilitaristica” non sia tanto nobile, come invece si spacciano i difensori dei diritti umani altrui, ma soprattutto che la lotta attuale è contro l’immigrazione ILLEGALE, cioè spontanea disordinata e quindi per noi ingovernabile. A noi europei torna utile l’immigrazione LEGALE e REGOLATA: nei loro paesi gli interessati si iscrivono a specifiche liste d’attesa presso le ambasciate europee e, quando è tutto pronto, partono in aereo direttamente da casa loro. Aerei europei, organizzati e pagati da europei. Ovviamente questo meccanismo ha diversi risvolti organizzativi, ma qui è irrilevante specificarli uno ad uno.
     
    Con la descritta immigrazione LEGALE, chi proprio vuole lasciare il suo paese, NON deve né fare la traversata del deserto, né stare nei lager libici, né rischiare di morire annegato nel Mediterraneo.

  35. 3
    tiziano says:

    Bisognerebbe aggiungere : e metterli nelle condizioni di fare meno figli. Il  minor numero di figli che noi facciamo rispetto ad esempio all’inizio del ‘900 è sicuramente imputabile al maggior benessere e non solo  ad una educazione migliore. E’ chiaro che ciò comporta un nostro coinvolgimento non da poco

  36. 2
    Giorgio Daidola says:

    Ai disperati bisognerebbe anzitutto insegnare a fare meno figli ma di questo più nessuno ne parla. 

  37. 1
    Massimo says:

    Non essendo in grado di gestire Sgarbi e la Santanchè ci provano con fenomeni di dimensioni epocali.

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