Dalle onde corte di Marconi all’idromassaggio. Lo storico faro di Capo Figari (abbandonato dallo Stato) trasformato in suites di lusso.
Faro di Capo Figari: dall’abbandono al lusso
di Manlio Lilli
(pubblicato su ilfattoquotidiano.it il 12 luglio 2023)
Dopo decenni di abbandono, soluzioni prospettate e mai realizzate, quello che per il Fai è un Luogo del cuore dall’indiscusso valore storico e naturalistico non sembra meritare altra occasione se non quella di ospitare turisti “di alto profilo“.
Più che una scelta, insomma, quello del Semaforo di Capo Figari sul promontorio che sovrasta Golfo degli Aranci in Sardegna, sembra un destino, ormai comune a tanta parte del patrimonio italiano all’ultima spiaggia, quella dell’iniziativa privata.
Dopo diversi tentativi delle istituzioni locali di restituire il bene alla comunità a beneficio del territorio, tutti falliti, alla fine si è deciso per l’affidamento dell’ex Stazione semaforica della Marina Regia alla New Fari srl, che realizzerà suites con spa, idromassaggio e “piscina emozionale”, qualunque cosa voglia dire.
L’accordo tra la Regione Sardegna e la New Fari per la riqualificazione della struttura è stato firmato il 28 giugno 2023. “Con la firma del contratto di valorizzazione della Stazione di vedetta di Capo Figari e della Batteria Luigi Serra, un importante bene viene messo al servizio della comunità in chiave di sviluppo e crescita futura del territorio”, si legge nel comunicato stampa dell’assessore regionale alla Programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio, Giuseppe Fasolino.
Una dichiarazione d’intenti esplicita, che non lascia dubbi. “Si tratta della riqualificazione in chiave turistica di una struttura suggestiva che siamo certi diventerà un’importante attrazione della zona”, ha aggiunto l’assessore agli Enti locali, finanze e urbanistica, Aldo Salaris. Suggestivo il Semaforo di Capo Figari lo è senz’altro, perché il Paesaggio naturale costituisce un imprescindibile elemento di quello antropico, storicizzato.
Il promontorio all’estrema punta nord-orientale della Sardegna, nel comune di Golfo Aranci in provincia di Olbia, è uno spettacolo. Alte falesie calcaree a strapiombo su un mare da sogno, delimitano una lingua di terra popolata da una strabiliante varietà di piante.
L’olivastro e il lentischio lungo il costone esposto a sud-ovest, l’euforbia arborea in quota, i boschetti di pino marittimo nella caletta, e ancora le aggregazioni di elicrisi sulla salita verso il Semaforo, dove si riconoscono l’erica, il rosmarino, la lavanda selvatica, il ginepro fenicio, il corbezzolo e il leccio.
Un concentrato di unicità naturalistiche che ha permesso l’istituzione di un Sito di Importanza Comunitaria, esteso per oltre 850 ettari. Una riserva naturale sulla cui vetta, a 350 metri, sono i resti del semaforo della Marina militare. Un Luogo del cuore, per il Fai, ma a lungo dimenticato dalle istituzioni.
C’è poi l’inequivocabile rilevanza storica, a partire dal ciò che rappresenta nello sviluppo delle comunicazioni. Da qui, l’11 agosto del 1932 l’inventore Guglielmo Marconi sperimenta l’invio di segnali a onde corte per radiocomunicazioni, riuscendo a collegarsi con l’osservatorio geofisico di Rocca di Papa, a sud di Roma, tramite la nave Elettra, in navigazione nelle acque di Golfo Aranci.
La struttura è composta da una torretta circolare con funzione di semaforo e da un fabbricato che ospitava gli alloggi militari. Inaugurato l’11 marzo 1890, era parte integrante del sistema di fari e di semafori segnalatori della Regia Marina, col compito di comunicare e fornire indicazioni per le navi di passaggio e per quelle sulla rotta per Olbia.
Nel 1905 viene acquistato dalla Difesa, che alla funzione di vedetta aggiunse quella di avvistamento. Nonostante tutto, il Semaforo è in abbandono ormai dalla fine della seconda guerra mondiale. Toccherà aspettare il nuovo millennio perché qualcuno se ne ricordi.
Nel 2006 il passaggio dalle Forze Armate all’Agenzia Conservatoria delle Coste della Sardegna. A dicembre 2011 una deliberazione della Giunta regionale lo include, insieme a Fari e Torri costiere e altri Semafori, nel Programma di valorizzazione del patrimonio-marittimo costiero della Sardegna.
Poi, nel 2017 viene inserito dall’assessorato agli Enti locali, finanze e urbanistica, insieme ad altre nove strutture, nel Progetto orizzonte fari, in previsione della sua messa a bando per la concessione di valorizzazione e/o locazione.
La svolta arriva a dicembre 2018 con la Determinazione della Giunta regionale che avvia la procedura per l’affidamento e concessione di valorizzazione delle strutture a Capo Figari. Valorizzazione che si compirà probabilmente soltanto nei prossimi anni, dopo la recente firma dell’accordo con la New Fari srl.
L’intervento prevede la progettazione, il restauro e la riqualificazione degli immobili e la loro gestione con la formula dell’ospitalità turistica per 30 anni.
Nello specifico saranno realizzate delle “sotto suites”, sei nella struttura “dell’Ex Stazione semaforica”, con sala da pranzo e da tè, cantina, terrazza, vasche idromassaggio, mediateca digitale, e due negli immobili della “Ex Batteria Luigi Serra”, con area benessere/spa ed eventi e una piscina emozionale.
La New Fari è “specializzata nella valorizzazione e nel recupero di strutture da destinare all’ospitalità di alto profilo”. E’ la società che ha trasformato il Faro di Capo Spartivento a Chia, sempre in Sardegna, nel “primo faro italiano destinato all’accoglienza”.
La stessa che prevede il riutilizzo con funzioni ricettive, turistiche e culturali anche del Nuovo Semaforo di Portofino, in provincia di Genova, e del Faro della Guardia sull’isola di Ponza, in provincia di Latina.
“Dopo oltre tre anni di lavoro si è finalmente arrivati alla firma della concessione, che recepisce anche l’intesa formale tra Comune di Golfo Aranci, Soprintendenza e Regione Sardegna che sancì la rifunzionalizzazione e valorizzazione in chiave turistica del sito”, ha scritto l’ad di New Fari srl, Alessio Raggio. Che promette: “Noi faremo la nostra parte col massimo impegno e lo faremo ascoltando tutti, soprattutto gli amministratori e la comunità locale, cercando di tutelare tutte le sensibilità coinvolte”.
Altre vie erano state tentate in passato. A maggio 2017 l’allora sindaco di Golfo Aranci Giuseppe Fasolino dichiarava che il Comune aveva “più volte chiesto a Cagliari la cessione del bene, rendendosi disponibile a provvedere attraverso fondi propri alla ristrutturazione e alla valorizzazione dell’ex semaforo”.
A giugno 2020 il nuovo sindaco Mario Mulas assicura che la gestione comunale è ormai prossima e con essa anche una nuova primavera per l’economia locale.
“Sono centinaia i posti di lavoro diretti e dell’indotto che si creeranno intorno a Capo Figari: dalle gite a cavallo alle reti ferrate, dallo studio della flora con oltre 120 specie endemiche a quello dei delfini, passando per il diving e l’attività di operatori turistici”, sosteneva Paolo Madeddu, presidente del consiglio comunale.
Tentativi che poi sono tutti falliti, come è noto. Nei prossimi mesi la New Fari srl inizierà la trasformazione delle strutture. Una trasformazione sulla quale già nel 2017 avanzava riserve l’associazione Gruppo d’intervento giuridico e che in ogni caso accederà il dibattito, innanzitutto intorno al trasferimento del bene pubblico al “privato” e sul suo riutilizzo.
Ma forse, in questa circostanza, piuttosto che concentrarsi sulle ragioni dei “favorevoli” e quelle dei “contrari”, varrebbe la pena iniziare a domandarsi se la questione è stata ben posta. Altrimenti l’unica risposta all’abbandono di strutture storiche sarà sempre e soltanto il loro uso a scopi ricettivi.
Con tanti saluti al Paesaggio.
Il commento
di Carlo Crovella
Per carità, forse è meglio una location recuperata, seppur con suite di lusso e “piscina emozionale (?!?)”, che un rudere diroccato e abbandonato a se stesso.
Ci si domanda, però, come mai i progetti di recupero delle strutture non possano, oggi come oggi, che essere improntati dalla filosofia del turismo d’altro profilo. Anche il linguaggio ne è schiavo: per descrivere l’eccezionalità della location, una volta rimessa a regime, si citano la mediateca digitale, la sala da tè e la cantina (cioè la dotazione di vini pregiati), le vasche idromassaggio…
Invece dovrebbe bastare l’eccezionalità del luogo: ti siedi a sbalzo sul mare, il venticello sul viso, il rumore delle onde sotto, il profumo della macchia mediterranea che ti inebria le narici… Lo sguardo ti si perde nell’orizzonte infinito. Perché questo non è sufficiente?
I turisti che scelgono una location perché “convinti” dalla piscina emozionale o dalla varietà dei vini, che genere di turisti sono?
E’ proprio sulla “pochezza” di questi turisti che si gioca la partita economica. Vale a Capo Figari come per i rifugi alpini, vale per mega comprensori sciistici come per fiumi e laghi. La sensazione è che, spesso, dietro alle iniziative del turismo “d’alto profilo” ci sia solo il proficuo accordo fra imprenditori e mondo politico-istituzionale.
Chi auspica la riaffermazione del turismo “slow”, naturale e rispettoso del contesto in cui viviamo, non può che battersi per attività e location decisamente più “moderate”.
Le iniziative a sette Stelle, dovremmo osteggiarle in assoluto. Se proprio non possiamo cancellarle, almeno lasciamole ai luoghi purtroppo già deturpati.
La manifestazione: grande successo!
di Maremosso Golfo Aranci
24 luglio 2023
Eravamo in centocinquanta, tra golfarancini, turisti, esponenti politici ed esperti di ambiente e territorio, per protestare contro il progetto dell’Hotel di Lusso a Capo Figari.
Durante l’incontro, coordinato dal comitato Maremosso, sono intervenuti: l’esperto di sviluppo compatibile del Turismo Egidio Trainito, il coordinatore regionale Lipu Sardegna Francesco Guillot, Mauro Gargiulo Presidente dell’associazione Italia Nostra Sardegna, la presidente di Punta Giglio Libera Elena Pittau, il sindaco di Golfo Aranci Mario Mulas, il capogruppo dell’opposizione del Comune di Golfo Aranci Giorgio Muntoni, il consigliere regionale del Movimento 5 stelle Roberto Li Gioi e la deputata alla Camera per Alleanza Verdi-Sinistra Francesca Ghirra.
Leggi la rassegna stampa della manifestazione
TGR RAI SARDEGNA: https://shorturl.at/efjnu
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Golfo Aranci. Nell’ambito di un dibattito acceso e dibattuto che coinvolge il futuro delle storiche strutture dell’Ex Semaforo e della Batteria Serra a Capo Figari, è il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin a sollevare nuove questioni riguardanti la regolarità dei procedimenti per l’avvio dei lavori in loco.
L’intervento del Ministro – quanto riportato dal comitato Maremosso – giunge in risposta a un’interrogazione presentata dall’onorevole Roberto Giachetti, che ha sollevato dubbi riguardo all’assenza di adeguata autorizzazione per i lavori presso le suddette strutture. Attraverso un’acquisizione di ulteriori elementi richiesti alla Regione Autonoma della Sardegna, il Ministro ha sottolineato la necessità che ogni intervento su questi beni sia preceduto da un’autorizzazione preventiva ai sensi degli articoli 21 e 22 del Codice del Patrimonio Culturale.
La Regione ha confermato che non sono state avanzate istanze di autorizzazione paesaggistica per la trasformazione dell’ex Stazione di Vedetta di Capo Figari e della Batteria Serra in un hotel di lusso. Inoltre, la società responsabile dei lavori non ha presentato richieste per la verifica di coerenza del progetto rispetto alla Zona di Protezione Speciale. È emerso anche che il Ministero della Cultura ha confermato l’interesse storico-artistico e culturale di entrambe le strutture, con dichiarazioni ufficiali di rilevanza storica e architettonica. Il Ministero della Cultura ha sottolineato l’obbligo di autorizzazione preventiva per qualsiasi tipo di intervento, inclusa la manutenzione ordinaria, e ha espresso parere sfavorevole riguardo alla ricostruzione fedele degli edifici in rovina. L’obiettivo è la salvaguardia delle caratteristiche originarie dei compendi e la loro fruizione pubblica.
Data la complessità della situazione, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Fratin, ha ribadito l’importanza di sottoporre il progetto a una Valutazione di Incidenza Ambientale positiva, al fine di garantire la tutela e la conservazione di questi preziosi beni culturali. Il caso Capo Figari continua a sollevare interrogativi e a richiedere un attento bilanciamento tra sviluppo e tutela del patrimonio storico-architettonico della Sardegna.
In occasione delle celebrazioni per i 150 anni dalla nascita del geniale inventore Guglielmo Marconi che utilizzò l’Ex Semaforo della Marina Militare di Capo Figari per il primo collegamento radio a onde corte tra Golfo Aranci e Rocca di Papa, l’associazione Maremosso ha ideato e realizzato una mostra virtuale di fotografie storiche.
Le 48 immagini che compongono la mostra sono state reperite attraverso due contest lanciati da Maremosso insieme alle altre attività culturali e di animazione che affiancano la battaglia per la tutela della Riserva Naturale di Capo Figari. Immagini ricche di significato per la comunità golfarancina. In esse si racchiude l’essenza dell’amore per Capo Figari, tramandata di generazione in generazione per proseguire all’insegna del rispetto dei luoghi.
Un ponte tra passato e futuro per definire il legame tra la comunità di Golfo Aranci e il patrimonio storico/naturalistico di Capo Figari che oggi rischia di essere cancellato per sempre.
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Golfo Aranci, 10 settembre 2023
Il ministero della Cultura rompe gli indugi e piazza una serie di paletti sulla destinazione futura di Capo Figari, più che mai patrimonio storico, culturale e ambientale.
Soprattutto, il Mic detta le condizioni per l’autorizzazione di qualunque progetto di valorizzazione turistica: “Non saranno ammessi interventi di demolizione né sarà valutata favorevolmente la proposta di ricostruzione fedele di un edificio allo stato di rudere, Saranno ammessi interventi di restauro conservativo e negli immobili dovranno essere sempre salvaguardate le caratteristiche originarie, sia sotto il profilo architettonico che del particolare contesto paesaggistico”.
Più o meno, non si tocca uno spillo.
L’intervento chiarificatore del ministero era stato sollecitato dal fronte del no al progetto della società cagliaritana New Fari che si è assicurata dalla Regione la concessione trentennale per realizzare un hotel di lusso dove oggi si trovano la storica stazione radio di Guglielmo Marconi e la vecchia batteria militare Serra.
Fronte del no guidato dal comitato popolare Maremosso e al quale hanno aderito amministrazioni comunali, associazioni ambientaliste, gruppi ed esponenti politici locali, regionali e nazionali.
Sul tavolo un consenso quantificato in circa 53 mila firme raccolte con una petizione online avviata prima dell’estate.
“Ci chiediamo-dice Paola Masala, portavoce di Maremosso – come la visione delle suite di lusso a Capo Figari, descritte nel progetto della società New Fari possa sposarsi con lo stato di conservazione dei beni in oggetto, con i vincoli di tutela dell’area naturalistica beni e con le prescrizioni indicate dal ministero dell’Ambiente e dal Ministero della Cultura.”
Il chiarimento del Ministero della cultura è arrivato a Golfo Aranci pochi giorni dopo quello del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, che ha ricordato l’importanza e la necessità della procedura di valutazione di impatto ambientale su qualsiasi progetto in atto nelle ZPS e SIC inserite nella Rete Natura 2000″. La precisazione del Mic sottolinea ulteriormente come l’area e le strutture di Capo Figari siano protette da vincoli e prescrizioni. In particolare il Ministero ricorda come “i beni in argomento esprimono interesse per i valori storici e tipologici, per la loro peculiare localizzazione tra la terra e il mare che ancora oggi, pur cessato l’uso, si reinterpreta in una continua dialettica di relazioni di equilibrio tra ambiente costruito e naturale, apparendo evidente che il mantenimento di tale equilibrio dovrà costituire il risultato dell’intervento“.
Insomma, il fronte del no al progetto New Fari segna due punti a suo favore, ma la battaglia per difendere Capo Figari va ancora avanti nelle sedi istituzionali e soprattutto tra la comunità. “La petizione ha superato quota 53.000 mila firme – aggiunge Paola Masala – e il comitato Maremosso, oltre a tenere alta l’attenzione sul caso, resta in attesa della seduta aperta del consiglio comunale, richiesta per discutere pubblicamente il progetto che vedrebbe la trasformazione in hotel dell’ex semaforo e della batteria Serra“.
Ora si attende la seduta aperta e il consiglio
Sarà una seduta del consiglio comunale aperta al contributi esterni.
L’atteso momento di sintesi sul progetto che prevede la trasformazione degli immobili storici di Capo Figari in hotel di lusso. Preme l’opposizione (il gruppo *Cambia con noi) ma anche la maggioranza guidata dal sindaco Mario Mulas ha manifestato le sue esigenze e perplessità. In particolare in un incontro avvenuto lo scorso luglio con la New Fari. Il Comune di Golfo Aranci ha chiesto e ottenuto la disponibilità della società a modificare il suo progetto. Più drastica la posizione del consiglieri comunali di opposizione che hanno chiesto l’annullamento di tutti gli atti relativi all’aggiornamento in concessione trentennale di tutto il compendio immobiliare da parte della Regione e del Demanio. Gli atti, infatti, risulterebbero viziati e dunque annullabili.
Una richiesta in tal senso è già stata avanzata formalmente alla Regione, che però non ha mai risposto. Due ministeri, invece, si sono già pronunciati.
l consigliere regionale Roberto Li Gioi ha presentato una richiesta di accesso agli atti all’assessorato agli Enti locali, Finanze e urbanistica per chiedere di poter acquisire con la massima urgenza il progetto di restauro e riqualificazione del complesso immobiliare denominato ‘Ex stazione di Vedetta di Capo Figari e Batteria Serra’.
“I cittadini golfarancini – sottolinea Li Gioi – hanno diritto di sapere nel dettaglio quali sono le caratteristiche di un intervento che andrebbe ad impattare in maniera importante sul promontorio di Capo Figari, sito di assoluto pregio naturalistico, ambientale, storico e culturale
Leggi tutto:
https://www.galluraoggi.it/cronaca/manca-pubblicazione-progetto-riqualificazione-capo-figari-golfo-aranci-1-settembre-2023/
Con amici motociclisti in giro per la Sardegna verso il Gennargentu siamo stati ospiti nel rifugio Sacrista proprietà CAI barbaramnte vandalizzato e pazientemente ristrutturato da un giovane chef sardo con pluriennale esperienza nelle prealpi bergamasche .Un recupero amorevole e rispettoso aperto e accessibile a tutti con duro lavoro e passione .Peccato che dopo poco tempo i rivoluzionari da bar appassionati di Ichnusa e filo di ferro abbiano distrutto con furia bestiale quel luogo meraviglioso . Se fosse stato più esclusivo purtroppo sarebbe stato diverso ma inaccessibile a certa gentaglia .
Non mi fido delle chiacchiere da bar,e men che meno di chi senza impegno personale non accetta iniziative private a prescindere. Grazie
Forse sono gelosi delle loro cose e non vogliono rischiare di non essere più padroni a casa propria…?
Infatti
A volte è meglio mangiare una cipolla unta, ma restare liberi, piuttosto che essere imprigionati una una gabbia d’oro.
Benedetto sia l’abbandono , lode alle rovine. In breve il miglior architetto (madre natura) naturalezza, valorizza, abita ciò che l’uomo aveva piegato al proprio interesse economico
Insomma, Salvatore…
prendi ad esempio lo sconcio di Punta Giglio ad Alghero, una ex batteria militare trasformata da un paio di anni in “Rifugio di Mare” (sic) da una sedicente “cooperativa” a gestione ovviamente milanese, che impedisce a chiunque quello che prima era un libero accesso al luogo, a meno di non cacciare fior di euro per godere -dal bordo di una piscina e in camere vista mare- della natura ossimoricamente definita “incontaminata”.
A volte meglio, molto meglio, l’indolenza dei Sardi.
Ciao!
Per me è importante capire chi paga; follow the money. Se il progetto è finanziato dai privati che poi lo gestiranno, si presume che si siano fatti bene i conti, e se va male si leccheranno le ferite. Se invece ci sono importanti finanziamenti pubblici, nostrani o della Ue, c’è il forte rischio che il tutto finisca in rovina dopo alcuni anni di stentata gestione. Comunque come dice Marcello, c’è una forte resistenza anche a iniziative che potrebbero migliorare la vita della gente. Per restare nel nostro orticello, pensiamo alle resistenze incontrate dai promotori di Selvaggio Blu. Marcello parla di cose che conosce bene…
Dommage !
Mais il y a tellement d’autres choses à faire, et plus importantes.
Purtroppo sì.
Certo che non è sempre così. Infatti gli esempi di riqualificazione locali non mancano, ma sono una rarità.
La norma è quella dell’articolo. Mi è sembrato di leggere una storia sentita mille volte sin dalle prime parole.
Cominetti, tu dici giustamente:
“Recuperare una struttura esistente, anche per farla in pasto a turisti ignoranti e spendaccioni, è sicuramente meglio sotto quasi ogni punto di vista, che lasciarla all’incuria. ”
Ma è una sorta di assuefazione anche questa. Negli anni, parlo del centro Italia che è la realtà che conosco meglio, ho visto fallire per incompetenza politica, lassismo politico, o addirittura dispetto politico, progetti meritevoli che giovani locali competenti cercavano di realizzare per valorizzare beni pubblici in abbandono. Alla fine si giustifica quello che tu scrivi perché non c’è altra via.
E il FAI ha molta responsabilità, con le sue politiche di volontariato ingannevole e di appropriazione mascherata, forte del suo peso.
Alla fine, come hai scritto, ben venga l’imprenditore. Ma quel bene non apparterrà più al territorio. Che forse non lo voleva nemmeno. Ma non è sempre così.
Un atteggiamento tipico dei sardi, popolo che ha pure notevoli caratteristiche umane positive, è quello dell’indolenza.
L’isola è piena di strutture costruite con finanziamenti europei che dopo aver dato lavoro a qualche impresa di costruzioni locale, vengono puntualmente abbandonate.
Alcune sono state recuperate dopo decenni di incuria ma sono ancora molte quelle rimaste abbandonate. Spesso sorgono in luoghi meravigliosi, ma solo agli occhi degli stranieri.
I fari, così come certe strutture militari o le cantoniere restano abbandonati e il tempo (e il salmastro) le corrode.
Le amministrazioni locali spesso languono nell’iniziativa ma se arriva qualcuno più intraprendente ecco che vi si scagliano contro immediatamente con proteste e infiniti comizi da bar. Tutte cose che richiedono poca organizzazione e energie.
È ovvio che l’imprenditore privato miri al profitto e si rivolga a chi più spende e mi meraviglia che i locali non capiscano che l’indotto locale potrebbe giovare.
A Spartivento non mi sembra che la natura sia stata violentata o non rispettata. Lì e in altri posti si è semmai recuperata una struttura esistente destinata all’oblio e sicuramente sottratta al destino di discarica abusiva come purtroppo succede.
Recuperare una struttura esistente, anche per farla in pasto a turisti ignoranti e spendaccioni, è sicuramente meglio sotto quasi ogni punto di vista, che lasciarla all’incuria.
Ho vissuto tutta l’adolescenza in Sardegna e ho molti amici nell’isola e quello che dico so benissimo che costoro lo capiscono.
Mio padre ha lavorato per decenni nel campo metalmeccanico sardo e diceva: la Sardegna è piena di disoccupati che passano la giornata al bar a bere birre mentre discutono di disoccupazione, ma se tu entri e offri lavoro ti minacciano di morte.
E per favore non attaccate più il solito bottone da ecologia da bar (neppure da salotto, perché quella è almeno un po’ più colta, anche se ugualmente inefficace) perché è meglio un ristretto numero di turisti danarosi imbambolati che dei cumuli di spazzatura. Andate a vedere e poi semmai ne parliamo.