Fede o conquista?
di Stefano Michelazzi
(l’articolo è stato originariamente pubblicato il 20 novembre 2014 sul blog Ritorno alle origini e si rifaceva al post Croci di Vetta)
Quanto può contare un simbolo nella vita delle persone e quanto può contare un simbolo sulla vetta di una montagna? Quanto c’è di vero nella libertà di espressione? Quanto c’è di vero nella libertà di culto?
Sulla gigantesca croce di vetta del Monte Vindiolo 2056 m (Alpi Orobie)
Due principi sanciti dalla nostra Costituzione, due principi assolutamente rispettosi nei confronti di chi popola il nostro Paese, così come di chi lo visita, per turismo, affari, lavoro e via dicendo. Un Paese laico per Costituzione che riconosce i diversi Credo e le diverse idee o ideologie che al suo interno si possono incontrare e per questo ne motiva la libertà, quindi rivendica la non ufficialità di alcuno, evitando nella sua massima espressione di Democrazia che vi siano discriminazioni sia religiose che di etnia, lingua o quant’altro.
Due principi che spesso vengono violati senza conseguenze e che purtroppo, in un ambito universalmente riconosciuto per essere un fulcro di comunione tra le genti, risultano essere spesso espressioni senza senso, oltraggiate da chi arrogantemente si sente padrone ed in diritto di prevaricare sugli altri.
Di questi tempi, tra chi frequenta le montagne, sono in atto discussioni di vario tipo e su vari temi che riguardano le libertà dei frequentatori dell’ambiente montano e gli impatti più o meno visivi e/o irrispettosi della montagna stessa. Si sta dunque, formando una coscienza di rispetto dell’ambiente con la conseguenza di una sempre maggiore richiesta di rispetto anche delle diversità d’espressione che possono tranquillamente venir considerate sia in un ambito, quello ambientale, sia nell’altro, quello umano.
Impianti da sci, eliski, moto-turismo. Alcuni dei temi attuali. Poi ancora e abbastanza appassionatamente le vie ferrate, ovvero la trasformazione di ciò che venne creato storicamente per motivazioni belliche (guerra ’14/’18) e sarebbe saggio a mio avviso mantenere per scopi didattici e culturali (“La guerra è sempre una brutta bestia!”), in percorsi sportivi che riempiono di cavi e chiodi le montagne con ammassi di ferraglia impattanti per l’ambiente.
Si sta quindi formando una cultura di tipo ambientale e si prendono posizioni, a volte anche piuttosto accese, con veri e propri “Raid” di smantellamento parziale e/o totale delle strutture da parte di chi considera un’ignominia nei confronti della montagna, il solcarla a questo modo.
Giusto o sbagliato, favorevoli o contrari, le vie ferrate seppur impattanti da un punto di vista ecologico, non impattano di certo le varie sensibilità religiose o ideologiche.
Il nodo cruciale delle varie discussioni rimane sempre lo stesso, la montagna è di tutti ma non vi sono vincoli particolari a creare sulle loro pareti dei percorsi di massa, anche perché, gli stessi, potranno poi venir frequentati da chi ne abbia voglia o capacità.
Non possiamo però costruirvi una casa sulla cima o qualunque altro manufatto privato, in quanto non sarebbero utilizzabili da chiunque ma solo da pochi o da una percentuale comunque non globale.
Allora perché, mi chiedo, c’è nel 2014, chi ancora costruisce enormi croci di vetta per propria vanagloria, riempiendo le cime stesse di ammassi ferrosi che non rispettano né le libertà d’espressione né quelle di culto? Sintomo di un’espressione di fede o piuttosto ancestrale bisogno di occupazione e conquista di un territorio? Aldilà del mancato rispetto ambientale in questo caso appare ancora più forte, il mancato rispetto delle sensibilità altrui.
Nel 2005 quattro alpinisti valtellinesi, salirono alla cima del Pizzo Badile e vi posero una statua del Buddha. Lo fecero sapendo bene che qualcuno prima o poi l’avrebbe distrutto, e così fu due anni più tardi. A dimostrazione che chi pone le croci di vetta non lo fa per amor divino ma con concetti assolutamente diversi, disprezzando quel pluralismo come valore essenziale dell’umanità che, come detto, è un valore universalmente riconosciuto alla montagna.
A seguito della posa del Buddha sul Pizzo Badile vi fu a Sondrio un incontro tra varie fazioni discordanti e non, e nell’occasione venne invitato un Arcivescovo il quale si espresse negativamente sul fatto di porre simboli religiosi sulle vette in quanto, fece rilevare, la croce la portiamo dentro di noi e non può essere un simbolo di conquista.
Sagge e a mio avviso giuste parole, che da Ateo mi sento di avallare senza preconcetti!
Croce del Pizzo Deta (Monti Ernici)
già… le misure forti nostre le giustifichiamo perchè in fondpo sono necessarie. Quelle degli altri invece sono barbarie.
Ecchè ci vuoi fare siamo immacolati come un bianco vestito da sposa.
In una sua replica il Sig. Lucio scrive:
– Che non viviamo in un mondo perfetto: la nostra realta’storica e’ sempre stata gravemente segnata dalla violenza e dalla sopraffazione. A volte quindi, purtroppo, e’ stato necessario ricorrere a misure forti, anche se moralmente sbagliate, allo scopo di poter salvaguardare la societa’ e la civilta’.
Che pensiero evangelico………….
se delle croci di vetta che sono il simbolo di molti ed anche mio hanno creato un dibattito di questa portata c’e’ proprio da preoccuparsi.Difendiamo i nostri simboli anche sulle alte vette
Completo qui la mia replica alle osservazioni che mi sono state fatte dal Sig. Michelazzi
Esso scrive:
“Parlare poi dell’Inquisizione cattolica, delle stragi dei Catari e così via come di passeggiate da pensionati lo trovo piuttosto di cattivo gusto considerando che hanno causato milioni di morti per i quali inoltre la chiesa ha pubblicamente chiesto scusa (concetto piuttosto leggero quello di commettere atrocità e poi chiederne scusa ma essendo storia ormai storia ormai antica…) e se ne è quindi fatta carico”
La tesi secondo cui l’inquisizione Cattolica abbia causato “milioni di morti” e’ una pura leggenda propagandata da laicisti e da protestanti: studi storici seri hanno invece stimato una cifra totale attendibile che oscilla tra le 40.000 e le 60.000 vittime. Riguardo a queste cifre va fatto notare poi:
– che circa la meta’ delle condanne capitali furono eseguite nella Germania prostestante, in cui i processi si svolgevano con modalita’ molto meno equilibrate rispetto a quelle proprie della chiesa cattolica..
– Che molte sette eretiche millenariste (delle quali qui sarebbe troppo lungo e complicato svolgere una disamina adeguata) propagandavano idee nichiliste, sovversive e violente che, se non fossero state contrastate, avrebbero provocato guerre sanguinose e conseguenze decisamente gravi per la societa’ dell’epoca (al riguardo si puo’ consultare il testo “I fanatici dell’ apocalisse” di N. Cohn).
-Che il potere laico, prima della nascita della Inquisizione, reagiva spesso in maniera indiscriminata e violenta contro gli eretici, poiche’ li considerava come disturbatori dell’ ordine pubblico. L’inquisizione nacque quindi anche allo scopo di regolamentare il ricorso alla forza contro gli eretici, cercando di riportare questi ultimi, quando fosse stato possibile, alla ragione.
– Che non viviamo in un mondo perfetto: la nostra realta’storica e’ sempre stata gravemente segnata dalla violenza e dalla sopraffazione. A volte quindi, purtroppo, e’ stato necessario ricorrere a misure forti, anche se moralmente sbagliate, allo scopo di poter salvaguardare la societa’ e la civilta’.
-Che se si considera il numero altissimo di cristiani che, solo nel XX secolo, sono stati perseguitati fino al martirio (circa 45 milioni secondo la “World Christian Enciclopedia”, Vol. I, Oxford Univ Press, marzo 2001), in stati come la Germania, il Messico, L’unione Sovietica, la Cina, la Corea e l’Africa; si potra’ avere un metro di misura adeguato per poter valutare quanto siano state strumentalizzate le vicende di violenza legate all’ inquisione e quanto, invece, vengano pressoche’ ignorati innumerevoli altri episodi storici di violenza anticristiana che, sicuramente, sono stati ben piu’ gravi.
Per quanto invece riguarda la questione delle stragi dei Catari, e’indispensabile ricordare che questi furono una setta sanguinaria e sostenitrice di idee molto pericolose per tutta la civita’: essi, infatti, poiche’ consideravano tutta la realta’ materiale opera di un dio cattivo; ritenevano, tra le altre cose, che fosse un male il generare nuova prole, perche’ questo atto avrebbe rinnovato la schiavitu’ dello spirito umano in un nuovo corpo. Tale folle avversione per tutto cio’ che era materiale li portava addirittura a considerare l’infanticidio e la pratica del suicidio rituale per fame come atti leciti per liberarsi dal male dell’ esistenza terrena…. E’ certamente vero che contro questa setta si ricorse alla guerra; ma solo come mezzo estremo, dopo anni di persecuzioni di questi ultimi verso i cattolici; dopo il fallimento delle missioni di ambasciatori e dopo l’assassinio del legato di papa Innocenzo III. Anche in questo caso, comunque, il numero dei Catari uccisi nelle azioni di guerra volute dalla Chiesa (si giunse a sostenere addirittura una cifra tra le 20.000 e le 40.000 persone) e’ stata bruscamente ridimensionata dall’ indagine storica a non piu’ di mille-duemila e, per di piu’, provocata in gran parte non da milizie comandate da comandanti cattolici ma, piuttosto, da compagnie di mercenari di pessima fama denominati “Les Ribaud” (meglio noti con il nome, infamante, di Ribaldi). Le vere stragi dei Catari, quelle ben piu’ sanguinose, si ebbero invece solo dopo la fine delle azioni di guerra sostenute da Papa Innocenzo III, cioe’ dopo il 1212, ed avvennero unicamente per causa dei nobili del nord e dei re di Francia, che continuarono i loro atti di guerra per ben 16 anni, solo di loro iniziativa, senza ’approvazione della chiesa Cattolica.
Vorrei infine aggiungere che, sempre in relazione alla lotta contro i Catari, persino studiosi non cattolici come Paul Sabatier o Henry C. Lea hanno sostenuto che l’azione della chiesa cattolica fu in difesa della civilta’ e della ragione, e che se le idee dei Catari si fossero ulteriormente diffuse avrebbero riportato l’Europa a tempi selvaggi e primitivi.
Per quanto riguarda invece le “scuse” chieste dalla Chiesa per gli errori commessi nella sua storia vorrei farle notare che, in realta’, non sono state affatto chieste delle scuse, e’ stato invece chiesto il perdono, che e’ cosa ben diversa, e non solo per le colpe commesse dalla Chiesa come istituzione, ma anche per quelle commesse da tutti i cristiani….. Non mi risulta che i responsabili di fatti storici ben piu’ gravi, ispirati da ideologie anticristiane, abbiano mai avuto l’onesta’ e il coraggio di fare altrettanto.
Il sig. Michelazzi aggiunge poi:
“Sarebbe interessante dibattere invece dell’amicizia e sostegno concessi ad un criminale con migliaia di morti sulle spalle come Pinochet da parte di Giovanni Paolo II, che non ebbe tema alcuna a solidarizzare con lui anche dopo il suo arresto in Gran Bretagna… tanto per parlare un po’ di qualcosa di contemporaneo e più facilmente ricordabile”.
A me pare che qui si dimostri una conoscenza piuttosto superficiale della realta’ dei fatti: e’ documentato che la chiesa cilena infatti, fin dall’ inizio, si oppose alle violazioni dei diritti umani compiute dal regime di Pinochet. Il cardinale Silva, ad esempio, fondo’ il “Vicariato della solidarieta’” per assistere le vittime della repressione del regime, inoltre, sul piano “politico” una azione decisiva per contrastare la dittaura fu svolta dal suo successore, l’arcivescovo Fresno, quando decise di stabilire contatti prima con con i leader politici dei partiti di centro che erano stati messi al bando dalla dittatura e poi anche con i politici dell’ opposizione. Da questi incontri, infatti, scaturi’ l’importante ”Accordo nazionale per la democrazia”, proclamato nel 1984. La visita apostolica di Giovanni Paolo II in Cile si inseri’ quindi su una linea di continuita’ di azione “politica”, volta a incentivare, sulla base di un programma di riconciliazione nazionale, una transizione non violenta in grado condurre il Cile ad una democrazia fondata sul diritto. Sia Pinochet che i suoi oppositori piu’ radicali cercarono di ostacolare questo cammino di riconciliazione nazionale, ma la visita del papa aveva oramai definitivamente innescato tra la maggioranza della gente quel processo che, circa un anno e mezzo piu’ tardi, avrebbe portato il Cile verso la democrazia evitando una sanguinosa guerra civile.
Detto questo cerchiamo ora di analizzare piu’ da vicino la questione della fantomatica amicizia tra Giovanni paolo II e Pinochet: e’ documentato che la famosa foto del Papa affacciato al balcone del palazzo presidenziale con a fianco Pinochet fu ottenuta con l’inganno da parte di quest’ ultimo, inganno che irrito grandemente Giovanni Paolo II. Inoltre, nella vicenda dell’ arresto di Pinochet a Londra del 1998, va fatto notare che non fu solo il Vaticano ad opporsi a tale arresto ma anche, e soprattutto, lo stesso presidente del Cile democraticamente eletto; poiche’ esso sapeva bene che questa vicenda avrebbe gravemente compromesso il difficile processo di riconciliazione nazionale in corso. Per quanto riguarda invece la lettera di auguri del Papa a Pinochet per i suoi 50 anni di matrimonio andrebbe fatto notare questa lettera, lungi dall’ essere un attestato di stima, testimonia invece la lodevole volonta’ del papa di voler continuare nella scelta del dialogo con tutti, anche con i propri nemici, in maniera cristiana. Atteggiamento che ebbe anche, ad esempio, con Castro e con generale polacco Jaruzelskj.
Per concludere vorrei invitare amichevolmente il sig. Michelazzi a rivedere le sue idee sul concetto di laicita’: il vero laico non e’ l’ateista, il militante laicista pronto a privare la societa’ della sfera religiosa per una sorta di utopistica neutralita’ ma, al contrario, e’ colui che, pur non credendo e’ disposto a confrontarsi con chi crede sulla base di principi e valori che possono essere universalmente riconosciuti tramite l’uso della ragione. A questo riguardo il noto filosofo laico Norberto Bobbio ha giustamente affermato: “I due mali contro cui la ragione filosofica ha sempre combattuto, e deve combattere ora piu’ che mai, sono, da un lato, il non credere a nulla; dall’altro la fede cieca”.
Cordiali saluti.
Continuo qui a replicare alle obiezioni che mi sono state mosse dal sig. Michelazzi.
“La “Breccia di Porta Pia” (1870 che segna quantomeno in maniera ufficiale la caduta del potere temporale dei Papi), come viene ricordata la Presa di Roma è un fatto storicamente assodato e che fa parte integrante della storia italiana, visto anche che il Risorgimento non è un racconto per bambini…”
Concordo con lei: il Risorgimento non e’ un racconto per bambini, e propro per questo, per rispettare la verita’ storica dei rapporti che i suoi fautori ebbero con la chiesa Cattolica andrebbe ricordato, per quello che e’ veramente stato: Cioe’ un tentativo, orchestrato con le nazioni europee di cultura protestante e massonica, di provocare la scomparsa rella Religione Cattolica usando come mezzo la fine dello Stato Pontificio. A questo riguardo e’ necessario ricordare che gia’ nel 1818, sulla scia delle concezioni razionalistiche e anticattoliche ereditate dai teorici della Rivoluzione Francese, Il documento redatto dai Carbonari noto come “Istruzione permanente” recitava: “Il nostro scopo finale e’ quello di Voltaire e della rivoluzione francese: cioe’ l’annichilimento completo del cattolicesimo e perfino dell’ idea cristiana”. In un altro documento un carbonaro che firma “Vindice” (il suo nome di battaglia) afferma: “Noi abbiamo intrapresa la fabbrica della corruzione alla grande; della corruzione del popolo per mezzo del clero e del clero per mezzo nostro. Questa corruzione dee condurci al seppellimento della Chiesa cattolica”. Il carbonaro “Felice” scrive invece: “L’indipendenza e l’unita’ d’Italia sono chimere. Pure queste chimere producono un certo effetto sopra le masse e sopra la bollente gioventu’. Noi, Caro Nubio, noi sappiamo quello che valgono questi principii. Sono palloni vuoti”. Nel 1865, infine, sul “Bollettino del Grande Oriente Italiano” compare la seguente affermazione: “Le nazioni riconoscevano nell’ Italia il diritto di esistere come nazione in quanto le affidavano l’altissimo ufficio di liberarle dal giogo di Roma cattolica. Non si tratta di forme di governo, non si tratta di maggior larghezza di liberta’; si tratta appunto del fine che la massoneria si propone; al quale da secoli lavora, a traverso di ogni genere di ostacoli e di pericoli”.
Potrei citare numerosi altri testi, ma preferisco chiudere la discussione ricordando solo un fatto storicamente appurato: la spedizione dei mille guidata da Garibaldi fu resa possibile solo tramite il finanziamento della massoneria inglese.
Nel suo scritto, piu’ avanti, lei afferma inoltre: “Mescolare situazioni puramente politiche come i gulag, Pol-Pot la guerre di Vandea (sulle quali peraltro vigono ancora oggi due tesi contrapposte e che videro uno scontro tra potere monarchico e repubblicano quindi nulla di contestualmente religioso a meno che non si voglia considerare che i monarchici furono sostenuti dalla chiesa cattolica rimarcando una volta ancora il potere temporale dei Papi) con le stragi naziste (sostenute, come credo non vi siano più dubbi, da tesi di epurazione su basi religiose) sono teorie che personalmente reputo fantasiose per le ragioni sopra descritte”.
Non concordo: I gulag, le stragi di Pol Pot e le guerre di Vandea non possono essere considerate unicamente come situazioni puramente politiche, poiche’, storicamente, costituiscono una dimostrazione evidente del grado di disumanita’ a cui possono condurre le ideologie che si oppongono ai principi della religione Cristiana. Nel caso della Vandea, poi, non mi sembra ragionevole sostenere che l’opposizione alla rivoluzione fosse motivata solo dalla fedelta’ di questa popolazione al Re; gli stessi Vandeani, infatti, si dichiaravano “realisti e cattolici”. A sostegno di questa tesi va fatto notare che nel 1794 le forze repubblicane del maresciallo Turreau massacrarono ogni persona che trovarono sul loro cammino, uccidendo anche vandeani di provata fede repubblicana. Gli insorti del villaggio di Doulon, inoltre, alla notizia del decreto per la coscrizione obbligatoria dichiararono: “Hanno ucciso il nostro Re, hanno cacciato via i nostri preti, hanno venduto i beni della nostra chiesa, hanno mangiato tutto quello che avevamo e adesso vogliono prendersi i nostri corpi…. No, non li avranno”.
Il fatto, poi, che i Vandeani fossero sostenuti dalla chiesa Cattolica, lungi dal rappresentare una violazione del principio di laicita’ da parte della Chiesa, rappresenta invece una opportuna difesa del pricipio naturale per cui ognuno deve essere libero di professare la propria religione e, al contempo, di opporsi ad un regime che si propone di estromettere radicalmente i principi di quella religione dalla vita sociale, ricorrendo a stragi che non risparmiano neanche donne e bambini in nome del fanatismo ideologico. Il generale Westerman, a questo riguardo, cosi’ scrisse al Comitato di Salute Pubblica della rivoluzione: “Non esiste piu’ Vandea, cittadini repubblicani, essa e morta sotto l’albero della liberta’ con le sue donne e i suoi bambini (….) eseguendo gli ordini che mi avete dato, ho fatto calpestare i bambini dai cavalli, ho fatto massacrare le donne che almeno non partoriranno piu’ briganti. Non ho prigionieri per i quali possa rimproverarmi”. En passant mi sembra qui opportuno ricordare come lo stesso Pol Pot fosse un grande ammiratore della Rivoluzione Francese.
Lei dice inoltre che le stragi naziste furono commesse a causa di tesi di epurazione su basi religiose; bene, vediamo allora quali siano queste basi: Nel volume “Conversazioni a tavola di Hitler”, che contiene discorsi privati del fuhrer raccolti per ordine di Martin Bormann ,si possono leggere affermazioni come queste: “Il cristianesimo costituisce il peggiore dei regressi che l’umanita’ abbia mai potuto subire, ed e’ stato l’ebreo, grazie a questa invenzione diabolica, a ricacciarla quindici secoli indietro”; oppure: “La chiesa cattolica e’ il regno della menzogna ….. i preti non sono altro che aborti in sottana, brulichio di cimici nere, e i suoi missionari sono gli ultimi dei maiali, ripugnanti e perversi”; e inoltre: “il clero e’ un rettile ….. la chiesa cattolica non ha che un desiderio: la nostra rovina”. Hitler, inoltre, non voleva solo distruggere la religione Cristiana, ma avava in progetto di sostituirla con una chiesa nazionale fondata su principi come questi: “La chiesa nazionale e’ decisa a sterminare definitivamente le religioni cristiane estranee e straniere importate in Germania nel malaugurato anno 800. “La chiesa nazionale esige l’immediata cessazione della pubblicazione e della diffusione della Bibbia in Germania”. “Il giorno della fondazione di questa chiesa, la croce cristiana sara’ tolta da tutte le chiese, cattedrali, cappelle … e sara’ sostituita con l’unico simbolo invincibile, la svastica”.
Di nuovo, quindi, dove appaiono ideologie disumane, si manifesta nel contempo una grande avversione verso i principi del Cristianesimo.
Replichero’ alle sue restanti osservazioni in una prossima mail.
Cordiali saluti.
La Costituzione non detta leggi ma regole di comportamento e di fondamento dello Stato, per le leggi ci sono altri codici.
A casa tua puoi esprimere ciò che ti pare se non lede qualcuno ma prova a sventolare una bandiera davanti al Quirinale… vedrai che succede…(esperienza diretta…). E poi non so come veda tu la fede spirituale ma dal mio punto di vista ateo è un concetto importante se non vitale per moltissime persone e confoderlo con le bandiere delle squadre di calcio mi sembra ridicolo oltre che errato come paragone visto che nessuna squadra calcistica detiene poteri neanche minimamente paragonabili a quelli della chiesa o di altre entità religiose.
Dici che ciò che auspico ossia vivere in un Paese che rispetti i cittadini e non i poteri sia la società in cui viviamo? Io la vedo diversamente a partire dal mal-governo del quale sfido a trovare qualcuno che non abbia contestato, per arrivare anche a situazioni molto più localizzate
ma non meno importanti nei concetti, come le croci di vetta.
Stefano: coinvolgere il testo fondante della nostra Repubblica (che non esprime pareri ma detta leggi) come hai sempre fatto, significa spostare il discorso sul piano della legittimità, intesa come l’operare secondo norma di legge: non buttiamo fumo negli occhi, suvvia.
Come ho detto ha senso discutere sull’opportunità dei simboli religiosi sulle vette, e sono favorevole nel regolamentarne la diffusione, ma queste regole dovranno scaturire da motivazioni paesaggistiche, ambientali, ma non di “sensibilità altrui” che è un concetto di una relatività vastissima. A questa guisa un interista avrebbe diritto a far togliere le bandiere milaniste che dai balconi svolazzano sulle vie cittadine perché “urta la propria sensibilità”, e altrettanto potrebbero fare gli altri. In nome di una non meglio definita “sensibilità altrui” azzareremmo la libertà d’espressione.
La società che tanto auspichi e nella quale, se non te ne sei accorto, fortunatamente viviamo nonostante le numerose storture, è quella che sancisce e difende la libertà di espressione, anche e soprattutto di opinioni diverse dalle nostre. Il silenzio che vorresti è censura.
Perché come una croce “urta” la tua sensibilità, così le manifestazioni anti eliski (ben vengano dico io…) “urtano” altre sensibilità.
Oppure siamo così arroganti da pensare che la nostra sensibilità sia più degna di tutela di quella altrui?
Ripeto, poi non lo faccio più: regolamentiamo l’uso delle vette dal proliferare dei simboli religiosi (o anche di altra natura), ma per farlo non appelliamoci ad un discorso ideologico che, oltre a non avere fondamenta, non condurrà mai da alcuna parte.
caro Lucio il POTERE sia religioso, sia laico è sempre oscuro. Quindi l’uno non è meglio dell’altro. Da noi si direbbe “cencio dice male di straccio”.
Grazie per la sua replica Sig. Michelazzi.
Indubbiamente la sua affermazione “Già dire che ” la Religione Cristiana (specialmente quella Cattolica) ha sempre avuto in se un sano concetto della separazione tra il potere temporale e quello spirituale” è un errore assoluto in senso storico” e’ molto ad effetto, ma non mi pare proprio che sia veritiera: nelle antiche civilta’ i sovrani chiedevano di essere adorati, e anche gli imperatori romani si comportano allo stesso modo. I primi cristiani, invece, fedeli all’ insegnamento di Cristo espresso nella frase “Date a Cesare cio’ che e’ di Cesare e a Dio cio che e’ di Dio”, proclamarono la loro obbedienza al potere imperiale, ma rifiutarono di venerare l’imperatore come un Dio e di bruciare incenso davanti alla sua effige. E’ stato quindi proprio il cristianesimo a dare origine alla divisione tra potere temporale e potere religioso (senza per altro voler attribuire a questa divisione un significato di contrasto o di antitesi) prima di loro questa divisione semplicemente non esisteva.
Anche S. Paolo, nella lettera ai Romani scrive: “ciascuno sia sottomesso alle autorita’ costituite; poiche’ non c’e’ autorita’ se non da Dio e quelle che esistono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all’ autorita’, si oppone all’ ordine stabilito da Dio”. Sempre sulla scia di questi insegnamenti Il Papa S. Clemente di Roma scrisse la piu’ antica preghiera della Chiesa per l’autorita’ politica: “O signore, dona loro salute, pace, concordia, costanza, affinche’ possano esercitare, senza ostacolo, il potere sovrano che loro hai conferito. Sei tu, o Signore, re celeste dei secoli, che doni ai figli degli uomini la gloria, l’onore, il potere sulla terra. Percio’ dirigi Tu, o signore, le loro decisioni a fare cio’ che e’ bello e che ti e’ gradito; e cosi’ possano esercitare il potere, che Tu hai loro conferito, con religiosita’, con pace, con clemenza, e siano degni della tua misericordia”. Nella concezione Cristiana, quindi, la sfera del potere politico e quella della religione devono essere distinte, entrambe, pero’, sono tenute a collabolare tra loro per il bene comune dei singoli e della societa’.
Indubbiamente tutto cio’ riguarda piu’ il piano dottrinale che quello storico; andiamo quindi a vedere (I punto), come e’ nato il potere temporale dei papi e, poi (II punto) se storicamente risponda al vero l’affermazione laicista che la Chiesa Cattolica abbia sempre interferito in maniera indebita nei confronti del potere politico.
Dal 674 al 678 e poi nel 717 Costantinopoli venne assediata dagli arabi (che in quel periodo stavano espandendo le loro conquiste in Asia, in Africa, e in Europa) di conseguenza si indeboli’ ulteriormente il gia’ debole legame che univa Roma all’ impero Bizantino. Si creo’ cosi’ una situazione di vuoto di potere che spinse i longobardi a premere per poter esercitare un maggiore dominio sulla penisola Italiana. Fu proprio per questo, per difendere il prezioso patrimonio della civilta’ latino imperiale dai longobardi, che i pontefici (uniche figure possibili, in quel momento, a poter guidare le sorti della societa’) si assunsero la responsabilita’ del potere temporale stipulando un alleanza con i Franchi per poter fermare le ambizoni di conquista longobarde.
Non credo quindi che la nascita del potere temporale possa essere considerata come un atto di arroganza o di ingerenza, poiche’ fu in realta’ un atto avveduto, necessario, che segno’ in maniera fortemente positiva tutto il successivo sviluppo storico e culturale dell’ Europa. Va inoltre detto che le successive acquisizioni territoriali del papato non avvennero mai con guerre di aggressione ma unicamente con atti di donazione.
Veniamo ora al II punto: Non si puo’ negare che, dopo la morte di Carlo Magno la Chiesa abbia piu’ volte subito le violenze e le ingerenze del potere politico. Gia’ nel x secolo l’imperatore Ottone I rivendica per se il diritto di eleggere e deporre i vescovi e i Papi, eliminando anche fisicamente gli oppositori, da allora in poi, per molti anni, la Chiesa dovra’ lottare, senza mai ottenere una vittoria definitiva, per ottenere la liberta’ di eleggere il proprio Pontefice senza ingerenze esterne di re o di imperatori. In Italia, nello stesso periodo, la situazione non era affatto migliore poiche’ la prepotenza della nobilta’ romana condizionava pesantemente il papato. In questa situazione, quindi, non deve affatto stupire che venissero eletti come Pontefici personaggi indegni, che si comportavano come politici spegiudicati.
Ingerenze di questo tipo continuarono anche nei secoli successivi: basti pensare all’ uccisione dell’ arcivescovo di Canterbury Thomas Becket, agli scontri tra Filippo il bello e papa Bonifacio VIII e al periodo della cattivita’ Avignonese. Anche in questo caso non e’ difficile capire che la pretesa dei sovrani di aumentare il loro potere sul clero favoriva grandemente la comparsa di gravi fenomeni di corruzione nella Chiesa. Nel XVI secolo poi, con Enrico VIII e con la riforma Luterana si giunse infine alla situazione che i re d’Inghilterra e i principi degli stati tedeschi divennero i veri capi delle proprie chiese nazionali. Nel 1700 i Gesuiti, poiche’ per la loro assoluta fedelta’ al papato costituivano un ostacolo alle pretese di assolutismo monarchico, furono oggetto di una vera e propria persecuzione (fondata su motivazioni prive di fondamento) che culmino’ con lo scioglimento del loro ordine. La rivoluzione francese, inoltre, pretese di imporre un controllo totale sul clero e sulla fede, perseguitando migliaia di religiosi e di fedeli. Nel 1800, infine, Napoleone imprigionera’ due Papi e sciogliera’ moltissimi ordini religiosi in tutta Europa.
Naturalmente con tutto cio’ non voglio certo sostenere che la Chiesa, in tutta la sua storia, non abbia commesso piu’ volte gravi errori per responsabilita’ che sono solo proprie, ma solo mostrare che la realta’ delle cose non e’ affatto quella che sostengono i laicisti; poiche’ la storia mostra in maniera evidente come anche il potere politico abbia piu’ volte violentemente interferito nella vita della Chiesa.
In un secondo tempo rispondero’ anche alle altre obiezioni sollevate dal suo intervento.
Cordiali saluti
” Aldilà del mancato rispetto ambientale in questo caso appare ancora più forte, il mancato rispetto delle sensibilità altrui.” quindi i due concetti di ambiente e di libertà personali sono entrambi toccati dall’articolo come in uno dei miei interventi successivi.
Oltretutto nell’articolo e nei successivi interventi non ho mai parlato di legittimità o meno nella posa delle croci di vetta, il punto è se questo sia opportuno o meno da un punto di vista degli stessi due concetti esposti.
Non a caso cito sempre la Costituzione in quanto espressione di norme di convivenza e non cito codici di altro genere.
“Scomodare” i padri costituenti in questo caso e per quanto riguarda ciò che ho voluto trattare è il minimo della pena…
Esattamente Alberto, il punto su cui giustamente discutere è quello del rispetto del luogo, non sulla legittimità nell’esporre simboli religiosi come invece contestato nell’articolo di Stefano e in numerosi commenti.
L’erezione di una croce sulla cima non troverà contrasti con la Costituzione e con la legge.
Quindi visto che la legge ce lo permette, ognuno di noi può benissimo mettere il suo simbolo, a seconda della propria fede sulle cime.
Io cattolico ci metto una croce; te buddista ci metterai il Budda; lui mussulmano ci farà una piccola moschea; l’altro ci metterà la Dea kalì; e via così, ognuno il suo simbolo.
Un bel caos! ma del resto la Costituzione garantisce la libertà di esprimere e manifestare la propia fede. Quindi non è che qualcuno ha più diritto di un’altro.
Ma il RISPETTO del luogo chi lo garantisce??
Provo i rimettere il discorso nei binari, anche se ho letto con piacere ed interesse gli interventi che, pur allontanandosi dal topic, hanno dato importanti motivi di riflessione.
Stefano chiede una risposta “Costituzionale”: ritengo sia alquanto limitativo affrontare la questione delle croci di vetta da un così ristretto unico punto di vista (la pluralità degli interventi lo dimostra) ma proviamoci.
Nell’articolo ci si interroga sulla liceità (se non addirittura sulla legalità) della posa di simboli religiosi sulle vette. Questo prendendo spunto dai principi costituzionali che sanciscono lo Stato Italiano come laico. La Costituzione impone infatti allo Stato la completa indipendenza da ogni religione; la base di tale principio affonda le radici nel diritto di uguaglianza di tutti i cittadini e non occorrono spiegazioni.
Destinatario di tale principio, come detto, lo Stato, inteso come entità legislativa, amministrativa e giuridica: la “macchina repubblicana” deve quindi operare secondo principi laici.
Ed i cittadini? Ben diversa l’impostazione costituzionale, si legge infatti “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.”
I cittadini quindi, nel rispetto delle norme vigenti, sono liberi di professare e propagandare il proprio credo.
Tornando al tema in discussione si evince che l’erezione di una croce su di una cima non trova contrasti con quanto imposto dalla Costituzione: è una manifestazione di liberi cittadini di professare (Fede) o propagandare (Conquista) la propria religione.
I simboli religiosi sono un diritto (piaccia o meno) e la loro manifestazione in quanto tali consentita dalla legge. Ragionevole (ed auspicabile) regolamentarne la diffusione, ma la richiesta di elidere ogni testimonianza religiosa non trova fondamento costituzionale.
La questione troverebbe forse qualche soluzione se affrontata non ideologicamente (repubblica vs religione, atei vs credenti) ma su basi più prosaiche che dovrebbero partire dal buon senso nell’uso di spazi comuni, con decisioni prese caso per caso dalle comunità più direttamente interessate, senza scomodare i “padri fondatori” del nostro paese.
Sig. Lucio
Già dire che ” la Religione Cristiana (specialmente quella Cattolica) ha sempre avuto in se un sano concetto della separazione tra il potere temporale e quello spirituale” è un errore assoluto in senso storico considerando che dal 752 al 1870 il Papa risultava essere oltre che pontefice della chiesa cattolica anche sovrano dello Stato Pontificio, ben più ampio di ciò che oggi è lo Stato Vaticano, quindi se l’italiano non è materia piegabile a proprio piacimento potere spirituale e temporale fudi in una stessa figura. Non considerare un fatto come questo significa tentare di revisionare la storia. La “Breccia di Porta Pia” (1870 che segna quantomeno in maniera ufficiale la caduta del potere temporale dei Papi), come viene ricordata la Presa di Roma è un fatto storicamente assodato e che fa parte integrante della storia italiana, visto anche che il Risorgimento non è un racconto per bambini…
Mescolare situazioni puramente politiche come i gulag, Pol-Pot la guerre di Vandea (sulle quali peraltro vigono ancora oggi due tesi contrapposte e che videro uno scontro tra potere monarchico e repubblicano quindi nulla di contestualmente religioso a meno che non si voglia considerare che i monarchici furono sostenuti dalla chiesa cattolica rimarcando una volta ancora il potere temporale dei Papi) con le stragi naziste (sostenute, come credo non vi siano più dubbi, da tesi di epurazione su basi religiose) sono teorie che personalmente reputo fantasiose per le ragioni sopra descritte.
Parlare poi dell’Inquisizione cattolica, delle stragi dei Catari e così via come di passeggiate da pensionati lo trovo piuttosto di cattivo gusto considerando che hanno causato milioni di morti per i quali inoltre la chiesa ha pubblicamente chiesto scusa (concetto piuttosto leggero quello di commettere atrocità e poi chiederne scusa ma essendo storia ormai antica…) e se ne è quindi fatta carico
Sarebbe interessante dibattere invece dell’amicizia e sostegno concessi ad un criminale con migliaia di morti sulle spalle come Pinochet da parte di Giovanni Paolo II, che non ebbe tema alcuna a solidarizzare con lui anche dopo il suo arresto in Gran Bretagna… tanto per parlare un po’ di qualcosa di contemporaneo e più facilmente ricordabile.
Ma come ho più volte ribadito, non trovo questo spazio consono e comunque l’articolo non rimarca di certo queste situazioni non essendo stato scritto per contestare la chiesa ma per portare in discussione una situazione che mette in opposizione credenza religiosa e norme di comportamento civile.
La risposta mi è sembrata doverosa, ma non ne seguirà un’altra per discutere di argomenti che esulano dal contesto.
Il quesito di base rimane comuqnue ancora senza risposte…!
Sig. Benassi,
a parte i toni che ho usato (e di cui ho chiesto scusa) dire ad un interlocutore che e’ ignorante su un argomento non costituisce necessariamente una offesa: Se qualcuno mi facesse notare che sono ignorante in biologia non potrei che convenirne con lui perche’ direbbe la verita’. Non ho inoltre mai detto che siete (voi, miei interlocutori su questo blog) delle persone da quattro soldi ma, bensi’ che lo sono i vostri argomenti laicisti (certamente avrei dovuto usare dei toni piu’ pacati). Le assicuro inoltre che l’ apertura mentale e la tolleranza verso chi non la pensa come me sono doti che possiedo concretamente, visto che tra i miei amici ci sono parecchi atei ed agnostici e che verso queste persone provo un affetto sincero (ricambiato). Infine, la realta’ delle cose: e’ un argomento complesso e, indubbiamente, ho sbagliato a pretendere di voler far comprendere le mie tesi espondole cosi’ sinteticamente su un blog…. Diciamo che (se le interessa e se trova il tempo di farlo) la lettura dei 3 volumi “Elementi di filosofia” di Sofia Vanni Rovighi potrebbe essere un valido mezzo per comprendere le ragioni (solide) su cui fondo il mio modo di vedere il mondo.
Sig. Michelazzi,
La sua replica mi ha fatto stizzire perche’ lei mi ha accusato ingiustamente (anche se con toni garbati) di usare argomenti fantasiosi non certo ufficialmente sostenuti dalla Chiesa cattolica. In realta’ esistono molti documenti (del ministero e non) che attestano esattamente quello che ho qui sinteticamente scritto (non mi pace parlare a vanvera). A questo riguardo, se le va, potrebbe leggere il testo del discorso di Benedetto XVI all’Unione giuristi cattolici, e’ un testo breve e molto equilibrato.
Non ho neanche gradito la sua affermazione secondo la quale io difenderei le croci di vetta non per un autentico fatto di fede ma bensi’ per una ostentazione della stessa, per un voler occupare il territorio con un simbolo di parte. Se lei rilegge il mio primo intervento si accorgera’ che per me non e’ affatto cosi’ e che anch’io ho scritto di non ritenere opportuno aggiungere altre vistose croci sulle cime dei nostri monti. Da buon montanaro, infatti, anch’io preferisco una croce discreta e spartana, che, in questi casi, invita molto di piu’ al raccoglimento e alla contemplazione della magnificenza dei panorami montani. D’altra parte anche una nota sentenza della Corte Europea sulla questione del crocefisso nelle scuole (e in altri luoghi pubblici) ha affermato che quest’ ultimo rappresenta un simbolo della nostra identita’ culturale e che, pertanto, non costituisce una violazione al principio di laicita’.
Inoltre, quando nei miei confronti afferma: “Il suo sforzo per inserirci tutti sulla “retta via” apre sicuramente altri quesiti che esulano dalla montagna e dall’argomento in oggetto, ma che suppongo chiunque abbia un briciolo di rispetto per il suo prossimo, è spinto a farsi…”
mi pare che anche lei abbia ampiamente superato i toni che dovrebbero essere propri di un confronto rispettoso: non sono infatti un fondamentalista religioso islamico, sono un cattolico e, come tale, non credo affatto di possedere la verita’. Al contrario e’ la verita’ che puo’ possedere me nella misura in cui sono disposto a farle spazio nella mia anima e nella mia vita. Se quindi incontro una persona non credente sono cosciente del fatto che la fede, oltre alla ragione e alla volonta’ del soggetto, implica anche la Grazia (che e’ un dono di Dio) e che quindi i motivi per cui non si crede vanno rispettati proprio perche’ non possono essere unicamente compresi su un piano puramente razionale. Senza poi considerare che per la fede Cattolica la strada della salvezza e’ aperta anche ai non credenti o ai credenti in altre religioni (le vie di Dio non sono le nostre vie e i Suoi pensieri non sono i nostri pensieri) e che quindi tutti hanno una loro ragione di essere, con le loro diversita’, nei disegni della provvidenza divina.
Quando poi afferma che lo stesso arcivescovo di Sondrio ha dichiarato che un’attestazione di fede presente sulla cima dei monti non sia richiesta dalla fede stessa le credo: l’arcivescovo puo’ avere benissimo affermato una cosa del genere; aggiungo pero’ che bisognerebbe anche vedere in che contesto ha fatto questa affermazione e quale sia stato il il messaggio del suo intervento nella sua interezza. Una semplice affermazione estrapolata dal suo contesto, come ben sa) puo’ anche dare luogo ad equivoci (e’ successo anche, e con conseguenze ben piu’ gravi, con la La lectio magistralis di Benedetto XVI presso l’università di Ratisbona …)
Anonimo,
Detto senza nessun rancore: se leggi i vangeli con piu’ attenzione ti accorgerai che neanche Cristo ha sempre posto l’altra guancia: quando nel sinedrio e’ stato schiaffeggiato da una delle guardie poi l’ha rimproverata dicendogli: “Se sbaglio mostrami dove sbaglio, e se invece ho ragione perche’ mi schiaffeggi?”. I contenuti del Vangelo non possono essere presi alla lettera ma vanno interpretati con una seria analisi ermeneutica ed esegetica. E comunque sia lo ammetto sinceramente: non sono molto bravo a porgere l’altra guancia.
Sull’ Inquisizione Cattolica, poi, sono state costruite fin troppe leggende nere che ora, finalmente, gli storici seri stanno dipanando. Con questo non voglio certo dire che in questo fenomeno, purtroppo, non siano stati presenti errori ed abusi; ma solo che, documentandosi in maniera seria, si puo’ scoprire tranquillamente che (ad esempio) molte volte l’inquisione e’ stata usata dal potere temporale (a cui era subordinata) per motivi politici o interessi economici (In Francia, ad esempio, e’ stata adoperata da Filippo il bello per distruggere l’ordine dei Templari, mentre in Spagna e’ stata usata da diversi monarchi per depredare delle loro ricchezze gli ebrei e i moriscos). Gli inquisitori Cattolici, poi, non erano certo quelle belve sanguinarie e fanatiche che tanta propaganda cosi’ dipinge poiche’, storicamente, si puo’ provare che i loro procedimenti giuridici erano piu’ equi e meno violenti di quelli della contemporanea giustizia secolare.
Occore anche dire che molte delle eresie per le quali e’ stata creata l’inquisione rappresentavano un serio pericolo per la societa’ di allora (basti pensare a quella dei Catari). E inoltre, lo ripeto, le ideologie atee e anticattoliche hanno commesso torti ben piu’ gravi di questi (hai mai sentito parlare di cosa succedeva nel carcere di Pitesti, in Romania, durante il periodo della dittatura comunista?)
Rimproveri anche a noi cattolici una scarsa coerenza tra il nostro nodo di vivere e i valori in cui crediamo. In effetti non posso darti torto: i cristiani peccano e peccano anche parecchio, ma devi anche considerare che il vangelo e’ molto esigente e che l’avere fede non basta per metterci al riparo dall’ egoismo di fondo che e’ presente nella natura di tutti gli uomini, indipendentemente dalla fede. E’ proprio per questo che la Chiesa invita tutti al pentimento e alla confessione, cioe’ al prendere consapevolezza dei propri limiti e dei propri difetti e al voler cercare di porvi rimedio. E, francamente, mi pare che questo modo di procedere proposto dalla Chiesa porti anche dei buoni frutti visto che, ad esempio, esistono diversi cattolici che spendono una buona parte della loro vita per assistere gratuitamente malati ed indigenti, e in questo, molte volte, si dimostrano senz’altro piu’ generosi ed attenti ai bisogni dei propri simili di tanti non credenti.
Non e’ inoltre vero che si possa discutere di tutto come ci pare e piace: anche nella legislazione laica dello Stato Italiano esiste l’apologia di reato.
Credo comunque di avere capito che certe espressioni dialettiche un po’ colorite fanno parte del tuo modo di essere: sei un tipo un po’ sanguigno, che si sfoga cosi’, anche un mio zio era un po’ come te, ma poi si faceva perdonare ampiamente con la sua simpatia e la sua generosita’.
Cordiali saluti a tutti
Scusatemi, quando rispondo con delle battute e’ perche’ comincio a perdere la voglia di ragionare ulteriormente con i miei interlocutori e, contemporaneamente, comincia a crescere dentro di me un senso di profonda amarezza.
In genere riesco ad essere amico di tutti e mi ritengo una persona paziente, ma quando (parlando di religione) comincio a sostenere che il bene e il male non sono concetti relativi, che la Chiesa ha avuto il merito di costruire la civilta’ occidentale, che la dottrina sociale della chiesa si fonda su un presupposto laico, quello del diritto naturale, e’ proprio destino che con i miei interlocutori non credenti non ci si intenda mai. Francamente tutto questo mi dispiace, anche perche’ mi pare di sostenere tesi su cui mi sono documentato seriamente e che, da un punto di vista storico e filosofico sono tutt’altro che fragili. Sono comunque convinto che se gli stessi argomenti li avessimo trattati a quattr’occhi, magari dentro un rifugio e bevendo un boccale di birra, non avremmo finito con l’alzare (un po’ tutti) cosi’ tanto i toni dello scontro dialettico.
Su internet non si riesce sempre a cogliere che il tuo interlocutore e’ una persona, molte volte e’ facile confonderlo con la sua ideologia e le conseguenze di questo equivoco non sono sempre costruttive…..
Se quindi qualcuno si è sentito offeso per l’eccessiva energia dei miei interventi me ne scuso sinceramente; ma ribadisco che le mie tesi non sono ne’ ingenue ne’ fantasiose e, quindi, non mi scuso affatto per il fatto di averle difese.
Cordiali saluti (questa volta sinceri)
In fin dei conti, comunque, direi che fate bene a diffidare cosi’ tanto di noi cattolici: il pericolo di una dittatura vaticana incombe…. c’e’ proprio da tremare!
e scusa Lucio, ma quale è ” LA REALTA’ DELLE COSE”….??
Beh… che si può commentare su di un intervento come l’ultimo di Lucio…???
Direi che in questo preciso e spero, assolutamente soggettivo caso, quale sia la spinta tra fede e conquista si possa comprendere senza troppe difficoltà.
Il suo sforzo per inserirci tutti sulla “retta via” apre sicuramente altri quesiti che esulano dalla montagna e dall’argomento in oggetto, ma che suppongo chiunque abbia un briciolo di rispetto per il suo prossimo, è spinto a farsi…
Complimenti caro Lucio. Ci hai dato: degli ignoranti, persone da quattro soldi (insomma quaquaraqquà) persone piene di preconcetti.
Evviva la tua tolleranza e apertura mentale verso chi la pensa diversamente.
Sinceramente credo di aver perso fin troppo tempo per cercare di spiegarvi quale sia la realta’ delle cose. Ma a quanto vedo il vecchio detto:”non ce’ peggior sordo di chi non vuol sentire” e’ sempre attuale. Pazienza, vi lascio al vostro laicismo da quattro soldi, alla vostra ignoranza e ai vostri preconcetti verso la religione e la civilta’ Cattolica.
Cordiali saluti
L’ultimo intervento di Interalp colpisce nel segno… almeno in parte…
Personalmente aggiungerei alla sua lista di divagazioni fuori sede, anche chi da spiegazioni e giustificazioni di tipo sorico alla chiesa cattolica, la quale non credo abbia bisogno di difensori (sa farlo da sola) con argomentazioni piuttosto fantasiose (non certo ufficialmente sostenute).
Una chiesa cattolica che almeno per quanto riguarda l’articolo fa una figura tutt’altro che negativa, se consideriamo che le uniche parole che ho voluto evidenziare come (a mio avviso) sensate e sagge, sono quelle di un alto prelato.
Il punto nodale che mi sarebbe piaciuto fosse stato compreso e nel caso discusso era (lo ripeto ancora) la Costituzione della Repubblica italiana, sotto i quali dettami tutti noi viviamo la nostra vita quotidiana.
Un atto che con la sua imparzialità vuole garantire uguaglianza di considerazione alle diversità per una convivenza pacifica.
Fede o conquista non è un titolo casuale.
Qual’è lo spirito che anima chi si appresta a posare una croce su di una vetta?
Un’attestazione di fede, malgrado come indicato dall’Arcivescovo non sia richiesta dalla fede stessa oppure ostentazione della stessa e scadimento nel peggiore dei casi in idolatria e/o feticismo (entrambi banditi dalla chiesa cattolica)?
In alcune argomentazioni sia pro sia contro si arriva vicini a toccare il nocciolo della questione, magari scomodando una generica tradizione che senza dubbio è stata motivo di posa delle croci nel passato, ma che è meglio non scomodare in quanto ogni croce aveva il suo motivo che oggi non rivestirebbe più lo stesso significato e come siam passati dalle zuave ai pantacollant anche in questo caso sarebbe opportuno rivalutare le motivazioni in chiave moderna, visto anche che la montagna non è più vista e vissuta come tana di qualche demonio…
Ciò che ha fatto il Passato è storia e come tale rimane significativamente ancorato. Credo sia stupido pensare di toglierlo perché è la testimonianza più importante per capire e perchè no… cambiare ciò che consideriamo un errore, come appunto vedere la montagna a guisa di entrata dell’inferno o di terra di misteriosi popoli.
Credo sia ben evidenziato (me lo confermano alcuni interventi) che non ho voluto mettere in discussione la validità o meno della religione cattolica o cristiana o del credere in una religione, perché sono convinto non stia a me né a nessuno reputare giusto o sbagliato un sentimento, qualunque esso sia.
Rimane perciò aperto il quesito proposto dal titolo…
Sacrosanta verità…per rimanere in tema!
Un pò come dice Alessandro sulle croci sparse un pò d’ovunque, posso portare l’esempio delle Apuane. Qui di croci sulle cime ce ne sono diverse . Sulla vetta della Pania della Croce , la cima senza dubbio più famosa di queste montagne, ce ne sono addirittura due. Una troncata in due da sempre (come se la tempesta avesse voluto fare pulizia). Invece di smontarla si è preferito lasciarla li a marcire alzando una seconda enorme croce.
Poi ci sono le varie lapidi e targhe in ricordo di alpinisti ed escursionisti, poste lungo sentieri, alla basi di pareti , su pendii e canali. Poi ci sono le varie lapidi dei cavatori, Poi quelle religiose. Poi lungo le principali mulattiere ci sono le casette (chiamate marginette sul lato versiliese e maestà sul lato garfagnino). Queste chiaramente servivano di riparo ai viandanti. Anche queste però con immagini e lapidi religiose o in ricordo di persone scomparse. Poi ci sono i crocifissi più o meno grandi.
Insomma darsi un certo contegno credo sia una cosa giusta. Altro che attacco alla fede e alle tradizioni popolari.
….alla faccia…del porgi l’altra guancia!Ecco nella pratica come si tratta che mette in discussione il pensiero altrui…..manomale non c’è più la sacra inquisizione!Si può metter in discussione tutto..si chiama libertà di pensiero, bello!
i confronti quando si è disposti ad ascoltare gli altri e ha mettere in dubbio le proprie convinzioni, sono sempre costruttivi e benvenuti.
Stia attento a quello che scrive sig. “Anonimo” poiche’ i suoi numerosi insulti potrebbero essere passibili di querela.
Comunque voglio complimentarmi con lei per la sua grande tolleranza, per la sua civilta’ e per la straordinaria ponderatezza dei suoi giudizi……
Il sig. Benassi, molto piu’ pacatamente (e di questo lo ringrazio sinceramente) scrive invece: “potrei anchio farle una domanda: “Se c’è un creatore……chi è il creatore del creatore….??? ”.
Sinceramente questa mi pare una domanda priva di senso: se il creatore, per esistere, avesse bisogno di un altro creatore non potrebbe essere considerato creatore, sarebbe un semplice ente creato come tanti. E’ un po’ come se lei si domandasse che cosa c’e’ a nord del polo nord…..
Circa le altre tesi da lei sostenute per risponderle adeguatamente dovrei aprire un dibattito che andrebbe troppo oltre gli scopi di questo blog, e non mi sembra proprio il caso di farlo. La ringrazio comunque per aver cercato di instaurare con me un confronto costruttivo.
Bravo Alberto ma vedi…..questi cattomontanari sono i veri talebani d’alta quota…..toccagli tutto, ma non la loro ipocrisia di credenti, le loro croci le loro falsità!
Ha parlato il più furbo della classe…….brucia quanto si toccano certi argomenti vero?
Mi viene in mente il drammatico incidente a Cevo, in provincia di Brescia, il 24 aprile 2014. Un ragazzo è morto schiacciato dalla Croce ideata da Enrico Job e creata per la visita a Brescia di Papa Giovanni Paolo II nel centenario della nascita di Paolo VI (era il settembre 1998). Stando a quanto riferito il manufatto sarebbe improvvisamente crollato finendo addosso a Marco Gusmini, 21enne di Lovere in gita con gli amici della parrocchia.
Personalmente non sono così contrario alle croci sui monti (anche se le vorrei assai limitate in quantità e dimensioni). Nel caso di Cevo hanno certamente esagerato, per giunta maldestramente; va anche detto che in giro ne sono state messe dappertutto (anche su mezze colline), quasi a “segnare il territorio” (come fanno i gatti), magari illuminate e con tanto di cavi elettrici, ecc.
Una nota: il Vescovo di Brescia nel fare messa per la vittima aveva puntualmente detto che si era trattato di cosa “imprevedibile”: vedere a questo proposito il post ‘Imprevedibilità in alpinismo: ma mi faccia il piacere!”, vedi (passare sopra con il mouse) http://www.banff.it/imprevedibilita-in-alpinismo-ma-mi-faccia-il-piacere-2/. Pendono indagini penali.
Credo che Itineralp abbia colto nel segno. In alcuni commenti frustrazione e disagio sono evidenti.
Su chi spara a zero (anzi, a vanvera) firmandosi “anonimo”, non mi esprimo nemmeno.
Non mi riferisco solo all’argomento in questione: parlo in generale. Certi atteggiamenti aggressivi (anche se possono contenere delle valide motivazioni) finiscono per essere controproducenti.
Buon pomeriggio!
Mi perdoni la schiettezza caro “anonimo” ma il suo pensiero rappresenta una vera summa di qualunquismo e di ignoranza. Prima di esprimere un parere decente sull’ argomento trattato lei dovrebbe studiare la storia, la filosofia e la teologia in maniera seria. Se invece tutto questo non la interessa allora farebbe meglio a tacere, perche di quello che non si conosce non si dovrebbe parlare.
Se mi stai dando del Troll ti sbagli di grosso. Nessuna polemica da bar. Solo il mio pensiero.
La discussione, se non interpreto male le intenzioni dell’autore, era nata come proposta di confronto tra le varie opinioni riguardo le croci di vetta.
E’ diventata luogo dove alcuni, forse per qualche frustrazione, disagio o semplice piacere di polemica (i troll sono sempre dietro l’angolo), hanno trovato spunto per scaricare la propria rabbia verso il mondo cattolico e cristiano in generale, riducendo alcuni post a tifo da bar.
Le discussioni ragionate e circostanziate che danno spiegazione delle proprie posizioni danno valore a chi le scrive, qualunque siano le idee esposte. Quelle dozzinali con i soliti luoghi comuni… anche.
Bravo!
Caro Sig. Lucio io non so chi sia il CREATORE e se ci sia un creatore. E’ una domanda che mi faccio da tempo a cui non so rispondere. E sinceramente mi viene da pensare che un creatore ci sia. Quindi non sono proprio così ateo come lei può pensare. Ma sono uno che si fa delle domande a cui, vista la difficoltà del problema, non sa rispondere. Anche perchè nessuno è tornato indietro a dircelo come stanno in verità le cose. E la fede per la fede…”beato chi crede e non vede”….è un pò dura a digerirla.
Non so se la materia è sempre esistita oppure si ricrea da sola. Come primo pensierio/dubbio mi viene da dire che forse c’è un qualcosa che va oltre. Magari un’altra dimensione e che dopo la vita terrena ci sia una continuazione. Altrimenti che senso avrebb etutto questo nostro: correre, soffrire, guerreggiare, violentare, amare…insomma vivere….BOH….??? Certamente non sono convinto che nell’universo esistiamo solo noi e non sono certo convinto che ci sono i santi, gli angeli, gli arcangeli, e tutti i vari personaggi che ci raccontano la chiesa cristiana, la fede mussulmana e altre varie religioni. Tutto questo mi sa tanto di storiella pensata e messa in pratica a dovere da un certo potere.
Quindi visto che l’uomo, come giustamente dice le è un essere pensante (a volte pensa bene ma spesso pensa e sopratutto agisce male) …. potrei anchio farle una domanda: “Se c’è un creatore……chi è il creatore del creatore….??? ”
Quello che a me da noi non è il significato/messaggio della croce o della lapide. Ognuno di noi ha un cervello e non è certamente la presenza di uno di questi simboli che ci condiziona. Io dico semplicemnete che un certo ambiente delle altezze dovrebbe essere lasciato naturale il più possibile. Visto che già nelle città, nei paesi, ci sono chiese , cimiteri, sinagoghe, moschee quindi in abbondanza luoghi e costruzioni dove l’uomo ha potuto manifestare la propria fede , anche con estremo sfarzo alla faccia dei chi muore di fame…..(ma forse il creatore gradisce che ci siano tutti questi festoni ricoperti d’oro…..così la preghiera vale di più), non vedo perchè dobbiamo andare a riempire di aggeggi vari anche le cime delle montagne.
Le cime delle montagne sono un tramite verso il cielo? Lo dice anche il grande alpinista credente Armando Aste nel suo libro “Pilastri del cielo”. Bene!! Ma allora che bisogno c’è di metterci anche dei simboli. Le cime gia sono un simbolo, un tramite, un ponte. Quindi che restino un luogo pulito per tutti , che tutti possano usare in fase alla propria fede o non fede.
Un luogo di incontro e di libertà.
Un sano concetto di separazione tra potere temporale e potere spirituale?Ma dove…ma quando?Ma se la Chiesa ha pensato solo ad accumulare ricchezza nei secoli, ha fondato una Banca, ha finanziato regimi…..ha torturato, ammazzato, bruciato in nome di Dio!Siete solo dei fanatici, che non sanno vivere senza sperare nella vita oltre la morte.Che ipocriti!
La montagna e’ stata da sempre considerata, e in tutti i popoli, come un tramite naturale tra la dimensione terrena dell’ uomo e quella della trascendenza. Non capisco quindi perche’ possa dare tanto fastidio l’usanza diffusa nelle montagne dei paesi europei (le cui radici Cristiane sono per altro innegabili) di voler porre sulle cime dei monti delle croci. Concordo nel dire che non e’ il caso di aggiungere altre croci di dimensioni monumentali sulle nostre cime, ma non comprendo proprio che disturbo possa arrecare la presenza di un simbolo (di dimensioni discrete, per carita’) che sta’ unicamente a rappresentare un atto di amore verso l’uomo giunto fino alla donazione della propria vita. A questo riguardo vorrei invitare tutti a non fare confusione: il senso piu’ vero della croce non e’ quello di voler celebrare la morte ma, al contrario, e’ quello di voler mostrare che la morte non avra’ l’ultima parola su tutto, poiche’ l’ultima parola sara’ quella di una vita liberata per sempre proprio dal dolore e dalla morte. La croce e’ quindi un simbolo di speranza con cui si afferma che la vita e il mondo hanno un senso e che non sono abbandonati al caso. Vi pare che questo messaggio possa offendere qualcuno?
Vorrei anche ricordare che la Religione Cristiana (specialmente quella Cattolica) ha sempre avuto in se un sano concetto della separazione tra il potere temporale e quello spirituale e che, al contrario di quello che sostengono i laicisti e gli atei militanti, ha quindi permesso la nascita della societa’ laica cosi’ come la conosciamo oggi in Europa, in cui le idee di tutti sono rispettate.
A quanti negano questa realta’ vorrei far rispettosamente notare che i classici argomenti portati contro questa tesi (quali ad esempio le crociate e l’inquisizione) andrebbero liberati da una intepretazione della storia pesantemente condizionata da concezioni filosofiche razionalistiche, positivistiche e relativistiche per poterli ricondurre al loro reale significato e alla loro reale portata.
Vorrei ricordare infine che, non per caso, i peggiori episodi di intolleranza e di violenza ricordati dalla storia sono stati commessi proprio dai sostenitori di ideologie anticristiane o atee (basti ricordare il periodo del terrore e le stragi in Vandea durante la rivoluzione francese, i gulag sovietici, i campi di sterminio nazisti, gli orrori commessi da Pol Pot in Cambogia).
Per quanto riguarda la statua del Buddha posta in cima al Pizzo Badile dico sinceramente che non approvo il gesto di chi l’ha distrutta. Personalmente l’avrei rispettata pur non comprendendone i motivi della sua presenza (non mi risulta che esistano statue del Buddha sulle cime delle montagne dei paesi di religione Buddista). Vorrei pero’ sottolineare che questo fatto e’ stato considerato cosi’ grave da giustificare un incontro formale tra alpinisti, mentre mi sembra che nessuno si sia mai degnato di fare altrettanto di fronte alle parecchie croci di vetta o alle statue delle madonne che vendono divelte o comunque danneggiate in parecchie delle nostre montagne, chissa’ perche’…..
P.S.: Sig. Benassi:
– E’ vero, la natura non e’ il nulla ma non si puo’ affermare neanche che sia il tutto, poiche’ il tutto e’ un concetto metafisico che implica anche la presenza di altre realta’, comunque evidenti, che vanno oltre la pura sfera materiale.
– La religione Cattolica non afferma affatto che l’uomo debba sentirsi padrone della natura ma, al contrario, che pur potendola usare per vivere, sia suo compito custodirla con saggezza e con rispetto in quanto dono ed opera di Dio e quindi “cosa buona” per definizione.
– Concordo con lei nel dire che non dobbiamo sentirci padroni dell’ universo, ma questo non significa affatto che non si debba prendere atto del fatto che tra noi umani e gli altri esseri viventi ci siano differenze sostanziali: che io sappia l’uomo e’ l’unico essere esistente capace di un sapere simbolico, dotato di un metapensiero, di autocoscenza, di una sfera morale, capace di porsi domande circa il senso della sua esistenza e di quella dell’ universo. Tutto questo non mi sembra poca cosa…
– Mi consenta infine un ultima domanda: se noi siamo davvero solo un piccolo ingranaggio della grande macchina dell’ universo resta comunque aperta una questione: chi ha creato tutti gli ingranaggi? Lei pensa che sia davvero credibile, come sostiene (sbagliando) Stephen Hawking che la pura materia possa crearsi da sola? Oppure che la materia esista da sempre?
Concordo Alberto!
Infatti. Ma quale saccenza!!
Augurarsi di non riempire di ferri e lapidi le cime non mi sembra saccenza.
Sono pareri, non saccenza…..!
Mi permetto solo una precisazione, il simbolo della Croce Rossa (originario ed adottato in Occidente) è la bandiera svizzera “capovolta”, in onore del suo fondatore, uno svizzero appunto.Tant’è che, proprio perchè dai paesi mussulmani associata al simbolo cristiano, è stato chiesto di aggiungere anche il simbolo della mezzaluna.L’esatta definizione, per chi non lo sapesse è croce rossa e mezzaluna rossa (notate a tal proposito i simboli sui mezzi di soccorso in quei paesi).Scusate l’intromissione!
Posto che sono assolutamente d’accordo che l’uomo non è al centro dell’universo, la saccenza trasudante dagli ultimi commenti è tale che credo che da oggi in poi, pur non fregandomene assolutamente nulla di religione e simboli, comincerò ad essere favorevole (e non più indifferente) alle croci sulle cime!
Buonanotte!
Bellissimo intervento!Ciao
come si fa a dire che la natura è il nulla!
Il nulla?? Direi che la natura è il tutto!!
Si continua ad affermare che noi..(uomini), siamo il centro dell’universo. E per questo ci sentiamo in diritto di fare tutto quello che ci pare. Sopratutto fare i padroni nei confronti di un’ambiente di una natura che invece ci ospita.
Npon siamo il cehntro dell’universo, siamo degli ospiti , siamo un piccolo ingranaggio.
La maestosità dell’ambiente naturale, i colori cangianti a seconda della stagione e della variazioni ad essa dovute, il rumore dell’acqua che senza sosta scivola a valle, l’incontro con gli indigeni solitamente muniti di 4×4 che seppur fragili, guizzano in corse veloci nella neve dove noi “padroni” del mondo arranchiamo seppure forniti di tutti i più moderni attrezzi, la NATURA… termine unico ed universalmente riconosciuto a tutto questo e molto molto di più… non vi è di che parlare? Spazi vuoti di cui parlare di nulla? Se questo è il nulla allora è preferibile ad un qualcosa,di qualunque genere esso sia…!
I simboli rappresentano ostentazione delle proprie paure e della propria incapacità a considerarsi soggetti singoli facenti parte di un universo infinito (infinito almeno quanto la nostra piccola ed insicura logica umana).
Bisogno di sentirsi parte di una comunità? Ben venga per chiunque lo senta questo bisogno, ognuno dev’essere libero di vivere i propri sentimenti ed anche le proprie paure come meglio crede ma qual’è la necessità di ostentarle ed obbligare anche altre comunità diverse dalla nostra a subirle?
Temporale e spirituale sono due concetti che determinano due aspetti completamente diversi della vita umana e non mi risulta (non sono teologo ma l’indottrinalmento cattolico l’ho subito anch’io…), che il messaggio né della religione cattolica né di altri Credo sia quello di chiudersi in comunità che tentino di definirsi “quella giusta”… Questo è un aspetto umano, un bisogno di branco che esula dal rapporto uno a uno tra il singolo soggetto e l’entità che riconosce come superiore. Fa specie poi l’arroganza di definire vuoti coloro i quali non condividono lo stesso Credo, alla faccia dell’amore universale…!
Ma torniamo all’articolo evitando così divagazioni complesse e non certo trattabili né su intenet né tantomeno si di un blog di montagna:
l’argomento è divagato su campi e condizioni completamente diverse da ciò che palesemente (scritto a chiare lettere) l’articolo vuole rimarcare. Si è passati a discutere di economia delle valli, che nulla a che vedere con una croce di vetta la quale anche mettendoci tutta la buona volontà di questo universo non è in alcun modo fonte di reddito. Si è divagato (da questo la prima parte di questo post), su di un fattore religioso in senso stretto che non è toccato volutamente dall’articolo (se non nelle parole dell’Arcivescovo) perché non ne fa parte se non per essere la “scusa” di un atteggiamento che a mio avviso, travalica ciò che di spirituale ogni uomo porta dentro di sè ed al massimo in questo caso, se di religione si vuol discutere, può ricordare l’arroganza di Babilonia…
L’argomento centrale è, piuttosto palesemente, il rispetto mancato di un codice umano e temporale, che in modo imparziale e quindi accettabile da chiunque, bianco o nero, credente o meno, alto o basso, intende regolare i rapporti interpersonali e collettivi per concedere a chiunque di sentirsi cittadino della Nazione chiamata Italia, e questo senza che alcun nucleo, alcun gruppo, alcuna condizione sociale possa prevaricare sugli altri.
Lasciamo le croci, ma che tutti possano posare i propri simboli sulle vette?
Ma proviamo ad immaginare quale razza di cimitero di ferrivecchi diventerebbero le vette montane?
Altro che la Torre di Babele, quella sarebbe solo una brutta e misera copia.
Simboli ne abbiamo in abbondanza e quello più importante per la vita sociale e pacifica della comunità Italia, la Costituzione, non siamo in grado di rispettarla, nonostante il seguirne i dettami sia estremamente semplice e nulla vada a togliere alle libertà individuali o collettive siano esse spirituali o temporali.
Vivere in pace non significa imporre le proprie ragioni ma essere capaci di sostenerle rispettando le diversità, condizione che credo siamo ben lungi dal raggiungere…!
Non penso che le fede sia l’unico argomento su cui riflettere, tantomeno intorno ci sia solo il nulla!Quando altre religioni, nel nome della parità esigeranno la possibilità di erigere i loro simboli, sono convinto tutta l’ipocrisia religiosa, verrà fuori!Meno simboli, meno bigotti, meno falsi credenti…..se solo 1 decimo dei cattomontanari fosse veramente credente ed applicasse i dogmi….ma sono solo parole, la società e la politica sono ormai prive di valori ed ora ci si attacca alla fede!
Mi è piaciuto molto il tuo intervento, Itineralp!
Mi sono anche riconosciuta in alcune tue considerazioni. Pur entrando di rado in chiesa, ho eretto anch’io una croce, in un luogo fantastico, utilizzando materiale presente sul posto. Ci tengo molto a quella croce.
Come ho già scritto non mi danno fastidio ne croci ne buddha ne qualsiasi altro simbolo religioso.
Mi infastidiscono, invece, la spazzatura abbandonata in giro, la gente che urla, le motoslitte che sfrecciano per i boschi, le navette cariche di gente che non è disposta nemmeno a fare due passi per andare in rifugio… a mangiare, eccetera, eccetera, eccetera…
Buona notte!
Curioso come dal parlare di due ferri incrociati si sia finiti a discutere delle realtà delle popolazioni montane, di sfruttamento del territorio, di giovani coraggiosi.
Se le cime non avessero avuto alcuna croce non avremmo avuto nulla da discutere, non avremmo incrociato opinioni, non avremmo espresso pareri, soprattutto non ci saremmo dovuti soffermare a riflettere. Se tutti fossimo atei avremmo grandi spazi vuoti in cui parlare di nulla.
Davvero è così auspicabile avere una vita senza simboli? Davvero siamo così sicuri di noi stessi da ritenerci perfettamente compiuti?
Credo che l’individualismo che domina in questi anni non sia affatto espressione della libertà del singolo, perché ritengo che la libertà di ognuno debba compiersi in armonia con la collettività in un percorso di crescita e non di conflitto con i propri simili. Questo da sempre viene spiegato dalle religioni, in cui la comunità (famiglia, nel caso Cattolico) è uno dei valori fondamentali.
Purtroppo delle religioni è più comodo e sbrigativo ricordare le devianze e corruzioni che la storia ci ha consegnato, e per le quali comprendo l’astio dei molti che vi si scagliano contro.
Ma le croci sulle vette non sono tutte state piantate tutte con l’elicottero a suon di consacrazioni ed incensamenti di cardinali: molte, tante, quasi tutte, sono state salite a spalla da chi sotto quelle montagne ci vive. E sono espressione di una cultura locale, quella cultura locale che a parole tanto vogliamo difendere ma che poi per molti si riduce nel piatto tipico da consumare all’osteria di paese.
Sono croci issate non per osannare il vescovo della diocesi di turno, ma per omaggiare il Dio in cui si crede. Sono addirittura irriverenti verso la Chiesa, esportate dalla giurisdizione degli edifici ecclesiastici e liberate dagli orpelli liturgici. Sono un umile tentativo di rivolgersi a Dio senza passare dalle dogane del Vaticano. Quanti alpigiani non mettevano piede in chiesa, eppure si segnavano passando dinnanzi ad una croce…
La Fede è complessa, multiforme: una croce su di una cima non significa per forza sudditanza a poteri secolari più o meno condivisibili, significa speranza e fiducia per coloro che vivevano ai suoi piedi. La montagna è sempre stato terreno avaro, severo, impietoso: credere ed affidarsi alla Fede era sovente l’unica forza cui appoggiarsi.
Avere rispetto quindi per queste croci significa avere rispetto per chi la montagna l’ha vissuta e, faticosamente, prova ancora a viverla.
Se le nuove coraggiose generazioni che hanno deciso di riabitare la montagna decideranno di sradicarle sarà nella loro libertà di farlo, ma così come hanno avuto cura dell’eredità dei loro avi probabilmente avranno rispetto per quei simboli di fatica e di speranza.
Ma non spetta a noi deciderlo.
Non sono praticante, mi considero di cultura cristiana. Mi piace Papa Francesco, non mi piace per niente gran parte dell’ambiente ecclesiastico, soprattutto in provincia di Belluno (sono bigotti ma, soprattutto, predicano bene e razzolano male).
Tuttavia non mi danno fastidio le croci sulle cime o i capitelli sui sentieri. Anzi, apprezzo le piccole e discrete croci costruite alla meglio. Non quelle enormi portate con l’elicottero. Se trovassi altri simboli religiosi, non avrei niente da dire.
Sinceramente mi sembra che questo, considerando tutti i guai delle montagne, sia un problema marginale.
@ Blitz Se non sbaglio, tu frequenti molto la provincia di Belluno. Ti faccio presente un paio di cose. La crisi, in queste zone c’è, ma non è neanche lontanamente paragonabile (soprattutto se parliamo di piccoli paesi) a quella ben più drammatica che si tocca con mano in altre province e nelle grandi città. Dove insegno (Pieve di Cadore ma la stessa situazione c’è ad Auronzo di Cadore, dove vivo) il numero di nuovi nati è sempre quello. Abbiamo classi numerose e gli unici che sono andati via sono alcuni extracomunitari (lavoro perso nel comparto edile). Gli altri son tutti impegnati (tranne quelli che di lavorare non ne hanno mai voluto sapere…). Molti han dovuto tirare la cinghia, cambiare lavoro e adattarsi a nuove situazioni, come milioni di italiani sono costretti a fare in questo momento, ma non sta morendo nessuno. Le cattedrali nel deserto sono la conseguenza di scelte sbagliate fatte nei decenni precedenti. Gli errori si pagano. Gli stessi che hanno fatto queste scelte in passato, ora si svegliano dal sogno e vorrebbero trasformare il proprio territorio in tanti Plan de Corones (che Dio c’è ne scampi e liberi!!! ). Di turismo tutti si riempiono la bocca, soprattutto adesso che altre opportunità di lavoro (che in passato erano state viste come la soluzione di tutti i problemi) si sono dissolte nel nulla. Ma non è facile e non è immediato. E soprattutto si rischia di distruggere più che promuovere. Intanto, però, alcune cose positive sono accadute. C’è un ritorno all’agricoltura e sono soprattutto ragazzi giovani che se ne occupano. E poi, molti hanno scoperto un misterioso oggetto che, se caricato a legna (alla quale viene dato fuoco) produce calore e può scaldare anche un intero appartamento!!! Altri giovani si stanno organizzando in cooperative per tagliare e vendere legname, perchè, da una recente scoperta, sembra che costi meno del gasolio o del metano. E produce un calore sano! Chi l’avrebbe mai detto! E pensare che, fino a qualche anno fa, andar per boschi con la motosega era da sfigati…
È per finire, proprio in comune di Pieve di Cadore, c’è chi ha buttato via la laurea per gestire un rifugio in tanta di malora. Avrebbero potuto andare a vivere in città ma, come tutti quelli che veramente non vogliono andarsene, sono rimasti nel loro piccolo paese.
Buona domenica!
Da Facebook, 1 febbraio 2015, ore 12.20.50
Ciao Stefano, scusa il ritardo della risposta.
Grazie e ricambio la tua considerazione.
Indipendentemente da tutto noto una cosa: secondo me siamo molto più bravi noi cittadini a scambiarci le idee, piuttosto che i nostri politici…
poi, è giusto che ognuno abbia comunque la sua idea, quindi in questo post non voglio sviscerare mega discorsi…non necessariamente devo convincere qualcuno.
Accenno solo a due o tre cose per le quali, probabilmente, terremo comunque le nostre idee. E, se sarà così, è giusto così.
Tutte quelle attività della Chiesa Cattolica che non sono dedicate a produrre profitto, al pari delle altre associazioni, rientrano nella categoria no profit. Ecco perché non credo ad una qualche evasione delle tasse da parte della Chiesa intesa come organizzazione. Nulla vieta di cambiare le leggi: siamo in una democrazia e se, democraticamente, si fa una scelta, questa va rispettata.
Per quanto riguarda il discorso culturale, aggiungo solo un altro esempio, come giustamente mi accennava qualcuno: la Croce Rossa. Sicuramente lo saprai, la Croce Rossa è nata dall’iniziativa da uno svizzero (Jean Henry Dunant) che, una volta vista la carneficina della battaglia di Solferino del 1859 (la nostra Seconda Guerra d’Indipendenza), decise di fare qualcosa per i feriti di guerra. Ma il simbolo della Croce Rossa è la Croce… eppure è un’organizzazione internazionale dall’altissimo valore umanitario e credo sia un ulteriore esempio di quello che significa la presenza della cultura cristiana nell’attualità della civiltà occidentale.
Sulle croci di vetta…non mi risulta che ci sia mai stata una imposizione da parte della struttura temporale della Chiesa. Si potrebbero fare molti esempi della spontaneità dei cittadini nell’usarle come simbolo. Se qualcuno si sente di mettere una croce su una vetta che male c’è? E non possono convivere più simboli?
Ma ti dico anche che credo di capire il concetto di fondo della tua idea. Ti dirò che sono anche d’accordo, almeno in un certo qual modo. Per più motivi è giusto che uno stato non sia confessionale. Visto che accennavi alla seconda guerra mondiale, lo stesso nazismo non si avvaleva solo della sua perversa ideologia, ma anche di oscuri contributi di tipo esoterico.
Quando ci si vuole appropriare di Dio per i propri fini il risultato è sempre disastroso…
Blitz, mi permetto di farti cortesemente notare che “la montagna” non è solo quella trentina, veneta,valdostana, ecc., dove il locale (forse) cerca di investire più nel turismo (magari fosse così in tutta italia), ma anche quella ad esempio delle Apuane…..che se hai visitato, danno il chiaro sentore di quanto hanno significato secoli di sfruttamento e scempio da parte delle “comunità” locali.Detto questo, come sempre, rispetto il parere di tutti….ma rimango del mio, cioè che non sempre gli interessi locali (politici ed economici), hanno sposato quello della tutela e valorizzazione del territorio.Visto che si parlava però di croci…con questa mia piccola ed educata precisazione, mi ritiro dalla discussione che lascio all’ipocrisia, che spesso accompagna gli strenui difensori di simboli e valori, che purtroppo (lo dice la Storia, non io…)sono i primi soventemente a non rispettare.Ciao a tutti!
@ Anonimo
svelato l’ arcano: abbiamo posizioni cosí lontane e cosí contrapposte perché veniamo da esperienze totalmente contrapposte: tu, come hai detto prima, hai conosciuto il “troppo”, io invece ho conosciuto il “nulla”…
Non conosco la Val di Mello, ma se dici che adesso, cosí com’ è, ha successo turistico, sarebbero dei cretini a farci la strada o quant’ altro perché convinti di agevolare i turisti, se li farebbero invece scappare…
Per quanto riguarda la ferrata-via crucis, fortunatamente dove vado io non ci sono eccessi del genere, le croci sono discrete e per lo più posizionate dai valligiani e non da “supermen” con manie di grandezza, i pochi impianti dismessi sono stati smantellati, in compenso ci sono tante cattedrali nel deserto sotto forma di fabbriche abbandonate…
La zona, un tempo turisticamente funzionante (quando la gente sciava con UNO skilift e non c’era la iper-competitività odierna), è caduta in declino, e adesso sono nei casini: fabbriche, CIAO, turismo, CIAO…
Stanno cercando di avere un collegamento sciistico con uno dei grossi poli vicini, gli darebbe una boccata d’ ossigeno ma c’è chi è già sul piede di guerra (ovviamente non gente del posto ma gente da tutt’ altre parti d’ Italia), te lo dico con tristezza, qua o si smuove qualcosa o sono destinati a morire… sotto le montagne più belle del mondo!!!!
Poi ovvio che se mi prendi a paragone certe zone del TAA, o la schifo-funivia del Bianco, là siamo agli estremi opposti…
come ho detto qualche post indietro, bisogna trovare il giusto equilibrio tra il permettere alla gente di vivere decentemente e il non devastare tutto… (poi per i gusti miei personali, se anche fanno una pista e un impianto in mezzo a un bosco cresciuto “rubando” gli antichi pascoli, non mi cambia la vita)
Per quanto riguarda gli “impianti sciistici statali” sono in totale accordo con te, cosí come demolirei tutti gli impianti non strettamente funzionali alle piste da sci: qualche esempio
– Tofana 3′ tronco: lavora solo in estate e ci sono una ferrata, una normale e un sentiero di guerra per andar su
– Forcella Staunies: la pista in inverno è più chiusa che aperta, spacca in 2 un canalone bellissimo, e in estate se uno vuole farsi la Dibona può salire il giorno perima per il sentiero De Pol e dormire in rifugio
– Forcella Sassolungo: lavora solo d’ estate
– Forcella Pordoi: gli skialper possono salire con le pelli, in estate c’è un bel ghiaione ravanoso per arrivare su
Caro Blizt te l’ immagini la val di Mello con la strada. Sicuramente la strada la renderebbe più comoda ma senza dubbio gli toglierebbe il fascino che la rende così bella e attraente per i turisti. Non ci hai pensato che forse il successo turistico della Val di Mello è così grande proprio perchè non c’è la strada, proprio perchè è naturale? Forse se ci fosse la strada tanti turisti non ci andrebbero più…….
Un ambiente integro forse è anche un investimento economico nel futuro. Proviamo a pensarci.
Ti ringrazio per la forma molto cortese che hai adottato e che ricambio con piacere. Comprendo perfettamente il problema, che per la zona montana dove abito ha purtroppo significato il prolificare di impianti di risalita “statali”, che ora nessuno sa più come gestire e sono vere e proprie cattedrali nel deserto. Se avessero ai tempi investito in un tipo di turismo “meno invasivo” (ma si sa, gli appalti per i grossi impianti attirano…), distribuendo gli investimenti diversamente (tipo la valorizzazione di antichi borghi,la pastorizia e la sentieristica) forse (uso il condizionale) saremmo riusciti a garantire più opportunità a più territorio. Apprezzo la tua risposta, mi permetto solo di farti notare che anche la pesca in mare ha (fortunatamente) delle regole, regole che spesso seppur poco digerite dai “locali”, sono nate per preservare un minimo l’ambiente e lasciare “qualcosa” alle generazioni future. Tornando all’argomento “croci”, io per principio non sono contro, però non ti nascondo, come fatto notare in altri interventi, che non vorrei si esagerasse. Amo una piccola ferrata dalle mie parti, che col tempo però è stata trasformata in una via crucis, con Madonnine in ogni angolo, perchè ognuno vole dare il suo “contributo eucaristico”. Ecco, vivere la fede o la spiritualità (nel mio caso) in modo più “eco compatibile”… forse non è una scelta sbagliata. Buona giornata! Ciao
da facebook 31 gennaio 2015, ore 0.23.04
Simone contraccambio il piacere di conoscerti (almeno virtualmente)!
Rispettare il tuo pensiero che è oltremodo pacato e ragionante non mi viene difficile, anzi…
Condivido il fatto che l’attuale società occidentale ha una grossa parte delle sue radici intrise nella cultura del cristianesimo e basta pensare ai vari concilii e concordati per averne testimonianza. Non condivido ovviamente che questa radice di tipo squisitamente religioso o direi piuttosto politico/religioso invada indiscriminatamente ciò che è laico e quindi dev’essere per sua natura esente da incrinazioni religiose.
Perché nel ’48 la nostra Costituzione stablisce concetti etici di tipo laico ed abroga ciò che fino ad allora era inserito nello Statuto albertino come Religione di Stato (non approfondisco i vari gradini superati per arrivare a questo status che in ultima analisi si definisce totalmente nel 1984)?
Si esce da una guerra mondiale che volenti o nolenti, viene combattuta quantomeno ufficialmente, per motivi etnici e religiosi.
L’inizio di una società nuova che non applichi mai più concetti di questo tipo è una delle motivazioni del laicismo costituzionale e credo sia piuttosto evidente.
Vi sono diverse situazioni per cui la chiesa cattolica, in Italia specialmente, non rispetta ciò che come Nazione e quindi come ente supremo viene stabilito dalle leggi (l’evasione fiscale totale è uno di quelli). Tra queste situazioni, non è di poco conto l’apposizionamento di croci (quindi simboli religiosi che cozzano con ciò che la laicità dello Stato dichiara) sulle vette.Quando per motivi turistici entro in un luogo di culto non mi permetterei mai di non rispettare le regole che definiscono il rispetto del luogo stesso e mi aspetto di conseguenza che ciò avvenga anche quando chi credente visita i luoghi che gli appatengono magari come cittadino ma non come osservante religioso.
Esiste un confine o dovrebbe esistere tra ciò che è laico e ciò che è religioso ed una religione che professa il rispetto e l’amore fraterno “Amerai il prossimo tuo come te stesso” dovrebbe credo avere ben presente questo concetto…
Se innalzo un totem su una cima (la faccenda del Buddah questo voleva dimostrare) viene tolto ed in questo caso come visto brutalmente senza rispettare eventuali altri Credo, che come dici giustamente hanno tutti i diritti ad esistere ed a manifestarsi allo stesso modo della religione cattolica.
Com’è che se alle 6.30 del mattino accendo la radio a tutto volume mi arrestano per disturbo della quiete pubblica ed invece se vengo svegliato dalle campane non posso contestarlo o comunque la mia protesta risulterebbe un nulla di fatto?
Rimango convinto che tradizione e religione non debbano per forza viaggiare sullo stesso autobus così come credo che non si da vita ad un mondo nuovo rimanendo ancorati sui concetti del vecchio.
Se ognuno coltivasse le proprie convinzioni senza scansare l’altro per avere maggiore spazio vivremmo tutti meglio e più armoniosi, condividiamo lo stesso ambiente con modi di vedere diversi.
Come chi fuma esce dal locale per non disturbare chi non lo fa ed è pienamente rispettabile, anche chi crede sarebbe bello non lo ostentasse nei confronti di chi non crede e sarebbe allo stesso modo più che rispettabile…
Come puoi vedere espongo le mie idee ma rispetto le tue seppure siamo in disaccordo…
Anonimo, effettivamente un po’ di tensione c’è: ho molti amici in montagna, e la maggior parte porta a casa la pagnotta col turismo visto che chi lavorava in fabbrica è disoccupato…
Non ti nascondo che spesso mi riesce difficile non comprenderli quando si lamentano che si sentono quasi dei cittadini di serie B perché non possono fare una virgola che che gli piovono critiche a vagonate…
“voi a Padova/Treviso/Roma/Milano/ecc. avete capitelli ecc. e a noi rompete se mettiamo una croce su un monte, voi avete trasformato le campagne in zone industriali e noi non possiamo fare un impianto di risalita…”
sinceramente quando mi dicono queste cose non so cosa rispondergli perché è vero…
Se da un lato è vero che bisogna preservare l’ ambiente, è altresí vero che noi “turisti” che andiamo in montagna a divertirci ci siamo messi in testa che i montanari devono fare quello che diciamo noi, visto che nella maggioranza dei casi i no a questo, a quello e a quell’ altro ancora arrivano da persone che in montagna ci vanno a diovertirsi ma non ci vivono…
(da Facebook, 30 gennaio 2015, ore 16.09.39)
Stefano, piacere di conoscerti.
Io non sono nessuno. Non scrivo nei giornali, sono solo un anonimo cittadino appassionato di montagna. Ma spero che ti farà piacere se scambiamo qualche idea.
Sono sincero con te e con chi leggerà: quello che hai scritto continua a non piacermi, ma rispetto la tua idea e ti propongo delle motivazioni ad una idea differente.
Dunque: vogliamo parlare del merito religioso o di un ragionamento al di fuori della religione? Ti dico tutti e due.
Per quanto riguarda il primo, non sono un teologo, ma ci sono dei “paletti” che qualsiasi cattolico – e cristiano in generale – conosce o dovrebbe conoscere. “Amerai il tuo prossimo come te stesso”, che vuol dire, per chi frequenta la Chiesa e le altre confessioni cristiane, morire anche all’altro. Sapersi sacrificare per gli altri, quindi amare anche il nostro peggior nemico. Umanamente è una cosa impossibile da fare, per il credente ci si riesce solo con l’aiuto di Dio.
Ma il punto, nel nostro caso, sta in questo: può essere il Crocefisso un simbolo di divisione? Deve necessariamente disturbare qualcuno la sua presenza? Non possono convivere insieme più simboli?
Per quanto riguarda un ragionamento di natura laica, credo si vada oltre ciò che può dire qualsiasi Arcivescovo o religioso. Io farei un tuffo nella sociologia.
Ovviamente, per brevità si rischia di banalizzare…ma a mio modo di vedere vanno ricordati alcuni contributi. Alberto Martinelli, noto sociologo italiano, nei suoi libri parla dell’Occidente e di come è nato. Sostiene che che esso ha alle sue radici queste esperienze: la civiltà romana, le assemblee democratiche delle tribù germaniche, il mondo greco e la cristianità… Queste radici culturali sono fondamentali, senza di esse noi Occidente e noi Italia non esisteremmo così come ci conosciamo. Il processo storico-culturale che ha portato ai giorni nostri si è sviluppato su queste radici. Un esempio pratico sono i monaci benedettini: “Gran parte della cultura greco-romana sarebbe andata persa senza il paziente lavoro dei copisti benedettini. E non solo la cultura, ma anche l’agricoltura e molte arti e industrie ebbero nei monasteri un nuovo inizio e divennero focolai di una nuova civiltà…”. I monasteri benedettini salvarono e ricostruirono l’Europa (un link come esempio: http://www.aleteia.org/it/religione/articolo/i-benedettini-costruttori-delleuropa-5817037452476416) e questa è una cosa nota. La stessa Rivoluzione Francese e l’Illuminismo, con la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, non sarebbero esistiti senza il contributo della cristianità. Cristianità che, comunque sia, ha sempre messo l’accento sul valore della persona.
Dunque, affermare che il Crocefisso è il simbolo anche di una cultura significa che anche il nostro modo di pensare, volenti o nolenti, coscienti o no, ha in sé il cristianesimo e i suoi simboli. Anche il cristianesimo. Ecco perché fino ai giorni nostri hanno continuato a mettere croci sulle cime delle vette e perché ha senso che anche un laico accetti questi simboli. So che non ci piace: questi simboli fanno comunque parte di noi.
Allora, a mio modo di vedere il punto è proprio qua, si va alla radice: Vogliamo sradicarci dalle nostre radici in nome di un nuovo modello di pensare che sostituisca totalmente una parte delle nostre radici?
Ti dirò, per me nessuno è obbligato a tenere le croci sulle vette o nei luoghi pubblici. Possiamo anche togliere tutto. Però: tutti gli altri popoli ci tengono e conservano le proprie tradizioni e sono comunque coscienti da dove vengono. Noi siamo coscienti da dove veniamo?
Se togliamo il Crocefisso dalle cime, dobbiamo allora sostituirlo con qualche altro simbolo: sappiamo con quale?
Ecco Stefano, perché la penso diversamente. Ma, come ti dicevo, rispetto la tua idea e considero il tuo pensiero comunque approfondito e meritevole. Spero che tu rispetti la mia idea e quella di tutti quelli che la pensano come me. Ma sono sicuro che lo farai.
Ho partecipato pure a quelle, ed altre, mi piace partecipare ed esprimere il mio punto di vista.Io non concordo col tuo pensiero, ma la democrazia è fatta così.Si parlava di croci e si è arrivati alla zone industriali….ma rilassati, perchè nella tua risposta leggo troppa tensione, anzi, vai a fare un BEL giro un montagna…ti farà bene.
A mio avviso tutto sta nel trovare il giusto equilibrio di riuscire a vivere in un luogo senza eccedere
@Luca, quella croce allora rientra tra i casi che citavo perché non ha alcun senso… altra cosa è invece quella messa sempre in zona Sella dagli abitanti non ricordo se di Selva o Santa Cristina…
@Alberto al contrario, sono loro a non dover venire a dettar legge: se tu con gli abitanti del tuo paese o del tuo quartiere hai messo un capitello su un incrocio pericoloso, chi arriva da fuori non ha il diritto di sindacare sul per chi per cosa e per come
@Anonimo è vero che sono patrimonio dell’ umanità, ma in primis sono il luogo dove vivono delle persone, che hanno diritto di poter mettere una croce, un Buddha, una mezzaluna su una vetta se si sentono “protetti”.
Per quanto riguarda le manifestazioni… hai mai manifestato contro la trasformazione dei fondovalle in zone industriali?
te lo dico fuori dai denti, preferisco una pista e una cabinovia che solcano un bosco piuttosto che una zona industriale…
Altrimenti sai che facciamo? smantelliamo le croci, smantelliamo gli alberghi, smantelliamo gli impianti di risalita, e poi i montanari li mantieni tu: vitto alloggio e stipendio 🙂
Ho vari amici in Cadore, alcuni hanno iniziato a lavorare in fabbrica, altri hanno iniziato a lavorare negli impianti di risalita o nell’ indotto: i primi sono disoccupati, i secondi portano ancora a casa lo stipendio
(caso a parte ovviamente sono certe porcate come la nuova funivia sul Bianco o certe ferrate moderne, che smantellerei subito)
Mi accorgo ora, che la montagna (o le montagne), sono “possedute”.Ora mi chiedo, ma che senso aveva allora lottare per l’ambiente, per le centrali idroelettriche, gli impianti di risalita, ecc. ecc….cosa ci facevo a tutte quelle manifestazioni, visto che ero a “casa di altri” e magari il “boss locale” era perfetamente in linea, con la distruzione di una parte di ambiente?Le Dolomiti, se non erro, sono patrimonio dell’umanità…..non solo di chi ci abita…o sbaglio?
Sulla vetta del Piz da Lec de Boè ricordo un’enorme croce a mo’ di traliccio eretta da una parrocchia emiliana, che non mi risulta facente parte della locale “Ladinia”. 😉
le vette delle montagne sono di tutti e di nessuno.
Visto che io abito in una zona di pianura o al mare che faccio mi arrogo il diritto di dettare legge ai montanari che scendono a valle? O ci venite alle mie regole oppure ve ne state tra le vostre pecore!
Ma via!
Si continua a ritenere che le montagne siano terra di nessuno: questo può essere vero per le vette d’alta quota, dove per l’inospitalità dell’ambiente sono rimaste abbandonate a sé stesse. Ma le cime di media e bassa quota da sempre appartengono al territorio da cui si elevano: cacciatori e pastori conoscono (conoscevano…) le loro montagne, fatte di valli, pendii, pareti, torrenti e… cime. Come riteniamo lecita l’esistenza di edicole votive lungo le mulattiere non comprendo il fastidio contro le croci sulle cime, quando esse siano espressione della cultura della popolazione locale (presente o passata).
Con quale diritto un alpinista della domenica decide che sia lecito espropriare una zona di montagna privandola delle testimonianze che un singolo pastore o una intera comunità della valle ha deciso di porvi?
Mi sembra una manifestazione d’arroganza non diversa da quella contro cui ci si vorrebbe scagliare.
Se il futuro porterà sulle cime statue di Budda o mezzelune islamiche sarà una scelta delle popolazioni residenti, non degli avventori occasionali che non comprendono d’essere ospiti in casa d’altri.
Le croci solitamente venivano messe dagli abitanti della vallata sottostante, così come in pianura sono sorti capitelli agli incroci, quindi non vedo il motivo di discutere delle scelte di una comunità che ci OSPITA…
Altra faccenda sono le iniziative personali, per megalomania, che sarebbero invece da bandire, ma ripeto, se una comunità ritiene opportuno mettere una croce (o un Buddha, o una mezzaluna) sulla montagna di CASA SUA, per sentirsi “protetta”, noi non abbiamo alcun diritto di contestargliela
Sarebbe come andare per le strade di campagna a buttar giù i capitelli…
Un po’ di buon senso ed un po’ di limitazione. Lasciare quel che c’è a meno che sia un abominio. Basta proliferazione. Il budda sul badile sorrideva. si poteva anche lasciarlo lì. Anche se le cappelle del Sacro Monte di Varese son più belle… 😉
La trattazione di questi argomenti mi lascia sempre un po’ perplesso e faccio fatica a prendere una posizione netta tali e tanti sarebbero i distinguo.
In linea di massima sono contrario al proliferare di manufatti in ambiente montano. Ciò non significa che abbatterei tutto, compreso ciò che ha un valore storico. “In medio stat virtus” credo sia la risposta giusta, come peraltro in molte altre cose. in caso contrario bisognerebbe abbattere tutti i piloni delle funivie, delle seggiovie, gli impianti sciistici, certi rifugi orrendi, ecc.. Difficile anche dire cosa sia necessario e cosa non lo sia, cosa abbia un valore storico e cosa invece abbia solo un valore personale e/o affettivo.
Personalmente, pur non essendo una persona religiosa, semmai sono una persona con una propria spiritualità (ma questa è un’altra cosa), non vengo turbato più di tanto né dalle croci né dalle statue. Rimango piuttosto male quando vedo delle stazioni sciistiche di moderna fattura che non si integrano per niente col territorio.
Come in altri campi bisognerebbe avere l’intelligenza di porsi dei limiti, sebbene questi ultimi non siano facili da definire viste le sensibilità individuali, e ciò è un peccato perché alla lunga si rischia l’intervento del legislatore con la mannaia (nel caso delle croci sarebbe un po’ difficile, in quanto abbiamo il Vaticano in casa, ma per altri aspetti siamo ormai abituati a subire interventi a gamba tesa da parte dei nostri politici).
Alla fine non resta che portare avanti campagne d’informazione e sensibilizzazione nei confronti dell’ambiente sperando nel buon senso delle generazioni future.
Caro Gianpietro, la tua “laicità di parte” è sempre un piacevole stimolo di riflessione, soprattutto quando per l’ennesima volta, citi negativamente solo una “parte della storia”!La collocazione del Buddha e la sua distruzione, non fanno altro che testimoniare la grande ipocrisia di chi si professa credente!Concordo con la riflessione di Alberto…..una montagna dedicata alla vita, non alla morte…..ma sopratutto una montagna che sia sinonimo di uguaglianza e laicità vera….!
distruggere la storia credo proprio sia impossibile è un pò come i ricordi : hai voglia di scappare! Te li porti sempre dietro. A meno che non ti venga l’alzheimer….
Oggi, non credo sia più un problema di cancellare, di conquistare, di segnare un territorio o di fede . Riempire la montagna o la natura in generale di croci e lapidi ad esempio in ricordo di chi li è morto, credo invece sia una di mancanza di buon gusto e di rispetto di un luogo. Siamo in montagna, luogo aperto alla vita. Non in una chiesa o in un cimitero.
Trovo questo commento, in alcune sue parti, talmente “politicamente corretto” da farmi sorridere. Premetto che sono un laico; ma la laicità non è così banale da voler annullare la storia. Se dovessi seguire banalmente i dettami della Costituzione, dovrei abbattere un numero enorme di monumenti in Italia (ad esempio tutte le croci votive che ricordano le pestilenze, croci che sono molto diffuse nell’Italia settentrionale). Nemmeno la rivoluzione francese e la rivoluzione russa sono riuscite a distrugger la storia. Orsù, finalmente, facciamolo noi!