Ferdinando Rollando

Nessun potere ha l’uomo sopra il vento (Qohélet 8.8)
Nessun potere ha l’uomo sopra il vento, quel vento che è il suo soffio vitale. Perciò nessun potere sul giorno della sua morte. È l’amara ma pacificante conclusione cui ogni lutto dovrebbe farci arrivare.

Jassim e Nando
Dispersi M. Bianco: iniziati sorvoli su versante francese

Il 17 agosto 2014, nella parrocchia del paesino di Ollomont, questa verità è apparsa chiara a tutti, tanto tragica quanto compositiva della sofferenza di chi è rimasto.

La guida Ferdinando Rollando e il suo giovane cliente e amico Jassim Mazouni sono scomparsi due mesi fa il 9 luglio 2014, dopo aver intrapreso la salita al Monte Bianco dal rifugio Gonella. I loro corpi a tutt’oggi non sono stati trovati, né si sa con certezza cosa sia successo.

Alla cerimonia, piangenti come tutti, sono presenti anche il papà e la mamma di Jassim.

Nando e le sue capacità manuali
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Il parroco paragona Nando a Ulisse, l’uomo di multiforme ingegno dell’Odissea, io guardo in prima fila Ernesto e Virginia, i figli di Nando, con la mamma Alice. E vedo anche Nicola e Angela Rollando, fratello e sorella di lui. Non ci sono i genitori, troppo anziani per rimuoverli da Sestri Levante.

Nando insegna lo sci ai ragazzini afghani
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A officiare c’è anche un sacerdote anziano, zio di Nando. Prende la parola e subito ci trascina in un mondo di fede che non è il nostro ma di cui abbiamo tanto bisogno. Ci dice che tutti abbiamo bisogno di una parola che faccia compagnia al cuore, anche uno sguardo, una stretta di mano, una parola che ci dica solidarietà, che ci dica che non siamo soli. Ci sono parole così forti che ci fanno diventare parole noi stessi. Ci sono persone che sono una parola e, per quello zio sacerdote, Nando lo è stato.
Hai sempre cercato esperienze di frontiera, le zone estreme, i confini del possibile. Sei stato sempre in continua tensione. Chi ti ha incontrato sa che eri speciale, volevi essere te stesso inseguendo le tue intuizioni che divampavano dentro di te. Eri speciale nei tuoi sogni, desideri e scelte. Da me attendevi sempre un consenso che non sempre potevo darti. Provavo a porti dei confini… e mi sbagliavo. So di averti fatto soffrire, ma sei sempre tornato a raccontarmi i tuoi sogni, perché mi avevi perdonato”.

La salita al Monte Bianco in una foto di Nando
Salita al Monte Bianco. Foto Ferdinando Rollando.

Dopo la funzione è la volta di coloro che hanno qualcosa da esprimere, qualcosa da condividere, forse confessare.

Il primo è il figlio Ernesto: per lui suo padre ha sempre condiviso, con tutti e con lui, così tanto da avere un’eredità che ci vorrà anni a digerire. Stargli dietro era difficile.
Però sempre tornava, forse si accorgeva che dietro di lui non c’era nessuno perché si era spinto troppo avanti… tornava alla semplicità, al suo campo di patate… non è mai stato soft quando ci spingeva a ricordarci le cose semplici”.

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La foto ricordo ha un solo grande significato: “gli occhi con cui Jassim e Nando si guardano… stavano salendo verso qualcosa di speciale”.
“Mio padre era di una generosità portata all’estremo, nel luogo più estremo, nel lontano Afghanistan”.

Guya, Nando e Marco Amatteis davanti alla casa di Nando a Ollomont
Vaud, valle di Ollomont (Valle d'Aosta), casa Rollando

Poi è la volta di Virginia, un discorso rotto dalle lacrime, dai singhiozzi e da qualche sorriso di amore: “Grazie per essere stato il mio eroe, il mio insegnante. Grazie per avermi mostrato come si vive con passione. Grazie di non aver perso neppure un giorno di quelli che hai vissuto. Grazie alla nonna Carmen, il contrario dell’egoismo, una felicità dovunque andasse… Mio padre ha avuto vita incredibile, si lanciava nei suoi desideri. Con la gioventù dei suoi oltre cinquant’anni. Jassim non ha avuto la stessa mia fortuna, non ha fatto a tempo… e non passa giorno senza che io lo pensi”.

Lo studio di Nando
Vaud, valle di Ollomont (Valle d'Aosta), casa Rollando

Pietro Giglio, in divisa da guida di Valpelline, ha in mano un cappello piumato, simile a quello che lui stesso ha sopra la testa. Piange visibilmente: “Questo è il suo cappello di guida… Per tanto tempo è stato dei nostri. Poi, da una parte la rigidità la tradizione, dall’altra la sua esplosività… così le strade si sono divise, però è rimasta un’amicizia… ho ripensato al lontano 1890, quando il conte Umberto Scarampi di Villanova, con le grandi guide Jean-Joseph  Maquignaz e Antonio Castagneri, scomparvero salendo alla cresta di Bionassay, mai ritrovati. Forse la montagna trattiene con sé i figli ai quali vuole più bene. E di bene Nando alla montagna ne voleva molto… Ernesto e Virginia: questo cappello conservatelo caro”.

Guya, incollata alla stufa, osserva Nando che fa il cuoco e intanto parla, parla…Vaud, valle di Ollomont (Valle d'Aosta), casa Rollando

Lo segue Oreste Squinobal, che ricorda di essere stato istruttore di Nando al Corso Guide: “Era una testa dura. Molte volte l’ho sgridato: ma più lo riprendevo, più la stima aumentava. In seguito ci fu grande amicizia, quando veniva sul Monte Rosa passava sempre a trovarmi”.

Va al microfono ora la cosiddetta “Virginia grande”, l’amica tramite la quale Alice e Nando si conobbero. Di lei riporto una frase acutissima, vera: “Nando era impetuoso ma anche delicato, ascoltava. Sapeva essere cauto, saggio e rispettoso”.

17 agosto 2014: le patate che Nando non potrà raccogliere
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Poi è la volta di un vecchio amico e cliente, l’ing. Carlo Piazza. Che ci evoca scontri duri, quasi a piccozzate. Si ritiene il simbolo di uno dei suoi primi clienti. Dice che era lo spauracchio dei gestori di rifugio per la ben nota sua capacità di sommergerti di parole. E il bello è che Nando dava la colpa a lui di essere cambiato. Perché prima non parlava con nessuno, da buon ligure solitario. “Non c’era volta che non portasse in rifugio una bottiglia del mio vino, che diceva essere il migliore. Ma arrivava anche con cibi improponibili in un rifugio, ad esempio le “anciue sutta sâ” (acciughe sotto sale) che portava direttamente dalla cucina di sua mamma Carmen.… Tra mail lunghissime e telefonate chilometriche, alla fine quel che rimaneva era la sua disponibilità: John Ruskin diceva che merita la libertà soltanto chi deve lottare giorno per giorno guadagnarla. La sua capacità di ottimismo lo distingueva da tutti gli altri, con quella era pronto a guadagnare la vita giorno per giorno”.

Nando in marcia in Afghanistan
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Vincendo una naturale ritrosia, anch’io mi avvio al leggìo, e sento subito che le parole fanno fatica a uscire. Sento l’intera chiesa commossa come me.
Nel mio giardino c’è della terra afghana. Un giorno Nando ci ha portato dell’uva racchiusa in una specie di doppia scodella di fango rappreso, un sistema tradizionale e ingegnoso di conservazione dei grappoli. Dopo qualche tempo ho rotto l’involucro di terra, curioso di assaggiare l’uva. E la terra? L’ho buttata in un punto preciso del giardino, che conosco solo io.

Casa Rollando a Ollomont
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Nel nostro frigorifero c’è un’enorme arbanella (nome ligure per “grosso barattolo di vetro) piena di anciue sutta sâ. Non so per quanto occuperà ancora lo spazio. Ho tentato di ridurre la scorta, ho fatto esperimenti, cremine… ma alla fine le ho annegate nell’aglio, in definitiva l’intruglio lo mangiavo solo io…

In casa abbiamo una vetrata, sul metallo dell’intelaiatura con il freddo esterno si formano all’interno gocce d’acqua che colano sul muro sotto, creando una striscia nera. “Ah, qui è un attimo, te lo sistemo io”, diceva. Ma tra un viaggio e l’altro in Afghanistan non ce l’ha fatta… non ci è riuscito rapido ed efficiente come ha fatto con la mia bici, con una specie di soppalco e con un tombino davanti alla porta d’ingresso. C’erano cose facili che lui faceva “in un attimo”, appunto grazie alla sua disponibilità e abilità manuale, ma c’erano cose più difficili, da rimandare e che noi ovviamente non esigevamo.

Nando ed Ernesto
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Io non ho mai conosciuto nessuno che, in partenza solitaria per tentare di salvare vite umane in Afghanistan, parcheggiasse l’auto a 4-5 km di distanza dalla Malpensa, per risparmiare il posteggio: e che si “camallasse” sacche e zaino, di notte o di giorno sotto al sole, per un tutto ben oltre i 22 kg concessi dalla compagnia aerea, con dentro apparecchi ARTVA e sonde. Nessuno che avesse questa capacità di generosità e creatività, troppa a volte. Ma quello che stupisce oltre modo è osservare quanta capacità di sopportare solitudine avesse. Non solo perché si trovava tra gente straniera (qualcuno con cui parlare, in varie lingue, anche il dari, si trova sempre). Parlo della solitudine di chi ha ideato, magari creato e intorno a lui non c’è nessuno che lo capisca, né alcuno dei poveracci “salvati” né di quelli che sono là perché dovrebbero fare qualcosa, mi riferisco ai burocrati, sia quelli afghani che quelli delle ONG e dell’ONU. Lo scontro tra di loro era inevitabile, produceva faville, illusioni, rovina. I risultati a volte c’erano, a volte no, ma la solitudine c’era sempre. Perché nessuno era in grado di capire quello che lui stava facendo o tentando di fare.

In Italia qualcuno c’era. Ma anche qui non capivamo i metodi, le acrobazie, di questo saltimbanco che una ne faceva e cento ne pensava. Un uomo che non aveva un dove, l’unico dove che aveva era il tutto. Potrei continuare per ore. Però il saggio sa quello che dice, lo stupido dice quello che sa. E io vorrei stare in mezzo, perciò chiudiamola qua.

Ma chi chiude davvero è Nicola, il fratello: una straordinaria somiglianza fisica con Beppe Grillo, in meglio, ma questo non c’entra. Per Nicola, lui e Nando erano estremamente diversi, complementari. “Tra noi discussioni furibonde. Ma l’ultima volta che ci siamo visti, distrutti dal litigio, ci siamo addormentati assieme davanti alla TV. Lui che la TV non la guardava mai”.

Ci sarebbero ancora tante cose che mi si affollano in mente. L’approfondimento di ciò che è stato detto: condivisione, generosità, disponibilità, creatività, irruenza e leggerezza, solitudine. Specie su quest’ultima mi viene da aggiungere che sono stato tra quelli che a un certo punto non hanno creduto più in Alpistan, tra quelli che lo hanno lasciato solo, nella speranza che tornasse, che venisse in Italia a fare l’architetto e/o la guida alpina. In questo mi sono unito alla moglie Alice e a quelle poche di cui lui si era in seguito innamorato. Nella speranza che il bel gioco si rompesse anche per lui, perché era diventato troppo pericoloso. Ma a volte un gioco, quando si rompe, è così distruttivo da annientare la voglia di vivere.

Addio, Nando!
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Marco Furlani e io, assieme a molti altri, non avremo più chi ci cucinerà, da ubbriaco, gnocchi o ravioli. Noi, colpevoli di averlo fatto bere un bicchiere o due di più. Le nostre cucine saranno libere dal pericolo di essere infarinate senza rispetto e risparmio: le cucine saranno linde, ma le cicatrici stenteranno a chiudersi. A casa mia c’è una camera degli ospiti, e sarà sempre la camera di Nando.

E Nando è rimasto sul Monte Bianco, il ricordo di Vanessa Bettucchi

Ciao Nando ci si vede, il ricordo di Stefano Michelazzi

Alcuni scritti di Nando

Il film di Nando: Re: Afghanistan (avvertenza: il download potrebbe richiedere alcuni minuti).

postato il 9 settembre 2014

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Ferdinando Rollando ultima modifica: 2014-09-09T07:30:10+02:00 da GognaBlog

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16 pensieri su “Ferdinando Rollando”

  1. Il commento 13 (febbraio 2018) e il testo di quello del 24 settembre 2014 sono di tal Lorenzo Merlo.

    Offro una birra in rifugio a chi saprà rispondere alla seguente domanda: che bisogna fare per convincere Lorenzo, amico di blog, a commentare di nuovo?

  2. “Nessun potere ha l’uomo sopra il vento (Qohélet 8.8)Nessun potere ha l’uomo sopra il vento, quel vento che è il suo soffio vitale. Perciò nessun potere sul giorno della sua morte. È l’amara ma pacificante conclusione cui ogni lutto dovrebbe farci arrivare.”

     

    In che senso “pacificante”? La morte di una persona a noi cara ci provoca sofferenza, pena, dolore, strazio, disperazione, in misura piú o meno intensa a seconda del nostro carattere e della profondità del legame che ci univa a chi non c’è piú.

    Il tempo quasi sempre lenisce il tutto, per nostra fortuna.

     

    Poi subentra la rassegnazione. Penso che sia questa la “pacificazione”. È una parola diversa per indicare lo stesso sentimento: l’accettazione che l’uomo non ha alcun potere sul vento.

    Di tanto in tanto, però, ci assale una cupa malinconia di ciò che fu.

    … … …

    Beato chi crede in una vita ultraterrena. Che abbia ragione oppure no, vivrà meglio quella che gli è concessa qui e ora.

  3. Domani 13 febbraio 2018, ore 18:30 presso la Libreria della Natura in via Maiocchi 11 a Milano,

    Ernesto, il figlio di Nando, presenterà il libro

    Il cielo di Kabul – La storia del mullah dello sci.

    Il libro è composto dalla raccolta dei suoi diari afghani.

    Tra le righe, le polveri di cristallo delle idee di Nando:

    bagliori di ideali; determinazione a palate; sentieri di bellezza.

  4. Nando apparteneva a un genere umano abbastanza diffuso tra i maschietti, quello che sogna le grandi imprese; ma è stato unico, tra quelli che conosco, a spingersi così lontano

  5. Benoit… cela se voit bién que tu es trés competent sur l’hascish…
    Des conseils :
    1) c’est mieux que tu va apprendre un peux l’italien car ta compréhension du texte semble trés “Google Tralslator style”
    2) tes explications sur la transformation des glacier sont trés interessantes pour une soirée dans alcoliques
    3) l’Iran est un pais de musulmains ou l’alpinisme est pratiqué depuis longtemps et par de nombreuse personnes…va etudier meiux!
    4) LE PLUS IMPORTANT!!!
    Merde a toi!
    A’ jamais plus j’espere…

  6. Un guide nullement comparable à Bonatti. Je sais bien que des français dont un juge et un aspi qui laissa son nom à une voie 1000 fois pratiquée avant lui dans l’Aiguille du Midi , essayèrent l’ascention du pilier central du Freynet sans y parvenir , mais si vous voulez faire le Mont Blanc , du côté italien , c’est l’Innominata, si vous voulez devenir guide , et celle-ci n’est pas sans danger. D’autre part les courses de neige ou glace à 4000 m d’altitude ne sont plus ce qu’elles étaient et c’est de la folie douce d’entretenir le mythe des “pentes douces du Chardonnet” puisqu’à ces altitudes , ça déboule , à l’heure actuelle , dès que vous mettez les pieds dessus et même ça peu vous arriver dessus sans cause déclenchante ormis un léger décalage de pression atmosphérique ou de température. En l’occurrence , le sinistre ayant eu lieu du côté italien ,le maire de Saint Gervais ne peut pas être mis en cause. Enfin tout le monde sait que les musulmans ne pratiquent pas l’alpinisme , ce qui fait que le diplôme du guide en question a du être délivré par l’office du tourisme et nom pas par la compagnie des guide. Et finalement s’aventurer dans ce dédale alors qu’une tempête est annoncée , les fumeurs de haschich devraient s’abstenir. Pour finalement conclure que si vous n’avez pas de témoin direct concernant la présence de ce guide et de son client mineur à Gonela , toute cette histoire semble particulièrement romancée.

  7. La montagna è compagna di storie, di uomini, donne e ragazzi che coltivano dei sogni e che lasciano sempre un segno…

  8. Ricevo da Lorenzo Merlo:
    Ferdinando era spirito di risorse, sentimenti, generosità.
    Si sovrapponevano secondo un ordine caotico dal quale lui tesseva le sue reti ammaliatrici.
    Forse non sapeva di essere uomo estetico e per questo credeva di poter lottare alla pari con i burocrati della vita.
    Se gli uomini avessero la bellezza come criterio per indagare le cose del mondo, i suoi gesti di deliberata bellezza non sarebbero vissuti così tanto nelle enclave della solitudine.
    Ora possiamo riconoscere che anche sotto certe burrasche c’era un cristallo.
    Che anche dentro certe tangenti, c’era, dedicata a noi, una sede fissa.
    Con inconsapevoli pretese diamo agli uomini doti che non hanno.
    Con consapevole amore possiamo goderne delle più segrete.
    Sapeva perché si andava.
    Mirava alla bellezza.
    Sapeva cosa lo provava.
    Strette di mano e carte.
    Sapeva come non perire.
    In se stesso aveva il necessario.
    Non è tornato.
    Qualcosa lo ha distratto.
    Non se n’è andato.
    Conservo in noi i suoi doni.

  9. Quando qualcuno scompare così, senza lasciare traccia, senza sapere bene come, mentre si dedicava a un’attività che amava, mi piace pensare che gli si sia aperta la porta di un universo parallelo dove troverà mondi che noi, restati al di qua della soglia, possiamo visitare solo con l’immaginazione. Luisa Raimondi.

  10. Grazie Alessandro,
    Il tuo è un ricordo bellissimo e commovente.
    Accolgo anche con emozione il tuo commento sulla nostra (mia, e tua…) incapacitá di seguirlo, con la speranza che tornasse ad una vita più “normale”, meno pericolosa.
    Sono triste e serena nella ritrovata consapevolezza di aver fatto con lui le cose più belle della mia vita.
    Grazie ancora
    Alice

  11. Bello. Penso che dovrebbe esser letto dai molti che su questa vicenda hanno polemizzato…..

  12. Come sempre Alessandro ci dà prova di grande umanità e autocritica, la capacità di ricordare, la capacità di mettersi a nudo anche davanti al dolore immenso che tutti noi che lo abbiamo conosciuto proviamo per la dipartita del caro NANDO.
    Ciao Nando, è vero le nostre cucine saranno più pulite ma io nella mia ho un mobiletto con ancora della farina rappresa frutto dell’ultima raviolata e la custodirò gelosamente.
    Tanto prima o poi ci si rivede… un abbraccio dal Furly.

  13. Finalmente un po’ di umanità, quella humanitas che congloba l’intelligenza, l’amore e la tolleranza e che ci sta sfuggendo di mano…

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