Considerazioni nel rispetto di due formule delle tradizioni sapienziali, vedica la prima, alchemica la seconda: tutto è uno e come in alto, così in basso.
Fisica della saggezza
di Lorenzo Merlo
(ekarrrt – 27 agosto 2023)
Se le tradizioni hanno già detto tutto, ma in linguaggio esoterico, sulla realtà, l’universo, il mondo, la vita e la morte, così i molti imbalsamati sulla sola dimensione materiale delle verità hanno creduto bene di tenere fuori dal loro ambito di ricerca quanto avevano a disposizione. Il loro progresso si è così ridotto al guadagno, alla misura, alla scomposizione. In questo modo hanno creduto di poter abbandonare l’anima del mondo alla stazione di servizio.
Dopo tanto tempo passato a correre dietro al denaro e al suo potere, qualcuno si è accorto che c’era qualcosa che non andava, la scienza aveva capito molte cose ma altre neppure le aveva considerate, in quanto roba da ciarlatani e stregoni, dicevano i suoi fedeli.
Comunque sia, la provvidenza secondo i cattolici, il karma secondo i Veda, e il ciclo delle rinascite, saṃsāra, secondo il Buddha, hanno complottato per offrire ad Heisenberg e soci l’opportunità di emancipazione dal totalitarismo materialista e positivista che aveva fin ad allora obnubilato la creatività umana, ma anche dal capitalismo ordoliberale, dai diritti per legge e perciò dalla cancellazione dell’ordine della natura. Ma più ancora, dalla religione dell’uomo come ente indipendente dalla sua origine, dunque foriero di una cultura babelica, avviata a traballare, viste le sue fondamenta impiantate su valori esclusivamente storico-materialisti.
La meccanica quantica accetta e vede i limiti della fisica classica. Queste due, come nella parabola della caverna platonica, pur vedendo il medesimo mondo, lo descrivono in modo differente. Le ombre proiettate sulla roccia non sono più il solo mondo disponibile, e così la sua descrizione non più la sola realtà.
Inizialmente, la questione riguardava soltanto l’ambito sub-atomico. Nell’estremamente piccolo, i ricercatori avevano osservato che la forma della realtà muta in funzione di chi la osserva, che materia ed energia sono una cosa soltanto con il vezzo di travestirsi e interscambiarsi il guardaroba. Non solo, si divertivano anche a depistare gli ottusi alla faccia della logica. Diretta dalla logica, infatti, l’orchestra era tenuta a rispettare il principio di causa-effetto e dello spazio-tempo, una diade sempre univocamente misurabile nel mondo ridotto a materia, ma non in quello infinitamente più vasto che stava albeggiando nell’oscurantismo materialista.
Il molto piccolo si prestava a essere assimilato a ciò che da sempre i ciarlatani dicevano sottile. Assumendo – o vedendo – tale similitudine, ci si poteva permettere di – o si doveva – riconoscere che sentimenti ed emozioni sono fertili germi che ingravidano sempre bisogni e motivazioni. Così, concependo il mondo investito dalla presunzione oggettiva, esso diveniva relativo e del tutto apparente, anzi, creato proprio dall’impossibilità della neutralità dell’osservatore.
È un passaggio cruciale per chi ha in sé un barlume di spazio per accreditare che le cose non stiano proprio come c’era scritto sul sussidiario, o come la famiglia Angela e l’intero universo scientista le hanno sempre propinate in pasto alla curiosità delle persone. Cruciale, in quanto ogni nostra narrazione ci contiene, e se ciò accade significa che non siamo altro da quanto narriamo. Allora anche la macro-dimensione, finora sfuggita al suo stesso aggiornamento, ha a che vedere con quanto si riteneva proponibile solo per la micro.
Ed è qui che i ciarlatani devono essere ripescati dal cestino dove sono stati vanagloriosamente gettati. I cui foglietti stracciati e accartocciati devono ora essere dispiegati e ricomposti, per recuperare quanto vi hanno scritto. Sarà lì che si leggerà che l’interesse personale fa danno alla nostra e altrui vita, e che quello incondizionato è molto più al centro delle cose di quanto possa essere la nostra furbizia argomentativa, che la conoscenza è già in noi e che fuori ci sono solo arcipelaghi di sirene e lidi di porti effimeri.
Diversamente, se in cima all’arrogante torre della conoscenza cognitiva ora si traballa, a breve tutto crollerà. Su di noi.
“Anzi, scoprire che la logica sottile che orienta i buchi neri è la stessa che orienta la nostra memoria e le nostre scelte ci fa sentire parte dello stesso scorrere globale, dello stesso flusso” (1).
“Facciamo sempre l’errore di pensarci diversi dal mondo attorno a noi, pensiamo di guardarci dal di fuori. Ci dimentichiamo che siamo come le altre cose. Che guardiamo le cose essendo loro” (2).
Note
(1) Carlo Rovelli, Buchi Bianchi, Milano, Adelphi, 2023, p. 119.
(2) Ivi, p. 122.
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Buonasera Monaco (si tratta del tuo cognome?),
ti prego di perdonarmi se non mi esprimo con termini consoni: le materie scientifiche, in effetti, non sono mai stata la mia passione che, invece, era maggiormente diretta verso quelle umanistiche.
E ti prego anche di correggermi se alle castronerie precedenti ne aggiungo un’altra: per quel che sappia, l’atomo è una parte di materia indivisibile (dunque stabile), ma trasformabile fisicamente.
Per quel che ho vissuto, non conosco nulla che sia immutabile. Ti prego di farmi degli esempi se tu osservi il contrario.
ciao Grazia,
io non avrei alcuna remora a ripetere i miei commenti in faccia a chi dice castronate.
e che sia chiaro, nessuno e’ obbligato a conoscere la Meccanica Quantistica.
e se dice una fesseria in buona fede, pace.
ma se tira Heisenberger per la giacchetta per dare una certa aura alle proprie tesi (opinioni, condivisibili o meno, ma opinioni),
allora le castronate le faccio notare…a gamba tesa.
invece, a proposito di fesserie in buona fede.
quando tu scrivi:
a mio vedere la fisica quantistica si allontana enormemente da tutto questo, mostrando niente è stabile e saldo come vorremmo.
ne dici una.
ma visto che non la usi per spacciare le tue opinioni per verita’, ti spiego con calma e educazione che la tua visione della Meccanica Quantistica e’ errata, una leggenda ben lontana dalla realta’.
devi sapere che uno dei motivi che indusse la nascita della Meccanica Quantistica,
fu proprio spiegare la (granitica) stabilita’ dell’atomo.
in Fisica Classica (elettrone come particella orbitante attorno al nucleo…emette quindi per Bremsstrahlung…perde energia e piano, piano…o meglio, veloce, veloce! collassa sul nucleo) la vita media stimata dell’atomo sarebbe irrisoria ~ 10^-10 secondi
la Meccanica Quantistica risolve questo problemino (spiegare perche’ gli atomi non collassano in un decimo di miliardesimo di secondo ma sono, come notiamo facilmente, stabili)
quindi, siamo d’accordo che nella vita nulla e’ stabile e certo
(certa, e’ solo la morte)
ma la Meccanica Quantistica non e’ il buon esempio da citare 😉
@9. Grazia, tu scrivi: “Quando leggo certi commenti diretti a proposito di un articolo mi domando sempre se si sarebbe in grado di ripeterli dal vivo al cospetto dell’autore.”
D’accordo. Io però aggiungo: Quando leggo certi articoli a proposito della fisica quantistica mi domando sempre se l’autore sarebbe in grado di ripetere quello che ha scritto al cospetto di qualcuno che la fisica quantistica la conosce per davvero.
@7
Migheli, lo sono (in antitesi) solo nella testa di qualcuno.
Se ci divertiamo a considerare h non più come una costante (di Planck) ma come una variabile, al limite di h che tende a zero la meccanica quantistica tende a quella classica (o, più precisamente, a quella Galileiana). Questa tendenza appare chiaramente (…si fa per dire…) nella formulazione a integrale sui cammini: si veda Feynman).
In altre parole, la meccanica classica è un caso particolare di quella quantistica.
Una cosa analoga accade fra 1/c (inverso della velocità della luce), relatività ristretta e meccanica classica.
Buffo, no ?
Ed è ancora più buffo che le attuali teorie fisiche siano tutte collegate fra di loro nel c.d. “Cubo delle Teorie”: un cubo costruito su tre assi cartesiani che rappresentano le tre costanti fondamentali: h, 1/c e G.
Ad ogni vertice del cubo corrisponde una teoria fisica, con la meccanica Galileiana (no fenomeni gravitazionali, quantistici e relativistici) nell’origine degli assi e caso particolare di tutte le altre (gravitazione universale, relatività ristretta e generale, meccanica quantistica, teoria quantistica dei campi einfine gravità quantistica – sebbene quest’ultima abbia ancora qualche problemuccio teorico…).
La cosa interessante è l’ottavo vertice, che spetta a una teoria che unifichi fenomeni gravitazionali, quantistici e relativistici, ovvero la c.d. “Teoria del Tutto”.
Riusciremo a formularne una, prima o poi, o i ciarlatani sono arrivati per primi ? 🙂
Mi viene in mente, inoltre, che mi pare si cerchino regola e si tenti di incasellare una dimensione secondo i criteri che permeano la nostra società. Magari non sono tanto edotta come taluni mostrano, ma a mio vedere la fisica quantistica si allontana enormemente da tutto questo, mostrando niente è stabile e saldo come vorremmo.
Se non credessi fermamente in questo dogma (seppur la vita me l’abbia dimostrato talmente tante volte, che potrei essere solo una stolta a non vedere), non avrei potuto lasciare tacchi e tailleur che portavo in Pirelli per prendere altre strade.
Quando leggo certi commenti diretti a proposito di un articolo mi domando sempre se si sarebbe in grado di ripeterli dal vivo al cospetto dell’autore.
Antonio, anche tu con il tuo “qua dentro è fatto sprecato” non lesini etichette!
Buona domenica glaciale (qui da me a Fornazzo (850 m sulle pendici dell’Etna) stamattina la prima spolverata di neve).
Grazie, Monaco, per la sua dimostrazione che Newton e Heisenberg non sono uno l’antitesi dell’altro. Ma tanto qua dentro è fiato sprecato, il termine “sperimentale” non solo non è ben accetto, ma fa guadagnare con estrema facilità etichette di “scientista”, se va bene, altrimenti anche di peggio.
Anzi, anticipo il futuro articolo che le farà Merlo e la nomino sul campo “tronista # 3”, dopo Balsamo e me. Benvenuto!
Una sedia, è una sedia, è una sedia. [semicit.]
Come (quasi) sempre accade quando si pretende d’usare la teoria della meccanica quantistica (o, almeno, ciò che d’essa si ritiene d’aver capito) come appoggio a concetti del tutto fuori dal suo contesto, i risultati sono esilaranti.
Vabbè, dai, cerchiamo d’esser seri… 🙂
https://www.youtube.com/watch?v=r097OBw_bps
Grazie, Guido, per la condivisione.
segnalo all’autore che, sebbene la misura in Meccanica Quantistica sia probabilistica,
la Meccanica Quantistica :
1) resta deterministica nell’evoluzione (tale quale alla Meccanica Classica, badali’ !)
2) ovviamente rispetta il principio di causalita’ (come tutto cio’ che e’ stato fatto dopo in Fisica)…proprio come s’aspettava l’ “ottusa orchestra”
E, incredibbbbole ma vero !!!, pure l’approccio Macro (i.e. statistico) al mondo lo fa’.
Eh gia’, perche’ in Meccanica (classica o quantistica che sia) Statistica mica c’e’ scritto che il sistema perde il suo determinismo, ma che “una realizzazione” (quella di equilibrio termodinamico) e’ molto (molto molto molto) piu’ probabile di tutte le altre (che pure esistono, e di cui l’esistenza, nei sistemi fisici si puo’ quantificare e misurare, le “fluttuazioni” appunto).
L’enorme differenza con i tanto difesi dall’autore “ciarlatani”, sta appunto nel rigore (scientifico).
in Fisica, la + bella teoria del mondo vale zero se non riproduce/prevede le misure sperimentali (Galileo docet).
i ciarlatani sono invece millenni che ci tritano li cojoni col “c’e’ ma non si vede, fidate”
prima di pronunciare il nome Heisenberg a sproposito
1) lavatevi la bocca
2) studiate, ch’e’ mejo !
p.s.
tanto pe’ sapello, senno poi me lo citate a sostegno delle visioni da new_hippy&te_l’avevano_detto_i_ciarlatani, il principio di indeterminazione appare naturalmente in varie branche della Fisica Classica, senza dover scomodare la Meccanica Quantistica…e non toglie nulla al determinismo dei fenomeni che descrive !
fa meno fico ora, eh ?!?
Grazie all’autore di questi articoli che sono sempre stimolanti e che forse hanno acquisito nel tempo un linguaggio più comprensivo ( almeno x me )
Bellissimo articolo! Purtroppo l’antropocentrismo e il materialismo sono duri a morire. La superbia dell’Occidente, che si è autonominato “il progresso”, li difende con accanimento.
http://www.ariannaeditrice.it/articoli/la-scienza-non-crede-a-se-stessa
Leggere il passaggio sull’impossibilità della neutralità dell’osservatore mi ha portata a pensare che si sta facendo di tutto – anche volontariamente e in prima persona – per neutralizzare l’osservatore: un individuo la cui coscienza e identità vengono azzerate non sarà più in grado di immaginare e creare il proprio universo, quella ricchezza che lo rende diverso da tutti gli altri e che realizza, unita a quella di ogni singolo essere vivente, la bellezza che illumina ogni passo della vita.