Free solo canyoning
di Franco Longo
(già pubblicato su Alpinismo goriziano maggio-agosto 2018)
Lettura: spessore-weight(2), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(2)
L’arrampicata solitaria senza assicurazione, conosciuta anche con il nome free solo, è una forma di arrampicata dove l’arrampicatore rinuncia alle corde e a qualsiasi altra protezione durante la scalata. Nel canyoning la solitaria è vista ancora oggi con distacco e diffidenza, per questo pochi sono i praticanti, tantomeno qualcuno che tenti di comunicare le proprie esperienze. Il termine free solo canyoning non è ancora di uso comune, ma spero che lo diventi presto dopo questo articolo che tenterà di descriverlo. Il free solo canyoning non va confuso con il canyoning in solitaria, dove le corde vengono usate sempre e non si tuffa mai, perché nessuno ha verificato la pozza di ricezione, per limitare al massimo i rischi. Nel free solo canyoning si tuffa il più possibile e sempre a vista, in forre sconosciute, cioè mai discese in precedenza, ciò significa che un errore di valutazione può essere fatale. Gli atleti che praticano questa attività devono avere un’ottima padronanza delle più diverse tecniche e un altissimo grado di concentrazione. Le discese vengono svolte talora anche su percorsi familiari con difficoltà alla propria portata, ma le discese più avvincenti sono quelle possibilmente in aree lontane da casa.
Agli inizi degli anni Ottanta nasceva il canyoning in Italia, l’obiettivo era percorrere le forre, qualsiasi fosse la maniera di farlo, con i gommoni oppure arrampicando in salita. Una volta capita la giusta filosofia della progressione l’andar per forre si è trasformato in una attività ludica e commerciale. Esaurito, o quasi, il periodo esplorativo, l’approccio è cambiato, ed è cominciata una fase aggregativa: così si sono creati i gruppi che privilegiano tesseramenti, corsi e raduni per fidelizzare i neofiti, relegando il canyoning in solitaria a qualcosa di pericolosissimo, assolutamente da evitare. Qualcuno, però, come il sottoscritto, è sempre stato attratto da una ricerca estetica basata sul gesto atletico.
Nel frattempo sono nate delle attrezzature specifiche per il canyoning e si è cominciato ad allenarsi appositamente per una performance migliore. Il canyoning ad un certo punto è diventato uno sport vero e proprio, anche se ancora non competitivo. Per me l’obiettivo è diventato vivere l’esperienza in se stessa: ho iniziato ad andar per forre per imparare a ridurre le azioni adattando la progressione a ciò che realmente serve in quel momento per superare l’ostacolo nella maniera più semplice possibile, minimizzando l’uso delle attrezzature e delle corde.
Il free solo canyoning altro non è che la massima espressione di questa ricerca, la necessità di una concentrazione totale e di nessun margine di errore.
Il canyoning non è uno sport estremo: a differenza del free solo canyoning, chiunque può praticarlo, ad ogni età, le condizioni sono quelle della sicurezza delle manovre e dei materiali in commercio. Nel free solo canyoning la sfida maggiore è lo spingersi oltre i limiti fisico-tecnici, ogni volta un po’ più in là e questo comporta uno studio di nuovi materiali per agevolare questo tipo di progressione e per aumentare i margini di sicurezza.
La vera differenza tra il free solo canyoning e il canyoning ludico sono i tempi morti. Quando in gruppo usi la corda ti devi fermare, aspettare i compagni, quando vai free solo non hai soste, l’azione non si interrompe mai, non hai momenti fermi e vuoti, sei tu, la forra e la tua azione. Per questo tipo di progressione diventa importante l’allenamento che finora non era mai stato riconosciuto come fase preparatoria e necessaria per la discesa di una forra, e ovviamente i tempi di percorrenza si riducono.
Oggettivamente, visto da fuori, fare free solo canyoning, ovvero tuffare a vista su percorsi sconosciuti, è quanto di più incomprensibile ci possa essere per chi è sempre andato in gruppo, ma con oltre 30 anni di canyoning dietro le spalle, vivere questa esperienza mi dà ancora le emozioni e il fascino della prima forra.
Fare free solo canyoning è qualcosa che senti dentro, che deve maturare nel proprio intimo, è uno sport dove il risultato da raggiungere è solamente per se stessi, è avventura ed esplorazione, soprattutto è concentrazione.
“Il segreto della concentrazione consiste nel non registrare i fattori esterni, esserne consapevoli e tenerli fuori orientando le proprie energie in una sola direzione (Geoff Boycott)”.
La concentrazione è la capacità di focalizzare corpo e mente sul momento presente, è l’abilità di fare e immaginare nello stesso momento: questo vuol dire che, mentre si esegue un movimento, lo si vede anche nella propria mente e, mentre si immagina il passaggio immediatamente successivo, lo si sta già realizzando anche concretamente. La sincronia mente-corpo non lascia spazio a pensieri altri dalla performance e rappresenta per questo lo stato di massima concentrazione. Nel momento in cui si vede con gli occhi della mente l’azione da svolgere, infatti, si predispongono i muscoli del proprio corpo e tutto l’organismo all’azione. Focalizzare l’attenzione sul gesto tecnico, dosare le energie adeguate all’azione in corso e allo sforzo, tenere libera la mente da pensieri negativi e distraenti potenzierà la propria capacità di concentrazione permettendo modificazioni reali a livello fisico.
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“Nel free solo canyoning si tuffa il più possibile”
Beh, non c’è poi tanta differenza con “arrampicare una parete”, “vado ad arrampicare” o “disarrampicare”: modi di dire che, linguisticamente errati, diventano corretti perché nati e quindi imposti da un uso specifico e particolare.
E’ l’evolversi della lingua.
Quanto a saltare in una pozza senza conoscerne la profondità, mi pare un po’ folle.
Regattin:
Gergo “tecnico”.
Questo mi ricorda quando, parlando con un (sedicente) freerider, costui mi disse: “A me piacciono le discese dove bisogna cliffare”.
Sul momento sono rimasto interdetto perché per me “cliffare” vuol dire “usare un cliff(hanger) durante un arrampicata su roccia per progredire/riposare” e non capivo cosa c’entrasse con gli sci e la discesa…
Poi ho capito che per lui (e forse nell’ambiente dei freerider) vuol dire “saltare (con gli sci) giù da un cliff”.
A volte fa a tuffare e a volte non fa, e allora ci si cala in corda.
Ma Regattin dove vivi?????????????
“Nel free solo canyoning si tuffa il più possibile”
.
A margine, ma nessuno dice nulla sull’utilizzo del verbo? Non si dice più tuffarsi, e quindi “io mi tuffo”, “ci si tuffa” ecc.?
Salire una montagna è un piacere, almeno per me lo è, e lo faccio solo per questo.
Lavare la macchina, non è certo un piacere, ma ad un certo punto diventa una necessità, almeno lo è togliere la la polvere o la terra che si accumula detro, se non vuoi che ci nascono i pomodori. Mio padre che faceva il camionista al tempo che per andare a Milano ancora non c’ era l’autostrada, e dalla Toscana si doveva fare il passo della Cisa, rimanendo a volte bloccato dalla neve, la prima cosa che faceva, una volta a casa dopo giorni di viaggiò, nonostante la stanchezza, era lavare il camion.
@7
“io mentre salgo una montagna provo gioia e piacere”
Anch’io. Per questo lo faccio.
“lavando l’auto non provo nessun piacere e dopo mi sento frustrato per aver dedicato tempo a una cosa insulsa e per me inutile”
Pensa che c’è chi considera “insulso” e “inutile” salire le montagne, non ci andrebbe nemmeno se glielo ordina il dottore e preferisce lavare l’auto: non siamo tutti uguali, per fortuna.
Che può anche sembrare un compito banale ma, come tutti i lavori manuali, è un’attività che permette di staccare la mente dal quotidiano e di entrare in uno stato riflessivo e rilassante.
Cosi come avviene salendo una montagna, siamo noi stessi a stabilire il valore di un’esperienza. Valore che può essere trovato anche in un’attività semplice e “inutile” come lavare l’auto: basta godersi il momento.
Comunque, io preferisco salire una montagna 🙂
@ Balsamo
Credo che lavare l’auto sia uno stretto parente psicologico di coccolare se stessi , come andassero in una beaty farm.
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Io funziono diversamente , ma vedo gente che sembra intenta a fare un capolavoro di pulizia.
Gia’ capisco poco il “free solo climbing” , figuriamoci il :”free solo canyoning”.
Avevo letto che Matteo Rivadossi aveva fatto la discesa integrale delle tre sezioni della Boggia ( Val bodengo ) , presumo in questo stile , perche’ corda e sacco avrebbero rallentato troppo i tempi.
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Al di la’ delle grandi capacita’ richieste , questa sportivizzazione di tutto mi sembra forzata.
A quando il free solo speleo ?
E per quale ragione ?
Balsamo, io mentre salgo una montagna provo gioia e piacere. Dopo essere sceso resto felice per un po’. Emozioni belle, insomma.
Lavando l’auto non provo nessun piacere e dopo mi sento frustrato per aver dedicato tempo a una cosa insulsa e per me inutile.
Quasi da darsi al free solo canyoning per punirsi.
Lavare l’auto è tanto inutile quanto salire una montagna: nel primo caso, dopo poco è di nuovo sporca, e nel secondo, dopo poco devi tornare giù.
Erano 2 anno che non lavavo il mio furgone. Oggi ho capito perché.
Ero libero e sono andato a un self service per lavarlo. Iniziavano a crescere delle piantine tra i pedali…
I moscerini davanti sulla carrozzeria sembravano il creosoto delle canne fumarie.
Ho creato una coda e mi sono preso insulti da turisti stressati. Mi sono bagnato tutto e non sono riuscito a pulirlo come avrei voluto. Penso che non proverò a lavare mai più una macchina, mia o di altri.
“free solo car washing.”
Che cosa sarà mai codesto sport estremo di menzione cominettiana? Mah!
Tento una traduzione alla lettera:
1) Washing: lavare.
2) Car: automobile.
3) Solo: da solo.
4) Free: in libera.
Ah, ho capito! Significa lavare la propria autovettura da solo e senza l’uso di macchinari ma soltanto col tubo dell’acqua e l’olio di gomito.
Effettivamente, è attività riservata a pochi valorosi. Io mi ci sono cimentato qualche volta a vent’anni, poi mi sono detto: “Ma chi me lo fa fare? Hanno inventato gli autolavaggi”.
Marcello, ho indovinato? 😀 😀 😀
Ms veramente esiste il free solo canyoning????
Ho anche letto l’articolo ma ancora non ci credo.
E visto che è del 2018, nel frattempo mi pare che non sia successo molto per la diffusione e la comprensione di questa “attività”.
Posso solo dire che è imparagonabile al free solo climbing. Non è migliore o peggiore, intendiamoci, ma un paragone non si può fare. Semmai lo farei con il free solo car washing.
Ciao Franco, sono Alvaro, tuo compagno in Nouvelles, so che non è appropriato, ma non so come rintracciarti.
Interessante.
Bravo Franco.