Ghiacciai che fondono = perdita di cultura

I ghiacciai si ritirano e scompaiono sempre più numerosi in molte regioni della Terra. Lo sapevate? Scherzo, il declino dei ghiacciai è una delle conseguenze del cambiamento climatico che meglio conosciamo. Siamo inondati di notizie che parlano di questo tema. Tale ritiro ha molteplici e gravi conseguenze ed è una delle icone più potenti del cambiamento climatico. Voglio però parlare di uno degli impatti meno discussi: la perdita di cultura legata alla scomparsa dei ghiacciai. Perché con l’acqua che fonde non stiamo perdendo solamente ghiaccio.

Ghiacciai che fondono = perdita di cultura
di Giovanni Baccolo
(originariamente pubblicato sul blog di glaciologia dell’European Geoscience Union, poi su storieminerali.it il 2 gennaio 2022)

Declino dei ghiacciai: il punto di vista di un glaciologo
Date un occhio alle fotografie qui sopra. Sono scioccanti, vero? Forse questa mia reazione è influenzata dal fatto che sono un glaciologo e che mi confronto con lo studio dei ghiacciai quotidianamente. Tuttavia, sono abbastanza sicuro che questa non sia soltanto la reazione dei glaciologi. Per la maggior parte di tutti noi è difficile non rimanere colpiti dallo sfacelo glaciale delle Alpi.

Il più famoso ghiacciaio delle Dolomiti: il ghiacciaio della Marmolada. Il suo ritiro è in corso da oltre un secolo e il ghiacciaio è ormai un lontano ricordo di quello che era alla fine della Piccola Età Glaciale, alla fine del XIX secolo. Qui potete scoprire perché il ghiacciaio della Marmolada, sebbene sia il simbolo del glacialismo dolomitico, sia in realtà una meravigliosa anomalia tra questi monti.

Osservando questi confronti da glaciologo non penso soltanto agli impatti ambientali e socioeconomici del declino dei ghiacciai, che sono gravi e profondi. Penso anche -un po’ egoisticamente- al fatto che il declino dei ghiacciai porterà inevitabilmente a un declino della glaciologia, e in particolare del suo ramo che si occupa dei ghiacciai di montagna. Anche se non vivo in montagna, sono abituato a sapere che se ne ho voglia, posso visitare e studiare un ghiacciaio in giornata. Quando vedo le Alpi dalla mia finestra, so che dietro le sagome scure delle montagne ci sono tanti bei ghiacciai.

So anche però che in futuro avrò bisogno più giorni per visitare i ghiacciai alpini, poiché i più vicini, a quote basse, scompariranno. La maggior parte dei ghiacciai alpini, come in altre regioni della Terra, si stanno trasformando in blocchi di ghiaccio immobile, coperti da detriti e circondati da morene smantellate dalle precipitazioni. Per essere precisi, non si dovrebbe nemmeno più parlare di ghiacciai, poiché mancano di flusso e movimento del ghiaccio, una caratteristica fondamentale dei ghiacciai attivi. Glacieret o ice patch sono i termini giusti per loro.

Abbiamo studiato i ghiacciai di montagna per oltre due secoli, tra 200 anni il numero di ghiacciai sulla Terra sarà drammaticamente diminuito. Grazie ai modelli climatici, sappiamo che è assai probabile che molte regioni montuose della Terra, incluse le Alpi, saranno quasi prive di ghiaccio entro la fine del secolo.

Pensateci: potrebbe essere la prima volta che un fenomeno naturale nel suo insieme scompare. La glaciologia non scomparirà completamente, poiché speriamo che le grandi calotte polari sopravvivano all’attuale cambiamento climatico per un altro paio di centinaia di anni, ma lo stesso non si può dire per la branca che tratta i ghiacciai di montagna.

Cultura glaciologica: un patrimonio minacciato
Sappiamo tutti che i ghiacciai sono un elemento chiave di molti paesaggi di montagna. Quando si chiede ai bambini di disegnare una montagna, probabilmente disegneranno un triangolo marrone con un cappello bianco, il ghiacciaio essenziale! Beh, forse tra 100 anni quel cappello bianco scomparirà, insieme alla nostra idea che i ghiacciai sono parte fondante dei paesaggi di montagna.

Le iniziative dedicate alla commemorazione dei ghiacciai che scompaiono stanno diventando sempre più popolari. Poi però cosa succederà? C’è il rischio che una volta scomparso un ghiacciaio, ci si dimentichi di esso e del potente messaggio che ha trasmesso scomparendo. Questo non deve succedere! Dovremmo cominciare a considerare seriamente questi aspetti non convenzionali della glaciologia. Dobbiamo concentrarci sul suo ruolo culturale, sulla sua storia e sulla sua importanza per la percezione dei cambiamenti ambientali. Se non cominciamo ora a costruire una cultura glaciologica, sarà troppo tardi e i ghiacciai spariranno come neve al sole.

Quest’estate ho fatto un esperimento per vedere quanto è diffusa la conoscenza di base della glaciologia e dei ghiacciai. Ho creato un sondaggio per chiedere alle persone che conoscono e visitano le Dolomiti, alcune domande sulla loro conoscenza dei ghiacciai in questo settore alpino. Ho chiesto di elencare i ghiacciai noti e di spiegare se erano a conoscenza di alcuni termini glaciologici di base. Per esempio, ho chiesto se sapevano distinguere i campi di neve dai ghiacciai o se sapevano che le Dolomiti ospitano decine di ghiacciai che presto scompariranno.

I risultati mi hanno impressionato. Anche se centinaia di migliaia di turisti visitano le Dolomiti ogni anno, la maggior parte dei partecipanti al sondaggio era completamente all’oscuro che quelle montagne ospitano molti piccoli ghiacciai. Conoscono solamente il ghiacciaio della Marmolada. Tutti gli altri ghiacciai delle Dolomiti stanno scomparendo nel silenzio assoluto degli alti valloni che li custodiscono. Inoltre, chi ha compilato il questionario spesso non sapeva descrivere cos’è un ghiacciaio o come riconoscerlo, nonostante abbia dichiarato di passare abitualmente le vacanze in montagna.

Andiamo sempre più spesso in montagna, ma stiamo già dimenticando i ghiacciai. Con la loro scomparsa stiamo perdendo anche le storie che riguardano la loro esplorazione, il loro studio e le esperienze legate ad essi. Un intero patrimonio culturale che si sta letteralmente squagliando come neve al sole. Dobbiamo impegnarci! Dobbiamo lavorare sodo per portare alle prossime generazioni i preziosi messaggi che i ghiacciai stanno condividendo con noi.

Un omaggio ai ghiacciai estinti della Terra e ai glaciologi che li hanno studiati. Eccone alcuni intenti a misurare un ghiacciaio nelle Dolomiti (Travignolo, Pale di San Martino, 1930 circa). [Archivio Comitato Glaciologico Italiano].
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Ghiacciai che fondono = perdita di cultura ultima modifica: 2022-03-23T05:15:00+01:00 da GognaBlog

14 pensieri su “Ghiacciai che fondono = perdita di cultura”

  1. 14
    albert says:

    13)  corriamo troppo avanti col pensiero futuribile, puo’darsi che la specie sia destinata ad estinguersi o ad evolvere in altre forme. Nonabbiamo garanzie, anzi tre covid e guerra, butta male!

  2. 13
    agh says:

    La perdita di cultura della montagna non riguarda solo i ghiacciai purtroppo ma è generale. Le nostre montagne si stanno trasformando in luna park: coloro che le frequentano, portati in quota con gli impianti, non sanno quasi nulla di montagna (e infatti gli incidenti degli sprovveduti aumentano in modo esponenziale anno per anno). Perdono non solo cultura, ambiente, paesaggio, ma persino il rapporto col proprio corpo, orami incapaci di camminare per qualche ora in ambienti selvaggi. L’immagine demenziale di gente che pedala da ferma sulle bici da spinning sulla terrazza del rif. Presena a 2700 metri (raggiunto con l’impianto beninteso) non si sa se fa più ridere o piangere.La gente perde il rapporto con la natura, e con gli animali che (ancora) la abitano. Già orsi e lupi rischiano grosso, dopo gli sterminii del passato c’è ancora tanta gente che vorrebbe premere di nuovo il grilleto. I selvatici sono diventati quasi tutti nemici dell’uomo: cervi, caprioli, orsi, lupi, nutrie, volpi, cinghiali, ghiri, talpe, marmotte, cormorani, storni, gabbiani, piccioni, cornacchie eccetera, tutti sulla folta lista dei fucilabili, colpevoli di rompere le scatole all’uomo che ha ormai invaso ogni angolo della montagna. Ma la cosa più tragica è che quasi nessuno si rende conto cosa significa perdere i ghiacciai, cosa significa realmente il cambio climatico: oggi ci si straccia le vesti per la benzina a 2 euro al litro, ma quando mancherà l’acqua? Della benzina si può fare a meno, dell’acqua no. Quando le pianure saranno fornaci invivibili, e milioni di persone migreranno in quota per sfuggire il caldo e la siccità, sarà un cambio epocale di cui poco riescono a intravedere le conseguenze.Non è solo “la fine dei glaciologi”, ma il probabile declino dell’umanità intera così come l’abbiamo conosciuta finora.

  3. 12
    albert says:

    10) basta mettere al sicuro vari filmati didattici e pure manuali cartacei..poi i posteri che incapperanno in una nuova era glaciale, portanno avere alcune dritte e non ricominciare da zero. Ramponi, piccozze e chiodi  dismessi, conservati in musei o magazzini, immersi in grasso o bidoni di olio antiruggine. Rampe inclinate rese ghiacciate da innaffiamento d’acqua quando le temperature scenderanno sottozero,  si portranno creare per ripassare l’arte…

  4. 11
    Paolo Gallese says:

    Grazie Giovanni!
    Caminetti, proviamo a fare un azzardato paragone alpinistico. Chi sa progredire su ghiacciaio, quanto patrimonio d’esperienza e conoscenza pissiede? Quanto ha imparato da chi ha sperimentato prima di lui? Pensiamo a tutta una “cultura” alpinistica legata ai grandi ghiacci… Bonatti stesso si definiva un “occidentalista”, alludendo alla grande montagna ghiacciata. Quanta “ideologia”, pensiero è derivato dalla frequentazione dei ghiacci in quota.
    Ora proviamo a immaginare che non tutti potrebbero avere i mezzi per frequentare ghiacciai altrove, se sulle Alpi scomparissero.
    Consideriamo anche che questo genere di cambiamenti implicano decenni numerosi, per non parlare di uno o due secoli (usiamo un termine di grandezza accessibile). Allora, tutto quel patrimonio alpinistico, che non penso sia azzardato considerare “cultura”, le scuole di pensiero, gli atti, la stessa economia legata a questo piccolo mondo ristretto, muterebbe, fin forse a cambiare in modo irreversibile.
    Senza nostalgie, non si tratterebbe di uno dei possibili mutamenti culturali, con conseguente perdita di molto patrimonio mentale ed esperienziale precedente?

  5. 10

    Sono d’accordo su tutto ma non vedo (sarò tanardo) la perdita di cultura con la perdita di un ghiacciaio. La memoria, la narrazione, le immagini e gli aspetti sociali, tecnici, scientifici, tradizionali e quindi culturali, restano in ogni caso. 
    Non riesco a vedere il nesso, abbiate pazienza. 

  6. 9
    Giovanni Baccolo says:

    Grazie Paolo Gallese per il tuo ultimo commento, cogli bene le sensazioni che mi hanno spinto a scrivere queste righe.
    Sicuramente c’è anche un po’ di nostalgia nei miei pensieri quando osservo un ghiacciaio di ieri confrontato alla sua condizione odierna, ma è una sensazione emotiva mia, da non caricare di eccessivi significati. Allo stesso tempo però, il comportamento e l’evoluzione dei ghiacciai hanno un impatto per milioni di persone: da chi li vede tutti i giorni dalla finestra, ai polinesiani che hanno il cortile di casa invaso dal mare, con tutte le differenze del caso. Farsi delle domande a riguardo è tutt’altro che inutile.
    Quanto all’aspetto culturale, è difficile definirlo, ma dire che non ci sono implicazioni culturali che scaturiscono dai ghiacciai non è vero. Oggi essi sono un elemento importante della percezione del cambiamento climatico e già questo potrebbe bastare a definirli un elemento di cultura.
    Domani, quando la maggior parte dei ghiacciai non ci sarà più, come cambierà il nostro rapporto con questi temi che sono così pervasisi? Ci saranno altri simboli cui si aggrapperà la narrazione? Sì, e questo porterà a un’evoluzione. Di che tipo non lo so, ma sono curioso.
    Questi aspetti, anche se meno urgenti da affrontare rispetto ad altri, si intrecceranno inevitabilmente con i grandi cambiamenti ambientali cui stiamo andando incontro.

  7. 8
    Paolo Gallese says:

    Capisco cosa intendi Cominetti. In effetti non mi sono spiegato bene, scusami. Dal momento che sono uno storico e un divulgatore, per professione, quando parlo di aspetti culturali o di tradizioni, non è la “nostalgia” la dimensione a cui penso. 
    I ghiacciai rappresentano una realtà che ha riflessi, credo, abbastanza numerosi in molti aspetti della vita locale e non solo. Aspetti che vanno inseriti nelle diverse “epoche” di vita del ghiacciaio, fino a quelli odierni, nel bene e nel male, nell’azione virtuosa o negativa del vivere sulle montagne o sfruttando il loro potenziale, economico, ma anche culturale. 
    Analizzare questi aspetti non ha a che fare, almeno nel mio caso, con la nostalgia, ma con le scienze umane e sociali.
    Il riferimento un po’ nostalgico dell’autore, su una possibile scomparsa della sua professione, è chiaramente ironico. Però nasconde la verità di una trasformazione che si imporrà. Come giustamente dici, alla Natura ci si deve adattare. Ma non è disprezzabile studiare le dinamiche di questi adattamenti nel tempo, buoni o cattivi.
    E indirettamente penso lo faccia anche tu, o non potresti raccontare molto del vivere di oggi, o di ieri, o di un tempo più lontano, dell’ambiente che ti circonda quando te lo dovesse chiedere un cliente curioso.
    Il racconto di questi mutamenti non è che una narrazione delle trasformazioni di una cultura, persino quella di chi narra.

  8. 7

    Ecco, è il legame con la tradizione che ci fa vedere tutto con nostalgia. Il ghiacciaio della Marmolada lo vedo dalla finestra di casa e noto ogni sua variazione ma non per questo mi cruccio se si scioglie. Le differenze paesaggistiche e di accesso al ghiacciaio stesso le conosco assai bene, ma non mi dispero e semmai mi adatto a loro. Alla natura ci si può solo adattare. La perdita culturale sinceramente non so dove stia.

  9. 6
    albert says:

    3) fosse solo questione estetica paesaggistica alpinistica modaiola …invece ha risvolti pratici! certe sorgenti e fontane di montagna sono secche e altre  , compresi i lavatoi pubblici, hanno messo il rubinetto quando decenni fa  il getto era continuo.Pure in pianura pozzi e fontane artesiane sono regolamentati e chiusi .Tra qualche giorno magari si scaricano temporali con grandine, nevicate e allora ci si consola e si dimentica.

  10. 5
    Alberto Benassi says:

    perdere cultura e memoria storica è sempre un male. Ma sinceramente i grossi problemi che deriveranno dallo scioglimento dei ghiacciai li vedo in altre direzioni.
     
    E’ come dire che la distruzione delle Apuane genererà un problema culturale. Si c’è anche questo, ma i grossi problemi sono e saranno  altri.

  11. 4
    Paolo Gallese says:

    Cominetti, non credo fosse quello, l’intento dell’articolo. È interessante invece considerare la dimensione di perdita anche culturale, tradizionale, che comporta lo scioglimento dei ghiacciai. 
    Anche perché saranno quelli come te che li racconteranno. 😉

  12. 3

    Ho sempre trovato preoccupante che ci siano persone cosi preoccupate dello scioglimento dei ghiacciai. Capisco che il paesaggio cambi e non sia più lo stesso, ma prenderlo come la perdita di un familiare mi sembra esagerato. Come sono scomparsi gli arrotini scompariranno i glaciologi. Pace.

  13. 2
    albert says:

     Se per ogni discorso del tubo si sostituisse un pezzo di tubo…sarebbe già un miglioramento..invece certi contributi UE non vengono impegati per mancanza di progetti…Poi si irriga ancora a getto , pompando acqua con trattori a gasolio inquinanti e riscaldanti..Quindi parte dell’acqua di fusione dei ghiacciai, si perde pure inutilizzata..un circolo infernale!
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/03/22/giornata-mondiale-dellacqua-le-reti-sono-ancora-un-colabrodo-nel-2020-disperso-1-miliardo-di-metri-cubi-nei-grandi-comuni/6532305/

  14. 1
    albert says:

    Astenendosi dalle gite in montagna e in particolare sui ghiacciai , si usa meno carburante e si fornisce un piccolo contributo alla loro salvezza. Tutti a casa!Tranne i valligiani che possono girare in bicicletta o camminando.Putroppo c’e’ gente che sosta per minuti e minuti a motore acceso e spreca acqua per lavare self la macchinona…e se protesti ti becchi insulti e pure sganassoni.

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