Gite sociali del CAI in tempo di pandemia
di Carlo Crovella
Verso la fine di aprile 2021 ho ricevuto una comunicazione del CAI Sezione di Torino (di cui sono socio) circa la ripresa delle gite sociali. Data la criticità del periodo, ritengo sia utile sfruttare le informazioni pervenutemi per elaborare alcune riflessioni sul tema.
La comunicazione era corredata dal protocollo emanato dal CAI centrale e datato giugno 2020, documento che riporto qui sotto:
NOTE OPERATIVE PER I PARTECIPANTI INDICAZIONI TEMPORANEE PER IL RIAVVIO DELL’ATTIVITÀ ESCURSIONISTICA E CICLOESCURSIONISTICA SEZIONALE IN EMERGENZA CoViD-19
I partecipanti si impegnano a rispettare le norme di igiene, di distanziamento e quant’altro inerente all’utilizzo di Dispositivi di Protezione Individuali (DPI) secondo quanto disposto dalle Autorità competenti al fine di limitare la diffusione del contagio virale.
I partecipanti si impegnano a rispettare scupolosamente le indicazioni e le direttive impartite dagli accompagnatori responsabili dell’attuazione delle misure anticovid durante l’escursione, designati dalla Sezione organizzatrice.
I partecipanti sono informati delle modalità di iscrizione e partecipazione alle attività sociali indicati dagli organizzatori e le accettano.
Chi intende aderire è consapevole che non potrà essere ammesso:
– se non ha ricevuto preventiva comunicazione scritta di accettazione dell’iscrizione;
– se sprovvisto dei necessari DPI (mascherina, gel disinfettante) e di quant’altro indicato dagli organizzatori;
– se è soggetto a quarantena, se a conoscenza di essere stato a contatto con persone risultate positive negli ultimi 14 giorni, se non è in grado di certificare una temperatura corporea inferiore ai 37,5°C e assenza di sintomi simil influenzali ascrivibili al CoViD-19.
La località di partenza va raggiunta con mezzi propri, nel rispetto delle norme nazionali/regionali che regolano il trasporto in auto di persone non conviventi, salvo diversa indicazione da parte degli organizzatori.
Osservare scrupolosamente le regole di distanziamento e di comportamento:
– durante la marcia, a piedi va conservata una distanza interpersonale di almeno 2 metri, in bicicletta di almeno 5 metri. Ogni qualvolta si dovesse diminuire tale distanza, durante le soste e nell’incrocio con altre persone è obbligatorio indossare la mascherina;
– sono vietati scambi di attrezzatura, oggetti, cibi, bevande o altro tra i partecipanti non appartenenti allo stesso nucleo familiare;
– si fa obbligo ai partecipanti di avere con sé la mascherina e il gel disinfettante a base alcolica.
È responsabilità dei partecipanti non disperdere mascherine o quant’altro lungo il percorso, tutto va portato a casa così come i rifiuti. Bisogna dimostrarsi civili e solidali con le popolazioni montane.
Ai partecipanti è richiesta la massima disciplina, pena l’immediata esclusione dall’escursione per comportamenti potenzialmente dannosi per gli altri Soci.
Milano, lì 04/06/2020
Commissione Centrale per l’Escursionismo
Il Presidente Marco Lavezzo
La comunicazione ai soci del CAI di Torino si incentra sui seguenti punti:
Siamo lieti di comunicare che, dopo mesi di forzata inattività sul campo, dovuta alle misure contenitive della pandemia CoViD-19, siamo pronti a riprendere le attività sociali e ad andare insieme in montagna.
Per il momento ci limitiamo alle gite escursionistiche e cicloescursionistiche, in quanto meglio gestibili sotto il punto di vista delle misure di prevenzione attualmente in atto.
Tutti i Capi Gita sono stati appositamente formati per la corretta applicazione delle norme di sicurezza per le attività collettive che – è bene ricordarlo – non si esauriscono per il solo cambio di colore territoriale, peraltro variabile.
Le gite in programma verranno effettuate solamente se la situazione della nostra Regione (o Provincia) alla data prevista per lo svolgimento delle stesse lo consentirà (ad es. “zona gialla”, “zona bianca”), e comunque nel rispetto delle disposizioni di legge e delle indicazioni della Sede Centrale vigenti a tale data (ad es. numero dei partecipanti, uso delle mascherine, distanziamento nel corso dell’ attività, ecc.).
Pertanto il CAI Torino si riserva di differire o annullare le attività in ottemperanza a quanto sopra esposto.
Tutte le informazioni necessarie verranno tempestivamente fornite prima dell’effettuazione della gita.
Guardate o scaricate il calendario delle gite del CAI Torinoattualmente previste: https://www.caitorino.it/escursioni/
Nonostante la scelta di limitare le prossime gite sociali alle sole uscite escursionistiche e cicloescursionistiche, il calendario è fitto di appuntamenti fino all’autunno inoltrato. Va precisato che la Sezione di Torino del CAI è collegata a molte sottosezioni, sia cittadine che dell’hinterland, per cui non deve stupire la capacità organizzativa così ampia, tra l’altro a disposizione si qualsiasi socio CAI, in alcuni casi, anche di non soci (previo pagamento di una quota assicurativa).
Da alcuni anni, per scelta personale che non ha nessun risvolto polemico verso la Sezione (nei confronti della quale, anzi, nutro un grande affetto), non ricopro più ruoli di responsabilità organizzativa. Avendo svolto mansioni del genere per molto tempo, desidero semplicemente diversificare il mio coinvolgimento nella vita sezionale, attraverso contributi culturali quali la stesura di articoli per la stampa sociale oppure l’organizzazione di conferenze ed altri avvenimenti.
In qualità di semplice socio della Sezione posso quindi permettermi di elaborare alcune considerazioni, che riassumo in due punti fondamentali.
1) Innanzi tutto condivido in pieno la scelta dei vertici sezionali di limitare per ora le gite sociali alle sole uscite escursionistiche o cicloescursionistiche. E’ vero che neppure in tale contesti si possono matematicamente escludere sforamenti verso il rischio assembramento e relativi rischi di contagio: tutto dipende dai comportamenti individuali e anche gli escursionisti possono “scegliere” di camminare distanziati oppure uno addosso all’altro. E’ altrettanto vero, però, che le altre attività possono comportare con più elevata probabilità la necessità dei partecipanti di stare “vicini” per motivi oggettivi, creando quindi degli assembramenti: si pensi alla condivisione delle soste nelle vie d’arrampicata di più tiri o a certi passaggi obbligati dell’alpinismo classico, come ad esempio l’attraversamento di zone crepacciate.
Neppure altre attività, come le vie ferrate o l’arrampicata in falesia (qui soprattutto in termini di affollamento alla base) sono del tutto esenti dal rischio assembramento.
Concordo con la scelta della Sezione perché nelle uscite escursionistiche e cicloescursionistiche è più facile per i responsabili dell’uscita, richiamare i partecipanti che dovessero, anche per disattenzione, ridurre gli spazi oltre i margini di sicurezza.
E’ troppo forte il rischio di ripercussioni nel caso dovesse maturare un contesto di contagi durante un’uscita sociale. Oltre a responsabilità giuridiche in senso stretto, sulle quali non mi voglio qui addentrare, ci sarebbe un senso di responsabilità morale di non aver fatto le cose a regola d’arte. In più si potrebbe aggiungere un danno di immagine, nel malaugurato caso di scatenamento della gran cassa mediatica a fronte di un cluster (così si chiama) maturato durante un’uscita ufficiale della Sezione.
Per cui da parte mia completa approvazione delle scelte della Sezione.
Non sono state prese decisioni sulle attività invernali (scialpinismo, ciaspole, ecc.) perché le relative stagioni sono agli sgoccioli, per non dire già archiviate: se ne riparlerà a ridosso della prossima stagione, in funzione delle condizioni generali che saranno nel frattempo maturate.
Le gite scialpinistiche o di escursionismo invernale (ciaspole) possono essere gestite con criteri simili a quelle estive, ma tutto dipende dalle scelte e dai singoli comportamenti. Anche gite scialpinistiche o ciaspolate possono trasformarsi in momenti di assembramento…
2) Più in generale, sul tema andare in montagna al tempo del CoViD-19 ho maturato qualche altra considerazione, ispirato anche dalle scelte sezionali e dalla citata comunicazione ai soci.
Le uscite sociali, con i parametri sopra descritti, oltre che momenti aggregativi e socializzanti, possono essere anche un fattore di educazione al comportamento individuale. Questo con riferimento sia all’attività personale in montagna che al comportamento nella vita di tutti i giorni: infatti nonostante la campagna vaccinale in corso, siamo ben lungi dall’aver archiviato la pandemia.
Partecipare alle uscite sociali, infatti, potrebbe instaurare nei meccanismi impliciti che i partecipanti replicano in successive uscite private. Spostarsi con mezzi separati, seguire prassi di sicurezza, mantenere il distanziamento, non scambiarsi materiale, oggetti o cibo e tante altre cose del genere valgono nelle gite private come in quelle sociali.
Forse noi, come modo di fare, siamo meno calorosi di altre regioni. Ho già raccontato che, nei mesi scorsi, ho fatto solo gite in sci o da solo o al massimo con moglie e figli (conviventi). Se ci è capitato di incontrare dei conoscenti lungo il percorso, abbiamo sicuramente proceduto insieme, ma tenendo sempre le giuste distanze. Non è mai successo che qualcuno dei presenti sia dovuto intervenire per ricordare il principio: era come se fosse ormai assodato da tutti. Anche durante la pausa di vetta, i vari nuclei famigliari si sono sempre sistemati con una distanza di qualche metro fra nucleo e nucleo, non ho mai assistito ad assembramenti neppure fra i rappresentanti più giovani delle varie comitive.
Racconto tutto ciò per sottolineare che si può fare della montagna divertendosi, senza con ciò dover per forza dimenticarsi o violare le norme basilari della sicurezza. Io temo che la pandemia non sarà superata rapidamente, per cui sono dell’avviso che tutti i frequentatori della montagna dovrebbero assimilare questi comportamenti: più la si rimanda e più pesante sarà la loro memorizzazione.
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Non era del come o attraverso chi, è avvenuto il contagio, né soffermarmi in giudizi sul comportamento dell’untore, ma della “normalità” con cui i giovani vivono la situazione.
Ho altri figli che a loro volta hanno altri amici e per mia natura mi guardo intorno, riscontrando l’atteggiamento che ho appena descritto.
Senza esprimere giudizi, volevo solo evidenziarlo.
Esempio di realtà nella relazione.
commento@35
a mio parere oltre agli aspetti tecnici e scientifici, conta molto il contesto delle relazioni. Se non ostante le precauzioni un giovane o altra persona piu’anziana si becca la malattia e sospetta la fonte del contagio..poi giudica se tale fonte era empatica e si perdona o si porta pazienza, se si sospetta uno str***antipatico allora ci si arrabbia A volte si depista: a qualcuno infettato e pesantemente coinvolto e’statto detto che se l’era beccata da figlio ..e costui negando ha incolpato il giornale del bar letto e toccato da piu’mani..e cosparso da cocktail di droplets .Conta percio’se il contagio e’avvenuto in attivita’ o allenamento sportivo , escursionistico, lavorativo graditi e andati a buon fine, o in contesto gia’di per se’ sgradito anche in era precovid ( un difetto si trova sempre..i raffeddori, la puzza di ascelle.. le alitate..)
Volevo spendere due parole su come i giovani affrontano la pandemia.Mia figlia diciannovenne lo scorso anno mi aveva detto: questa è una cosa con cui dovremo convivere, e basta.Dopo numerose sue amiche a amici, anche lei s’è presa il Covid poco più di una settimana fa. Per fortuna sta bene ma vive isolata in un’altra casa da dove va a scuola da remoto. Si annoia di non poter uscire. Pensa di essersi contagiata, assieme a altre sue compagne di squadra, dal loro allenatore che è un negazionista e girava con il virus addosso senza curarsene più di tanto. Sicuramente un deficiente, ma non è di questo che volevo parlare.
Vedo che la situazione è vissuta con una certa serenità e per la sua generazione la “convivenza” non genera quei timori che abbiamo noi più vecchi. Eppure mia figlia e le persone che frequenta a suola fanno il tampone ogni 2 giorni, usano mascherine ffp2 (obbligatorie in Alto Adige) e mi sembrano giudiziose nei comportamenti. Non parlo di giovani che si assembrano senza pensarci troppo ma di persone, almeno alla mia apparenza di genitore, piuttosto responsabili.
Questa rassegnazione mi fa sentire vecchio, ma la capisco.
Ringrazio Lorenzo Merlo commento 19..sono affreschi non indolori ma non ho raccontato per riservatezza pesanti eventi di famiglia… conseguenti la maledetta asiatica del’57 e pure anni seguenti… Peggio ancora andarono i genitori e nonni nati anni 20’e precedenti, privi di sulfamidici ed antibiotici che ora ti tirano dietro , anzi predicano di non abusarne .Quando qualcuno con noncuranza ha invocato immunita’di gregge con cataste di morti( sempre altri possibilmente inutili all’economia di produzione consumo), e poi se l’e cuccata, non mi e’ di spiaciuto piu’di tanto .
Andiamo sul sarcastico-ironico
Per le gite sociali, consiglierei mascherine sartoriali con logo vari , tra cui quello Cai o/e altri gruppi amicali locali.
Infatti vedo ormai molti leader usare la bandiera italiana applicata alle mascherine..sartoriali su misura o serie limitata(numerate per future collezioni , gettate ai fans come le tshirt o le sciarpe sudate e sputacchiate di famosi cantanti?).Mi rimane un dubbio:e’patriottismo, propaganda o oltraggio alla bandiera? dipende molto dalle alitate cui il simbolo viene sottoposto, ma sono ottimista in quanto…presumo ricorrano abitualmenteai vari bonus. ecco qua
https://www.saluteinternazionale.info/2011/09/quando-il-troppo-e-troppo-l-onorevole-assistenza-sanitaria-integrativa/
in particolare:
“Basta guardare la spesa per le cure odontoiatriche dei deputati italiani: tre milioni e 92mila euro in un anno; un costo folle e ingiustificabile. Pensate di rapportarlo a tutta la popolazione! “
Poi pero’ si fanno vanto di vaccinarsi col turno della gente comune.
Quanto all’efficacia dei vaccini..ormai le percentuali fluttuano come le quotazioni in borsa..oggi ce le servono puntualmente ad ora di pranzo e di cena ed il popolo si esalta (alza il gotto pieno)o si deprime( prende il bicarbonatoi), poi ci ripensa:ma io non ho ne’ bot,ne’ CCCt, ne’ azioni, ne’ obbligazioni, ne’bitcoin..perche’ devono sapere tutti anche i non coinvolti? forse per far correre a fare spese folli di gadgets o scorte di zucchero, tonno, riso, pelati, stoccafisso sottovuoto??
@Matteo. Capisco il tuo ragionamento e il tuo approccio da “pensiero critico”. Altri discorsi cerco di capirli pure. Ci mancherebbe che non cercassi di capirli. Non mi sono interessato di motori, di ponti o di molecole per tutta la vita. Con il massimo rispetto di chi si occupa di motori, di ponti o di molecole, che hanno rappresentato la quota predominante dei miei amici più cari. Ma sono discorsi a tinte forti, non i colori sfumati del pensiero critico, che ho la netta sensazione provengano da dimensioni dell’animo di ciascuno di noi, ripeto di ciascuno di noi, dove i numeri, i dati, la letteratura scientifica standard non hanno alcun significato. E non è quello dei social l’ambiente per un confronto sereno, pacato,riservato, tra noi esseri umani fragili, complessi e alla continua ricerca, illusoria, di “un centro di gravità permamente. Per questo ho deciso di lasciar perdere e di ritirami, dopo qualche sfogo reattivo (siamo tutti permalosi e la tendenza aumenta con l’età) dal confronto, quando ho la sensazione che si vanno a investire temi e dimensioni sensibili. Ciao
Sui Vaccini: l’efficacia nel mitigare il decorso della malattia e’ ben provata, anche sulla maggior parte delle varianti. Il dubbio sull’efficacia nell’evitare la trasmissione era legato al fatto che il vaccino, inoculato per via ‘sistemica’, nell’apparato respiratorio esterno puo’ dare una risposta tardiva e consentire l’infezione locale con conseguente potenziale trasmissione. In realta’, sono gia’ comparsi studi pubblicati che provano che anche tale effetto e’ sensibilmente soppresso.
Ad ogni modo lo scopo e’ , in tutta evidenza, non eradicare il virus ( che e’ ovviamente impossibile), ma consentire il “liberi tutti” senza riempire gli ospedali. Di qui l’evidente interesse di vaccinare, secondo i numeri sopra, sicuramente tutti i >40. Sugli altri l’interesse e’ epidemiologico-strategico: piu’ diminuisco i vettori, e meno rendo probabile l’immissione nella popolazione di nuove varianti. Senza contare cha magari molti trentenni non hanno precisamente voglia di passare in casa malati una o due settimane, e tantomeno avere noie più’ o meno minori per qualche mese…
Io sono totalmente in linea con Cominetti. Ci vuole semplicemente un po’ di buon senso, ne si trova poco ma indipendentemente da Cai o non Cai. In generale nelle attività all’aperto evitare il contagio e’ gestibilissimo. Anch’io non credo che la maggior parte delle foto proposte siano rappresentative.
Sulle altre considerazioni, vivendo in Francia, e’ piuttosto facile trovare dati anche molto aggiornati:
https://www.data.gouv.fr/fr/datasets/donnees-hospitalieres-relatives-a-lepidemie-de-covid-19/
Per gli attuali ~20000 ricoverati Covid, le percentuali sono:
0-19anni: 0.5%, 20-39: 3.7%, 40-59: 17.6%, 60-79: 43.8%, >80: 34.6%.
Per le terapie intensive (~4500) : 0-19: 0.5%, 20-39: 4.3%, 40-59: 29%, 60-79: 61%, >80: 5%
Notare che quasi un terzo delle terapie intensive e’ occupato dalla fascia 40-59.
E’ presumibile che i numeri Italiani siano da simili a molto simili (forse inferiori in numero assoluto, visto che i tamponi positivi in Francia sono attualmente 12K-13K).
Roberto, non so se l’hai notato ma io non ho mai detto che il covid è una bufala o che i vaccini non servono a nulla o fanno male.
E non ho detto nemmeno che io non mi voglio vaccinare.
Tu sei un po’ più anziano di me e inizi ad entrare nella zona rischio: la tua decisione mi pare assai ragionevole.
Quello che non mi pare ragionevole è voler vaccinare tutti quelli che non sono a rischio di nulla buttando al vento soldi e risorse che sarebbero impiegati molto meglio in altri modi. Senza alcuna evidenza di pericoli e senza analisi dei rischi (intendo riferirmi a 40-, 30- e 20-enni, per i quali, peraltro, un piccolo errorino di valutazione che avesse conseguenze tra vent’anni riveste un grande importanza). E che ciò venga considerato non solo normale, ma addirittura invocato come salvifico.
Quello che mi scandalizza e mi fa paura è la campagna di lavaggio del cervello a cui siamo stati e continuiamo a essere sottoposti, che porta la maggioranza a sdraiarsi su queste posizioni e considerare oro quanto viene strombazzato. Che porta allo stigma contro chi osa dire “vorrei capire, fatemi vedere”
Mi scandalizza nel vedere la pochezza media.
E mi fa paura non certo per il vaccino e i suoi pericoli, ma dato un precedente non sai mai come e cosa potrebbe succedere domani.
@Matteo. Magari l’hai già visto. Io ho pensato così. Dietro di me un canale innevato pericoloso, dove ho visto morire due compagni in perfetta forma travolti dalla valanga. Davanti, un pendio ghiacciato da attraversare con ramponcini leggeri e una picozzetta di emergenza. Ho attraversato il pendio. Mi sono vaccinato. Ognuno fa le sue scelte e se ne assume le conseguenze, come essere umano e come membro di una comunità. Senza urlare o piangere, con dignità e in libertà. Pensavo fosse un discorso ormai chiuso, ma evidentemente non è così. Salut.
https://www.epicentro.iss.it/vaccini/pdf/report-valutazione-impatto-vaccinazione-covid-19-15-mag-2021.pdf
Già visto Roberto, grazie, ma come dicevo lascia completamente inevase le mie domande.
L’unica cosa che pare evidente è che il vaccino sotto i 65 anni sia un buttar via soldi e risorse; e senza conoscerne peraltro eventuali effetti nocivi di lungo periodo.
Quali sono le chiacchere?
Matteo, se vuoi, qui
ars.toscana.it/2-articoli/4552-ricoveri-covid-19-in-toscana-2020-ars-2021.html
puoi trovare qualche dato più approfondito su ricoveri e terapie intensive stratificati per età. Relativi però alla sola regione Toscana.
Chiedersi perchè questi dati non siano (ancora) disponibili a livello nazionale e darsi una risposta può essere un interessante esercizio.
Mi permetto una piccola considerazione/battuta personale sui tre video di qualche commento fa:
se l’efficacia di una cura dipendesse dalle chiacchiere, saremmo privi di malattie e pieni di premi Nobel (…con questi ultimi tutti ben presenti su YouTube, naturalmente! 🙂 )
https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&ved=2ahUKEwi_ofehw9XwAhXONOwKHdbFDW0QFjAEegQICBAD&url=https%3A%2F%2Fwww.scienzainrete.it%2Farticolo%2Fnel-2020-italia-eccesso-di-mortalit%25C3%25A0-totale-senza-precedenti-dal-dopoguerra%2Fpaola&usg=AOvVaw0p64XeaZOaBzDpaU42N5ly
Forse Piero è il misterioso Prof. Aristogitone? Quei “43 anni” di duro lavoro… Chissà?
E’ il rischio con effetto retroattivo di non metterci la faccia.
Chi è causa del suo mal, pianga se stesso.
Ma vada in gita, cazzo!
E’ sempre interessante vedere come ci si possa inalberare di fronte a domande semplici e circostanziate quando ci si rende conto di non conoscere le risposte nonostante “43anni d’Istituto Scientifico di Ricerca e e Cura”
Saltano i tappi.
Ultimo e definitivo commento, quello che hanno rappresentato le televisioni,i camion con le bare ..fotomontaggi..le rianimazioni piene .. trucchetti da telecamera….i morti dati falsati per agevolare l’INPS, il triatlhon..non esiste è un piatto indonesiano…la terra non è piatta me nemmeno sferica è piramidale.. essendo un sito di montagna..l’ignoranza è una bufala creata in laboratorio.Un esperto in flussi elettorali analizzando i dati convenì che i cretini erano la maggioranza, allora fondò un partito e lo presentò alle elezioni….nessuno lo votò..pensò bene allora di fondare il partito degli intelligenti.. tutti cretini lo votarono. Chiuso con il Sig. Matteo e il Gogna blog
P.P.S.: sono un ignorante è vero.
E so di esserlo.
Per questo più di un anno fa chiedevo fossero comunicati dati seri da valutare, di paragonare i morti del 2020 con la media degli anni precedenti.
Un anno e mezzo fa…quando eravamo tutti in pericolo di vita, quando si vedevano i camion dell’esercito portare bare.
I dati, parzialissimi, sono arrivati a giugno 2020.
Da allora non siamo più tutti così in pericolo di vita, ma si è iniziato a parlare di effetti a lungo termine, di impatto sul sistema sanitario, di costo sociale, ecc.
Ma comunque l’ “età media si sta abbassando”.
Adesso siamo agli atleti di triathlon e al “rischio di ulteriori danni se ti ammali di nuovo”.
No, il vero pericolo non è l’ignoranza, sono gli ignoranti che credono di sapere, perché l’ha detto l’OMS, il ministero della salute, la Scienza; quando in realtà l’ha detto la televisione.
Quella che “la g’ha na forsa de leun” e “la g’ha paura de nisun”Però “la t’endormenta cume un cuiun.”
Appunto.
Puri affreschi. Grazie albert.
Da anziano confronto per esperienza la pandemia di Asiatica del 1957 ( classe 2 elementare)e l’attuale. Allora nelle case al massimo si aveva una radio e qualche giornale, non si sapeva nulla di mascherine, guanti e lavaggio mani , come disinfettante alcool etilico denaturato solo in caso di sbreghe sanguinolente e si continuo’allegramente (si fa per dire) ad andare a scuola sui mezzi pubblici. Con fazzoletti da naso in cotone usa e riusa per giorni prima di lavaggio, diffondendo in maniera inconsapevole tra casa e scuola e posto di lavoro ; ci furono vittime classificate come causa di polmoniti o crisi cardiache .Nessun conteggio giornaliero e si sospetta che al massimo ci fosse qualche farmaco o mascherina ad ossigeno.Oggi c’e ridondanza pesante di informazione..spesso contradditoria..ogni rete e talk se ne occupa..e altra pandemia mediatica sofferta da chi e’stato chiuso in casa:ciarpame di western alla carbonara, pecorecci vm 14,comici ormai scontati prevedibili girati centinaia di volte..
Sperimentammo pure i vaccini Salk (punturina) e poi Sabin (slurp..e chi aveva mai visto lo zucchero in zolletta ? solo rubato a cucchiaini )e ci veniva instillata molta strizza additando (sconosciuto pure il politicamente corretto)alcuni con la gamba secca…e la scarpa col rialzo di sughero. Dulcis in fundo..ogni 2 anni ci praraticavano a scuola rx toracica con macchinari catorci che ci irradiavano 40 volte piu’ intensamente di oggi…a sorpresa, senza chiedere nulla osta ai genitori, con macchinari ambulanti collocati dentro corriere sanitarie spompate…forse residuato bellico con una croce rossa dipinta dopo.
Voglio il numero di ricoverati in terapia ordinaria e intensiva per fasce d’età (per favore usare le medesime fasce usate per comunicare i morti)
Voglio conoscere le patologie preesistenti sempre per fasce d’età di costoro.
Voglio conoscere la mortalità dei ricoverati, nel tempo e per fasce d’età.
Vorrei conoscere i postumi a lungo termine…ma non li conosce nessuno per l’ovvio motivo che il covid è apparso un anno e mezzo fa.
Non ho mai detto chi se ne frega degli ultra sessantacinquenni (anche perché mi manca poco!) e ho scritto che la strategia vaccinale come metodo di prevenzione ed eradicazione è inutile: lo dicono le case produttrici…impari a leggere, è utile anche dopo 43 anni di Istituto Scientifico di Ricerca e Cura
Vorrei conoscere tutte le cose che Lei sembra dare per scontate, ma non credo che Lei me le dirà perché dubito che le conosca.
Quella che è pericolosa non è l’ignoranza: è l’arroganza di chi pretende di conoscere tutto, di avere sempre ragione e di poter distribuire patenti di intelligenza, affidabilità e moralità.
P.S.: se ha dati sugli atleti e il Covid aggiunga pure quelli, ma solo dopo avermi fornito gli altri citati, molto più interessanti dal punto di vista pandemico.
Non è da intendersi il caso atleti, sull’alitarsi a vicenda, se tu ti alleni e molto, ho esempi di atleti di triathtlon e/o altre discipline, spesso lo stato di stress ti abbassa notevolmente le difese immunitarie ed è a questo punto che sei facilmente aggredibile, chiunque di noi può presentare condizioni simili e non saperlo. Come non lo sanno nemmeno i decatleti. Per questo parlo degli esseri umani come distributori inconsapevoli. E pertanto di (loro malgrado) dell’essere inconsapevolmente ricettori ed accorgersene se non a danno avvenuto. Per il resto avevo ed ho espresso solo buonsenso, come è dettato dal buon senso obbligare ai fruitori dei rifugi all’uso del lenzuolo sacco. Da tempo, per ovi motivi di profilassi igienico sanitaria.
A parte i “picchi” del signor Piero, secondo me l’errore è quello di considerare il socio Cai come un’entità a parte. Credo che il virus non faccia differenza tra soci e non soci. Lo ripeto: le occasioni di contagio durante e/o dopo una gita, a meno che non si organizzi un’orgia, ma il socio Cai non ce lo vedo, mi sembrano estremamente remore. Soprattutto se paragonate alla normale del cittadino medio e diligente nel prendere tutte le precauzioni del caso. Quindi se quel cittadino prova piacere a fare la gita la faccia pure tenendo le distanze e indossando la mascherina anche seduto al bar. La sposterà solo nel momento in cui berrà. Almeno io faccio così.
Il sig. Piero sbaglia a fare l’esempio degli sportivi contagiati tra loro, primo perché i soci Cai non lo sono e secondo perché non si alitano contro come calciatori, cestisti, ecc. perché svolgono altro tipo di attività che non prevede MAI certa vicinanza. A meno che uno non lo voglia deliberatamente. Le foto a corredo dell’articolo sono chiaramente dei fakes.
https://www.youtube.com/watch?v=_1KsDNQWrgU
https://www.radioradicale.it/scheda/636817/vicenda-sarscov2-intervista-a-paolo-bellavite
piero.
È bene non tralasciare di consultare un esperto specialista che sa come stanno le cose.
Sono interessato ai dati cui accenna e anche a conoscere il suo pensiero sui seguenti tre video.
Grazie
https://www.la7.it/nonelarena/rivedila7/non-e-larena-puntata-del-1652021-17-05-2021-381767
Vuole sapere quanti atleti sono stati contagiati e con quali postumi?
Vuole dire che chi sene frega degli over 65 e già ammalati?
Vuole fare intendere che i vaccini sono ininfluenti?
Ben poco perniciosa Lei è un ignorante sesquipedale.
Purtroppo dalla mia ho solo 43anni d’Istituto Scientifico di Ricerca e e Cura
E purtroppo il Sig . Gogna non dovrebbe dare spazio ai deliri va bene tutto ma quando è troppo è troppo.
Di una cosa è vero è pericolosa più l’ignoranza che il Covid il Covid è ilrisultato la malattia è l’ignoranza.
Breve risposta.
Considerando che la seconda “ondata” sta dimostrando l’identico andamento della prima, ma con un minor numero di casi e di morti, l’effetto dei vaccini mi pare poco significativo.
Considerando che la mortalità inizia a essere percettibile sopra i 65 anni e solo su soggetti già gravemente malati.
Considerando che non si trova in giro un dato che sia uno su età e stato di salute precedente dei ricoverati per covid.
Considerato che c’è un bacino pari ai 7/8 della popolazione mondiale nemmeno considerato come vaccinando.
Considerato quanto sopra, dicevo, trovo per lo meno ingiustificato paventare seconde infezioni e relativi rischi.
Trovo decisamente inutile la strategia vaccinale come metodo di prevenzione ed eradicazione (che poi è quello che definisce un vaccino), perché in effetti sembra essere solo un efficace metodo di attenuazione degli esiti peggiori (si noti che è quello che affermano le ditte produttrici).
Detto in altre parole, la malattia c’è e ce la teniamo, con tutte le varianti che vorranno apparire…fortunatamente appare ben poco perniciosa.
Con l’effetto positivo che sono due inverni che raffreddore e influenza standard sembrano scomparsi!
In ogni caso se si vuole trovare assembramenti ogni giorno, consiglio di dare un’occhiata al super sotto casa.
Preoccuparsi dell’infezione in montagna (o durante la successiva birretta) mi pare ipocondria grave. E, cosa più grave, indotta artatamente
Breve ma ragionata riflessione…ora chi ha contratto il virus e male..vale a dire focolaio più o meno importante, è di certo a rischio di ulteriori danni se colpito di nuovo da una qualsiasi altra forma aggressiva, il corpo, l’organismo ne porta i deficit maturati.La patologia del virus è solo parzialmente studiata nelle scie più o meno di eventuali ricadute, le variabili sono ancora tutte da studiare attentamente, ed è da appena da c.a un anno (almeno pare) che questa malattia si è manifestata. Meno mortale certo di un grande evento bellico o del traffico sulla rete stradale. Di certo veicolata da esseri umani per lo più inconsapevoli d’essere dei vettori. Pertanto un gran numero di donatori a loro insaputa. Da una certa età in poi i decessi sono quasi automatici. Poi questo riguarda i compromessi, ed anche una fetta importante di apparenti sani che loro malgrado non sanno di avere deficit organici di vario tipo. Ora vi sono alcuni vaccini, da testare nel tempo per la loro reale efficacia, si vaccina da poco, Quindi sicumere, apparenti effetti liberatori, vanno presi con molta attenzione. Le gite sociali i raduni e le feste, limitate a poche entità e sufficientemente protette. Quello che appare nelle foto, fanno sorridere per l’aspetto ciumè,(gregge)ma oggi improponibili. Che l’evento non sia una passeggiata lo dimostrano i 12 miliardi di euro che l’INPS ha risparmiato, il num dei decessi , delle avvenute post complicanze e danni permanenti, e non è ancora dato ,il costo reale sanitario, poi vi è tutto il resto. Auguri e giudizio
Resto dell’idea che per contagiarsi all’aperto occorre dedicarsi a sport quali lo sputo in faccia o il lingua-in-bocca.
Eccettuati queste due occorrenze il resto, timori, regole, saggi consigli e isteriche paure, rientra nel vasto campo della masturbazione intellettuale indotta da lavaggio del cervello (validamente coadiuvata da insufficienza del medesimo)
Ad ogni modo, chi scrive regolamenti con liste di avvertenze, prescrizioni ,alla scrivania in ufficio..penso non tenga conto che eventualmente a braccio teso che si allinea con bastoncino puntuto , sia a facile tenere lontani altri escursionisti indesiderati che tentano di approcciarsi troppo..magari gridando “OCIO!”. Quando su pista sci fondo ( Allochet al passo san Pellegrino)”si incrociava qualche sprovveduto che la percorreva in senso in verso non ostante cartelli,noi amici si procedeva pattinando e puntando i bastoncini verso di loro a maniera di banderillas e..si scansavano subito a bordo pista .Se insultavano ci si fermava e si spiegava loro la regola. Se non capivano ed insistevano si iniziava una bella schermaglia vivacizzante la routine.
commenti 4 e 5.Contorsione mentale presto fornita :le foto allegate sono tratte da archivio dei siti web relative anni scorsi pre-covid o attuali di questo anno a zone colorate, con decreti sfornati mese per mese? Non e’ da escludere poi che i partecipanti a gite recenti siano conviventi, parenti, amici, compagni di vita ormai abituati a vicinanze private…con assuefazione a droplets ed alitate reciproche.Come scrive Crovella, penso che le persone abbiano preso le decisioni giuste ed adeguate senza bisogno di sorveglianti o check list pedanti..Gli escursionisti non sembrano appartenenti alle congreghe stanziali da osteria o bar che col pretesto di una sana sigaretta o bicchierone abbassano mascherine e sparano gocce e starmuti e moccoli , infervorandosi per risultati di partite o dispute politiche appunto da baretto low cost.
Esattamente,come dicono le foto ci sono assembramenti, ridicoli eccessivi da uscite …..CAI…? SUCAI….UGET… ETC ETC…quest ‘ ultime due non sono associazioni,ora basta andare per alpi e monti in due tre forse anco in quattro.Punto..ora il vero problemi sono dove poi si ritrova,i Rifugi,i parcheggi,gli Impianti. o una cime di pochi metri quadri.Interessante poi l’analisi del distanziamento sulla lunghezza degli sci,portare questo esempio in un orgia,dove la lunghezza dei dispositivi personali,al pari degli sci porrebbe i fruitori di un vantaggio notevole. ora aspettiamoci dall’albert una scarica di commenti da contorsione.. se lo ritiene ..off course
Mi sembra che nella più parte delle foto utilizzate nell’articolo non ci sia assembramento pericoloso per trasmissione batteri. Ogni tanto vado in città e mi sembra che gli assembramenti che possano favorire il contagio, anche secondo le regole riportate nell’articolo, siano all’ordine del giorno, anche senza volerlo. Sarà che vivo in una piccola frazione isolata ma mi sembra che durante una scalata o un escursione, sia facilissimo mantenere le distanze per non contagiarsi. Semmai è il buon senso che dovrebbe regolare tutto quanto, ma quando si è all’aperto a fare quello che ci piace e da piacere, credo che si debba contare dipiù sull’auto-responsabilizzazione che su regole e protocolli da caserma.
Se mi guardo intorno mi sembra che la gente stia attenta, per quanto può, e, tanto per fare un esempio: la gente seduta ai bar all’aperto senza mascherina che starnazza e si ride in faccia è molto più pericolosa di una sana gita in montagna, che oltretutto rigenera lo spirito. Io le favorirei a più non posso.
Tutto condivisibile. Il problema principale è la gestione dei rifugi… Che rappresentano una fetta importante dello spirito CAI. La montagna è anche socialità e condivisione. Aspetteremo che passi la buriana…
E comunque una progressione in linea di fila all’aperto (tanto più se distanziati dalla lunghezza degli sci!) non può essere definita “assembramento” e di sicuro pone meno rischi che entrare in un qualsiasi supermarket!
Qualche esperto dice che in ambiente aperto ventilato comunque manca il vapore umido infarcito di aereosol concentrato tipico di ambienti chiusi, quindi le norme valgono ma con meno pignoleria ossessiva.