Si terrà il 22 aprile 2023 la 23esima edizione della gara di scialpinismo a squadre nata nel 1933. Adriano Favre: «Dovremo fare i conti con le condizioni del ghiacciaio». Per la prima volta il Mezzalama Jeunes si correrà in concomitanza con la “Maratona dei Ghiacciai”.
La 23esima edizione
a cura della Redazione de loscarpone.cai.it
(pubblicato su loscarpone.cai.it il 24 novembre 2022, aggiornato)
Il Trofeo Mezzalama, storica gara di scialpinismo a squadre formate da tre elementi, sta per compiere 90 anni. Nata nel 1933, è l’unica gara al mondo a svolgersi sui ghiacciai perenni del Monte Rosa, attraversando tre Quattromila, la vetta del Castore 4126 m, il Naso dei Lyskamm e la Roccia della scoperta 4177 m. I chilometri della traversata, da Breuil-Cervinia a Gressoney La Trinité, sono 45, mentre il dislivello totale di sola salita è di 3272 metri.
L’edizione di quest’anno 2023 della “Maratona dei Ghiacciai” è in programma il 22 aprile 2023 ed è stata presentata (nel novembre 2022) dalla Fondazione Trofeo Mezzalama a Milano, presso lo spazio RoofTop S32 di Copernico Isola.
La situazione del ghiacciaio
«Il prossimo 22 aprile 2023 dovremo fare i conti con le condizioni del ghiacciaio», ha esordito la guida alpina e direttore tecnico del Mezzalama Adriano Favre. «Dopo l’ultimo inverno assai avaro di precipitazioni e un’estate torrida, il ghiacciaio è severo con pochissima neve e molti tratti di ghiaccio verde. Speriamo che nei prossimi mesi le precipitazioni nevose possano in qualche modo migliorare la situazione, in ogni caso il tracciato non subirà modifiche».
«Come già previsto nel 2019 – ha continuato Favre – invece di cominciare la discesa verso Gressoney appena valicato il Naso, da quota 3900 gli atleti risaliranno con gli sci verso il Colle del Lys fino alla Roccia della Scoperta 4177 m. Questo percorso ricalca il Mezzalama del 1978, volendo ricordare l’impresa dei sette montanari di Gressoney che nel 1778 raggiunsero questo piccolo isolotto roccioso che emerge dai ghiacciai tra Valle d’Aosta e Vallese».
«Non abbiamo fatto grosse modifiche al regolamento», ha concluso il direttore tecnico. «Su consiglio di Emrik Favre e François Cazzanelli abbiamo deciso di inserire nel materiale obbligatorio una vite da ghiaccio. Uno strumento fondamentale per assicurarsi sul ghiaccio in caso di pericolo».
In contemporanea anche il Mezzalama Jeunes
La novità della prossima edizione è stata raccontata dalle guide alpine Emrik Favre e François Cazzanelli. «Il prossimo 22 aprile 2023 il Mezzalama Jeunes si correrà in concomitanza con il Trofeo Mezzalama», ha raccontato François Cazzanelli. «I giovani atleti sono il futuro dello scialpinismo, proprio per questo vogliamo che per loro il giorno della gara sia un momento di festa e di gioia insieme a tutti gli altri mezzalamisti, accolti dal calore del pubblico presente sul traguardo».
Emrik Favre invece ha parlato di un’iniziativa che riguarda gli sci club. «Sappiamo quante fatiche ci siano dietro l’organizzazione di una squadra giovanile, basandoci su questo presupposto abbiamo pensato di dare un premio in denaro allo sci club che classificherà il maggior numero di atleti».
Dopo i saluti di partner e sponsor, è arrivato anche il messaggio augurale di Hervé Barmasse.
Le iscrizioni all’edizione 2023 sono possibili, ormai dal 4 febbraio 2023, sul sito www.trofeomezzalama.it.
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Passato e presente si sono alternati nella presentazione (risalente al novembre 2022) dell’edizione 2023 del Trofeo Mezzalama, la Maratona dei Ghiacciai. Anche grazie a un coup de théâtre “ordito” da Pietro Crivellaro (giornalista, storico di montagna ed Accademico del CAI), l’evento è riuscito in modo particolarmente brillante, come si addice ad una competizione che, nella tradizione, è stata considerata il “Sesto Grado dello scialpinismo” (Carlo Crovella).
La lettera inedita del 1936
di Pietro Crivellaro
Presentazione
Per i 90 anni del Trofeo Mezzalama, ho “scovato” negli archivi un documento inedito abbastanza sensazionale per la storia dello scialpinismo.
Si tratta di una lettera del febbraio 1936 tra due noti giornalisti sportivi, i più autorevoli negli sport di montagna tra le due guerre in Italia. Il mittente è il torinese Guido Tonella, esperto sciatore e alpinista, corrispondente da Ginevra per La Stampa di Torino. Il destinatario è Vittorio Varale, marito della famosa dolomitista Mary Varale, che fu compagna di cordata di Emilio Comici sullo Spigolo giallo della Cima Piccola di Lavaredo e in altre salite. Varale all’epoca era uno dei massimi sostenitori della cosiddetta “battaglia del sesto grado”, cioè la riscossa degli scalatori italiani nei confronti della supremazia dei dolomitisti austriaci e tedeschi.
Grande esperto di alpinismo, Varale non s’intende granché di sport invernali e meno che mai di scialpinismo, allora nascente. All’indomani della clamorosa vittoria italiana alle Olimpiadi di Garmisch, le Olimpiadi di Hitler, Varale scrive al collega Tonella chiedendogli lumi sull’inatteso successo degli azzurri, che hanno battuto anche i campioni scandinavi nella gara sciistica delle pattuglie militari. Fu il primo oro italiano negli sport della neve del nostro medagliere olimpico, anche se rimarrà un successo platonico, poiché la gara di pattuglia era solo dimostrativa e non ufficiale.
Tonella risponde quindi a Varale e, a un certo punto della sua lettera, parla del Trofeo Mezzalama.
La lettera inedita
Ginevra, 21 febbraio 1936
Caro Vittorio,
tu che sei tra i massimi intenditori di alpinismo, chiedi a me di spiegarti in due parole quali possono essere le vere motivazioni del clamoroso successo degli italiani alle olimpiadi invernali di Garmisch. Perché tu non sei abbastanza addentro ai misteri dello sci. Come hanno fatto gli alpini del capitano Enrico Silvestri a battere sulla neve anche i campioni scandinavi? Battuti per una manciata di secondi i finlandesi, staccati di quasi 7 minuti gli svedesi, e anche i maestri austriaci, quelli che nella Grande Guerra, solo vent’anni fa, sapevano tutti sciare, mentre i nostri soldati valligiani dovevano ancora impararlo. Battuti con distacchi maggiori anche paesi che spesso ci guardano dall’alto in basso, come i tedeschi che correvano in casa, e poi i francesi e gli svizzeri, e infine i cecoslovacchi, i polacchi.
Allora, come ha fatto la pattuglia del capitano Silvestri a battere tutti i più forti d’Europa, cioè del mondo? Se vuoi una spiegazione semplice, in due parole, ti posso spiegare tutto anche con una parola sola. La quale è: allenamento.
Probabilmente ti deludo perché ti svelo l’uovo di Colombo. Questo lo sapevi già da solo, mi dirai. Allora provo ad aggiungere qualche altra parola, e ti preciso: allenamento scientifico, ideato e condotto da un allenatore, cioè dallo stesso capitano Silvestri.
Siccome si è visto che si può vincere sul filo del cronometro, anche per pochi secondi, Silvestri che è un veterano, una vecchia volpe di quarant’anni, che aveva già gareggiato alle Olimpiadi del ’28 a Sankt Moritz, ha cominciato ad alleggerire il più possibile l’attrezzatura e l’abbigliamento, a curare l’alimentazione. E poi naturalmente ha intensificato l’allenamento, estendendolo a tutto l’anno.
A questo punto devo aggiungerti un’ulteriore spiegazione: la Scuola Militare Alpina, fondata ad Aosta solo due anni fa. Il colonnello degli alpini Masini e il capitano Silvestri hanno riunito ad Aosta gli alpini sciatori più bravi e più promettenti. Li hanno fatti allenare per tutto l’anno e subito si sono visti i risultati. Al Trofeo Mezzalama dell’anno scorso il 26 maggio 1935, terza edizione, non solo ha vinto la cordata del capitano Silvestri, ma gli alpini hanno dominato la gara vincendo anche il secondo e il quinto posto. Così gli scialpinisti militari, trascinati e allenati da Silvestri, hanno dato grossi distacchi alle stesse guide valdostane in gara e, per darti l’idea, quasi un’ora alla cordata dei militari francesi di Chamonix.
Anche tu avrai certo sentito parlare del Mezzalama, perché ne hanno scritto parecchio tutti i giornali. Non si tratta più di una gara di pattuglia, come la popolare “Adunata Valligiani” che la Gazzetta dello Sport organizza ogni anno in località dell’arco alpino sempre diverse. Questa è una gara per cordate da tre atleti, che devono essere sia bravi sciatori sia bravi alpinisti, perché si corre sui ghiacciai del Monte Rosa, dal colle del Theodulo alla testata della Valtournenche, fino all’Alpe Gabiet nella valle di Gressoney, passando per la vetta del Castore e per il Naso dei Lyskamm, oltre i quattromila metri.
In pratica un lungo tragitto alpinistico, divorato in sci e pelli di foca dove il pendio permette, ma anche scalato in ramponi e piccozza, con gli sci a spalle, sulle pareti di ghiaccio del Castore e del Naso. Le cordate devono correre davvero legate in cordata, perché il rischio di finire dentro a un crepaccio è sempre in agguato.
Stare legati in salita non è difficile, ma in discesa è un altro par di maniche, eppure fanno impressione quando vengono giù legati a tutta velocità. Se non l’hai ancora visto, devi assolutamente vederti il film Maratona bianca, che è poi un documentario con le stupende riprese della gara dell’anno scorso, arricchite da una simpatica storiella inventata, interpretata da due assi del calibro di Paula Wiesinger e Giusto Gervasutti.
Il Mezzalama è una gara di scialpinismo di gran lunga più massacrante della pattuglia di Garmisch, sia per i dislivelli che comporta in salita e discesa, sia per l’alta quota in cui si svolge.
Pensa che alla prima edizione fermavano le cordate a metà, al rifugio Quintino Sella dopo il Castore, per una accurata visita medica, per verificare che i concorrenti fossero in grado di proseguire senza prendersi una sincope.
Ecco perché il Mezzalama è stato il banco di prova ideale per collaudare gli alpini più forti in vista di Garmisch. Non esiste al mondo una gara così alta e così tecnicamente impegnativa, ma anche una traversata così logica, così bella e spettacolare che si fa strada in mezzo ai ghiacciai. Per usare una terminologia che ti è cara, si può dire che il Mezzalama sia “il sesto grado” dello scialpinismo.
Per concludere, dedico ancora qualche parola ai miei amici torinesi che hanno ideato questa “maratona dei ghiacciai” per ricordare il nostro compagno Ottorino Mezzalama, morto sotto una valanga 5 anni fa sulle montagne di Bolzano. Io non voglio riaccendere la polemica tra occidentalisti e orientalisti. Tuttavia penso che i piemontesi e i valdostani, inventando e organizzando una gara emblematica come il Mezzalama hanno riportato l’epicentro del CAI nel posto giusto, nel cuore delle Alpi Occidentali, nel gruppo del Monte Rosa.
I piemontesi non avevano mandato giù il trasferimento del CAI a Roma, spostato dall’oggi al domani da Torino, dov’era nato, alla capitale. Nessuno ha osato dire nulla per paura di ritorsioni. I torinesi quando persero la capitale subito dopo l’unità d’Italia scesero in piazza, l’esercito sparò sulla folla e ci furono decine di morti. Per la perdita del CAI, sei o sette anni fa, nessuno ha reagito, ma te lo puoi immaginare il malcontento subalpino.
Così nessuno mi toglie dalla testa che dietro al progetto di una gara inaudita come il Mezzalama ci fosse anche una volontà di rivalsa. I miei amici del CAI Torino, culla dell’alpinismo nazionale fondato da Quintino Sella, quelli dello Ski Club Torino, culla dello sci in Italia, e il fior fiore dei più forti alpinisti riuniti nell’Accademico, hanno voluto mostrare ai papaveri e ai gerarchi di Roma di cosa sono capaci i piemontesi. Di progettare e realizzare una gara pazzesca come il Mezzalama, che fa passare gli scialpinisti sui ghiacciai e i quattromila del Monte Rosa.
Ecco, dietro all’oro di Garmisch c’è anche questo. Ma ti scongiuro di tenere per te questa mia idea sui papaveri e i gerarchi di Roma, se non vuoi che vengano a prendermi anche qua a Ginevra, per sbattermi al confino in qualche isola sperduta del Sud Italia.
Stammi bene e salutami la tua bravissima moglie.
Guido T.
Nota finale (importante)
La presentazione della lettera è stata letta da Elisa Calcamuggi, conduttrice della conferenza stampa, in apertura dell’incontro di Milano del novembre 2022.
Il testo della lettera di Tonella a Varale è stato brillantemente “recitato” dall’attore Mattia Fabbris, che ha strappato calorosi applausi.
Infine, in un breve botta e risposta tra Elisa Calcamuggi e Pietro Crivellaro, quest’ultimo ha svelato che la lettera inedita, che racconta solo cose vere e documentate, in realtà non risale al 1936, ma è inventata.
E’ stata scritta ai giorni nostri dallo stesso Crivellaro, come un testo teatrale un po’ pirandelliano, per rievocare le origini storiche del Mezzalama.
A quanto pare, l’ingegnosa finzione è apparsa a tutti perfettamente autentica.
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Cerco compagni di cordata per correre il mitico trofeo Mezzasalma.
Giù a capofitto dal Monte dei cappuccini fino a parco leopardi: si ripella e vai a spron battuto fino alla Maddalena.
a questo punto solo i fortissimi ne avranno ancora per arrivare a Superga e scendere al meisino dove il coro delle Giacomette in bikini sarà tutto per noi!
Main sponsor: Maipimol Algasiv Gibaud
La ringrazio Sign. Crovella. La mia prece era riferita alla apertura di un dibattito sul tema proprio per vedere se le mie conoscenze in merito siano circostanziate. Grazie anche per il buon consiglio “”biblico”” (se mi concede la battuta)
@1 Carlo. Senza arrivare a focalizzare con precisione le differenze su temi quali modalità di allenamento/alimentazione ecc (in effetti un argomento non ancora analizzato a fondo, ma semmai lascio a Petrus la precedenza), alcune info generali sull’evoluzione storica del comparto agonistico dello scialpinismo (da quello iniziale a quello attuale) le puoi trovare in vari libri in commercio e/o presenti nelle biblioteche, in particolare nel capitolo “agonismo” all’interno del volume SCIALPINISMO della recente collana del Corriere della Sera. Ciao!
Era talmente falso che sembrava vero totalmente inventato ma così sincero…un invenzione.
Una intuizione per dar una voce ,una ragione ad un gesto forse insensato, ma che dal ghiaccio vecchio possente esce come un gesto volto al presente.
Ora affido a quel unico chiodo tutto il mio essere uomo ad ogni giro di vite leggero leggero, trovare le ultime forze …per essere primo.
Il fatto che la lettera sia inventata, non me la fa apprezzare.
Infatti: mai amato i romanzi.
Nella copertina del suo libro campeggia sulle nevi il capitano Silvestri, in abbigliamento da uomo duro “che non deve chiedere mai”.
Peccato che indossi mutande alla Fantozzi, ma − si sa ‒ le mode cambiano…
Bella là. Sarebbe interessante un approfondimento su come sia cambiato il modo di allenarsi, la dieta e i materiali, soprattutto l’abbigliamento…..speriamo. Grazie per toglier polvere ai libri.