I nomi del Caporal e dintorni

I nomi del Caporal e dintorni
di Ugo Manera

Le imponenti strutture rocciose che sovrastano la suggestiva e tortuosa vecchia strada per Ceresole Reale avevano un nome locale sconosciuto agli scalatori: Dirupi di Balma Fiorant. Ora questa strada è sostituita da una lunga galleria costruita senza alcun rispetto per quell’ambiente così particolare. Anche la vecchia strada venne danneggiata e resa impercorribile trasformando quello che era un esempio di opera ardita ed intelligente in una discarica di rottami. Fortunatamente le opere per rendere possibile l’arrivo del Giro d’Italia 2019 al Lago del Seru hanno rimediato in parte al danno arrecato ed oggi la vecchia strada, riservata a ciclisti e pedoni ha riacquistato parte del suo fascino. Speriamo venga inserita nella manutenzione necessaria per la sua sopravvivenza.

Il 4 novembre 1972 venne tracciata la prima via di arrampicata sulla struttura più appariscente dei Dirupi che da quel momento entrarono di prepotenza nella storia dell’arrampicata, e non solo piemontese.

In arrampicata sul Diedro Nanchez al Caporal

L’idea di scalare quelle rocce venne in contemporanea a Ugo Manera ed a Gian Piero Motti. I due casualmente si confidarono il progetto e decisero di passare all’azione immediatamente. Effettuarono un primo rocambolesco tentativo non riuscito in compagnia di Guido Morello ed Ilio Pivano, poi ritornarono quindici giorni dopo con Vareno Boreatti e Flavio Leone e tracciarono la prima via.

Per Motti era ben chiara l’importanza di quella scalata ed aveva già in mente il nome della nuova via che comunicò ai compagni quando, ritornati alla base, brindavano in allegria con una bottiglia di barbera: la via dei Tempi Moderni. Si trattava di dare anche un nome alla formidabile struttura rocciosa appena vinta. Intervenne scherzosamente Manera: “Il nostro è bello e ardito come il mitico El Capitan della californiana Yosemite Valley è solo molto più piccolo perciò, rispettando la scala gerarchica militare, possiamo chiamarlo Caporale: Caporal“. Tutti furono d’accordo e Caporal fu.

L’invenzione del Caporal fu una vera esplosione nel nostro mondo dell’arrampicata, subito si scatenò una vera corsa per scoprire i segreti di quelle rocce.

I primi due nomi scaturiti erano indubbiamente particolari ma molti altri nomi suggestivi vennero coniati man mano che altri itinerari venivano tracciati sui Dirupi, proviamo a scorrere quelli almeno delle prime vie.

Il Caporal, come struttura più appariscente, attira le maggiori attenzioni. La seconda via aperta è opera di Manera e Piero Pessa il 25 novembre 1972, il nome è convenzionale: via dei Camini. Ben diverso il nome scelto da Gian Piero Motti per la terza via al Caporal, aperta il 18 aprile 1973 con Mike Kosterlitz e Gian Carlo Grassi: via del Sole Nascente; ancora oggi una delle più belle vie di tutti i Dirupi. Ma tutti i nomi scelti da Motti sono densi di significato, ispirati spesso da sensibilità poetica; ben diversi da quelli usati in genere da Manera per battezzare le proprie vie, che sono ben più terra terra.

Intanto i soliti “scopritori” allargano l’attenzione verso altre strutture circostanti ed il 31 marzo 1973 Roberto Bianco, Mike Kosterlitz. Ugo Manera, Gian Piero Motti e Guido Morello affrontano la bella torre di roccia chiara che sovrasta l’abitato di Noasca e tracciano la via del Pesce d’Aprile. E’ la Torre di Aimonin ed il nome della via trae spunto da uno scherzo di Motti nei confronti di Manera. Via che diventerà una classica molto frequentata.

La quarta via al Caporal è opera di Leone e Manera: la via dello Spigolo, aperta il 19 aprile 1973 mentre il 25 maggio 1973 Leo Cerruti ed Alessandro Gogna tracciano la via dei Tempi Duri, nome esemplificativo delle difficoltà incontrate. Una via spettacolare viene completata il primo novembre 1973 sullo Scudo del Caporal da Manera e Motti. E’ una delle vie più importanti che il nome (coniato naturalmente da Gian Piero) ben rappresenta: la via della Rivoluzione.

Poco tempo prima un’altra importante scoperta viene ad ampliare le possibilità di arrampicata offerte dai Dirupi: Il giovanissimo Danilo Galante e Gian Carlo Grassi affrontano la parete di enormi placche posta al di sopra della strada per Ceresole ove questa spiana dopo la ripida salita. Tracciano una difficile via dal significativo nome di Cannabis. Sono anni in cui la trasgressione, effettiva o solo immaginata, va di moda e battezzare una via con il nome della canapa indiana entra in quel filone. I due sono entusiasti della loro scoperta, ritengono la loro parete superiore al Caporal di Manera e Motti e decidono, sempre in riferimento alla scala gerarchica militare, di promuoverla ad un grado più elevato: sarà il Sergent.

Il nuovo scoglio offre innumerevoli possibilità e gli scopritori non vogliono farsi strappare le primizie così il 5 maggio 1974 Galante, Pessa, Lenzi e Vota percorrono un bel diedro al quale danno il suggestivo nome di Diedro del Mistero. Galante ha individuato una formidabile fessura dall’aspetto molto problematico, la affronta con Bonelli e Lenzi il 19 maggio 1974. Dopo averla percorsa la battezzano con il significativo nome di: fessura della Disperazione. E’ poi la volta di Franco Locatelli che il 4 giugno 1974 traccia una bella via nel settore destro della parete. E’ la via Locatelli. Grande classica della parete.

Le nuove pareti non rallentano l’attività sul Caporal, Tra i Tempi Moderni e la Rivoluzione vi è un’ampia porzione di parete che promette una esplorazione densa di incognite. Nel giugno 1974 Motti e Morello si avventurano in quel viaggio e raggiungono la loro Itaca in cima alla parete, Gian Piero ne sceglie il nome che è molto suggestivo: Itaca nel Sole. Il 21 agosto 1974 Galante e Grassi superano gli Strapiombi delle Visioni e nell’ottobre dello stesso anno Galante, Andrea Gobetti, Motti, Pessa tracciano il Lungo Cammino dei Comanches. Segue un’altra magnifica via aperta il 19 ottobre lungo il diedro che solca la parete per tutta la sua altezza. Diventa il Diedro Nanchez e la compagnia che ne realizza la scalata è composta da: Roberto Bonelli, Danilo Galante, Gian Piero Motti e Laura Trentaz.

L’inizio degli anni ’70 sono caratterizzati da un diffuso movimento di contestazione nei confronti degli USA a casa della guerra in Vietnam, tale sentimento di riprovazione si esprime anche nel ricordare i nativi americani che tanto avevano subito dall’oppressione dei “visi pallidi”; da qui derivano nomi delle vie che ricordano i mitici “pellirosse”.

A destra e più in alto del Caporal si eleva una parete complessa che presenta molti tratti verticali di roccia rossastra. Manera, spinto sempre dalla cronica voglia di mettere le mani su roccia inesplorata, convince Corradino Rabbi e Claudio Sant’Unione ad effettuare un tentativo ed il 5 ottobre 1974 viene tracciata la prima via. I nomi sono scelti nello stile di Manera: la parete, allora abitata da una coppia di maestose aquile diviene: la Parete delle Aquile e l’itinerario: via delle Aquile perché prossima al nido dei grandi volatili.

L’anno seguente, il 15 settembre 1975, c’è la risposta di Grassi che, con G. Ghiglione e G. Rocco traccia la via della Grotta Fiorita. Manera ritorna più volte su quella parete: il 3 novembre 1979 traccia la bella via del Plenilunio con Marco Degani ed Isidoro Meneghin ed il 24 dello stesso mese la Via di Polifemo con Flaviano Bessone, Degani e Meneghin. Traccia poi altre due avventurose vie: la Incompiuta con Meneghin il primo marzo 1980 e la via della Doppia P… con Franco Ribetti il 6 novembre 1982.

Al di sotto della parete delle Aquile vi un’altra notevole struttura che riceve la prima visita i 5 maggio 1974 da parte di Boreatti, Leone, Manera, Sant’Unione. Senza molta fantasia l’itinerario viene denominato: via del 5 Maggio. La parete rimane inizialmente senza nome poi Meneghin la denominerà Parete dei Falchi semplicemente perché di dimensioni minori della Parete delle Aquile.

L’apertura di nuovi itinerari sui Dirupi di Balma Fiorant e su numerose altre strutture rocciose della zona è proseguita e continua tutt’ora, sono comparsi anche gli spit ai quali è seguito un ritorno all’arrampicata TRAD ma questa analisi si limita alla ricerca ed a evidenziare i nomi che hanno caratterizzato il primo periodo.

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I nomi del Caporal e dintorni ultima modifica: 2022-10-17T05:41:00+02:00 da GognaBlog

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20 pensieri su “I nomi del Caporal e dintorni”

  1. E’ possibile avere qualche dettaglio in più su tale scherzo? così, giusto per curiosità

    è questione di NUTS….

  2. …via del Pesce d’Aprile. E’ la Torre di Aimonin ed il nome della via trae spunto da uno scherzo di Motti nei confronti di Manera…
    E’ possibile avere qualche dettaglio in più su tale scherzo? così, giusto per curiosità

  3. @ 16
    Vale lo stesso. Anzi, vale di piú, molto di piú. 
    … … …
    “Andare per montagne selvagge è una via alla liberazione.”
     
    Io non so se possa essere proprio una liberazione assoluta.
    Però, per quanto mi riguarda, andare in solitudine sui monti è di conforto allo spirito e invita alla meditazione. Ed è cosí da una vita.
    Sarò mica imbecille?

  4. @Carlo (commento 13): no.
    Quella sulla sud della Marmolada si chiama “Tempi moderni” (o “Moderne Zeiten”) ed è stata aperta nel 1982 (quindi dieci anni dopo quella del Caporal).

  5. “Ho scritto Esticazzi sulla sabbia” e il vento a poco a poco se l’è portato via con sé.
    Canta Menelao, col sottofondo di Franco IV e Franco I (o quasi).
    … … …
    Tu sei troppo giovane per capire la battuta (in verità scarsa, ma non mi è venuto di meglio). Chiedi a tuo fratello maggiore, il prode Agamennone.
     
    N.B. Ti avverto: tieni d’occhio tua moglie. 😂😂😂

  6. E io ho aperto la via “Esticazzi?” alla Torre Chissenefrega

    la relazione non importa più.
    Me cojoni , Bertoncelli ha già fatto la prima ripetizione, prima invernale e prima solitaria invernale.

  7. E io ho aperto la via “Esticazzi?” alla Torre Chissenefrega (toponimo proposto).
    La relazione l’ho scritta sulla sabbia, in spiaggia. Chi vuole può andare a leggersela.

  8. 6 gennaio 1985 Apuane monte Fiocca,  dalle forme più  appenniniche  che apuaniche, salimmo DOCCIA FREDDA.
     A volte  le montagne di serie B fanno regali  di sere A. 
    Fu una vera doccia di freddo. Il nome al couloir cascata, oltre che dal gran  freddo, fu ispirato dal maestro G.C. Grassi.

  9. Apuane monte Colle della Lettera APUANE SELVAGGE via invernale caratterizzata da una bellissima e impegnativa  arrampicata su misto tipicamente apuana.
    La via e il nome vuol essere un omaggio e un ringraziamento a queste violentate montagne.

  10. ———  AVVISO AI MONTAGNARD (e solo a loro) ———
    Sul Monte Giovo (Appennino Modenese) esiste la Via della Sentinella. Da leccarsi i baffi!
     
    L’itinerario è di interesse esclusivamente invernale e fu aperto da me – in condizioni entusiasmanti della neve, del tempo e dello spirito – il lontano 6 marzo 1994 col fraterno amico Pierluigi. È descritto al numero 171bb della guida “Appennino Ligure e Tosco-Emiliano” (collana Guida dei Monti d’Italia, 2003); però purtroppo il tracciato non compare in nessuna delle fotografie allegate.
    Ciò ha causato incertezze e ha fatto sí che la via sia stata tracciata in modo del tutto sbagliato nella guida degli Alpinisti del Lambrusco (“Appennino di neve e ghiaccio, Vol. 2, Ed. Idea Montagna, 2016). In detta guida le due fotografie a p. 67 la identificano erroneamente col n. 04.
    In realtà essa corrisponde quasi esattamente alla linea n. 05 (per la precisione, nel tratto iniziale e in quello intermedio corre parellela una ventina di metri piú a destra della 05, mentre in alto il percorso coincide). Fu ripetuta da una cordata il 14 gennaio 2006. Costoro, credendo di essere i primi, me la ribattezzarono Pippon Gully! 😖😲😱
    Ora, dopo tutto ciò che ho scritto stamattina sull’onda dell’entusiasmo, figuratevi se posso tollerare che la mia Via della Sentinella diventi un volgarissimo Pippon Gully. Sacrilegio! 😠😡🤬
    Vi informo pure che il sottoscritto, nella guida del CAI-TCI, figura tra i ringraziamenti per le relazioni di alcune vie invernali nell’Appennino Bolognese, Modenese, Reggiano. Olé. 🙂🙂🙂
    … … …
    Come nacque il nome della via?
    In quel giorno, dal pendio nevoso (neve dura come un mattone, perfetta) emergeva uno slanciato e solitario monolite di macigno, alto all’incirca un metro e mezzo o poco meno, che però è sepolto con molta neve. All’istante io e il mio amico ce ne servimmo per il battesimo: Via della Sentinella!
    A dire il vero Pierlugi, scherzando, tentò di appioppargli un irriguardoso Via della Sentinella Beige (dal colore della roccia arenaria macigno, tipica dell’Appennino Settentrionale), temendo forse confusioni con la Sentinella Rossa. Io però, memore dei sacri precetti del vecchio Gastone (Rébuffat), lo richiamai subito all’ordine e gli ricordai lo spirito del vero montagnard.
    Per di piú, non c’è pericolo di confondere la Sentinella della Brenva con la Sentinella del Giovo. 😂😂😂

  11. Ragazzi, questa storia dei nomi delle vie mi sta scatenando. Spero per voi di non tormentarvi con centoquarantasette commenti.
    Veniamo al dunque:
     
    I NOMI DI ORIGINE VALLIGIANA E I NOMI CLASSICI
    Sperone della Brenva, versante del Nant Blanc, Cresta di Zmutt, Cresta Signal, Pilone Centrale del Frêney, Cresta dell’Innominata, Cresta del Brouillard, via della Pera (cosí denominata da Graham Brown, primo salitore; NON via della Poire!), via Major, via della Sentinella Rossa (magnifico!), Cresta di Peutérey, Spigolo del Velo, Cresta di Furggen, Canalone di Lourousa, Cresta di Tiefenmatten, Pilone Giallo e Spigolo dei Nasi (alla mia Pietra di Bismantova!), Sperone di Punta Sofia (sul mio Corno alle Scale!), Canalone del Lago Santo e Canalone della Forcella (sul mio monte Giovo!), ecc. ecc. (centomila volte eccetera).
    Mentre pronunciate questi nomi non sentite il cuore che batte più forte e il pensiero che vola? No? Allora – mi dispiace per voi – siete spiriti aridi. Vi lascio alla vostra partita doppia e al bilancio di previsione 2023.
     
    I NOMI CHE DERIVANO DAI PUNTI CARDINALI
    Spigolo sud, cresta ovest, pilastro orientale, versante sud-ovest del Monte Bianco, parete nord (le terribili pareti nord di una volta), parete est del Monte Rosa, parete est del Corno alle Scale (boom!), parete nord-nord-est dei Lyskamm (che certi barbari chiamano parete nord 😉😉😉).
     
    I NOMI DEI PRIMI SALITORI
    Via Castiglioni-Detassis, via Hiebeler-Pokorski, via Ryan-Lochmatter, via Welzenbach, via Preuss, via Dibona, via Brioschi (Nordend) via Gogna (una ‘sviolinata’ all’amministratore del GognaBlog non fa mai male… 😂😂😂), via dei Francesi (Punta Gnifetti), via degli Svizzeri (Grand Capucin), via degli Inglesi (M.Disgrazia), via Oppio (sulla mia Pietra di Bismantova e sul Gendarme della Nuda nell’Appennino Reggiano), ecc. ecc. 
    Soltanto a pensare ai primi salitori e alla loro storia alpinistica, queste vie diventano piú belle! Mamma mia!
     
    P.S. Scusate il troppo entusiasmo.

  12. Ritornando dalla Val di Mello (@ 1) alle valli piemontesi, sono bellissimi sia il vecchio nome di Dirupi di Balma Fiorant che il nuovo di Caporal.
    La Via dei Tempi Moderni, la Via del Sole Nascente e Itaca nel Sole sono anch’essi poetici, testimonianze della sensibilità d’animo di Gian Piero Motti.
    Molto suggestivi sono pure Il Lungo Cammino dei Comanches e la Fessura della Disperazione.
    Apprezzo anche i nomi di stampo classico: Via dei Camini e Via dello Spigolo.

  13. Che la  “Signora del Tempo” sia la morte?
    Se così fosse,  “La Signora del Tampax”  potrebbe essere  una risposta scanzonata e irriverente della morte. Un dissacrare e  un ridere  della morte.

  14. La Signora del Tempo: un nome stupendo per una via di montagna. È pieno di poesia ed evoca atmosfere arcane.
     
    La Signora del Tampax: un nome abominevole per una via di montagna e chiaro segno della volgarità che contraddistingue la nostra epoca.

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