I primi moschettoni d’arrampicata – 1 (1-2)
di John Middendorf
(pubblicato su bigwallgear.com il 9 agosto 2022)
Sommario
- La tradizione comune secondo cui i moschettoni da arrampicata furono “inventati” nel 1910 ha perso consistenza storica.
- I moschettoni furono usati per la prima volta in arrampicata su roccia alla fine dell’Ottocento.
- I moschettoni nel 1910 erano usati quasi esclusivamente per sostenere il peso del corpo in movimenti di scalata artificiale.
- Moschettoni più resistenti adatti per collegarsi alle protezioni e quindi in grado di resistere alle forze di una caduta apparvero negli anni ’20 con un design a forma di pera, e divennero attrezzatura standard per lunghe vie tecniche su roccia a più tiri negli anni ’30, quando il design si modificò nella più robusta forma ovale.
- I moschettoni come li conosciamo e li usiamo generalmente oggi compaiono per la prima volta negli anni ’20 e ’30 come strumento di normale dotazione per l’arrampicata. Fino a che non si affrontarono le big wall più tecniche negli anni Trenta, due o tre moschettoni erano considerati il massimo di cui si poteva mai aver bisogno.
Prima evoluzione del moschettone (note riassuntive)
Il mito del “primo moschettone del 1910” è stato raccontato in un post precedente. Di recente sono andato alla biblioteca dell’American Alpine Club e ho potuto tenere in mano alcuni dei più antichi moschettoni da arrampicata. La storia più antica del moschettone con la sua funzione principale come assicurazione contro una caduta è questa:
Quelli che che nel mondo inglese erano conosciuti come snap links, in tedesco si chiamavano Karabinerhaken: la loro evoluzione è nel corso del XIX secolo, con varie progettazioni, nuovi design e disponibilità di acciai sempre migliori, perciò differenziandoli a seconda dei vari scopi. All’inizio del Novecento erano molti i modelli disponibili.
Il dispositivo pompieristico di accesso alle funi, un design in acciaio forgiato, era stato adottato da pochi alpinisti e non ampiamente utilizzato perché specializzato per altro uso, costoso e pesante. L’uso originale prevedeva il dispositivo attaccato all’imbracatura in vita per il lavoro su corda, proprio come oggi usiamo un GriGri, sebbene l’idea di un’assicurazione meccanica a vantaggio del capocordata fosse ancora un concetto lontano. Queste “cinture da pompiere” dotate di robusto moschettone apribile risalgono alla metà del XIX secolo ed erano citate nei giornali come strumento di arrampicata e artificiale già nel 1887 (vedi appendice).
Nell’Elbsandsteingebirge, gli alpinisti con un solo moschettone libero nella loro dotazione si vedono già nel 1892, principalmente per attaccarsi a un ancoraggio durante l’apertura di nuove vie o per collegare una corda a un ancoraggio (nota a piè di pagina). Le note nel post precedente sull’evoluzione dei moschettoni e nell’Appendice 1 di seguito forniscono ulteriori informazioni sui moschettoni utilizzati nell’Elbsandsteingebirge (Collezione Joachim Schindler, Dresda).
Quindi forse è più appropriato dire che i moschettoni furono “inventati” per l’arrampicata alla fine dell’Ottocento, usati come punto di attacco temporaneo, o da alcuni come dispositivo di discesa in corda doppia, sebbene nella maggioranza dei casi si preferisse semplicemente un anello fisso quando addirittura non si usava nulla e ci si limitava all’attrito tra corda e corpo per scendere.
Verso la fine del XIX secolo, sempre più alpinisti iniziarono a utilizzare moschettoni in acciaio prodotti in serie e piegati da un profilato tondo e con leva apribile, molto probabilmente progettati per altri scopi, ma questa era eredità delle versioni specializzate realizzate dai vigili del fuoco. C’era comunque il bisogno di una versione ad alta resistenza per l’arrampicata ed è quindi probabile che i primi moschettoni adottati per l’arrampicata siano stati quelli usati nelle miniere e da altre industrie che producevano anche moschettoni ad alta resistenza (vedi appendice per esempi). La conoscenza dell’acciaio al carbonio (tipi di acciaio e trattamento termico) era ancora riservata a ingegneri e fabbri, e purtroppo alcuni strumenti difettosi furono introdotti nei primi sistemi di assicurazione/corda e contribuirono a documentati incidenti derivati da equipaggiamento non corretto.
Primi moschettoni per pendoli e tecniche di artificiale
Un particolare design di collegamento generico che probabilmente appare per la prima volta a metà del XIX secolo, realizzato con un’operazione di piegatura dell’acciaio, è ancora un progetto standard di “collegamento a scatto” nel mondo moderno per tutti i tipi di applicazioni (una tipica capacità di carico è circa 120 kg.). Questo design è stato adottato per le prime arrampicate che richiedevano artificiale e pendoli nel primo decennio del Novecento, uno stile che poi ebbe evoluzione come tecnica a doppia corda negli anni Trenta (vedi Europa, parte C ).
Non è mai stato chiaro chi abbia utilizzato per primo i moschettoni per salite complesse da capocordata, come mezzo per collegare un chiodo alla corda, o come punto di carrucola per una traversata in tensione, ma il loro utilizzo iniziale era soprattutto come mezzo di salita in artificiale. Le tecniche di big wall che utilizzano i moschettoni sono state sperimentate nel Wilder Kaiser da un certo numero di alpinisti prima della prima guerra mondiale: Georg Sixt sembra essere stato uno degli innovatori. Eppure la storia ricorda Otto Herzog come “l’inventore”, forse perché le sue vie erano ardite e diventarono famose come esempi del nuovo stile di arrampicata che prevedeva l’uso di mezzi artificiali, cioè chiodi ingegneristici e manovre di corda per aiutare la scalata nelle più grandi pareti di roccia mai tentate allora.
Sopra: screenshot da un post precedente del primo uso documentato del moschettone come strumento di aiuto artificiale, con nuove tecniche di moschettone per traversate a corda in tensione e pendoli che furono divulgate nel 1913. Molti anni dopo Herzog ricordò di aver utilizzato il suo primo moschettone nel 1910: è da lì che nasce la credenza nella sua ‘invenzione’, spesso citata.
Primi “veri” moschettoni da arrampicata, anni Venti del XX secolo
I primi moschettoni “a piena resistenza”, consigliati per l’arrampicata e utilizzati come elemento essenziale nelle protezioni in una scalata, compaiono più diffusamente a partire dagli anni Venti; si tratta ancora dei moschettoni più robusti a forma di pera, realizzati con un processo di piegatura in acciaio a medio tenore di carbonio (con un buon equilibrio tra duttilità e resistenza), con leva caricata a molla. Venivano utilizzati durante la scalata come mezzo per collegare la corda a un chiodo o altro ancoraggio allo scopo di accorciare la lunghezza della potenziale caduta di un capocordata. In altre parole, quello che oggi consideriamo un “vero” moschettone d’arrampicata, utilizzato per agganciarsi alla protezione mentre si è in testa alla cordata e, soprattutto, in grado di resistere alle forze generate da una caduta del leader.
Nelle guide Nieberl degli anni Venti dedicate agli strumenti e alle tecniche di arrampicata, il moschettone è descritto così: “Moschettone. Uno strumento moderno e molto importante per l’arrampicata difficile è il moschettone, realizzato con il miglior acciaio forgiabile e corredato da apertura a scatto costruita meticolosamente, qualcosa di simile a quelli in uso presso i vigili del fuoco da lungo tempo, ovviamente in dimensioni più piccole. La forma utilizzata all’inizio (a) risente del fatto che l’area piegata può incastrare troppo facilmente la fune. Questo svantaggio viene evitato con i moschettoni uniformemente ovali (b e C)“. Nota: gli anelli della cintura dei vigili del fuoco generalmente appaiono come strumenti forgiati pesanti, mentre i moschettoni a cui fa riferimento Nieberl sono stati fabbricati da pezzi di acciaio tondi piegati in uno stampo curvo e molto probabilmente inizialmente presi in adozione da altre industrie. Al riguardo del primo design completamente ovale (b, quello al centro) si notò presto la sua debolezza, dovuta al fatto che una buona parte dello strappo ricadeva sulla leva di apertura.
Questi moschettoni più resistenti a forma di pera sono stati lo standard per circa un decennio fino a quando i robusti moschettoni ovali sono diventati il moschettone standard alla fine degli anni Trenta (alcune delle prime forme ovali erano deboli a causa del carico sulla leva, come notato in letteratura). I moschettoni a forma di pera negli anni Venti erano abbastanza robusti per fare la loro parte in un’assicurazione al capocordata, cioè per sostenere le cadute più lunghe (quelle a cui si poteva sopravvivere…) dell’epoca, anche se forse non con un ampio margine di sicurezza. Solo alcuni sono contrassegnati con i dettagli del produttore, ma certamente la ricerca di marchio e reputazione giusti era importante per i primi scalatori che li utilizzavano in situazioni di carico elevato; ci sono alcuni begli esempi nel museo/biblioteca dell’American Alpine Club e in alcune collezioni online.
I primi moschettoni e vecchi chiodi nel museo dell’American Alpine Club, per gentile concessione di AAC/Katie Sauter. Questo design appare per la prima volta negli anni Venti. ASMÜ è stata probabilmente la prima a offrire moschettoni prodotti in serie (senza marchio) realizzati appositamente per l’arrampicata. Anche Grivel probabilmente produceva moschettoni da arrampicata prima della seconda guerra mondiale, come pure altri produttori di moschettoni ad alta resistenza in Europa. Sarebbe utile determinare il tipo esatto di acciaio al carbonio per aiutare a identificare le origini di questi primi moschettoni a forma di pera.
Anelli di corda di canapa erano utilizzati per collegamento alle protezioni volanti
Fino agli anni Trenta il collegamento a un ancoraggio di protezione tramite anello annodato di corda era ancora metodo normale nel procedimento dell’assicurazione al capocordata. Proprio quello che oggi non si deve fare, a causa della bassa temperatura di fusione del nylon: mai alcun sistema dinamico corda su corda, perché l’attrito tra due corde che sfregano taglierà rapidamente la corda o il cordino di nylon. Gli anelli di canapa e manila possono resistere a un taglio da attrito più elevato prima di cedere e quindi ciò che si faceva fino agli anni Trenta aveva un senso. Un sistema corda su corda di canapa o manila era abbastanza forte da sopportare una breve caduta e anche alcune lunghe cadute. I moschettoni erano invece prediletti per le arrampicate che prevedevano l’aiuto della corda, come mezzo per salire con la trazione sul chiodo, o per una traversata a corda in tensione in cui l’assicuratore dà corda a poco a poco mentre il capocordata si sposta lateralmente, sostenuto in buona parte dalla tensione della corda. Negli anni Venti la maggior parte dei dispositivi di protezione era ancora collegata tramite cordini, poiché avere tre moschettoni sarebbe stato un lusso di prim’ordine, considerato utile per salite che prevedevano l’uso di tecniche di artificiale, ma inutile per salite in arrampicata libera.
Nota sull’aggancio a chiodi ad anello: nell’era dei chiodi ad anello prima dei moschettoni, alcuni dicono che gli scalatori dovevano slegarsi e poi rilegarsi dopo aver infilato la corda in un chiodo ad anello. Certo, gli alpinisti dell’Elbsandsteingebirge usavano questa tecnica su vie con un paio di spit ad anello e lunghi runout, ma in generale l’idea di slegare e riallacciare la corda del capocordata come tecnica standard è un altro “mito” dell’epoca. Ci sono alcuni casi citati nelle riviste di un capocordata che slega e riallaccia la sua corda di piombo su lunghe vie di roccia, ma questo succedeva principalmente nei casi in cui gli scalatori si imbattevano in un chiodo fisso su vie già aperte. Penso che sia successo solo quando gli scalatori non disponevano di anelli annodati di corda, cosa assai rara con scalatori che usavano chiodi per protezione e soste nelle prime salite. In altre parole, perché infilare la corda nell’occhiello di un chiodo (o di un chiodo ad anello) quando avevi un cordino da annodare che collegava corda e anello? Per non parlare di quelle lunghezze dove erano stati usati i tipici chiodi (1910-1914) ad anello piccolo. Ci sono molti più riferimenti agli anelli di corda che all’infilare la corda da arrampicata in un chiodo ad anello. In altre parole, nelle Alpi Orientali prima della diffusa disponibilità dei moschettoni, la necessità di slegare/riallacciare la corda del capocordata era generalmente una caratteristica di alpinisti impreparati che ripetevano una via con chiodi fissi senza disporre neppure di un cordino.
Moschettoni ovali, anni Trenta e oltre
Negli anni Trenta, i moschettoni ovali in acciaio con lati paralleli e curve a raggio simmetrico divennero un design standard del moschettone da arrampicata e l’arrampicata con moschettoni divenne la pratica normale. È probabile che August Schuster abbia concepito i primi moschettoni in acciaio prodotti in serie e realizzati appositamente per l’arrampicata alla fine degli anni Venti o all’inizio degli anni Trenta.
I primi moschettoni americani erano probabilmente moschettoni ovali in acciaio realizzati per l’esercito americano. Ci saranno ulteriori innovazioni del moschettone solo dopo la seconda guerra mondiale, con ovali in alluminio più leggeri e con una leva di apertura bloccabile, oppure moschettoni a forma di D progettati per ridurre il carico sull’apertura della leva, così come molte altre forme e tipi. I moschettoni a forma di pera scompaiono per diverse generazioni e tornano ad essere standard solo negli anni ’80 come moschettone preferito con chiusura a ghiera.
Post scriptum. Quello che doveva essere solo un rapido aggiornamento con alcuni esempi è diventato questo lungo post. Mi scuso per le lunghe spiegazioni ma grazie per aver letto fino a qui! Ovviamente mancano ancora pezzi di storia da riempire, ma l’obiettivo è stato quello di coprire le grandi linee nello sviluppo dei moschettoni da arrampicata. Non esitate a commentare se avete domande o altro da aggiungere. Il mio interesse è nello sviluppo degli strumenti e delle tecniche che rendono possibili le grandi pareti rocciose, e la più ampia disponibilità di robusti moschettoni negli anni Venti e Trenta è stata una chiave a tal fine, ma ovviamente si potrebbe scoprire di più sugli sviluppi delle audaci tecniche di arrampicata per lo più in libera in luoghi come l’Elbstandsteingerbirge (Dresda) per approfondire i dettagli dell’uso dei primi moschettoni – vedi l’appendice sotto.
(continua su https://gognablog.sherpa-gate.com/i-primi-moschettoni-darrampicata-2/)
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Please see bigwalls.net for complete volumes of this research (with the appendixes referenced in this article). It is becoming more clear that the earliest strong carabiners were adopted from the mining industry, rather than the firefighting tools, which were more specialised.
Il fallait être très sûr(e) de soi et de son compagnon, pour grimper il y a 100 ans
en arrière !