La svolta necessaria per l’Europa
di Mattia Marasti
(pubblicato su valigiablu.it il 20 aprile 2024)
Sono ormai passati cinque anni dal 2019, anno delle ultime elezioni europee, eppure il mondo appare profondamente cambiato. La pandemia di Covid-19 è stata un evento spartiacque, in grado di separare il passato dal presente. Si è cominciato a parlare con più forza della transizione digitale, della crisi climatica, a non relegare il populismo a incidente della storia pronto a scomparire a ogni elezione. È poi giunta l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia, e ora anche la situazione in Palestina e nel Medio Oriente desta preoccupazione. A tutto ciò vanno aggiunte altre questioni con cui gli Stati si trovano a che fare, come il declino demografico e il ripensamento delle catene di approvvigionamento in un contesto di “post globalizzazione”. Una situazione talmente complessa, nel vero senso della parola, che l’economista e storico Adam Tooze l’ha descritto come il tempo della policrisi: varie crisi che, intersecandosi, sono più della somma delle parti, influenzandosi vicendevolmente.
L’Europa di ieri non era abbastanza
A questo appuntamento con la storia l’Europa non arriva di certo preparata. La crisi che ha colpito l’economia mondiale tra il 2008 e il 2009, le varie crisi del debito sovrano che si sono susseguite e l’emergere di forze estremiste con intenti spesso isolazionisti hanno minato le sue basi. I paesi europei non sono certo scevri da colpe: basti pensare, per rimanere sul piano economico, alla fissazione sul debito e i vincoli di bilancio contenuti nel Patto di Stabilità, una visione miope criticata al tempo già da economisti come Olivier Blanchard, che ricopriva la carica di capo economista al Fondo Monetario Internazionale (IMF). Secondo Blanchard, quello di cui avevano bisogno molte economie avanzate non era un “cappio fiscale” nell’immediato, ma un piano di rientro del debito sul medio lungo termine. Questo, secondo l’IMF, passa anche attraverso investimenti pubblici per stimolare la crescita.
Non solo: le politiche di consolidamento fiscale, in alcuni casi necessarie, hanno portato a un aumento delle disuguaglianze, come fanno notare sempre i ricercatori dell’IMF. Al contrario di quanto sostenevano invece i fautori dell’austerità espansiva, secondo cui un ridimensionamento dello Stato avrebbe stimolato il privato e generato una maggior crescita e occupazione, le politiche di consolidamento si sono rivelate scarsamente efficaci anche sotto questo aspetto. Uno studio ha infatti stimato che un consolidamento dell’uno per cento del debito PIL porta a un aumento della disoccupazione sul lungo periodo dello 0,6 per cento. Il detto dell’economista inglese John Maynard Keynes sembra valere ancora oggi: “È in periodi di crescita il tempo per l’austerity al tesoro, non durante le recessioni”.
Questo approccio non ha solo minato le basi della crescita in Europa, ma il modello stesso di un’Europa più solidale e socialdemocratica rispetto, ad esempio, agli Stati Uniti d’America. L’aumento delle disuguaglianze, i tagli al welfare e la disoccupazione hanno contribuito all’ascesa dei partiti di destra radicale, come mostrano le ricerche empiriche più aggiornate sul tema.
La pandemia sembrava aver aperto uno spiraglio di cambiamento in Europa, sia dal punto di vista della politica fiscale sia per quella monetaria. Certo, nelle prime fasi della pandemia l’Europa sembrava essere restia a mobilitare le risorse necessarie per far fronte alle chiusure imposte dal dilagare dei contagi. Due sono gli esempi paradigmatici in merito: le dichiarazioni della presidente della Banca Centrale Europea (ECB), Christine Lagarde, secondo cui il compito della BCE non era quello di ridurre gli spread; le perplessità da parte di vari paesi europei nei confronti dell’emissione di debito comune sotto forma di Eurobond da parte dell’Europa che aveva portato vari politici italiani a recriminare la miopia di paesi frugali come la Germania.
Proprio in quel periodo apparve sulle colonne del Financial Times un articolo dell’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi. Secondo Draghi, la pandemia era un’emergenza paragonabile a una guerra: richiedeva un intervento deciso degli Stati per supportare i lavoratori e il sistema economico, al fine di evitarne il collasso. Questo avrebbe comportato un aumento consistente del debito pubblico, ma si trattava di un pegno dovuto se l’alternativa era l’annientamento delle economie degli Stati europei.
La risposta delle istituzioni europee, una volta compreso il rischio che la pandemia poneva, non si fece attendere: l’erogazione di SURE per contrastare la disoccupazione, l’ombrello della Banca Centrale Europea con il Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP) che dava ossigeno agli Stati nel mobilitare le risorse finanziarie necessarie. E infine il Next Generation European Union (NGEU), ottenuto dopo varie contrattazioni, la cui versione italiana prende il nome di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), un piano per gettare le basi di un’Europa più competitiva.
Anche al netto di quanto fatto durante la pandemia, l’Europa è rimasta indietro rispetto agli Stati Uniti. Anche la Cina si è ormai imposta come player di grande importanza nel panorama economico internazionale. Sul fronte tecnologico, l’Europa non ha poli paragonabili alla Silicon Valley e anche l’importanza del settore automobilistico è stata recentemente minacciata dalla Cina che si sta espandendo al di fuori dei confini nazionali. Anche lo studio commissionato all’ex Presidente del Consiglio e Segretario del PD Enrico Letta fa notare la distanza abissale che si è ormai consolidata tra l’Europa e gli Stati Uniti d’America.
Proprio per indagare su questi ritardi, la commissione europea ha incaricato Mario Draghi di redigere un rapporto sulla competitività dell’Europa nel mezzo delle trasformazioni economiche e geopolitiche che stanno attraversando il nostro tempo.
Che cosa ha detto Draghi
Durante un incontro all’High-level Conference on the European Pillar of Social Rights Draghi ha esposto le linee guida del rapporto che verrà presentato dopo le elezioni europee sulla competitività. Draghi ha cominciato sottolineando come, per molti, la questione competitività resta controversa: secondo alcuni è più corretto concentrarsi sulla produttività, che va invece a beneficio di tutti.
Per Draghi non è di per sé il concetto di competitività a essere sbagliato. Il problema è stato nella sua implementazione da parte dell’Europa nel corso degli anni: una strategia che si è infatti basata sulla compressione salariale per competere tra Stati membri, assieme a una politica pro-ciclica che ha danneggiato la domanda interna. Vedendo gli altri paesi membri e non il resto del mondo come competitor si è quindi finiti a danneggiarsi l’un l’altro. Questo facendo affidamento su un contesto internazionale favorevole che, come dice Draghi, ora è cambiato. I due esempi citati da Draghi sono appunto quelli di Cina e Stati Uniti.
La prima punta a internalizzare le catene di approvvigionamento e la produzione riguardante le tecnologie verdi e avanzate. Non a caso, il commentatore economico Noah Smith ha fatto notare come la Cina, rispetto ai paesi europei e agli Stati Uniti, veda la rivoluzione tecnologica più nella componentistica che nell’aspetto dei servizi. In questo modo, riesce a catturare un’enorme fetta di mercato rendendo dipendenti dalla sua produzione gli altri paesi.
Gli Stati Uniti invece puntano su una politica industriale in grado di potenziare le loro imprese e attrarre la capacità produttiva di altri paesi, varando poi misure protezionistiche per difendersi dalla concorrenza. Non è un caso che, non solo sull’automotive con i provvedimenti voluti da Trump, ma anche con Biden vi siano state delle frizioni con l’Europa, ad esempio sull’Inflation Reduction Act.
All’Europa, secondo Draghi, manca una strategia su vari settori che rischiano di essere danneggiati dalla concorrenza esterna. Un caso emblematico è quello della transizione verde: l’Europa sta via via approvando provvedimenti più ambiziosi per far fronte alla crisi climatica, ma sono i concorrenti, a partire dalla Cina, che controllano le risorse necessarie per la transizione verde. Questo necessita di un piano per mettere al sicuro le proprie catene di approvvigionamento Si tratta di una questione già nota: per esempio, in maniera quasi paradossale, la strategia energetica europea ha dovuto adattarsi per via della sua dipendenza dal gas russo. Per anni i rapporti sono stati più o meno pacifici, ma dopo l’invasione dell’Ucraina, il modello di sviluppo che si basava su gas a basso costo proveniente dalla Russia è venuto meno, richiedendo una diversificazione delle fonti estemporanea per far fronte alla situazione.
Secondo Draghi la risposta alle sfide poste dal mondo di oggi dell’Europa è stata deludente perché adatta a un mondo che non c’è più: a un mondo pre-Covid, pre-invasione dell’Ucraina, pre-ritorno delle ostilità tra le potenze. Serve quindi un radicale cambio di passo. Per quanto ogni settore richieda una strategia a sé stante, Draghi ha individuato tre fili conduttori che dovranno guidare le policy.
Il primo è sfruttare le economie di scala. Come detto prima, altri paesi come Cina e Stati Uniti stanno sfruttando la loro dimensione per diminuire i prezzi unitari, aumentare gli investimenti e catturare quote di mercato, mentre in Europa il meccanismo è di concorrenza tra paesi che spesso hanno interessi contrastanti: basti pensare al caso già trattato di Francia e Germania riguardo i rapporti con la Cina sull’auto elettrica. L’Europa deve quindi abbandonare questa visione concorrenziale interna per poter sfruttare la sua dimensione continentale e poter fungere da competitor con le altre potenze.
Anche qui Draghi cita degli esempi. Due su tutti sono di cruciale importanza. Il primo riguarda il tema della difesa: la mancanza di economie di scala ostacola la creazione di un’industria della difesa europea. Un tema che non riguarda soltanto l’eventuale utilizzo della forza militare: sembra ormai esserci evidenza che gli investimenti in difesa abbiano delle ricadute positive sulla produttività. L’Europa invece si concentra prevalentemente sull’esportazione. Il secondo riguarda invece le imprese più giovani che potrebbero avere idee innovative. È un fatto noto che, nonostante l’Europa produca ottima ricerca di base, questa non abbia poi applicazioni di mercato così importanti come succede negli Stati Uniti. Questo perché le imprese più giovani, per crescere, hanno bisogno di un mercato interno in grado di assorbire le nuove idee che l’Europa, unita, potrebbe avere. Inoltre il ruolo sempre più predominante dell’AI richiede una stretta cooperazione sui dati che, provenendo da più paesi, garantirebbe a queste aziende una maggior capacità concorrenziale con l’esterno.
Un altro punto importante riguarda l’erogazione di beni pubblici. Si tratta di quei beni di cui beneficiano tutti, come ad esempio le infrastrutture, ma che non hanno incentivi per essere finanziati. Draghi cita ad esempio la rete pubblica di computer ad alte prestazioni: anche in questo caso, pur essendo dotati di un’ottima infrastruttura, le ricadute sul settore privato sono limitate. Questa rete potrebbe essere di vitale importanza per le imprese innovative, soprattutto quelle che si servono dell’AI, e in cambio le ricadute monetarie potrebbero in parte andare a finanziare l’estensione del cloud in Europa e la stessa infrastruttura di super computer.
C’è poi l’approvvigionamento di risorse e input essenziali. Qui è interessante notare come Draghi faccia riferimento, oltre alle materie prime necessarie per la transizione ecologica e digitale, alla forza lavoro qualificata. Secondo quanto detto dall’ex presidente del Consiglio, tre quarti delle imprese europee segnala difficoltà a reperire figure specializzate, in un contesto già di invecchiamento della popolazione e di posizioni meno favorevoli in materia migratoria. Per questo motivo sarà necessario puntare di più sulla formazione e sul miglioramento delle competenze necessarie per un mercato del lavoro in rapido cambiamento.
Il discorso si è concluso evidenziando come i nostri competitor sono avvantaggiati perché paesi unici. Secondo Draghi anche l’Europa può puntare diventarlo, con una coesione maggiore seguendo lo spirito della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) che gettò le basi per l’Europa odierna.
Le critiche e i limiti del discorso di Draghi
Sia in Italia che all’estero il discorso di Draghi sta ricevendo molte attenzioni, soprattutto dagli addetti ai lavori. Più che i consensi, può essere utile concentrarsi sulle critiche che il discorso sta ricevendo.
Tra i critici c’è l’economista di Harvard Dani Rodrik. Secondo Rodrik, l’impostazione europea di concentrarsi sulla competitività lascia a desiderare. Il vero problema sarebbe invece la produttività. In particolare, Rodrik sottolinea da tempo, assieme ad altri economisti come Daron Acemoglu del MIT, la dipendenza della produttiva dalla creazione di buoni lavori (good jobs). La nozione di competitività, al contrario, si concentra più sulle competenze dei lavoratori che sulla loro remunerazione e sui loro diritti.
La seconda critica più importante arriva invece dalle colonne del Fatto Quotidiano. Il coordinatore del Forum Uguaglianza e Diversità nonché ex ministro del Governo Monti Fabrizio Barca fa notare come la soluzione adottata da Draghi sia di fatto un’Europa che copia gli Stati Uniti d’America. Una delle criticità sottolineate da Barca è l’eccessiva attenzione dedicata da Draghi nei confronti del settore della difesa. Questa critica, per quanto in parte condivisibile, deve appunto tenere conto degli spillover che il settore della difesa ha poi sull’intera economia, come dimostra l’agenzia federale americana DARPA. Anche l’idea della scalabilità, in analogia con gli Stati Uniti, non convince Barca, secondo cui sarebbe solo un modo per creare una maggior concentrazione economica, ignorando invece la discussione odierna proprio sugli impatti che la concentrazione di mercato ha sulla democrazia.
La critica più interessante rivolta da Barca al discorso di Draghi è sul lavoro, a partire dalle parole utilizzate: Draghi intende i lavoratori come uno degli input della funzione di produzione, da formare adeguatamente e immettere nel mercato per garantire profitti per le aziende. Ma proprio la formazione rischia di essere un tasto dolente: la rapidità dei cambiamenti a cui stiamo assistendo lascia poco spazio a figure altamente specializzate, data anche l’estrema eterogeneità che contraddistingue la produzione aziendale. Servirebbe invece una preparazione di base in grado di garantire adattabilità e libertà ai lavoratori.
Il rapporto di Draghi rappresenta sicuramente un passo avanti rispetto all’Europa di oggi. Si prende infatti atto di politiche e strategie che si sono rivelate fallimentari, che hanno danneggiato i lavoratori e quindi la democrazia, screditando quindi l’Europa. E di certo i tre filoni individuati da Draghi rappresentano delle sfide che l’Europa dovrà affrontare per potersi porre come partner strategico. Quello che però viene a mancare è proprio ciò che differenzia il modello statunitense da quello europeo: non c’è, nella visione di Draghi, un ritorno a un’Europa più solidale, seguendo il modello che aveva contraddistinto il periodo del consenso keynesiano. Anche sull’aspetto della concentrazione di mercato sottolineato da Barca è necessario porre l’attenzione. Negli Stati Uniti e nel mondo accademico vi è oggi una maggior attenzione a questi temi che rischiano invece di essere esacerbati dalle proposte di Draghi.
Il rischio in cui incorre il report è quindi non stabilire il sempre più evidente legame tra la crescita e la disuguaglianza, soprattutto nel contesto dell’Europa. Come dicevamo in apertura, proprio perché si sono sentiti abbandonati in preda alla globalizzazione, i cittadini hanno cominciato sempre di più a votare per partiti populisti e di destra radicale. Questo ha senza dubbio indebolito la reputazione dell’Europa. Per questo motivo l’attenzione per la crescita va integrata con una visione inclusiva. In questo modo l’Europa potrebbe proporsi come terzo polo tra gli Stati Uniti e la Cina, come potenza sì economica, ma in grado di garantire uguaglianza e pari opportunità ai suoi cittadini.
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Il rapporto di Mario Draghi sulla competitività dell’economia europea esorta a maggiore coordinamento e cooperazione, proponendo anche l’idea di debito in comune. Il rapporto evidenzia il divario di crescita tra Ue e Stati Uniti, l’aumento della competizione con la Cina e la mancanza di presenza europea nel settore tecnologico. Draghi sottolinea l’importanza dell’innovazione, dell’energia e della sicurezza come pilastri per una crescita sostenibile. Il rapporto suggerisce anche la necessità di completare il mercato unico, rendere coerenti le politiche industriali e finanziare in comune i beni pubblici europei.
L’economia europea
(cooperazione, debito comune e sfide per la competitività)
di Beda Romano
(pubblicato su ilsole24ore.com il 9 settembre 2024)
Nell’atteso rapporto tutto dedicato alla competitività dell’economia europea, Mario Draghi ha esortato i paesi membri e le istituzioni comunitarie a maggiore coordinamento. Lo stato della congiuntura in Europa è tale per cui l’ex presidente della Banca centrale europea propone nel suo “manuale di istruzioni” di ridurre il numero di scelte che vengono prese all’unanimità, di aprire la porta a nuove cooperazioni rafforzate, e di promuovere debito in comune. La relazione – pubblicata oggi, lunedì 9 settembre – è uno spaccato impietoso della situazione economica in Europa. Alcune cifre sono particolarmente significative. Il divario di crescita tra Stati Uniti ed Unione europea, sulla base dei prezzi del 2015, è passato dal 15% nel 2002 al 30% nel 2023. La quota di settori nei quali la Cina compete direttamente con la UE è salita dal 25% nel 2002 al 40% oggi. Infine, sulle 50 più importanti società tecnologiche mondiali, solo quattro sono europee.
Coerenza delle politiche
Come anticipato nei suoi discorsi di questi ultimi mesi, l’ex banchiere centrale è convinto che l’Europa debba agire soprattutto su tre fronti: l’innovazione, l’energia, e la sicurezza (in un contesto di crescente unilateralismo degli Stati Uniti “la sicurezza è un prerequisito per una crescita sostenibile”). In buona sostanza si tratta di promuovere l’innovazione così come di ridurre i costi e le dipendenze nel settore dell’energia e della difesa. “Affinché la strategia delineata in questo rapporto abbia successo, dobbiamo iniziare con una valutazione comune della nostra postura, degli obiettivi a cui vogliamo dare priorità, dei rischi che vogliamo evitare e dei compromessi che siamo disposti a fare – scrive l’autore nell’introduzione -. Dobbiamo avere una nuova visione della cooperazione sia nella rimozione degli ostacoli che nell’armonizzazione di regole e leggi così come nel coordinamento delle politiche”. Nella sua relazione l’ex premier italiano sostiene la necessità di completare il mercato unico (come previsto dal Rapporto Letta); rendere più coerenti tra loro politiche industriali, commerciali e della concorrenza (“l’attenzione di tali politiche dovrebbe essere rivolta ai settori piuttosto che alle aziende”); finanziare in comune “beni pubblici europei”; e infine riformare il governo dell’Unione europea, riducendo gli oneri amministrativi dove è possibile ma anche delegando al centro dove è necessario. Il tema degli aiuti di Stato è delicato. In questi anni, Bruxelles è stata chiamata a trovare un difficile equilibrio tra la preservazione della libera concorrenza e la promozione di imprese di livello continentale. Sostiene il rapporto di Mario Draghi: “Poiché l’innovazione nel settore tecnologico è rapida e richiede bilanci consistenti, le analisi relative alle fusioni dovrebbero valutare in che modo la concentrazione proposta influirà sul futuro dell’innovazione nei settori prioritari”.
Debito in comune
Il tema del finanziamento dell’economia è cruciale. “Per massimizzare la produttività, sarà necessario un finanziamento congiunto negli investimenti in beni pubblici europei fondamentali, come per esempio i settori più innovativi”, si legge nel rapporto. “Per raggiungere gli obiettivi indicati nella presente relazione, è necessario un investimento aggiuntivo annuale minimo di 750-800 miliardi di euro, secondo le ultime stime della Commissione, pari al 4,4-4,7% del PIL della UE nel 2023”. “L’Unione dovrebbe orientarsi verso l’emissione regolare di strumenti di debito comune per consentire progetti di investimento congiunti tra gli Stati membri e contribuire all’integrazione dei mercati dei capitali”, aggiunge l’ex banchiere, riferendosi all’esempio del NextGenerationEU . Tra le altre cose, Mario Draghi suggerisce che “gli Stati membri potrebbero prendere in considerazione la possibilità di aumentare le risorse a disposizione della Commissione rinviando il rimborso dei NGEU”. La difesa merita un capitolo a sé. L’ex presidente del Consiglio nota in Europa limitati investimenti tecnologici e una industria molto frammentata. “Il rapporto raccomanda quindi di aumentare i finanziamenti europei per la R&S e di concentrarli su iniziative comuni. Questo approccio potrebbe essere sviluppato attraverso nuovi programmi a duplice uso e una proposta di progetti europei di difesa di interesse comune per organizzare la necessaria cooperazione industriale”.
Il nodo istituzionale
Infine, il nodo finanziario si lega alle questioni istituzionali: “Una nuova strategia industriale a livello europeo – sostiene l’autore – non avrà successo senza cambiamenti paralleli nell’assetto istituzionale e nel funzionamento dell’Unione”. In questo senso, l’ex banchiere propone di incentivare misure a favore della competitività usando il bilancio comunitario, di ridurre il numero di scelte prese all’unanimità dei paesi membri, e di consentire in ultima analisi cooperazioni rafforzate. Il rapporto contiene anche un richiamo all’urgenza di applicare in modo più efficace il principio di sussidiarietà. Non solo l’iter legislativo è lungo in media 19 mesi, ma la stessa attività normativa della Commissione è cresciuta “eccessivamente”. L’ex premier Draghi giunge a una doppia conclusione: da un lato i parlamenti nazionali dovrebbero esaminare le iniziative comunitarie per garantire maggiore sussidiarietà; dall’altro le stesse istituzioni europee dovrebbero avere “un maggiore autocontrollo”. A mo’ di conclusione, la relazione pubblicata oggi è certamente una traccia completa e dettagliata di una possibile tabella di marcia. Come spesso accade l’autore è stato costretto a trovare un compromesso tra ciò che sarebbe necessario, se non addirittura urgente, e ciò che è politicamente praticabile. Il rapporto – chiesto un anno fa dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen – sarà ora discusso dai paesi membri e, si deve presumere, messo in pratica almeno in parte.
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@61 Chiaro che, allo stato attuale, Draghi ragiona in chiave europea. il compito che gli è stato assegnato, sotto sotto, non sarà il semplice compitino del rapporto sulla competitività e bon. io credo che gli sia strato assegnato di lavorare, probabilmente “sotto traccia”, per unire e omogeneizzare l’UE, che oggi è ancora un agglomerato di Stati divisi e molto diversi. Solo che, se questo compito di Draghi (compito che probabilmente lo impegnerà per molto tempo, forse per tuta la legislatura europea, cioè fino al 2029), dentro ci sarà anche l’Italia. Per cui raguionare sul Draghuismo e le sue conseguenze, oggi, non fa differenza se poniamo un orizzonte europeo (dentro al quale cui sarà anche lì’Italia) o solo italiano. anzi io sonbo un europeista convibnto e lo sono prorpio nel senso draghiano del termine, cioè creedo chge, non gli antagonisti che abbiamo nel mondo (Cina sul piano economico, gli adro-islamici sul qyuello immigratorio e terroristico, la Russia su quello militare “alle porte dell’EU), dobbiamo evolversi verso un’Europa “forte”. Forte verso l’esterno (maggior riarmo, esercito proprio, unico parlamento centralizzato, unico governo centralizzato-tutto per accorciare la catena di comando a livello europeo), ma anche un ‘Europa più “forte” al suo interno (meno immigrazione, soprattutto NO immigrati clandestini che gironzolano fuori controllo e/o alimentano sia la pseudo schiavitù del settore agricolo sia la miroi/macro criminalità, ma solo più immigrazione regolare e controllata all’origine-come ho già descritto in passato). Ebbe questa è, a mio avviso, l’Europa per la qaule sta lavorando Draghi o quanto meno il draghismo (intendendo con ciò la visione socio-politica-economica che a lui fa capo). Il draghismo è come un giubbotto salvagente per chi ama starci dentro, una specie di omino Michelin che ti avvolge come in una cuccia calda, ma diventerà inevitabilmente un pitone dalle spire silenziose e inesorabili che stritoleranno tutti i “NO sistema”. Non credo che Draghi abbia un esplicto disegno contrario a questi ultimi, il fatto che saranno progressivamente stritolati è una conseguenza indotta del draghismo. Più l’Europa (e quindi l’Italia) sarà draghiana e più si stringeranno le spire stritolanti per i “NO sistema”. Quindi VIVA DRAGHI!
Enri queste bellissime diversità sono una caratteristica dell’Italia e sono il risultanto della mescolanza di genti e culture diverse che sono arrivate qui nel corso dei secoli ed ognuno ci ha messo del suo. Qualcuno dirà che dire questo è banale, ma è la realtà dei fatti, basta guardarsi intorno.
Visto che è’ stata citata Genova, dico la mia sul tema. Io ci vivo, da sempre. Il centro storico che descrive Cominetti e’ solo ai bordi, diciamo lungo la circonferenza. Il centro storico propriamente detto e’ del tutto abitato da extra comunitari. Genovesi in netta minoranza, quasi assenti. Personalmente non consiglierei la frequentazione. Non si respira aria dì mescolanze culturali. La cultura italiana genovese e’ sparita. E così e’ in molte altre zone soprattutto del ponente della città’, magari non come nel centro storico ma quasi. E’ giusto? E’ sbagliato? E’ un bene ? E’ un male? Non lo so. E tanto meno entro nella diatriba relativa al grado dì criminalità’. Pongo un altro tema. E’ bello che sia così? A molti piacerà’, altri invece si porteranno sempre dietro quanto scrisse Oriana Fallaci qualche decina dì anni fa, con lungimiranza indiscutibile. Quando vado a Milano, mi piace sentire quell’accento un po’ sguaiato al limite del fastidioso. Quando vado a Torino ritrovo nell’accento quel po’ dì chiusura che tanto accomuna con i liguri. Quando vado in Toscana adoro sentire l’accento un po’ spaccone e poi si sa alla base ci sta Dante Alighieri… quando vado in val d’Aosta mi piace sentir parlare in modo un po’ ruvido, mi da’ l’idea che chi parla sia solido come le montagne….
Trovo tutto questo molto bello. Io ho la fortuna di uscire dì casa e la giornalaia ( si, esiste ancora un giornalaio) mi saluta con “ ciao Nan” , chi e’ genovese ha capito…
Spero solo che tutto questo non si perda. E che, col fatto dì accogliere chi viene da fuori, non ci si ritrovi tutti non in una gradevole mescolanza culturale ma in un generale ed distinta confusione.
@ 60
Secondo me Draghi in questo momento vuole disegnare l’Europa piu’ che l’Italia.
Non credo che gli freghi tanto essere pro o anti clandestini , ma favorire ina politica economica europea comune.
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Che in questo momento non e’ una cosa facile , perche’ ci sono interessi diversi e sensibilita’ diverse per i benefici attesi : per qualcuno l’Europa unita a livello economico sara’ sviluppo , mercato , e potere contrattuale all’estero , per qualcun’altro burocrazia , lassismo e declino a favore di in Europa mediterraneo-centrica.
Quindi, quello che stai dicendo, è che il governo Meloni è composto da fantocci.
fai solo la figura del fesso”
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Fosse solo la “figura” non ci sarebbe da preoccuparsi , il problema e’ la “sostanza’.
“fai solo la figura del fesso”
Questo giudizio mi fa un po’ riflettere, venendo da un professionista assoluto come te.
Ma denuncia pure il cappero ti pare! Non ti sta ad ascoltare più nessuno e fai solo la figura del fesso. Tanto ormai il trend è partito e non lo fermerete più. Draghi ha vinto: è questo il punto cardine di tutta la questione europea, tano per restare in tema con l’articolo principale. Draghi ha vinto su tutto: la politica di bilancio è dragiana, la politica estera è draghiana, la politica interna è draghiana, la politica sull’immigrazione è draghiana… ecc ecc ecc
“gli immigrati non si integreranno MAI…si tradurrà, nel lungo termine, in una africanizzazione dell’Europa”
Credo che dicessero la stessa cosa degli italiani ai tempi di Sacco e Vanzetti e di sicuro Trump lo dice dei messicani…
“ancora una volta pensate che a sbandierare statistiche, magari anche fondate, riuscirete a “convertire e rassicurare” i cittadini europei… Le statistiche non incidono più un belino sullo stato d’animo della popolazione europea, che ormai è improntato alla paura”
Sopratutto se ci sono in giro degli stronzi che fanno di tutto per rinfocolare la paura, mentendo e subornando come fai tu regolarmente.
Non so se e quando la cosa potrà cambiare, ma io continuerò a denunciare le tue balle, le tue falsità e la approssimazione.
Non vi rendete neppure conto che Draghi, o meglio il draghismo, vi sta portando proprio lì, a essere del tutto irrilevanti. E senza neppure bisogno di usare il kalashnikv. elezione dopo elezione, l’Europa chiuderà sempre di più gli spazi non solo agli immigrati, ma anche a chi continuerà, sbandierando dati su dati, a “predicare inascoltato nel deserto”. E’ incredibile che non vi rendiate conto di quanto siete ridicoli.
Ma come possono integrarsi le seconde e le terze ed anche le quarte e le “ennesime” e future generazioni, se tutti loro continuano a seguire uno stile di vita “non europeo”? Guardate le banlieu francesi, dove la polizia ha paura a entrare. .E’ inutile menarla: gli immigrati non si integreranno MAI, perché loro per primi non vogliono europeizzarsi. Per il gioco dei numeri (SE NON BLOCCHIAMO L’IMMIGRAZIONE IRREGOLARE) si tradurrà, nel lungo termine, in una africanizzazione dell’Europa e NON nell’europeizzazione degli afro-islamici.
Ma il tema del giorno è un po’ diverso: ancora una volta pensate che a sbandierare statistiche, magari anche fondate, riuscirete a “convertire e rassicurare” i cittadini europei. Siete dei gran illusi. Le statistiche non incidono più un belino sullo stato d’animo della popolazione europea, che ormai è improntato alla paura e alla NON VOGLIA di vivere circondata da afro-islamici. Ho già spiegato che di fronte a questo sentimento emotivo non c’è “dato” che tranquillizzi la gente. Cmq, continuate pure a sbandierare dati su dati, la gente se ne fregherà dei vostri dati e anzi voterà sempre più per i vostri antagonisti, per cui diventerete pari a zero.
Nella “casbah” di Monfalcone , dove , secondo Regattin e il suo link , c’e integrazione…
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https://www.google.com/amp/s/www.panorama.it/amp/monfalcone-islam-integrazione-palestina-2666097853
A Monfalcone sono cosi’ ansiosi di imitare gli italiani , che vanno in massa in spiaggia in burkini….
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Chissa’ se pocopoco imitavano gli svedesi !
BUUM!
Regattin #46: grazie, un ottimo articolo basato su cifre e fatti (non su pregiudizi, ideologie, ignoranza e paura).
Anche solo qualche anno fa ero convinto che per pulire la situazione alla fine sarei stato costretto a procurarmi sul dark web un kalashnikov per agire in prima a persona. Ero disposto a “sacrificarmi” per il bene della collettività.
Da 2-3 anni, giorno dopo giorno 8e ormai è una marea inarrestabile), mi sono accorto che ci ha pensato l’evoluzione socio-politica. A spazzarvi via non mi ci dovrò mettere io in prima persona, ci penseranno i cittadini andando a votare e (secondo modalità indiscutibilmente democratiche) i futuri parlamenti determineranno i testi di legge che faranno tornare regolare la vita di tutti i giorni.
Per cui non devo più agire in prima persona: ci penserà il sistema a stritolarvi. A me basta sedermi sulla riva del fiume e vedrò passare i vostri cadaveri.
Questo è il più draghiano dei pensieri possibili. Super Mario, se lo leggesse, mi farebbe i complimenti.
Negare tutto , soprattutto l’evidenza !..Come da nostre previsioni dirigistiche , importare senza selezione o numeri una feccia senza arte ne parte ha creato: “Quartieri arcobaleno” meravigliosamente integrati nella realtà italiana e non zone dove spaccio e criminalità esplodono , e se qualcono lo dice , lo scrive , lo filma o lo prova , allora è un fascista xenofobo che non capisce un cazzo…..Come avevamo previsto l’INPS è stata risanata ed i signori che ieri ci hanno accoltellato, domani pagheranno le pensioni agli italiani ed anche a buona parte dei cinesi…La stessa sanità sta traendo enorme vantaggio dall’aumento delle prestazioni erogate a cui corrispondono congrue rimesse da parte di questi signori.
“il meccanismo è partito da tempo e ha un’inerzia…”
Certo e io sono fiero di continuare a dire questo meccanismo è fonte di falsità e decisioni stupide e sbagliate, spiegando anche il perché.
Fiero di non chiudere gli occhi sulla realtà dei fatti e considerarla anzi l’unico punto di partenza corretto.
“In secondo luogo, gli studi mostrano che, nel giro di pochi anni, gli immigrati (per non parlare dei loro figli) diventano poco distinguibili rispetto alla popolazione di arrivo, perché la loro ansia di riuscire li porta ad imitare gran parte dei comportamenti socioeconomici dei loro vicini autoctoni. “
https://www.neodemos.info/2024/04/12/linsostenibile-attrazione-di-monfalcone/#:~:text=Monfalcone%20%C3%A8%20uno%20dei%20comuni,hanno%20acquisito%20la%20cittadinanza%20italiana.
Esempio (piuttosto ridicolo!) di spargimento di terrore:
https://www.gaeta.it/arresto-a-monfalcone-un-romeno-di-42-anni-accusato-di-aggressione-e-possesso-di-attrezzi-da-scasso
Attraversiamo in una fase storica in cui i dati e le statistiche NON vengono più presi in considerazione da nessuno, se non da quattro fessi illusi di “convertire” l’opinione pubblica in funzione delle statistiche. La gente non va a votare in base alle statistiche, ma alla sensazione di schifo (o, per qualcuno, anche di paura) quando attraversa la Stazione Centrale. L’imbecillità è pensare di far rinsavire con le statistiche tutti questi cittadini, la cui impressione emotiva è ormai stata marchiata indelebilmente dalla sensazione di “schifo-paura”. Ribadisco: alla faccia delle statistiche, la gente che va a votare, voterà sempre più per lo schieramento che punta alla sicurezza, per cui i numeri in parlamento saranno sempre più sbilanciati in quella direzione, per cui si approveranno “decreti sicurezza” sempre più severi e autoritari. A prescindere dalla mia imbecillità o meno, il meccanismo è partito da tempo e ha un’inerzia per cui non si vedono ancora i suoi sviluppi massimi. Ne vedrete delle belle, a vostre spese.
“L’imbecillità dei woke è…”
La tua imbecillità invece è che non prendi MAI in considerazione i dati, che pure ti vengono abbondantemente forniti, ma solo le tue sensazioni, abbondantemente subornate ed eterodirette dalle fonti di informazione (!) palesemente in malafede a cui ti abbeveri.
Non nego che sia una strategia che funziona e quindi possa portare ai destini magnifici e progressivi che vaticini e che ti auguri.
Ma io la combatto lo stesso, in nome dell’umana dignità e dell’intelligenza.
Negare tutto , soprattutto l’evidenza !..
Come da nostre previsioni dirigistiche , importare senza selezione o numeri una feccia senza arte ne parte ha creato: “Quartieri arcobaleno” meravigliosamente integrati nella realtà italiana e non zone dove spaccio e criminalità esplodono , e se qualcono lo dice , lo scrive , lo filma o lo prova , allora è un fascista xenofobo che non capisce un cazzo…..
Come avevamo previsto l’INPS è stata risanata ed i signori che ieri ci hanno accoltellato, domani pagheranno le pensioni agli italiani ed anche a buona parte dei cinesi…La stessa sanità sta traendo enorme vantaggio dall’aumento delle prestazioni erogate a cui corrispondono congrue rimesse da parte di questi signori.
IO NON HO NESSUNA PAURA. Almeno a tuitolo personale. Mi fa schifo vivere in un mondo infestato vuoi la feccia umana della Stazione centrale vuoi da quie coglioni che creano disordini con le forze dell’ordine.
Quando vengo in giornata a Milano, uso il treno e ovviamente attraverso, sai all’andata che al ritorno, la Stazione Centrale e l’area esterna (che è perfoino peggio…). Io NON ho paura: sto all’occhio ed è difficile che uno possa prendermi di sorpresa, se mi si avvicina un brutto ceffo, so defilarmi, alla peggio so difendermi. però provo esplicito SCHIFO per il fatto che siamo condannati a vivere dovendo attarversare zone che sono dei veri gabinetti umani.
quello che sfugge alla sinistra è che non gliene frega a nessuno delle cifre. Non siamo a un convegno internazionale di sociologi. la genet attraversa zone tipo la Stazione Centrale o Roma Termini (ultimamente mi hanno detto che anche le Stazioni di Napoli e Firenze non scherzano), prova conati di vomito e forse qualcuno anche paura (esempio donne sole in orari serali), non si riconosce nelle posizioni “buoniste” della sinistra e soprattutto del mondo woke e vi manda a faculo. La sterzata a destra dell’intera Europa ha questo fondamento. Avete un bell’andare a sventolare statistiche e numeri, ormai vi hanno mandato a fanculo e non sono più ricettivi alle vostre argomentazioni.
Più voti per schieramenti che puntano alla sicurezza (in realtà bisogna parlare al plurale, sicurezze, di cui la sicurezza in senso stretto è la più importante) e più parlamentari ci saranno con quella impostazione e più “decreti sicurezza” verranno emanati e sempre più severi e rigidi saranno. L’imbecillità dei woke è che non colgono qeusto meccanismo a cascata (a mio parere ormai inarrestabile…) e continuano a credere, poveri illusi, che l’opinione pubblica rinsavisca di fronte alle loro “statistiche rassicuranti”.
Citta peggiori per criminalita’ in Italia ( checche’ ne dicano i sindaci “Arcobaleno”:
https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2024/09/16/milano-roma-e-firenze-sonole-citta-meno-sicure-ditalia_4a78af6c-ccb6-46a8-ae87-10887ffc3a0c.html#:~:text=La%20maglia%20nera%20va%20a,ogni%20100mila%20abitanti%20nel%202023.
@ 39 matteo
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In Svezia per cultura ( giustamente ) denunciano anche le palpate di culo e di tetta , in Italia dietro le porte chiuse degli ambienti familiari avvengono cose indicibili e sconosciute alla legge.
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In Svezia stanno avendo enormi problemi con gang di criminali importati con numeri avulsi dalla realta’ svedese antecedente.
P.S.: anche in violenza sessuale (su cui tanto piace spingere ai tuoi giornali di riferimento) siamo messi male…c’è da dire però che probabilmente dipende molto anche da come questa è definita, visto che la Svezia è prima
https://tg24.sky.it/cronaca/2023/11/24/violenza-sessuale-italia-europa-dati
Accidenti ma hai veramente tanta paura assolutamente infondata.
Per tranquillizzarti leggi qui (dati ufficiali eh, mica articoli) dove risulta che in rapine siamo sesti in Europa dopo Belgio, Francia, Spagna, Portogallo, Svezia e Lussemburgo (e anche dopo la tua Inghilterra), mentre in omicidi siamo addirittura 24esimi (o 25 se conti l’Inghilterra) e in costante calo (nel 2018 praticamente la metà degli omicidi del 2008).
Andiamo meglio in furti d’auto (secondi dopo il Belgio) ma non è proprio un reato violento…
Sei un po’ più tranquillo adesso? Lo dico per te, smettila di credere alle balle che ti contano…
https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Archive:Statistiche_sulla_criminalit%C3%A0&oldid=506799#omicidi_volontari_nell.27UE-27_nel_2018
Da ANSA (accidenti, ma è possibili che pur non volendoloi, mi imbatto esclusivamente in quotidiani di DESTRA ESRTREMA, RAXXISTA E XENOFOBA?!?)
Stupro a Milano, fermato resta in carcere, decisivo video
Una donna è stata aggredita e violentata giovedì in uno degli ascensori della stazione Centrale di Milano.
Per l’aggressione è stato fermato un 27enne di origine marocchina e senza fissa dimora. Il fermo è stato disposto dalla pm di Milano Alessia Menegazzo, di turno ieri, nelle indagini condotte dalla Polfer. A quanto si è saputo, la donna verso le 6 del mattino, si trovava in stazione per prendere un treno per Parigi…..
Certo, siamo noi che, da mammelucche frignone, ce la facciamo sotto anche solo a transitare per la Stazione Centrale di Milano…
Da Il Giorno
Passanti accoltellati in Stazione Centrale, il marocchino condannato a 8 anni: “Ero drogato, non ricordo nulla”
Rhasi Abrahman aveva aggredito senza pietà sei persone, prevalentemente donne…
Ma cosa vuoi Marcello, Espò è un altro di quelli terrorizzati, pieni di paure indotte e incapaci di pensare.
Omicidi e aggressioni sono in calo da anni e l’Italia è uno dei paesi dove ci sono meno crimini violenti in occidente, ma lui ha tanta paura ed è molto arrabbiato (e ovviamente non considera i crimini bianchi, che quelli non fanno male a nessuno…eppoi sono tutte brave persone che votano le persone giuste e al massimo cercano di ridursi il pizzo di stato)
Bisognera’ spiegare agli statistici che vedono ogni anno quanti omicidi / stupri / furti ci sono , che le frequenze relative hanno al denominatore la popolazione , altrimenti Borzonasca vince facile…
Marsiglia ha 2 milioni di abitanti, New York quasi 10.
Genova 750mila. È tutto in proporzione. I criminali sono dappertutto. Ovvio che a Città del Messico ce ne sono di più che a Borzonasca.
Il mare, comunque fa bene. E non solo per lo iodio. Ma se uno non c’è nato o vissuto, non lo capisce.
Anche a Marsiglia e a New York c’e’ il mare , infatti sono citta’ dove la criminalita’ non esiste in virtu’ della mescolanza di culture che il mare porta.
E come tutte le città di mare, dove c’è anche un porto, è un luogo in cui si incontrano e si mescolano le diverse culture.
Circa la sicurezza le situazioni sono quantomai variegate. A parte Milano e Torino che, secondo me, sono città che istigano a delinquere, faccio l’esempio di Genova, che sporadicamente frequento.
Nel centro storico fino a qualche anno fa se circolava di notte eri certo che ti avrebbero scippato, inculato (quello accade ancora ma solo ai turisti nei vari esercizi pubblici), sgozzato e incaprettato.
Ora puoi circolare nel 90% del centro storico (resta un 10% da brivido come poc’anzi descritto, ma se lo sai lo eviti) godendo di localini decenti e frequentati da gente normale, studenti, portuali, trans, froci e banditi.
Mia figlia, che studia lì, partecipa a tornei di ping pong tra locals, magrebini, senegalesi, calabresi, piemontesi, cingalesi, lombardo-veneti (lei è sudtirolese di nascita e residenza), addirittura bergamaschi, mandrögni, ebrei e britannici, divertendosi un mondo. Il tavolo è in cemento ed è ai giardini Luzzati, sopra Piazza delle Erbe, ex posti da tagliagole. Visto con i miei occhi.
Ma a Genova c’è il mare.
La manifestazione pacifica della sinistra pro pal
https://youtu.be/_b-LsEMFMfY?si=EX2wtZkyIMqqhSHP
Poi la polizia fascista becca sempre quelli come Ilaria Salis che non c’entrano nulla e si limitano a passeggiare con un manganello infilato da qualche parte…
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La manifestazione pacifica
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Video della manifestazione “pacifica” dei pro pal (Roma, 5/10/24), all’urlo “INTIFADA!”. Sono i pro-pal che iniziano gli scontri con le forze dell’ordine, cercando di forzare il blocco (c’era autorizzazione di sfilare solo nel piazzale, ma NON di uscire da esso).
https://www.romatoday.it/cronaca/video-scontri-roma-oggi-5-ottobre-2024.html
Articolo de La Stampa (altro pericolosissimo giornale di estrema destra) del 6/10/24
La guerriglia dei pro-Pal
Un gruppo di incappucciati scatena l’assalto contro la polizia che carica. Pietre, bottiglie, pali divelti usati come arieti. Cori: «Meloni assassina»
CONCLUSIONE: LA GENTE SI E’ DEFINITIVAMENTE ROTTA I COGLIONI DI QUESTE SITUAZIONI E CHIEDE CHE VENGANO ESTIRPATE!
Dall’odierno Manifesto (pericolosissimo organo di stampa destrorsa, diretto da Giorgia Meloni in persona).
Violenze della polizia greca sul corteo pro-Pal. È solo l’ultimo caso
Morale: solo in Italia sono i pro-pal che menano i poliziotti. Nel resto d’Europa capita il contrario oppure vige il divieto aprioristico delle loro manifestazioni (Francia, Germania ecc) fin dall’ottobre 2023: che governi fascisti che hanno, i poveri greci, francesi e tedeschi!
Uuuuh, Milanotoday allora è più vero che se lo scrive Feltrusti…
Mi piacerebbe però capire cosa c’entra via Padova con l’articolo che riporti.
O forse non l’hai nemmeno letto
No, figurati Espò, tutti comunisti e gente così:
Armando Spataro
“non c’è molto di nuovo e molto di inutile”
“al limite del ridicolo la norma che vuole escludere la vendita di tessere SIM a stranieri non in regola”
Gian Luigi Gotta
“l’unico provvedimento capace di produrre sicurezza è la dotazione di bodycam”
“si concentra su fenomeni che vedono come autori del reato persone che vivono in contesti marginalità sociale…come il reato di occupazione di immobili yche prevede la medesima pena (2*7 anni) dell’omicidio sul luogo di lavoro”
Alfonso Celotto
“tanti piccoli tasselli senza però mostrare una visione d’insieme”
Mauro Palma
“rischio dell’utilizzo della penalità come funzione simbolica…che poi non supera il vaglio dell’opportunità”
Alessandra Agostino
“seguendo la logica identitaria amico/nemico, dove il nemico è il disagio, il dissenso e i mignanti…le norme non hanno il carattere di generalità e astrattezza che dovrebbero avere le leggi”
Giovanni Salvi
“ci sono articoli come quello sull’occupazione di immobili…scritti in una maniera tale che io non lo capisco, francamente…si trasformano domani in un contenzioso gudiziario che porta ulteriore discredito”
“norma che non potrà essere applicata”
A Milano comunque va tutto benissimo , specialmente in Via Padova , dove va sempre meglio…
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https://www.milanotoday.it/cronaca/classifica-criminalita-milano-prima.html#:~:text=A%20Milano%20pi%C3%B9%20di%207mila,in%20una%20nota%20del%20quotidiano.
ridicolizzato da 12 costituzionalisti, magistrati e penalisti (tutti comunisti, ovviamente) alle commissioni Affari costituzionali e Giustizia
Chissa’ se sono gli stessi :”costituzionalisti” che ieri sono scappati dall’aula per non rischiare di eleggere alla Corte Costituzionale questo professore di diritto , figlio dell’ex presidente della CC ??
https://www.google.it/amp/s/tg.la7.it/politica/francesco-saverio-marini-candidato-giudice-costituzionale-08-10-2024-223335/amp
E quando la polizia andra’ a prendere chi ha commesso le aggressioni ben evidenziate nei filmati , ci sara’ anche un noto alpinista milanese ritardato che grida : “Sono innocenti , polizia fascista !”.
Nihil sub sole novi.
Oddio che paura? In una grande città avvengono delle rapine? Ma è inaudito! E’ un mondo terribile, signora mia, terribile.
Certo che quando c’era lui queste cose non accadevano
E’ tutta colpa dei comunisti NO-VAX che con la teoria gender vogliono farci invadere dai mussulmani, che poi ci sono anche i negri che stuprano e gli zingari che rubano.
Tu continua a votare gente che “ascolta” i libri, ministri che danno la colpa ai chiodi o che fermano i treni come taxi, che vedrai che tutto andrà bene e saremo una nazione forte e considerata…mica per niente l’Europa non ci ha dato il sottosegretariato alle biro usate!
Mi sa che vivi in un mondo tutto tuo che tu credi che sia la realtà e che invece è il “paese delle meraviglie” come quello di alice. D’altra parte da uno che definisce accettabile la situazione di via Padova a Milano (che è invece purtroppo piombata in uno quadro simile alla Casba di Algeri) non c’è da stupirsi.
Dall’odierno Corriere della Sera, non certo un pericoloso quotidiano di estrema destra:
Nicola Bartolini aggredito a Milano, lo sfogo social del campione di ginnastica: «Città raccapricciante»
Il succo del mio 17 è: non è questo governo, salito al potere per un colpo di culo casuale, che ora impone a tutti i cittadini uno stato di polizia, fascista, nazista, repressivo a 360 gradi.
Il meccanismo agisce addirittura al contrario: è la maggioranza della cittadinanza che si è “rotta” vuoi della feccia umana che infesta la Stazione Centrale, vuoi delle manifestazioni pro-pal dove alcuni facinorosi strumentalizzano il tema per cerare disordini, danni e aggressioni alla forse dell’ordine. E’ quindi questo insieme di cittadini che ha eletto un governo di destra cui i cittadini chiedono che garantisca l’ordine e la sicurezza. E a dispetto vostro, che difatti mandate giù quintali di bile, la cittadinanza NON si ribella a questa politica governativa, come vi aspettereste voi. Ma anzi la maggioranza della popolazione chiede ogni giorno di più l’accentuazione di tale politica PERCHE’ CI SIAMO ROTTI I COGLIONI DEGLI ELEMENTI CHE CREANO PERICOLO, O QUANTO MENO DEGRADO O ANCHE SOLO FASTIDIO.
La richiesta di maggior sicurezza emerge prepotente, ogni giorno di più dalla campagna propagandistica del TG4, del Giornale, della Verità che sparlano di invasioni, di insurrezionalisti, contestatori, gender, drogati e sostituzioni etniche ma tacciono di corruzioni, frodi, mafie, collusioni e incapacità conclamate ed evidenti, per spaventare gli stupidi e i poveri vecchi attaccati al caro, buon vecchio ordine del passato, spaventati dalla loro incapacità di comprendere e cambiare, speculando sulle loro paure per continuare a governare la baracca.
O per illudersi di farlo.
Se ti senti fischiare le orecchie, non è acufene.
La richiesta di maggior sicurezza emerge prepotente, ogni giorno di più, dalla base, cioè dalla popolazione. Maggior sicurezza connessa ll’altro tema quello dell’immigrazione clandestina, ma anche al tema dell’ordine pubblico se i disordini vari sono imputabili a cittadini italiani. non c’è grande differenza se ti rapida l’immigrato alla Stazione Centrale o se ti sfascia l’auto l’anarchico italiano di nascita.
Non è la Costituzione che si deve imporre ai cittadini (come fossero bambini da educare e a questo ci pensa la maestra della classe, cioè la Costituzione), ma è l’esigenza maggiormente condivisa dai cittadini che deve prevalere e, al limite, modificare la Costituzione (come sto affermando da una decina di anni).
Altrimenti viviamo in una dittatura, quella della Costituzione che apparentemente dovrebbe essere il testo maximo della democrazia, ma che, se usato come scudo per contrapporsi ai cambiamenti dell’opinione pubblica, diventa, paradossalmente, un manganello repressivo sul piano ideologico.
Primo, le manifestazioni in Italia non devono essere autorizzate, mettetevelo in testa una buona volta (al massimo possono essere vietate per fondati motivi).
Secondo, non si può credere che la polizia sia così incapace che a fronte di 34 poliziotti feriti(di cui uno con il bacino fratturato) (!) ci sia stato 1 arresto (uno); peraltro ai domiciliari, che dalle riprese pare proprio che non c’entri niente (viene preso a calci mentre a terra e quindi fermato…). Scontri , facinorosi, no tutto, infelicità esistenziale…sarebbe bene smetterla di teosofemi talmente strampalati che anche TG4 e Giornale ne avrebbero vergogna.
Terzo, pare proprio che dopo che il DDL 1236 è stato fatto a pezzi e ridicolizzato da 12 costituzionalisti, magistrati e penalisti (tutti comunisti, ovviamente) alle commissioni Affari costituzionali e Giustizia, l’unica parte da salvare sia l’introduzione della bodycam per gli agenti. Più che altro come misura per difenderli dalla loro incapacità, direi.
Questo non è essere cobra o pitone, è essere semplicemente incapaci.
Incapaci di un pensiero differente da quello panpenalista, repressivo, punitivo e senza alcuna visione d’assieme tipico di questo governo. Panpenalismo destinato peraltro a produrre l’effetto opposto alla sicurezza, aumentando ulteriormente il carico dei tribunali.
Ma anche incapaci di affrontare un dibattito in Parlamento, incapaci perfino di scrivere un decreto che non venga smontato tecnicamente.
Diciamo che è un governo perfettamente all’altezza della cultura e dei valori della destra, perfettamente rappresentato dall’intelligenza di Salvini, Lollobrigida, Giuli
Il 24 enne dei centri sociali che ha aggredito alle spalle il poliziotto e gli ha fratturato il bacino in due punti , malgrado le richieste dei Pm è stato semplicemente : “Mandato ai domiciliari” dal giudice per le direttissime..
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Nel frattempo a Crotone un poliziotto è stato menato selvaggiamente da un nucleo familiare mentre verbalizzava un’auto in fuga da un incidente , e mentre i “bravi ragazzi” giocavano a calcio con la sua testa , ne ha seccato uno…Il giudice lo sta indagando per “omicidio colposo” , ipotesi di per se abbastanza curiosa, mentre lo operano per cercare di salvargli un occhio in ospedale…Si , c’è del marcio in questo stato , ma è più in alto dei pro-pal …
Per fortuna che Drgahi e soprattutto il draghismo sono letali. Io li vedo non tanto come dei cobra, che uccidono con il morso velenoso, quanto come dei pitoni, che avvolgono silenziosamente ma inesorabilmente dentro le proprie spire e stritolano il marcio della società, liberandoci finalmente del loro puzzo infame.
I “ficinorosi” autori degli scontri nelle recenti manifestazoni (peraltro NON autorizzate e quindi illegali alla fonte) sono del tutto indifferenti al problema in M.O. e perfino ai cosiddetti diritti dei palestinesi. Piuttosto sono l’ultima versione dei già conosciuti “NO” (NO TUTTO) che strumentalizzano di volta in volta il tema del giorno per esprimere la loro infelicità esistenziale contro un sistema in cui non si riconoscono e che, inevitabilmente, li emargina sempre di più. Ebbene è facile constatare quanto l’opinione pubblica stia cambiando alla velocità della luce. Tempo fa ci fu un’alzata di strilla isteriche perché la frangia della manifestazione di Pisa, volendo sfondare dove NON era stata autorizzata, inenscò la carica di alleggerimento della polizia, carica durante la quale vennero utilizzati gli sfollagente. Non è trascorso tantissimo tempo da allora e se leggete le dichiarazioni ufficiali di questi giorni, nessuno difende i facinorosi, al limiter ci si impegna in equilibrismi sugli specchi in stile, ma erano solo un centinaio, contro le migliaia che manifestavano pacificamemnte (cmq, si badi bene, in un evento NON autirizzato). Questo a livello di dichiarazioni dei politici, ma se analizziamo le risposte dei cittadini normali, intervistati per strada, non ce n’è uno che giustifichi i facinorosi, anzi. Se poi ascoltiamo i rappresentanti delle forze dell’ordine, che hanno riportato nella sola giornata di sabato 34 feriti (di cui uno con il bacino fratturato), non possiamo che prendere atto che si sono rotte gli zebedei di essere lo sfogatoio sociale (testuali parole ascoltate ieri in diretta TV). Ebbene se il governo Meloni fosse un cobra (metaforicamente parlando), seguirebbe una repressione diretta e forse susciterebbe un diffuso malcontento nell’opinione pubblica (come dopo i fatti di Pisa). invece il governo sta, saggiamente, comportandosi alla Draghi, cioè come un pitone: sta avviluppando le situazioni nelle proprie spire e le stritola (e l’opinione pubblica alla fin fine “approva”). Benedetto sia il draghismo!
Draghi e Kaa sono identici.
Solo che Kaa non è velenoso.
I detrattori della Meloni cercano delle crepe, pur di denigrarla, andando a cercarle perfino fra le sue (spesso pretese) contraddizioni con quello che diceva in passato. Il passato è passato e dall’opposizione si dicono inevitabilmente cose diverse da quelle che si pronunciano da Palazzo Chigi: capiterebbe anche con la Schlein, se, improvvisamente, andasse domani al potere. E poi in politica le contraddizioni nelle affermazioni sono il pane quotidiano, dipendono dall’evoluzione giorno per giorno, è realpolitik. Ma poi c’è un fenomeno paradossale: sono gli avversari della meloni a rinfacciarle le contraddizioni,l quando eventualmente dovrebbero farlo a lei (e più in generale a FdI), i suoi elettori e non gli avversari politici. Cioè dovrebbero essere gli elettori a dire: “Cara Meloni, sono incazzato nero perché ti ho votato per un’Italia antieuropea e antiamericana e me la ritrovo europeissima e atlantissima, quindi non ti voterò più!”. Invece gli elettori di destra sono contentissimi che la politica di governo sia così (per sintesi la possiamo definire una politica “draghiana”). Se gli elettori di destra, pur attirati a suo tempo da promesse elettorali di un altro tipo, ora sono contenti, anzi contentissimi, della attuale politica di governo… non ci sono problemi e infatti i sondaggi confermano la solidità del governo e della Meloni in particolare. E’ questo che fa venire fiotti di bile agli attuali antigoverntivi. Questo non significa che tutta la squadra di governo sia composta da topplayer. Infatti il vero governo è circoscritto a 4 persone: la Meloni a Palazzo Chigi, Giorgetti all’Economia, Crosetto alla Difesa (divenuta importantissima nell’attuale quadro internazionale di guerra) e Tajani agli Esteri. Tajani come leader di partito è molle e anche ambiguo (credo perché manovrato a monte dagli “azionisti” di Forza Italia), ma come Ministro degli Esteri va molto bene, per la sua esperienza internazionale precedente. Certo va molto meglio di molti suoi predecessori… E, tanto per tornare in tema, è questa quaterna (almeno per ora) che sta portando avanti una politica di governo molto “draghiana”, che è quello che, in questo frangente almeno, torna più utile agli interessi degli italiani. Quindi teniamoceli stretti e lo stesso vale anche Draghi in Europa, che male non fa…
@ 10 Benassi..Anch’io ho notato questo zittire , e mi è dispiaciuto.Non tanto per il principio di equità che evidenzi tu , quanto perchè quelli che lo hanno zittito mi sembrano meno validi di lui.
Ma… mi sembra che gli abbiano tirato gli orecchi, facendogli ingollare quello che ha dichiarato, oppure mi sono sognato???
Il Giorgettiano principio “chi ha guadagnato di più, paga di più” se lo è dovuto rimangiare.
8 ) Anche…..Io non ho grande simpatia per i condoni , ma analizza pure anche i tuoi , che di quaraquaqua ne troverai a ceste…..Poi troverai anche vagonate quelli bravissimi a recuperare evasione e gettito fiscale con il culo degli altri .
“con decine di quaraquaqua della tua maggioranza che ti spingonoa e cercare voti con le fritture e i condoni.”
…cioé i tanti Salvini, l’uomo del Twiga e delle salamelle per eccellenza…
Un minimo di autocritica sulla propria capacità di analisi politica?
@ 6 Benassi..Io ho votato Salvino , ma dal momento in cui ho visto all’opera “La pescivendola” , la mia considerazione per lei e per la sua intelligenza e capacità di leadership non ha fatto altro che aumentare…Un’altra persona che mi sembra :”Fuori scala ” per la concezione politico / economica dell’italiano medio è Giorgetti. Sta tenendo i conti in un modo credibile , anche per l’ Europa del Nord , in una posizione in cui è facilissimo sbragare , con decine di quaraquaqua della tua maggioranza che ti spingonoa e cercare voti con le fritture e i condoni.
Allora diciamo che come capitò a San Paolo (Saul) sulla via di Damasco, la Meloni ha avuto una visione, da urlatrice del sovranismo anti UE e anti USA quale era, si è convertita, diventando apostolo e missionario della politica prudente e pacata.
A dimostrazione che in politica tutto è possibile, anche i miracoli…
“Tutti i cittadini italiani, e a maggior ragioni coloro che non hanno votato per l’attuale maggioranza, devono “ringraziare” che la politica del governo in carica… Non dipende dal compitino lasciato da Draghi, ma dall’intelligenza di Giorgia Meloni…
La Meloni tiene le redini ben salde…
l’Italia appare oggi uno dei paesi di riferimento nell’intero quadro internazionale”
Ossignùr…manca solo la narrazione agiografica della povertà in gioventù, dello stoicismo negli studi, delle gesta eroiche e dell’attenzione per gli umili della Santa!
Bocchino, Fede, Feltri allibiti e increduli…
Tutti i cittadini italiani, e a maggior ragioni coloro che non hanno votato per l’attuale maggioranza (o non ha votato in assoluto), devono “ringraziare” che la politica del governo in carica sia ti tipo draghiano. Non dipende dal compitino lasciato da Draghi, ma dall’intelligenza di Giorgia Meloni, la quale si guarda bene dal farsi coinvolgere in politiche di stampo populista-sovranista, come magari farebbero, se “liberi” di agire, diversi componenti della sua stessa maggioranza. La Meloni tiene le redini ben salde, quanto meno sui punti cardine, sia sulla politica di bilancio che sulla politica estera, dove l’Italia appare oggi uno dei paesi di riferimento nell’intero quadro internazionale. Certo collaborano a questa realtà anche gli acciacchi di molti altri paesi, come la Francia (dilaniata politicamente al suo interno), la Germania (in recessione economica, cosa che alimenta lo scontento e quindi la “marea nera” di voti) e gli stessi USA (dove il presidente in carica – che resterà ancora in carica fino al 20 gennaio 2025 – è stato sfiduciato dai suoi stessi supporter, per non parlare del futuro: se vince la Harris ci sarà una presumibile continuazione della politica di Biden-con tutte le sue debolezze sia interne che internazionali, se vince Trump, gli USA si chiuderanno in se stessi e… ‘fanculo a tutti gli altri).
Cmq, l’intervento di Draghi in UE riguarda l’UE nel suo complesso e NON l’Italia, che oggi, paradossalmente, non è uno dei “malati” dell’EU. Anche in Europa la visione alla Draghi è la più indicata: la soluzione infatti NON è né lasciarsi andare a politiche sovraniste né, all’opposto, a politiche demagogiche e di sinistra. Le prime porterebbero allo sfascio economico dell’UE e quindi alla successiva disgregazione della UE. Le seconde ainnescano malcontento che va ad alimentare la marea nera: non c’è da stupirsi che stiano crescendo le % dell’estrema destra (AdF, ecc) nelle varie elezioni in Europa, perché sono anche la reazione alle politiche demagogiche degli ultimi anni (es: immigrazione incontrollata – a parole, salvo poi chiudere le frontiere con l’Itala, Green Deal rigido e costosissimo, incapacità di contrapporsi alla deindustrializzazione con conseguente perdita di posti di lavoro, ecc ecc ecc). Ben venga quindi una predominante visione draghiana in sede europea. Conoscendo i mie polli, temo però che, al momento, si tratti di un’operazione di facciata. Si fa parlare Draghi per dare l’impressione di una svolta “alla Draghi” a Bruxelles, ma poi non se ne farà niente…
L’Europa e’ un’insieme di stati divisi da profondi solchi nella visione economica e geopolitica.
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A Bruxelles troviamo seduti a fianco ministri scandinavi che pensano che il disavanzo sia un disonore , e peracottari nostrani che pensano di andare a prestito in eterno e poi farsi cancellare il debito.
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Ovviamente queste due cose non stanno insieme in una sola valuta , perche’ uno stato con un’economia forte ed apprezzata nel mondo , esporta tanto e desidera una valuta stabile , uno stato con un’economia debole e’ disposto a svalutare la sua valuta per sostenere le esportazioni.
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Inutile dire che se appena appena uno speculatore come Soros vede la debolezza nel bilancio europeo , shorta la sua valuta contro dollaro , yen e sterlina , e sono cazzi dell’unione europea.
E sicuramente prima di consegnare il campanellino ha lasciato il menù alla Meloni.
Quindi in pratica rimanere dei sudditi.
Due tweet che mi ispira questo patchwork di articoli (molto interessante riunirli)
E’ verissimo che il vero problema dell’economia europea è la produttività, ma la competitività ne è un tassello a monte. se non riusciamo a esser competitivi con altre economia oggi in pieno sviluppo (Cina, india, tigri del sud esta asiatici), abbiamo poco da fare. Il tema cardine è che mentre queste economie in pieno sviluppo se ne sbattono altamente dei danni ambientali che il loro sviluppo produce, noi dovremmo invece esser capaci di mantenerci competitivi con esse ma in un contesto di contenimento dei danni ambientali (in linea teorica dovremmo azzerarli). Il consumatore avveduto, a parità di qualità e di prezzo, dovrebbe preferire il prodotto europeo, rispetto a quello cinese o indiano, perché prodotto in modo più nobile, cioè con maggior rispetto dell’ambiente. il consumatore avveduta in prima battuta è quello europeo, ma la speranza è che tale consapevolezza possa estendersi anche ad altri continenti (certo, in tempi lunghi, ma dobbiamo esser pronti quando tale domanda si esprimerà).
E’ vero che la visione di Draghi spinge per un’Unione Europa che scimmiotti gli USA. D’altra parte è coerente con la sua visione della vita e con le sue esperienze professionali. A mio modestissimo avviso, la via aurea sta nel mezzo. Noi europei dovremmo ispirarci alla generale impostazione americana, ma sapendo che essa ha un tantissimi difetti (che dovremmo quindi evitare) e che in ogni caso (vedi recente dibattito sul modello scolastico) spesso non è coerente con la nostra tradizione culturale e storica e quindi non è immediatamente attuabile nel vecchio continente. Insomma dagli USA dobbiamo spiluzzicare, prendendo il meglio ( intendo il “meglio” secondo noi europei, quindi trattasi di valutazione soggettiva) e soprattutto evitando i difetti e le distorsioni sul piano economico-politico-sociale. Esempio: recepire una società – al di là dell’economia – in cui si chiunque può girare armati non è “cosa buona e giusta” per noi europei: cose del genere lasciamole pure ai quei cowboy.